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LEONARDO – Freud

INTRODUZIONE (avvertenza)

Lettera del 1909 a Jung in cui dice di aver ritrovato la personalità di Leonardo in un nevrotico.

Solitamente la psicoanalisi si riferisce a persone normali e malate ma le grandi figure non devono poter
uscire da questo retino.
Leonardo è figura misteriosa e genio universalericercatore (sembra quasi su malgrado se si segue il
Vasari) e pittore.

Epoca rinascimentale non era insolita a personalità così poliedriche, ma Leonardo mostrava anche tratti
esteriori eccezionali: di bell’aspetto, amava la bellezza ed era incline al godimento.
Poi svolta dopo il periodo a Milano che probabilmente risalta un tratto insolito di Leo e lo porta a
prediligere la scienza sull’arte. Esperimenti che venivano visti come strani e a volte come magia
nerasolitudine.

Cosa che lo porta a dipingere sempre meno e a lasciare delle opere incompiutequalcuno dice che fa parte
del carattere di tutti i grandi artisti; vero ma in Leo si ha il sommo grado.
Ma a confronto con tutti i suoi studi e schizzi si vede che questa lentezza è dovuta a forte immersione
nell’arte.
Altro tratto strano: in epoca di ricerca di conquiste egli si mostra pacato e gentile, ripudia la guerra e
tuttavia accompagna uomini al patibolo per studiarne le espressioni; segue inoltre Cesare Borgia nella sua
campagna militare.

Non può passare sotto silenzio, nella biografia, una parte sulle caratteristiche sessuali del soggetto:
freddezza particolare sia nella vita privata che nei suoi dipinti o schizzi anatomici. Difficile dire se sia stato
per sempre vergine. Caso dei giovani apprendisti probabile che non vi fossero rapporti sessuali.

Analizzando alcuni passi si arriva alla conclusione che prima venisse la conoscenza e poi l’amore, anzi che
l’amore venisse solo dalla conoscenzaè con questa freddezza che Leo viveva l’amore. I suoi affetti erano
controllati e sottomessi alla pulsione di ricerca.
Non era privo di passionema l’aveva semplicemente convertita verso la ricerca. Lo si vede nei toni
esaltati che egli usa per parlare di nuove scoperte. Il differimento diventa allora sostituzione: non è più
ricercare per amare, ma la ricerca è amore, o meglio l’amore è ricerca. Vi è una trasmutazione dell’una
nell’altra.

Solmi dice così della sua pulsione a ricercare: prima indaga solo per la sua arte (prospettiva, luce ecc.), poi si
spinge agli oggetti (animali, piante, uomini), poi alla loro struttura intima e infine abbandona del tutto l’arte
(leggi della meccanica e astronomia).
Cercando di tornare poi all’arte in essa vedeva infiniti problemi da risolvere, non riusciva più a isolarla dal
suo contesto.

Due aspettative rispetto a questa pulsione:

 Che ogni pulsione sia già attiva nell’infanzia del soggetto


 Che abbia attirato a sé per rafforzarsi forze in origine sessuali: rafforzamento sessuale. Quella
sessuale ha la capacità di sublimazione, cioè di cambiare la propria meta. Prova della tensione alla
ricerca dei bambini è il loro costante porre domande.

Vi sono 3 possibilità per la pulsione di ricerca e il suo nesso con quella sessuale:

1. Esplorazione condivide il destino della sessualitàinibite entrambeporta ad affezione nevrotica


2. Sviluppo intellettuale resiste alla rimozione sessuale, per cui richiama in maniera ossessiva il suo
legame,ad atti di ricerca corrispondono piaceri e soddisfazioni sessuali: indagare diventa un’attività
sessuale
3. Libido si sottrae alla rimozione sublimandosi sin dall’inizio in voglia di sapere: vi è sempre
identificazione come nel secondo punto ma manca carattere di nevrosi siccome la pulsione agisce
liberamente per l’intelletto senza interessarsi di temi sessualisembra Leo, ma si sa poco della sua
vita.

Ricordo d’infanzia

Deve essere una costruzione postuma del Leonardo adulto (similmente alla storiografia che nasce solo
quando un popolo è sviluppato e ricerca le sue origini).

È regola psicoanalitica che dietro a ricordi d’infanzia stiano linee di sviluppo psichicotraduzione della
fantasia del nibbio passa per il criterio sessuale. Coda del nibbio è pene e situazione descritta è fellatio, che
si rifà a periodo di poppanti che succhiano il seno materno. Possibile interpretazione data
dall’omosessualità di Leo.

Madre=nibbiotradizione egizia dà caratteristiche auto riproduttive all’avvoltoio: Leonardo conosceva


questa favola perché ripresa dai Padri cristiani per spiegare l’Immacolata Concezione.
Il ricordo d’infanzia si plasma allora come esperienza di maternità ma mancata presenza del padre almeno
per i primi 5 anni della sua vita.

Inevitabile, dunque, che in tale situazione il bambino abbia iniziato a elucubrare su questa mancanza per
questo vede nesso tra sua ricerca e infanzia che lo porta alla costruzione della favola del nibbio che lo
predestinerebbe alla ricerca del volo degli uccelli.

3.

Ma perché il nibbio ha la coda? Quindi perché elementi omosessuali e virili dati alla madre.
Mut, dea egizia, era spesso rappresentata come una figura androgina, e la mitologia vedrebbe in questa
tendenza a virilizzare le figure femminili, la volontà di renderle divine. Ma ciò non spiega l’attribuzione che
Leonardo fa.
Si spiega con indagine della sessualità infantile: il bambino ritiene troppo importante il proprio membro per
non darlo anche agli altri, così pensa che anche le donne e sua madre ce l’abbiano. Traduzione del nibbio è
“Mia madre affettuosa si rivolgeva verso di me e io le attribuivo il genitale maschile”.

Omosessualità: vede costante in amore forte verso la madre, nello sviluppo successivo sostituisce sé stesso
alla madre diventando oggetto del proprio desiderio. Diventa così omosessuale, autoerotismo che si riflette
poi sugli altri uomini. Egli mantiene l’amore per la madre in maniera che in realtà non sta inseguendo
ragazzi ma scappando da ragazze che lo renderebbero infedele.
Freud sa che questa è solo un’interpretazione parziale di una parte degli omosessuali, ma si può dire,
confidando che i contemporanei avessero ragione sull’essenziale detto di Leonardo, che egli fosse uno di
questo tipo di omosessuali.

Diario: annota varie spese per allievi: ma perché? Spese per funerale della madre: si vede distorsione
dell’esperienza del lutto. Così le annotazioni sono espressione di moti affettivi verso gli allievi cosiccome
verso la madreè caratteristica tipica della nevrosi ossessiva lo spostare sentimenti forti su faccende di
nulla.

4.
Nell’opera dovrà esserci traccia della memoria della sua infanzia.
Sorriso della gioconda che esprime riserbo e seduzione: potrebbe essere sia imitazione del sorriso della
modella che cambio artistico di Leo. Potrebbe aver risvegliato in lui un antico ricordo.
Vasari riporta tra i primi tentativi artistici teste di donne che ridono e teste di putti, le prime erano la madre
i secondi lui stesso.

Quadro sant’Anna, la vergine e il bambino->sorriso su entrambe le figure, che, data la somiglianza d’età,
sono le due madri di Leo.

5. Rapporto col padre

Nel riportare la morte del padre, errore nello scrivere due volte l’ora del decesso=perseverazione (g san
Pietro in Dante), ma solitamente sarebbe ripetizione dell’elemento più importante e qua invece si sposta
sul particolare più insignificante.

Ruolo paterno sia indiretto, mancanza, che diretto sul suo sviluppo psicosessuale:

 Si conforma al padre, gran signore, nell’amore per gli sfarzi e i bei vestiti
 L’artista è padre delle sue opere, e Leo le abbandona come suo padre ha fatto con lui. Quando è
sotto il mecenate Ludovico Sforza a Milano e, andato a Parigi, viene a sapere della sua caduta, ne
parla come se fosse colpa sua l’incompiutezza delle opere (astio verso figura paterna)
 Ribellione contro il padre=contro l’autoritàpulsione di ricerca innovativa (ridimensionato in parte
il genio di Leo).

