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LA GROTTA DELLA SIBILLA E LINTERPRETAZIONE DELLA

LEGGENDA
Da www.lifemarche.net
Giovanna Mascaretti / aprile 9, 2014 / 1 / 13.3k

Sui monti Sibillini ci sono molti luoghi segnati dalla leggenda delle fate (oltre alla Grotta della Sibilla, ci sono leFonti delle fate, i Sentieri delle fate e
la Strada delle fate) e a Pretare, Ascoli Piceno, ancora oggi, una rappresentazione, la discesa delle fate, custodisce e rievoca la memoria della presenza di
queste affascinanti creature.
La leggenda e il significato popolare
La grotta della Sibilla detta anche grotta delle Fate, prende il nome dalla leggenda della Sibilla Appenninica, secondo la quale questa grotta non era altro
che il punto daccesso al regno sotterraneo della regina Sibilla,unantica sacerdotessa in grado di predire il futuro.
Si narra che da tutta Europa negromanti e cavalieri erranti, facessero viaggi estenuanti nella speranza di carpire un suo oracolo.
Secondo la versione originale della leggenda, la Sibilla Appenninica era una fata buona, veggente e incantatrice, detentrice della conoscenza, conoscitrice
dellastronomia e della medicina, che elargiva responsi profetici con un linguaggio non sempre facile da interpretare. Attraverso i secoli, specie nel Medio Evo e
nel primo Rinascimento, scrittori, poeti e letterati non solo italiani, si sono sbizzarriti a descrivere il fantastico mondo della Sibilla, trasfigurandone loriginaria e
benevola personalit, fino a farla diventare, nelle varie versioni della leggenda anche una diabolica e lasciva maga, Alcina1, incantatrice di uomini. In questa
sede noi sposiamo la benevola versione originale.
La Sapientissima Sacerdotessa Sibilla era circondata da Ancelle (le Fate della Sibilla) che vivevano con lei allinterno della Grotta. Le fate sibilline erano
affascinanti creature, che uscivano prevalentemente la notte e dovevano ritirarsi in montagna prima del sorgere delle luci dellaurora per non essere escluse
dal regno incantato della Sibilla.

Esse si muovevano tra il lago di Pilato (dove secondo la tradizione si recavano per il pediluvio) ed i paesi diFoce, Montemonaco, Montegallo, tra il Pian
Grande, il Pian Piccolo ed il Pian Perdutodi Castelluccio di Norcia e Pretare.
Secondo la leggenda, le fate sibilline avevano contatti con il mondo che le circondava: si recavano a valle non solo per insegnare alle giovani la filatura e
la tessitura delle lane ma anche per incontrare i giovani pastori. Nelle notti di plenilunio amavano danzare e appropriandosi segretamente dei cavalli dei
residenti, raggiungevano i paesi vicini per ballare con i giovani del luogo: si attribuisce alle fate laver introdotto il ballo del saltarello.
Da questabitudine di avere contatti con il mondo terreno, nasce anche il tema del mito
dellAmore che le legava agli uomini. Secondo una versione della fiaba, questi ultimi,
una volta entrati in contatto con le fate, sarebbero stati sottratti al loro mondo
divenendo immortali: cos come succedeva alle fate, rimanevano in vita fino alla fine del
mondo, ma erano costretti a vivere nella grotta, nel modo della notte, con le fate e la
sacerdotessa.
Le fate sono descritte come giovani donne di bellaspetto, vestite con caste gonne da
cui spuntavano zampe di capra. Il calpestio dei loro passi ricordava il rumore degli
zoccoli degli animali sulle pietraie dei monti. Le fate dovevano stare ben attente a non
mostrare le loro fattezze caprine (sarebbero incorse in dure punizioni) e per questo
portavano gonne lunghissime.

La caratteristica del piede caprino diffusa nei racconti di tutta la zona dei Sibillini, forse perch, nellimmaginario popolare, il piede cos fatto avrebbe offerto
una migliore presa sulle scoscese e ghiaiose pareti.

