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Apuleio africano di Madaura, nasce intorno al 125 d.C.

da famiglia agiata che


gli permette di compiere gli studi a Cartagine ed Atene. Poi fu a Roma e viaggiò
più volte in Oriente in qualità di conferenziere.
Apuleio fu accusato dai parenti della moglie di magia: ce ne resta
testimonianza nell’Apologia dove rielabora anche la sua orazione difensiva che
gli assicurò l’assoluzione. Probabilmente muore intorno al 170 d.C.
1. Una figura complessa di oratore, scienziato, filosofo
Quella di filosofo platonico dovette costruire in certo modo la qualità ufficiale
e probabilmente quella favorita da Apuleio, che proprio sulla rivendicazione
della dignità di filosofo aveva fondato la difesa dall’accusa di magia nel
processo. Numerose le opere filosofiche che la tradizione associa al nome di
Apuleio, ci restano invece soltanto i titoli di alcuni trattati di scienza naturale.

La restante produzione si compone di tre trattati:


DE DEO SOCRATIS: trattazione sistematica della dottrina dei demoni a noi
giunta dall’antichità. 1^ sezione mondi separati degli dei e degli uomini, 2^ la
posizione dei demoni nella gerarchia degli esseri razionali e la loro funzione di
intermediari fra i due mondi; 3^ sezione il demone di Socrate, che spinge il
filosofo a proseguire la ricerca del vero.
DE PLATONE ET EIUS DOGMATE: Sintesi della fisica e dell’etica di Platone
DE MUNDO: forze che regolano l’universo, particolarmente evidente qui lo
sforzo di introdurre in lingua latina il linguaggio tecnico-specialistico delle
scienze naturali.
Abbiamo poi i Florida = raccolta di 23 brani oratorii su temi diversi, stralciati
dal testo di conferenze e pubbliche lettere tenute in Africa: egli probabilmente
antologizzò i pezzi in cui si impegnava di più dal punto di vista retorico (a
prescindere dai contenuti). Si tratta di eccezionali esempi di virtuosismo
retorico, che testimoniano fra l’altro lo straordinario successo che l’arte della
parola poteva garantire ad un geniale retore capace di affascinare un pubblico
sofisticato.
Apologia: è un’orazione giudiziaria sicuramente rivisitata x far sì che avesse
una destinazione fortemente letteraria. Apuleio, in qualità di suo stesso
difensore, è processato con l’accusa di magia dai parenti della moglie defunta,
ben più anziani di lui per impedirgli l’accesso all’eredità: evidentemente,
sosteneva l’accusa solo attraverso la maglia avrebbe potuto sposare una
vedova facoltosa.
In primo luogo l’oratore cerca di smontare gli argomenti che l’accusa ha
ricavato dalla sua vita privata, avviando disquisizioni su temi disparati per
avere il dominio totale degli avversari sotto il profilo culturale; poi ribatte
sull’accusa di essere un mago, con l’orgogliosa affermazione dalla propria
attività di filosofo; 3^ e ultima sezione la prova decisiva che dovette
guadagnagli l’assoluzione: il testamento di Pudentilla nominava erede il figlio
Pudente e non Apuleio.

L’abilità di avvocato che Apuleio rivela nella Apologia ha spesso favorito


l’accostamento a Cicerone, da cui riprende il tipo del periodare e a volte interi
passi, ma certamente non ha impronta ciceroniana il tema del discorso visto
che Apuleio è molto lontano dalle posizioni repubblicane. Quanto al contenuto
non si può non notare come mette in ridicolo le ragioni dell’accusa: parla
sempre dall’alto della sua cultura enciclopedica che ostenta di continuo, e con
una serie di allusioni da cui restano esclusi i suoi accusatori (così ne sbeffeggia
l’ignoranza) rende unico partecipe Marcello, interlocutore unico e destinatario
ideale in quanto colto.
A ONOR DEL VERO VA DETTO CHE giudici ed accusatori, pur assolvendo
l’imputato (“non liquet”) non rimasero pienamente convinti (a lungo si è
discusso la fama di Apuleio come mago):

