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LE “METAMORFOSI” E I MISTERI DI ISIDE

REINHOLD MERKELBACH

Le Metamorfosi sono l’elaborazione latina di un romanzo greco del quale è rimasto solo un compendio
(epìtome). Nel romanzo originale greco mancano tuttavia la conclusione religiosa (in Apuleio l’XI libro) e i
capitoli con sfondo religioso, che costituiscono dunque un’aggiunta di Apuleio.
L’eroe della vicenda è Lucio, un giovane pieno di curiosità, che desidera imparare l’arte della magìa; egli
usa però un unguento sbagliato e viene trasformato in asino. Sotto questa forma sarà costretto a vagare per
il mondo, cambiando spesso padrone; e poiché gli uomini non vedono in lui che l’asino, non gli prestano
attenzione, e parlano e agiscono davanti a lui senza alcun ritegno. Nel corso delle sue peregrinazioni egli ha
modo, così, di conoscere le situazioni più diverse e di vedere gli uomini quali sono in realtà. In tal modo
Apuleio ci offre un affresco del mondo. Nei primi romanzi dell’Era Moderna l’artificio del romanzo dell’Asino
viene ripreso e trasfuso nel romanzo picaresco: Lazarillo de Tormes, Gil Elas e l’avventuroso Simplicissimus
sono servitori che cambiano sempre padrone venendo in tal modo a conoscere gli alti e bassi della vita.
Anche nel Pinocchio di Collodi l’influenza dell’antico modello trapela in modo evidente. Ma il romanzo non è
interessante solo per questi aspetti. La conclusione di questo libro satirico è religiosa: Lucio viene iniziato ai
misteri di Iside. L’XI Libro si propone obiettivi missionari: mira cioè a incoraggiare il lettore a cercare la
propria salvezza nella dea Iside sull’esempio di Lucio. Se si guarda alle vicende alterne di Lucio partendo
dall’ultimo libro, è possibile rilevare che il centro dell’azione, così come molti episodi, rivestono un duplice
significato: sono divertenti e mistici a un tempo. Compito di questo epilogo è quello di chiarire più da vicino le
motivazioni religiose del romanzo e consentire così al lettore moderno di capire il significato religioso di molti
episodi spesso incomprensibile.
Il libro di Apuleio è una delle poche fonti di cui disponiamo sulla religione di Iside. Iside era la grande
divinità degli Egiziani. Negli ultimi tre secoli prima di Cristo, quando l’Egitto era dominato dai Greci, la reli -
gione egiziana aveva assorbito molte delle concezioni greche. In origine questa religione era di tipo comu-
nitario; ora essa mirava alla salvezza del singolo. La religione di Iside era divenuta una religione dei misteri
che prometteva all’indivìduo l’immortalità.
Così grecizzata la religione di Iside cominciò invero a diffondersi nel mondo greco; ma fino a quando
l’Egitto sotto la dinastia dei Tolomei rimase uno stato indipendente, il culto di Iside negli altri paesi greci ven-
ne ritenuto ancora per molti aspetti, come la religione di uno stato straniero. Questa prevenzione venne me-
no solo quando Augusto, dopo la vittoria su Cleopatra, incorporò tutto l’Egitto nell’impero romano. Alla
sconfitta politica dell’Egitto seguì la grande vittoria della religione egiziana. L’energia missionaria fece sì che
essa prendesse rapidamente piede in tutto l’impero romano; testimonianze del culto egiziano si trovano in
Italia, nell’Africa del Nord, in Spagna, in Gallia, in Bretagna, in Germania, nella Rezia e nella Pannonia.
Roma venne eretta a città santa dei mistici di Iside. Alla metà del secondo secolo d. C. sembrava che questa
religione dovesse diventare il culto dominante in tutto l’impero. Ma accanto alle divinità egiziane comparvero
altre religioni orientali. I soldati veneravano specialmente Mitra, il dio dei Persiani valorosi; nel terzo secolo la
prevalenza passò al culto siriano del Sole. Con Costantino si ebbe infine il trionfo del cristianesimo.
Per il seguace di Iside di questo periodo, tutti gli dei del pantheon greco-romano confluiscono nella figura
della sua divinità. Per lui Venere, Cerere, Giunone, Proserpina rappresentano unicamente manifestazioni di
Iside, la dea «dai mille nomi » (myrionymos); Iside è innanzitutto la dea della fortuna e del caso; essa è però
anche Providentia. Gli avvenimenti esterni della vita umana, le disgrazie e le tribolazioni sono dettate dalla
Fortuna, dal caso capriccioso. Ma quando l’uomo si converte e si mette al servizio di Iside, allora tutti questi
eventi appaiono quali manifestazioni della Providentia che intende condurre l’uomo verso la beatitudine.
I misteri di Iside avevano una loro teologia, in parte mutuata dagli insegnamenti dei filosofi greci,
specialmente di Platone. L’anima dell’uomo non è saldamente vincolata al corpo, ma vi è precipitata dalle
regioni dell’aldilà e deve tentare di sciogliersi dal corpo per ritornare al suo creatore. La causa della caduta
risiede nella bellezza del corpo terreno alla cui vista l’anima s’è infiammata d’amore. Ma quest’amore la tra-
scina quaggiù e l’anima penetra nel corpo. Solo dopo le molte peripezie della vita terrena essa potrà liberarsi
del corpo e ritornare all’origine. A tal fine soccorre l’ausilio della divinità,
Questa dottrina viene riflessa nelle vicende di Lucio, originario di Patrasso (Patrae) città il cui nome allude
alla patria ultraterrena dell’anima. Durante un viaggio, Lucio si innamora di una schiava, Photis, al servizio di
una maga. L’amore per Photis lo rende — come egli stesso dice — schiavo della frivola ragazza e dimentico
della meta, il ritorno in patria. Quando, con l’aiuto di Photis, egli vorrà sperimentare un incantesimo della
maga che dovrebbe trasformarlo in uccello, la ragazza gli porge l’unguento sbagliato; Lucio si spalma il cor-
po con questo unguento ed è trasformato in asino. Viene poi a sapere che per riprendere sembianze umane
dovrà mangiare delle rose.
2 Reinhold Merkelbach - Le Metamorfosi” e i misteri di Iside

