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PAROLE ALATE PER LA FOLLIA

() gli affetti, i sentimenti, sono nelluomo una inestimabile forza. Non la mente lorigine delluomo, sono le passioni che originano tutto, anche il pensiero. il sentimento il seme delluomo, sono lamore, la passione () la mente, quella sola, che si altera, sia nei malinconici, sia nei maniaci, sia negli schizofrenici. I sentimenti umani non si ammalano. Essi sono luomo e lo fanno eterno. (). I sentimenti e cio lamore pu essere imbavagliato, rinchiuso, imprigionato, ma rimane tale, puro, non si ammala, non impazzisce. solo la mente, la chimica del cervello, la sua sconnessione, la causa della follia (da Gli ultimi giorni di Magliano). Negli anni delle scoperte di nuovi farmaci, dellutilizzo di metodi apparentemente meno brutali nei confronti dei malati, dellacceso dibattito che port allapprovazione della legge 180, nota anche come legge Basaglia, ci fu un uomo capace di vedere in modo diverso e soprattutto di capire e amare le vittime della follia: Mario Tobino. Mario Tobino costituisce un exemplum in una societ schierata riguardo ai temi a lui cos cari in due fronti opposti, radicali e inavvicinabili; egli infatti non era affetto dai pregiudizi odiosi verso il diverso e lignoto che la pazzia ha sempre suscitato nei cosiddetti sani, e, allo stesso tempo, aveva la consapevolezza che i malati non potevano essere abbandonati liberi al proprio destino perch, come uomo e come medico, aveva vissuto la pazzia e ne era rimasto profondamente segnato. Correva lanno 1939: in unItalia ormai prossima a conoscere gli anni pi bui e sanguinosi della sua storia recente, un giovane Mario Tobino entrava per la prima volta in contatto con quelli che sarebbero diventati i suoi matti. Tobino si distaccava dallambiente intellettuale di Viareggio1, culla della sua formazione giovanile, e rinunciava a costruirsi una famiglia per esercitare al
rappresenta una vera e propria eccezione nel panorama artistico - letterario del suo tempo. Il suo stile si differenzia nettamente dai celebri scrittori suoi contemporanei, dei quali egli traccia un ritratto piuttosto vivace nei suoi diari del 1950. Nei suoi scritti, infatti, troviamo riferimenti a Ungaretti, che farnetic, durante il periodo del suo amico Mussolini e da giovane e bello, come passarono gli anni invece di irrobustirsi si inzupp in uno stagno senza navigazione () il suo canto era una nenia, il suo pensiero un infantilismo, fu gracilmente italiano, aveva quella leggera ingenuit che non produce ne sostanza ne averi. Laltro poeta preso in considerazione da Tobino Montale, una femminetta vestita da uomo che quando fa la civetta il suo genio, sillumina, barbaglia, descrive nature morte con lo stesso rapimento di una donna davanti a un cappellino. Ignora latino e greco, () pettegolo sculett dentro la dittatura. Successivamente il medico passa a Moravia, che si sempre indaffarato a sciorinar segatura, sicuramente non ha mai letto un poeta, Per poi arrivare a Pea, suo concittadino, che ha pressoch settanta anni e non ha ancora trovato lumana via dellamore, () un provinciale insuperbito. Infine, Tobino conclude le sue considerazioni con unanalisi degli ermetici, ignoranti del mondo, sono ciechi, scrivono senza linfa, senza senso, senza logica.
