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La Colomba

Molte Dee Lunari sono rappresentate da uccelli, in particolare la


colomba era associata al Divino Femminile e alla Luna. Era uno dei
simboli delle Dee Ishtar, Astarte, Inanna, Rhea, Demetra, Persefone,
Venere, Afrodite e Iside, e divenne anche il simbolo del sacro Graal.
Si può notare la presenza di una colomba anche in molte immagini
della Vergine Maria. La colomba era universalmente riconosciuta
come un simbolo della Regina dei Cieli, della femminilità, della
gentilezza, dell'amore, della sensualità, della spiritualità, della
saggezza e della pace.
Come simbolo della luce lunare, la colomba porta nel mondo
saggezza e ispirazione. Nella tradizione gnostica, Sophia, la
Saggezza Sacra di Dio, era rappresentata dalla colomba, che era
vista come portatrice in terra della luce della Madre Celeste.
Nell'arte cristiana medioevale la colomba rappresentava lo Spirito
Santo (nota: qui l'autrice però non dice che questo "Spirito Santo",
nell'idea cristiana, fa le veci del pene, perché feconda maria...) ed
era dipinta sopra la testa di Maria durante l'Annunciazione e sopra
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quella di Cristo al momento del suo battesimo.
La colomba era anche associata all'Albero della Luna, sui rami del
quale si posava. Un'immagine simile si trova nelle raffigurazioni che
mostrano una colomba posata sui capelli di una Dea Lunare. La
colomba con il ramo d'ulivo nel becco, che offre il frutto dell'albero,
era l'emblema del rinnovamento della vita sia per la Dea Ishtar che
per Atena.
Oltre a essere sacre alle Dee, le tortore bianche erano sacre alle
Parche (le tre Dee del destino) ed evidenziavano il legame tra questi
uccelli e i poteri lunari della profezia e dell'oracolo. L'antico oracolo
di Dodona era una quercia sulla quale viveva uno stormo di
"colombe".
L'oracolo si poteva ascoltare nella voce delle colombe, nel rumore
del loro strusciarsi tra le foglie e del loro battito d'ali.
Nei dipinti raffiguranti l'Annunciazione, la colomba, qualche volta,
è mostrata con la testa vicino all'orecchio di Maria come se le stesse
parlando del suo destino (Nota personale: dissento totalmente da
quanto scritto dall'Autrice, in questo passaggio, perché
chiunque legga un minimo di Teologia sa che Maria NON è
una Dea, è - e resta - una donna, per di più passiva e
sottomessa a un ordine patriarcale. La liberazione della
donna non passa attraverso maria, bensì attraverso gli
archetipi delle Dee).

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IL FATTO CHE I CATTOLICI LE ABBIANO ASSOCIATO LA
COLOMBA NON SIGNIFICA CHE "MARIA è UNA DEA". è
SEMPLICEMENTE UNO SCOPIAZZAMENTO, FAVORITO AD
ARTE DAL "POPOLO EBETE" CHE NON HA MAI LETTO LA VERA
TEOLOGIA E CHE "NECESSITà DI UNA MADRE DIVINA".

La colomba simboleggia l'aspetto della Luna che porta vita e amore.


Rappresenta la capacità della natura femminile di portare armonia
riunendo lo spirito e la coscienza, l'umanità e la natura, oltre che la
voce interiore della saggezza e dell'intuizione.

Il Cavallo

In molte culture il cavallo, e in particolar modo la giumenta,


rappresentava la fertilità, l'energia vitale, la profezia, la magia, le
emozioni e gli istinti. La cavalla bianca simboleggiava i poteri della
Luna e la forma di Luna crescente del ferro di cavallo portava
fortuna e protezione. La giumenta rappresentava la maternità,
l'amore e la fertilità della terra. Aveva la sovranità del potere terreno
e in Irlanda il cavallo prendeva parte ai riti di incoronazione dei re.
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Si credeva che durante il raccolto anche lo spirito del granoturco
assumesse le sembianze di un cavallo.

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Per i Galli la Dea-Cavallo Epona aveva tre aspetti e sedeva su una
giumenta oppure era raffigurata assieme a giumente e puledre che
tenevano una cornucopia, un pettine, uno specchio o un calice. La
Dea-Cavallo gallese, Rhiannon, possedeva uno stormo di uccelli il
cui canto poteva risvegliare i morti e far addormentare i vivi, quindi
ricorda gli aspetti oscuri della Dea della morte e della rinascita.
Il cavallo era legato ai laghi e al mare come pure alla terra. La
giumenta rappresentava la Grande Madre o le acque primordiali, la
sorgente di tutta la vita. Anche oggi le creste spumose delle onde
sono chiamate "cavalloni".

Le leggende folkloristiche raccontano di cavalli fatati che pascolano


sulle rive dei laghi e degli stagni e se qualcuno cercava di cavalcarli,
veniva gettato nell'acqua per poi essere affogato e mangiato.

In altre storie i cavalli fatati potevano essere identificati dal fatto che
i loro zoccoli e ferri erano al contrario. Questi immaginari cavalli
d'acqua rappresentavano gli aspetti oscuri della Luna legati alla
morte e al viaggio nelle profondità interiori.

I cavalli mantenevano il legame tra i mondi invisibili ed erano

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cavalcati dagli sciamani che potevano visitarli; si pensava che anche
le streghe si trasformassero, a volte, in cavalli.

Il cavallo rappresenta l'intero ciclo lunare, cioè sia le forze


dinamiche della vita e la fertilità manifesta delle fasi lunari visibili,
che i nascosti poteri interiori di trasformazione e morte della Luna
Nera.

La Gru

La gru non è un uccello comune nelle favole. Tuttavia, nella


mitologia greca era visto come un guardiano, simbolo di vigilanza e
di pazienza, e nella tradizione celtica aveva una forte connessione
col femminile. La gru europea è grigia con il collo bianco, la testa
nera e la sommità del capo rossa. Essendo un uccello acquatico, era
legato all'Aldilà e considerato un animale magico dagli oscuri poteri.
Nelle leggende celtiche la gru era associata a una Dea ostile, una
donna non più giovane, dal brutto carattere e sessualmente
promiscua. Ci sono molte storie in cui delle donne vengono
trasformate in gru: San Columba d'Irlanda trasformò in gru, per
punizione, una regina e le sue serve; la Dea del Mare, Mannanan,
possedeva una borsa magica fatta con la pelle di una gru che era
stata una donna e fu trasformata a causa della sua gelosia; l'eroe
irlandese Fionn da bambino venne salvato dalla nonna che si era
trasformata in una gru mentre stava scivolando da una roccia.
La gru era associata alla morte, alla fine del vecchio anno e al
cambiare delle stagioni. Le storie irlandesi raccontano di "quattro
gru della morte" che erano i quattro figli, sotto incantesimo, di una
vecchia donna chiamata la "strega del tempio". Il dio Midir
possedeva tre gru che avevano il potere di togliere ai guerrieri il
coraggio e l'abilità nel combattere; infatti se un guerriero vedeva
una gru mentre andava in battaglia, questo era considerato un
brutto presagio. Questo indebolimento dello spirito guerriero
attribuito alla gru è un tabù molto simile a quello associato alle
donne mestruate (nota: sì, in alcune tribù primitive si crede che se
un guerriero tocca o è visto da una donna mestruata, perderà vigore
in battaglia). In tutte queste storie le donne gru mostrano
comportamenti e capacità simili a quelli delle donne in periodo
premestruale e mestruale. Sono viste come esseri rudi, ostili,

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sensuali, capaci di portare morte e disgrazia agli uomini. La gru,
tuttavia, può anche essere connessa alla profezia, al volgere degli
aspetti positivi di queste fasi.

La Civetta

In tempi moderni la civetta è diventata simbolo di saggezza a causa


del suo legame con la divinità greca Atena e la corrispondente
divinità romana, Minerva; ma il suo simbolismo antico, ancora
conservato nelle tradizioni popolari, la associava alla morte e alla
distruzione. Si credeva che il verso della civetta udito durante il
giorno o per tre notti di seguito fosse annunciatore di morte. In
Scozia la civetta era chiamata Cailleach, cioè "donna vecchia", ed era
associata alla morte e all'inverno.
La civetta aveva anche un forte simbolismo sessuale. Nel Galles si
diceva che quando una civetta cantava voleva dire che una fanciulla
aveva perso la verginità. Presso i Celti la civetta appariva nella storia
di Lleu. Suo zio era un mago e creò per lui, con fiori e piante, una
sposa magica di nome Blodeuwedd, che in gallese significa "viso di
fiore". Blodeuwedd rimase fedele a Lleu solo finché i fiori
conservarono il loro profumo e poi s'innamorò di un cacciatore.
Ques'ultimo ferì gravemente Lleu con una lancia e questi stava per
morire quando fu trovato da suo zio. Per punirla del suo
tradimento, l'infedele sposa fu tramutata in una civetta e anche
oggi, in Galles, la civetta viene chiamata "Blodeuwedd".
Blodeuwedd era una donna sensuale che seguiva la propria natura;
la colpa del tradimento non era sua ma delle aspettative irrealistiche
degli uomini. La sua storia è simile a quella di Lilith, che fu creata,
come Adamo, dalla terra.
Essendo pari a lui si rifiutò di copulare sdraiata sulla schiena e fuggì
dal Paradiso. Lilith venne associata al barbagianni e descritta come
un essere demoniaco con artigli e ali d'uccello, e incarnava gli
aspetti negativi della femminilità. Era la Regina del Mondo
Sotterraneo, portatrice di morte per i bambini e seduttrice di
uomini durante la notte. Come tale, era l'aspetto oscuro di Eva, la
maledizione mestruale che Eva portò nel mondo attraverso il
serpente.
Entrambe le storie mostrano la vera natura delle donne e del
processo di crescita da fanciulle in streghe.

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La civetta simboleggia i poteri oscuri interiori, la saggezza del ciclo
mestruale e la necessaria trasformazione e morte del vecchio sé per
ottenere il rinnovamento.

Nota: in realtà, probabilmente agli inizi Lilith era la Dea della


giustizia ultraterrena, simile alla Maat egizia (stringe tra le mani un
prototipo dell'Ankh); inoltre è connessa al vento del deserto e alla
notte.

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La Lepre

Le lepri, e più tardi i conigli, erano simbolo di fertilità, dell'energia


dinamica della vita, della crescita, del rinnovamento e del piacere
sessuale, e vennero associate direttamente alla Luna e alle sue
divinità. La Lepre era legata alla Dea Oestra, che diede il nome alla
festività della Pasqua (in inglese: Easter). Oestra aveva la teste di
lepre, ed erano le sue lepri che covavano le uova della nuova vita
annunciando la primavera, un'immagine ancora presente nella
tradizione dell'uovo di Pasqua.
La Dea norvegese Freya, Dea dell'amore e della fertilità, era sempre
accompagnata da due lepri come anche la Dea romana Venere. Si
diceva che le macchie sulla faccia visibile della Luna raffigurassero
una lepre o un coniglio.

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Sailor Moon\Serenity con il coniglio

La lepre era anche associata ai poteri femminili lunari della


divinazione, della trasformazione, della follia mistica e della
sessualità. La Regina Celtica Boudicca usava una lepre per prevedere
l'esito delle battaglie; la liberava da sotto il mantello e osservava la
direzione che prendeva. La connessione della lepre con la sessualità
è sopravvissuta fino ai nostri tempi e ha trovato espressione
nell'immagine della ragazza vestita da "coniglietta".

è possibile che a causa di questi rimandi, la Chiesa considerasse la


lepre un animale di cattivo presagio. Le lepri vennero associate alle
streghe e si credeva che una strega sotto forma di lepre potesse
essere uccisa solo con un crocifisso d'argento o, successivamente,
con una pallottola d'argento.

