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Il Naturalismo e il Verismo

Il Naturalismo e il Verismo sono due correnti artistico-letterarie che si diffonde rispettivamente in


Francia e in Italia nella seconda metà dell’’800. A differenza dello scrittore romantico, quello
naturalistico analizza la società così com’è, critica la realtà quotidiana descrivendo ambienti e soggetti
in maniera impersonale e oggettiva, secondo i principi del Positivismo.

Ad introdurre il romanzo e la corrente Flaubert, nel suo romanzo Madame Bovary,


naturalista sono principali esponenti del analizza anche i dettagli più ordinari e banali della
Realismo francese, ovvero Honoré de Balzac e realtà.Il mondo borghese viene definito pieno di
Gustave Flaubert. Balzac, studiando i suoi insoddisfazioni e di aspirazioni mediocri da parte
personaggi nei minimi dettagli, descrive i vizi e di un’umanità estremamente legata alle
le poche virtù della società francese, attratta dal convenzioni sociali; non si limita dunque, a
successo e dal denaro, e descrive legami descrivere e delineare la realtà, ma ricostruisce
familiari forti solo all’apparenza, che nascono anche l’interiorità dei personaggi. L’opera di
invidie e risentimenti. Balzac è definito un Flaubert presenta una narrazione impersonale e
attento analista capace diricondurre caratteri e l’autore, pur essendo sempre presente, non è più
coportamenti del singolo all’interno di un onniscente, ma si limita a presentare i fatti così
contesto sociale e culturale. come sono, senza giudizi personali.

Questa nuova forma di realismo si propone il fine di unire l’osservazione diretta e rigorosa all’analisi
dei tormenti interiori degli individui. Tale poetica riflette una cura quasi maniacale della scrittura,
perché lo scopo dell’arte è soprattutto il bello. Vi si presta particolare attenzione alle parole e alla
descrizione di oggetti e circostanze.
Anche Émile Zola, con Il romanzo sperimentale, illustra l’applicazione del metodo sperimentale alla
lettura e alla regola dell’impersonalità. Il romanzo viene equiparato ad uno strumento di indagine
atropologica che permette di cogliere le relazioni che legamo fra loro gli eventi sociali e le azioni
individuali. Il romanzo, quindi, ha una funzione etica e politica, e deve essere un vero e proprio
documento che presenta una fotografia realistica della società del tempo e che sensibilizza l’opinione
pubblica, denunciando la corruzione, gli squilibrici economici, sociali e industriali.

In Italia, le tesi di Flaubert e Zola, incontrano il fastidio per le forme del romanzo storico e
sentimentale. I principi del Naturalismo sembrano adattarsi all’esigenza della ricerca di forme di
letteratura nuove e moderne. Il critico Francesco De Sanctis sostiene l’idea di Zola ed evidenzia la
necessiyà di trascrivere fedelmente la realtà oggettiva, legando l’invenzione artistica alle concrete
condizioni sociali ed economiche di un paese come l’Italia, alle prese con la recente unificazione.
La rivoluzione naturalista fu possibile anche grazie alla diffusione delle torie positivistiche e dalla
presa di coscienza dei problemi presenti nell’Italia da poco unificata.
Nasce così il Verismo, i cui maggiori esponenti sono Luigi Capuana , Giovanni Verga e Federico de
Roberto, al fianco dei quali possiamo considerare Cletto Arrighi, Ferdinando Fontana e Paolo
Valera, per la tendenza alla denuncia sociale; per l’ambientazione regionale, Mario Pratesi, Renato
Fucini, Matilde Serao e D’Annunzio all’inizio. Anche Grazia Deledda, premio Nobel nel 1926, può
essere accostata al Verismo, per il mondo popolare descritto nei suoi romanzi.

Analogie –> Il Verismo riprende dal Naturalismo i concetti di obiettività e impersonalità del
racconto, evidenzia la fedeltà dell’amore per il vero, l’osservazione e l’analisi dell’individuo e
dell’ambiente, e l’importanza dei fattori ereditari.
Differenze –> Nel Verismo, la componente scientifica viene sostituita da tecniche di
rappresentazione capaci di enfatizzare la personalità del racconto, tra le tecniche pià usate vi era
quella di attribuire alla voce narrante il punto di vista del personaggi. L’ambientazione è più rurale,
si narrano soprattuto storie familiari di contanini, pastori e pescatori. I Veristi non fanno alcuna
denuncia sociale, l’atteggiamento è fatalista e privo di speranze.

L’assenza di un programma comune, però, scaturisce la fine del Verismo, che da spazio al
Decadentismo e al dannunzianesimo.

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