1Tobino

meglio la sua professione di medico, -una vocazione pi che un vero e proprio lavoro- stando continuamente accanto ai pazienti, e quella di scrittore, in un ambiente ricco di spunti poetici come la campagna lucchese. Cos ha inizio una vita dedicata interamente al manicomio, luogo in cui non trov solo la propria realizzazione professionale, ma anche e soprattutto umana: La mia vita qui. Qui si snodano i miei sentimenti. Qui sincero mi manifesto. Qui vedo albe, tramonti, e il tempo scorre nella mia attenzione. Dentro una stanza del manicomio studio gli uomini e li amo. Qui attendo: gloria e morte. Di qui parto per le vacanze. Qui, fino a questo momento, sono ritornato. Ed il mio desiderio di fare di ogni grano di questo territorio un tranquillo, ordinato, universale parlare. Pier Francesco Listri, in un articolo del 1966, descrive cos la cameretta, il luogo di riflessione e produzione di Tobino: () difficile inventariare a colpo docchio questa prima stanza dove siamo seduti: un immenso canap a fiori traboccante di riviste, libri e giornali (e sommersa quella sua singolarissima lobbia a cupola senza il colpo di mano che solitamente fende il feltro), lo scrittoio colmo di lettere e telegrammi che ricordano la recente vittoria dello Strega; un altro piccolo tavolino di vetro con una cupola di scatolette multicolore in precario equilibrio sono campioni di medicinali, la seconda materia prima con cui Tobino riempie la sua giornata di medicoscrittore. C al muro un ritratto che anni fa gli fece Marcucci: sprizza dai lineamenti volutamente fantocceschi lironia angelica che , o almeno fino a qualche anno fa, la qualit pi allarmante del raffinato, umanissimo ingegno di Tobino. Il profondo legame fra Tobino ed il manicomio di Maggiano, che fu per molto tempo abitazione, posto di lavoro e, soprattutto, un rifugio per lautore, descritto in tutte le sue opere che trattano uno dei temi a lui pi cari, quello della follia, che interessa molteplici lati della sua personalit, in primo luogo quella di medico, ma certamente anche quella pi umana e, di conseguenza, quella di poeta che celebra le forme umane in tutti gli aspetti e in tutte le manifestazioni. Tobino scelse una dimensione di vita solitaria e ritirata, nella quale egli scopr la scrittura come mezzo di esaltazione delle passioni e delle emozioni. La sua attivit si rivolse allespressione lirica delluniverso della follia e del folle. Tutto questo avvenne non senza momenti di malinconia e sconforto per la sua solitudine di uomo, ma anche di medico e di intellettuale. Rimarr qui, fino alla morte, come un gufo?
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Povero, pazzo, disgraziato. A cinquantanni non ho n tetto n famiglia. E non mi manca il marchio di: medico di manicomio. parleranno di me nelle tavolate. Qualcuno dir: visse chiuso in una stanza in un manicomio, senza amici, senza donne, fratelli. Il tratto fondamentale che rende Tobino un valente medico la profonda consapevolezza, che molti altri rifiutano, dellesistenza della follia e, soprattutto, del carattere patologico di questa manifestazione della natura umana. La complessit e i molteplici misteri della follia suscitavano un incredibile fascino in Tobino, attratto dalla prospettiva di inoltrarsi in nuove realt e di conoscere altri modi di esprimere le emozioni. Lamico e allievo Franco Bellato definisce il relazionarsi di Tobino ai pazienti pi psicoanalitico che prettamente psichiatrico: con una formazione di impronta neurologica, Tobino non si presentava di fronte a un malato con diagnosi gi preparate o schemi prestabiliti bens ascoltava e trascriveva i modi in cui i malati parlavano, le loro sensazioni e i loro deliri senza fare alcuna propria valutazione. E proprio in questa concezione dellautore si delinea laltra caratteristica basilare del pensiero dello psichiatra Tobino, ossia lumanit e la sensibilit dimostrate nei confronti dei pazienti, che egli considerava come esseri umani prima di valutare la loro condizione di malati. Questa chiara percezione della follia e soprattutto questa scelta metodologica, gi singolari di per s, appaiono ancor pi notevoli se inserite nel contesto storico - etico a cui appartengono: la concezione, gli ideali di Tobino e lambiente da lui creato al manicomio di Magliano vanno a costituire un unicum nella storia psichiatrica italiana, dominata in quegli anni da un atteggiamento chiuso nei confronti della follia. Essa, infatti, fa parte della storia dellumanit, un suo tratto distintivo. Eppure, sebbene cos naturale e frequente, questa malattia spesso stata banalizzata, rifiutata, o, addirittura, ignorata. In questo modo i malati si sono trovati spesso nella condizione di non poter far valere i propri diritti di infermi, ritrovandosi in una societ che non condivide le loro regole, i loro valori e la loro particolare,
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quasi unica, visione del mondo. Spesso la societ, con lintenzione di non emarginare coloro che sono malati, li obbliga a dover vivere in questo mondo per loro estraneo e incomprensibile, potendo contare solamente sulla famiglia o, quasi sempre, esclusivamente su se stessi. successo svariate volte, infatti, di ritenere la malattia mentale una conseguenza del sistema socio economico e della collettivit, o dellopportuna strumentalizzazione politica. Dunque, in questo caso, lemarginazione di questi individui avviene mediante un processo opposto a quello usuale: invece di fornire spazi in cui confinare queste persone, in qualche modo scomode per una societ in cui non devono esistere diversit ed eccezioni, dato che tutto deve essere riconducibile ad un unico modello e ad ununica volont, la soluzione si trova nel negare tutto, nellabbandonare queste persone a se stesse dichiarandole autosufficienti anche se non lo sono, per provare che, in realt, la follia non esiste. Ma, come accade per tutti gli infermi, anche questi individui non sono in grado di affrontare una vita cos difficile in una societ tanto complessa senza un aiuto esterno, in ambito sia fisico, sia psicologico, che permetta loro di conciliare la loro personalit, non contemplata dai codici di valore comuni, con un ambiente in cui possano in qualche modo esprimersi e creare una sorta di organizzazione alternativa, regolata per dalla presenza di medici specialisti e di infermieri che rendano la loro vita il pi piacevole possibile, per quanto sia in loro potere farlo. Ma, una volta espatriati dallunico luogo che potrebbe dare un senso positivo o, quantomeno, una seppur minima serenit alla loro vita, si ritrovano in un mondo sconosciuto, pieno di persone diverse da loro, e cos diventano automaticamente emarginati, si rendono vittime di se stessi, non riuscendo a gestirsi nei confronti di s e degli altri. Tobino metteva una grande passione nel suo lavoro, a cui egli guardava, potremmo dire, quasi come a una ragione di vita: a questo proposito lo stesso Bellato ricorda le parole che Tobino gli disse durante il loro primo colloquio: Ricordati che se hai voglia di fare lo psichiatra in un certo modo, non c n fama, n successo n quattrinipensaci bene. Da questa frase emerge senza dubbio la grande spinta da cui lo psichiatra lucchese si sentiva animato e che lo accompagnava ogni giorno con rinnovata convinzione; daltra parte egli era per consapevole delle difficolt cui andava incontro nella strada che aveva intrapreso, e dunque non invitava a seguirlo altre persone che non fossero appassionate e disposte a sacrifici come lui. Per questo motivo Tobino ha sostenuto con forza la necessit di dare ai malati, esseri umani come tutti noi, una casa. E lo psichiatra di Viareggio ricre questo luogo a Magliano, un paesino a pochi chilometri da Lucca, dove ancora oggi sorge lospedale psichiatrico ormai abbandonato.

Forte fu la polemica di Tobino contro la legge 180 del 13 maggio 1978, meglio nota come legge Basaglia dal nome del suo promotore, una nota e importante legge che impose la chiusura dei manicomi e regolament il Trattamento Sanitario Obbligatorio, istituendo i servizi di igiene mentale pubblici. Successivamente la legge conflu nella legge 833/78 del 23 dicembre 1978, che istitu in Servizio Sanitario Nazionale. La legge fu una vera e propria rivoluzione culturale e medica, basata sulle nuove concezioni psichiatriche considerate pi umane. Questi i principali cambiamenti portati dalla legge: y Si passa dallobbligatoriet della custodia alle garanzie del Trattamento Sanitario Obbligatorio (T.S.O.). La gestione del ricovero ospedaliero affidata ai medici dei servizi territoriali. Questa legge segna la fine dellospedale psichiatrico in qualsiasi forma. Decade