LE DEE OSCURE: ECATE E ATENA

L'immagine preistorica della sorgente della vita era quella di una


Dea vista come un simbolico utero cangiante dal potere generativo
che creò l'universo e la vita. Era vista come la forza invisibile
dell'universo e il creato era il suo corpo manifesto.
L'espressione di questa intuizione fu osservata nel ciclo della Luna e
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delle sue fasi. La Dea era vista manifestarsi nelle tre fasi visibili della
Luna come una trinità di crescita, realizzazione e decadimento, e
rifletteva il ciclo transitorio delle stagioni della vita: la Dea
immanifesta era invece la fase scura della Luna, l'utero, l'invisibile,
sorgente continua di vita. In descrizioni più recenti la Dea della
Luna si mostrava come Trinità senza il quarto aspetto, non perché
l'aspetto oscuro fosse sconosciuto, ma perché era nascosto all'occhio
umano come la faccia nascosta della Luna. Lei era l'oscurità
dell'invisibile, l'immanifesto, la fonte della vita, il potenziale, ed era
la pura consapevolezza che sta dietro alla Trinità di Luce.
La sua oscurità era l'essenza dell'intero ciclo, infatti le fasi di luce
non potevano essere percepite se non in relazione all'oscurità. Il
concetto della Dea della Vita e della Morte, di oscurità e luce come
parti di un unico ciclo, venne diviso; da una parte si aveva
l'immagine della Dea Oscura delle energie distruttive e della morte,
dall'altra l'aspetto delle energie generative della vita. L'immagine
femminile della morte e della distruzione non era più seguita e
compensata dall'immagine del ritorno al grembo universale
necessario per rinascere quindi il ciclo lunare di vita, morte e
rinascita fu spezzato. L'immagine del Divino Femminile venne
polarizzata nella luminosa Dea della Vita contrapposta alla
terrificante Dea del Mondo Sotterraneo, della Morte. (Nota: per gli
Aztechi, Coatlicue rappresentava invece la minaccia distruttiva della
terra e delle forze ctonie: il suo tempio era chiamato "La Casa di
Oscurità", ed era decorato da statue a forma di serpente; Tlazolteol
era invece la Dea dell'impurità: rappresentava l'istinto della
sessualità al di là delle regole, e si celebrava con danze falliche.
L'Inferno era raffigurato come una sorte di distesa polare, gelo e
freddo perenne; era governato dal Re dei Morti Miclantecuhtli e
dalla Regina Mictecacuatl).

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La forte sensualità e le energie distruttive sperimentate dalle donne
durante il ciclo mestruale vennero associate all'immagine della
sanguinaria Dea della Guerra. (Nota: in molte culture, la Dea della
sessualità era anche la Dea della Guerra: Ishtar, per esempio). Gli
aspetti positivi di queste energie vennero ignorati e l'immagine della
furia sanguinaria e sessuale fu incarnata da Dee come Ishtar
Sekhmet e Morrigan.
La "Madre della Morte" venne percepita come cattiva, portatrice di
morti gratuite e senza senso. L'idea originale del legame tra
sessualità creativa e morte fu orribilmente distorto. La Distruttrice
portatrice di cambiamento fa paura se vista da una prospettiva
lineare, ma se vita e morte sono viste come un ciclo continuo, la
Distruttrice diventa la via per una nuova esistenza e una nuova
crescita (Nota personale: Kali per esempio, è Madre della
Distruzione. Distrugge per poter permettere la Ri-Creazione).

La mitologia ha spesso relegato le Dee nei due concetti


fondamentali di buona "madre della vita" o di spaventosa "Dea della
Morte"; spesso però queste immagini contengono ancora le
reminiscenze del ciclo intero. Ecate, la Dea Greca della Luna Nera
era la Regina delle streghe e la Dea della Morte. Come
rappresentante della Luna Calante e di quella Nera, era la Dea della
Divinazione, dei sogni e della magia ed era la forza che deriva
dall'oscurità interiore che può portare visioni, stimoli, ispirazioni
estatiche o follia distruttiva (nota: Ecate è associata anche al

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Tarocco della Luna).

Come Regina dei Morti, Ecate teneva in mano la torcia della


rigenerazione e della rinascita. In altre storie, era descritta come
una Dea dal cuore tenero: fu Lei ad avere compassione della triste
Demetra dopo il rapimento di sua figlia Persefone.
Era adorata come immagine triplice presso i crocevia poichè i
quattro sentieri ricordavano le quattro fasi della Luna.

La Dea Atena, che era la Dea Vergine della Saggezza e

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dell'Intelligenza, portava anch'essa i simboli del suo aspetto oscuro.
La testa di Gorgone era sempre associata a Lei e disegnata sul suo
scudo e sull'aegis. La leggenda narra che Gorgone era Medusa, una
donna con serpenti nei capelli e il cui sguardo mortale tramutava gli
uomini in pietra. Per il fatto che il suo volto era circondato da
serpenti, richiamando l'immagine della vulva, diventò simbolo di
sessualità, rigenerazione, creazione, rinnovamento, morte. Atena
era anche rappresentata da una civetta essendo questa associata alla
morte e al potere di rigenerazione. Quindi sia Ecate che Atena
possono essere viste come immagini che contengono anche gli altri
aspetti delle fasi lunari.

PERSEFONE E DEMETRA

La discesa di una Dea nel mondo dei morti per portare nel mondo
nuova vita e conoscenza è un tema ricorrente nella mitologia e
riflette il ciclo delle stagioni, della Luna e delle donne.
Nella leggenda greca, Persefone, la figlia di Demetra, fu rapita e
portata negli Inferi. Demetra, per il dolore, ritirò i poteri della
fertilità e della crescita dal mondo finché sua figlia venne ritrovata.
Persefone, però, poteva tornare per sempre nel mondo solo se non
avesse portato con sé nulla dagli inferi; ma lei mangiò qualche seme
di melograno, un atto che la costrinse a ritornare negli inferi una
volta all'anno.
Persefone, o Kore, era la Vergine della pianta del granoturco, cioè il
seme, mentre Demetra era la pianta stessa. La storia fa eco al
principio unitario del ciclo lunare dove la prole e la madre sono fatti
della stessa sostanza.
(NOTA BENE: questo concetto "della stessa sostanza" è stato
scippato dai cristiani, in rapporto però al loro dio padre con il figlio
cristo!)
Il raccolto de granoturco, e quindi la sua morte, non uccideva il
principio che lo faceva crescere ma era necessario perché potesse
tornare alla vita. Persefone, come il seme di granoturco, rimaneva
nel Mondo Sotterraneo fino alla sua rinascita in primavera, e per
quella parte dell'anno era la Regina dei morti.
La discesa di Persefone può anche essere vista come simbolo del
ciclo femminile, come anche del ciclo vitale. Una volta al mese le
donne si ritirano nella fase calante del loro ciclo mensile per

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rimanere nell'oscurità della fase mestruale.
Persefone, come Eva, coglie il frutto rosso, simbolo delle
mestruazioni, si lega al ciclo delle energie del rinnovamento
discendendo nel Mondo Sotterraneo (Nota: anche la Dea Ishtar è
scesa nel mondo sotterraneo, e ad ogni porta oltrepassata si privava
di un indumento). Sopra di lei, nel mondo, le energie della fertilità
vengono ritirate, durante l'inverno, da Demetra, riflettendo così la
sintonia tra il ciclo femminile e quello della terra. Durante le
mestruazioni la donna ritira le sue energie dal mondo esterno
focalizzando la sua attenzione all'interno di sé per comprendersi e
crescere e quindi portare la sua conoscenza nella vita di tutti i
giorni. Sia Persefone che la donna mestruata sono in uno stato
"invernale" e le energie fertili sono ritirate. La prima discesa nel buio
è necessaria alla Vergine per crescere e passare allo stato di Madre.
Le successive discese, ogni mese, la rendono in grado di accedere
ancora alla parte più giovane di se stessa così da cominciare di
nuovo il ciclo vitale. La discesa di ogni mese con Persefone è simile
alla discesa nel Mondo Sotterraneo del subconscio e avvicina la
donna alla sorgente di tutta la vita e della coscienza per dare senso
all'esistenza.

Nelle leggende celtiche, e più tardi in quelle di Artù, spesso


apparivano mistiche donne che sembravano rappresentare le Dee
della terra e si chiamavano Sovranità; queste donne offrivano i doni
della creatività, della saggezza e del regno divino. Sposando colei
che rappresentava la sovranità della terra, i re celti acquisivano il
diritto di regnare, l'autorità e l'onore, ed erano miticamente legati
alla terra.
Nelle cerimonie d'incoronazione irlandesi la Sovranità della terra
era rappresentata da una cavalla bianca e, nelle leggende di Artù,
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dall'aspetto triplice di Ginevra. Il nome Gwenhwyfar significa, in
gallese, "fantasma bianco" e ricorda la qualità lunare della Sovranità.
La Sovranità assume, di volta in volta, l'aspetto di una fanciulla
invitante, di una regina magnanima, della donna cattiva (o dama
nera) e della vecchia strega. Queste donne appaiono agli eroi e ai re
offrendo loro dei doni e degli insegnamenti e ponendo delle sfide
che permetteranno loro di vincere la causa del regno.

La Fanciulla Radiosa, il cui colore è il bianco, è ritratta come fonte


di visione, promotrice di azione. Ginevra per prima assunse il ruolo
di meravigliosa sposa in fiore, fonte di sovranità per Artù, ma
quando venne trascurata dal Re, divenne la visione della Sovranità
per Lancillotto.
Il ruolo di Ginevra come regina, nei racconti più antichi, era quello
di governare la corte e di affiancare Artù nella sua posizione di
potere. La potente e influente regina, il cui colore era il rosso, spesso
faceva sì che l'eroe vincesse le sue sfide e lo sosteneva nella sua
ricerca. Anche Igraine, la madre di Artù, cambiò la propria
Sovranità; quando il suo ruolo come regina temporale finì, si ritirò
nell'Aldilà dove mantenne il proprio potere come Regina nel
Castello delle Vergini.
La Fanciulla Oscura compare nelle leggende per sfidare l'eroe,
forzandolo verso la conoscenza di sé e verso un comportamento
responsabile. Nei miti arturiani ella appare nel personaggio di
"Kundry la Maga" che biasimò Peredur (Parsifal) per non aver posto
la "Domanda del Graal", e spingeva i cavalieri all'azione dopo averli
rimproverati e tormentati con lingua tagliente per la loro ignavia.
La Fata Morgana rappresentava anch'essa l'aspetto della Fanciulla
Oscura nel suo antagonismo con Re Artù. La Fanciulla Oscura può
essere anche ritratta come Donna-Guerriera il cui compito, come
compagna, era d'insegnare e trasformare il modo di pensare
dell'eroe. Possedeva i poteri magici dell'ombra, ma rappresentava
anche il dinamismo della fanciulla.
Anche la Strega appariva come figura oscura ma era vista come
portatrice di conoscenza occulta e di trasformazione. Spesso da
vecchia e brutta si trasformava in fanciulla giovane e bella per
mezzo dell'azione retta dell'eroe, come nella storia di Sir Gawain e
dell'Orribile Signora.

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Gli aspetti della Sovranità riflettono il ciclo della Luna; come la
Luna, gli aspetti della Fanciulla Radiosa, della Madre, della Fanciulla
Oscura e della Strega cambiavano trasformandosi l'uno nell'altro. La
Sovranità, come Dea della terra, rifletteva la sua natura: l'energia
germinante della primavera, l'abbondanza dell'estate, il ritirarsi
dell'energia in autunno e il buio dell'inverno quando la bellezza
della terra è nascosta; rappresenta questo ciclo anche nelle sue
rappresentanti terrestri, nel ciclo mestruale delle donne.
Come la Luna e le stagioni, la donna fluisce da un aspetto all'altro
del suo ciclo cambiando e trasformandosi in accordo con la natura.

Le leggende di Artù non solo mostrano gli aspetti della Sovranità ma


anche le interazioni di quest'ultima con le donne e gli uomini. Per le
donne la ricerca del Sacro Graal, la coppa della sovranità, sta nella
loro esperienza e nella loro identificazione con ogni aspetto della
Sovranità in loro stesse e nel loro ciclo.

Una donna conscia del suo ciclo e delle sue energie acquisisce
consapevolezza dei livelli invisibili della vita. Ella mantiene un
collegamento intuitivo con le energie della vita, della nascita e della
morte, e percepisce la divinità nella terra e in se stessa. Per mezzo di
questa consapevolezza la donna interagisce non solo con ciò che è
visibile e di questo mondo, ma anche con gli aspetti invisibili e
spirituali della vita.
Era attraverso questo stato alterato di coscienza mensile che le
Sciamane, le Donne di Medicina e più tardi le Sacerdotesse,
portavano energia, ispirazione e unione tra il Divino, il mondo
manifesto e la comunità. Guarigione, magia, profezia,
insegnamento, ispirazione e arte della sopravvivenza provenivano
dalla sua capacità di percepire entrambi i mondi, di viaggiare e fare
esperienze nell'uno e nell'altro.