Nella religione egiziana, l’asino rappresenta l’animale del perfido dio Seth-Tifone, nemico di Iside. Chi, co-
me Lucio, s’abbandona a passioni amorose, cade sotto il potere di Seth e viene così sempre più allontanato
dall’influsso della dea.
Ora Lucio dovrà percorrere una lunga via irta di errori e di peripezie, e infine, nell’anfiteatro, nel corso di
un grande spettacolo, egli, l’asino, dovrà prestarsi a un amplesso pubblico con una criminale. Ciò lo ter-
rorizza, ma egli riesce, all’ultimo istante, a fuggire inosservato. A questo punto inizia l’XI libro. Iside appare a
Lucio e lo chiama all’iniziazione. Nel momento dell’iniziazione egli abbandonerà le spoglie dell’asino, essere
che appartiene a Tifone, per diventare uomo al servizio della déa.
La vicenda in generale può - essere interpretata anche come un’allusione al destino dell’anima umana.
Come Lucio viene trasformato in asino dall’amore per Photis, così l’anima, prima libera, cade in balia del
corpo attraverso la procreazione — l’amore verso un corpo — e dovrà subire una lunga peregrinazione sulla
terra. La sua meta è il ritorno al cielo, la fuga dalle seduzioni terrene. La liberazione di Lucio è iniziata con la
scelta della castità nel momento in cui fugge lontano dalla malfattrice. Nello stesso modo l’anima dell’uomo
deve convertirsi (conversio), scegliere la via che la riporta alla patria; in ciò verrà aiutata dalla divinità.

LA FAVOLA DI PSICHE

A metà del romanzo vi è la storia di Psiche e Cupido; il nome dell’eroina lascia già trasparire il significato
mistico dell’episodio, Il racconto allude passo per passo ai misteri di Iside e ai suoi riti.
Psiche vuoi dire «anima» e la sorte di Psiche è esemplare per ogni anima umana. L’amante di Psiche è
Cupido (Eros); il nome egiziano è Arpocrate, che è figlio di lside.
Venere-Iside manda sulla terra Cupido da Psiche affinché la colpisca con una delle sue frecce; Cupido
s’innamora della ragazza. Di nuovo un’immagine della caduta del divino nella materia, da un lato; dall’altro,
la prova che la divinità (Eros) aiuta l’anima (Psiche) a riprendere la via dei ritorno verso la patria ultraterrena.
Le tappe di questo ritorno sono rappresentate dalle cerimonie di iniziazione al culto di Iside.
Dapprima un oracolo chiama Psiche alle nozze con Cupido; queste nozze vengono descritte come un
atto di morte. Le «nozze sante» sono una componente dei riti di iniziazione; il Dio veniva rappresentato da
un sacerdote. L’appello all’iniziazione viene sempre emanato attraverso un oracolo e un sogno. Nel rito la
persona, così come era in precedenza, muore. in tal modo l’iniziazione è nel comempo matrimonio e morte.
Cupido chiede a Psiche la discrezione assoluta verso le sorelle e Psiche giura. Tale segretezza anche
con i parenti più prossimi è un obbligo per tutti coloro che entrano nella comunità dei misteri. Le sorelle di
Psiche simbolizzano i profani. I veri parenti dei «misti» [gli iniziati] sono i loro fratelli e sorelle di fede.
Ma Psiche viola il giuramento e si lascia indurre dalle sorelle ad osservare lo sposo di notte. La curiosità
peccaminosa è fatale a Psiche (come lo era stata per Lucio); il dio si separa da lei. La missione di Psiche
sarà da allora quella di cercare lo sposo attraverso lunghe peregrinazioni.
La scena della lampada ha carattere misterico; la visione del dio era una cerimonia dell’iniziazione. Ma
questa massima felicità era invero più di quanto fosse consentito all’essere umano. Dopo l’iniziazione, il «mi-
sta» deve ritornare nel mondo. Il resto della sua vita sarà dedicato al servizio della divinità: egli continuerà a
cercare dio.
Quando Psiche è sola, si butta nel fiume. Nel culto, o ciò corrisponde un bagno nel quale tutti i peccati
dell’uomo vengono lavati. Poi Psiche cerca lo sposo. in tal modo il mito di Iside si ripete; la dea aveva
cercato Osiride, il marito deceduto, in tutto il mondo e infine lo aveva trovato.
Le prove cui Psiche deve sottoporsi, rispecchiano le prove dell’iniziando ai misteri. Solo in apparenza Ve-
nere rivolge la propria collera contro Psiche; in realtà le prove servono a rendere possibile la riunificazione di
Psiche con Cupido. Per l’iniziando ciò equivale al livello più alto dell’iniziazione mistica.
In un primo tempo Psiche viene afferrata per i capelli, viene schiaffeggiata e flagellata. Chi aspirava al-
l’iniziazione misterica doveva sopportare simili punizioni corporee quale espiazione per gli errori commessi
nella vita passata e quale dimostrazione della ferrea volontà di servire la dea anche a costo di grandi sa-
crifici.
Le prove diventano sempre più difficili; le ultime sono le più impegnative. Psiche deve impadronirsi della
lana d’oro delle pecore del sole. Compito quasi irrealizzabile che richiede un viaggio nell’aldilà: Psiche lo
intraprende. Nel culto, questi viaggi nell’aldilà vengono ripresi attraverso scene allusive; anche Lucio vi
accenna nell’XI Libro.
Nella prova successiva Psiche deve attingere l’acqua della vita alla fonte dello Stige. La fonte dello Stige
risale al mito greco; essa è stata localizzata ai confini meridionali dell’Egitto al di sopra di Siene (Assuan) tra
le rocce delle prime cateratte del Nilo. Nella geografia semimitica degli Egiziani, colà nasce il Nilo, il fiume di
Osiride. Per poter attingere l’acqua sacra alla sorgente molti seguaci di Iside hanno compiuto un lungo
Reinhold Merkelbach - Le Metamorfosi” e i misteri di Iside 3

pellegrinaggio. Ma nel culto ci si è spesso accomentati di attingere l’acqua consacrata in un luogo al centro
del tempio, altrimenti inaccessibile. Nel mito egiziano, Iside si è servita dell’acqua consacrata per rianimare il
figlio Arpocrate mortalmente malato. Psiche guarisce la ferita di Cupido con l’acqua lustrale. Dunque sia lei
sia ogni iniziando ai misteri di Iside ripetono ciò che la dea aveva fatto uno volta.
L’ultimo compito di Psiche è un vero e proprio viaggio nel regno dei morti. Questo viaggio è stato simbo-
licamente introdotto anche tra i riti dell’iniziazione affinché il mista impari la via da seguire dopo la morte.
Psiche deve recare in un cofanetto l’unguento di Proserpina. Questo cofanetto è noto nel culto dei misteri col
nome di «cista mystica». Numerosi penitenti dell’Averno cercano di trattenere Psiche. Vi si trova anche il
vegliardo Ocno (« l’Esitante ») che nella vita ha rifiutato l’iniziazione ed è ora costretto a caricare legna su un
asino dal quale essa continua a cadere; vi sono le vecchie zitelle che hanno trascurato l’iniziazione ai misteri
e le nozze sante sulla terra e sono ora costrette a tessere in eterno il loro abito da sposa; esse
rappresentano i profani e Psiche non può intrattenersi con loro.
Dopo di che Psiche deve passare davanti a Cerbero, il cane infernale, al quale, per tranquillizzarlo, porge
una focaccia sacrificale. Anche l’iniziando ai misteri doveva passare davanti a un cane simile.
Giunta dì fronte a Proserpina, Psiche si stende umilmente nella polvere — anche Proserpina è un nome
di lside — e implora un pezzo di pane. Ma questo pane ha qualcosa di particolare; si tratta del corpo di Osi-
ride. L’ingerimento di pane è una cena sacramentale, così come è stata adottata nei misteri. Psiche riceve il
cofanetto da Proserpina e ritorna nel mondo superiore. Ma pecca di nuovo per curiosità, apre il cofanetto e
viene colta da un sonno mortale. Sembra ora che Psiche sia veramente morta, ma Cupido scende dal cielo
e risveglia l’amante.
La scena è da un lato un ammonimento ad astenersi dalla curiosità peccaminosa; dall’altro essa riflette
un rito dell’iniziazione ai misteri e cioè l’apertura della «cista mystica». In esso venivano probabilmente usati
oli eterei che provocavano un’incoscienza temporanea. La visione dell’oggetto sacro uccide, ma rende nel
contempo immortali. L’uomo vecchio è morto, l’uomo nuovo può ascendere agli dei.
Cupido conduce la sua Psiche sull’Olimpo; si festeggiano le nozze con danze e banchetti. Così anche nei
misteri, dopo la fine della cerimonia d’iniziazione, il nuovo iniziato viene introdotto nella cerchia dei «misti»
simili agli dei, durante un banchetto con danze.
Significato mistico rivestono pure le storie di Carite e del saggio medico. Ai fini della loro spiegazione dob-
biamo far precedere alcune osservazioni sul mito di Iside che ci è noto attraverso il libro di Plutarco « Iside e
Osiride ».
Iside era sposata con il buon dio Osiride, re d’Egitto. Ma Osiride aveva un perfido rivale nel fratello Seth
(Tifone) la cui sposa Nephthys si innamorò di Osiride e gli fece delle proposte che Osiride respinse. Di qui la
gelosia di Seth per Osiride. Un giorno, mentre Osiride era a caccia, Seth si trasformò in un cinghiale, attaccò
Osiride, lo ferì alla coscia e lo uccise. Quando Iside ebbe notizia della morte dello sposo, fuori di sé per il
dolore, si strappò i capelli, si batté il petto e partì alla ricerca del cadavere. Quando trovò lo sposo morto vi si
gettò sopra e lo baciò appassionatamente. Il bacio infuse la vita nel corpo di Osiride; o meglio il suo corpo
rimase esanime, ma il divino che era in lui trapassò nell’aldilà. Qui egli vive come re dei morti. Il suo corpo
venne imbalsamato e venerato.
lside non sapeva chi fosse colpevole della morte di Osiride. Ma il marito le apparve in sogno e le svelò
come fosse stato ucciso. Tutti i pensieri di Iside furono allora rivolti alla vendetta. Seth, da parte sua, ri-
vendicava il trono e la mano di Iside. Ma Iside lo respinse e pretese la reggenza per Arpocrate, figlio di lei e
di Osiride. La controversia venne portata davanti al tribunale degli dei. In un primo tempo sembrò che la
vittoria dovesse arridere a Seth a scapito della vedova indifesa e dell’orfano. In seguito l’intervento del dio
degli scrittori e dei medici, Thot (Hermes), quale avvocato di Iside, convinse gli dei che la causa di Iside e
del bambino era giusta. Seth per punizione venne accecato ed esiliato. Ucciderlo non era possibile in quanto
egli incarna il Male che continua ad esistere sulla terra,

