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LUNA

La Luna gira attorno alla Terra di cui è satellite, riceve luce dal Sole e la riflette
sulla superficie terrestre. Quando passa di fronte al Sole si ha un’eclissi di
Sole: quando passa nel cono d’ombra terrestre si ha un’eclissi di Luna.
Governa il segno del Cancro.

IL MITO DELLA LUNA

Nel mito la Luna è detta Selene o Artemide o anche Persefone o Ecate (ma
quest’ultimo nome è nefasto e riguarda la maligna Luna Nera). Essa forma la
coppia divina con il Sole; il Sole è sempre stato considerato il principio
maschile ed è in coppia con la Luna che rappresenta il principio femminile. La
dea era figlia di Zeus e di Leto; visse sempre vicina a sua madre e a suo
fratello Apollo, e non fu mai chiamata madre: appariva come una vergine
severa, con al seguito fanciulle che dai nove anni di età rimanevano sue
ancelle fino al matrimonio ed erano chiamate “orse”. Artemide era la vergine
che andava a caccia con le sue compagne e guai a chi l’avesse spiata quando
faceva il bagno nei ruscelli e nei laghi: infatti il povero Atteone, che l’aveva
osservata, fece una brutta fine. Atteone era un cacciatore e aveva sorpreso la
bellissima Artemide al bagno; per punizione la dea lo trasformò subito in cervo,
così i cinquanta cani di Atteone dilaniarono il padrone che non riconoscevano
più perché trasformato in una facile preda. Artemide era nota anche con
appellativi che rivelavano il suo amore per la danza; in suo onore infatti gli
uomini eseguivano un ballo con mosse femminili. Abbiamo detto che, come
Selene, era sorella di Helios, il Sole, e di Eos, l’Aurora, e guidava, come suo
fratello, un carro cui erano aggiogati cavalli e buoi, ma a volte – come si può
vedere nelle antiche pitture vascolari – era anche ritratta mentre cavalcava un
cavallo o un mulo; molte leggende dicono Selene innamorata del bellissimo
pastore Endimione, tanto che ebbe da lui ben cinquanta figlie; proprio questo
fu il motivo che spinse Zeus a immergere il giovane in un sonno eterno; ogni
notte Selene scendeva in una grotta della Caria per baciare il magnifico
Endimione addormentato e proprio allora, dicevano gli antichi, essa spariva dal
cielo notturno, diventando invisibile nella fase della luna nuova.
Invece la storia di Artemide è leggermente diversa rispetto a quella di Selene,
perché sempre figlia di Zeus e di Leto (Latona) e sorella di Apollo cioè di
Helios, era però dea della solitudine e come il fratello impugnava e usava
l’arco; nel cielo della Cappella funeraria di Agostino Chigi, che si trova a Roma
all’interno della chiesa di Santa Maria del Popolo, essa è raffigurata appunto
mentre con la sinistra protende l’arco e con la destra sta per estrarre dalla
faretra posta sulle spalle la freccia; però, sopra di lei, un angelo con gli occhi
fissi a Dio addita al Padre l’arco per ricordarle che non può colpire nessun
mortale, e nella fattispecie la costellazione del Cancro alla cui protezione è
preposta, se Dio non vuole: infatti questo angelo indica il Signore che è ritratto
al centro del Cielo mentre governa le sfere celesti. Artemide con l’arco a volte
era spietata: proprio con tale arma uccise le figlie di Niobe, mentre il fratello
Helios ne uccideva i figli maschi e tutto questo soltanto perché Niobe aveva
vantato una sua superiorità su Leto; la dea era anche vendicativa: fu lei a
suscitare uno scorpione dalla terra perché colpisse Orione o, come abbiamo
detto, a far sbranare dai cani Atteone, mutato in cervo solo perché aveva osato
spiarla nuda. Artemide si aggirava a piedi o sopra un carro tirato da cervi, in
compagnia di ninfe votate alla castità. Ma c’era del buono in lei, tanto è vero
che proteggeva le partorienti e le offrivano in sacrificio animali selvatici al
momento del parto; fu lei ad aiutare la madre a sgravarsi del fratello. In
Artemide i Romani identificavano Diana: come tale era venerata nel bosco di
Ariccia, presso il lago di Nemi; però il suo tempio più famoso era quello che il
re Servio Tullio le aveva fatto edificare sull’Aventino. Aveva anche un giorno a
lei dedicato, che era il 13 di agosto, chiamato dies servorum, cioè il giorno
della schiavitù, perché i genitori di Servio Tullio erano degli schiavi.
La connotazione nefasta della Luna, la terribile “Luna Nuova”, è rappresentata
da Ecate; Ecate o Lilith o Luna Nera, era associata al mondo degli spiriti e alle
forze misteriose dell’aldilà ed era legata alla magia nera, quindi il suo mito era
negativo perché questa deità lunare era considerata malvagia; Lilith si