Secondo lantropologo Mario Polia le fate appenniniche non sono da considerarsi come figure assimilabili alle creature leggiadre delle tradizioni celtiche,
alle donne-elfo della tradizione germanica (fatte di luce solare), alle fate delle fiabe che ballano nelle radure dei boschi o alle figure minori delle ninfe greche:
a suo parere erano creature s gentili ma avvezze alle asperit della montagna, quindi determinate e volitive.
Alcuni sostengono che le fate ci siano ancora adesso sui monti Sibillini e a riscontro di questa convinzione adducono fantasiose prove:

le treccioline delle criniere delle cavalle. A volte gli animali condotti liberi al pascolo sui monti tornano con la criniera pettinata a treccioline e i
valligiani sostengono che le artefici sarebbero le fate;

le luci random, fenomeno osservato in prevalenza nella zona di Santa Maria in Pantano, a Colle di Montegallo (AP), osservabile al tramonto:
sulle montagne a volte si vedono delle luci che si muovono come se fossero delle persone, individuate come le fate che risalgono i pendii.

Le fate sibilline furono demonizzate per lunghi secoli dalle prediche di santi e di frati.
Furono costrette a rifugiarsi nelle viscere della montagna ed entrare a far parte del mondo invisibile. Secondo la ricerca di Polia gli abitanti delle zone imputano
la scomparsa delle fate a una sorta di scomunica inflitta loro daAlcina che volle punirle per aver incautamente mostrato le loro parti caprine.
Il significato dei principali simboli e lanalisi interpretativa
Le fate
Significato simbolico. Il simbolo principale che domina questa leggenda quello delle fate, creature di sesso femminile, dotate di magici poteri che le rendono
capaci, in un istante, di esaudire o delude i desideri pi ambiziosi. Il nome fata deriva dallaltro nome latino delle Parche, che Fatae, ovvero coloro che
presiedono al Fato (dal latino Fatum ovvero destino). La fata principalmente presente nelle fiabe o nei miti di origine italiana e francese, ma trova comunque
figure affini nelle mitologie dellEuropa dellEst.
Nelloriginale accezione dellEuropa meridionale (senza influenze celtiche) totalmente sovrannaturale, cio non ha nulla di umano se non laspetto.
Generalmente, nellimmaginario collettivo, le fate hanno le sembianze di una donna dalla pelle chiarissima, quasi perlacea, gracile e non molto alta e sono
vestite con gonne lunghissime, a coprire eventuali deformit (quasi ogni fata presenta infatti, una parte del corpo bovina o caprina) ed in capo hanno un lungo
cappello conico o a tronco di cono (Hennin). Sono dotate di bacchetta magica (o verga, bastone) unaffermazione in chiave figurativa, del potere magico di
guarire i mali fisici e spirituali delle persone.
Dotate, solitamente, di un animo nobile, sono sempre ad aiutare chi in difficolt e vegliare sulle persone (soprattutto gli innocenti perseguitati), a proteggere i
bambini (vengono infatti definite comari o madrine nella accezione moderna) e a dispensare pregi e virt. Ma il loro carattere ha anche delle note inquietanti:
tendenzialmente vanitose ed egocentriche, sono molto permalose e irascibili: un solo torto pu scatenare la loro ira ed il loro dispetto, inducendole ad
incattivirsi ed attuare incantesimi punitivi e lanciare maledizioni (vedasi, ad esempio, la fiaba La bella addormentata).
Oltre ad un ruolo di premiazione, quindi, hanno anche un ruolo fortemente punitivo.
La fata dalla stereotipata bellezza, intesa, nellimmaginario collettivo simbolo della sublimazione della magia amorosa e dellerotismo e di poteri mentali
superiori dellessere umano.
Con la loro potentissima verga (bacchetta magica), le fate rappresentano, una concreta minaccia al potere del maschio. Forse questo il motivo per cui nella
leggenda sono relegate ai margini sociali (tra i boschi, nelloscurit): forse perch la societ maschile, timorosa di vedere indebolita la propria supremazia, ha
voluto a bandirla dalla vita visibile (diurna) nei villaggi.
Le Fate sibilline hanno piedi caprini che devono tenere nascosti
Significato simbolico. In araldica la capra fu
assunta a simbolo di fatica, di spirito di
adattamento, di pace e benevolenza. Era lanimale
per eccellenza capace di vivere e prolificare su
terreni impervi e aridi, in grado di consentire
alluomo lallevamento e la sopravvivenza in
territori che per la loro struttura morfologica non
consentivano altri tipi di allevamenti o coltivazioni.
Da questa sua energia frizzante nasce la fertilit e
la vita, nella mitologia greca Zeus infante infatti
nutrito dalla capra Amaltea.
E abbastanza recente invece laccezione negativa,
attribuita a questanimale, dalla chiesa cattolica

che ha cercato di sopprimere la sua venerazione, in antitesi alla mitologia greca che coglieva nel profondo legame di questo animale con la terra, la natura ed il
mondo silvestre e con la sua facilit di partorire ed essere madre un simbolo sessuale. Con i loro poteri, le fate (femmine) rappresentano, una concreta
minaccia al potere del maschio (rappresentato dalla chiesa, notoriamente esclusivamente maschile). Forse anche per questo motivo che la chiesa volle
attribuire alla capra un valore spregiativo associandolo a Satana, a rapporti sessuali libertini e incontrollati, attribuzione negativa che trov facile terreno nei
circoli occultisti alla moda di Inghilterra e Francia e che con linquisizione si trasform nellorribile caccia alle streghe organizzatrici di orge con il Demonio.