LA STORIA DI CARITE

Questi avvenimenti mitici vengono ripresi nella Storia di Carite, nell’ottavo libro delle Metamorfosi. Il buon
Tlepolemo, marito di Carite, viene astutamente ucciso dal perfido Trasillo durante una partita di caccia: nel
momento in cui Tlepolemo sta attaccando un cinghiale, Trasillo gli fa cadere il cavallo; il cinghiale uccide
l’uomo caduto a terra, impotente, con un colpo alla coscia. Carite, afflitta, parte alla ricerca di Tlepolemo.
Dopo averne ritrovato il corpo, vi si getta sopra e lo copre di baci; porta quindi il cadavere a casa, lo
mummifica e lo venera come un dio. In sogno Tlepolemo appare a Carite e le svela chi è l’assassino.
Allorché Trasillo chiede la mano di Carite, costei lo invita a un convegno notturno, gli porge una pozione
soporifera e lo acceca.
4 Reinhold Merkelbach - Le Metamorfosi” e i misteri di Iside

LA STORIA DEL MEDICO SAGGIO

Altri episodi del mito sono rispecchiati nella Storia del medico saggio, nel decimo libro. Un vedovo che
aveva avuto un figlia dalla prima moglie, sposa una giovane donna dalla quale nasce un secondo figlio. Ma
la giovane è frivola e si innamora del figliastro. Quando questi la rifiuta, l’amore si trasforma in odio. La
donna tenta di procurarsi un veleno, ma fortunatamente il medico al quale lo ordina è prudente e le dà solo
un forte sonnifero. Il veleno, preparato per il figliastro, viene inavvertitamente bevuto dal figlio della giovane
donna, che subito cade fulminato a terra. Il fanciullo, apparentemente morto, viene fasciato come una
mummia e sepolto. Per salvarsi, la perfida donna accusa il figliastro di aver somministrato il veleno. Nel
momento in cui i giudici stanno per condannare il giovane, il medico si offre quale testimone e dimostra
l’innocenza dell’accusato. Tutti si recano quindi alla tomba del ragazzo e il sarcofago viene aperto. il padre
stesso riporta in vita il figlio che viene festosamente accolto; la perfida moglie viene esiliata.
Rappresentazioni mimiche analoghe sono presenti anche nel culto dei misteri. Prima dell’accettazione di
un candidato tra i «misti» un tribunale lo doveva giudicare, provarne la dignità; lo stesso confronto doveva
avvenire anche nell’aldilà e anche qui il seguace di Iside sperava di venire assolto dal tribunale degli dei. i
tatuaggi sulla coscia dovevano dimostrare simbolicamente l’identità, del «mista» con il proprio dio. Un’altra
prova cui l’iniziato doveva sottoporsi deve essere stata il tentativo di seduzione messo in atto da una donna,
frivola solo in apparenza. Nei misteri vi era soprattutto un vero e proprio rito sepolcrale, nel corso del quale
al «mista» veniva offerta una bevanda soporifera: avvolto in un lenzuolo mortuario egli veniva posto in un
sarcofago e «sepolto». Quando l’azione del sonnifero era terminata, il sarcofago veniva aperto e il «morto»
risvegliato a nuova vita dal sacerdote officiante, che diventava così il padre spirituale del nuovo «mista». La
comunità dei seguaci di Iside assisteva al miracolo come testimone e salutava il resuscitato con grida di
giubilo. Il «mista» che durante l’iniziazione veniva risvegliato dalla morte a nuova vita sarebbe poi rivissuto
anche dopo la morte.
Molti episodi nel romanzo di Apuleio si riferiscono quindi al culto dei misteri e riprendono contempora-
neamente il sacro mito di Iside. Per il seguace di questa dea tutti gli avvenimenti della vita posseggono un
loro modello nella storia degli dei. Matrimoni, processi, malattie, il rifiuto di relazioni illecite, la lotta con il
«male»: tutto ciò gli dei lo avevano già vissuto prima di lui e fissato in azioni esemplari di comportamento. Il
mito si ripeteva anche nella vita di tutti i giorni, e tanto più il seguace di Iside poteva sperare in quella vita
nell’aldilà che Osiride si era conquistato per primo.

L’UNDICESIMO LIBRO

L’undicesimo libro abbandona la forma esoterica delle allusioni al mito e ai misteri di Iside e illustra invece
apertamente le cerimonie di una iniziazione a Iside, in modo che risultino evidenti anche a un profano.
L’asino Lucio, in una spiaggia presso Corinto, assiste col calare della notte al sorgere della luna e sente
che nella dea della Luna si incarna la legge dell’eterno divenire e che dunque anch’egli può sperare in una
trasformazione da asino in uomo, dalla disgrazia alla salvezza. Si tuffa nel mare, si bagna come il «mista»
prima dell’iniziazione, e prega la dea della Luna sotto i suoi vari nomi, Luna, Cerere, Venere, Diana e
Proserpina. Ma egli non sa ancora che essa si identifica con Iside. Poi si addormenta: un sogno gli offre il
significato di ciò che ha appena vissuto da sveglio. Dal mare, invece del disco lunare, sale una dea che si fa
riconoscere come sovrana del mondo e degli elementi (rerum naturae parens, elementorum omnium
domina), come germoglio iniziale dei secoli, « saeculorum progenies initialis ». Queste parole paradossali
vogliono dire che Iside è la causa di tutte le cose e comemporaneamente la somma di tutto ciò che esiste al
mondo; inizio e fine a un tempo. Essa sarà venerata (così continua la dea) dai diversi popoli e sotto diversi
nomi, come Magna Mater (Cibele, Rea), Minerva, Venere, Diana, Proserpina, Cerere, Giunone, Bellona,
Ecate, Ramnusia (Nemesis); ma il suo vero nome (verum nomen) è «regina Iside». Essa annuncia a Lucio
che il giorno della sua salvezza si avvicina; l’indomani egli riprenderà le proprie vere sembianze nel corso di
una solenne processione. Il resto della stia vita dovrà essere dedicato al servizio di Iside; e se egli con pia
devozione se lo meriterà, la dea — signora del destino, a libera dall’influsso delle stelle — potrà anche
prolungare la sua vita oltre la misura fissata dal fato. La dea chiama così i suoi «misti» alla devozione
mediante un oracolo onirico, come ne sono attestati spesso in Egitto.

LA FESTA DELLA “PARTENZA DI ISIDE”


Reinhold Merkelbach - Le Metamorfosi” e i misteri di Iside 5

La festa che descriveremo ora (quella cui Lucio assiste al suo risveglio) è il giorno della «partenza di
Iside» (navigium Isidis); una festa di primavera che cadeva il 5 marzo. Un battello veniva portato a mare su
di un carro e quindi spinto in acqua. Si trattava della prima nave che partiva in quell’anno. Si credeva che la
dea navigasse su questo battello e aprisse lei stessa il periodo della navigazione. Chi l’avesse seguita, pote-
va sperare di giungere felicemente in porto come lei. Secondo il mito egiziano, Iside fu la prima navigatrice a
vela quando dovette partire alla ricerca del figlio Arpocrate o di Osiride, il suo morto sposo. Trovò Osiride —
la cui manifestazione poteva essere la feconda acqua dolce — mentre essa stava attingendo acqua stra-
namente dolce (Osiride) in mezzo al mare. Questo miracolo si ripeteva nel culto; l’acqua veniva attinta da-
vanti alla foce del Nilo in punti dove la corrente faceva affluire l’acqua dolce per un tratto di mare.
Arriva dunque il mattino della festa. Mentre il giorno precedente il tempo era stato cattivo, la giornata si
apre radiosa; gli uccelli cantano e salutano «la madre delle stelle, dai tempi e la sovrana di tutto l’orbe»
(matrem siderum, parentem temporum orbisque totius dominam).
Nella processione, illustrata da Apuleio, sfilano numerose maschere che rappresentano quale un soldato,
quale un gladiatore, quale un cacciatore o un funzionario, un filosofo, un uccellatore, un pescatore, una
scimmia travestita da Ganimede, e un vegliardo con un asinello alato. Essi accompagnano il battello di Iside
che viene spinto a mare su ruote.
L’accostamento di «carrus navalis» a di maschere, in una festa primaverile, richiama alla memoria quello
che più tardi sarà il carnevale. La prima testimonianza medioevale di carrus navalis, riporta la vicenda di una
nave trasportata da Aquisgrana, attraverso Maastricht, Tongern e Loos in direzione della foce della Schelda.
Qui probabilmente sarebbe stata spinta in mare così come la nave di Iside a Corinto. Naturalmente le ma-
scherata e i trasferimenti di navi sono diffusi in tutto il mondo e le origini del carnevale medioevale vanno
ritrovate in prevalenza nel paganesimo germanico. E poiché nella vicinanze di Colonia a di Aquisgrana vi
sono molte testimonianze del culto di Iside — sul pulpito del duomo di Aquisgrana è possibile vedere ancora
la bella scultura in avorio che raffigura Iside e il suo battello — e quindi un nesso storico tra gli antichi
trasferimenti di navi e quelli medioevali è almeno probabile; la prima ipotesi (derivazione dal paganesimo
germanico) non esclude la seconda (derivazione dal culto romano di Iside).
Le maschere della processione per Iside non erano escogitate casualmente: esse rappresentavano la
natura dei loro portatori o le loro aspirazioni. Ogni «mista» di Iside era un «soldato» o un «gladiatore» al ser-
vizio della dea. Il «cacciatore» cacciava come una volta facevano Osiride e anche Arpocrate. Il
«funzionario» rivestiva il ruolo di un «mista» dalla classe superiore, ad esempio in un dibattimento per
giudicare la dignità di un candidato. Il vero «filosofo» è il sacerdote di Iside, il teologo. L’ «uccellatore» e il
«pescatore» sono missionari ai quali spetta il compito di catturare anime come uccelli e pesci. L’«orso» rap-
presenta la frigia madre degli dei e forse nel contempo una figura animale che il nuovo «mista» avrebbe
dovuto deporre entro breve tempo. La scimmia travestita da Ganimede sta a mostrare ciò che il candidato
era prima dell’iniziazione e ciò ch’egli sarà dopo: come Ganimede egli verrà simbolicamente rapito in cielo. Il
vegliardo con l’asinello alato imita da un lato Bellerofonte, che venne portato in cielo da Pegaso, il cavallo
alato; dall’altra esso rappresenta l’esitante Ocno col suo asino e quindi un uomo che non ha ancora
superato le prove dell’iniziazione. Tutte le persone mascherate si sono travestite per esaudire un voto: essi
non sono ancora iniziati ma si stanno preparando. Quando avranno realizzato i loro voti potranno togliersi la
maschera e indossare la bianca veste del seguace di Iside che li trasforma in aspiranti all’iniziazione. A
questo gruppo appartiene anche l’asino Lucio che lascerà presto il suo travestimento simile a una maschera.
Dopo le maschere sfilano i «misti» vestiti di bianco.
Gli iniziati ai gradi superiori agitano i sistri della dea e mostrano fieri la loro tonsura “con la radiosa calotta
cranica, stelle terrene della grande religione” (capillum derasi funditus verticem praenitentes, magnae
religionis terrena sidera). Essi portano simboli religiosi: una lampada dorata dalla forma di battello
(cymbium); la palma, simbolo della vittoria dell’immortalità e del sole; il braccio della giustizia; un recipiente
dorato dalla forma di seno, simbolo della dea che tutti nutre; un vaglio del grano (vannus), al quale nella
religione di Demetra e di Dioniso si collegano molteplici significati mistici: come le spighe vengono tagliate
(uccise) così avviene per l’uomo; la paglia viene separata dal grano e poi con il vaglio il grano viene
separato dalla pula, perché il grano possa venir seminato e dai semi possa nascere nuova vita; nello stesso
modo l’uomo può sperare che dalla sua morte sorga una nuova vita e come il grano nel vaglio viene sbattuto
da ogni parte così il neonato nella culla perché cresca: in realtà il vaglio del grano è stato non di rado
utilizzato come culla e il parallelismo tra bimbo e grano diventa così perfetto. In fine come la separazione del
grano dalla pula rappresenta una purificazione, la “ mystica vannus “ simbolizza nei misteri la purificazione
dell’anima degli iniziandi.
Nella processione sfilano per ultimi gli stessi dei: Anubis con la testa canina; Iside sotto forma di vacca;
Arpocrate sotto forma di serpente nella “ cista mystica “, Osiride sotto farina di acqua dolce nell’urna sacra,
Questa sfilata degli dei riprende il mito: dopo la morte di Osiride, Iside era andata alla ricerca dello sposo
ucciso accompagnata dal cane Anubis e ne aveva trovato il corpo nell’acqua sacra del Nilo. Essa attinse
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l’acqua, la versò nell’urna sacra e ricondusse a casa il resuscitato Osiride,