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L'aumento del predominio maschile nelle società e nella religione
portò al declino dello status della Donna Sciamana e della
Sacerdotessa, al punto che gli uomini si sostituirono completamente
in questi ruoli

Nella società occidentale la figura della Sacerdotessa fu repressa in


modo così sistematico e completo che la posizione attiva della
donna nelle religioni istituzionalizzate sparì completamente (Nota:
qui l'Autrice non dice il perché le donne furono estromesse dal
sacerdozio: perché prive del pene con il quale nacque gesù, e
quindi, non degne di "rappresentarlo" per comunanza e simbiosi,
sulla terra, al momento della messa, visto che il dio cristiano è un
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dio fallico e chi lo rappresenta in terra deve essere maschio come
lui)

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Il lavoro di queste donne sagge, o streghe, continuò in modo
sotterraneo rappresentando l'ultimo legame con le antiche religioni
matriarcali. La strega del villaggio conosceva la magia della natura,

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l'arte di guarire e delle giuste relazioni ed era in grado di interagire
con il suo ciclo mestruale, il periodo del suo sé intuitivo e interiore.
Ella offriva aiuto e guida nel passaggio della vita alla morte, iniziava
e trasformava attraverso riti di passaggio e conduceva rituali estatici
per attirare e trasmettere fertilità, ispirazione e unità alla sua gente.
La strega del villaggio bilanciava la società e la religione dominate
dai maschi con la coscienza e l'energia femminile. Sfortunatamente i
poteri femminili erano visti come una chiara minaccia alla struttura
maschile della società infatti le persecuzioni medioevali distrussero
quasi completamente la tradizione magica delle "donne sagge" o
streghe. Attaccando le streghe i persecutori si resero conto che esse
avevano realmente dei poteri; ma la vera distruzione della loro
tradizione derivò, piuttosto, dalla negazione, che avvenne in seguito
da parte della società, di questi poteri. La strega divenne oggetto di
scherno, ritratta nei libri per bambini. Le punizioni inflitte nei
tempi antichi, e in seguito, l'indottrinamento indotto con la paura e
la vergogna, indussero le donne a non mostrare le capacità e le
aspirazioni che avrebbero potuto portare a un risveglio della
tradizione femminile. Le conseguenze della caccia alle streghe si
ritrovano ancora oggi nella mancanza pressoché totale di
insegnamenti istituzionalizzati nella società che facciano conoscere
alle donne la natura e le energie cicliche femminili. (Nota: la colpa,
ora, è ANCHE delle donne. Vedasi cristiane e islamiche
neoconvertite. Queste "donne" accettano totalmente e pienamente
una mancanza di spiritualità al femminile.) Il risultato derivante
dall'aver negato alle donne la pratica attiva della spiritualità è
l'accettazione, da parte delle stesse donne, della religione
strutturata e dominata dai maschi, senza più aver alcun riferimento
o una vaga idea della loro innata spiritualità.
Nel ventesimo secolo il riconoscere alle donne uno stato sociale
sempre più parificato a quello dell'uomo ha portato con sé un
accresciuto bisogno di esprimere la spiritualità femminile in una
forma riconosciuta.
A causa della pressione delle donne, alcune Chiese cristiane le
hanno accettate nel ruolo di sacerdote, ma, anche se ciò riconosce a
esse la coscienza spirituale, nega loro la femminilità. L'uso del
termine "donna sacerdote" invece di quello di "sacerdotessa" rende
la donna un "maschio onorario", non tenendo in considerazione la
natura femminile e i poteri che incarna. Una donna non può essere

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come un prete in virtù della sua femminilità ma è proprio questa
che la lega alla coscienza del divino.
Esistere come essere spirituale è una qualità innata nella natura e
nel corpo di una donna.

Nel passato la natura lunare delle donne era riconosciuta come


dimostrazione del legame tra queste e l'universo. Attraverso il suo
corpo la donna sperimentava inconsciamente l'unità di tutto il
creato, la mancanza di distinzione tra il Divino e la creazione e i
cicli della vita, della morte e della rinascita.

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Tratto da

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"Ad Atene, culla della civiltà occidentale, non si prendeva mai una
decisione prima di aver consultato l'oracolo di Delfi, poiché era la
Sacerdotessa a trasmettere i messaggi della Divinità. Le sue parole e
i suoi consigli erano preziosi per re e politici, guerrieri e poeti.
Ulisse consultò l'oracolo per la guerra, e anche Edipo ne chiese
l'aiuto; Socrate giurò sulla sua saggezza. Nel tempio dedicato alla
Grande Madre Terra Gaia, la Sacerdotessa sedeva su una spaccatura
nel roccia chiamata "Delphys", che significava "Vagina", l'apertura
del grembo della Dea. Si diceva che i vapori che scaturivano da
quella fenditura potessero indurre uno stato di trance nella Pizia, la
Pitonessa, colei che teneva l'antico serpente della saggezza
arrotolato sotto il suo trono.

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Plutarco, come Pitagora, era un sacerdote del suo tempio; sosteneva
che l'oracolo aveva mille anni e descrisse la catalessi estatica della
Sacerdotessa e la sua comunione col Divino. I greci chiamavano
quegli stati di trance "Entheos" ovvero "Dentro c'è un Dio", da cui
deriva la parola "Entusiasmo".

Le Sacerdotesse, dall'Asia all'Egitto, dalla Libia all'Islanda, parlavano


con la saggezza di una coscienza alterata ed espansa che consultava
e interpretava il Divino. Insegnavano l'epifania di musica, canta,
danza; scendevano nelle caverne, conoscevano i misteri di morte e
rinascita della terra e, come i leggendari sciamani sciiti, erano in
grado di volare.
Gli Dei ci inviavano segni per guidarci e aiutarci, e la capacità di

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interpretarli e di parlare con il Divino era un antico dono proprio
delle donne."

Nota: Ovviamente chi poteva guastare tutto questo, se non un


cristiano? E infatti il tempio di Delfi, che aveva onorato così
altamente la Saggezza della Donna, fu chiuso dall'imperatore
cristiano Giustiniano nel 529 d.c, che chiuse anche moltissime
scuole filosofiche, spesso frequentate anche dalle donne, almeno le
più abbienti. Anche il tempio di Eleusi venne chiuso, e la Dea e le
Sue Sacerdotesse vennero relegate in un mondo sotterraneo di
demonizzazione.

