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Le grandi seduttrici della storia e della leggenda come Cleopatra, Eva e le Sirene, erano in grado di indurre

gli uomini ad abbandonare l’onore, la virtù, le loro mogli e a sacrificare la loro stessa vita per rispondere ai
loro desideri. Pur essendo la bellezza, un fattore certo per conquistare un uomo, il più delle volte era la loro
profonda conoscenza della psicologia umana che hanno giocato il ruolo principale nel sedurre un uomo e
farlo impazzire. La seduzione è una particolare forma di persuasione che utilizza le debolezze di un uomo
(come il suo orgoglio, il suo desiderio sessuale, o la suscettibilità alle lusinghe) per convincerlo a fare
qualcosa che non avrebbe fatto normalmente. Una donna innamorata di un uomo sposato ha bisogno di
tutto l ‘arte della seduzione per convincerlo a rompere i suoi voti matrimoniali. Una donna che vuole
conquistarlo ha molto talento in questa “arte”. Se si vuole sedurre un uomo, si è sfidati a convincerlo a fare
qualcosa che può essere contraria ai suoi principi. Allo stesso tempo, sarete aiutati dalla semplicità della
vostra richiesta. La definizione di seduzione è quello di convincerli a fare sesso con te. Sedurre è diverso da
farsi amare o da condividere fantasie da sexy shop.

Da Penelope alla maga Circe: donne e


seduttrici nell' Odissea
«Penelope è la moglie perfetta per quell' epoca: lei aspetta fedele il marito per vent' anni, mentre lui ha avventure con altre donne, amori e figli. È
lì che vediamo nascere la doppia morale sessuale, nell' Odissea». La grecista Eva Cantarella (foto), che nel suo libro «L' amore è un dio» ha
raccontato l' eros nel mondo antico, sarà oggi all' Ottagono per l' incontro-lettura «Odissea: Penelope e le altre». L' attrice Giovanna Bozzolo
leggerà brani dell' Odissea, dall' incontro tra Penelope e i Proci al ritorno di Ulisse. «I miei interventi, tra una lettura e l' altra, mostreranno i
caratteri dei personaggi, parlando di condizione femminile, coppia e amore nell' antichità», prosegue Cantarella. Se Penelope rappresenta la
moglie perfetta, chi sono le «altre», come Circe e Calipso? «Diciamo che da una parte c' erano le donne "per bene", mogli, sorelle, fidanzate
perfette come Nausicaa, e dall' altra le "seduttrici", donne libere che però avevano una loro funzione e sono presentate come figure positive. Circe
è "cattiva" solo perché è una strega, e la ninfa Calipso è proprio deliziosa, ospita Ulisse, gli offre l' immortalità, con lui è gentilissima...». (Ida
Bozzi) Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele II, oggi ore 17

Bozzi Ida

Nella storia dell'umanità sesso e potere sono sempre andati a braccetto. Il potere apre le porte al
sesso, e con il sesso spesso si conquista il potere. La combinazione di questi due elementi ha
fatto la fortuna, o la rovina, di uomini e donne: dal "ratto delle Sabine" ai giorni nostri

SESSO E POTERE: LA STORIA


FATTA SOTTO LE LENZUOLA
di RENZO PATERNOSTER
Questa è una parentesi della storia del sesso che va ben oltre i confini di una camera da letto. Questa è
una manciata di piccole storie esemplari selezionate per spiegare che, a volte, l'uso spregiudicato della
sessualità consente di trarre vantaggi e di raggiungere traguardi irraggiungibili.
Il sesso è il motore della storia... e probabilmente a questo si riferiva il pittore francese Gustave Courbet
quando, nel 1966, intitolò L'origine del mondo un suo capolavoro che ritraeva in primo piano gli organi
genitali di una donna anonima.
Per raggiungere il potere, uomini e donne hanno sempre sfruttato tutti i mezzi a disposizione. Approfittando
con talento delle qualità estetiche donate da madre natura, molti dei personaggi che incontreremo si sono
aiutati, oltre che con il sesso, con la crudeltà, la spregiudicatezza, l'intelligenza e la furbizia per raggiungere
i loro fini.
Molti di questi personaggi sono donne che grazie alla bellezza, ma anche all'intelligenza, all'ironia,
all'intuizione e alla perseveranza, hanno conquistato il potere riuscendo persino a rivoluzionare la storia di
regni e Stati. Ma anche gli uomini, abbandonando il ruolo di cacciatori, spesso hanno preferito diventare
prede per conquistare una fetta di autorità nei Paesi in cui vivevano.