Il sommo sacerdote di Iside regge una corona di rose. L’asino Lucio gli si avvicina prudentemente per
poterne mangiare. Ma il sacerdote si rivolge a lui e persino gli offre la corona di rose; a questo punto Lucio,
sostenuto dalla forza prodigiosa dalla dea, riacquista forma umana. Nella notte precedente Iside era apparsa
in sogno non solo a Lucio ma anche al sacerdote, al quale aveva impartito le istruzioni necessarie; il duplice
sogno e la sua realizzazione dimostrano chiaramente l’intenzione della divinità di compiere un miracolo: a
livello narrativo un miracolo esteriore, a livello religioso, si dirà, un miracolo spirituale: nell’istante in cui il
«mista» prima dell’iniziazione si mette la corona sul capo, egli entra al servizio della divinità, l’asino si
ritrasforma in essere umano.
Un seguace di Iside porge a Lucio, nudo, la bianca veste del «mista». La metamorfosi di Lucio in essere
umano e la cerimonia che lo vede indossare la bianca veste del mista di Iside sono la stessa identica cosa.
Lucio è stato sottratto, così gli spiega il sacerdote, ai capricci della dea Fortuna, ed è ora sotto la pro-
tezione della Providentia; è scampato alle burrasche e ha raggiunto il porto della quiete (portus Quietis);
Liberato (absolutus) dalle afflizioni del passato, trionfa sulla casualità, sulla Fortuna, ed è felice grazie alla
provvidenza della grande Iside. Il sacerdote incita Lucio alla «sancta militia» verso Iside e a bramare
l’iniziazione. “ Infatti, solo quando comincerai a militare al servigio della dea, solo allora potrai meglio capire
il valore della tua libertà “ (nam cum coeperis deae servire, tunc magis sentles fructum tuae libertatis).
L’espressione è paradossale, così come la designazione di Iside quale “ saeculorum progenies initialis “;
ma molte sono le verità religiose che non si possono esprimere se non con paradossi.
La comunità dei «misti» è testimone del miracolo religioso. Mentre Lucio tace, come si addice ai novizi, gli
altri seguaci esaltano la divinità, poiché in questo giorno Iside ha voluto ch’e gli ritornasse tra gli uomini
(reformavit) e che “ in certo senso rinascesse “ (renatus quodam modo).
Lucio affitta una camera in prossimità del tempio; le dimore ivi situate erano destinate al periodo di pre-
parazione dei novizi. Al cospetto della statua della divinità egli medita sulle alterne vicissitudini dalla sua vita
passata, digiuno, si mortifica e partecipa ai regolari servizi divini, narrando ai parenti le molteplici vicende del
suo destino. Poiché nella religione dei misteri i « parenti » sono i fratelli di fede, questa narrazione equivale a
una pubblica confessione. Il contenuto di questa deve coincidere con tutto il romanzo di Lucio; si intravede
qui una delle radici da cui si è sviluppato il romanzo, quale genere letterario.
Durante il noviziato, Lucio fa spesso sogni di significato religioso. Una volta gli appare in sogno il
sacerdote di Iside che gli annuncia il ritorno dello schiavo Candidus (bianco, candido) abbandonato da Lucio
nel momento In cui era stato trasformato in asino, Lucio in realtà aveva avuto diversi servitori, ma mai uno
schiavo di nome Candido; il sogno doveva quindi avere un significato diverso. Il mattino successivo ha luogo
un solenne servizio divino che per Lucio costituisce una delle cerimonie preparatorie all’iniziazione. Al
culmine della festa tornano a Lucio quei servitori che egli aveva abbandonati a suo tempo; gli riportano
alcuni oggetti da lui posseduti e, inoltre, un cavallo bianco. Il racconto si riferisce chiaramente a una ceri-
monia che riveste un ruolo ben definito in seno al culto. Gli oggetti che Lucio riceve sono probabilmente
«simboli» religiosi, oggetti sacri, che designavano il contenuto religioso della religione di Iside. Nel culto, al
cavallo bianco poteva aver corrisposto una veste bianca. Una teoria mistica di quei tempi postulava
l’esistenza di un «corpo astrale», di un «compagno», «consorte» dell’anima, composto da parti infinitesimali
della materia, con l’aiuto del quale l’anima, dopo la morte poteva ascendere alla sua stella fissa passando
attraverso la sfera dei pianeti. Nel sistema isiaco questo «compagno» per il viaggio verso l’alto era costituito
dalla veste bianca dell’iniziato.
Dopo altri giorni di preparazione, nella stessa notte Iside appare in sogno a Lucio e al sacerdote della co-
munità e indica loro il giorno della iniziazione. Questo duplice sogno escludeva qualsiasi casualità; a parlare
era stata veramente la dea in persona e il sogno valeva come oracolo. Il giorno dopo Lucio fa un altro bagno
purificatorio; il sacerdote la accompagna, pronuncia la remissione dei peccati (praefatus deum veniam) e lo
cosparge di acqua pura. Dopo l’assoluzione debbono passare ancora dieci giorni di digiuno, poi viene il
giorno dell’iniziazione.
La descrizione dei riti veri e propri di iniziazione a Iside è stata tralasciata, Lucio accenna soltanto al
comenuto della cerimonia: «Giunsi al limite della morte; posai il piede sulla soglia di Proserpina; al ritorno fui
trasportato attraverso tutti gli elementi del cosmo; in piena notte vidi il sole irraggiar la sua luce fulgente; mi
presentai al cospetto degli dei di sotterra e del cielo; e da vicino compii atto di adorazione» (accessi
confinium mortis et calcato Proserpinae Iimine per omnia vectus elementa remeavi, nocte media vidi Solem
candido coruscantem lumine, deos inferos et deos superos accessi coram et adoravi de proxumo). Tutto ciò
corrisponde alle esperienze di Psiche: che era passata davanti a Proserpina, aveva visto splendere nella
notte il dio del Sole (Cupido -Eros - Arpocrate) e aveva adorato gli dei del cielo e degli inferi; rapita per le
nozze sull’Olimpo, Psiche aveva fatto un viaggio attraverso i quattro elementi (terra, acqua, aria e cielo
infuocato). Lucio in ognuna delle dodici ore notturne ha dovuto indossare un abito nuovo; sull’abito sono
Reinhold Merkelbach - Le Metamorfosi” e i misteri di Iside 7

