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LIBRETTO DI: ………………………………………….
SIGNOR TRE LE TENDE SCHIERATI

Signor tra le tende schierati


per salutar il dì che muor,
le note di canti accorati
leviamo a Te, calde d'amor.
Ascolta Tu l'umil preghiera
che d'aspro suol s'ode innalzar
a Te cui mancava alla sera
un tetto ancor per riposar.

Chiedon sol tutti i nostri cuori


a Te sempre meglio servir.
Genufletton qui nel pian
i Tuoi esploratori
Tu dal ciel benedicili Signor.

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LA TENTAZIONE :

testo (matteo 4,1-11)

Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo.
Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il
tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre
diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di
ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli
disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini
a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi
in una pietra». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il
Signore Dio tuo».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del
mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei
piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il
Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». Allora il diavolo lo lasciò, ed
ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

Gesù è in tutto simile a noi, a me, eccetto il peccato. E la sua umanità, come la no-
stra, come la mia, deve passare attraverso la tentazione. Ma molto diverso è il
modo in cui l’attraversa e la vince. Alle proposte di satana Gesù risponde sempre
con la Scrittura … «Sta scritto». Perché la parola di Dio è inappellabile e chiude ogni
discussione. La parola di Dio si accetta o non si accetta, ma non si discute.
Attraverso il suo combattimento nel deserto, Gesù ci insegna che dobbiamo fidarci
di Dio, anche nei momenti più bui, di maggiore difficoltà anche fisica: lui provvede a
noi, sempre. Ma l’aiuto del Signore non può essere estorto, perché Dio non si lascia
comandare da noi, dalle nostre esigenze e dai nostri desideri. Egli sa di cosa ab-
biamo davvero bisogno, e noi solo lui dobbiamo adorare e servire.

Preghiera finale

Ragazzi:
Padre, non lasciarci soccombere alle comuni tentazioni:
quelle che un giorno il tuo popolo ha conosciuto nel deserto,
quelle di Gesù, dopo i quaranta giorni di digiuno;
quelle che noi conosciamo a nostra volta
quando restiamo insidiati dal denaro, dal prestigio o dal potere.

Ragazze:
Allontana anche da noi
la tentazione dell’ora tenebrosa
in cui si chiama bene ciò che è male
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e male ciò che è bene,
l’ora dell’assopimento
in cui anche le sentinelle si sono addormentate.

Tutti:
Preservaci, o Padre, dalla tentazione suprema:
quella dell’uomo che si è talmente ingigantita
da non lasciarti alcuno spazio.
Padre, liberaci dall’orgoglio. Amen.

VEGLIA ALLE STELLE

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orsa maggiore (ursa major)orsa) minore (ursa-minor):
Nella mitologia classica, una delle compagne di
Artemide, Callisto, perse la sua verginità con Zeus,
che si era avvicinato sotto le spoglie della stessa
Artemide. Arrabbiata, Hera la trasformò in un orso.
Il figlio di Callisto, Arcas, quasi uccise la madre
mentre stava cacciando, ma Zeus e Artemide lo
fermarono e posero entrambi in cielo, come l'Orsa
Maggiore e l'Orsa Minore. Hera non era contenta
del fatto che fossero stati assunti in cielo, e perciò
chiese aiuto a Teti. Questa, una dea marina, rivolse
alle costellazioni una maledizione perché esse
fossero costrette a girare per sempre in tondo nel
cielo, e a non riposarsi mai sotto l'orizzonte,
spiegando così il fatto che queste costellazioni
sono circumpolari.
Una variante del mito è riportata dal poeta ellenistico Arato di Soli nel proemio
dei Fenomeni: le due orse celesti sarebbero le orse che tennero in salvo Zeus
bambino in una grotta per nasconderlo al padre Crono che desiderava ingoiarlo come
aveva fatto coi suoi fratelli.
L'Orsa Minore è individuabile con facilità, perché una volta individuato il Grande
Carro, si può raggiungere la Stella Polare, la stella più luminosa dell'Orsa Minore,
utilizzando le due stelle più occidentali dell'asteris modello stesso Grande Carro,
semplicemente moltiplicando 5 volte la distanza tra quest’ ultime.. Dall'emisfero
boreale è una costellazione circumpolare, ossia non tramonta mai, restando visibile
in ogni periodo dell'anno; dall'emisfero australe invece è sempre invisibile, tranne
che in prossimità dell'equatore (eccetto la Stella Polare).
L'Orsa Minore contiene un asterismo chiamato colloquialmente Piccolo Carro,
perché le sue stelle più brillanti formano un disegno simile a quello del Gran Carro
nell'Orsa Maggiore. La stella all'estremo del Piccolo Carro è la Stella Polare (stella
che indica sempre il nord)
cefeo e cassiopea:

Cassiopea è una figura della mitologia


greca storicamente nota per sua vanità.
Sposò Cefeo re di Etiopia e
generò Andromeda.
Un giorno, mentre era intenta a pettinarsi
i lunghi capelli ricciuti, Cassiopea
vanitosamente osò dichiarare che la sua
bellezza e quella di sua figlia superavano addirittura quella
delle Nereidi. Una di esse era Anfitrite, sposa di Poseidone, il dio
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del mare. Le Nereidi così si rivolsero a Poseidone perché punisse Cassiopea per la
sua vanità e il dio mandò un serpente mostruoso, Ceto, a devastare l'Etiopia e a
divorarne gli abitanti.
Un oracolo rivelò che l'unico mezzo per calmare le ire del mostro era sacrificare la
figlia di Cassiopea e Cefeo, Andromeda. Questa venne allora incatenata a uno
scoglio per sacrificargliela, ma la fanciulla fu sottratta a quell'atroce destino
dall'eroe Perseo. Egli infatti aveva ucciso la terribile Medusa (i suoi occhi potevano
pietrificare chi li guardava) e dato che le aveva tagliato la testa, riuscì a salvare
Andromeda proprio grazie alla testa mostruosa.
Gli antichi identificarono Cassiopea con una costellazione che si trova a formare con
quella di Cefeo, collocata vicino a essa in cielo, le uniche due costellazioni celesti
dedicate a un marito e a una moglie.

LIRA (Lyra):

In termini mitologici, Lira era la lira del


grande musicista Orfeo, la cui impresa
rischiosa nel mondo
dell'oltretomba costituisce una delle storie
greche più famose. Fu la prima lira a essere
costruita, inventata da Ermes, il figlio
di Zeus e di Maia (una delle Pleiadi). Ermes
fece la lira dal guscio di una testuggine che
aveva trovato a brucare fuori dalla sua grotta
sul Monte Cillene in Arcadia. Ermes pulì il
guscio, fece dei buchi lungo il bordo e vi legò
diagonalmente sette corde fatte di budello di
mucca, tante quanto il numero delle Pleiadi.
Inventò anche il plettro con cui suonare lo strumento.
Grazie a quella lira Ermes si tirò fuori dai guai in cui s'era cacciato per un'impresa
giovanile, che l'aveva portato a rubare del bestiame di proprietà di Apollo. Infuriato
Apollo si presentò a reclamare la sua restituzione, ma quando sentì la bella musica
che proveniva dalla lira lasciò che Ermes si tenesse le bestie e in cambio si prese la
lira. Eratostene riferisce che più tardi Apollo diede la lira a Orfeo per accompagnare
con essa le sue canzoni.
La costellazione è individuabile con estrema facilità, grazie alla sua stella principale,
Vega ,che costituisce il vertice occidentale e più luminoso del noto
asterismo del Triangolo Estivo. Ad est della Lira corre la scia luminosa della Via
Lattea, molto ben evidente in questo tratto anche in una notte non completamente
oscura.
La Lira è una costellazione ben osservabile dall'emisfero boreale e da gran parte
di quello australe, specialmente nei mesi compresi fra giugno e settembre;
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nell'emisfero nord inoltre è ben osservabile anche durante tutto l'autunno e parte
della primavera.
Vega circa 14 mila anni fa era indicava il nord al posto della stella polare.
il cigno (cygnus) e l’ aquila:

Una versione del racconto che risale a Eratostene dice che Zeus un giorno s'invaghì
della ninfa Nemesi che abitava a Ramno, a nord est di Atene. Per sfuggire alle
avance sgradite del dio assunse le forme di vari animali, dapprima tuffandosi in un
fiume, poi scappando per terra, e infine volando via sotto forma di oca. Senza
arrendersi, Zeus la inseguì nonostante tutte le trasformazioni, ogni volta
trasformandosi in un animale più grande e più veloce, finché non si tramutò in un
cigno e riuscì cosi grazie alla bellezza di tale animale nel suo intento.
Igino racconta una storia simile, ma non cita le metamorfosi di Nemesi. Dice,
invece, che Zeus finse di essere un cigno che stava sfuggendo a un'aquila, non che
Afrodite, e che Nemesi gli offrì rifugio. Solo dopo essersi addormentata con il cigno
in grembo si rese conto dell'errore compiuto.

