Sei sulla pagina 1di 9

DISTURBO ISTERICO/ISTRIONICO DI PERSONALITA’:

All’interno di tale categoria si distinguono:

- Un gruppo più “sano” (pazienti isterici)


- Un gruppo più “disturbato” (pazienti istrionici)

Per alcuni autori questi gruppi rappresentano gradazioni lungo un continuum, per altri autori sono entità
diagnostiche distinte.

Ciò che sembra accomunare i soggetti isterici e istrionici è una sovrapposizione nelle caratteristiche
apparenti del comportamento, come emotività labile e superficiale, ricerca di attenzione, disturbi della
funzione sessuale, dipendenza, impotenza e auto-drammatizzazione.

- Disturbo isterico: funzionamento ben integrato e di alto livello (nevrosi)


- Disturbo istrionico: variante molto più primitiva, molto più impulsiva e molto meno stabile; per molti
aspetti ricorda il disturbo borderline o narcisistico di personalità.

DISTURBO ISTERICO DI PERSONALITA’: DISTURBO ISTRIONICO DI PERSONALITA’:


1. Emotività controllata e circoscritta 1. Emotività florida e generalizzata
2. Esibizionismo sessualizzato e bisogno di 2. Esibizionismo avido con un aspetto
essere amati esigente, orale, che appare “freddo”
3. Buon controllo degli impulsi 3. Impulsività generalizzata
4. Seduttività attraente 4. Seduttività cruda, inadeguata e
distanziante
5. Ambizione e competitività 5. A-finalismo e impotenza
6. Relazioni oggettuali triangolari mature 6. Relazioni oggettuali diadiche primitive
caratterizzate da adesività, masochismo e
paranoia
7. Le separazioni da oggetti d’amore 7. L’abbandono da parte di oggetti d’amore
possono essere tollerate induce una profonda ansia di separazione
8. Super-Io superficiale con predominanza
8. Super-Io rigido e alcune difese ossessive di difese primitive
9. Intensi desideri transferali sessualizzati si
sviluppano rapidamente e sono
9. I desideri sessuali nel transfert si
considerati realistici
sviluppano gradualmente e sono
considerati irrealistici

DSM-5:

Un pattern pervasivo di emotività eccessiva e di ricerca di attenzione che compare entro la prima età
adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da 5 (o più) dei seguenti elementi:

1. è a disagio in situazioni nelle quali non è al centro dell’attenzione;

2. l’interazione con gli altri è spesso caratterizzata da comportamento sessualmente seducente o


provocante;

3. manifesta un’espressione delle emozioni rapidamente mutevole e superficiale;

4. utilizza l’aspetto fisico per attirare l’attenzione su di sé;


5. lo stile dell’eloquio è eccessivamente impressionistico e privo di dettagli;

6. mostra auto-drammatizzazione, teatralità ed espressione esagerata delle emozioni;

7. è suggestionabile, cioè facilmente influenzato dagli altri e dalle circostanze;

8. considera le relazioni più intime di quanto non siano realmente.

Hanno in comune un’emotività florida, che ci aiuta a contraddistinguere subito il disturbo; anche a livello di
alto funzionamento questi pazienti impattano nella relazione con il cuore in mano: il coinvolgimento
emotivo è subito molto forte, l’alleanza terapeutica si instaura subito, tuttavia la percezione è che in
qualche modo sia superficiale. Questo non è vero, nel senso che il paziente ad alto funzionamento è
assolutamente capace di sentimenti profondi e duraturi ma l’aspetto di labilità e superficialità si trova
comunque nella velocità con cui instaura delle relazioni. Mentre la persona non isterico-istrionica ha
bisogno di un certo margine di tempo per legarsi all’altro, il paziente isterico ad alto funzionamento vuole
subito bene. Nell’altra variante il problema è legato anche a repentini spostamenti pulsionali: è innamorato
di una persona un giorno e il mese successivo il grande amore della sua vita può essere un’altra persona.

Troviamo aspetti di dipendenza in maniera abbastanza trasversale: facciamo diagnosi differenziale con il
disturbo dipendente di personalità, da cui lo discriminiamo grazie alla forte emotività che cogliamo
immediatamente.

L’aspetto dell’auto-drammatizzazione significa che nella narrazione di questi pazienti troviamo un


compiacimento nel dramma, che spesso è legato alle proprie vicende di vita, o che comunque ci portano a
breve anche rispetto a tutte le persone che hanno vicino. Si tratta in un certo senso dell’eco di una fame
affettiva profonda, che c’è a entrambi i livelli.