ricamati draghi e grifoni che popolano gli inferi. Egli è dunque circondato da codesti animali. Analogamente
Psiche sul suo cammino verso la fonte di Stige era stata minacciata dai draghi.
Quando la notte giunge alla fine, Lucio ha ripercorso il tragitto del Sole attraverso l’emisfero sotterraneo;
egli ritorna dal regno dei morti come il sole nascente. Viene vestito con raffinatezza ad immagine del dio del
Sole (Arpocrate - Eros) e salutato dai «misti» come il sole del mattino.
Molti dettagli della cerimonia d’iniziazione rivelano una forte analogia con la consacrazione dei re egiziani.
Anche qui l’appello avveniva mediante un sogno o un oracolo, e la cerimonia comprendeva il battesimo,
l’incoronazione, la presentazione del nuovo re al popolo, l’acclamazione gioiosa e il banchetto. Non è difficile
spiegare queste concordanze. Il faraone rappresentava un nuovo Horos - Arpocrate e la stessa cosa vale
per il mista di Iside, il quale veniva ornato come un dio del Sole (SoI - Horos), con una corona di raggi,
un’aureola, una fiaccola accesa nella mano destra, come Arpocrate - Eros che diffondeva luce, come il dio
del Sole. Anche la cerimonia imperiale bizantina della «prokypsis», che si svolge il giorno prima di Natale
rivela notevoli affinità con il rito. Nei loro tratti fondamentali questi riti iniziatori hanno origini molto antiche.
Osiride, la potente divinità già dell’antico Egitto, incarnava il primo essere vivente, il primo re, e il primo
morto; in tal modo Io stesso schema cerimoniale poteva essere trasferito dalle cerimonie d’iniziazione per
una singola persona, ai rituali dei re e al culto dei morti. L’iniziazione ai misteri di Iside avveniva «alla
stregua di una morte volontaria» (ad instar voluntariae mortis).
Dopo l’iniziazione, Lucio trascorre un lungo periodo in contemplazione estatica della statua di Iside.
Piange per la commozione religiosa e prega la dea, redentrice e madre degli uomini, Provvidenza che sta al
di sopra del fatale influsso delle stelle e sa sciogliere le fila del fato.
Dopo di che Lucio parte alla ricerca della via diretta verso casa (patrium larem), Essendo di Patrasso, nel
Peloponneso, egli parte da Corinto per raggiungere quella città. Ma dopo breve tempo e «dietro ispirazione
della possente dea» (deae potentis instinctu) prosegue verso Roma. È evidente che il breve soggiorno a
Patrasso riveste significato allegorico: la vera patria dell’anima umana è nell’aldilà. Durante il periodo
dell’iniziazione da Corinto Lucio era tornato per un breve periodo nella sua «patria» religiosa. Ma finché
l’uomo vive sulla terra, non può rimanere in patria ma deve proseguire nel suo pellegrinaggio terreno
(peregrinatio).
Roma in questo periodo è già divenuta, accanto all’egiziana Memfis, il centro della religione di Iside; Lucio
definisce Roma la sacrosancta civitas. Vive un anno in questa città e quindi viene chiamato in sogno a una
seconda e subito dopo a una terza iniziazione. Anche a questi stadi superiori dell’iniziazione è dedicata una
descrizione breve e allusiva. La seconda è un’iniziazione a Osiride e si svolge probabilmente nella notte tra il
24 e il 25 dicembre. Nel sogno Lucio vede un seguace romano di Iside, zoppicante, il quale reca alcuni
simboli dionisiaci (tirso ed edera, Dioniso veniva equiparato a Osiride) e altri oggetti sacri, dei quali Lucio
tace; senza dubbio simboli del culto di Osiride. L’uomo porta questi oggetti nella sua casa — così prosegue
il sogno di Lucio — si abbandona su di un sedile e annuncia un banchetto religioso. Dall’Apologia di Apuleio
sappiamo che egli stesso conservava nella propria casa una statuetta dionisiaca (o di Osiride) consacrata.
La consegna degli oggetti a Lucio da parte del seguace di Iside preannuncia quindi una cerimonia
d’iniziazione, nella quale l’iniziando riceve alla fine alcuni oggetti consacrati. Il banchetto si svolge al termine
della cerimonia. Anche lo zoppicare del seguace di Iside ha probabilmente un significato religioso; forse
l’allusione a una ferita alla coscia, quale Osiride e Adone, sovente posti sullo stesso piano, (e Tlepolemo
nella storia che abbiamo riferita) avevano ricevuta. Quando Lucio si risveglia, si affretta per assistere al
servizio divino del mattino nel tempio di Iside, ove incontra un uomo chiamato Asinius Marcellus, il quale
aveva avuto un sogno del tutto identico. Di nuovo il duplice sogno vale quale garanzia del fatto che la
divinità vuole che l’avvenimento onirico sia recepito come un ordine. Asinius, già per il nome che porta,
conviene perfettamente all’uomo-asino Lucio.
Degno di nota il fatto che Asinius abbia sognato che un «uomo di Madaura» (e non «un uomo di Patras-
so») sarebbe giunto a lui. Poiché Apuleio era originario di Madaura, è evidente che l’eroe del romanzo Lucio
si identifica con l’autore. Si è detto spesso che Apuleio in questo caso «non è stato in carattere». Forse si
dovrebbe piuttosto dire che per lui fare di Patrasso la città originaria di Lucio ha avuto soltanto un significato
simbolico e voleva significare che l’origine dell’anima umana si trova nella patria dell’aldilà.
Per venir ammesso alla nuova iniziazione, Lucio deve pagare un compenso; deve cioè dimostrare che
per lui la felicità religiosa possiede anche un valore venale. Poiché non possiede ricchezze è costretto a
vendere il vecchio abito, spogliandosi in tal modo anche della sua vecchia natura; l’iniziazione è infatti un
«rinnovamento» (reformatio).
Il libro non riporta ulteriori notizie sulle singole cerimonie. È possibile che il rituale della sepoltura sopra
descritto sia appartenuto ai riti di questo stadio, Dopo la seconda iniziazione, Lucio riscuote molto successo
quale avvocato. Evidentemente i seguaci di Iside erano strettamente uniti anche nella vita di tutti i giorni e
perciò entrare nella loro cerchia significava pure spesso aver trovato la via giusta per il successo
commerciale.
8 Reinhold Merkelbach - Le Metamorfosi” e i misteri di Iside

Dopo breve tempo ha luogo la terza iniziazione; Lucio viene ammesso nel collegio dei «portatori di sacre
nicchie» (pastophori), In Egitto i pastofori erano una specie di clero inferiore, l’appartenenza alla casta sa-
cerdotale vera e propria era ereditaria. In Grecia e in Italia i sacerdoti di origine egiziana erano in numero
assai esiguo tra i seguaci di Iside; le persone più in vista della comunità erano i pastofori, che venivano
quindi scelti a seconda delle capacità e dei meriti. A loro appartiene ora anche Lucio.
Questo è tutto quanto è detto sulla terza iniziazione; ma quale sia la grandezza della divinità è facile
immaginare dalla seguente descrizione:

Il dio, più potente dei grandi dei


e tra i potenti il massimo
e tra i massimi il sommo
e tra i sommi il sovrano
Osiride

Deus deum magnorum potior


et potiorum summus
et summorum maximus
et maximorum regnator
Osiris

Definizione illogica, si dovrebbe dire a stretto rigore:


con un «massimo tra i potenti» la serie dovrebbe terminare, e non vi potrebbero essere accanto a lui altri
«massimi» tra i quali poi un altro di nuovo sia il più potente. E se ancora quest’ultimo fosse il più grande non
vi potrebbero essere altri massimi accanto a lui, sul quale regnerebbe il solo Osiride. Ma ovviamente Apuleio
voleva solo far intendere che la grandezza del suo dio non si può descrivere con il linguaggio dell’uomo.
I misteri di Iside furono una forma di culto molto elevata e dignitosa. Essi fiorirono in un periodo nel quale
l’intero mondo civilizzato confluiva nell’impero romano. I popoli e le religioni erano livellati; dagli scambi
reciproci nacque una nuova civiltà. Essa, se considerata alla luce delle antiche civiltà, potrebbe apparire un
prodotto della decadenza. Ma è nell’eterno divenire che si attuano il destino e le migliori speranze dell’uomo.

REINHOLD MERKELBACH

MERKELBACH, Reinhold, Introduzione. Le “Metamorfosi” e i misteri di Iside, in APULEIO, Le Metamorfosi o


L’asino d’oro, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 1977, pp. 5-25.

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