Nelle civiltà passate il sesso aveva anche una valenza religiosa e sociale. In molti popoli l'accoppiamento
era considerato un atto sacro e per questo rivestiva un ruolo di primo piano nella religione. La possibilità di
procreare offriva l'occasione di accomunarsi col divino, imitando gli dei che avevano popolato la Terra. Il
piacere dava l'estasi e sublimava la mente e per questo le pratiche sessuali etero e omo erano parte
integrante di molti rituali.
Nelle religioni pagane c'erano rituali che prevedevano, oltre ai matrimoni
sacri celebrati nei templi, anche riti iniziatici, culti misterici a sfondo erotico
e orge sacre che propiziavano la fertilità dei campi. Queste pratiche erano
state ereditate dalle epoche preistoriche, nelle quali si praticava il culto
della Grande Dea esaltando la figura femminile non solo sotto l'aspetto
erotico.
Con l'avvento di forme sociali più complesse, le divinità maschili presero il
sopravvento su quelle femminili, manifestando caratteri eroici e guerrieri,
Frine davanti ai giudici mentre le divinità femminili assunsero in generale caratteri erotici ancor più
spiccati.
Tra gli dèi greco-romani che popolano l'Olimpo, tutti fortemente caratterizzati sessualmente, spicca Zeus, il
più donnaiolo e libertino delle divinità maschili, che insidiava ninfe, dee e mortali. Un altro esempio di forte
interdipendenza tra sesso e sacro lo troviamo in Oriente, nell'India antica: qui il Kama-sutra era un testo
religioso, ancor prima che erotico.
Anche il Vecchio Testamento - libro sacro per gli ebrei e per i cristiani - esalta la bellezza femminile e le
delizie che una donna poteva offrire: «[.] Come sei bella, amica mia, come sei bella! [.] I tuoi seni sono
come due cerbiatti gemelli di una gazzella, che pascolano fra i gigli. [.] Mi baci con i baci della sua bocca!
Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino. [.]Quanto sei bella e quanto sei graziosa, o amore, figlia di
delizie! [.]» (Cantico dei Cantici, 4). Per la Chiesa di Roma il canto che narra dell'amore tra un uomo e una
donna, racchiude tuttavia delle metafore che restaurano la condizione edenica di Adamo ed Eva senza
peccato. Comunque, il probabile estensore del Cantico dei Cantici, il potente re di Israele del X secolo a.C.,
Salomone, figlio di Davide, pare avesse settecento mogli e trecento concubine (molti studiosi, tuttavia,
ritengono che l'opera sia di uno scrittore anonimo del IV secolo a.C. che ha fatto confluire nel testo diversi
poemi antecedenti originari dell'area mesopotamia).

Un'altra pratica che arricchisce il nostro viaggio fu quella della prostituzione sacra. Era diffusa presso i
Sumeri, i Babilonesi, i Fenici. Considerata un rito religioso, poteva svolgersi sotto l'aspetto della ierogamìa
o della ierodulìa.
Nella ierogamìa, che simboleggiava l'unione fra un dio e una dea, il sovrano si accoppiava con la
sacerdotessa del tempio, la quale trasferiva al sovrano il potere fecondante della dea affinché il re potesse
trasmetterlo ai sudditi. Nella ierodulìa, invece, le schiave consacrate alle divinità si offrivano a coloro che
visitavano il tempio per rendere omaggio agli dèi.
Esisteva anche la forma della prostituzione apotropaica che poteva essere praticata dalle ragazze prima di
sposarsi. Essa aveva due funzioni: la prima era quella di consacrare la propria verginità agli estranei per
scacciare magicamente i pericoli della vita coniugale, la seconda quella di raccogliere la dote necessaria al
matrimonio.
I culti monoteistici ebraici, cristiani e musulmani poi, avversarono e censurarono la prostituzione sacra,
poiché per le pretese moralizzatrici del Dio unico era intollerabile legare la sfera della sessualità ai culti
sacri. Fu il Cristianesimo a separare definitivamente il sesso dalla sfera sacra, relegandolo nella sfera
privata ed elevandolo a male assoluto se praticato al di fuori del matrimonio e senza le finalità procreative.
Il sesso, dunque, allontana dallo spirito, ma sicuramente per molto tempo anche alcuni pontefici preferirono
accostarsi tanto al piacere della carne quanto a quello dello spirito. Un brevissimo scorcio di questo
capitolo della Chiesa di Roma lo ritroveremo più avanti.

Restiamo nell'antichità. Che il sesso sia stato decisivo anche nel far scoppiare le guerre è cosa risaputa.
Omero racconta di una guerra combattuta per una donna: Elena. Sicuramente, però, i veri motivi che
spinsero gli Achei ad attaccare Troia erano legati a una questione di supremazia politica ed economica.
Anche lo storico romano Tito Livio narra che una delle prime guerre scatenate da Roma
mirava proprio ad un bottino sessuale: le donne dei vicini Sabini. La
leggenda narra che, dopo la fondazione di Roma, Romolo si pose il
problema di come popolarla. Egli, allora, si rivolse alle popolazioni vicine
per stringere alleanze e ottenere delle donne con cui popolare la nuova
città. Al rifiuto dei vicini rispose con l'astuzia: organizzò una grande festa
alla quale invitò i vicini Sabini della tribù dei Curiti con le rispettive mogli e
figlie. Nel bel mezzo della festa, mentre fiumi di vino avevano inebriato gli
ospiti, i Romani rapirono le donne sabine e con le armi scacciarono i loro
uomini. Il re sabino Tito Stazio si recò a Roma alla guida del suo popolo in
armi per chiedere la restituzione delle donne. Entrati in città, grazie all'aiuto
della giovane Tarpea che aprì loro le porte, i Sabini andarono all'attacco dei
Romani. Sopraggiunsero allora le donne rapite che chiesero un armistizio
perchè si erano affezionate ai loro rapitori e non potevano consentire che si
versasse altro sangue. I due popoli si riappacificarono.
Verso il 1230 a.C. i regni di Ugarit e di Amurru (oggi in Siria) rischiarono di
distruggersi a vicenda proprio a causa di una donna: la principessa di Marozia
Amurru. Questa fu data in sposa al re di Ugarit per rafforzare l'alleanza tra
le due città-stato (pratica molto diffusa nell'antichità). Il re di Ugarit la ripudiò rispedendola al padre, forse
perché non aveva voluto consumare il matrimonio. L'affronto divenne un buon motivo per far guerra al
regno di Ugarit.