Un’altra caratteristica temperamentale cruciale di questo disturbo è un aspetto ipertimico costituzionale,


laddove vediamo un trait d’union con il paziente antisociale e narcisista che ci fa capire come il cluster B
abbia una vulnerabilità temperamentale. Il paziente isterico sembra avere una predisposizione a una fame
affettiva e a una risposta fisiologica più reattiva e veloce agli stimoli; tuttavia, mentre l’antisociale ha
bisogno di stimoli molto intensi per emozionarsi, al lato opposto il paziente isterico-istrionico si emoziona
subito (accelerazione cardiaca e attività elettro-dermica più marcate). Questa abitudine fa sì che questi
pazienti non riescano ad abituarsi a vite piatte, quindi o si creano degli incidenti relazionali che diano
pathos, oppure se non ne hanno riverbereranno al loro interno i drammi vissuti da loro o dalla loro famiglia
facendone un dramma personale. Non è così raro che queste persone arrivino all’osservazione clinica per
aiutare qualcuno: noi dall’esterno notiamo un momento di vita in cui tutto va bene, ma la paziente
comincia a stare male per qualche dramma familiare, ne fa un dramma personale e giunge in terapia
chiedendo come possa aiutare quella persona. Il tipico incipit terapeutico di questa forma di sofferenza è
dato proprio dalla fame affettiva e dalla richiesta di aiuto per problemi relazionali; sono efficaci perché, se
non creano problemi di relazioni extraconiugali con colleghi e capi, in quanto si cerca di drammatizzare il
dramma edipico che hanno vissuto, funzionano bene perché hanno caratteristiche di dipendenza e
sottomissione alle autorità però con un aspetto di energia forte, quindi non è la dipendenza supina che
troviamo nel paziente dipendente che esegue e il cui segnale al mondo è “io ci sono, mi adopero per te”,
ma è qualcosa di più: ci aspettiamo un altro tassellino nella comprensione di questo disturbo nel momento
in cui il paziente istrionico ci dice “io sono speciale per te”, quindi al leader della struttura dirà “io ci sono,
funziono, dipendo da te purché tu mi assicuri un legame elettivo”. Questo diventa un’arma a doppio taglio
in psicoterapia: ci sono una grande alleanza e un grande affetto, il paziente tipicamente vorrebbe sapere
tutto della nostra vita, la terapia è molto facile e basata sul transfert se il livello di funzionamento è alto; ma
di contro c’è una moneta che implicitamente chiedono, ovvero di essere il paziente speciale e preferito
(“come sono gli altri pazienti? Ma lei è così con tutti?”). Non siamo ancora in un transfert erotico ma
nell’esigenza di un rapporto elettivo.
Entriamo nel dettaglio di queste due forme di sofferenza per poi cercare di capire quale sia il trauma
relazionale evolutivo che ha predisposto questa strutturazione: le diagnosi non sono altro che abbozzi di
traiettorie evolutive rispetto a un dolore antico, per cui cerchiamo di capire cosa sia mancato e perché la
personalità si sia strutturata in quel modo rispetto a quello di cui aveva bisogno e che non ha avuto.

Le differenze tra disturbo isterico e istrionico sono ben spiegate da Gabbard, quindi dobbiamo avere grande
dimestichezza nel distinguerle:

1. Emotività controllata e circoscritta: è un’emotività iper-esposta e florida, ma comunque circoscritta a


un evento narrato, quindi non avremo una paziente agitata per tutto ma una paziente che ci porta un
suo elemento relazionale (“mia figlia è stata lasciata dal suo ragazzo, io gli ero affezionatissima, la vorrei
prendere a schiaffi e le vorrei dire ma cosa fai, era il ragazzo perfetto per te, ma dall’altro lato so che è
la sua vita: dottore mi aiuti a capire cosa devo fare”). Nel livello più basso di funzionamento troveremo
invece un’emotività floridamente casuale: fanno qualsiasi cosa pur di esprimere lo strabordare e
l’incontrollabilità delle proprie emozioni per agganciare l’altro in una relazione elettiva a tutti i costi.
2. Sessualità: c’è un esibizionismo della propria bellezza o comunque delle proprie caratteristiche fisiche
superiore al normale, quindi ci aspettiamo una seduttività anche vagamente ammiccante dal punto di
vista erotico nel caso del paziente isterico e invece una esibizione sessuale sfacciata nel paziente
istrionico, che ha a che fare sempre con la seduttività sottilmente attraente dell’isterico e la seduttività
cruda e inadeguata che arriva a essere distanziante nel paziente istrionico, che ci prova con il terapeuta
e gli chiede “ma lei non ha mai fatto fantasie di venire a letto con me? A me piacerebbe: mi sono
masturbata pensando a lei”: è una comunicazione erotica sfacciata ma la sentiamo talmente esplicita e
cruda da essere distanziante senza tenere conto della situazione sociale (può andare bene in discoteca,
ma non in tutti i contesti). Non c’è modulazione dell’affetto, mentre nel caso di una condizione ad alto
funzionamento la paziente imbarazzata e sollecitata dal suo terapeuta descrive in maniera civettuola di
desiderarlo, consapevole però dell’irrealizzabilità delle sue fantasie. Ci aspettiamo un comportamento
seduttivo e un abbigliamento provocante: “lei mi piace molto e mi aspetto che lei lo abbia capito, ma
non mi aspetterei mai di fare nulla di più perché è chiara la natura della nostra relazione”. È una
condizione abbastanza diffusa, come il narcisismo. L’arresto evolutivo è arrivato a un punto nel quale è
molto facile lavorare: sono pazienti che danno tanta soddisfazione in terapia, quindi vale la pena capirli
bene.
3. Relazioni oggettuali: nel funzionamento isterico ci aspettiamo relazioni triangolari mature, quindi nel
momento in cui sopraggiunge un terzo nella relazione non cercano di farlo fuori e schiacciarlo ma di
accoglierlo come un potenziale alleato o una risorsa o un oggetto d’amore. Un esempio tipico che ci
viene in mente è un figlio che sopraggiunge in una coppia: un istrionico a basso funzionamento cerca di
farlo fuori quantomeno psicologicamente perché interrompe una relazione speciale ed elettiva che
riesce a concepire solo come simbiotica. Tutti i disturbi della personalità tollerano male qualsiasi
interruzione della simbiosi, che nel caso del disturbo istrionico verrà vista come un competitor sessuale,
perché la tematica sessuale edipica è fondamentale in questa forma di sofferenza. Immaginiamo una
mamma istrionica più competitiva con una bambina, che verrà predisposta a diventare anch’essa
isterico-istrionica non solo come modello ma anche per la competizione che spesso stabilirà contro di
lei. Nel caso dell’isteria matura invece ci aspettiamo un ottimo rapporto con una figlia femmina che
entra, verrà vezzeggiata e coccolata, al limite il rischio sarà di farla somigliare a lei come una bambolina,
che è molto diverso dal volerla schiacciare e farla fuori.
4. L’abbandono è tollerato in un caso, seppure fonte di profonda sofferenza fuori dal comune, ma
comunque viene tollerato; nell’altro caso, non viene assolutamente tollerato e viene preso come uno
smacco personale dal punto di vista della propria fisicità e sessualità (“non mi vuoi, non mi desideri
più”). È molto interessante in questo senso la proposta lacaniana della sofferenza isterico-istrionica e
del corpo, che non è vissuto come corpo fisico ma libidico, quindi non è strumento dell’esistenza ma
strumento a uso dell’altro, di seduzione e di piacere dell’altro: è un corpo simbolico che si dà, quindi il
rifiuto della persona come corpo è sempre sessuale e dell’erotizzazione che offre. Il rifiuto è ontologico:
non rifiuto la relazione con te, ma te e il tuo corpo, per cui se non ti desidero più vuol dire che fai schifo
in toto proprio perché il corpo non è salvo dal rifiuto essendo un corpo libidico ed erotico. Ritroviamo
infatti l’aspetto di conversione nelle forme di più basso funzionamento, perché è un corpo simbolico e
di desiderio, la cui funzione è principalmente quella di comunicare e vivere l’erotismo ed entrare in
relazione attraverso la sessualizzazione, per cui viene usato come mezzo di comunicazione simbolico
(paralisi della mano, forme di vaginismo, dolori alla mammella in assenza di cisti, aspetti pseudo-
neurologici di svenimenti, capogiri o vertigini nel momento in cui la persona amata che piace la rifiuta).
Tutte queste sindromi pseudo-neurologiche non sono somatizzazioni ma conversioni, nella misura in
cui comunicano qualcosa che la parola non riesce a comunicare, che spesso è una comunicazione
edipica di desiderio e sessualizzazione. Paradossalmente, questa erotizzazione e questo desiderio
possono rientrare in una pan-sessualità: immaginiamo una donna a basso funzionamento
elettivamente eterosessuale per via della natura profondamente edipica di questo conflitto, che può
tuttavia avere spesso rapporti bisessuali per via della pan-sessualizzazione, per cui si sentirà
elettivamente eterosessuale e si innamorerà di uomini, ma facilmente potrà avere rapporti anche con
donne per via del suo modo di sedurre che necessariamente passa sul piano del corpo. Questo aspetto
è in comune con il borderline, in cui è ancora più evidente questo aspetto di pan-sessualità e
promiscuità, che è un modo per entrare in contatto con l’altro che non si riesce a comprendere e ad