Analisi interpretativa. In senso lato questi simboli evocano leterno conflitto tra Ragione/Razionalit (il giorno, il maschile) e Sentimento/Spiritualit (la notte, il
femminile).
Il parallelismo tra le fate e limmagine della donna scontato. Esse evocano una donna, forte e determinata, dotata di superiori poteri (sensibilit, capacit di
andare oltre, spirito di adattamento, creativit) che le permettono di far proliferare la vita, il bene e la positivit anche nelle situazioni pi difficili e aride ma
anche di creare distruzione e caos, se ferita nei suoi valori pi profondi. Questa donna, per deve stare ben attenta a non rendere visibile la propria forza, i
propri poteri: deve nascondere le proprie fattezze caprine sotto gonne lunghissime e rimanere segregata dentro precisi confini (non deve osare di mostrarsi
dopo lalba).
La leggenda, attraverso questi simboli, sembra veicolare i seguenti messaggi:

la consapevolezza dellindiscussa forza e coraggio della donna capace di muoversi con disinvoltura negli impervi (non controllabili e non prevedibili)
percorsi della spiritualit (della notte); sentieri ostili al Maschio Razionale che ha bisogno, al contrario, di muoversi solo tra confini ben delineati e
ben visibili (di giorno);

il timore ancestrale dellessere umano (prevalentemente delle creature maschili) di confrontarsi con lignoto. Probabilmente perch lignoto porta a
confrontarsi con la propria limitatezza e precariet e quindi con la Morte. La donna non possiede questa debolezza (cavalca il mondo etereo e
spirituale, sa muoversi bene nella notte) e questo la rende una minaccia per i genere maschile, perch mette a rischio il suo potere, mettendone in
luce le debolezze. Per questo, da secoli, demonizzata e bandita dalla societ e costretta a non rendere visibile la propria forza (nascondere gli
zoccoli caprini sotto le gonne).

La leggenda, sembra evocare e tener vivo questo deleterio concetto: intrisa del fallimento dellarmonizzazione tra gli opposti, dellimpossibilit di integrare il
sentimento con la ragione (il maschio con la femmina. Tema a tuttoggi di attualissima attualit); il bisogno di evadere dalla dura realt e di rifugiarsi nel
mondo del sogno e della fantasia. Si tratta di qualcosa che va oltre il volersi liberare dalle pesantezze quotidiane: pi un bisogno di Fede, di credere in
qualcosa di superiore (magico-miracolistico) che possa proteggere e aiutare nella realizzazione di ci che non realizzabile con le facolt terrene. La leggenda
attribuisce questa preziosa possibilit miracolistica, ad una creatura di sesso femminile, la fata: un altro riconoscimento dellindiscusso valore (pur vissuto con
conflittualit) attribuito alla donna.
Le fate Sibilline amano la danza e ballano con i pastori i quali subiscono lincantesimo dellimmortalit.
Significato simbolico. Lattrazione per la danza tra le tipiche caratteristiche delle fate. Per estensione, lattrazione per la danza sinonimo di attrazione per la
musica, simbolo universale di liberazione dalle limitazioni della materia. La danza e la musica sono simbolo della manifestazione della vita spirituale, dellordine
cosmico, dellarmonia ciclica della natura. Non a caso, la danza un elemento indispensabile nei rituali dei popoli: il mezzo per ristabilire i rapporti tra gli
uomini e le divinit (per unire la ragione con la spiritualit).
Analisi interpretativa. Linteresse per la danza da parte delle fate evoca ancora una volta la dimestichezza della donna con la spiritualit; la loro ricerca di
ballare con i pastori evoca la loro capacit riconciliatrice, di ordine ed armonia degli opposti (dello yin/il femminile e dello yang/il maschile). La danza anche
simbolo del potere sessuale delle donne, della loro capacit ammaliatrice, vissuti con ambivalenza dal maschio: il contatto con la spiritualit della donna li
rende s immortali (li fa andare oltre i confini materiali) ma li condanna a vivere in una grotta (simbolo di spiritualit/assenza di controllo), lontano dal giorno
(simbolo di razionalit/illusione di controllo).
La leggenda, attraverso questi simboli, sembra trasmettere i seguenti messaggi:

il riconoscimento indiscusso del valore della donna, intenzionalmente bandito e misconosciuto per proteggere la supremazia del maschio;
il timore della societ maschile per tutto ci che non controllabile e determinato: la donna, viene vista come capace di contaminare di spiritualit
il raziocinio del maschio, il quale una volta contaminato diventa s immortale (si eleva oltre i confini terreni), ma costretto a fare i conti con le
angosce del buio, dellincerto, dellirrazionale, dello spirituale;

si perpetua il messaggio di deresponsabilizzazione del maschio a discapito della donna: ci che accade di male e di sbagliato a causa della donna
(i giovani pastori tradiscono le spose, con le fate a causa di queste ultime che con i propri poteri si rendono irresistibili);

ma veicola anche un indiscusso messaggio di speranza riposto proprio nella donna: demonizzata certo, ma riconosciuta come una creatura che ha
in s la chiave per risolvere i conflitti tra ragione/maschio e spiritualit/femmina e promuovere lintegrazione armonica tra le diversit (con la sua
propensione alla danza fa ballare i giovani maschi del villaggio).

Le fate vivono in una grotta

Significato simbolico. La grotta, evoca un viaggio in discesa, dallalto verso il basso (dallesterno allinterno, dalla superficie al contenuto). La grotta si configura
come un incerto confine tra la luce e le tenebre: un simbolo ambivalente: simbolo materno per eccellenza (luogo della nascita miracolosa) ma, anche luogo
dingresso alle tenebre, agli inferi, al mistero della morte. Non a caso, nella mitologia, attraverso una grotta che si accede allAde, al tenebroso mondo degli
inferi.
Analisi interpretativa. La grotta rappresenta lambivalenza del mondo spirituale: la spiritualit (tipica del femminile) ti porta oltre i confini della rassicurante
razionalit (tipica del maschile) e se da un lato dona vita e luce (libera dallaridit del raziocinio) dallaltro catapulta nellangoscia del non controllo, dello
sconosciuto, del misterioso E ci che non si controlla richiama la precariet umana e quindi il dover morire. La paura della Morte e la paura del Buio (tipica
dei bimbi) sono complementari: li si crede popolati di mostri (da qui la paura che con la morte si acceda allinferno).
Le fate possono uscire di notte e devono ritirarsi prima dellalba
Significato simbolico. La notte, elemento cosmogonico primordiale, ha un significato ambivalente: presso i greci essa considerata realt di terrore e
insicurezza ma anche realt amica, che dona il sonno ristoratore.
La notte con il favore del silenzio e delle tenebre rappresenta il momento privilegiato di possibilit di ricongiunzione con la propria coscienza, con la parte
divina: uno spazio di libert, un disciogliersi dei sensi e della coscienza, in cui possibile il bene e il male, la nascita e la morte, la misteriosa, inimmaginabile
dimensione dellinconscio, la creazione e la distruzione, la guarigione e la malattia, il godimento e il dolore, il presente, il passato e il futuro.
Essa forma un binomio con il giorno, contrapponendosi simbolicamente a esso.
Impossibile non fare riferimenti al concetto di yin (nero) e yang (bianco) dellantica filosofia cinese che ha origine, probabilmente, dallosservazione del giorno
