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mero dettaglio descrittivo, immotivato sul piano della realt storica e su quello del
corrispondente teleologismo narrativo che dovrebbe rispecchiarla. Mentre in Nana di
Zola la corsa dei cavalli il risultato di uno studio specifico dello scrittore che
sinteressa alla gara in s e per s, descrivendola con precisione analitica in ogni
dettaglio senza preoccuparsi di ricollegare i vari particolari a un universale, e cio
alla vicenda del romanzo e alla storia in generale, in Anna Karenina la
rappresentazione invece organicamente inserita in un senso pi vasto e
complessivo: sar proprio la caduta di Wronskji a determinare la svolta della vicenda
narrativa, anzi scrive Lukcs la corsa dei cavalli dellAnna Karenina il punto
cruciale di un grande dramma2. Insomma in Zola domina laccidentale, mentre
Tolstoj riconduce il particolare a un contesto generale che gli d senso e valore. Zola
descrive tecnicamente perch esercita il mestiere dello scrittore che studia e osserva;
Tolstoj invece partecipa e narra e sembra estraneo alle costrizioni che la divisione del
lavoro impone agli scrittori.
In conclusione, per Lukcs solo il rifiuto dellosservazione distaccata e la
conseguente partecipazione permettono allartista di attingere lunit simbolica e
realista fra particolare e universale e di ottenere un duplice risultato: per quanto
attiene allo stile, la narrazione, e cio limmissione del dettaglio e dellaccidentale
nella totalit della realt; per quanto attiene ai suoi effetti, linserimento del lettore
nellesperienza vitale dellarte, la sua partecipazione alla totalit di questultima. Gli
avvenimenti narrati da Scott, Balzac o Tolstoj noi li viviamo, dice Lukcs; quelli
descritti da Flaubert o da Zola noi li osserviamo 3. Lestraniamento appare
inconciliabile con il realismo. La descrizione non che il risultato di un
atteggiamento distaccato, riflessivo, astratto, professionale da parte di uno scrittore
costretto alla solitudine sociale e dunque incapace di partecipare alla totalit
storica. Larte di Flaubert e di Zola segnata in profondit da questa mancanza di
Erlebnis:
Flaubert e Zola [ ...] non hanno attivamente partecipato alla vita di questa societ;
n volevano parteciparvi [...] Essi non possono che scegliere la solitudine, e
diventano osservatori e critici della societ borghese. Ma con ci diventano al
tempo stesso scrittori di mestiere, scrittori nel senso della divisione capitalistica
del lavoro4.
Da un lato Lukcs prende atto delle inevitabili conseguenze del moderno sul piano
sociale ed estetico (limpossibilit della partecipazione e la mercificazione
dellarte), dallaltro proprio tali conseguenze lo inducono a una condanna senza
appelli: laccettazione da parte dello scrittore della divisione capitalistica del lavoro,
parcellizzando la sua esistenza e costringendo alla specializzazione professionale, gli
impedisce la partecipazione alla totalit della vita e sottraendogli la possibilit della
mediazione del tipico lo induce alla piatta mimesi del fenomeno rimproverata agli
scrittori naturalisti o al sogno astratto delluniversale e della bellezza rimproverato ai
2 Ivi, p. 276.
3 Ivi, p. 282.
4 Ivi, p. 285.
decadenti. Gli uni e gli altri poi sarebbero dei formalisti: la cura del particolare scissa
dalluniversale o, viceversa, il vagheggiamento delluniversale separato dal concreto,
produrrebbero la stessa attenzione specialistica allaspetto formale ed estetico
ormai scompagnato da quello sociale e morale.
Proprio in questo rifiuto del naturalismo si pu rintracciare la causa della radicale
incomprensione lukacsiana nei confronti dellarte moderna. Egli resta prigioniero
della nostalgia per unarte premoderna, caratterizzata da una divisione del lavoro
ancora primitiva e scarsamente settorializzante, dallorganicit armonica del simbolo
classico e dallErlebnis scaturente dalla partecipazione romantica al ritmo della
storia. In ci stanno la grandezza della sua utopia e il suo limite. Il sogno del passato
era in realt, come ben sappiamo, un sogno del futuro. Ma lo spartiacque che egli
traccia fra narrare e descrivere, fra partecipare e osservare, lo tiene al di qua della
comprensione di unepoca e di unarte segnate da capo a fondo dal feticismo della
merce, dalla discrepanza fra significante e significato, fra il fenomeno e unessenza
sempre pi sfuggente o addirittura inesistente, dallaccidentale, dalla singolarit
qualunque, dal frantume in s non necessitato e non redento e dunque dalla logica
della descrizione piuttosto che della narrazione, dellallegoria piuttosto che del
simbolo. Il rifiuto teorico della descrizione e dellallegorismo in Lukcs laltra
faccia del suo rifiuto politico del moderno.
