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Ariete

L’Ariete è il primo segno dello zodiaco e per i greci rappresenta Crisomallo, l’ariete dal quale si
ricaverà il famoso vello d’oro. Fu il dio Hermes a mandare questo straordinario ariete alato a
salvare due bimbi che stavano per venire uccisi a causa delle macchinazioni della crudele
matrigna, e grazie al suo gesto generoso, Zeus decise di sistemarlo tra le stelle. In seguito, per
salvare la sua terra da una terribile maledizione, Giasone metterà insieme un gruppo di cinquanta
giovani eroi greci per recuperare il vello d’oro: questa grande impresa è nota come il viaggio degli
Argonauti.

Toro

Quando Gilgamesh, il fiero re babilonese, rifiutò l’amore della dea Inanna, questa si adirò e gli
mandò contro un feroce toro celeste, che il sovrano riuscì a sconfiggere grazie all’aiuto del fidato
amico Enkidu. Per i greci invece è legato alla storia di Creta, fondata da Zeus trasformato in toro
bianco e dalla ninfa Europa. In seguito Poseidone mandò al re Minosse, che regnava proprio a
Creta, un magnifico toro perché glielo offrisse in sacrificio, ma il sovrano volle tenerlo per sé, e
questo scatenò le ire del dio dei mari. Poseidone fece in modo che la moglie di Minosse fosse
irresistibilmente attratta da quel toro, e da essi nacque il temibile Minotauro, che venne rinchiuso
in un labirinto e che in seguito verrà sconfitto da Teseo, aiutato da Arianna.

Gemelli
Nel mondo greco i Gemelli sono Castore e Polluce, chiamati anche Dioscuri perché figli di Zeus.
Erano anche i fratelli della bellissima Elena di Troia, e salvandola dai suoi rapitori ottennero la
grazia di loro padre, che promise loro l’immortalità. I due però erano acerrimi rivali di un’altra
coppia di gemelli, i tebani Ida e Linceo, e la loro inimicizia sfociò in un’aspra battaglia dove rimase
in vita solamente Polluce. Non potendo vivere senza l’adorato fratello, chiese a Zeus di onorare la
propria parola e di renderli immortali: ecco come sono finiti nell’alto dei cieli, dove possiamo
vederli ancora oggi come le due stelle più luminose di questa costellazione.

Cancro

Era, la moglie di Zeus, non poteva sopportare le scappatelle di suo marito, e tantomeno accettava i
figli nati dalle numerose amanti, ecco perché fece di tutto per mettere i bastoni tra le ruote
ad Eracle. Proprio mentre l’eroe combatteva l’Idra, e perciò era un tantino impegnato, Era convinse
un granchio ad avvicinarsi di soppiatto e, con un colpo di chela, rompergli i tendini. Il crostaceo
obbedì, lusingato dalla promessa di essere reso immortale, ma Eracle si accorse della sua
presenza e lo calpestò. Nonostante la brutta fine, Era lo ricompensò per averci almeno provato, ed
il Cancro ora è una costellazione eterna.

Leone
Anche il Leone fa parte della leggenda di Eracle, anzi, fu la prima fiera che l’eroe riuscì a
sconfiggere, lungo il suo cammino verso la gloria. Suo padre Zeus, che dall’alto dei cieli faceva il
tifo per lui, decise di immortalare la prima impresa del suo adorato bambino ponendola nei cieli.

Vergine

La costellazione della Vergine ha rappresentato numerosissime dee. La prima è senza


dubbio Inanna, la grande divinità dei sumeri, chiamata anche Ishtar o Astarte dai babilonesi e
presso i popoli semiti, ma per gli egizi fu Iside, per i greci Demetra. Viene sempre dipinta come
una dea portatrice di abbondanza e fecondità, infatti tiene in mano una spiga, rappresentata dalla
stella più luminosa di questa costellazione: Spica.

Bilancia
La Bilancia non esisteva al tempo dei greci, ed il nome delle sue stelle ci ricorda che faceva invece
parte della costellazione vicina, ovvero lo Scorpione. Fu Giulio Cesare a volerla di nuovo nel cielo,
considerandola un proprio simbolo, dal momento che voleva essere ricordato come un legislatore
giusto ed irreprensibile.

Scorpione

Lo Scorpione venne generato dalla madre terra per liberarsi di Orione, un cacciatore infallibile,
carissimo amico di Artemide, che però destò la gelosia di Apollo. Lo scorpione in questione non
era un piccolo aracnide, bensì una creatura enorme e dal veleno letale, e Orione capì subito di non
avere alcuna speranza di batterlo, perciò si gettò in mare, cercando di mettersi in salvo sull’isola
della sua amante Eos, l’Aurora, che era amata anche da Apollo. Approfittando di questo istante, il
dio solare chiese a sua sorella Artemide di fare una gara di tiro con l’arco, e scelse come bersaglio
un puntolino distante in mezzo alle onde. Artemide vinse la gara ma, con suo grande rammarico,
scoprì poco dopo di aver anche ucciso il suo caro amico Orione, ecco perché lo pose tra le stelle.

Sagittario

Questa figura formata per metà da un uomo e per metà bestia esisteva già al tempo dei
babilonesi, e secondo alcuni rappresentava il selvaggio Enkidu, grande amico di Gilgamesh. Presso
i greci era invece Crotus, figlio di Pan e perciò a sua volta un satiro, amato dalle muse ed inventore
del primo arco.

Capricorno
Questo animale mezzo capra e mezzo pesce ha origini antichissime: secondo i sumeri il saggio dio
Enki appariva in questa forma ai mortali per parlare con loro e donargli la conoscenza. Per i greci
si tratta invece della forma assunta da Pan quando il terribile Tifone minacciò l’Olimpo, quando
tutti gli dèi si trasformarono in animali per sfuggirgli. Anche in India esiste un animale con queste
caratteristiche e viene usato come cavalcatura da Ganga, la dea che impersonifica il fiume Gange,
il quale a sua volta ha una controparte nel cielo e conduce le anime verso la liberazione dal ciclo
delle rinascite.

Acquario

Zeus ammirava spesso dall’alto dei cieli un giovane pastore di nome Ganimede e desiderava averlo
nell’Olimpo come coppiere, perciò un giorno si tramutò in aquila e calò in picchiata su di lui,
portandolo nella propria dimora celeste. Ganimede è l’Acquario ed infatti poco sopra questa
costellazione compare quella dell’Aquila. Il giovinetto figura tra le persone maggiormente care a
Zeus, tanto che è anche uno dei più famosi satelliti del pianeta a lui dedicato, Giove, assieme alle
ninfe Callisto, Europa e Io.

Pesci
I Pesci sono l’ultimo segno dello zodiaco, dopo di loro il ciclo ricomincia da capo, perciò
simboleggiano il passaggio di un’era ed il rinnovamento cosmico. Nella mitologia indiana
è Matsya, un enorme pesce, a trarre in salvo alcuni uomini dal grande diluvio, mentre presso i
sumeri questa costellazione non rappresentava due pesci, ma un pesce e una rondine, ed è
proprio in primavera, quando il mondo rinasce, che le rondini fanno ritorno. Non dimentichiamo
che anche il cristianesimo, religione che si propose come una speranza di rinnovamento spirituale,
all’inizio aveva scelto come simbolo proprio un pesce. Quando Afrodite dovette nascondersi da
Tifone, come fece anche Pan, scelse di trasformarsi in un pesce e portò con sé anche il
figlioletto Eros, ecco perché i pesci sono due.

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