I Celti e i Galli onoravano le donne come portatrici di saggezza


spirituale. Una famosa Sciamana, una Sacerdotessa druida
conosciuta come Velleda, Regina dei Brutteri, divenne leggendaria
per aver combattuto strenuamente contro gli invasori romani.
Inoltre, negoziò un accordo di pace tra i Romani e la sua gente.
Predisse con precisione la distruzione delle legioni romane nel 69
d.c e fu catturata come una preda ambita dai Romani, che la
giustiziarono per aver condannato il loro imperialismo e la loro
brutalità.
Ancora più a nord, le donne erano grandi Sciamane. In Islanda, la
Sacerdotessa era chiamata Spakona, dalla parola "spa" che
significava "profetizzare". Compiva riti, conosceva le canzoni sacre e
sedeva su una piattaforma sollevata che simboleggiava la sua
capacità di vedere oltre la realtà. Si diceva che Odino stesso
consultasse una veggente per conoscere il suo destino. Viaggiando
verso est attraverso l'Europa, nei campi e nelle foreste, si potevano
incontrare popoli che adoravano la Grande Dea degli animali
[Potnia Theron] con danze rituali e trance indotta da sostanze
psicotrope. Ancora più a est, dall'altra parte del mare, in Manciuria,
vivevano sciamane che portavano sempre uno specchio di rame
grazie al quale si poteva vedere la propria anima e consultare una
Divinità.

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In Corea il Divino veniva invocato usando delle perline. Per migliaia
di anni, in Giappone, le donne furono itako, okamin, kannagi o
kuchiyose - appellativi usati per indicare le donne sagge che
interpretavano la saggezza di Ogamisama, la Grande Dea. Erano
miko, figlie degli Dei, che consigliavano imperatori e contadini.
Seguivano una preparazione tradizionale, avevano rituali di
iniziazione e lavoravano con strumenti magici come archi, liuti a
una sola corda e tamburi. Vissero e viaggiarono liberamente fino
alla fine del 19° secolo, quando le loro arti furono dichiarate illegali.
Continuarono a praticare in segreto fino all'arrivo del generale D.
MacArthur nel 1945, che pose fino alla proibizione delle tradizioni
shintoiste che quelle donne avevano fondato.

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A ovest, c'erano le donne medicina dell'isola Tartaruga, le Americhe,
come sarebbero state chiamate. [La Tartaruga era un animale sacro
e una Dea essa stessa].
Nipoti di Nokomis e figlie della Donna Ragno, di Donna Bufalo
Bianco, della Grande Madre Terra, conoscevano gli antichi canti e le
preghiere che propiziavano la guarigione. Parlavano con le piante e
sapevano quali erano benefiche e nocive. Conoscevano la saggezza
delle stagioni, degli animali della terra, del cielo. Detenevano i
misteri delle Capanne della Luna e presiedevano le nascite, le morti,
le iniziazioni, i matrimoni e i rituali delle stagioni e delle comunità.
Viaggiavano tra i mondi, ritornando con anime perdute e saggezze
segrete. Erano anziane onorate dalla gente e, in alcune tribù,
sceglievano i capi per il tempo di pace e quello di guerra.
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A Sud, c'erano le Sacerdotesse africane, che vennero fatte
prigioniere e deportate in America, dove nascosero le loro antiche
vie - le danze degli Orisha, la possessione delle entità, la divinazione
con le ossa, la magia di Yemanja e Oshun, Dee delle sacre acque e
molto altro ancora - nelle tradizioni e nelle cerimonie della religione
dei loro rapitori. La Santeria e il Vudu discendono dalla religione
Yoruba e, anche se fraintesi dalla cultura occidentale, restano
profondamente legati alla saggezza sciamanica del loro passato.

Un tempo, il mondo era pieno di donne che sapevano che c'era


un'altra via, una via interiore che portava alla verità. Quella era
l'antica arte della Sibilla, Profetessa e Sacerdotessa della Dea, che
per prima mi aveva chiamato a sé in sogno e che in seguito era
comparsa per guidare i miei passi sul sentiero tortuoso che ora stavo
seguendo.

Sotto il predominio degli ebrei, il culto della Dea era punibile con la
morte e una lunga serie di guerre portò alla graduale distruzione
delle vicine culture matriarcali.

La condizione delle donne peggiorò repentinamente. La violenza


rafforzò la teologia; la lapidazione e altri tipi di esecuzioni brutali
venivano inflitte alle donne che adoravano la Dea, che rifiutavano i

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matrimoni imposti, che non arrivavano vergini alle nozze. Le radici
della disuguaglianza fra i sessi e della distruzione della terra sono
evidenti in questo primo spostamento religioso dalla Dea Madre,
immanente e presente nel mondo, al dio padre, che era
trascendente e remoto.

La cultura sacra della Dea scomparve dalla cultura occidentale. Un


dio maschile occupò il trono del paradiso, come i re si erano
impadroniti dei troni dei regni terrestri e la religione divenne
dominio esclusivo degli uomini.

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Solo loro potevano diventare sacerdoti, solo loro potevano
interpretare il divino che ora era completamente maschile: dio
padre, suo figlio e lo spirito santo.

Una trinità maschile prese il posto dell'antica Triplice Dea dagli


aspetti di Vergine, Madre e Anziana.
La Dea è sempre stata Triplice; lo si vede ancora nell'Induismo.

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I miei studi mi portarono a capire che la Wicca, come spesso viene
chiamata la Vecchia Religione, ha radici nelle antiche religioni
matriarcali che hanno dato vita alla cultura occidentale. Non
credevo in una Dea ma cominciavo a percepire l'enorme
cambiamento nella consapevolezza generato dalla scoperta del
Sacro Femminile. Ero entrata in possesso di uno "specchio" storico
che rifletteva un'immagine di me ben diversa da quella che mi
presentava la mia cultura. Le dure restrizioni subite dalle donne
erano giustificate da editti religiosi e da leggi secolari. Eravamo state
etichettate come intellettualmente inferiori, incompetenti,
depravate, pericolose e bisognose di essere dominate.