afferrare, per cui lo si ferma con il corpo e lo si sente solo in questo modo, ma non è un corpo libidico e
non accede alla dimensione del desiderio e della seduzione, non è un “vengo a letto con te, che tu sia
uomo o donna, anche se non sono innamorata di te” e attraverso la sessualità uso un mezzo per
comunicare qualcosa e vivere con te un’esperienza affettiva intensa che io non riesco a mettere in atto
con le parole, per cui se ho un capo donna che ci prova con me io ci sto perché è il mio modo di
condividere l’eccitazione e vivere un’esperienza intensa con il mio corpo che non è corpo ma parola
(istrionismo); invece nel borderline non ci sono le parole, ma un corpo che sfugge, per cui fermo il mio
corpo e quello dell’altro con l’atto sessuale e l’orgasmo, perché in quel modo sento qualcosa che non
riesco a sentire e lo cerco disperatamente perché ho bisogno di provare piacere, e penso che anche
dando piacere all’altro io lo faccia sentire vivo, altrimenti io non riesco a sentirmi vivo. Invece l’isterico-
istrionica si sente tantissimo viva e l’orgasmo è l’ultimo dei problemi, perché è un mezzo, tant’è vero
che ha spesso problemi di anorgasmia dal momento che anche nella paziente ad alto funzionamento
per prima cosa è quasi secondario e in secondo luogo [ne parliamo dopo].
5. Super-Io: è un modo che ci permette di capire il funzionamento. La presenza di un Super-Io ci permette
di discriminare se la paziente è isterica o istrionica nei termini di senso di colpa, che ci dà speranza per
un buon esito perché ci fa capire che l’apparato psichico quantomeno è formato in tutte le sue
componenti essenziali. Allora immaginiamo pazienti estremamente seduttive, attente al legame,
solidali, piacevoli, apparentemente allegre anche se di fondo c’è sempre un grande dolore che viene
espresso cercando dei drammi perché quando fai capire a un paziente a basso funzionamento che non
è un problema suo può dire “ma io se ho voglia di piangere allora come faccio?”. Questo dolore di
fondo ha quindi bisogno di un abbozzo di pretesto per uscire anche rispetto a cose che non riguardano
direttamente. Tuttavia, l’aspetto evidente è di grande scintillio e giovialità perché essendo seduttivi si
dà piacere all’altro per cui l’altro resta vicino e mi sceglie, visto che la paziente isterico-istrionica vuole
essere la prima scelta e ha un bisogno disperato di sentirsi l’oggetto di desiderio. Il tipico conflitto
super-egoico di colpa della paziente così strutturata nella vita reale avrà a che fare con il sedurre e
avvicinarsi molto più di quanto vorrebbero per poi ritirarsi col rischio di ferire l’altro: il fatto cioè di aver
sedotto ma poi non accolto. Più il funzionamento è alto più la paziente si ferma prima della
dichiarazione, ma nel momento in cui si rende conto di dover ritrattare e di dover far capire all’altro che
la desidera, la ama e la vuole che lei non ci starà già mette in atto un conflitto di colpa e si rende conto
della propria agency, che è un altro modo di definire il livello evolutivo per noi, per cui più il paziente ci
mette su un piatto la consapevolezza della responsabilità di una parte degli eventi più siamo rassicurati
che c’è una mentalizzazione adeguata per proporci una situazione nella sua complessità. Invece
nell’altro caso non ci sarà un conflitto di colpa ma avremo piuttosto uno stupore di fronte al marito
dell’amica che manda un messaggio del tipo “sono libero stasera, vieni da me?” e la paziente pensa
“com’è possibile, cosa si è messo in testa questo?” perché non riesce a cogliere i comportamenti che
mette in atto: un episodio del genere una volta non fa diagnosi, ma 2-3 volte è già una ricorrenza più
rilevante.
6. Esibizionismo: siamo sempre un po’ ciechi dei nostri limiti. Anche un narcisista a buon funzionamento
se gli viene detto che decide sempre tutto lui ci resta male, si sente in colpa e prova a rimediare, ma
intanto lo fa. Allo stesso modo, l’isterica ad alto funzionamento pensa che sia normale relazionarsi in
modo vagamente civettuolo, seduttivo o esibizionistico, ma la caratteristica che ci permette di
distinguere tra l’esibizionismo del narcisista e quello della paziente isterico-istrionica la …, anche se
anche il narcisista potrebbe fare il dongiovanni della situazione. Le caratteristiche che nell’MMPI sono
tipicamente di un certo genere sessuale e che ricevono risposte elevate nei pazienti (amo fare vestiti,
amo farmi bella, mi piace mostrarmi forte fisicamente) sono preferite dai pazienti isterico-istrionici o
narcisisti, perché è un aspetto di potenza (in realtà anche l’antisociale non disdegna di sentirsi forte e
onnipotente, ma non accetta di dire che ha bisogno dell’apprezzamento dell’altro). Questi aspetti di
genere magnificati si ritrovano spesso: la seduttività può essere presente anche nel narcisista, ma c’è
un modo diverso di essere esibizionisti e al centro dell’attenzione, perché oltre all’aspetto sessuale che
il narcisista potrebbe mettere in atto perché è un vero uomo più degli altri, allora se ha tante donne
questo dovrebbe confermare la sua virilità, c’è l’aspetto della sottomissione e dell’umiliazione.
Nell’organizzazione isterico-istrionica, pur di mantenere l’attenzione, ci si mette facilmente in ridicolo
perché l’importante non è essere i migliori ma i più desiderabili, quindi tu puoi essere desiderato anche
richiedendo l’attenzione come figura inerme che ha bisogno di accudimento, dopotutto non hanno
potere, quindi non devono dimostrare di averlo perché danno per scontato di non poterlo gestire, anzi
ne hanno paura e si mettono in una posizione di ridicolo pur di avere l’attenzione dell’altro, cosa che il
narcisista non farà mai. Moana Pozzi rappresenta un funzionamento isterico-istrionico prototipico. A
livello alto sono persone che funzionano benissimo e vanno in diagnosi differenziale con
l’organizzazione ossessivo-compulsiva: il Super-Io è assolutamente intransigente ed estremamente
normativo, e nella dinamica edipica questo ha un significato importante.
7. Desiderio sessuale nel transfert
8. Anorgasmia