La storia ci ha insegnato che l'arma femminile del piacere, associata all'astuzia e all'ingegno, molte
volte è riuscita a sconfiggere la forza e il potere degli uomini. Cleopatra VII Tea Filopatore ha affascinato
nei secoli scrittori ed artisti, che hanno contribuito a far nascere la leggenda della bellissima seduttrice
capace di ammaliare due dei più potenti uomini del suo tempo e cambiando il corso della storia. Cleopatra
prima sedusse Cesare (dandogli un figlio, Cesarione), poi passò a Marco Antonio (dalla loro passione
nacquero due gemelli) e infine riuscì quasi a sedurre Ottaviano (il futuro imperatore Augusto) prima di
suicidarsi trentanovenne.
Anche se Dante la spedì all'inferno, tra i lussuríosi, e Boccaccio ne condannò la "lascivia", Cleopatra tentò
solo di salvare l'autonomia politica dell'Egitto. Da notare che, come confermerebbe la scoperta di una
moneta del 32 a. C. con la sua effigie, Cleopatra non era proprio una bellezza, ma aveva enorme fascino,
che lo utilizzò per ripristinare la tradizione faraonica messa in ombra dalla civiltà romano-ellenistica.
Nella Grecia del IV secolo a.C. visse un'affascinante e inquietante etèra (ovvero una donna che oltre al
proprio corpo vendeva la sua capacità di suonare, danzare e conversare) dal nome Frine. In realtà si
chiamava Mnesarete, Frine era un soprannome che significava "ranocchietta". Di condizione libera,
dapprima si impegnò a fare lavori umili, poi divenne una prostituta ricercatissima e ricchissima. Nel corso
della sua vita divenne l'amante-musa del grande scultore Prassitele, del più celebre pittore dell'antichità,
Apelle (che la raffigurò come Venere che emerge dalle acque) e dell'oratore di parte democratica Iperide,
noto per la sua intransigente opposizione alla politica imperialista di Filippo il Macedone e di Alessandro.
Perfino un certo Grillione, membro di quell'antichissimo e prestigioso tribunale ateniese che era l'Areopago,
entrò a far parte della schiera dei suoi amanti. Si racconta che Frine, grazie alla sua ricchezza, si propose
di riedificare la città di Tebe (rasa al suolo da Alessandro Magno nel 335), se i Tebani avessero inciso
questa iscrizione: «Alessandro l'ha distrutta, l'etèra Frine l'ha fatta risorgere». Fu un'esplicita sfida al
moralismo dei conservatori, per i quali era inconcepibile che il nome di un'etèra potesse essere inciso su
pubblici edifici. Fra il 350 e il 340 fu condotta davanti al tribunale di Atene con l'accusa di avere offeso gli
dèi per i suoi atteggiamenti libertini e per la sua ostentata ricchezza. Il suo difensore, Iperide, la condusse
in un punto dell'aula del tribunale da cui tutti potessero vederla e le strappò le vesti esclamando: "Come
può una simile bellezza offendere gli dèi?!". Frine evitò la condanna a morte.
Se Frine voleva riedificare Tebe, un'altra etèra, Taide, volle vendicare Atene, distrutta dai
Persiani nel 480 a.C.. Taide faceva parte del gruppo delle cortigiane al
seguito di Alessandro Magno. Quando quest'ultimo invase l'Asia Minore,
Taide si trovava con il sovrano macedone. In una notte di bevute, di danze
sfrenate e sesso, Taide riuscì a convincere Alessandro a incendiare la
reggia persiana di Persepoli.
Molto "sfacciata" fu anche Khayzuran, la concubina del califfo di Baghdad
Al-Mahdi vissuta nell'VIII secolo. Khayzuran era una quaina, cioè una
schiava che conosceva la poesia, la danza, la musica e il bel canto. Riuscì
a diventare la preferita del califfo e gli diede due figli, Musa Al-Hadi e Harun
Al-Rashid. Alla morte del califfo salì al trono il suo primogenito Musa Al-
Hadi, così com' era stato deciso dal padre. Ben presto, però, Khayzuran
intuì che suo figlio non era disposto a subire le sue ingerenze, così il nuovo
califfo ben presto morì ammazzato. Non ci sono elementi per imputare la
bella Khayzuran, resta il fatto che il suo secondogenito Harun Al-Rashid
Roxelana, sposa di Solimano divenne il nuovo califfo. Sotto il suo regno il potere della donna continuò a
crescere fino alla sua morte, nel 789.
Questa storia si ripete diversi secoli dopo, con la schiava ucraina Roxelana (la "Rossa"). Il suo vero nome è
stato forse Aleksandra Lisowska, che fu comprata al mercato degli schiavi di Istanbul dal gran visir Ibrahim
Pascià per darla in dono al sultano Solimano il Magnifico (secondo alcuni studiosi, Roxelana fu inizialmente
donata al padre di Solimano, Selim, che, non essendo più in età di goderne, la cedette al figlio). Nel 1534,
grazie alle sue doti di seduttrice, ma anche alla sua abilità di narratrice, riuscì a farsi sposare dal Solimano
diventandone l'unica veneratissima moglie. Il sultano aveva già un figlio, il vero erede al trono, ma
Roxelana riuscì a farlo uccidere aprendo la strada ai propri figli Bayezid e Selim.
Se molte donne arrivarono al potere grazie al loro corpo e alla loro intelligenza, altre sono state sfruttate
per conservare il potere. E' il caso di Xi Shi, vissuta nel V secolo in Cina, utilizzata dal re Gou Jian, del
regno di Yue, per vendicarsi del re del regno di Wu che lo aveva sconfitto. Fu regalata al rivale Fu Chai,
che ne rimase ammaliato, tanto da convincerlo a muovere guerra ai vicini regni di Qi, Jin e Lu. Le guerre
contro questi regni debilitarono l'esercito di re Fu Chai e il sovrano di Yue ne approfittò per attaccare
l'antico rivale che subì una sconfitta umiliante.