UN PO' DI PACCOTTIGLIA CRISTIANA SCRITTA DA CELEBRI


TEOLOGI, DEL MEDIOEVO E DEI GIORNI NOSTRI. NESSUNO SI
ILLUDA, PERCHé IO QUESTE COSE LE CONSERVO TUTTE!

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Ora conoscevo l'origine di quelle orrende e degradanti falsità.
Il serpente, che spinse Eva a mangiare il frutto dell'Albero della
Conoscenza, era stato a sua volta giudicato malvagio, ma avevo
scoperto che nelle religioni legate alla terra il serpente era un
simbolo della Dea della fertilità.
Era Coatlicue, la quintuplice Dea dalla pelle di serpente dell'antico
Messico.
Era Benten, chiamata anche Benzaiten, Dea giapponese della
fortuna, della ricchezza, dell'arte, dell'amore che si manifestava
come un drago che nuotava in mare accompagnato da bianchi
serpenti sacri. Era Vila, Dea guaritrice dei boschi e delle creature
selvagge dell'Europa dell'Est, che si trasformava da serpente in
uccello, da cavallo a vento, e i cui misteri venivano custoditi dalla
Sorellanza della Luna Piena.
Per gli Hopi, è il serpente sacro delle acque della vita che
discendono dai cieli e attraversano le montagne per far crescere il
grano. E fu nelle valli rese fertili dai suoi grandi serpenti d'acqua - il
Tigri e l'Eufrate, il Nilo, l'Indo e il Gange (chiamato così in onore
della Dea Ganga) che scorrevano sulla pelle delle terra, che nacque
la civiltà. In India assume la forma delle Dakini, le aiutanti dal corpo
di pesce della Dea della morte Kali [Più correttamente, Kali è la Dea
della Distruzione che favorisce la Rinascita]. Ma gli yogi tibetani
sanno che dietro la loro maschera terrificante, le Dakini sono madri
che dispensano i doni della visione e della magia a coloro che
praticano lo yoga Kundalini.
E i suoi serpenti rappresentano i sacri poteri che hanno origine alla
base dela spina dorsale e che garantiscono l'illuminazione
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dell'estasi. I serpenti si avvolgevano attorno alle braccia delle
Sacerdotesse della Dea nella Creta minoica. Ed erano i suoi serpenti
che si avvolgevano attorno al Caduceo, ancora oggi un simbolo della
guarigione e della medicina [tra l'altro scopiazzato anche nella
bibbia]. I serpenti sono il simbolo dei sacri poteri di rigenerazione
della Dea, messaggeri di conoscenze scientifiche e intuitive, spirali
organiche del significato profondo della vita stessa.
Grazie all'oracolo di Delfi custodito dai serpenti, Pitagora scoprì la
matematica della vita e della musica e la struttura nascosta di un
universo sacro. Il dottor James Watson seguì il suo sussurro da
sirena, scendendo le scale a spirale dell'università di Oxford, e fu
così che ebbe una visione intuitiva del DNA, composto da spirali
intrecciate simili a serpenti che ora chiamiamo doppia elica. [In
realtà fu una donna ad osservare per prima il DNA, nel 1952:
Rosalind Franklin. Watson e Crick rubarono la fotografia e vinsero il
nome. Fu solo nel 1968 che la verità venne a galla]
Nella Vecchia Religione, l'Albero della Vita è identificato con la Dea.
Come le mele di Avalon, anche l'Albero dona la benedizione della
vita eterna, attraverso la conoscenza dell'energia dell'universo che si
trasforma ciclicamente da una manifestazione all'altra, da energia a
materia e da materia a energia, come la Luna o la Terra con il
trascorrere delle stagioni, come il serpente che rinasce cambiando
pelle. L'Albero della Vita è l'Axis Mundi, la colonna che collega il
Cielo e la Terra, la colonna vertebrale di ogni espressione umana di
infinito amore e creatività. Il ruolo della Sacerdotessa e della
Sciamana è sempre stato quello di sapere, guarire, nutrire,
proteggere, consigliare e di condividere e tramandare l'antica arte e
le sue tecniche che sono in grado di connetterci immediatamente
con la fonte sacra della vita. Quelle funzioni erano particolarmente
importanti per la sopravvivenza e il benessere delle culture non
tecnologiche. Le streghe usavano ancora gli incantesimi per la
salute, l'amore, il lavoro, la prosperità, l'ispirazione, l'intuito, la
pace, la giustizia e la protezione. Li usano per affrontare la
solitudine, la depressione o la perdita, per aiutare il passaggio di
un'anima oltre i cancelli della morte e persino per affrontare i
nemici. Gli strumenti, gli abiti, le erbe e gli aiuti magici - tra cui le
pozioni, gli oli, le candele, gli amuleti, le sfere di cristallo, i
talismani - vengono usati per compiere incantesimi rituali.
Con un abile uso della magia, gli oggetti diventano delle vere e

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proprie batterie capaci di aggiungere la loro energia alla nostra e di
immagazzinare il potere che abbiamo tratto da noi stessi, dalla terra
e dal Divino. Questa fase è particolarmente eccitante, perché ci
permette di vedere per la prima volta il sacro nel quotidiano, quindi
il potere e il significato di una realtà in apparenza banale diventano
quasi palpabili. La scelta dei tempi per compiere una magia è un
fattore fondamentale se vogliamo che abbia successo: l'ora, il
giorno, la settimana, il mese o l'anno, le fasi lunari e le stagioni della
vita: tutto questo è legato alla natura dell'energia che può
aumentare o diminuire, muoversi dentro o fuori di noi, avvicinarsi o
allontanarsi, crescere, affievolirsi o riposare. Questo flusso naturale
si riferisce ai nostri obiettivi magici: cerchiamo di allontanare o di
attrarre qualcosa? In questo modo, le streghe accrescono i risultati
dei loro sforzi magici. Possono aprire vie bloccate, liberare
dall'energia stagnante, portare a buon fine ogni genere di situazioni
e riposare nella culla del tempo e dello spazio quando l'onda di
energia si ritira. Una forma specifica della Dea o del Dio, le cui
energie corrispondono allo scopo di un determinato lavoro magico,
viene evocato per ottenere migliori risultati. Le streghe lavorano con
la forza di una particolare Divinità o con un determinato aspetto del
Divino, la cui energia si avvicina maggiormente a un certo obiettivo
magico.
E così la Dea Iside viene evocata per ottenere guida spirituale,
Persefone per la rinascita, la Donna Ragno per la creatività,
Brigid per l'ispirazione poetica, Freya per la prosperità,
Ecate per i sogni e la trasformazione, Kali per la giustizia,
Oshun per l'amore, Amaterasu per il potere.
Evochiamo anche Dei: Giove per il successo, Dioniso per l'estasi,
Cernunno per il legame con la terra, Efesto per la creatività,
Obatala per la giustizia, Osinyin per la guarigione con le erbe,
Odino per la saggezza. Ciascuna di queste divinità incarna un
particolare aspetto di una Divinità più grande, ed è come un portale
che si apre su un mistero vasto e inafferrabile. è come per i cattolici
pregare i santi o per gli ebrei fare uso delle energie cabalistiche o per
i cristiani invocare l'aiuto degli angeli. Dal momento che la magia
lavora grazie al principio dell'interconnessione, quando lanciamo un
incantesimo su qualcuno è come se lo lanciassimo su noi stessi.
Diventiamo una cosa sola con l'oggetto della nostra magia. Quindi
se vogliamo che qualcuno s'innamori di noi, veniamo legati dalla

