Andrea Barbagallo VA
Giarre (CT)
Il sogno è un'attività del pensiero umano che ha interessato l'uomo fin dai primordi
della civiltà. Il disegno a carboncino in una grotta dei Bisonti di Lascaux può essere
considerato la rappresentazione di un sogno. In questo documento l'autore disegna ciò
che vede con la fantasia: l'uccisione del bisonte durante una battuta di caccia. Esso è
analogo a un sogno ad occhi aperti, disegnato a memoria.
Gli antichi ritenevano che i sogni fossero una sorta di messaggio criptico, da
interpretare; talvolta si poteva trattare anche di rivelazioni da parte delle divinità che
cercavano di dare consigli, ammonimenti o utili indicazioni all’uomo.
La prima testimonianza scritta è riportata in uno dei primi libri prodotti dal genere
umano, l'Epopea di Gilgamesh, composta intorno al 2000 a.C. su tavolette di creta
asciugata al sole e rinvenute nella biblioteca di Assurbanipal, a Ninive nel 1852 (ma
riconosciute solo nel 1870 dall’assiriologo inglese George Smith). Gilgamesh sogna di
incontrare Enkidu, con il quale dapprima ingaggia una lotta, ma poi, riconosciutane la
forza, lo porta davanti alla madre e lo adotta come gemello. Quando Gilgamesh
racconta questo sogno alla madre Ninsun, lei lo interpreta in questo modo:
«Un compagno forte verrà da te, uno che può salvare la vita di un amico, egli è
potente nella montagna, egli possiede la forza. La sua forza è così grande come quella
del firmamento di An. Tu lo amerai come una moglie, e lo terrai stretto a te, ed egli
avrà sempre cura della tua salute. Il tuo sogno è buono e favorevole. »
La Bibbia riporta diversi sogni, dei quali il più noto è quello del faraone egizio che
sogna sette vacche grasse e sette vacche magre: nessuno sa interpretare il sogno,
finché non viene chiamato Giuseppe (Genesi 41,1-36). In questo sogno
l'interpretazione è sempre di tipo profetico ma assume un carattere religioso:
Giuseppe, infatti, pensa che la profezia provenga da Dio.
La concezione del sogno degli antichi israeliani è riportata nella Bibbia stessa: il sogno
è un messaggio degli Dei (Numeri 12,6).
Il messaggio di Cicerone che possiamo cogliere per bocca dell’Africano è che, finché
siamo sulla terra, è nostro dovere servire la patria; ma la gloria umana, vista dal cielo,
ovvero sub specie aeternitatis, appare veramente piccola cosa. Gli uomini, pertanto,
dovrebbero anelare alle cose celesti, perché tra l’armonia di quelle sfere le anime, che
sono immortali, troveranno la vera ricompensa.
Il romanzo, opera stravagante in undici libri, è forse l'adattamento (almeno nei primi
10) di uno scritto di Luciano di cui non siamo in possesso, ma del quale ci è pervenuto
un plagio intitolato "Lucius o L'asino". Le "Metamorfosi" gravitano comunque sia nella
tradizione della "fabula milesia" (novelle a carattere erotico e licenzioso)e sia in quella
del romanzo greco contemporaneo, arricchito però dall’originale e determinante
elemento magico. Già lo stesso numero di libri che compone l’opera è un numero
magico; undici erano, infatti, i giorni dedicati ai culti misterici, di cui dieci di
purificazione e uno dedicato al rito vero e proprio. Il magico si alterna dunque con
l’epico, col tragico, col comico, in una sperimentazione di generi diversi (ordinati
ovviamente in un unico disegno, con un impianto strutturale abbastanza rigoroso), che
trova corrispondenza nello sperimentalismo linguistico, nella piena padronanza di
diversi registri, variamente combinati nel tessuto verbale: e il tutto in una lingua,
comunque, decisamente "letteraria".
