Sei sulla pagina 1di 4

La guerra fredda

La seconda guerra mondiale aveva cambiato gli equilibri internazionali e aveva delineato, in
Europa, uno scenario completamente diverso, rispetto a quello del 1939. Nella primavera del 1945,
finita la guerra, l'Europa era ridotta a un cumulo di macerie, travolta da povertà e desolazione. Il
vecchio continente aveva prodotto una sorta di "male assoluto", esploso con le dittature totalitarie e
con la persecuzione razziale. L'annientamento degli Ebrei e il nazifascismo cominciarono ad essere
affrontati, oltre che come eventi storici, soprattutto come problemi di carattere antropologico-
culturale, tali da suscitare inquietanti interrogativi morali, filosofici, religiosi e psicologici sulla
natura dell'uomo.

Era finito il predominio politico dell'Europa. Sulle sue rovine materiali si ergevano, l'una contro
l'altra 2 superpotenze, gli Stati Uniti d'America e l'Unione Sovietica. Dal 17 luglio al 2 agosto 1945
ci fu la conferenza di Potsdam (città della Germania alla periferia sud di Berlino) dove si
incontrarono i vincitori Churchill, Stalin e Truman per precisare e completare gli accordi già
stipulati ad Yalta. Già nella precedente conferenza era stato stabilito che la Germania fosse divisa in
4 zone d'occupazione. Nel sud del paese, amministrato dagli americani, fu deciso di ritagliare una
zona affidata all'amministrazione della Francia. A est vi era la zona sovietica, a nord quella inglese.
A Potsdam, quando fu affrontato il problema delle riparazioni che la Germania doveva ai vincitori,
si accettò il principio secondo cui ciascuna potenza avrebbe potuto effettuare prelievi di impianti
industriali e altro materiale direttamente nella sua zona d'occupazione. In pratica, ciò significava per
ogni vincitore, subordinare ai propri interessi, l'economia di un intero settore della Germania.

La fine delle ostilità aveva lasciato intravedere un preoccupante deterioramento delle relazioni tra
Unione sovietica e alleati occidentali. Una volta venuta meno l'unità d'azione contro le forze
nazifasciste, i paesi vincitori avevano assunto posizioni ben distinte e si era delineato lo scontro tra
2 sistemi politici: quello delle democrazie occidentali e quello del comunismo sovietico. La
sfiducia e i sospetti reciproci tra le potenze occidentali e l'Urss erano andati crescendo, specialmente
dopo l'improvvisa morte di Roosevelt e l'ascesa al potere nel 1945 del presidente Harry Truman. I
paesi europei si andarono raccogliendo intorno ai 2 massimi artefici della vittoria (Usa e URSS),
dividendosi in 2 blocchi contrapposti: quelli dell'Europa orientale, retti da regimi socialisti sotto la
diretta influenza dell'Unione sovietica; e quelli dell'Europa occidentale, retti a loro volta secondo il
modello delle democrazie liberali e strettamente legati agli USA. I 2 blocchi si diversificavano non
solo sull'indirizzo politico, ma anche sulle scelte economiche (capitalismo liberale, comunismo
statalista). Questa contrapposizione divenne via via sempre più radicale, accentuando uno stato di
reciproco sospetto e di permanente rivalità, che favorì la politica del riarmo da parte delle grandi
potenze, che fecero a gara nella costruzione di ordigni nucleari sempre più micidiali. Si parla, a
proposito di questo periodo, di guerra fredda, cioè una guerra ideologica più che una guerra
effettivamente combattuta, che sviluppò un antagonismo non solo tra gli stati europei ma anche
asiatici. In questa guerra, l'equilibrio pacifico era sostenuto dalla paura di un conflitto combattuto
con armi talmente potenti, da determinare la distruzione del pianeta. La guerra, non potendo essere
nucleare, divenne fredda, cioè fatta di provocazioni, antagonismi, competizione nella corsa agli
armamenti.

L'espressione più tipica della guerra fredda fu la questione relativa alla sistemazione della città di
Berlino. Come la Germania, anche Berlino fu divisa in 4 settori, ciascuno dei quali fu affidato al
controllo di uno dei 4 eserciti alleati (americano, sovietico, francese, inglese). Di fronte al tentativo
degli alleati di riunificare l'intera area, i sovietici reagirono, bloccando tutti gli accessi alla città,
posta al centro del territorio da essi controllato. A loro volta Usa e Inghilterra reagirono
organizzando un ponte aereo (collegamento effettuato per via aerea tra 2 località separate da stati
che hanno vietato loro il traffico terrestre), che tra il giugno 1948 e il maggio 1949 consentì di
trasportare quasi ininterrottamente tonnellate di merci, garantendo così il rifornimento della
maggiore città tedesca. Alla fine i sovietici, resosi conto dell'inutilità del blocco economico,
rinunciarono ai loro propositi, togliendo i posti di controllo.

Ma la risposta alleata al ricatto sovietico non si fece attendere: il 23 maggio 1949 venne creata la
Repubblica federale tedesca che raggruppava le regioni della Germania occidentale (capitale
Bonn). Il suo primo cancelliere fu il presidente del Partito cristiano-democratico Konrad Adenauer,
esponente della repubblica di Weimar, perseguitato dal nazismo. A loro volta i sovietici il 7 ottobre
del 1949, dettero vita nella Germania orientale da essi occupata alla Repubblica democratica
tedesca, guidata da Otto Grotewohl l'artefice della fusione del partito socialdemocratico con il
partito comunista. La Germania era una vera zona di frontiera tra il mondo comunista e quello
occidentale: divisione resa ancora più evidente dal lungo muro costruito a Berlino nel 1961 dai
Tedeschi dell'est per porre un freno alle frequenti fughe dei loro concittadini in Occidente. Vero e
proprio simbolo della guerra fredda, il muro divenne un umiliante ostacolo alla libera circolazione
degli uomini, dei beni e delle idee. ( il muro cadrà nel 1989).

A livello politico la contrapposizione tra le 2 potenze era stata sancita nel marzo 1947 dalla
"dottrina Truman" così definita in quanto enunciata dal presidente americano in carica. Essa
prometteva un aiuto incondizionato di tipo economico e militare, ai regimi democratici minacciati
da movimenti interni o da manovre militari esterne miranti ad imporre un ordinamento di tipo
comunista. Era la cosiddetta politica del contenimento dell'espansione sovietica in Europa. Alla
dottrina Truman Stalin rispose con la ricostituzione dell'internazionale comunista soppressa dallo
stesso Stalin nel 1943, per migliorare i rapporti tra le forze in guerra contro il nazismo. La nuova
internazionale era chiamata Kominform (ufficio informazione dei partiti comunisti) e aveva come
obiettivo quello di coordinare l'attività dei partiti comunisti contro il campo imperialista degli Usa.

L'immediato dopoguerra fu per l'intera Europa un periodo di ricostruzione economica e sociale.


Anche nel rilancio dell'economia i Paesi dell'area occidentale e quelli dell'area orientale seguirono
percorsi diversi. Gli Stati Uniti decisero di intervenire massicciamente con i loro capitali per
stimolare il rilancio dell'economia europea, facendo affluire in molti paesi oltre 13 miliardi di
dollari (un miliardo e mezzo fu destinato all'Italia). Le motivazioni erano sia economiche che
politiche. Gli americani intendevano dare maggiore stabilità al mondo occidentale, considerato
troppo esposto alle tendenze aggressive della politica sovietica e al pericolo di una crescita
dell'influenza comunista. D'altra parte gli Usa avevano un apparato produttivo perfettamente intatto,
al quale era indispensabile trovare uno sbocco anche verso il vecchio continente, se non si voleva
correre il rischio di una nuova crisi di sovrapproduzione. Il piano americano di aiuti economici fu
elaborato dal segretario di stato George Marshall e divenne operativo nel 1948. Il piano Marshall
aveva 3 compiti essenziali: 1) esaminare le richieste più urgenti avanzate dai singoli paesi, uniti in
un'organizzazione europea per la cooperazione economica, con sede a Parigi, 2) formulare
programmi comuni in vista della ricostruzione; 3) farli concretamente eseguire sotto un adeguato
controllo. Tutto ciò permise la rinascita dell'Europa occidentale, avviando quel processo di sviluppo
socioeconomico che ne avrebbe caratterizzato la storia del ventennio successivo. Gli aiuti americani
non vennero accettati dall'URSS, che temeva una limitazione della propria libertà di azione e un
asservimento dell'economia europea alla politica statunitense, ritardando così il crollo del
comunismo nel vecchio continente.

L'unione Sovietica decise di dare vita a sua volta nel 1949, ad un altro organismo sovranazionale, il
Comecon (consiglio di mutua assistenza economica), che aveva il compito di promuovere e
coordinare l'espansione economica e gli scambi commerciali tra i paesi del blocco orientale.
Bisogna precisare che lo stato sovietico, alla fine della 2 guerra mondiale, aveva creato un grande
impero (comprendente molti territori conquistati durante il conflitto) sotto la dittatura staliniana e il
modello di società socialista era stato esteso a molti stati. Tra il 1945 e il 1948 si era venuta
costituendo una catena di stati satelliti, governati inizialmente da coalizioni di partiti di sinistra, ma
poi sempre più ricalcati sul modello dello stato sovietico e posti sotto il suo diretto controllo anche
dal punto di vista economico. Nell' orbita di Mosca vi erano la Germania orientale, la Polonia,
l'Ungheria, la Romania, la Bulgaria, la Jugoslavia, la Cecoslovacchia. L'Unione Sovietica rastrellò
negli stati satelliti dell'Europa orientale tutte le materie prime da destinare all'industria pesante, sulla
base di un nuovo piano quinquennale di sviluppo (1946-1950).

Dopo la divisione politica ed economica del mondo in 2 blocchi contrapposti, si passò alla divisione
militare. Lo stato di permanente sospetto e di accesa rivalità venne ingigantito dalla corsa agli
armamenti nucleari. Il 4 aprile 1949 fu firmato a Washington il Patto Atlantico tra gli Stati Uniti, il
Canada e quasi tutti gli Stati dell'Europa occidentale, compresa l'Italia. Sulla base di tale alleanza si
procedette all'organizzazione di un'organizzazione militare comune, la Nato che sarebbe intervenuta
in caso di attacco sovietico ad uno solo dei paesi firmatari. Ciò indusse i paesi dell'est a stipulare a
loro volta, nel maggio del 1955, il cosiddetto Patto di Varsavia sotto la guida dell'URSS.,
un'organizzazione di cooperazione militare e mutua assistenza, che si è sciolto nel 1991 con la fine
del comunismo.

Nel frattempo la ripresa economica dell'Europa cominciava a divenire una realtà, che non poteva
restare affidata troppo a lungo agli aiuti americani. Era necessario che i Paesi europei avviassero un
loro autonomo processo di sviluppo. Proprio sulla base di questa necessità pratica si formò un
movimento teso all'unificazione europea e al conseguente abbattimento delle barriere doganali. Si
cominciò a parlare di "Stati uniti d'Europa". Nel maggio del 1949 nacque il Consiglio d'Europa, con
sede a Strasburgo, allo scopo di intensificare i rapporti tra i diversi stati aderenti e di instaurare una
reciproca comprensione e un profondo spirito di collaborazione (tutt'ora esistente, è attivo nella
tutela dei diritti umani). Nell'aprile del 1951 nacque la CECA (comunità europea del carbone e
dell'acciaio) alla quale aderirono Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Italia e Germania
occidentale. Suo scopo era la politica comune della produzione, della distribuzione e dei prezzi di
carbone e acciaio, materie strategiche per la ripresa dell'occidente. Nel 1957 con il trattato di Roma
gli stati aderenti alla Ceca davano vita alla Cee (comunità economica europea) detta anche Mec
(mercato comune europeo) e all'Euratom (comunità europea dell'energia atomica). La 1 doveva
liberalizzare e facilitare i commerci tra gli stati aderenti; la 2 doveva riunire gli studi dei vari paesi
sull'energia atomica e sulle sue possibilità di sfruttamento a fini pacifici. Nel 1991 con il trattato di
Maastricht è nata l'Unione Europea con la prospettiva di una maggior integrazione politica-
economica e sociale. Man mano che questa prima forma di collaborazione ( la Cee) avanzava, gli
stati hanno intravisto la necessità di adottare politiche comuni. Per l'agricoltura, ma anche contro la
disoccupazione, per l'energia e i trasporti, per la ricerca scientifica, per la formazione, per lo
sviluppo delle aree arretrate, fino ad arrivare ad una politica estera e di difesa comuni e alla moneta
unica europea.

Nel giugno del 1945 è nata l'ONU (organizzazione delle nazioni unite), con sede centrale a New
York e uffici decentrati a Ginevra, le cui premesse erano state poste dalla Carta Atlantica. Vi
aderiscono attualmente 191 paesi, la quasi totalità degli stati del pianeta, ad eccezione di alcuni, tra i
quali la Città del Vaticano. L'ONU prevede non solo la tutela della dignità e dell'uguaglianza degli
individui e degli Stati, ma anche la pratica della tolleranza e della collaborazione reciproca e la
difesa della pace, della libertà, del progresso civile e della sicurezza internazionale per tutti i popoli.
All'ONU furono attribuite molteplici competenze, per lo svolgimento delle quali vennero creati
numerosi organismi collaterali. Tra le istituzioni internazionali che sono diretta espressione
dell'ONU ricordo: la FAO che si occupa del problema della fame e dell'alimentazione nel mondo;
l'UNESCO, impegnata nello sviluppo e nella ricerca scientifica e culturale, a beneficio di tutta
l'umanità; l'UNICEF che si dedica all'assistenza dei bambini nei paesi sottosviluppati.

Potrebbero piacerti anche