che si tramuta in notte e della notte che si tramuta in giorno. Nellantica cultura cinese il sole (che rende possibile il giorno) era considerato il Grande Principio
Maschile (il massimo Yang) ed era rappresentato anche come un
occhio cosmico che vede tutto il suo dominio durante il giorno. La
cultura cinese ci ricorda che Yin e Yang sono opposti e che ogni cosa
contiene il seme per il proprio opposto: nessuna cosa pu essere
completamente Yin o completamente Yang (per esempio, ogni uomo
ha dentro di s una parte femminile cos come una donna ha una
parte maschile). Lo Yin e lo Yang hanno radice uno nellaltro: sono
interdipendenti, hanno origine reciproca, luno non pu esistere
senza laltro. Per esempio, il giorno non pu esistere senza la notte, il
maschio non pu esistere senza la femmina. Lo Yin e lo Yang
diminuiscono e crescono in modo interdipendente: sono
complementari, si consumano e si sostengono a vicenda, sono
costantemente mantenuti in equilibrio.
La filosofia cinese parla di quattro possibili sbilanciamenti che
possono creare problemi: eccesso di Yin, eccesso di Yang,
insufficienza di Yin, insufficienza di Yang. La loro unione perfetta
costituisce lentelechia5 delluniverso.
Dal punto di vista alchemico, i significato del Sole complementare a quello della filosofia cinese: esotericamente collegato alla mente o allintelletto
(caratteristiche del Maschile, dello Yang).
Analisi interpretativa.
La leggenda, relegando le fate a uscire di notte e dover rientrare prima dellalba sembra veicolare (e voler perpetuare) i seguenti messaggi:
la necessit di tenere la donna nellombra e segregata entro precisi confini (costretta a muoversi nelle retrovie, nel buio della notte), probabilmente perch con
le proprie peculiarit, mette in seria minaccia la stabilit razionale del maschio e la sua supremazia: se la donna osa rendere visibile la propria sapienza mette
in luce i limiti del maschio;
lavidit maschile che comunque, nelle retrovie (nel buio della notte) si delizia delle preziose peculiarit della femmina (i giovani bramano di ballare il saltarello
con le fate)
il bisogno di tenere scissa la razionalit dalla spiritualit, che in pratica testimonia il fallimento dellarmonizzazione dello Yin con lo Yang. Di giorno esiste lo
Yang (il maschile) e non c possibilit di spazio per lo Yin (la femmina). Uno dei quattro sbilanciamenti indicati dalla filosofia cinese: eccesso di Yang, direi. Yin e
Yang possono incontrarsi solo di notte, ma lincontro vissuto come sbilanciato: Yan (la femmina) pericolosa per lo Yang (il maschio) che dallincontro si
espone a diventare immortale. A mio avviso evoca ancora no dei quattro sbilanciamenti suggeriti della filosofia cinese: direi una insufficienza di Yang (pi che la
donna ad essere forte, sembra sia luomo che si indebolisca in presenza della femmina).
Comunque questultimo aspetto (il fatto che di notte Yin e Yang possano coesistere, pur sbilanciati) suggerisce unulteriore messaggio di disparit di
opportunit, che la tradizione sembra interessata a perpetuare: la donna deve essere flessibile, luomo deve essere rigido: alla donna richiesta la flessibilit di
accogliere il maschio nel suo mondo notturno, mentre al maschio concessa la rigidit di non fare altrettanto nel mondo diurno.
Interpretazione conclusiva

