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FEDRO

Follia come situazione desiderabile, offerta, donata da Dio il termine è mania, e sta come “passaggio ad
un'altra dimensione”, può essere anche tradotta come trasporto, ma permane questa caratteristica di
passaggio.
Quello che oggi intendiamo per follia manca totalmente nel testo platonico è una condizione dove
vengono meno certi riferimenti razionali, entrando in condizione irrazionale ma è una situazione di
anormalità sublime e non spregevole.
Essa è donata ad alcuni uomini dagli Dei il rapporto tra normale e anormale viene allora a stare nei piani
del relativo e dell’assoluto.

Quattro forme:

 Profetica: follia che porta a del bene, che aiuta a livello sociale e politico
 Nelle cerimonie di culto: follia come forma di terapia nei confronti dei veri mali e disgrazie lanciate
dagli dèi, che si dà tramite purificazioni e iniziazioni che liberano dalla follia tramite un altro tipo di
follia
 La poesia e l’arte: ispirazione poetica può essere più blanda oppure può prendere la forma di una
vera mania lo scarto porta a un’opera mediocre o a una altisonante ed eccezionale tramite la
mania che le Muse portano al poeta e che lo rendono collante sociale tramite la celebrazione degli
antichi e della tradizione della propria società.
Rapporto tra vocazione naturale e arte “imparata”: chi vorrà essere poeta solo tramite la tecnica e
senza l’ispirazione divina, sarà imperfetto
 L’amore (tema che è trattato nel passaggio), che è la forma più elevata di mania

Tutte le dimensioni hanno a che fare con una dimensione pubblica e collettiva.

Mette inoltre attenzione sul timore del tempo verso il folleegli non è da temere, così come non è da
preferire l’amico savio da quello folle.

SAGGI – MONTAIGNE
Tranquillità della vita viene da tranquillità dell’anima che non è turbata da passioni e da impegni razionali e
conoscitivinell’ignoranza sta la tranquillità.

La forza fisica è turbata e frenata dall’agitazione dell’animala follia nasce dalla saggezza, la forza
dell’anima umana è la causa stessa della sua debolezza.
Nei pazzi vediamo operazioni razionali ed è difficile distinguere in loro tra saggezza altissima e follia.

Riferendosi al Tasso chiama le operazioni dell’anima razionale “esercizi dell’anima”.


Per avere un uomo sano lo si deve “avvolgere nelle tenebre”, renderlo stupido.

Se a ciò si dice che divenendo stupidi si perde abilità di percepire il piaceretesi di rifuggire dal male,
questo è il sommo bene a cui l’uomo può aspirare a causa della sua condizione misera.

LEONARDO – Freud
Solitamente la psicoanalisi si riferisce a persone normali e malate ma le grandi figure non devono poter
uscire da questo retino.
Leonardo è figura misteriosa e genio universalericercatore (sembra quasi su malgrado se si segue il
Vasari) e pittore.

Epoca rinascimentale non era insolita a personalità così poliedriche, ma Leonardo mostrava anche tratti
esteriori eccezionali: di bell’aspetto, amava la bellezza ed era incline al godimento.
Poi svolta dopo il periodo a Milano che probabilmente risalta un tratto insolito di Leo e lo porta a
prediligere la scienza sull’arte. Esperimenti che venivano visti come strani e a volte come magia
nerasolitudine.

Cosa che lo porta a dipingere sempre meno e a lasciare delle opere incompiutequalcuno dice che fa parte
del carattere di tutti i grandi artisti; vero ma in Leo si ha il sommo grado.
Ma a confronto con tutti i suoi studi e schizzi si vede che questa lentezza è dovuta a forte immersione
nell’arte.
Altro tratto strano: in epoca di ricerca di conquiste egli si mostra pacato e gentile, ripudia la guerra e
tuttavia accompagna uomini al patibolo per studiarne le espressioni; segue inoltre Cesare Borgia nella sua
campagna militare.

Non può passare sotto silenzio, nella biografia, una parte sulle caratteristiche sessuali del soggetto:
freddezza particolare sia nella vita privata che nei suoi dipinti o schizzi anatomici. Difficile dire se sia stato
per sempre vergine. Caso dei giovani apprendisti probabile che non vi fossero rapporti sessuali.