presentava come una dea vendicatrice, apportatrice di angosce, presagi e
turbamenti e anche una sessualità sfrenata ( di cui Lilith maldisposta dà
indicazione nell’oroscopo natale). Appare multiforme quindi la natura di questa
deità lunare, molto complessa e permeata come è di aspetti buoni e cattivi;
solo negativi per quelli che riguarda Ecate, dea dell’Ade, che veniva
rappresentata come creatura della notte. Esiodo la dice figlia di Febe e Ceo; a
differenza di Artemide, era figlia unica quindi assomigliava un po’a Persefone,
figlia unica di Demetra e signora degli Inferi; anche all’epoca dei Titani, gli dèi
antichi, aveva la stessa posizione onorata che Zeus poi le conferì,
permettendole di prendere parte alle vicende terrene, del mare e del cielo. Era
un vera titanessa e si diceva che avesse partorito a Forco il mostro marino
Scilla; molte erano le storie che si dilungavano sui suoi amori e di lei si diceva
inoltre che vagasse di notte con le anime dei morti. Era raffigurata anche come
cagna o lupa. Altre storie raccontano che era stata immersa da Era- avendo
provocato il suo sdegno – nell’Archeronte: per questo divenne una divinità dei
Inferì; era la dea degli spettri e di ogni magia. Inoltre le erano sacri i crocicchi
e i trivi nelle strade, perciò era anche chiamata Trivia e rappresentata con tre
teste e tre corpi uniti per la schiena, impugnante la torcia ed accompagnata dai
segugi; alcuni la dicono anche amica di Persefone, del cui ritorno a primavera
era garante presso la madre.
Quindi questi miti di Artemide, Ecate( o Lilith) e Selene si intrecciano in verità
in modo poco chiaro; se per quello che riguarda il Sole essi evidenziano la
chiarezza, la ragione e la razionalità, per la Luna, che è raffigurata nel segno
grafico come un mezzo sole, cioè un semicerchio o una falce, è difficile trovare
la stessa razionalità, simboleggiata dal Sole. Esso rappresenta la volitività (o
Animus) dell’individuo, mentre la Luna è la psiche (o Anima) e come tale
simboleggia benissimo le inquietudini dell’anima, che senza il controllo conscio
del Sole può prendere delle vie sbagliate. Sono fratello e sorella, il Sole e la
Luna è da osservare però che è sempre il Sole a guidare il carro, quindi sono la
razionalità e la ragione a prevalere sulla psiche (Luna). Anche nelle
rappresentazioni sacre la Madonna è ritratta con i piedi sulla Luna, come Colei
che la domina e che quindi domina l’inconscio. Questo pianeta simboleggia la
psiche e indica il temperamento e le qualità dell’anima; in un tema maschile
indica la madre, la sposa e in un tema femminile il modo di gestire in maniera
equilibrata la propria femminilità; il suo elemento è l’Acqua, protegge i nativi
del Cancro e impiega approssimativamente ventotto giorni per compiere la sua
rivoluzione; il suo metallo è l’argento; il suo colore è il bianco e per antica
tradizione ha il suo governo sulle mammelle, sullo stomaco e su tutti i liquidi
sierosi dell’organismo. Se in un tema natale la Luna è ben collocata, essa dona
intuitività, bontà e forza mentale: se invece è in posizione negativa, si avranno
scarsi freni inibitori, blocchi nella crescita psicologica e anche infantilismo,
egocentrismo, angosce e depressioni. La Luna nei temi natali di politici o artisti
o gente comune di grande successo indica il grado di popolarità; il segno in cui
si trova alla nascita ci fornisce requisiti preziosi per l’indagine sulla psiche del
soggetto.
In conclusione, c’è da osservare che in un tema natale la Luna và sempre
studiata insieme al Sole, perché ambedue rappresentano i poli genitoriali, cioè
l’imago patris e l’imago matris; perciò quando il Sole e la Luna sono in
rapporto armonioso, abbiamo sempre una personalità ben integrata; se invece
la Luna e il Sole sono in aspetto discordante, si possono avere forti disordini
della personalità. Per quello che riguarda Lilith – Ecate (“Luna nera”), nella
Bibbia si trova Lilith come prima compagna di Adamo; quindi sembra
addirittura che Lilith precedesse Eva, però fu formata da Dio con materia vile e
sudicia, anziché pura come invece era Eva; così la creatura fu contaminata fin
dalla nascita; ancora, è scritto che Lilith fuggì nel Mar Rosso, unendosi ai
demoni, alle creature perverse e quindi lei stessa era un demone ribelle a Dio.
Pertanto se la Luna, imago matris nella sua accezione più bella è più pura è la
Madonna, in Lilith- Luna nera abbiamo invece un aspetto demoniaco; il suo
influsso sugli uomini è sia cerebrale che sessuale, è indice di genialità, ma
anche di sregolatezza.

