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uomini in bestie

LA MAGA CIRCE

DOVE? = ISOLA DI EEA, DAVANTI AL PROMONTORIO DEL CIRCEO (Lazio)

CHI? CIRCE.
Circe è forse la donna più affascinante di tutta l’Odissea, la vera rivale di Penelope. Ha
un comportamento ambiguo, ospita due volte Ulisse e i suoi compagni e rappresenta
un momento fondamentale nella vicenda.
È il simbolo perfetto del doppio aspetto dell’ospitalità: può essere benigna o maligna
L’aspetto doppio di Circe emerge anche da un altro fatto: lei è maga e dea al tempo
stesso: ospita benignamente e malignamente, come farebbe la strega di una favola o o
una principessa affettuosa che aspetta il nobile cavaliere per sposarsi. Circe è una donna
libera, solitaria, capace di stare in solitudine come una dea, appunto.

I compagni di Odisseo non avevano commesso eccessi o errori, colpe o peccati: avevano
solo accettato, ignari, l’ospitalità della maga» Perché la dea si comporta così? Non
possiamo saperlo. Inoltre non sappiamo com’è fisicamente, non sappiamo l’aspetto
della sua casa; esatto, non sappiamo niente: conosciamo solo le sue azioni

Ulisse arriva da Circe e conosce già che cosa accadrà e quali prove dovrà affrontare: ci
sono già state anticipate da Hermes. Ulisse ha bisogno di Hermes per penetrare nel
territorio di Circe senza subire danni. L’intelligenza non basta, ma Ulisse resta sé stesso:
non cambia divinità protettrice, non diventa un seguace di Hermes, rappresentante del
mondo magico (come Circe). Ulisse è e resta fedele ad Atena, rappresentante del mondo
razionale. Circe rivaleggia con Penelope: non cerca di trattenere l’eroe, ma lo intrattiene
liberamente divenendo sua complice e amante. Ulisse rischia così di dimenticare
Penelope.
Ma quando Ulisse chiede a Circe il permesso di lasciarla, questa acconsente e diventa
una fida consigliera: illustra all’eroe il piano per poter scoprire il suo
destino. Interrogare Tiresia, nell’Ade. La notizia non è certo delle migliori per l’eroe
greco che scopre così di dover fare una pericolosa deviazione nel suo percorso e scendere
nell’Ade, nel regno di Persefone, evocare i morti seguendo un rituale piuttosto elaborato.
Ulisse deve parlare con Tiresia, l’indovino cieco, che potrà rivelargli cosa ha in serbo il
destino per lui e quale sarà la strade del ritorno. Altri morti tenteranno di avvicinarsi
all’eroe greco, che sarà quindi tentato di soffermarsi a colloquio – riconoscendo sua
madre e Achille. La tappa nel regno dei morti è una delle più cruciali del viaggio di Ulisse.
Ma precisiamo questo aspetto: Ulisse non scende nell’Ade, perché resta al suo ingresso
ed è lì che evoca i morti: , sull’invisibile soglia che separa i vivi dai morti.

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