Le stelle del Cigno sono le più brillanti quindi facilmente visibili ad occhio nudo
anche dai centri urbani e costituiscono l'asterismo noto come Croce del Nord,
simbolico opposto (di dimensione maggiore ma meno luminoso) della costellazione
australe della Croce del Sud. La forma della costellazione, ben riconoscibile nei cieli
da giugno a novembre, ricorda una grande croce, con l'asse maggiore formato
dalle stelle Deneb che costituisce uno dei vertici del famoso asterismo del Triangolo
Estivo.

La costellazione dell'Aquila è facile da individuare, grazie alla presenza della


brillante stella Altair, che costituisce il vertice meridionale del noto
asterismo del Triangolo Estivo. La caratteristica più notevole della costellazione è in
realtà un altro asterismo formato dalla stessa Altair, più le stelle β Aquilae (Alshain)
e γ Aquilae (Tarazed), poste rispettivamente a sud e a nord di questa, che secondo
un'antica tradizione persiana veniva chiamato "L'equilibrio"

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Tra le due costellazioni c’è la via lattea, che le separa. Una leggenda cinese narra
che l’aquila e il cigno siano due innamorati separati da un fiume.

triangolo estivo:
Dopo il tramonto, basta guardare in
alto per individuarlo.Un triangolo
rovesciato facilmente distinguibile
dalle altre stelle. Il vertice alto è la
stella Vega nella Costellazione della
Lira. Quello più a sinistra invece
è Deneb, che appartiene alla
Costellazione del Cigno. Più in basso,
sul lato opposto, a chiudere il
triangolo è Altair, astro della
Costellazione dell'Aquila.
La stella più brillante delle tre è Vega, che è anche la quinta più luminosa del cielo.
Definita dagli astronomi "la stella più importante nel cielo dopo il Sole", Vega ha
avuto un ruolo molto importante dal
punto di vista astronomico. Essa infatti, circa 12.000 anni fa, ha svolto il ruolo di
stella polare, e lo ricoprirà di nuovo tra altri 13.700 anni. Il suo nome deriva dalla
seconda parte del nome in arabo della stella, ovvero “Avvoltoio che plana”.
Meno brillante di Vega ma ben visibile nel cielo notturno, Deneb è la stella più
luminosa della costellazione e la 19esima stella più luminosa. In realtà, essa è molto
luminosa ma è la sua grande distanza (che va da 1400 a 3200 anni luce) a renderla
meno visibile rispetto ai “fari” del cielo, ovvero Sirio, Arturo o Vega. Il suo nome
deriva dall'espressione araba Dhaneb, che significa coda.
Infine Altair. Essa si trova a circa 17 anni luce dalla Terra, nella costellazione
dell'Aquila. È la stella più luminosa della costellazione e la 12esima del cielo
notturno, è inoltre una delle stelle più vicine alla Terra. Ha un'altra particolarità.
Essendo vicina all'equatore celeste, essa può essere osservabile da tutte le regioni
popolate della Terra.
Curiosità. Il triangolo estivo si trova sulla Via Lattea boreale, nel cuore di un grande
complesso di nebulose oscure, noto come Fenditura del Cigno. Queste ne oscurano
la fascia centrale.

L’anno luce è una misura di distanza usata in astronomia: corrisponde alla distanza
percorsa dalla luce nel vuoto nell'arco di un anno o, se preferite, alla distanza che
un oggetto percorrerebbe se viaggiasse a velocità uguale a quella della luce nel vuoto,
ossia quasi 300.000 chilometri al secondo, per un anno tropico, cioè 365 giorni, 5 ore, 48
minuti e 46 secondi.
1 anno luce
equivale a circa 9.460.730.472.581 chilometri (9.460 miliardi di km).
LA TENTAZIONE :

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Genesi 3

Il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche fatte dal Signore Dio. Egli
disse alla donna: «È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero
del giardino?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi
possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha
detto: Non ne dovete mangiare e non lo dovete toccare, altrimenti morirete». Ma il
serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne
mangiaste, si aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il
bene e il male». Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito
agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò,
poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. Allora si
aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di
fico e se ne fecero cinture.
Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e
l'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio, in mezzo agli alberi del
giardino. Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho
udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono
nascosto».
Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti
avevo comandato di non mangiare?».
Rispose l'uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell'albero e io
ne ho mangiato».Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna:
«Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».

(Matteo 4,1-11)

Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo.
Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il
tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre
diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di
ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli
disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini
a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi
in una pietra». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il
Signore Dio tuo».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del
mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei
piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: Il
Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». 11 Allora il diavolo lo lasciò, ed
ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

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Il testo biblico ci dice che «il serpente era il più astuto »: il diavolo si fa vedere in
forma di serpente attraente e con la sua astuzia cerca di ingannare Eva; stessa cosa
accade quando Gesù si trova nel deserto.
Notate qualcosa di strano? Gesù non dialoga mai con il diavolo: prende la sua
risposta direttamente dalla parola del Padre. Con il diavolo non ci si può parlare
Invece cosa accade con Eva? Lei sembra “ingenua”, il diavolo le promette tutto ma
la lascia “nuda”. Ecco: lui è attraente, astuto e truffatore.
Anche noi abbiamo tante tentazioni nella nostra vita e tutte, stranamente, iniziano
con paroline che ricorrono spesso: “ma, però, si può ecc …”

AMORE FRATERNO E COLLABORAZIONE

Mito di Castore e Polluce:

Secondo il mito Zeus si innamorò di Leda e si trasformò in un cigno.Leda ebbe tre


bambini: Elena, Castore e Polluce. Polluce ed Elena (la futura Elena di Troia) erano
figli di Zeus, e quindi immortali, mentre Castore era mortale. Nel corso della loro
vita i due gemelli furono sempre molto uniti, tanto da essere chiamati da tutti
“Dioscuri” e si batterono insieme in numerose battaglie per proteggere la sorella
minore Elena.
Però il tempo li portò davanti ad una nuova sfida: infatti i gemelli si scontrarono con
un’altra coppia di gemelli, Ida e Linceo, per prendere come spose due ragazze.
Ida e Linceo li inseguirono e le due coppie di gemelli si batterono. 2 Castore
cercando di proteggere il fratello, con uno scudo da una lancia, 1 venne trafitto
dalla spada di Ida e così perì nello scontro.
Terminata la battaglia, il gemello Polluce chiese al padre divino di poter donare la
propria immortalità all’amato fratello morto oppure di permettergli di raggiungerlo
nell’Ade, il regno dei morti. Zeus diede la possibilità ai due gemelli di trascorrere
l’eternità insieme, un giorno nell’Ade ed uno nell’Olimpo, ponendo in cielo le due
nobili anime. Zeus li sistemò nella costellazione dei Gemelli, dove sono raffigurati
abbracciati, inseparabili per l’eternità.

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È passato qualche giorno, abbiamo avuto modo di vivere molte cose e di
condividerne altrettante con la nostra squadriglia. Vivere insieme ci porta ad avere
anche dei problemi e ora abbiamo la possibilità di fermarci e in silenzio pensare a
ciò che è successo con lucidità, ora è arrivato il momento di confrontarci con essi
per trovare una soluzione.

Riferendoci al mito che abbiamo appena letto, cerca di trasporlo a degli


avvenimenti successi in sq. in questi giorni di campo

quando sono stato spada? 1


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quando sono stato scudo? 2


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quando non sono stato né spada né scudo?


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brano:

I figli di un contadino non andavano d'accordo, ed egli, per quanto continuasse ad


ammonirli, non riusciva a correggerli. Pensò allora di ricorrere ad un esempio
pratico, e disse loro di portargli un fascio di verghe. Unì le verghe in un fascio ben
stretto, le consegnò ai figli e ordinò loro di spezzarle, ma per quanti sforzi facessero
non ci riuscirono.

La domanda è molto semplice: quale finale può avere questa storia? Approfitta del
cammino per pensare ad una papabile conclusione

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brano:

I figli di un contadino non andavano d'accordo, ed egli, per quanto continuasse ad


ammonirli, non riusciva a correggerli. Pensò allora di ricorrere ad un esempio
pratico, e disse loro di portargli un fascio di verghe. Unì le verghe in un fascio ben
stretto, le consegnò ai figli e ordinò loro di spezzarle, ma per quanti sforzi facessero
non ci riuscirono.
Allora sciolse il fascio e diede loro le verghe una ad una, e siccome le rompevano
senza difficoltà, soggiunse: << Così anche voi, figli miei, se sarete uniti, non sarete
sopraffatti dai nemici, ma se litigherete, offrirete loro una facile preda. >>

Il finale è uguale a quello che avevi pensato? Come puoi immaginare, le singole
verghe sono estremamente deboli e fragili se separate dalle altre e quindi molto
semplici da spezzare . Mentre se unite, in un unico fascio insieme alle altre verghe, la
difficoltà per romperle aumenta notevolmente. Così come anche nella quotidianità,
se si uniscono le forze e si condividono le esperienze, i punti di vista, le amicizie e le
idee, risulta più difficile per nemici, vizi, tentazioni, litigi e pregiudizi, avere la meglio
nelle relazioni.

Preghiera:

Signore, ti preghiamo:

1 linci: perché ci conosciamo sempre meglio e ci comprendiamo nei nostri desideri


e nei nostri limiti.
2 cobra: Perché ciascuno di noi senta e viva i bisogni degli altri.
3 Pantere: Perché a nessuno sfuggano i momenti di stanchezza, di disagio, di
preoccupazione dell'altro.
4 puma: Perché le nostre discussioni non ci dividano, ma ci uniscano nella ricerca
del vero e del bene.
5 delfini: Perché ciascuno di noi nel costruire la propria vita non impedisca all'altro
di vivere la sua.
6 tigri: Perché viviamo insieme i momenti di gioia di ciascuno e guardiamo a Te che
sei la fonte di ogni vera gioia.
7 leoni: Perché soprattutto ci amiamo come Tu, o Padre, ci ami e ciascuno voglia il
vero bene degli altri.
insieme: Perché la nostra Fraternità non si chiuda in se stessa, ma sia disponibile,
aperta, sensibile ai bisogni degli altri.

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PERDONO

Brano:

Un giorno il saggio diede al discepolo un sacco vuoto e un cesto di patate. "Pensa a


tutte le persone che hanno fatto o detto qualcosa contro di te recentemente,
specialmente quelle che non riesci a perdonare. Per ciascuna, scrivi il nome su una
patata e mettila nel sacco".
Il discepolo pensò ad alcune persone e rapidamente il suo sacco si riempì di patate.
"Porta con te il sacco, dovunque vai, per una settimana" disse il saggio. "Poi ne
parleremo".
Inizialmente il discepolo non pensò alla cosa. Portare il sacco non era
particolarmente gravoso. Ma dopo un po', divenne sempre più un gravoso fardello.
Sembrava che fosse sempre più faticoso portarlo, anche se il suo peso rimaneva
invariato.
Dopo qualche giorno, il sacco cominciò a puzzare. Le patate marce emettevano un
odore acre. Non era solo faticoso portarlo, era anche sgradevole.
Finalmente la settimana terminò. Il saggio domandò al discepolo: "Nessuna
riflessione sulla cosa?".
"Sì Maestro", rispose il discepolo. "Quando siamo incapaci di perdonare gli altri,
portiamo sempre con noi emozioni negative, proprio come queste patate. Questa
negatività diventa un fardello per noi, e dopo un po', peggiora."
"Sì, questo è esattamente quello che accade quando si coltiva il rancore. Allora,
come possiamo alleviare questo fardello?".
"Dobbiamo sforzarci di perdonare".
"Perdonare qualcuno equivale a togliere una patata dal sacco. Quante persone per
cui provavi rancore sei capace di perdonare?".
"Ci ho pensato molto, Maestro, disse il discepolo. "Mi è costata molta fatica, ma ho
deciso di perdonarli tutti".

Matteo 18:21-35:
Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare mio
fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico
fino a sette, ma fino a settanta volte sette.
A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi.
Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti.
Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto
lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora
quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti
restituirò ogni cosa. Impietosito del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò
il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva
cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo
compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti

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rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere,
fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro
padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse:
Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non
dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di
te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse
restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se
non perdonerete di cuore al vostro fratello».

Noti somiglianze con il gioco appena fatto? Il discepolo non è riuscito a perdonare
molte cose e ha deposto nel suo sacco numerose patate che, col tempo, hanno
iniziato ad emettere un cattivo odore. Questo è l’odore del rancore. Qualcuno di
voi, durante il gioco, ha raccolto tanti carichi che si è dovuto portare in tasca fino
alla fine, e questo cosa ha comportato? Tanta pesantezza. Per evitare di essere
affaticati l’unica soluzione è quella di riuscire a perdonare gli altri e liberarsi dai
fardelli che ci si porta dietro, a volte, per troppo tempo.
Anche il servo, come leggi nel secondo brano, non riuscendo a perdonare l’altro
come lui stesso è stato perdonato dal re, ha dovuto scontare una pena terribile.

DI CHE COSA HO BISOGNO?