il concetto di pericolosit e il paziente, essendo prima di tutto uomo e cittadino, mantiene i suoi diritti. I pazienti, ospitati e ricoverati negli ospedali psichiatrici, dovranno passare da un ricovero obbligatorio a uno di tipo volontario. y Si passa dallinternamento al concetto di cura. Infatti, prima di allora i manicomi erano poco pi che luoghi di contenimento fisico, dove si applicavano pesanti terapie farmacologiche e invasive, o la terapia elettroconvulsivante. y Si supera il concetto di pericolosit del paziente per arrivare a quello di disagio mentale con un obiettivo di cura seguito da un progetto terapeutico - riabilitativo. Si cerca di studiare sia lindividuo malato sia lambiente in cui vive, dove la sofferenza psichica generalmente nasce e si sviluppa. Con labolizione dei manicomi sancita dalla 180 si pensa di creare una nuova situazione di assistenza psichiatrica. Dovrebbero nascere perci nuove strutture e nuovi servizi territoriali anche di tipo domiciliare. I nuovi obiettivi sono di tipo preventivo e di tipo riabilitativo. Di fatto solo dopo il 1994 si complet la chiusura effettiva dei manicomi in Italia e nonostante critiche e proposte di revisione, la legge 180 ancora la legge quadro che regola lassistenza psichiatrica in Italia. Tobino difende strenuamente il suo progetto per la vita dei pazienti in un ambiente che li accolga come individui bisognosi di cure, e non come matti, prigionieri in un luogo ostile. Lambiente deve far parte del malato, deve essere la componente che gli permette di esprimere la propria personalit e, quando possibile, di socializzare, e non deve rappresentare un elemento di repressione, causa inevitabile di infelicit. E questi luoghi dove vivere nel
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modo migliore erano proprio le strutture che stavano per essere chiuse per effetto della legge 180. vero per, come gi detto, che il manicomio di Lucca rappresentava un unicum in Italia. Ad esempio in un articolo di Michele Smargiassi su La Repubblica del 13 ottobre 2009, veniva presentata la situazione seguita alla chiusura dellospedale psichiatrico di Aversa, una delle strutture pi grandi dItalia, che aveva raggiunto quasi duemila pazienti. E non si trattava, a quanto riferiscono i malati intervistati, di un luogo accogliente e tanto meno di una casa simile a quella raccontata da Mario Tobino nei suoi libri, bens di una citt della vergogna, come viene chiamata dallo Smargiassi. Questo uno dei casi in cui la legge Basaglia sembra aver funzionato; infatti i malati, sottratti dalle mura del vecchio mostro, ora vivono in strutture pi adeguate alla diversa gravit della malattia: i pi gravi sono accolti nel reparto ospedaliero, dove ricevono cure e assistenza, ma in modo ben diverso da come avveniva in manicomio, mentre i meno gravi risiedono in appartamenti sorvegliati da operatori sanitari o addirittura vivono insieme alla propria famiglia e hanno la possibilit di partecipare attivamente ad unesperienza lavorativa e sociale nei vari centri territoriali. E inoltre nella zona di Aversa non sono ancora avvenuti quei terribili fatti di cronaca nera che sono invece spesso seguiti alla chiusura dei manicomi. Sempre nellarticolo dello Smargiassi, lo psichiatra Edoardo Mugnes, in riferimento alle polemiche riguardo al peso eccessivo che graverebbe sulle famiglie dei malati, minimizza questo problema affermando:Ci sono famiglie con carichi pesanti, ma tutta questa rivolta non la vedo e ancora lopposizione alla 180 c dove la 180 non c. E anche una fervida sostenitrice del Basaglia come Giovanna Del Giudice riconosce che ci sono state applicazioni sbagliate e vergognose della legge 180; queste difficolt, forse addirittura impossibilit di applicazione, ora riconosciute a distanza di trentanni dalla promulgazione della legge, erano gi state intuite da Mario Tobino. Come testimonia Franco Bellato in unintervista de LItaloeuropeo del 15 dicembre 2007, lo psichiatra ripeteva spesso che la 180 proponeva s dei princpi fondamentalmente giusti, ma era stata concepita troppo frettolosamente, senza unattenta analisi delle modifiche e degli investimenti necessari: sono stati aperti servizi psichiatrici di diagnosi e cura negli ospedali civili con massimo 15 letti, ma questo piccolo sforzo ovviamente non stato sufficiente a offrire unadeguata assistenza alla grande maggioranza dei malati, che cos si ritrovata abbandonata a se stessa. Questa insufficiente riorganizzazione dellapparato psichiatrico ha avuto inevitabilmente delle ripercussioni negative sulle fragili e instabili menti dei malati, dando origine ai terribili drammi gi citati in precedenza. facile
