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L’EUROPA VERSO LA GUERRA

IL NAZIONALISMO, UN’IDEOLOGIA PERICOLOSAMENTE AGGRESSIVA


La società della Belle Epoque era percorsa da aggressività e tensioni: nei Paesi europei, la democrazia era
agli inizi e i governi soffocavano le opposizioni, mentre i Paesi stranieri seguivano una politica di potenza,
impregnata di competizione reciproca e di alleanze. Ad alimentare ciò vi è il nazionalismo, fondato su due
concetti: l’idea che ogni nazione ha il diritto di affermarsi, e la superiorità, ossia che ogni nazione può
imporre il proprio dominio.

La parola nazione deriva dal latino natio, ossia “nascita”: è l’insieme di individui legati da comuni tradizioni,
un unico territorio e dalla stessa lingua e religione. L’ideale nazionale dell’800 aveva spinto molti popoli a
lottare per la propria indipendenza politica, da questa radice era nato il sentimento nazionale, il
patriottismo. Adesso nel 900 questo ideale divenne nazionalismo e costituiva una tradizione aggressiva: si
passò all’idea della superiorità della propria nazione su tutte le altre e per raggiungerla si ricorse anche alla
guerra e violenza. Proprio la diffusione di queste idee sarebbero state la causa dello scoppio della Prima
guerra mondiale.

GLI EFFETTI DEL NAZIONALISMO


Fautori del nazionalismo erano i gruppi politici molto attivi che organizzavano manifestazioni di massa
sostenendo il bisogno di un governo forte e autoritario (idee di destra). Contrari a queste idee vi furono i
socialisti e i movimenti cattolici, ma nonostante ciò i nazionalisti riuscirono a far breccia negli
schieramenti liberali. Conseguenza del nazionalismo furono le politiche sempre più bellicose colonialiste e
imperialiste: vari Paesi cercavano di accaparrarsi gli ultimi territori coloniali di Africa e Asia per occupare
una posizione di forza.

I governi furono molto attivi per accrescere il proprio potenziale militare, alleando la politica con
l’industria: i governi perseguivano una politica di potenza e quindi aveva necessità di rafforzare l’esercito,
perciò garantiva ricche commesse all’industria, mentre quest’ultima premeva sul governo affinchè
alimentasse una politica estera aggressiva e si rafforzasse l’apparato militare.

Risultato: crescita degli arsenali e capacità distruttiva degli eserciti, attuazione di politiche sempre più
bellicose verso gli altri Stati.

L’IMPETUOSA CRESCITA DELLA GERMANIA


La nazione che più di altre fu preda del nazionalismo fu il Reich tedesco del Kaiser Guglielmo II, sostenitore
dell’ambizione della “Grande Germania”: voleva unificare tutti i popoli tedeschi del Centro Europa e
dominare tutto il continente. A sostenere simili ambizioni era la crescita demografica, la crescita
economica e anche quella militare: nel 1906 Guglielmo II avviò la costruzione di una flotta navale, che però
preoccupava l’Inghilterra, ispirata al principio secondo il quale la pace sarebbe stata garantita fino a
quando la flotta britannica superasse del doppio la somma delle due maggiori potenze europee. La Francia,
inoltre, ispirava alla rivincita sulla Germania, dopo la pesante sconfitta patita a Sedan nel 1870.

Questi timori indussero queste due potenze ad allearsi nell’Intesa cordiale del 1904, alla quale fu coinvolta
anche la Russia: nacque così la Triplice Intesa.
La Germania rafforzò la Triplice Alleanza, che sin dal 1882 la legava con Austria e Italia: l’Italia covava un
forte risentimento nei confronti dell’Austria, nemica durante il Risorgimento.

I due schieramenti si fronteggiavano con ostilità e la scintilla che incendiò il continente giunse dai
Balcani.

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