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nostra stessa infatuazione. Quando curiamo, guariamo anche noi
stessi. Quando cerchiamo la nostra strada, troviamo altri che
viaggiano con noi.

"Le streghe hanno sempre sperimentato la presenza della Dea nel


mondo", spiegò Nonna, "La vediamo nei cicli delle stagioni e nella
bellezza della natura."
"Per me, il mistero spirituale più incredibile è il rapporto tra la
Luna, la Dea e le donne", aggiunse Bellona. Nonna annuì e
continuò: "I cicli della Luna - crescente, piena e calante -
corrispondono alle fasi della nostra vita: Vergine, Madre e Anziana,
prepuberale, fertile e in menopausa. Questa è la Triplice Dea
La cultura occidentale smette di riconoscere il valore di una donna
una volta che questa non è più "sessualmente desiderabile", né
fertile, ma nella Vecchia Religione, l'Anziana è tenuta in gran
considerazione. I suoi poteri aumentano con l'età, poiché racchiude
in sé sia la Vergine che la Madre, con le loro energie di
indipendenza e sessualità. La Triplice Dea fu la prima Sacra Trinità
della religione occidentale, più antica della trinità cristiana di
almeno seimila anni. In Arabia era venerata come Al Lat, Al Uzza e
Manat. In Grecia, la Triplice Dea era formata da Persefone, Demetra
ed Ecate. Sopravvisse persino alla cristianizzazione nelle vesti della
vergine maria, di sua madre sant'anna e di sua nonna,
sant'emerenzia", aggiunse Maia. [OVVIAMENTE è UNO
SCOPIAZZAMENTO, NON ESSENDO MARIA UNA DEA]
"Per i Celti, era Morrigan, una Triplice Dea della guerra", aggiunse
Bellona. "E ce n'erano molte altre, Anziane, Madri e Vergini."
"Dee Vergini come Artemide, giusto?", domandò Marcia. Maia
annuì. "E come Atena ed Estia. Ma si può trovare questo concetto in
ogni parte del mondo", spiegò Bellona. "Vergine sta ad indicare una
donna indipendente, non una donna che non ha mai fatto sesso.
Indicava una donna autonoma e completa in sé, che non aveva
bisogno necessariamente di un uomo per essere ciò che era. Persino
Afrodite, la Dea greca dell'amore, era una vergine ogni anno si
bagnava nelle acque nei pressi del suo tempio a Cipro per ripulirsi
dell'influenza degli uomini e ristabilire la sua indipendenza."
Onatah scoppiò a ridere. "Ragazze, questo è un rituale che potrebbe
servirmi" Nonna annuì. "Se ti ha colpito, usalo. Tutta questa
saggezza non deve essere un dogma ma un'ispirazione per le

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pratiche magiche personali. Molti dei nostri rituali sono basati sulla
tradizione ma sta a voi recuperare e reinventare questi antichi riti
per crearne di nuovi che abbiano significato per le donne d'oggi.
Durante il nostro lavoro, recupererete la saggezza spirituale del
corpo."
"E la Luna?", domandò Gillian.
"La Luna è da sempre un simbolo della Dea, della spiritualità
femminile e dell'inconscio.
Le fasi lunari sono molto importanti per i nostri rituali. Durante la
Luna crescente o piena, facciamo magia per stimolare, per
accrescere e per attrarre", spiegò Nonna. "Quando c'è la Luna piena
è il momento migliore per evocare le Dee della fertilità. Un cerchio
formato durante la Luna piena viene chiamato Esbat. Invece in Luna
calante, si eseguono rituali di purificazione e di allontanamento. Il
momento propizio per la divinazione con gli specchi e i cristalli è
durante la Luna Nuova."
"Scommetto che non sapevate che gli antichi calendari erano basati
sui cicli lunari - e femminili - di 28 giorni. E il motivo per cui una
congrega è formata da 13 donne è che ci sono 13 mesi lunari e 13
Lune Piene in un anno. è per questo che il numero 13 è il numero
della Dea", aggiunse Maia con nostra grande sorpresa.
"E allora Venerdì 13?", domandò Mindy."Nella Vecchia Religione, il
Venerdì è un giorno devoto alla Dea, a Freya, da cui deriva la parola
inglese "Friday", "Venerdì". E questo è anche il giorno di Venere.
Quindi il Venerdì 13 in origine era un giorno sacro alla Dea. Ma,
come molti altri aspetti della Vecchia Religione, venne distorto e
finì per essere considerato giorno sfortunato."
"I cicli mestruali delle donne erano, e sono tuttora, una parte
fondamentale dei misteri spirituali femminili. Il sangue mestruale fa
parte del potere divino e vitale delle donne, e non è un simbolo di
peccato e impurità, come hanno sostenuto le istituzioni patriarcali.
L'isolamento forzato delle donne durante il ciclo mestruale era una
distorsione repressiva del Tempo della Luna, che in passato veniva
onorato e ritenuto sacro, in cui le donne si ritiravano dalle faccende
quotidiane per sperimentare la comunione con il divino. Questo è
un momento in cui il corpo della donna diventa più sensibile e si
armonizza con le energie della natura."

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