Analizzando alcuni passi si arriva alla conclusione che prima venisse la conoscenza e poi l’amore, anzi che
l’amore venisse solo dalla conoscenzaè con questa freddezza che Leo viveva l’amore. I suoi affetti erano
controllati e sottomessi alla pulsione di ricerca.
Non era privo di passionema l’aveva semplicemente convertita verso la ricerca. Lo si vede nei toni
esaltati che egli usa per parlare di nuove scoperte. Il differimento diventa allora sostituzione: non è più
ricercare per amare, ma la ricerca è amore, o meglio l’amore è ricerca. Vi è una trasmutazione dell’una
nell’altra.

Solmi dice così della sua pulsione a ricercare: prima indaga solo per la sua arte (prospettiva, luce ecc.), poi si
spinge agli oggetti (animali, piante, uomini), poi alla loro struttura intima e infine abbandona del tutto l’arte
(leggi della meccanica e astronomia).
Cercando di tornare poi all’arte in essa vedeva infiniti problemi da risolvere, non riusciva più a isolarla dal
suo contesto.

Due aspettative rispetto a questa pulsione:

 Che ogni pulsione sia già attiva nell’infanzia del soggetto


 Che abbia attirato a sé per rafforzarsi forze in origine sessuali: rafforzamento sessuale. Quella
sessuale ha la capacità di sublimazione, cioè di cambiare la propria meta. Prova della tensione alla
ricerca dei bambini è il loro costante porre domande.

Vi sono 3 possibilità per la pulsione di ricerca e il suo nesso con quella sessuale:

1. Esplorazione condivide la fine della sessualitàinibite entrambeporta ad affezione nevrotica


2. Sviluppo intellettuale resiste alla rimozione sessuale, per cui richiama in maniera ossessiva il suo
legame,ad atti di ricerca corrispondono piaceri e soddisfazioni sessuali: indagare diventa un’attività
sessuale
3. Libido si sottrae alla rimozione sublimandosi sin dall’inizio in voglia di sapere: vi è sempre
identificazione come nel secondo punto ma manca carattere di nevrosi siccome la pulsione agisce
liberamente per l’intelletto senza interessarsi di temi sessualisembra Leo, ma si sa poco della sua
vita.
Ricordo d’infanzia

Deve essere una costruzione postuma del Leonardo adulto (similmente alla storiografia che nasce solo
quando un popolo è sviluppato e ricerca le sue origini).

È regola psicoanalitica che dietro a ricordi d’infanzia stiano linee di sviluppo psichicotraduzione della
fantasia del nibbio passa per il criterio sessuale. Coda del nibbio è pene e situazione descritta è fellatio, che
si rifà a periodo di poppanti che succhiano il seno materno. Possibile interpretazione data
dall’omosessualità di Leo.

Madre=nibbiotradizione egizia dà caratteristiche auto riproduttive all’avvoltoio: Leonardo conosceva


questa favola perché ripresa dai Padri cristiani per spiegare l’Immacolata Concezione.
Il ricordo d’infanzia si plasma allora come esperienza di maternità ma mancata presenza del padre almeno
per i primi 5 anni della sua vita.

Inevitabile, dunque, che in tale situazione il bambino abbia iniziato a elucubrare su questa mancanza per
questo vede nesso tra sua ricerca e infanzia che lo porta alla costruzione della favola del nibbio che lo
predestinerebbe alla ricerca del volo degli uccelli.

3.

Ma perché il nibbio ha la coda, il cazzo? Quindi perché elementi omosessuali e virili dati alla madre.
Mut, dea egizia, era spesso rappresentata come una figura androgina, e la mitologia vedrebbe in questa
tendenza a virilizzare le figure femminili, la volontà di renderle divine. Ma ciò non spiega l’attribuzione che
Leonardo fa.
Si spiega con indagine della sessualità infantile: il bambino ritiene troppo importante il proprio membro per
non darlo anche agli altri, così pensa che anche le donne e sua madre ce l’abbiano. Traduzione del nibbio è
“Mia madre affettuosa si rivolgeva verso di me e io le attribuivo il genitale maschile”.