 Aspetto del trauma di queste pazienti: tipicamente c’è stato un arresto nella fase pre-edipica nel
momento in cui la bambina (è più frequente nelle donne, ma nel caso del bambino invertiamo i ruoli)
dovrebbe identificarsi con sua madre superando il conflitto edipico e spostando il suo amore verso gli
uomini del mondo, si innamora edipicamente del padre che non è completamente raggiungibile per cui
si identifica e porta con sé dentro la mamma come modello per aprirsi al mondo, pur mantenendo una
quota di amore pulsionale sul modello paterno, quindi vi è una rimozione ben riuscita e sana.
Comprendere la rimozione ci permette di capire molto bene questa forma di sofferenza che ruota tutta
attorno a questo processo: nell’Edipo l’amore per il padre (o l’amore per la madre nel caso maschile)
viene rimosso e spostato nell’inconscio dinamico dove viene tenuto parzialmente svincolato dalla
pulsione che lo aveva generato, così la pulsione è libera di aprirsi alla realtà esterna e di cambiare
l’oggetto che diventa un ragazzo o una ragazza, pur mantenendo la meta, ovvero lo scarico pulsionale
libidico. In questo caso il processo di rimozione parzialmente fallisce ed è molto interessante, perché
questa quota pulsionale rimane troppo ancorata alla sua rappresentazione, il che spiega perché
nell’eloquio lo stile è così impressionistico ma manca di dettagli, dal momento che l’aspetto simbolico
non è completamente libero ma è ancora impastato nella pulsione, per cui nell’eloquio avremo una
comunicazione molto intensa ma molto lacunosa di dettagli concreti perché l’aspetto cognitivo è
intaccato. La bambina non viene facilitata nell’identificazione con sua madre, la cui figura è deludente,
cattiva o completamente impotente e manchevole di attenzioni e premure (es: una paziente da
bambina si addormentava sempre nel lettone accanto al padre e la madre con il piumone la faceva
cadere dal letto dicendo “vai via di qua, sporcacciona” proiettandole già un’intenzione sessualizzata che
a 4-5 anni non poteva avere rispetto al padre): la madre è competitiva, incoerente e minacciosa e non
permette un’identificazione a fronte di un padre seduttivo e molto potente che riusciva a tenere a bada
la madre “cattiva”, ma raramente nella letteratura arriva a un abuso fisico vero e proprio e allora ci
aspettiamo un funzionamento estremamente basso, più spesso ci aspettiamo un comportamento
sessuale che potrebbe essere caratterizzato da carezze erotiche in parti erogene, ma non tali da essere
esplicite (tipico nei racconti delle pazienti è “mi dava le sculacciate sul sederino”, che possono
richiamare un aspetto erotico e sessuale ma non in maniera franca e non arrivano a essere significate
come abuso). Il padre si presenta come unico principe e uomo della sua vita, che la proteggerà sempre
ma ovviamente è una promessa destinata a fallire, perché non può essere il suo compagno o il suo
partner sessuale né darle le attenzioni che un uomo può darle. D’altro canto, lei rimane bloccata nel
suo sviluppo emotivo perché non vuole essere come la madre, quindi rimane la piccolina del papà; ecco
perché nella storia di queste pazienti c’è una costellazione di eventi che porta a incistare la posizione di
cocca di papà in quanto figlia più piccola, graziosa e civettuola che il padre vezzeggia e alla quale si
rivolge per le attenzioni sessuali e relazionali che dalla moglie non ha più ma che cerca nello sguardo
adorante della bambina innamorata, pur fermandosi. La costellazione tipica è rappresentata da una
madre isterico-istrionica, borderline o psicotica e incapace di mentalizzare i bisogni della figlia, e padre
narcisista (“guardami e ammirami perché sono meraviglioso, poi però non ci sono e non ti conduco per
mano”: se il padre fosse emotivamente evoluto farebbe fronte a una madre così manchevole e
deludente, ma il padre si ferma e lì si ferma anche lo sviluppo evolutivo della ragazzina). Quando il
padre viene a mancare, prototipicamente ci aspettiamo un peggioramento: le pazienti adulte vengono
immediatamente in terapia quando il padre muore a causa di un crollo totale, perché rimangono
sguarnite di una figura con cui comunque l’investimento libidico era pulsante e vibrante, quindi è come
se fosse morto il loro compagno; se muore da bambina, incista ancora di più quell’aspetto di
idealizzazione, perché in adolescenza ed età adulta il padre un po’ delude per cui la quota di
investimento va altrove, se invece il padre rimane perfetto e non si ha avuto modo di vedere nessun
fallimento si ha una cronicizzazione. Ci immaginiamo un Edipo precoce e non completamente concluso
che non arriva a compimento e si incista lì; in questa attesa la paziente isterico-istrionica costruisce
tutto il suo desiderio: sono pazienti fatte di desiderio ed è questo il motivo per cui in letteratura
troviamo che spesso la sofferenza isterico-istrionica erotizza l’assenza, infatti abbiamo l’erotizzazione
dell’assenza che possiamo trovare nel funzionamento sia a basso sia ad alto livello. Anche l’arco
narrativo sarà costituito da una narrazione degli eventi verso un’attesa infinita, che arriverà e poi non
arriva mai, come la promessa di questo padre che non arriva mai, per cui l’erotizzazione dell’assenza è
massima anche a livello sessuale, motivo per cui ritroviamo anorgasmia, dal momento che l’orgasmo in
queste pazienti è un arrivo e un compimento che non è nella struttura della paziente per la quale
l’eccitazione massima è l’assenza. Un altro motivo, il più complesso, per cui ci aspettiamo anorgasmia è
che nel funzionamento più alto possiamo trovare capacità orgasmica nella masturbazione ma non con il
compagno, o magari con la masturbazione davanti al compagno ma non con un abbandono al
compagno perché è una dinamica di dipendenza (questa è la parte più complessa del disturbo isterico-
istrionico che però differenzia dal disturbo dipendente), che in realtà è massimamente temuta, perché
in un certo senso la paziente isterico-istrionica è stata fregata in un arrivo che non arrivava mai e,
mentre la paziente dipendente ha avuto il suo mantenimento (“se ti prendi cura di me io ci sono per
te”, quindi ben vengano dipendenza, orgasmo e simbiosi), nella paziente isterico-istrionica si arriva a
una simbiosi a livello simbolico e relazionale ma a livello fisico l’intrusione fa paura e non può
dipendere completamente da qualcuno perché la persona a cui per prima si è affidata nei termini di
dipendenza l’ha tradita, e questa persona è la madre. Anche per questo motivo c’è il rifiuto della
matrice che è il corpo, quindi ben venga l’idea di un corpo libidico, desiderante e astratto che richiama
l’idea di quello che era il padre, ma un corpo vero che gode del rapporto sessuale, del cibo e che si
sente presente in un legame con la madre non riesce a essere accettato da una paziente istrionica a
basso funzionamento, che fa molta fatica a negoziare con questa cosa. Può quindi essere contro-
dipendente. Per sedurre si presenta al contrario, molto dipendente e bisognosa, avremo meccanismi di
difesa a volte volutamente regressivi a servizio dell’Io per sedurre, per cui palesano dipendenza che
però in realtà non c’è. La paziente stessa pensa di essere dipendente, infatti vediamo degli amori folli
lunghi anni: per esempio una paziente è stata per anni l’amante di un uomo, sposato e con figli,