Inoltre:

 Irreligiosità: Dio è come padre e natura come madre, egli rifiuta il primo andando a ricercare
intimamente la seconda.
 Volo degli uccellipensa di essere predestinato al suo studio e dice spesso di voler volare (simbolo
di rapporto sessuale); ci conferma dunque che la sua esplorazione infantile andava verso la sfera
del sessuale.
 Passione per il gioco: rimane infantile; probabile che venga meno con il tempo e il prevalere della
pulsione di ricerca, ma segnala l’attaccamento di un uomo al periodo di beatitudine erotica
(infanzia)

6.

Vs chi idealizza certi personaggi volendo togliere possibilità psicoanalitica di trattarli come altri.

Dice di non aver messo Leo tra i nevrotici, che la nevrosi non significa inferiorità e che alcuni tratti
leonardeschi sono tipici dei nevrotici.

Ripercorre il discorso (g.).

Riflessione generale sulle possibilità della psicoanalisi:

 essa si basa su dati bibliografici, se arriva a mezzi risultati non è colpa del metodo ma del materiale
scarso che possediamo.
 Due punti esulano dalle possibilità dell’indagine; sono tendenze di Leo a rimozione e capacità a
sublimarle:
o Rimozione di Leo non è necessità: margine di libertà
o Un’altra persona non sarebbe riuscita a togliere alla rimozione la
libido sublimandola nella ricerca
 Di conseguenza anche il talento, connesso con la sublimazione, e così l’essenza artistica sono
inaccessibili il genio rimane inspiegabile. Quello che la psicoanalisi può fare è descrivere le
connessioni tra vicende esteriori e reazioni della persona.

I risultati rimangono comunque accettabili perché il caso domina la vita dell’uomo e tuttavia il valore delle
esperienze infantili rimane tale come criterio di spiegazione

Indagine psichiatrica che si accosta al genio leonardesco non vuole offuscarlo, tuttavia convinzione che
nessuno sia così grande da non sottostare alle regole che decretano il normale e il patologico.

Leonardo appare enigmatico anche ai suoi contemporanei. Al tempo riconosciuto il genio pittorico, a noi
tocca invece quello da ricercatore da congiungere con l’anima da pittore.
“Il ricercatore non lasciò mai libero l’artista”, nocendogli e verso la fine reprimendolo.

Cosa sottraeva la personalità di Leonardo all’intelligenza dei suoi contemporanei? La concomitanza di vari
aspetti brillanti era tipica dell’epoca, tuttavia Leo ne era un esempio eccellente. Inoltre la bellezza interiore
andava di pari passo con quella esteriore e con l’interesse per quest’ultima.
La visione di un Leo pieno di gaudio è tuttavia da attribuire solo al primo periodo della vita. Dopo essersene
andato da Milano, caduta la dominazione di Ludovico il Moro, sembra che la sua brillantezza sia andata a
sfocarsi.
Anche lo spostamento di interessi dall’arte alla scienza aumentò il distacco rispetto ai suoi contemporanei.
Questi interessi lo ponevano in dubbio di magia nera ed erano definiti come stravaganti passatempi.

Questo lo porta a dipingere sempre meno e sempre più contro voglia. Lascia sempre più spesso opere
incompiute e si cura poco delle sue prossime. Di fatto in Leonardo sono atteggiamenti che si esprimono in
estremo vigore in Leo.

Per Freud questo però è dovuto a una minuziosa ricerca: una sorta di premonizione di quel distacco che
avverrà poi.

Non si possono evitare le analisi dei tratti sessuali: fu esempio di un freddo rifiuto della sessualità.
Questa singolarità è comprensibile solo in un modogiudizio di Edmondo Solmi: la sete di conoscere il
mondo e trovare il segreto della perfezione aveva condannato l’opera di Leonardo a rimanere imperfetta.
“Nessuna cosa si può amare né odiare se prima non si ha cognition di quella”, ovviamente non è una
descrizione reale ma vuole dirci che per lui era così. Una vita sottomessa alla pulsione di ricerca. Non era
allora privo di passione ma l’aveva convertita in sete di sapere. Al culmine della ricerca egli è afferrato dal
pathos, e si lascia andare a parole che esaltano la grandezza del creatore.