CANTIERE INFERMIERISTICA

Ecco cosa deve esserci dentro la cassetta del pronto soccorso:

• Disinfettante tipo SELF o BIALCOL


• Acqua ossigenata
• Cotone idrofilo
• Garze 10 x 10
• Bende orlate
• Cerotto da 3 cm.
• Cerotti medicati
• Ammoniaca
• Lasonil o Fastum gel (contusioni, distorsioni)
• aspirina o aspro
• steri-strip (punti adesivi)
• Pinzette
• Forbicette con custodia
• Termometro
• Spille di sicurezza
• Laccio emostatico
• Fiammiferi
• Aghi
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• Cotone Emostatico

La distorsione è la perdita temporanea dei rapporti articolari tra


due capi ossei.

Come bisogna agire?

1. Sollevare l’articolazione colpita e mettetela in posi-


zione comoda. Porre sopra una borsa di ghiaccio o un
impacco freddo per calmare il dolore e il gonfiore.
2. Se la distorsione interessa una caviglia, evitare di far
camminare l’infortunato o di farlo stare semplice-
mente in piedi. Se si è ob- bligati a farlo camminare fa-
sciare la caviglia usando una benda elastica di 10 cm.
di altezza: incominciare dalla base delle dita del piede,
procedendo regolarmente e stringendo con modera-
zione. Se la lunghezza della benda lo consente si può
arrivare fin sotto al ginocchio.
3. Le distorsioni gravi devono essere esaminate dal
medico per scoprire eventuali fratture.
Fasciature:

Una fasciatura va eseguita con molta accuratezza. La benda deve


essere tesa, ma non stretta.

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Altre tipologie di fasciature:

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Shock da sole:

Il colpo di sole o colpo di calore è uno stato di malessere generale


che si verifica in seguito alla eccessiva esposizione ai raggi solari di-
retti, soprattutto in corrispondenza del capo e del collo.

Cosa bisogna fare:

1. Trasportare l’infortunato in un luogo fresco e ventilato.


2. Levare gli indumenti.
3. Raffreddare l’infortunato con acqua fredda iniziando dal
capo e dal collo
4. Controllare la respirazione

Zecche:

La zecca, piccolo insetto con un corpo arrotondato, rimane attaccata alla pelle at-
traverso la sua bocca. Tentativi maldestri di asportare la zecca possono pertanto
facilmente causare il distacco della testa dell’insetto, che rimane infissa nella pelle
e deve essere rimossa.
Cosa fare:

1. Utilizzate un paio di pinzette, o, in alternativa, le dita, o un filo avvolto in-


torno alle mascelle della zecca.
2. Cercate di serrare la presa il più possibile vicino alla pelle, pos sibilmente in
corrispondenza della testa; tirate poi lentamente ma costantemente, finché
l’insetto non molla la presa. Evitate
possibilmente movimenti oscillatori, che rischiano di staccare il corpo della
zecca dalla testa.
3. Se avete rimosso la zecca, ma la testa è rimasta attaccata, la zecca non po-
trà comunque più trasmettere la malattia di Lyme. La testa della zecca do-
vrà però comunque essere rimossa con un ago sterile (operando come per
rimuovere una scheggia).
4. Una volta rimossa la zecca, disfatevene rimettendola nel suo ambiente na-
turale, o buttandola nel water, o nella spazzatura.
5. Lavate le mani e la zona della puntura con acqua e sapone.

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Morsi da serpente:

Nelle nostre regioni, i serpenti velenosi sono soltanto i Viperidi. Il morso è un evento
relativamente raro. Il rischio può essere evitato ricordandosi di non camminare in si-
lenzio e senza far rumore.
Non infilate le mani tra i sassi, specialmente quelli al sole, e non sedetevi senza prima
dare qualche colpo di bastone. Non usate scarpe basse.
Sorvegliate il comportamento dei bambini che sono con voi.
In caso di morso di serpente, rassicurate e fate sdraiare la vittima: ciò ral- lenta la cir-
colazione del sangue e il diffondersi del veleno.

Sintomi: vivo dolore con infiammazione della parte colpita, emorragia a chiazze, sete
intensa con secchezza della bocca, seguiti poi da ittero, crampi, agitazione, delirio.