desiderato follemente e aspettato, il quale dopo anni si decide a lasciare moglie e figli per coronare il
loro sogno d’amore, per cui questa donna viene in terapia con un senso di colpa terribile perché si è
accorta di non amarlo più e di aver distrutto la sua vita, perché non riusciva a tollerare una relazione
piena di dipendenza positiva e adulta con lui. I terapeuti spesso si innamorano delle pazienti isterico-
istrioniche e non di quelle dipendenti, nonostante entrambe si offrano e diano tutto, perché il
messaggio è ambiguo di fondo, aggancia e manda in crisi lo psichismo altrui dal momento che
l’innamoramento folle e quasi disfunzionale e non regolato che avviene in terapia si aggancia a quei
messaggi infantili profondi che la persona non è riuscita a risolvere. È nella storia di ciascuno di noi
l’aver avuto una mamma che pensa “vieni qui amore mio, però che palle”, quindi il messaggio ambiguo
di fondo “ti voglio ma non ti voglio, ti voglio se non ci sei ma quando ci sei non ti voglio” aggancia
tantissimo insieme a tutte le manovre seduttive e idealizzanti, pertanto sono pazienti estremamente
erotiche ed eccitanti. Gestire il transfert erotico con queste pazienti è un bel problema, per cui c’è
molta letteratura a riguardo. Le relazioni a distanza sono quelle che permettono un godimento estremo
in questa forma di sofferenza: eppure la cosa triste è che a noi viene da sorridere anche per scaricare la
quota emotiva e spesso anche in terapia i terapeuti ridono del funzionamento di queste pazienti, ma
siamo esortati a entrare nel nucleo di sofferenza e frustrazione profonda e a non lasciarci irretire
dall’aspetto difensivo e terapeutico in cui se ridi scarichi l’eccitazione e prendi le distanze. Dobbiamo
fare attenzione, perché per prima cosa se prendiamo le distanze iper-erotizziamo il rapporto con la
paziente e poi non entriamo davvero in relazione: bisogna entrare in relazione consapevoli di che tipo
di relazione siamo invitati a vivere, monitorare molto bene quanto succede e sollecitare la paziente a
trovare le parole giuste e dettagliate che non ha per descrivere il desiderio che prova. Moana Pozzi è
morta per suicidio con l’intento di lasciare un’eterna assenza: noi seduciamo gli altri nel modo in cui
saremmo sedotti, per cui se ci piace qualcuno cerchiamo di capire come ci seduce perché ci sta dicendo
come la seduzione funziona con lui. Se, essendo probabilmente isterica perché funzionava bene, si era
capita e realizzata, coraggiosa, nella sua mente il massimo desiderio era l’assenza, allora si è resa
eternamente assente e desiderabile, che è quello che avrebbe voluto facessero gli altri con lei, perché il
suo corpo non è mai stato trovato, così lei è morta immaginando di essere un oggetto eternamente
desiderato perché incompiuto, non si è risolta ma è rimasta un desiderio vivo, e il suo corpo libidico che
coincideva con il suo corpo reale non è mai morto. Un’altra cosa bella della sua storia è l’aspetto
materno, che è il nucleo emblematico profondo di questa forma di sofferenza: l’evoluzione profonda di
queste pazienti avviene quando dicono al terapeuta maschio “che dice se provo ad andare in terapia
con una donna?” perché sono entrate a contatto con il nucleo profondo, non sono più in competizione
e non seducono più l’altra donna, ma si mettono in una posizione di potenziale dipendenza con una
donna. Questo è lo scoglio estremo e massimamente risolutivo in questa forma di sofferenza: queste
donne sono terrorizzate dalla figura femminile ed eccitate dal potere maschile, che vedono come
minaccioso ma molto eccitante e vanno in quella direzione sfiorandolo senza mai raggiungerlo, mentre
il femminile le ha tradite e umiliate. Dall’altra parte in Moana Pozzi vediamo questo ritorno al mare,
che è archetipicamente materno (liquido amniotico) come l’esito di un funzionamento che tentava di
risolversi in qualche modo come ritorno a una grande madre che è il mare. Loro non pensano di avere
potere, ma pensano che avvicinandosi al potere otterranno qualcosa di buono dalla vita, se invece si
avvicinano al potere femminile saranno schiacciate e non viste, quindi si avvicinano e si mettono
all’ombra del potere maschile perché lì ottengono qualcosa di buono. Il funzionamento super-egoico è
così forte nell’isteria-istrionismo ad alto livello perché, come anche il disturbo antisociale, è una forma
di sofferenza molto legata al genere (ricettività, abbandono, dolcezza sono femminili; potere, forza,
protezione sono maschili): l’introietto paterno è fortissimo, ne ha fatto una scorpacciata, e se questa
figura maschile era abbastanza funzionante verrà ipertrofizzata al suo interno come introietto e
compiaciuta, per cui la norma è molto amata nelle pazienti ad alto funzionamento perché rappresenta
il padre, quindi anche l’aspetto ossessivo di regola, correttezza e valori è molto erotizzato nelle pazienti
il cui padre è stato sufficientemente buono (citando Winnicott). Prototipicamente la madre tentenna
ma non è completamente svalutante e deludente e il padre è il narcisista meraviglioso, generoso,
accudente, protettivo e un po’ seduttivo: questa è la storia familiare migliore di questa forma di
sofferenza, che diventa una persona con delle caratteristiche anche ossessive, normative, performanti e
molto affettive. Non ci aspettiamo grandi problemi, se non quelli di natura relazionale da overflow
emotivo: ci aspettiamo una persona ad alto funzionamento, sostanzialmente regolata, che però quando
si innamora non capisce più niente; di solito l’innamoramento scatta, soprattutto nelle pazienti a basso
funzionamento, nell’intrusione in coppie già esistenti o nella rottura della propria coppia, per andare a
incidere, ferire e rompere il legame forte che è vissuto come non castrante (perché troppo maschile)
ma escludente. Abbiamo la coppia mamma-papà in cui la mamma ha detto “no, tu non sei me, vai fuori,
sei una sporcacciona, non guardare il papà”; il papà ha detto “sì, io ti amerei ma non posso, però se
potessi tu sì che saresti stata la donna che mi avrebbe potuto fare felice, ma finché sei piccolina io ti
posso amare, e non ti metterai mica a fare la donna adulta, sennò tua mamma dove la mettiamo?”: da
qui risulta l’odio per la coppia standard che le ha levato l’amore del padre perché non è riuscita ad
amare la madre. Nell’alto funzionamento ci aspettiamo un matrimonio che magari non ha più passione,
ma la paziente dice “io resto per dovere, perché ho dei bambini piccoli, perché ho fatto una promessa
ma faccio fatica ad andarci a letto, non lo desidero più, mi sono innamorata del collega x o dell’amico y
ma me lo tengo per me e non lo agisco”. A basso funzionamento si trovano con dei disastri relazionali
per cui chiedono dei consigli, ad alto funzionamento si rendono conto che sono loro ma non riescono a
uscirne. Il genitore omologo deve essere necessariamente ostile oppure assente: la letteratura ci porta
entrambi i casi, ma il disturbo prototipico avviene per via di un genitore ostile e sfidante, mentre con gli
alti funzionamenti può essere anche assente. Una figura omologa inesistente è sì descritta in letteratura
e non favorirà l’identificazione, ma si può avere con delle figure sostitutive, se invece è ostile e cattiva
tutte le donne saranno viste come coloro che impediscono il connubio con il padre.

MITO: il mito di Psiche ci parla della propensione dell’animo umano a raggiungere l’irraggiungibile e a non
conoscerlo attraverso i canali sensoriali, ma ci parla anche tanto della sofferenza isterico-istrionica
attraverso tanti elementi, e ci dà dei segni della possibile risoluzione.

Psiche significa anima, l’unica cosa impalpabile; era molto bella, ammirata da tutti, ma aveva un clima
familiare ostile a causa di madre e sorelle molto invidiose. Ritroviamo l’eco della favola di Cenerentola. Si
innamora di lei Eros guardandola dall’alto e chiede a Zefiro di trasportarla in una caverna segreta per
amarla lì, non le fa mancare nulla ma non si fa mai vedere e non le permette di avere accesso alla sua vera
identità. Psiche è innamoratissima di lui e (su suggerimento delle sorelle che ogni tanto torna a trovare [eco
de La Bella e la Bestia]) decide di tradire la promessa perché non resiste più, prende una lampada a olio
nella notte per illuminargli il viso, perché vuole fermare il suo amore con i sensi. Una goccia cade in maniera
metaforica sul viso di Eros (che è il desiderio), lui si sveglia e lei lo perde per sempre: il desiderio la
abbandona perché lei lo ha voluto fermare.

In questo caso la madre è rappresentata dal mito come una grande madre, Afrodite, madre di Eros, gelosa
dell’amore fra i due, che dichiara guerra eterna a Psiche (“me la pagherai”), per cui lei va da Afrodite e la
prega di intercedere per lei e ridarle il suo amore, e lei dice “proprio a me lo vieni a chiedere?”, così la
incastra e frega in modo molto sadico: è l’unico mito in cui Afrodite risulta francamente sadica e ostile e
incarna la madre cattiva. Accetta infatti a restituirle Eros ma a patto che superi 4 prove:
1° prova: deve contare quanti cereali ci sono in un granaio prima di sera. Chiede aiuto a una formica che la
aiuta e alla fine la ringrazia perché è stata gentile con lei, siccome nessuno mai le parla. Prova risolta.