Omosessualità: vede costante in amore forte verso la madre, nello sviluppo successivo sostituisce sé stesso
alla madre diventando oggetto del proprio desiderio. Diventa così omosessuale, autoerotismo che si riflette
poi sugli altri uomini. Egli mantiene l’amore per la madre in maniera che in realtà non sta inseguendo
ragazzi ma scappando da ragazze che lo renderebbero infedele.
Freud sa che questa è solo un’interpretazione parziale di una parte degli omosessuali, ma si può dire,
confidando che i contemporanei avessero ragione sull’essenziale detto di Leonardo, che egli fosse uno di
questo tipo di omosessuali.

Diario: annota varie spese per allievi: ma perché? Spese per funerale della madre: si vede distorsione
dell’esperienza del lutto. Così le annotazioni sono espressione di moti affettivi verso gli allievi cosiccome
verso la madreè caratteristica tipica della nevrosi ossessiva lo spostare sentimenti forti su faccende di
nulla.

4.

Nell’opera dovrà esserci traccia della memoria della sua infanzia.


Sorriso della gioconda che esprime riserbo e seduzione: potrebbe essere sia imitazione del sorriso della
modella che cambio artistico di Leo. Potrebbe aver risvegliato in lui un antico ricordo.
Vasari riporta tra i primi tentativi artistici teste di donne che ridono e teste di putti, le prime erano la madre
i secondi lui stesso.

Quadro sant’Anna, la vergine e il bambino->sorriso su entrambe le figure, che, data la somiglianza d’età,
sono le due madri di Leo.

5. Rapporto col padre


Nel riportare la morte del padre, errore nello scrivere due volte l’ora del decesso=perseverazione (g san
Pietro in Dante), ma solitamente sarebbe ripetizione dell’elemento più importante e qua invece si sposta
sul particolare più insignificante.

Ruolo paterno sia indiretto, mancanza, che diretto sul suo sviluppo psicosessuale:

 Si conforma al padre, gran signore, nell’amore per gli sfarzi e i bei vestiti
 L’artista è padre delle sue opere, e Leo le abbandona come suo padre ha fatto con lui. Quando è
sotto il mecenate Ludovico Sforza a Milano e, andato a Parigi, viene a sapere della sua caduta, ne
parla come se fosse colpa sua l’incompiutezza delle opere (astio verso figura paterna)
 Ribellione contro il padre=contro l’autoritàpulsione di ricerca innovativa (ridimensionato in parte
il genio di Leo).

Inoltre:

 Irreligiosità: Dio è come padre e natura come madre, egli rifiuta il primo andando a ricercare
intimamente la seconda.
 Volo degli uccellipensa di essere predestinato al suo studio e dice spesso di voler volare
(scopare); ci conferma dunque che la sua esplorazione infantile andava verso la sfera del sessuale.
 Passione per il gioco: rimane infantile; probabile che venga meno con il tempo e il prevalere della
pulsione di ricerca, ma segnala l’attaccamento di un uomo al periodo di beatitudine erotica
(infanzia)

6.

Vs chi idealizza certi personaggi volendo togliere possibilità psicoanalitica di trattarli come altri.

Dice di non aver messo Leo tra i nevrotici, che la nevrosi non significa inferiorità e che alcuni tratti
leonardeschi sono tipici dei nevrotici.

Ripercorre il discorso (g.).

Riflessione generale sulle possibilità della psicoanalisi:

 essa si basa su dati bibliografici, se arriva a mezzi risultati non è colpa del metodo ma del materiale
scarso che possediamo.
 Due punti esulano dalle possibilità dell’indagine; sono tendenze di Leo a rimozione e capacità a
sublimarle:
o Rimozione di Leo non è necessità: margine di libertà
o Un’altra persona non sarebbe riuscita a togliere alla rimozione la
libido sublimandola nella ricerca
 Di conseguenza anche il talento, connesso con la sublimazione, e così l’essenza artistica sono
inaccessibili il genio rimane inspiegabile. Quello che la psicoanalisi può fare è descrivere le
connessioni tra vicende esteriori e reazioni della persona.
 I risultati rimangono comunque accettabili perché il caso domina la vita dell’uomo e tuttavia il
valore delle esperienze infantili rimane tale come criterio di spiegazione.
JASPERS: GENIO E FOLLIA
PREFAZIONE DI GALIMBERTI

Spirito di un artista al di là dell’opposizione normale-anormale.


Parte dicendo che Strindberg era consapevole di essere pazzo.