Se viene effettuato un bendaggio compressivo di tutto l’arto leso, con sua completa
immobilizzazione, possono passare anche 6 ore prima che si manifestino i primi di-
sturbi. In caso contrario di solito passa circa un’ora. Sappiate che in almeno il 30% dei
casi la vipera morde senza iniettare il veleno.
Il soccorritore deve:

1. fasciare l’arto - generalmente è l’arto ad essere interessato ini- ziando


dall’estremità e continuando fino alla radice dell’arto.
2. Non è necessario stringere molto la benda in quanto l’effetto che si vuole otte-
nere è quello di fermare la circolazione linfatica. Si
può stringere come se si dovesse immobilizzare una caviglia dopo una distor-
sione.
3. Steccare l’arto per immobilizzarlo. Se vi è possibile tenere sopra la parte ferita
un po’ di ghiaccio triturato avvolto in un panno.
4. Evitare l’uso del laccio emostatico o l’incisione e la suzione della ferita, che
hanno sempre dimostrato scarsissima efficacia e so- no invece fonte di danni a
volte seri.
5. Non usare mai il siero antivipera o antiofidico polivalente. È più alta la morta-
lità per shock anafilattico da uso di siero antivipera (più del 3%) che non la
mortalità da morso di vipera (1-2% in Ita- lia). Il siero antivipera si usa solo in
ospedale e solo in casi sele- zionati.
5. Chiedere il soccorso il più presto possibile mostrando il serpen- te, se morto,
per la identificazione

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Come vedete in mezzo al cerchio ci sono numerosi colori. Prima di buttarvi sui
colori per iniziare a riempirvi i capelli di tempera, voglio farvi una domanda: DI
CHE COSA HAI BISOGNO? Ognuno di noi sente di aver bisogno di qualcosa,
proviamo ad identificare questa mancanza e ad associarci un colore.

Quale colore hai scelto e perché?


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CANTIERE RIFUGI:

L’attrezzatura di base per costruire un rifugio saranno una cerata, vari cordini e
dei picchetti. iniziamo ora a vedere qualche configurazione per montare il nostro
rifugio.

A Frame:

Per questa configurazione saranno


necessari 2 alberi al quale legare un
cordino che faccia da traversa per la nostra
cerata (posizionare il cordino ad un’altezza
non superiore a 1,70 m).
A questo punto ci basterà far passare la
cerata sopra al cordino posizionandola in
maniera da avere metà telo da una parte e
metà dall’altra.
Giro di picchetti e abbiamo finito.
Vantaggi: Veloce da montare, arioso, spazioso.
Svantaggi: Non ha il pavimento.

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C Frame:

Abbiamo ora una versione elaborata dell’A


Frame. Come per suo fratello sono necessari 2
alberi ai quali legare un cordino che farà da
traversa.
Posizioniamo ora la cerata sulla traversa in modo
da avere sia il pavimento che le 2 pareti, dove
vogliamo che si crei lo spigolo tra pavimento e
parete tiriamo un cordino che andiamo a
picchettare alle estremità della cerata, o se
presenti picchettiamo direttamente le anelle.
È possibile farlo sia con una piccola tettoia come
in foto sia con la cerata che scende fino a terra in modo da essere più coperti.
Vantaggi: Pavimento, arioso, veloce da montare.
Svantaggi: rispetto all’A Frame si avrà un’altezza da terra minore

HeadSpace:

Configurazione rapidissima nel montaggio.


Questa volta avremo bisogno solo di 1 albero.
Leghiamo 1 angolo della cerata all’ albero,
picchettiamo l’angolo opposto tenendo in
tensione la cerata dopo di che andiamo a
picchettare i due angoli restanti formando 2
“pareti”.
Vantaggi: Rapidità, serve solo 1 albero,
migliore per cucinare e accendere fuochi.
Svantaggi: esposto alle intemperie, meno
spazioso dei precedenti.

Stealth:

tiriamo la solita traversa tra 2 alberi sul


quale però dovremo fare 2 o più anelle
come punti di ancoraggio per la nostra
cerata.
Stendendo a terra il nostro telo piegato in
2 picchettiamo le quattro estremità,
successivamente prendiamo solo il lato
superiore della cerata e lo andiamo a
fissare alle anelle fatte sulla traversa

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IMPREVISTO

Giovanni 6,1-15

In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo
seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù
salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la
festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da
lui e disse a Filippo: “Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da
mangiare?”. Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che
stava per compiere. Gli rispose Filippo: “Duecento denari di pane non sono
sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo. Gli disse allora uno
dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: “C’è qui un ragazzo che ha
cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?”. Rispose
Gesù: “Fateli sedere”. C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere
ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso
grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne
volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: “Raccogliete i pezzi
avanzati, perché nulla vada perduto”. Li raccolsero e riempirono dodici canestri
con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.
Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: “Questi è davvero
il profeta, colui che viene nel mondo!”. Ma Gesù, sapendo che venivano a
prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