2° prova: deve fare un vello d’oro con la lana di alcune pecore cannibaliche. Mentre le spia, una canna le
consiglia di aspettare che si addormentino la notte, altrimenti non sopravvivrebbe.

3° prova: deve andare sulla cima di una montagna con un’ampolla, riempirla d’acqua e tornare giù con
l’ampolla piena, ma è impossibile non rovesciare l’acqua perché le pareti della montagna sono scoscese. Le
viene in soccorso un’aquila (chiaro segno di Zeus che è a sua volta simbolo fallico di potere) che le porta
l’ampolla.

4° prova: deve andare nel regno dell’oltretomba di Persefone, la quale ha uno scrigno dove ci sono i segreti
dell’eterna bellezza, che deve farsi dare e consegnarglielo. Andare nell’oltretomba e scendere negli abissi è
un aspetto di grande sfida che rappresenta la fase depressiva e implica una rinascita. Psiche non trova
l’accesso agli Inferi finché una torre le dice che c’è un paese nel Peloponneso da cui accedervi, dove però
c’è Cerbero che va preso con dolcezza e non con arroganza, e le consiglia di cucinare delle focacce al miele
con cui addormentarlo. Raggiunge quindi Persefone, altra faccia di Afrodite, che incarna il ruolo della
madre oscura, che si complimenta con lei per aver superato la prova, le dà il cofanetto, Psiche lo prende e
lo apre, perché non resiste lei stessa ad avere il segreto dell’eterna bellezza e desiderabilità. La madre
oscura e minacciosa, che non perdona, vi aveva messo del veleno per cui Psiche sviene e cade in un sonno
simile alla morte (lavoro duro di introspezione depressiva). Quando si risveglia va lo stesso da Afrodite e
dice di aver sbagliato, di essere consapevole che non rivedrà mai più Eros, ma vuole ringraziarla per averle
dato questa possibilità. È con questo gesto che lei supera davvero la prova, per cui si riconcilia con la madre
che le dice che la vera prova era avvicinarsi a lei senza paura e senza pretesa, guardando i suoi stessi limiti,
senza essere ostile con lei nonostante quello che le ha fatto. Così Psiche fa il salto dimensionale, diventa
una dea e compagna di Eros, a significare gli sviluppi evolutivi della psiche, dal momento che lei per prima
accede al piano superiore.

Ci sono tanti elementi di trattamento: ritroviamo l’aspetto fallico a cui lei si rivolge continuamente, perché
non chiede mai aiuto ad Afrodite per superare le prove ma le vengono sempre in soccorso elementi
prettamente maschili e risolutivi, che lei saggiamente riesce a superare attraverso le sue capacità
relazionali. È parzialmente efficace nel suo funzionamento, ma le manca un pezzo, ovvero il confronto con
la madre presentandosi con i suoi stessi limiti. Il senso del trattamento è riconoscere la parte materna in sé:
questo è il nucleo e l’esito positivo del trattamento di questa forma di sofferenza – quanto di materno è
stato preso nonostante sia stata tanto odiata la madre.

Potrebbero piacerti anche