2. Il saggio di Benjamin Il narratore. Considerazioni sullopera di Nicola Leskov 5
svolge una serie di considerazioni analoghe a quelle di Lukcs ma da una prospettiva
completamente diversa, anzi opposta. Per Benjamin la narrazione non pu essere pi
un modello da proporre agli scrittori come era ancora per Lukcs perch si avvia
ormai al tramonto. Essa strettamente collegata alla capacit di scambiare esperienze
e alla possibilit di averle (dunque si stabilisce un nesso, anche qui, fra Erlebnis e
narrazione): cosa, nella modernit, sempre pi rara se non impossibile. La narrazione
presuppone una comunit e un interscambio di esperienze fra il narratore e il suo
pubblico, insomma la partecipazione lukacsiana (Il narratore prende ci che narra
dallesperienza dalla propria o da quella che gli stata riferita , e lo trasforma in
esperienza di quelli che ascoltano la sua storia6); sottintende la possibilit di
esprimere una sapienza, una autorit e una memoria non solo individuale ma
collettiva; e implica un mondo ancora artigianale (La narrazione una forma in
qualche modo artigianale di narrazione [...] Il racconto reca il segno del narratore
come una tazza quello del vasaio7). Nel moderno questi presupposti vengono a
cadere: per esempio, linformazione sostituisce la narrazione, diffondendo una
infinit di dettagli e di minute spiegazioni, non pi storie significative e dotate di un
senso generale e dunque capaci di inquadrare le singole notizie in un significato
universale. Si capovolgono cos le gerarchie. Gi Pirandello aveva notato, per
esempio, che nei Malavoglia la vita sembra svolgersi a caso e lo sperpero dei
dettagli non giustificato da un ordine superiore. Quello che dice Benjamin,
riportando il parere di Villemessant, il fondatore del Figaro, circa la caratteristica
5 W. Benjamin, Angelus Novus, Einaudi, Torino 1982, pp. 247-274.
6 Ivi, p. 251.
7 Ivi, p. 256.
pone sempre, appunto, come relazione fra causa ed effetti. Ebbene, proprio tale
autonomia dellambiente e tale potere condizionante, mentre amplificano lo spazio
della descrizione e pongono in primo piano le cose rispetto alluomo, rendono
impossibile il pathos romantico della partecipazione e secondaria la valutazione
della capacit dintervento e di trasformazione da parte degli uomini. Daltra parte, la
positura dello scrittore di fronte alla vita sar quella dello studio scientifico e della
estraneit conoscitiva, non certo quella dellErlebnis. Ne deriva unimmediata
conseguenza tecnico-formale, posta in risalto in Italia anche da Verga.
Limpersonalit si identificher, nel contempo, con un atteggiamento di distacco e
con uno stile. Come in ogni gruppo di avanguardia, la novit sottolineata con forza
e viene presentata eminentemente come novit tecnica e formale capace di choquer il
pubblico: si pensi al modo con cui Verga sottolinea, nelle lettere scritte negli anni dei
Malavoglia, la audacia della proposta di una forma inerente al soggetto e del
programma di farla finita con le solite frasi lisciate da pi di cinquantanni. La
sottolineatura dellaspetto professionale del lavoro letterario porta con s questo
necessario formalismo (ma al termine, cos concepito, non sar poi da attribuire
alcuna valenza negativa). Limpersonalit una vera e propria rivoluzione stilistica,
che rompe decisamente con la scrittura per cos dire personale della tradizione
romantica. Quando Verga e Capuana intendono gettare le basi, anche in Italia, del
romanzo moderno (cos lo chiamano), cercano consapevolmente una soluzione di
discontinuit rispetto al grande esempio del romanzo manzoniano.
Tale rottura (e cos passiamo a considerare la seconda direzione di ricerca)
avviene sul terreno che Lukcs chiama dellaccidentale: questultimo si accampa
ormai in primo piano, si emancipa dalluniversale cui Manzoni e i romantici lo
legavano e afferma il diritto di esistere nella propria autonoma parzialit. Nei
Malavoglia, come abbiamo cominciato sopra a osservare, questo processo gi in
atto, col rovesciamento delle tradizionali gerarchie. Il romanzo appare in bilico fra
unesigenza di narrazione, di autorit, di epicit, di simbolismo e unaltra di
frantumazione grottesca e di descrizione minuta, fra un registro epico-lirico e uno
oggettivo-umoristico, fra romanzo antropologico di padron Ntoni, tendenzialmente
monologico, e romanzo storico e polifonico di Ntoni (il quale, infatti, a differenza
del nonno, non pi un personaggio epico, ma un personaggio problematico, dunque
romanzesco). Non per nulla un maestro dellespressionismo, Pirandello, pu
assumere a modello proprio la casualit, la frantumazione descrittiva, laspetto
antigerarchico dei Malavoglia e lodare nel 1920 questo romanzo adducendo le stesse
ragioni e impiegando quasi gli stessi termini, con cui lanno prima aveva elogiato il
romanzo espressionista di Tozzi Con gli occhi chiusi (e daltronde anche Tozzi
riprender la lezione di Verga). Il processo avviato nei Malavoglia si completa in
Mastro-don Gesualdo, ove lepica, la lirica e il simbolismo hanno ormai ceduto il
passo allallegorismo moderno, al dominio della cronaca e della descrizione, alla
frantumazione episodica dello stesso tessuto narrativo. Il racconto si condensa in
grumi narrativi separati fra loro e assemblati con la tecnica allegorica del montaggio,
che tutti li subordina alla tesi su cui il romanzo costruito (il trionfo della morte e del
nulla in una vita subordinata al feticcio della roba). La circolarit, il pathos simbolico,
lincanto della natura, la possibilit di aura, che ancora resistono nei Malavoglia,