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immaginare perci la grande sofferenza che questi fatti provocavano nellanimo di Tobino, il quale ha sempre considerato i malati come persone che soffrono, degne di massimo rispetto, della massima attenzione e comprensione. E questo , tra laltro, a detta del Bellato, linsegnamento pi grande dal punto di vista umano che Tobino abbia lasciato. La sua opposizione alla legge 180 era dunque motivata esclusivamente da ragioni di tipo etico, poich nellopporsi alle proposte di legge del collega Basaglia egli non aveva a cuore nientaltro se non lincolumit dei propri malati. Possibile unItalia tanto scervellata?, affermava Tobino, Mi diano del reazionario, servo del Potere, ma la mia la debbo dire. il mio dovere.. Su La Nazione del maggio 1978 il medico scrisse: Anche loro sono creature umane, si lascino tranquilli, questa la loro casa e poco tempo dopo Non metto in dubbio i meriti di Basaglia per la liberalizzazione dei manicomi e il nobile spirito che lo anima. Per non ho potuto non sorridere quando ho letto che sarei strumento del dominante potere. Tobino vedeva disintegrarsi quel mondo nel quale aveva trascorso quarantanni della sua esistenza vivendo con i matti, giorno e notte, incontrandoli tutti i giorni, dialogando e dedicandosi a loro con amore. Improvvisamente con questa legge i nuovi psichiatri avevano deciso che la pazzia non esisteva pi e non si rendevano conto di quanto pericolosa sarebbe stata la follia, se non placata dagli psicofarmaci. Ci fa inorridire Tobino, e soprattutto lo angoscia per la sorte dei suoi matti. Sebbene alcuni paiano guariti dagli psicofarmaci, sono solo sedati e una volta risvegliati potrebbero ribellarsi e addirittura uccidere; altri sono incapaci di badare a se stessi e al di fuori del manicomio sarebbero totalmente dispersi; gli anziani che ormai non hanno pi parenti o sono rifiutati dai familiari se lasciati soli tenderebbero a suicidarsi. I timori di Tobino ben presto si rivelano fondati come dimostra la lunga lista di suicidi, dei morti per incidente, persi nei boschi o scivolati in un fosso, perch disorientati, incapaci di difendersi, di reagire, lasciati in bala di se stessi. Nessun infermiere a sorreggerli, nessuno pi a cercarli perch ritenuti liberi e responsabili. La desolazione e lo sdegno non cessano di tormentare Tobino, prossimo alla pensione, il cui sogno era di lasciare i suoi pazienti sereni e ben assistiti e invece costretto a vederli dispersi e destinati al pi completo abbandono. La nuova legge lascia tutti attoniti e increduli, ma nulla si pu fare perch questa riforma venga impedita. un prezzo che si deve pagare dicono i novatori, ma anche il bambino di cinque anni gettato nellArno da un non-pazzo ha pagato questo prezzo. Tobino ha anche assistito in prima persona alla rivoluzione portata dalla scoperta degli psicofarmaci. Prima di questi medicinali i malati di mente straripavano di sfaccettature estrose che andavano dal dolore alla fantasia,
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dalla pericolosit allallegria, invece, con lavvento di questa arma chimica, fredda, creata in laboratorio, i malati non sono, da una parte, costretti a essere imprigionati in celle e oppressi con camicie di forza, ma dallaltra, impedita loro ogni forma di libera espressione della pazzia. impedito loro di gridare, di saltare, di dolersi e perfino di rallegrarsi, i matti sono diventati ombre barcollanti e sbavanti, degli ebeti, sedati da una forza pi potente della loro stessa follia. Tobino vedeva queste persone cos ridotte e ne rimpiangeva i vecchi schiamazzi notturni. Nella sua vita trascorsa e spesa prevalentemente per la ricerca di cure palliative, immedesimandosi nei soggetti su cui gravava la perdita di razionalit, cercava di capire tutte le sfaccettature dei sintomi provocati anche dalla perdita di litio. In tutti quegli anni, in cui ha vissuto le esperienze del sistema neurovegetativo cerebrale, la formazione intellettuale in quel