Fortunatamente la nostra vita non è una lunga autostrada senza uscite, infinita e
dritta. La nostra vita è un paesaggio illimitato che si espande oltre il nostro
sguardo, solcato da sentieri che portano ovunque. noi abbiamo il dovere di
camminare, non perché siamo obbligati ma perchè è camminando che viviamo.
come sappiamo bene camminando si incontrano numerosi problemi, numerosi
IMPREVISTI: sbagliare strada, svegliarsi, ritrovarsi pieno di vesciche, avere
sete…problemi che sono impossibili da ignorare ma che abbiamo la necessità di
affrontare. Non sempre però basta un cerotto o pianificare bene la strada; alcune
volte serve cercare un altro punto di vista, fermarsi, sedersi e riflettere come Gesù
davanti alle cinquemila persone che aspettavano qualcosa da lui

Nella moltiplicazione Gesù mostra di essere un profeta capace di dare vero


nutrimento al popolo, cioè di offrire una Parola e una relazione che raggiungono
l’uomo come dono e dischiudono la sua possibilità di vita. Se torniamo alla
povertà del punto di partenza, cinque pani d’orzo e due pesci, possiamo cogliere
un altro aspetto. Gesù prende la povertà dell’uomo, la naturale indigenza
dell’uomo, cioè il suo bisogno di salvezza e lo trasforma in abbondanza per tutti.

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FIDUCIA E CIECA FIDUCIA

Matteo 14,22-33

[Dopo che la folla ebbe mangiato], subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla
barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla.
Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se
ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il
vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro
camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono
sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù
parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle
acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare
sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e,
cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la
mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostra-
rono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!»

L’IDENTITA’

Il tuo prossimo
è lo sconosciuto che è in te, reso visibile.
Il suo volto si riflette
nelle acque tranquille,
e in quelle acque, se osservi bene,
scorgerai il tuo stesso volto.
Se tenderai l'orecchio nella notte,
è lui che sentirai parlare,
e le sue parole saranno i battiti
del tuo stesso cuore.
Non sei tu solo ad essere te stesso.
Sei presente nelle azioni degli altri uomini,
e questi, senza saperlo,
sono con te in ognuno dei tuoi giorni.
Non precipiteranno
se tu non precipiterai con loro,
e non si rialzeranno se tu non ti rialzerai

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Ho una domanda: Ma qual è il significato di “Fiducia”?
Fi-dù-cia:
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Ho un’altra domanda: Ma qual è il significato di “Fiducia cieca”? Qual è la


differenza tra le due parole?
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SACRIFICIO:

Luca 23

Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te
stesso e anche noi!». Ma l'altro lo rimproverava: «Neanche tu hai timore di Dio e
sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le
nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male». E aggiunse: «Gesù, ricordati
di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità ti dico, oggi sarai
con me nel paradiso».
Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra
fino alle tre del pomeriggio. Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. Gesù,
gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito».
Detto questo spirò.

Tutti noi nel corso della nostra vita commettiamo errori e pecchiamo anche
senza accorgercene. Però, come sai, qualcuno si è offerto e sacrificato per la
nostra salvezza: Gesù. Lui, senza conoscere i peccati di ognuno di noi, si è
consegnato nelle mani del Padre e ci ha assicurato la remissione di tutti i nostri
errori. Nel gioco che hai appena fatto hai notato che alcune persone si sono
volute “sacrificare” per il bene di qualcun altro? Ecco Gesù ha fatto la stessa
cosa con noi.
Aslan si è offerto al Signore Oscuro per salvare tutti ed espiare i peccati e i
tradimenti che sono avvenuti.

RESURREZIONE:

Matteo 28

Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e
l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto:
un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a
sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come
la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma
l'angelo disse alle donne: «Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il
crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove
era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora
vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto».
Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a
dare l'annunzio ai suoi discepoli.

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Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi,
gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate
ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno».

Gesù è resuscitato dopo tre giorni e ad accogliere Maria di Magdala e l’altra


Maria è presente un angelo che annuncia loro il ritorno del Signore dal regno dei
Morti. Le due donne, senza esitazione, corrono a dare notizia dell’evento ai
discepoli. Alla visione di Gesù si prostrano e lo adorano, lui le rassicura e le
esorta a annunciare a tutti ciò che hanno appena visto.
Anche Aslan questa notte è tornato in vita ed ha raggiunto il suo popolo, il quale
lo stava aspettando con trepidazione

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