Parte più generale su follia e creatività artistica:

Strindberg
Patografia

Carattere originario non è schizofrenico, era solo molto sensibile. Inoltre, forte instabilità di atteggiamenti:
vari campi di interesse, inoltre si entusiasma per tutto e critica tutto.

Concezione del mondo

Due caratteristiche lo stesso S riconosce a sé: il dubbio e la sensibilità dell’oppressione che generano in lui
atteggiamenti contradditori.
Al dubbio si contrappone il suo asserireambivalenza che predomina in S. tra il sentirsi insignificante e
l’innalzarsi a un livello superiore, per compensare la sensibilità a essere oppresso.
Data questa incostanza è difficile cavarne fuori una visione del mondo unitaria: ciò che si ha sono invece
opinioni, dubbio, lotte ecc. S non si preoccupa della coerenza dei suoi discorsi.

Cerca di compiacere l’opinione pubblica, ma non per furbizia ma come tratto del suo carattereè una vita
in continuo movimento, che ricerca il gesto perenne.
Lo si vede di volta in volta democratico e aristocratico, socialista e individualista. Ad esempio, prende i
pensieri di Nietzsche e li fa suoi in un batter d’occhio.

La psicosi trasforma la concezione di Strindbergdall’essere religioso passa al nichilismo nel 1890.


Pratica tutte le religioni e le sono ugualmente indifferenti.

Dopo la sua crisi è difficile dire cosa diventi: non cristiano pur avendo tendenza al monachesimo, entra
raramente in chiesa. È religioso ma non attaccato a nessuna in particolare. Nonostante questo, propone
una costruzione razionale dell’aldilà e degli elementi divini.

Interpretazione della sua epoca: vi vede forze demoniache e bisogno di novità dei giovani sono segni di
Dio che tramite essi vi si annuncia. Convinto che si sia all’alba di una nuova epoca.

Mantiene il suo atteggiamento di provare giocando in ogni cosa: la pazzia dà solo materiale e non crea
nessuna idea.

Una delle idee fisse è quella dell’antifemminismo anche se soggetta a oscillazioni in base al processo
schizofrenico.
Vita amorosa: prima donna la mamma, che lo segna e che lo porterà a cercare in tutte quell’affetto
materno e quella ricerca di qualcosa da venerare. È timido e sente di aver a che fare con una specie diversa,
superiore e allo stesso tempo inferiore.
Va spesso a puttanela monogamia non lo lascia: gelosia per governante, passione per il primo
matrimonio; in questo periodo scrive “l’arringa di un pazzo”. Nell’86-87 il suo processo morboso sfocia nel
delirio di gelosia. Ha poi un periodo di libertinaggio a Berlino, poi secondo matrimonio da subito minato da
sue idee folli. Poi ha periodo in cui ripudia la sessualità, si sente in comfort con una verginità primordiale.

Suo antifemminismo viene dalle sue esperienze personali: prima misoginia cresce, poi cala considerando si
uomo che donna come maledetti.
In origine problema economico: concorrenza della donna e sfruttamento dell’uomo. Si lascia alla donna
libertà di fare cose da maschi senza che l’uomo possa esimersi dai suoi doveri di capofamiglia. Si dichiara
contrario alla professione medica per le donne.
Andando avanti le idee rimangono le stesse, ma anche l’uomo prende colpevolezza nella relazione tra sessi.

Leitmotiv di tutta l’opera è vedere nel matrimonio la totale trasparenza d’animo tra marito e moglie e
quindi l’essere indifesiegli rifiuta questa trasparenza e per questo non ebbe mai veri amici e solo relazioni
sessuali. Questa tendenza aumenta con la psicosi e gli rende impossibile qualsiasi convivenza umana.

Opere

Relazione col decorso della malattia negli anni di progressione la produttività poetica si nullifica; cessano
anche ricerche scientifiche a favore dello studio di Swedenborg, dal 1898 la produzione letteraria riprende
con intensità.
Nella forma e nel risultato artistico non si ha cambiamento (forse più pregnanti prima ma poco convincenti
e spiegabile con la vecchiaia).
Nel contenuto: odio per le donne che esplode dopo il primo accesso, il secondo porta invece un nuovo
contenuto più esoterico. In generale racconta la sua vita gusto per la confessione: sincerità assoluta nella
scrittura. Limite della sua verità sta nel non fare mai un esame del proprio sé interiore isolare i fatti e nel
fanatismo delle asserzioni: la sua veridicità non lo porta alla riflessione ma è piuttosto momentanea. Tipico
della malattia è l’infrangersi della “comprensione e del riguardo”, cosa che accade in
Strindbergstupefacente come ad appena dieci anni dal divorzio voglia pubblicare la corrispondenza con la
moglie del 1875-76.

Swedenborg
Malati come S sono molto rari.
Strindberg trova in Swedenborg non tanto comunanza nei temi trattati ma nelle esperienze schizofreniche.
Ciò che lo accomuna a Strindberg è che la malattia non toglie a entrambi la facoltà di riflettere, ma notevoli
differenze.

1743 il signore si rivela e cambia la sua vita: stadio latente molto lungo di manifestazioni e visioni a
sfondo divino. Già nel 1736 visse il “deliquium” cioè uno stato di leggera vertigine e visione di una luce.

Fino al 1745 distingue tra visioni del mondo soprannaturale e sogni che considera semplici segni. Prima
delle rivelazioni dirette che chiamerà rapimenti e distinguerà in:

 Spirito si estranea dal corpo: stato tra sogno e veglia in cui vede e sente spiriti e angeli senza la
partecipazione del corpo
 Corpo rapito allo spirito

Entrambe sono crisi schizofreniche a coscienza lucida con orientazione doppia. Linguaggio degli spiriti è
chiaro come quello umano: ne parla come voci che prima entrano il suo pensiero e che poi arrivano
all’udito.
Inizialmente ne parla con disinvoltura, poi più riservato; alcuni lo sentirono parlare nella sua stanza con gli
spiriti, dice di non andare in chiesa perché gli spiriti contraddicevano il predicatore, di sentirli in
determinate parti del corpo.

Evoluzione della psicosi:

 Stadio iniziale dal 1736


 1743-45 sopravviene la fase acuta con angoscia e agitazione
 Calma: diviene sicuro e stabilevisioni e rivelazioni hanno perso il loro carattere sconvolgente
 Ultima tappa in cui considera le visioni come un fardello ormai acquisito e porta tali esperienze
come prova delle sue asserzioni

Ciò che vede gli serve per costruire una fisionomia del mondo soprannaturaledivide tra mondo naturale e
spirituale, i quali si corrispondono pur non permettendo all’uomo di conoscere il mondo spirituale. Le sue
descrizioni sono spesso monotone e noiose. Ma la topografia è piuttosto specifica.

Altro mezzo per entrare in relazione con tale mondo è la parola e il suo senso nascostoè tramite
l’illuminazione, grazie alla grazia divina, che si giunge al mondo spirituale. Tipico segno di schizofrenia è la
convinzione di vedere significati nascosti.

Gran parte della sua celebrità è dovuta a racconti che volevano mostrare la sua chiaroveggenza.
Le sue esperienze non sono tuttavia sperimentabili senza la malattia, senza “sacrificare una parte della
ragione che è necessaria in questo mondo” (Kant).
Il nodo del problema è capire l’oggettualità di queste esperienze: se mostrando l’esistenza di tale mondo,
se relegandole all’esperienza soggettiva, cosa che fa Swedenborg.

È schizofrenico di certoforse paralisi ma improbabile per l’età avanzata. Lo si può interpretare


culturalmente e come frutto di interessi pre-malattia ma è il modo di vivere queste cose che presuppone la
schizofrenia (vediamo le stesse fasi in altri mistici).

Nei due S si vedono vite intense e passioni estreme malati con tale profondità metafisica sono rari: essa
deriva da un talento originario. Senza una predisposizione sarà più comune vedere paura ed euforia
piuttosto che angoscia religiosa e beatitudine metafisica, ed è il caso comune. Il processo patologico
favorisce l’irruzione della forza demoniaca, dello spirito che si scatena nella creatività già presente.

Riflessione generale di Jaspers: nella vita psichica c’è il soggettivo, sentimenti ecc. e l’oggettivo, cioè le cose
concrete che percepiamo. Per analizzare l’esistenza si deve anche tener conto di un mondo spirituale che
noi oggettiviamo in arte cercando di conoscerlo.
Nello spirito si può immaginare eternità e che questo vivere a contatto con l’assoluto sia slegato dalla
psicosima tale elemento demoniaco nell’uomo sano opera in modo ordinato indirizzandosi alla creatività,
nella malattia invece si scatena con violenza. Questo spirito sfugge all’alternativa malattia-normalità, ma un
processo patologico ne favorisce l‘irruzione.

Due espressioni della schizofrenia: oggettiva (due S) che dà profondità nel concreto e nell’oggettuale; in
altri le profondità sopra dette sono soggettive, e la loro espressione non è mai oggettiva, neanche nella
creazione artistica. Da una parte allora Strindberg, che rimane intatto nella psiche, dall’altra malati la cui
profondità sta nell’esperienza soggettiva che porta al rapimento totale dell’anima e allo sconvolgimento
della psiche.
Volendo farsi un’idea di ciò si deve ricorrere a malati di grandi capacità intellettuali H e VG.

Le loro opere si vede una passione che esige costante disciplina, non possiamo comprenderle come quelle
di S e S ma avvertiamo solo una scossaciò che pare inconcludente a un’analisi oggettiva, può apparire
pregno di senso a una soggettiva. Forse l’esperienza spirituale più profonda richiede che l’anima, troppo
dischiusa, cada in rovina (g. Platone).
Hölderlin
Patografia di Lange che ci dice che già nel 1800 mostrava tracce di schizofrenia: irritabilità eccessiva,
spaesamento e solitudine. Si hanno crisi d’agitazione ed episodi di violenza negli anni immediatamente
successivi.

Giudizi divergenti per quanto riguarda le opere dal 1801 al 1805si ha dal 1801 un cambio nelle poesie?
Per quanto riguarda la forma e lo stile è difficile a dirsi (Von Hellingrath dice che vi è uno sviluppo continuo
fino al crollo del 1805). Il salto ovviamente non è improvviso ma procede lentamente.
Difficile definire la schizofrenia: nel caso di Hölderlin sarà la qualità poetica a chiarire il termine.

Dal 1805 si ha nuovo cambio: poesie più vuote e più semplicipunti chiave nel cambiamento:

1. Concezione di sé presto conscio della sua vocazione, non riesce però a adattarsi alla sua epoca e
al suo mondo. Sa di essere nato per la poesia e tuttavia di essere in un mondo non fatto per essa, si
dà l’obiettivo di piantare un seme per il futuroè conscio della sua inadeguatezza. Nella malattia
questa coscienza di sé si cristallizza e la poesia si interessa sempre meno della realtàil mondo
greco diventa il mondo della sua anima dove egli si muove come in un luogo mitico, si interessa
solo della poesia senza occhio per la realtà contemporanea.
2. Visione mitica del mondo da sempre coscienza dell’affinità uomo-natura-mondo greco e divino.
L’esilio doloroso diventa attualità e presente di un nuovo mondo in cui entra allontanandosi dagli
altri. Dice di aver riscoperto la saggezza e la natura dei grecidà corpo a questo mondo che non si
forma più a partire da figure prese in prestito ma è per lui pura presenza.
L’evoluzione del suo pensiero è in linea con la sua vocazione/personalità, ma la schizofrenia la
rafforzacosì se in alcuni malati si vedono tendenze metafisiche, si deve supporre che il loro seme
fosse già presente nel loro essere savi.
3. Tensione interiore due tappe: 1801 è passaggio da sano a malato; 1805/06 è incluso nel processo
della malattia. Nel mezzo si ha una fase di lotta tra la ragione disciplinatrice e la follia: tipica nei
malati si presenta in maniera accentuata in Hölderlin quando per esempio scrive di Hegel e dove si
vede l’opposizione ragione-perdizione. È percepibile poi il cambio di rotta da delle poesie
travagliate nel tentativo di mantenere una disciplina, e quelle del periodo successivo che sono un
flusso incontrollato.
4. Potenza dell’azione divina esprime in alcuni passi la preoccupazione di essere folgorato, colpito
dal divino e dalla sua pienezza. Il poeta rischia di esserne schiacciato perché il suo compito è quello
di trasmettere agli uomini ciò che ha disarmato e carpito nel divino: il poeta e la sa poesia sono
forza plasmante che crea a partire dal divino e offre in dono agli uomini. È un’esperienza diretta di
vocazione divina che è da prendere alla lettera in Hölderlin.

V'è metamorfosi nella sua opera, ma dipende dalla schizofrenia? Sìle opere dal 1801 al 05 sono un
unicum della letteratura (solo Van Gogh vi somiglia con i suoi quadri); e questa unicità dipende, IN UNA
PERSONALITÀ ECCEZIONALE, dalla schizofrenia.

Van Gogh
Non si ha patografia così dettagliata carattere complesso: cerca affetto e vive in solitudine, non ha una
meta, eppure è animato da qualcosa che lo trascina avanti.
Fallisce come insegnante e negli studi di teologia: arriva la vocazione.
Dal 1888 in poi parla spesso di disturbi fisici, dovuti probabilmente ai pochi soldi impiegati tutti per tele e
colorisi reca ad Arles e vede un miglioramento fisico, assieme ad esso però si ha cambio psicologico: si
dice infuriato con sé stesso, vuole tranquillizzarsi, dopo un intenso lavoro dice di stare malissimo. Inoltre,
scompaiono desideri sessuali.

Primi disturbi si spiegano con vita disordinataprocesso psicotico deve iniziare attorno alla fine dell’87 e
l’inizio dell’88.
Gauguin gli fa bene ma vive la relazione con agitazioneprima crisi nella Vigilia di Natale dell’88 (bicchiere
e rasoio, orecchio). Ripetuti attacchi, prima frequenti, poi leggeri, poi ancora molto forti. In generale
instabile e uno stato psichico labile.
Dopo il tentato suicidio scrive al fratello esprimendo come nella pittura rischi la vita e come la sua ragione si
sia consumata.

Intensità di lavoro

Essa corrisponde al decorso della malattianello stadio preliminare l’intensità aumenta, dopo la prima crisi
diminuisce ma l’abilità di Van Gogh permette una nuova evoluzione artistica.

Mutamento nella concezione di sé

Giudizio sulla sua opera rimane sempre molto critico. Ogni sua attività risulta n un problema esistenziale:
aspira all’eterno, al confluire di religione, arte e attività umanitaria.

Primavera ’88: usa tele più grandi e fa più importanza alle figure che ai paesaggi (dice che sono le cose che
gli fanno sentire di più l’infinito) cresce artisticamente ma è sempre insoddisfatto.
Vi è contrasto rispetto alle lettere precedenticoincide con l’inizio della malattia quindi essa deve essere in
qualche modo responsabile.

Lettere successive alla crisi hanno solo maggiore veemenza; solo ruolo nuovo alle copie che vede come
creazioni nuove che usano solo un modello.

Le opere

Difficoltà nel rintracciare tutte le opere e la loro datazione.

Ruolo della pittura nella vita: affonda radici nella vita spirituale di Van Gogh, nessuna opera è concepibile
per séesse esprimono passi su una via, soluzioni parziali e un’esistenza.

Trasformazioni nell’opera: tutte le opere del 1888 sono diverse dalle precedenti. Alle tonalità scure succede
nel 1885 la pienezza del colore, nel 1886 esplode la luminosità; nell’88 si hanno segni di manierismo e
effetti sconvolgenti. Si avverte in tutte un’appassionata ricerca, ogni elemento appartiene a un tutto. Si
dissolve la superficie pittorica a favore di pennellate geometriche, le linee sono multiformi, i colori accesi.
Si rivolge al mondo che lo circonda, mitizzandolo e trascendendolo nella sua rappresentazione.
Alla fine, i colori sono più crudi, gli errori aumentano e il manierismo delle linee diventa più rozzo.

Relazione opere-malattia: all’inizio del 1888 si ha mutamento che coincide con la malattia.

Il creatore si consuma nella sua operala profondità già c’era nell’artista, è la schizofrenia a fare da
gateway.

Classificazione e datazione grossolana:

1. Fino al 1886: studi naturali e poi impressionismo


2. 1887: sviluppo del colore, tutto ancora calmo
3. Fino alla primavera dell’88: si ha procedimento della pennellata che scompone il quadro; ci si
domanda quale sia il soggetto e tuttavia si sente ancora l’essenza della realtà
4. Estate 1888: la tensione interiore si esprime nella pittura
5. Fino al 1889: si ha la prima crisi, tensione è sotto controllo ma inizia a perdersi la capacità di sintesi;
l’oggetto particolare scompare sempre più di fronte alla sola linea
6. Fino al 1890: segni di impoverimento e incertezza, impulsi veementi. Muoiono le particolarità, si
entra nella vaghezza totale, caos di tratti e linee. Energia senza soggetto o forma.