Si converte allora la forza pulsionale psichica in forme diverse di attività. Il differimento, da amore a sapere,
diventa sostituzione: non si ama più dopo aver conosciuto, ma la conoscenza sostituisce l’amore. Si indaga
anziché amare, anziché agire e creare.
Forse la ricerca di Leonardo era nata per fini artistici, per conoscere al meglio la natura e imitarla.
Poi si spinge alla conoscenza degli oggetti della pittura. Dalle forme esteriori passa allora a quelle interiori.
Infine, la pulsione lo porta a rompere ogni nesso con le esigenze artistiche, rivolgendosi alle leggi della
meccanica.
Tentando un ritorno all’arte si trovò impedito dai suoi nuovi interessi. Del quadro gli interessava ormai un
problema e innumerevoli altri che vedeva al suo interno. Un tempo l’artista aveva assunto il ricercatore, ora
è quest’ultimo a farne da padrone.

Si creano due aspettative,

Opere artistiche:

La sua natura benigna gli permette di esprimere moti segreti del suo animo. In queste espressioni
dell’animo non dovrebbero esservi elementi dell’infanzia che abbiamo appena elencato e analizzato.

Prima cosa che viene alla mente è il sorriso della Monnalisa vari tentativi di spiegarlo, per Freud non
soddisfacenti. In generale possono essere riassunti nel vedere nella Gioconda due aspetti della figura
femminile, il riserbo e la seduzione.

Ci impiega quattro anni, ma non ne è soddisfatto, non lo consegna al committente e lo porta con sé in
Francia.

Lasciando stare le interpretazioni artistiche possiamo dire che il sorriso della modella impressionò Leonardo
tanto quanto i suoi osservatori: il sorriso torna in varie altre opere successive. Un sorriso così particolare è
secondo Freud difficile che sia stato inventato, probabilmente era della modella stessa.

Per altri, tuttavia, essa è la costruzione artistica della donna ideale secondo Leonardo, che avrebbe visto
nella Monnalisa sé stesso.
Può essere allora che in Leonardo fu ridestato un certo ricordo sopito. Vasari ricorda tra le prime opere
tentate da Leo “teste di femine che ridono” e teste di putti. Sono due oggetti pittorici che ricordano due
elementi che abbiamo visto con il nibbio: la madre, Caterina (forse col medesimo sorriso della Gioconda), e
sé stesso.

Dipinto più vicino di tempo è Sant’Anna: esso mostra il sorriso su entrambe le figure femminili. Possiamo,
essendo quadri che impiegano anni a essere compiuti, supporre che siano stati composti nel medesimo
periodo. Ciò spiegherebbe una necessità di dotare una figura materna del sorriso della madre ritrovato
nella composizione della Gioconda.

Allo stesso tempo il sorriso ha perduto il suo velo enigmatico, ma esprime tenerezza e beatitudine.

Soltanto Leonardo poteva dipingere questo quadro vi si traccia la storia della sua infanzia. Alla casa del
padre egli trovò sia la matrigna, Donna Albiera, sia la nonna, Monna Lucia. Forse allora questa duplicità gli
suggerisce l’immagine di doppia maternità.
Ma c’è un altro particolare: Sant’Anna, anche se leggermente invecchiata, rimane una donna giovane.
Leonardo ha allora dotato il bambino non di una madre e una nonna, ma di due mamme.

Muther prova a dire che a Leonardo non riuscisse di dipingere la vecchiaia, con l’amore che aveva per il
bello. Egli aveva avuto due madri, la prma alla quale fu sottratto all’età di cnque anni, e la matrigna Donna
Albiera. Questo assieme alla doppia maternità percepita nella casa del padre, si condensa nella
raffigurazione duplice.
A Sant’Anna corrisponde Caterina, lontana dal bambino, e che cela sotto il sorriso una certa gelosia e
tristezza. Così tramite quest’opera possiamo confermare la teoria del sorriso e del ricordo che abbiamo
attribuito alla Monnalisa.

Poi Freud si lancia in analisi del rapporto con la madre e risultante omosessualità di Leo: la tenerezza della
madre, che sfocia in un erotismo precoce e soddisfacente collocando il figlio al posto del marito,
spogliandolo di parte della sua virilità.
Quando Leo incontra di nuovo quel sorriso, era preda di inibizione che gli vietava di desiderare simili
tenerezze da altre donne.

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