Il Naturalismo è una corrente letteraria nata in Francia nella metà
dell’Ottocento e diffusasi poi in altri paesi. Essa riflette in letteratura l’influenza della generale diffusione del pensiero scientifico, che basa la conoscenza sull’osservazione, sulla sperimentazione e sulla verifica. I suoi scrittori realizzano la realtà nel modo più oggettivo ed impersonale possibile, lasciando alle cose e ai fatti stessi narrati e descritti il compito di denunciare lo stato della situazione sociale, evidenziare il degrado e le ingiustizie della società. Essi adottano in genere un narratore onnisciente, che sa tutto dei personaggi e che racconta la storia in terza persona e che non tralascia di descrivere l’epoca storica, l’ambiente sociale e l’ereditarietà. Primo teorico del naturalismo e autore del termine vero e proprio è Hippolyte Taine, il quale sosteneva che anche in letteratura si potesse trattare la realtà e la psicologia umana con la medesima rigorosità utilizzata dal metodo scientifico. Precursore del naturalismo francese viene considerato lo scrittore Honoré de Balzac, convinto assertore del fatto che il romanziere deve ispirarsi alla vita contemporanea, rappresentando la società, i rapporti tra gli uomini e usando un linguaggio e uno stile tipici del mondo ivi rappresentato. Lo scrittore però che i naturalisti indicheranno come loro maestro è indubbiamente Gustave Flaubert, autore di Madame Bovary (1857), che porta inoltre nella letteratura un sarcasmo sconvolgente per l’epoca.
Altri esponenti di grande prestigio di questo movimento sono
Emile Zola, il quale stabilì per primo che lo scrittore dovesse osservare la realtà e non inventarla, per poi riprodurla oggettivamente e che dovesse usare una scrittura oggettiva dalla quale non trasparisse nessun intervento soggettivo dell’autore, e i fratelli Goncourt. Temi principali della narrativa naturalista sono dunque: • La vita quotidiana con le sue banalità, le sue meschinità e le sue ipocrisie • Le passioni morbose che devono rasentare il limite della patologia psichiatrica, come la follia e il crimine • Le condizioni di vita delle classi subalterne, soprattutto del proletariato urbano che, con la loro miseria (prostituzione, alcolismo, delinquenza minorile) possono dare un chiaro esempio di patologia sociale.
Il Verismo è una corrente letteraria italiana che nasce circa tra il
1875 e il 1895 ad opera di un gruppo di scrittori – per lo più narratori e commediografi – che costituiscono una vera e propria “scuola” fondata su precisi principi. Esso è sotto la diretta influenza del Positivismo e si ispira in maniera evidente al Naturalismo. Si sviluppa a Milano, la città dalla vita culturale più feconda, in cui si raccolgono intellettuali di regioni diverse ma le opere veriste rappresentano soprattutto le realtà sociali dell’Italia centrale, meridionale e insulare. La “ particolarità ” del verismo rispetto ad altre tecniche narrative è l’utilizzo del “ Principio dell’Impersonalità “, tecnica che consente all’autore di porsi in un’ottica di distacco nei confronti dei personaggi e dell’intreccio del racconto. L’impersonalità narrativa è propria di una narrazione distaccata, rigorosamente in terza persona e, ovviamente, in chiave oggettiva, priva cioè di commenti o intrusioni d’autore che potrebbero, in qualche maniera, influenzare il pensiero che il lettore si crea a proposito di un determinato personaggio o di una determinata situazione. Il verismo s’interessa molto delle questioni socio – culturali dell’epoca in cui vive e si sviluppa, dei costumi, delle usanze e del modo in cui si vive. Gli autori tendono ad usare un linguaggio non colto, che si caratterizza per l’assenza di segni grammaticali e raccontano spesso storie di persone umili come contadini e artigiani o di reietti della società che si affannano nella lotta per la sopravvivenza, contro la fatalità del destino. Inoltre essendo originari di varie regioni italiane, utilizzano ciascuno il proprio dialetto ed eliminano tutte le forme di naturalezza retorica e accademica. Le “regole” del verismo in sintesi quindi sono: • Ispirazione al vero e quindi da avvenimenti realmente accaduti e preferibilmente contemporanei, con ricostruzione obiettiva, rispecchiando la realtà in tutti i suoi aspetti e a tutti i livelli sociali • Un narratore che raccoglie il fremito delle passioni, delle sofferenze e lo rivela, senza biasimi o esaltazioni, mettendosi in disparte e lasciando parlare l’evidenza dei fatti e la logica delle cose • Una immedesimazione tale da parte dell’autore nei personaggi da far si che non sembri più un racconto ma che il lettore ci si trovi dentro • Linguaggio simile ai personaggi descritti, sintassi semplice e disadorna, lingua paesana e viva con intromissioni dialettali popolaresche e proverbiali • Ricreazione fedele degli ambienti contemporanei
I temi principali sono quindi le situazioni quotidiane reali, le plebi
meridionali, il lavoro minorile, l’emigrazione, le plebi rurali e quindi le classi subalterne in ambienti regionali e strati sociali piccolo-borghesi. Gli ambienti sociali sono per lo più cittadine di provincia, di campagna, miniere o ambienti di piccola e media borghesia e di aristocratici decaduti. Poiché però le regioni coinvolte sono parecchie si crea una vera e propria distinzione tra nord e sud. Al nord è rappresentata di più la media e piccola borghesia costituita da professionisti, quindi accanto al contadino e al pescatore appaiono come protagonisti letterari anche l’impiegato e l’industriale, lo scienziato, il medico e il maestro e sono rappresentate oltre alla famiglia anche le cosiddette piaghe sociali come l’adulterio e la prostituzione. Al sud si rappresentano gli umili contadini, i pastori, i pescatori; il mondo dell’epoca del meridione e delle isole. Gli autori più rappresentativi di questa corrente letteraria sono: Giovanni Verga e Luigi Capuana tra i siciliani; Matilde Serao tra i napoletani;
Grazia Deledda tra i sardi;
Cesare Pascarella tra i romani e Renato Fucini tra i toscani.
Le due correnti letterarie sopra citate hanno molte caratteristiche comuni ad esempio partono dal presupposto che l’uomo è il prodotto di tre fattori quali la razza (famiglia), l‘ ambiente sociale e il contesto storico ma se i naturalisti preferiscono analizzare le grandi città, al contrario gli autori veristi analizzano piccoli paesi e campagne. I primi sono ottimisti e analizzano la denuncia sociale, lo stato degli operai e i bambini ma con scopo attivo e propositivo. I veristi sono pessimisti, è sempre presente il dolore e non c'è speranza di cambiare la propria classe sociale di appartenenza quasi mai. Tra le opere più rappresentative di queste correnti letterarie ricordiamo: