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VENERE

Venere è il secondo pianeta del sistema solare e non si allontana molto dal
Sole: lo segue dopo il suo tramontare, o addirittura lo precede prima che esso
sorga; Greci e Latini credettero che si trattasse di due pianeti diversi e quindi
la stella della sera era chiamata Esperos, e quella del mattino Eosforos; la
scoperta della unicità dei due pianeti è generalmente attribuita a Pitagora. Fu
anche chiamata Fosforos, che significa “apportatore di luce”, e anche Lucifer
trasposizione latina del greco Fosforos; quanto alla denominazione serale, essa
era Vesper o Vesperus.

IL MITO DI VENERE

Presso i greci prima era considerato il pianeta di Era e poi, essendo come
Vesper protettore degli amanti nella sua natura notturna, fu associati alla dea
dell’amore, ad Afrodite. Afrodite per i greci e Venere per i latini; Afrodite
perché era nata dalla spuma del mare (in greco afròs), come ricorda Esiodo
nella Teogonia: infatti è dagli organi genitali recisi di Urano e dalla spuma così
fecondata, che nacque la bellissima dea; altre versioni, per esempio quella di
Omero, attribuiscono la nascita di Afrodite a Zeus e a Ghione. Secondo Esiodo,
essa emerse dalla spuma del mare presso Cipro o Cetera, quindi le si davano
anche gli appellativi di Ciprigna o Citerea.

Afrodite venne subito accolta a Cipro dalle Ore che erano le figlie di Temi (dea
dell’ordine dei sessi, insito nella natura);esse la rivestirono perché era emersa
dalla conchiglia nuda. Soltanto dopo essere stata vestita, adornata e
incoronata, Afrodite venne introdotta fra gli dèi; la conchiglia fu da allora
considerata un animale marino sacro alla grande dea dell’amore.

La dea fu data da Zeus in moglie ad Efesto; tradì il marito bruttissimo ma


geniale come Ares: dalla loro unione nacque la bella Armonia; erano
considerati, oltre ad Armonia, figli di Ares e di Afrodite Fobos Deimos (cioè,
“Paura”e “Spavento”) ed anche Eros e Anteros; (“Amore” e “Amore
ricambiato”). Efestos, quando seppe del tradimento della moglie con Ares, si
affrettò a fare delle catene sottilissime come ragnatele, le applicò ai sostegni
del letto e finse di recarsi a Lemno. Ares aggiunge presto la sua amante, però,
appena i due si coricarono sul letto, le catene di Efesto li avvolsero in modo
tale che non poterono più muoversi; il dio fabbro chiamo tutti gli dèi a
schernirli ed essi, osservando il capolavoro creato da Efesto, risero dei due
amanti.

Efesto però poi acconsentì al desiderio di Poseidone di scioglierli; Ares quindi


fuggi e andò nel paese dei Traci, Afrodite invece a Cipro nel suo tempio di
pace. Importante anche la storia di Paride, che è collegata a quella di Afrodite.
Paride era il secondo figlio del re Priamo e della regina Ecuba; chiamato come
giudice nella gara di bellezza fra Afrodite, Atena ed Era, diede il premio ad
Afrodite perché gli aveva promesso in sposa Elena, moglie del re di Sparta
Menelao, donna bellissima. Paride si recò a Sparta e riuscì a rapire Elena che,
invaghitasi di lui per volere della dea, lo seguì fino a Troia; questo però fu
causa della spedizione punitiva dei Greci e della distruzione della città. Nella
guerra che seguì, Paride non si comportò certo da coraggioso; durante il duello
con Menelao fu salvato da Afrodite che lo avvolse in una nuvola e se è vero che
fu Paride ad uccidere Achille colpendolo nel suo tallone vulnerabile, egli però
morì poi avvelenato da una delle frecce di Filottete.

Amata dagli dèi e dai mortali, Afrodite, oltre ai figli che diede ad Ares, ebbe
Enea, dall’eroe Anchise e amò anche il bellissimo Adone. Aveva una sfera di
potenza vastissima; tra gli altri titoli attribuiteli c’erano quelli di Pandemia
(amore terreno), Urania, Anselmia, Scodia; inoltre, per le sue origini dal mare,
proteggeva i marinai e i naviganti che la imploravano con gli epiteti di Euclodia
e Pompia, riferiti entrambi alla navigazione marittima. Le erano sacri il cigno,
la colomba, la lepre, la tartaruga e la conchiglia marina; tra i fiori: il mirto, la
rosa, il melo cotogno e il papavero.

Venere ha il domicilio diurno nel segno della Bilancia e quello notturno nel
segno del Toro; elemento di Venere è l’aria è insieme a Saturno protegge i
nativi della Bilancia. Il pianeta indica il grado d’affettività, le capacità di amore
insite in noi, quanto siamo in grado di dare e anche di ricevere sul piano dei
sentimenti; simboleggia le sorelle, le figlie, le amiche, le innamorate; impiega
un anno intero per compiere la sua rivoluzione; il suo metallo è il rame, il suo
colore è l’azzurro. Venere ha il suo governo sulle ghiandole interne, sul giusto
grado di viscosità del sangue, sulle ovaie e sugli ormoni femminili.

Se in un oroscopo Venere è positiva, dona bontà, tenerezza, senso


dell’armonia, amore della pace, spirito conciliante e gentile; quando invece è
negativa, dà gelosia, smodata ricerca dei piaceri carnali, pigrizia, amore per il
lusso. Il segno grafico di Venere è una specie di Sole, cioè un cerchio rotondo,
con una croce appesa rivolta verso il basso: una certa tradizione cristiana vede
in questo geroglifico un simbolo della prevalenza carnale, cioè il cerchio
prevarrebbe sulla croce, che invece viene ricacciata nell’inconscio; così scrive
anche Roberto Sicuteri nel suo libro Astrologia e Mito (Roma, Astrolabio,
1978).

Però io aggiungo che può anche capovolgersi il significato, cioè può essere più
importante la croce rispetto al cerchio; in questo caso l’aspetto spirituale e
mistico di Venere, rappresentato dalla croce, prevarrebbe su quello
rappresentato dalla carnalità dell’essere umano e dalla libido,cioè sul cerchio.
Venere compare nel Canto VIII del Paradiso (vv, 1-30). Dante è con Beatrice
nel Terzo Cielo, dove gli vengono mostrate le anime di coloro che in terra
operarono sotto l’influsso del “bel pianeta che d’amore conforta …” Dante non
si è accorto di essere salito ancora più in alto nell’Empireo, ma vede Beatrice
farsi ancor più bella e splendente: allora si rende conto di trovarsi nel Cielo di
Venere. Su uno sfondo di luce uniforme spiccano splendori in movimento,
come le faville in una fiamma, o come una luce che moduli distintamente in
mezzo a un coro polifonico. Le anime, visti arrivare Dante e Beatrice,
interrompono il movimento circolare da esse iniziato nell’Empireo e proseguono
poi nel cielo di Venere per accorrere incontro ai due pellegrini, festose e
amorevoli.

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