- la Getulia, accanto alla Numidia, era terra famosa di maghi


- si mostra come un filosofo eclettico, vicino anche alle posizioni neo-
pitagoriche che non disprezzano esperienze di magia

2. Apuleio ed il romanzo
Il titolo conservato è Metamorphoseon libri ma Agostino lo indica come
Asinus aureus, che di recente è stato contrassegnato come più corretto.
11 libri:
avventure del protagonista, il giovane Lucio, che mostra un tratto distintivo del
suo carattere ovvero la curiositas, che lo conduce ad incappare in trame
sempre più fitte di sortilegi che animano la vita della città di Hypata in
Tessaglia. Ospite di un ricco locale, convince una serva a trasformarlo in gufo,
ma per un errore si tramuta in asino pur mantenendo facoltà raziocinanti
umane. Per riconquistare le sembianze umane dovrà cibarsi di rose, e per
l’intera durata dell’incontro sarà questo l’obiettivo del ragazzo
La lettura delle Metamorfosi pone qualche questione preliminare. La prima
riguarda il genere, che si suole definire “romanzo” un termine usato però
molto genericamente in età latina.
RAPPORTO CON FABULAE MILESIAE: novelle a carattere erotico (Apuleio
aggiunge a ciò l’elemento magico ed è ben conscio della novità; la logica
quotidiana dell’astuzia – tipica della costruzione milesia – è contorta
dall’irrompere della magica.
RAPPORTO CON LE FONTI – LUCIANO DI SAMǑSATA
Nel corpus delle opere di Luciano è giunto un romanzo molto simile, con il
nome di Lucio/l’asino che è in lingua greca e più conciso di quello di Apuleio.
DIFFERENZE ASINO D’ORO / LUCIO
Lucio: intenzione di una narrativa di puro intrattenimento, ove il gusto per
l’intreccio rimane assolutamente estraneo a qualsiasi proposito moralistico.
Metamorfosi: l’intera vicenda, pur sotto l’apparenza di voler offrire semplice
svago, ha in realtà i caratteri del racconto esemplare

Prova della serietà moralistica dell’opera è il caso della favola di Cupido e


Psiche che, grazie alla posizione centrale ed alla lunga estensione, assume
valore fondamentale all’interno dell’opera e da essa deriva l’interpretazione
dell’intero romanzo.
LA FAVOLA: La figlia minore di un re suscita l’invida di Venere x la sua bellezza
e viene data in preda a un mostro. Psiche, che alla sommità di una rocca si
aspettava ormai un destino di morte trova invece Cupido che innamoratosi
della fanciulla la trasporta in un bellissimo palazzo. Qui incontra lo sposo, di cui
ignora l’identità e di cui le è sempre negata la vista: se vedrà il suo amante sarà
immediatamente separata da lui. Tuttavia trasgredisce il divieto e spia Cupido
mentre dorme: all’immediato distacco porterà rimedio la dolora espiazione cui
Psiche si sottopone scendendo agli inferi. La novella si chiude con le nozze e
l’apoteosi a dea di Psiche.
INTERPRETAZIONI: se interpretata filosoficamente non bisogna dimenticare
che il Platone della Repubblica avrebbe condannato un mito in cui così
apertamente sono derise le divinità olimpiche (Venere lussuriosa; Zeus ipocrita
etc.) ; interpretata religiosamente vede Psiche come una figura che va verso
una sorta di salvezza ma in realtà non si evolve dal punto di vista morale e anzi
si ricongiunge a un Cupido lascivo e viene assunta in un Olimpo non celeste ma
quanto mai terreno.

3. Lingua e stile
Si è abbandonata la tesi di una “africitas” come denominatore comune della
lingua degli scrittori latini d’Africa. Il termine, in ogni caso, non definirebbe la
lingua apuleiana, singolare e originalissimo impasto di tratti diversi.
Preziosità verbale, uso di arcaismi, padronanza di registri diversi: di qui la
libertà assoluta nell’accostare neologismi/arcaismi/volgarismi/poetismi etc.

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