Anche nella Roma dei papi non mancano esempi di donne spregiudicate che, anche grazie al corpo,
riuscirono a impadronirsi del potere scrivendo nuove pagine di storia.
In questo contesto possiamo inserire la storia di Marozia, che dominò la Roma del X secolo, una città
condizionata dalla decadenza dei costumi di una Chiesa nella quale i valori morali erano messi da parte.
Maria dei Teofilatti, detta Mariozza e poi nota come Marozia, era figlia di Teodora (sorella di Adalberto di
Toscana e amante di papa Giovanni X) e del patrizio di origine germanica Teofilatto. Visse tra l'892 e il 955.
Marozia, assieme alla madre, riuscì a manovrare almeno otto pontefici, tre di questi - si racconta - furono
messi sul soglio di Pietro proprio da lei: Leone VI, Stefano VII e Giovanni XI suo figlio (nato da una
relazione adulterina con Sergio III).
Marozia entra nella storia di Roma unendosi a suo cugino papa Sergio III a soli quindici anni (il pontefice ne
aveva quarantacinque), che poi nel 911 fece probabilmente uccidere. Marozia ebbe tre mariti e i suoi
matrimoni furono tutti dettati dalla sete di potere. Nel 931 riuscì ad imporre sul trono di Pietro il figlio avuto
dalla relazione con papa Sergio III, che diventò a soli ventuno anni Giovanni XI. Già molto influente, con il
figlio sul trono pontificio, Marozia divenne una vera papessa in pectore. Dopo aver sposato anche Alberico I
di Spoleto, da cui ebbe un figlio, riuscì poi a unirsi in matrimonio con Ugo di Provenza (re d'Italia dal 926 al
947). Marozia stava anche preparando l'incoronazione di Ugo a imperatore, sfruttando la sua influenza sul
figlio papa, quando l'altro figlio, Alberico II, avuto dal matrimonio con Alberico I di Spoleto, le si rivoltò
contro. Con un colpo di mano si impadronì del potere in Roma, ripristinando l'autorità civile nell'Urbe e
deponendo il fratellastro, papa Giovanni XI, che fu rinchiuso in prigione, dove rimase fino alla morte. Allo
stesso tempo imprigionò anche la sua pericolosa madre nel terribile Mausoleo di Adriano (che sarebbe poi
diventato il famoso Castel Sant'Angelo). Marozia, finì poi i suoi giorni in un convento, dove morì,
presumibilmente nel 955. La storia di Marozia ha probabilmente ispirato la famosa leggenda della papessa
Giovanna.