Cleopatra fece erigere un tempio alla dea Lilith vicino ad Alessandria, ma la


malvagia Lilith non le portò certo fortuna... nello studio dei temi natali la
posizione della Luna nera è molto importante, ma si deve esaminare nel
contesto tutto l’oroscopo per vedere gli effetti negativi di questa Luna. Se Lilith
(Ecate) è molto lesionata si avranno dei soggetti con turbe psichiche. Il segno
grafico della Luna consiste in una falce, una mezzaluna, un semicerchio
(mentre il Sole è rappresentato da un cerchio intero) e deriva dal geroglifico
usato dagli antichi Greci. La mezzaluna esprime il fatto- limite della sua
passività, il suo limitarsi a riflettere la luce del Sole. Quindi c’è nel geroglifico
un carattere di ricezione, di accoglimento femminile, di sottomissione, che è
tipico del pianeta che esprime al massimo grado le caratteristiche di maternità
e di passività. Ma soltanto sua è la forza ciclica della natura, per cui le alte e
basse maree, la pioggia, l’acqua e perfino il germogliare dei semi e lo sviluppo
della vegetazione risentono del suo influsso. In conclusione questa apparente
remissività e plasticità in realtà costituiscono una forza immane passiva, per
cui la Luna è collegata all’anima. Il segno grafico della Luna nera (Ecate o
Lilith) consiste in una mezzaluna o falce verticale di colore nero, alla cui base è
attaccata una piccola croce. Il simbolismo è evidente: per superare la forza
oscura e distruttiva di Ecate, la malvagia, occorre ricorrere alla Croce; solo così
si riesce a superare la negatività, i conflitti interni, le paure inconsce, la libidine
eccessiva, la ribellione e quant’altro suggerisce l’astro demoniaco, per giungere
al Cielo, attraverso la Croce posta come piccolo piedistallo ai piedi della Luna
nera, frenando e indirizzando nel verso giusto i desideri più sfrenati: cos a non
facile per chi ha Lilith (o Ecate) molto lesa nell’oroscopo personale, ma sempre
possibile per chi ha fede in Dio.

Nel Paradiso di Dante il Cielo della Luna è trattato nel Canto II (vv. 19-45):
portati in alto da quella voglia di cielo che è da sempre nel cuore dell’uomo,
Dante e Beatrice, nel tempo che forse impiega una freccia a percorrere il suo
moto verso il bersaglio, giungono al Primo Cielo, quello della Luna e si trovano
lì immersi in una nube fantastica in tutto simile a un diamante che si è
illuminato per i raggi del sole; questa gemma accoglie dentro di sé anche
Dante con tutto il suo peso corporeo, senza per questo nulla perdere della sua
compattezza, e questo in violazione di ogni legge fisica che afferma la
impenetrabilità dei corpi: è lo stesso effetto di un raggio luminoso che penetra
nell’acqua; l’immagine è stupenda e rende evidente quello che alla mente
umana sembra inconcepibile. C’è un sentimento di gratitudine che sgorga
dall’animo di Dante che subito adora Dio che lo ha fatto degno di questa
esperienza meravigliosa.(Bibliografia L’Astrologia e i miti del Mondo Antico – P.
Tamiozzo Villa) ; però nella sua mente si affaccia un dubbio, su quale sia la
causa delle macchie lunari che si scorgono dalla terra sulla faccia visibile della
Luna; allora Beatrice cerca di spiegarglielo, allacciandosi alla storia delle
influenze celesti: quindi, mentre nel Canto I quello del Sole si era illustrato
l’ordine di tutte le cose, cioè l’ascensione dell’essere verso l’alto, qui invece si
descrive la perpetua irradiazione delle idee di Dio dall’alto verso il basso,
compiendosi, con questi due momenti diversi che in realtà ne formano uno
solo, nel primo e nel secondo Canto, una generale sintesi dell’universo.

Beatrice parla poi della soluzione proposta da Averroè, secondo cui anche le
macchie della luna dipenderebbero dalla maggiore o minore densità dei corpi
celesti; però tutto questo è da verificare perché o la luna è composta di
materia molto rarefatta, oppure alterna nella sua massa strati molto densi e
strati molto radi; allora è necessario considerare che cosa succede durante
l’eclisse perché, se la luna fosse di materia rada, il lume del sole trasparirebbe
attraverso; poiché ciò non avviene, questa ipotesi è da scartare; il secondo
caso, quello dello strato denso che a un certo punto rifletterebbe la luce solare
come un’ immagine, si riflette in uno specchio, sarebbe l’ipotesi giusta; quindi,
tolte di mezzo le errate opinioni di Averroè, Beatrice illustra la spiegazione vera
e dice in particolare che dentro l’Empireo, il cielo immobile, dalla cui virtù
prende fondamento l’essere di tutto ciò che in esso è contenuto, cioè la vita
stessa dell’universo. Nel cielo stellato si attuano la prima differenziazione e
riduzione dall’uno al molteplice; i sette cieli minori dei pianeti dispongono in
modo diverso le distinte essenze o virtù, così che esse conseguano tutto il loro
effetto e possano attuare i loro influssi quaggiù sulla terra, tra gli uomini.
Questo passo è di notevole importanza, perché Dante, attraverso le parole di
Beatrice, cerca proprio di spiegare gli effetti dei pianeti sulle anime incarnate di
questa terra.

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