Il tema del sogno appare nell’undicesimo libro, infatti all'improvviso l'asino si sveglia e
vede sorgere dal mare la luna. Profondamente commosso, le rivolge una preghiera,
chiedendole di potersi liberare della bestia che è in lui, oppure di morire. Poi si
riaddormenta. In sogno gli appare Iside, la dea che governa col cenno del capo le vette
luminose della volta celeste, i venti del mare, i silenzi dell’Averno. Iside, la quale
afferma di essere venerata ovunque sotto molteplici forme e con numerosi nomi,
(Minerva, Venere, Diana, Proserpina, Cerere, Giunone, Bellona, Ecate, Rammusia) gli
annuncia la fine dei suoi tormenti: il giorno seguente (il 5 marzo) è la festa della dea;
Lucio dovrà avvicinarsi al sacerdote e mangiare i petali delle rose della sacra
ghirlanda: all'istante ritornerà uomo. La sua vita però cambierà del tutto: egli
diventerà un adepto del culto della dea, che gli promette beatitudine eterna dopo la
morte. L'asino si risveglia: è una stupenda giornata primaverile e tutto è permeato di
una strana gioia. Durante la processione finalmente Lucio vede il sacerdote, gli si
avvicina e mangia le rose. All'istante ridiventa uomo. Il sacerdote gli spiega il senso
delle sue traversie e lo esorta ad abbracciare la nuova fede. Lucio, commosso, segue il
corteo del “navigium Isidis”. Il giovane può finalmente rivedere i suoi, da cui era
creduto morto; ma tutti i suoi desideri sono rivolti all'iniziazione, che finalmente, dopo
una lunga attesa, avrà luogo. Una seconda iniziazione avverrà a Roma: Lucio diverrà
anche adepto di Osiride. Infine vi sarà la terza e definitiva consacrazione di Lucio, che
ora scopre le sue carte e si dice non più greco ma originario di Madauro (la
sovrapposizione con l'autore è ormai completa); il dio Osiride in persona promette al
giovane una brillante carriera come retore giudiziario e lo esorta a non preoccuparsi
delle calunnie della gente. Lucio, prima di entrare a far parte di un collegio
sacerdotale, con gesto altamente simbolico si rasa i bei riccioli biondi di cui andava
tanto fiero.
“Vide la gentil donna nella sua gravidezza sé a piè d'uno altissimo alloro, allato a una
chiara fontana, partorire uno figliuolo, il quale di sopra altra volta narrai, in brieve
tempo, pascendosi delle bache di quello alloro cadenti e dell'onde della fontana,
divenire un gran pastore e vago molto delle frondi di quello alloro sotto il quale era; a
le quali avere mentre che egli si sforzava, le parea che egli cadesse; e subitamente
non lui, ma di lui uno bellissimo paone le parea vedere. Dalla quale maraviglia la
gentil donna commossa, ruppe, senza vedere di lui più avanti, il dolce sonno.”
Si tratta in effetti non di un vero sogno della madre di Dante, ma di una profezia post-
eventum. Il sogno infatti serviva a tessere le lodi di Dante come poeta.
In età neoclassica il sogno viene trattato da Francisco
Goya né Il sonno della ragione genera mostri. Il sonno
della ragione genera mostri (El sueño de la razón
produce monstruos) è un'acquaforte e acquatinta
realizzata nel 1797 e facente parte - è il foglio n° 43 -
di una serie di 80 incisioni ad acquaforte chiamata Los
caprichos (I capricci) pubblicata nel 1799.
Eugenio Montale nasce a Genova nella zona di Principe, il 12 ottobre 1896, in una
famiglia di commercianti di prodotti chimici (il padre, tra l'altro, era il fornitore
dell'azienda di Svevo). La sua formazione è quella tipica dell'autodidatta, che scopre
interessi e vocazione attraverso un percorso libero da condizionamenti che non siano
quelli della sua stessa volontà e dei limiti personali. Letteratura (Dante in primo luogo)
e lingue straniere sono il terreno in cui getta le prime radici l'immaginario montaliano.
Entrato all'Accademia militare di Parma, fa richiesta di essere inviato al fronte, e dopo
una breve esperienza bellica in Vallarsa e Val Pusteria, è congedato nel '20.
"Scabri ed essenziali", come egli definì la sua stessa terra, gli anni della giovinezza
delimitano in Montale una visione del mondo in cui prevalgono i sentimenti privati e
l'osservazione profonda e minuziosa delle poche cose che lo circondano – la natura
mediterranea e le donne della famiglia.
Le raccolte di versi contengono la storia della sua poesia: Ossi di seppia (1925); Le
occasioni (1939); Finisterre (1943); Quaderno di traduzioni (1948); La bufera e altro
(1956); Farfalla di Dinard (1956); Xenia (1966); Auto da fè (1966); Fuori di casa (1969);
Satura (1971); Diario del '71 e del '72 (1973); Sulla poesia (1976); Quaderno di quattro
anni (1977); Altri versi (1980); Diario Postumo (1996).