tempo maturata, gli ha permesso di trasformare le sensazioni in parole, creando il mito Tobino. Lattrazione per il mondo della follia come soggetto poetico rende il rapporto con il manicomio particolarmente stretto e a fa s che nellesistenza di Tobino lelemento poetico e quello professionale siano indivisibili luno dallaltro: Ho sempre creduto che medico e scrittore sono la stessa persona: tutti e due devono usare la coscienza. Lapproccio alla follia quindi di duplice natura: uno un avvicinamento professionale secondo un metodo scientifico, come gi detto, laltro quello dellanalisi e della rappresentazione degli aspetti pi poetici e toccanti. Lo stesso medico afferma: Dovevo capirli, i matti, toglierli dalla loro casella! Io non potevo limitarmi a esercitare la professione di medico: l era la mia casa, quella la mia gente. Allora la mattina andavo nei reparti, dopo pranzo mi mettevo a scrivere: mi venne voglia di scrivere qualche osservazione meno ufficiale delle cartelle cliniche. Nelle lunghe giornate di Magliano, Tobino non trascur mai il suo grande amore per la scrittura: quello di dar voce ai propri pensieri attraverso linchiostro si proponeva come un modo per allontanare la solitudine e per mantenere dei contatti con il mondo esterno. Frequenti furono le lettere scambiate con influenti personaggi, per lo pi letterati, italiani e internazionali: nelle sue pagine Tobino descrisse tutto ci, oltre alla follia, che si sentiva in grado di spiegare in una forma chiara ed efficace, dalla storia di Viareggio, suo amato luogo di nascita, allesperienza della guerra in Libia. Grazie anche alla partecipazione diretta ad un conflitto bellico, egli acquis una straordinaria sensibilit nel comprendere le sofferenze dellanimo umano, capacit che si tradusse poi in un metodo unico di ascolto e rapporto con i malati.
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Il tema dei malati di mente costituisce dunque uno dei motivi dominanti della sua narrativa. La tematica della follia la risultante di una ricorrente e amara ossessione: quella di riportare i malati di mente sulla soglia della nostra libert e anche da un interrogativo che sempre si riaffaccia alla mente dello scrittore: La pazzia davvero una malattia? Non esiste per caso una sublime felicit che noi chiamiamo patologica e superbamente rifiutiamo?. Inoltre, in Tobino emerge la volont di attirare lattenzione dei sani su chi malato; la volont di domandare ai sani se non sia giunto il tempo di aiutare chi sulla soglia, in bilico se rientrare nel mondo o invece ripiombare nella caverna. Per i sani giunto il loro momento di fare il loro dovere verso i folli. La follia dunque non solo un tema letterario, ma anche un appello, un invito allumanit e alla solidariet. E intesa come tale, pone lo scrittore in una posizione che oltrepassa ampiamente il valore letterario delle sue opere. Lesempio delle idee di Tobino psichiatra ben visibile nei romanzi, in cui lo scrittore riesce a conciliare perfettamente la sua anima di medico con quella di poeta. Sono gli individui, con le loro differenti personalit, abitudini, idee, e non i malati, ad essere protagonisti delle grandi opere di Tobino. Ma come riesce lo psichiatra a dare una descrizione vivida e reale dei folli? Per secoli la follia stata considerata come uno stato selvaggio di non-senso ed stata letteralmente espulsa dal pensiero razionale stesso, per poi essere imprigionata e, infine, sentita come un vero e proprio pericolo dal quale difendersi. Con Tobino invece, si ha il primo sforzo da parte di uno scrittore di entrare in consonanza con il matto tanto da riprodurne il sentimento. Nasce quindi una forte dicotomia tra il linguaggio della ragione e quello della follia, il primo dellordine e del senso, il secondo del disordine e del non senso. Quello del folle inaccessibile, selvaggio, un soliloquio, privo di comunicazione. Lo psichiatra, invece, d voce alla ragione. Attraverso il linguaggio, Tobino prova a penetrare quel mondo disgregato e incoerente della follia, assoluta, sciolta da qualsiasi legame artificiale convenzionato, un vero e proprio silenzio. Si pu parlare di follia usando il linguaggio della ragione, ma un processo comunque non valido perch ci si sforza di imprigionare la follia in una struttura logica ben precisa che non le appartiene. Se vero che la