Viaggiando nel tempo tra le donne che hanno anche utilizzato il sesso per diventare ricche e potenti,
troviamo Veronica Franco, celebre e influente cortigiana del Rinascimento. Nata nel 1546, figlia a sua volta
di un'altra cortigiana, dopo un matrimonio
combinato e fallito con un ricco medico, conobbe Jacomo di Baballi, il più
ricco mercante di Ragusa (oggi Dubrovnik) che divenne uno dei suoi
amanti-protettori. Grazie alle sue conoscenze riuscì ad accedere
all'istruzione e alle arti, scrivendo poesie. Si servì della sua preparazione e
del suo livello sociale per influire nella vita politica. Per la gloria di Venezia,
riuscì anche ad infilarsi nel letto di Enrico dì Valois, futuro re di Francia.
Questo non le evitò di finire nelle mani dell'Inquisizione, con l'accusa di
stregoneria. Grazie alla sua cultura e ai suoi legami con la nobiltà
veneziana, fu in ogni caso assolta da quest'accusa.
Anche Marie-Jeanne Bécu, una bellissima cortigiana bionda dagli occhi
azzurri, meglio conosciuta come madame du Barry, riuscì ad arrivare nel
letto di un re. Infatti, sostituendosi a madame de Pompadour nel frattempo
morta, madame du Barry riuscì a sedurre il re di Francia Luigi XV,
influenzando gli affari di Stato. Morì ghigliottinata l'8 dicembre 1793: i
rivoluzionari francesi l'accusarono di controrivoluzione, di aver venduto beni
della Corona (e quindi del popolo) e di finanziare i nobili francesi fuoriusciti.
Se Marie-Jeanne Bécu riuscì a intromettersi negli affari di una nazione Madame du Barry
grazie al sesso, un'altra donna riuscì invece a "fare uno Stato" sotto le
lenzuola. La contessa di Castiglione (Virginia Elisabetta Luisa Carlotta Antonietta Teresa Maria Oldoini),
infatti, impiegò solo mezz'ora per convincere Napoleone III ad appoggiare l'unità italiana: gli bastò il tempo
di appartarsi in una stanza del castello di Compiègne. Infatti, come aveva fatto oltre duemila anni prima il
ministro del regno di Yue, Cavour propose al re Savoia di utilizzarla per sedurre l'imperatore di Francia
Napoleone III e convincerlo ad appoggiare l'unità italiana. Fu una missione breve e facile, e diede i suoi
risultati. Finita la missione, e impossibilitata a continuare la relazione con Napoleone III, la contessa di
Castiglione continuò a fare "l'agente segreto" girando per l'Europa.
Nella Parigi del primo Novecento la celebre ballerina "Bella Otero" (ma di nome faceva Carolina Augustina
Carasson, o Iglesias), passò dai palcoscenici alle alcove degli uomini più potenti del suo tempo, diventando
un'apprezzata confidente. Quasi tutte le teste coronate vollero conoscerla, dal principe Alberto I di Monaco
al re Edoardo VII del Regno Unito, ai reali di Serbia e di Spagna, ai granduchi di Russia, Pietro e Nicola
Nikolaevic, ma anche miliardari come l'americano Vanderbilt o personaggi famosi come Gustave Eiffel, o
Gaudì e Gabriele D'Annunzio. Il potere che esercitava sugli uomini di potere non la salvò però da una
infelice e lunghissima vecchiaia, durata fino ai novantasei anni.