La malattia

Egli domina la malattianegli intervalli tra le crisi egli si domanda quale sia il suo stato, è consapevole e
cerca un rimedio non volendo esserne influenzato.

Quindi soffre di psicosi: che tipo? O schizofrenia o paralisi generale, ma quest’ultima dimostrabile solo
fisiologicamente, forse anche dal caos delle ultime tele. Ma improbabile nel caso della paralisi il
mantenimento del senso critico. Per la schizofrenia sarebbe insolito ma non impossibile.

Schizofrenia e opera
Potrebbe essere causa senza essere elemento presente nelle opere? È l’unico agente o concorre altro?
Un’opera può essere definita schizofrenica?

Coincidenza di malattia e mutamento di produzione artistica e stile rende verosimile che sia una causa
cambiamento repentino e curva che segue il processo patologico.

In effetti la paralisi ha caratteristiche simili a quelle della schizofrenia.

Lo psichiatra può avvertire un’atmosfera schizofrenicama schizofrenia è un concetto poco definito. Due
forme d’espressione differenti in Hölderlin (ideale) e in Van Gogh (reale e corposa).

In S e S la schizofrenia ha carattere materiale nell’opera: creatività intellettuale rimane fino alla fine.
In H e VG invece si ha distruzione del sé che porta tuttavia a una produzione aumentata, cosa che in S
diminuisce.

Si spiega la produttività della malattia mentale come inibizione di ostacoli che trattenevano forze interiori
già esistenti e presenti nell’inconscio, ma in Hölderlin e VG sembra di avvertire l’irrompere di nuove forze,
sorgono esperienze spirituali nuovissime. Forze né sane né malate ma che prosperano nella malattia.

POSTFAZIONE di Blanchot

Riprende molti temi di Jaspers (g.)

Ma soprattutto lo contraddice su HölderlinJaspers dice che con il processo di malattia si ha curva che
porta a cambiamento anche nell’arte. Per Blanchot c’è in H una continuità e fedeltà ai suoi propri fini. Vi è
cambiamento nel suo farsi padrone degli inni ma ciò avviene prima del 1800. Il cambiamento è
un’evoluzione coerente rispetto a quella che Hölderlin già sperimentava prima della malattia.
La tensione che egli vive e il pericolo della sua poesia di cui si rende cosciente, non sono prodotti della
malattia (pur avvenendo assieme) ma appartengono alla sua vita nella sua totalità.
La poesia insomma ha incontrato la malattia quando entrambe erano al loro apice, ma una non presuppone
l’altra e non ne è causa/effetto diretto.

VAN GOGH: IL SUICIDATO DELLA SOCIETÀ


Subito difesa di VG e attacco al mondo.

Accusa alla psichiatria di erotomania, alla società di aver ucciso Van Gogh togliendoli la coscienza
trascendentale che egli aveva acquisito. La psichiatria si pone contro la straordinarietà di alcune mentiè
meccanismo inventato dalla coscienza sociale e comune per difendersi da ciò che trova scomodo.
È impossibile per qualsiasi psichiatra non andare contro il genio, a essere folle è la medicina psichiatrica.

C’è in ogni demente un geniol’idea brillante è riuscita a farsi spazio solo nel delirio, liberandosi dalle
costrizioni della vita.

Analizza opere di VG vedendoci il genio e non tanto la parte di follia se essa c’è, la si vede solo nella
straordinarietà dei dipinti. Lui non era pazzo ma i suoi dipinti erano “bombe atomiche” che minavano le
strutture stesse delle istituzioni; erano quindi insopportabili per la società.
Lo definisce solo come un pittoreegli inoltre rappresenta il quotidiano, la realtà (anche colpa di Gachet
contro cui Artaud va) e tuttavia in questa sua semplicità esprime più di qualsiasi narrazione o pezzo di
letteratura. Il pittore più pittore di tutti è anche colui che fa subito dimenticare di aver a che fare con un
pittore.

VG si è ucciso perché si è visto costantemente rifiutare l’infinito di cui si faceva portatore (Artaud utilizza
anche la sua esperienza personale).

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