follia non pu essere decifrata dal logos, pu essere resa, per, metaforicamente attraverso il pathos della scrittura, attraverso una descrizione iperbolica e piena di artifici retorici della figura del folle. Dunque, come il Verga rifiuta il linguaggio accademico e ne forgia uno adatto alle vicende che narra, anche Tobino per rappresentare i folli, per farli muovere, parlare, non poteva usare il loro linguaggio, perch incomprensibile. Egli sceglie invece di usarne uno particolare, sperimentale, insolito, stravolge lordine sintattico delle parole, utilizza artifici retorici, fa un forte uso dellasindeto e della paratassi. Seguire, infatti, il normale ordine
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significherebbe adottare un ordine che non proprio della follia. In questo modo, invece, c perfetta sintonia tra forma e contenuto: il pathos della follia si trasformato nel pathos della scrittura. Le libere donne di Magliano un unicum della letteratura italiana del Novecento; infatti, il genere di questo libro indefinibile, non risponde a nessun modello preesistente n a nessuna struttura compositiva gi nota. Il linguaggio sfruttato al massimo per ottenere una rappresentazione oggettiva della follia, pur con un coinvolgimento emotivo e una sofferenza di fondo. Non si tratta pi di una rappresentazione della follia, ma di un vero e proprio racconto della malattia e dei malati. Nel secondo romanzo, Per le antiche scale, si passa dalloggettivit rappresentativa alla soggettivit narrativa. Qui lo scrittore interviene personalmente sul suo materiale; ogni racconto di questa opera rappresenta una piccola storia, un progetto, un percorso, unesperienza. Tutti, per, hanno un fondo comune: la memoria dello scrittore che racconta le esperienze pi intense che gli riaffiorano alla mente. Il primo racconto, infatti, fondato sulla memoria del dottor Bonaccorsi: la memoria non rappresenta in modo oggettivo il passato, bens lo trasfigura nella soggettivit. Nonostante questa caratteristica che potrebbe far pensare ad una descrizione falsata della realt, Tobino quando scrive ama la verit: scrive quello che accade veramente, non manipola il materiale in maniera funzionale a determinati ascoltatori o alle esigenze commerciali. Dal primo al secondo romanzo si ha quindi un cambiamento: da una mera rappresentazione dei fatti, attraverso un linguaggio sperimentale, secondo un realismo quasi impressionistico fondato sulla pietas, a un vero e proprio racconto, attraverso un linguaggio basato sul tempo e sulla memoria, fondato sulla compietas, sullhumanitas e sulla charitas cristiana. La prosa di Tobino, con la sua costruzione di frasi brevi (Laltra folgore stata la Gonnelli., frase seguita da un capoverso e ancora Mi d del tu. ) e il frequente ricorso alla particolare e inusuale figura dellanacoluto (Io, nobile, pura, mi avete ignobilmente costretta, I matti, bisogna capirli), sempre permeata di un lirismo di fondo (La notte iniziava tiepida e serena di stelle, vi era per i campi quel suono pacato della dolcezza primaverile allora che la notte si stesa per la campagna., La pianura lucchese destate un muovere-ondeggiare di verde ridente, un conversare spiritoso con ogni frutto e gemma e la vista varia e danza e si perde e si rinfranca e per nulla i monti che lontanamente circondano ostacolano quella letizia), che la avvicina in molti casi alla poesia. Altre peculiarit dello stile tobiniano sono lellissi (Di notte nei cameroni dei matti puzzo di bestia e grida, Il volto, una volta bello, consunto da una fredda febbre), azzardate scelte lessicali soprattutto dei verbi, che costituiscono sinestesie liriche ed espressive (La
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pianura di Lucca sfavilla le messi del prorompere della primavera fino allautunno, Il prato urla tutte le foglie, Laria lieta di verde). Il singolare uso dellinterpunzione e del capoverso, frequentissimo, creano quella frammentariet del periodo che spesso lo rende simile al verso (Stamani visita liscia. La Viola si un po calmata. Sembra una libellula. Magra, spiritata, agile. ancora tutta canti di chiesa ma di umore sereno. ancora in cella. Nuda, un materasso per terra. in una solitudine che lei non sente affatto.). Il modello compositivo pi frequente nella produzione tobiniana quello del diario, una serie di racconti non legati da rapporti causa-effetto, senza una trama, ma condotti a lampi narrativi. Una delle caratteristiche che rende la lettura dei libri di Tobino cos piacevole sicuramente che egli si configura come uno scrittore accessibile alla gente comune, alla quale si accosta rendendola partecipe dei temi conduttori della sua vita. Il suo linguaggio risponde, pertanto, a questo suo intento di parlare a tutti. Attraverso Le libere donne di Magliano, ad esempio, persone di ogni et e di ogni ceto venivano e vengono tuttora a contatto con la tremenda realt della follia, non falsata, ma quella reale, con tutte le sue luci ma anche le sue ombre, quella follia che, come un felino in agguato, vive dentro di noi, con le sue euforie, le sue malinconie, le sue esaltazioni. Tobino, inoltre, appartiene ad un gruppo di scrittori sensibili allinfluenza della locale parlata viareggina e lucchese (Sto facendo la portineria superiore, dove fare sta per percorrere, uso di alcuni termini o espressioni come contadinotto, focherello abbarbagliarsi, corbellare, gi gi, tornotorno alle basse, toscanismi come Noi si parlava spesso con lui). Linflusso paesano si avverte nella struttura e nellandamento popolaresco della frase (Il fisico lha snello). Tutti questi sono effetti di rapidit e di incisivit, che, uniti ai numerosi artifici retorici utilizzati da Tobino, conferiscono a questa prosa una caratteristica lirica che permane sempre abbastanza evidente. I malati sono sempre presentati con grande delicatezza, discrezione e umanit. Le figure di Tobino, per la maggior parte femminili, si vedono quel tanto che basta perch da un loro aspetto o atteggiamento, descritti con grande maestria narrativa, nasca lo spunto per una storia. Un libro frammentario, dunque, ma che in realt possiede la compattezza del mosaico che si mostra nel disegno unitario, tuttavia sono sempre distinte le sue proprie tessere, con i punti di sutura ineliminabili e necessari alla compattezza dellordito. E lunit delle opere nasce anche da fattori esterni: luogo, spazio, tempo, azione. Tutto nasce e si conclude tra le mura del manicomio, tutto si svolge in un suo tempo, quasi fuori del tempo. La complessit dellordito impedisce di riassumere Le libere donne di Magliano, essendo esse tutte protagoniste, tutte necessarie alla trama, dalla signora Maresca che si muove voluttuosamente, dai capelli
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a fitte chiome, i lineamenti del viso e del corpo diretti verso lamore pagano, alla Clerici, che implora uguale a un arabo che udii nel deserto, fino a tanti altri personaggi: la Berlucchi, la delirante di autoaccusa, colei che implorava senza stancarsi, acutamente, come una tragica, che luccidessero per ogni sua colpa, la Lella che amministra, bench pazza, la vita del medico scrittore, e suor Maria Concetta, una delle monache, delle instancabili e dolci sorelle che rendono al dottore pi accettabile anche la pazzia: ma per troppa dolcezza interna, probabilmente come reazione allambiente grigio e cupo che la circonda, colei che da tempo profumava gioia e amore abbandona il velo e fugge. Il narratore alterna distacco e coinvolgimento nei confronti delle vicende tutte uguali ma tutte diverse dei malati: cos se certe mattine, quando attraverso i reparti, i deliri mi aggrediscono da tutti i lati, come dinverno un povero assalito dalla miseria, in altri momenti volo serenamente e sorrido. A Tobino la critica ha riconosciuto una grande capacit comunicativa, che non classificabile in una precisa poetica perch quasi sempre la sua pagina nasce da uno strappo ampio e sottile della propria biografia (Valerio Volpini). Memorialista attento alle realt individuali, latteggiamento del medico Tobino permeato di un amore in cui sono presenti distacco e giudizio (Niccol Gallo). Mario Tobino, scrittore, uomo e medico incompreso dai suoi contemporanei e in larga misura ancora oggi, lasciato solo, uomo forte, che ha saputo rendere questa solitudine amore gratuito e incondizionato verso i suoi matti, la sua unica vera famiglia. Come diceva lui stesso, un fiore, esalato lultimo profumo, pu solo morire, egli invece continua a vivere e a regalare ai suoi lettori un continuo e inebriante profumo di umanit, compassione, solidariet e amore.

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