Consapevole che la conoscenza umana non può raggiungere l'assoluto, nemmeno
tramite la poesia, a cui spesso si tende ad affidare il ruolo di fonte d'elevazione
spirituale per eccellenza, Montale scrive poesia perché questa possa essere una sorta
di strumento/testimonianza d'indagine della condizione esistenziale dell'uomo
novecentesco. A differenza delle allusioni ungarettiana, Montale fa un ampio uso di
idee, di emozioni e di sensazioni più indefinite. Montale cerca una soluzione simbolica
in cui la realtà dell'esperienza diventa una testimonianza di vita. La poesia di Montale
assume dunque il valore di testimonianza e un preciso significato morale: Montale
esalta lo stoicismo etico, di chi compie in qualsiasi situazione storica e politica il
proprio dovere.
È anche stato il poeta più carico di riconoscimenti ufficiali: lauree ad honorem (Milano
'61, Cambridge '67, Roma '74), nomina a senatore a vita nel '67 e premio Nobel nel
'75. Nel pieno del dibattito civile sulla necessità dell'impegno politico degli intellettuali,
Montale continuò ad essere il poeta più letto in Italia. A testimonianza forse del fatto
che il compito della poesia non è mai stato quello di dare risposte ma di rieducare a
guardare il mondo.
La poesia Il sogno del prigioniero, tratta dalla raccolta La bufera e altro,è composta da
versi liberi, in prevalenza di endecasillabi,con numerosi ipermetri e versi di tredici
sillabe. Numerose sono le rime,consonanze e assonanze.
Pubblicata nell’ottobre 1954, essa parla di un uomo, un prigioniero, e di un suo sogno
che diventa l’unica estrema speranza fra le sofferenze della prigionia.
L’ambiente della poesia è quello di un lager nazista o di un gulag sovietico. Per il
prigioniero il tempo è quasi senza variazioni, << Albe e notti qui variano per pochi
segni.>>; l’unica immagine di libertà è il volo degli storni sulle torri di guardia (<<i
battifredi>>); l’aria è gelida,la sorveglianza continua e implacabile (<<l'occhio del
capoguardia dallo spioncino>>). Gli orrori della detenzione, le torture, i massacri, i
forni crematori sono resi con metafore attinte dal linguaggio gastronomico (<< crack
di noci>>, <<oleoso sfrigolio>>, <<girarrosto>>, <<mestolo>>, <<paté>>,
<<farcitore o farcito>>) che ci danno l’immagine grottesca e sconcertante di un
grande banchetto cannibalesco imbandito agli <<Iddii pestilenziali>>. Eppure il
povero giaciglio si trasfigura, la lanterna dalla luce rossiccia evoca un’immagine di
casa, di focolare se il prigioniero sogna di essere accanto alla sua amata( <<ma la
paglia é oro, la lanterna vinosa é focolare se dormendo mi credo ai tuoi piedi.>>).
La tendenza del prigioniero al sogno non è solo la conseguenza negativa di una
prigionia, ma è anche espressione positiva dell’<<attesa>> della donna e del valore
che essa rappresenta.
Il sogno indica quindi una forma di salvezza psicologica, una fuga dalla realtà,
paragonabile a quella di un Primo Levi che si sforza di ricordare pezzi di Divina
Commedia, o di un Belluca che, udendo il fischiare di un treno, si lascia trasportare
dall’immaginazione e fugge dalla realtà opprimente e monotona in cui vive.
Ma il prigioniero in realtà è proprio il poeta, che si rappresenta costretto a fare della
propria oggettiva impotenza il fondamento necessario del proprio sogno fantastico
(cioè della propria poesia).La poesia dunque è sublimazione dei dati reali.
« I have a dream: that one day this « Ho un sogno: che un giorno questa
nation will rise up and live out the true nazione si sollevi e viva pienamente il
meaning of its creed: "We hold these vero significato del suo credo: "Riteniamo
truths to be self-evident, that all men are queste verità di per se stesse evidenti:
created equal" » che tutti gli uomini sono stati creati
uguali" »
L'impegno civile di Martin Luther King è condensato nella Letter from Birmingham Jail
(Lettera dalla prigione di Birmingham), scritta nel 1963, che costituisce
un'appassionata enunciazione della sua indomabile crociata per la giustizia.