Una traslata incentivazione al Femminicidio, magicamente disinnescata


E unesperienza unica addentrarsi nel Parco dei Sibillini, tra i monti velati dazzurro, come li definisce Giacomo Leopardi nel famoso canto Le Ricordanze: un
luogo incontaminato e misterioso, dalle incredibili potenzialit catartiche. Inoltrandosi, magari, fino alla Grotta della Sibilla, attraverso gli impervi sentieri
rinfrescati a tratti da fonti cristalline che precipitano giocose e gentili da improbabili fessure rocciose, passo dopo passo ci si sente avvolgere da una insolita
sensazione di purificazione dalle tossicit metropolitane, dagli schemi aridi e conformistici in cui ci intrappolano le asperit della vita.
La scorza callosa che intrappola lAnima a poco a poco si sgretola e si riprende contatto con quellappagante essenzialit della vita che solo i bimbi, per un
fugace lasso di tempo, assaporano.
Si ha la sensazione di varcare unaltra dimensione, come accadeva in tempi ormai remoti, quando, rapiti da una favola, ci simmergeva a contemplare i dettagli
di unillustrazione, convinti che con la forza del pensiero saremmo magicamente riusciti ad entrare nella storia e diventarne protagonisti.
Dapprima la natura a risvegliare emozioni sopite: la capacit di sorprendersi, il piacere di profumi dimenticati, il prurito di desideri semplici come quello di
intrappolare nel diario segreto (ci si sorprende a chiedersi Ma dove sar finito?), le preziose gemme che sincontrano (i colori delle foglie, il profumo della
terra umida, limmenso vivaio di erbe rare, gli improbabili fiori tuttintorno che spuntano tra le fronde).
Poi, qualcosa va oltre
Celati tra la natura, giochi di luce, scricchiolii, improbabili movimenti delle fronde (apparentemente svincolati da alcuna brezza), insinuano lillusione di non
essere soli.
Con delicata determinazione cresce la sensazione di magiche presenze propiziatorie che aleggiano tuttintorno, scrutando il nostro procedere: ci si scopre a
cercare le Fate tra le fronde, a dialogare con loro, a chiedergli aiuto e conforto. Ci si sente rinvigoriti dalla speranza che ci sia qualcosa che vada Oltre gli aridi
confini creati dalle nostre paure
Si respira una profonda sensazione di positivit e frizzante leggiadria
Mi sarei aspettata di ritrovare la stessa leggerezza anche nella leggenda, ma, con mia sorpresa, non stato affatto cos.
I contenuti pi profondi veicolati dalla leggenda mi hanno trasmesso amarezza e malessere.
Il principale filo conduttore della leggenda ho scoperto essere il fallimento dellarmonizzazione tra gli opposti, limpossibilit di integrare il sentimento con la
ragione Pi semplicemente, perpetuare la tossica disparit tra il genere maschio e genere femmina.
Andando oltre lapparenza di gentilezza e vaporosit della leggenda (dettata dalla presenza delle magiche creature fatate che di notte intessono birbantelle
treccioline sulle criniere dei cavalli presi in prestito per incontrare e danzare con i giovani pastori) ci si accorge che i contenuti pi profondi non hanno proprio
nulla di leggero, gentile, amorevole
Al contrario, addentrandomi nei significati meno immediati, il principale filo conduttore della leggenda il fallimento dellarmonizzazione tra gli opposti,
limpossibilit di integrare il sentimento con la ragione Pi semplicemente sintetizzato nella tossica perpetuazione della disparit tra il genere maschio e il
genere femmina.
Lintenzione primaria della leggenda, (almeno nel modo senzaltro opinabile, in cui lha letta il mio animo) m sembrata essere quella di tenere viva una cultura
di subordinazione, demonizzazione ed isolamento della donna, che necessita di essere tenuta ai margini sociali (invisibile, nel buio della notte) perch vissuta
(con i suoi poteri e la sua forza) come una minaccia per il maschio.
Uscendo dalla leggenda, questa interpretazione rafforzata, dalla demonizzazione che per secoli le fate sibilline subirono, nelle prediche di frati e
monaci dallaccezione negativa, che la chiesa cattolica ha voluto attribuire alla capra (simbolo delle fate e quindi della donna): volle sopprimere, come abbiamo
gi ricordato, loriginaria venerazione della capra, attribuendole un valore spregiativo (associandolo a Satana, a rapporti sessuali libertini ed incontrollati).
Unattribuzione che trov facile terreno nei circoli occultisti alla moda di Inghilterra e Francia e che con linquisizione si trasform nellorribile caccia alle
streghe, organizzatrici di orge con il Demonio. E forse, anche dagli innumerevoli tentativi, nelle varie versioni della leggenda attraverso i secoli (da parte di
scrittori, poeti e letterati) di trasfigurare loriginaria e benevola personalit della Sibilla, in diabolica e lasciva creatura.
La leggenda delle Fate Sibilline mi parsa, in definitiva, una traslata forma dincentivazione al Femminicidio, precursore della Caccia alle Streghe e del Delitto
dOnore, delle due pi popolari forme di Femminicidio legalizzato presenti nellimmaginario collettivo, e precursore degli efferati atti cruenti, che a tuttoggi,
continuano ad insanguinare le nostre cronache.
Ho riflettuto a lungo, sul contrasto tra la pesantezza dei contenuti della leggenda e la leggerezza che si respira tra i boschi dei Monti Sibillini, ove, tuttintorno,
aleggia il benevolo potere caprino delle fate. Poi mi sono illuminata: il significato maligno della leggenda, per essere intercettato, ho dovuto ricercarlo nelle
profondit dei significati. Spontaneo, non riesce a risalire la superficie!
E tutto m quadrato: in attesa che la societ si bonifichi dalle tossicit che le impediscono di considerare positivamente la Diversit (anche di genere), le Fate
dei Monti Sibillini (che immagino come anime buone di donne vittime della violenza), cercano di darci una mano, disinnescando magicamente, loriginario
intento maligno della leggenda.
Lantico intento prevaricatore della leggenda, diventa, in questo modo, un traslato incentivo a darsi da fare per superare il vero killer che da secoli impedisce ad
uomini e donne di attuare unarmoniosa integrazione libera da ogni forma di prevaricazione: lAnalfabetismo Psicologico

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