Unanimemente riconosciuto apostolo della resistenza non violenta, eroe e paladino dei
reietti e degli emarginati, Martin Luther King si è sempre esposto in prima linea
affinché fosse abbattuta nella realtà americana degli anni '50 e '60 ogni sorta di
pregiudizio etnico.
Si diploma nel 1948 al Morehouse College e dopo esser diventato pastore battista a
Montgomery, King si laureò nel 1955 in filosofia alla Boston University. Nella sua vita
organizzò decine e decine di marce e manifestazioni di protesta, invocando il diritto al
voto ed altri basilari diritti. Queste rivendicazioni furono in seguito accolte con il Civil
Rights Act e il Voting Rights Act. Il "caso culmine" che fece scaturire la rivolta dei neri
fu l'arresto di Rosa Parks, accusata di aver violato le leggi sulla segregazione. King, in
America, come Gandhi in India, organizzò una protesta pacifica, senza armi e
soprattutto, basandosi sul dialogo.
Celeberrimo è rimasto il discorso che Martin Luther King tenne il 28 agosto 1963,
durante la marcia per il lavoro e la libertà, davanti al Lincoln Memorial di Washington,
e nel quale pronunciò più volte la fatidica frase "I have a dream" che sottintendeva la
attesa che egli coltivava, assieme a molte altre persone, perché ogni uomo venisse
riconosciuto uguale ad ogni altro, con gli stessi diritti e le stesse prerogative, proprio
negli anni in cui - per dirla con le parole di Bob Dylan - i tempi stavano cambiando e
solo il vento poteva portare una risposta. Martin, molte volte fu soggetto ad
aggressioni e ad offese molto gravi.
SCIENZE DELLA TERRA: LA LUNA – Un sogno realizzato…forse.
Simbolo dell’inconscio e dell’irrazionale, la Luna è il più interno dei satelliti del Sistema
Solare, il primo che si incontra se si procede dal Sole verso l’esterno. Le sue
dimensioni sono piuttosto piccole se paragonate a quelle della Terra, ma ragguardevoli
in confronto a quelle degli altri 63 satelliti del sistema.
Essa è dotata di tre moti principali:
- Un moto di traslazione insieme alla Terra intorno al Sole.
- Un moto di rivoluzione intorno alla Terra;
- Un moto di rotazione intorno al proprio asse;
A causa delle diverse posizioni che la Luna assume rispetto alla Terra ed al Sole, può
presentare allora diversi livelli di illuminazione [FASI LUNARI]:
- Fase di Luna nuova (novilunio). Avviene quando la
Luna è
in congiunzione, ovvero dalla stessa parte del Sole
rispetto alla
Terra; L’emisfero che ci rivolge quindi non è illuminato
ma oscuro.
Il 20 luglio 1969, all'apice di una gara spaziale tra URSS e Stati Uniti d'America,
ispirata dalla guerra fredda, l’uomo realizza il sogno di andare sulla luna.
Il razzo vettore era un "Saturno 5" a tre stadi, alto (con la capsula Apollo) centoundici
metri e con undici giganteschi motori di spinta; l'equipaggio era composto da tre
uomini: Neil Armstrong (comandante della missione), Edwin (Buzz) Aldrin (pilota del
LEM) e Michael Collins (pilota del modulo di comando). Dopo un viaggio di tre giorni, il
20 luglio 1969 (Domenica alle 22:23) il "LEM", chiamato Eagle (Aquila), si appoggio'
sul suolo lunare nel "Mare della Tranquillità".
Il primo astronauta a camminare sulla superficie lunare fu Neil Armstrong, comandante
dell'Apollo 11. L'ultimo fu Eugene Cernan, che durante la missione Apollo 17 camminò
sulla Luna il dicembre 1972.
L'equipaggio dell'Apollo 11 lasciò una targa di acciaio inossidabile, per commemorare
lo sbarco e lasciare informazioni sulla visita ad ogni altro essere, umano o meno, che
la trovi. Sulla targa c'è scritto:
“Here men from the Planet Earth first set foot upon the moon, July 1969, A.D.
We came in peace for all mankind.”
In rete circola ormai da tempo però la voce che l’uomo non sia mai stato sulla luna e
che le foto ed i video famosi in tutto il mondo, non siano stati altro che la più grande
finzione mai esistita, creata in set cinematografici come quelli di 2001: Odissea nello
spazio di Stanley Kubrick.