Quando invece al potere ci sono donne, i ruoli s'invertono ma le dinamiche non cambiano.
Passata alla storia come "Giovanna la cacciatrice di uomini", "Sovrana lussuriosa", "Giovanna l'insaziabile",
la "regina dai cento amanti", Giovanna II d'Angiò, regina di Napoli dal 1414 al 1435, è rimasta famosa per
la sua insaziabile fame di sesso.
Giovanna II fu generosa con i suoi amanti, ma anche vittima di personaggi avidi di potere. Due furono i
favoriti che seppe ricompensare degnamente con il titolo di "gran siniscalco", una delle sette cariche più
importanti del regno: Pandolfello Alopo e Gianni Caracciolo.
Intorno alla regina di Napoli sono sorte leggende popolari che hanno contribuito a creare un'immagine
distorta di Giovanna II. Si narra, ad esempio, che presso Castel Nuovo, noto come Maschio Angioino,
Giovanna disponesse di una botola segreta dove gettava i suoi amanti che avevano esaurito il loro
compito. Giovanna, nonostante la nomea, fu una sovrana che di fatto non esercitò mai il suo potere
realmente, non perché in balia delle sue passioni amorose, ma perché inesperta, e quindi inadatta al
governo e vittima di avidi e scaltri personaggi.
Significativa è anche la storia di Sofia Augusta Federica, che divenne zarina di Russia dal 1762 al 1796 col
nome di Ekaterina Alekseevna II. Affamata di sesso, utilizzò i suoi amanti come pedine sia per arrivare al
potere, sia per mantenerlo. Uno degli amanti di Caterina, Grigori Orlov, l'aiutò a sbarazzarsi del marito
Pietro III, zar di tutte le Russie. Divenuta zarina continuò a coltivare la passione per gli uomini: pare abbia
collezionato ventuno amanti, tutti premiati per i servigi resi. Due di questi furono i più ricompensati:
Stanislao Poniatowski e Grigorij Potémkin. Il primo divenne re di Polonia, il secondo governatore della
Crimea e principe della Taurine. Nonostante il suo assillo per il sesso, Caterina è tutt'ora considerata una
"sovrana illuminata".

C'è una parte importante di umanità che, pur senza sesso, è riuscita a conquistarsi una sua fetta di
potere: sono gli eunuchi, uomini sottoposti a interventi di mutilazione dell'apparato genitale.
Se molto spesso il sesso è stato utilizzato come leva di potere, l'esclusione coatta dal
praticarlo dispensò autorità e prestigio. Infatti molti eunuchi (dal
greco eunôuchos, ossia "tenere letto", vale a dire "custode dell'alcova")
divennero confidenti di sovrani, funzionari importantissimi, valorosi
guerrieri, potenti sacerdoti. La funzione principale di questa casta di uomini
fu quella di custodi di ginecei e harem, ma spesso acquisirono cariche
importanti perché considerati fedeli ed esenti da pratiche nepotistiche.
Famoso è il film di Totò, "Un turco napoletano", in cui l'indimenticabile
attore fu scambiato per un eunuco e quindi messo a guardia della moglie di
un noto commerciante.
Le prime testimonianze sulla pratica dell'evirazione risalgono a tremila anni
fa, secondo le prime testimonianze ittite. Testimonianze della presenza di
eunuchi sono citate dallo storico greco Senofonte nella Ciropedia, opera
scritta nel 365 a.C., ma prima ancora ricordiamo che tale pratica fu
largamente utilizzata da Semiramide nel nono secolo a.C. Nell'impero
bizantino molti furono gli eunuchi che si impadronirono delle leve del
potere, sino ai gradi più alti dell'esercito o dell'amministrazione.
Un'altra caratteristica degli eunuchi, a parte la loro imposta astinenza
sessuale, era anche la loro qualità vocale. In presenza di pregiudizi sulla
presenza di donne nei cori ecclesiastici, o per esaltarne il virtuosismo e le
acrobazie vocali, molti eunuchi fecero carriera nei cori e in teatro. Il più
La bella Otero
celebre di questi è stato senz'altro Carlo Broschi, meglio conosciuto come
Farinelli, che nel Settecento conquistò la notorietà diventando il più famoso cantante lirico dell'epoca.

Se nell'antichità e nel medioevo col sesso si poteva fare fortuna, nell'età contemporanea il sesso non
legale è diventato spesso, al contrario, un'arma per far perdere il potere, o almeno per screditare un rivale.
Il primo teorico di questa pratica, lo scandalo come arma politica, fu Lenin che, alla vigilia della rivoluzione
del 1917 esortava i giornalisti a scovare i peccati dei potenti del regime zarista per diffamarli.
Tra i vari scandali a luci rosse che hanno coinvolto politici di tutto il mondo, ricordiamo quello di John
Profumo, ministro della Guerra britannico nel 1963. Il politico inglese aveva una relazione con una
avvenente modella, tale Christine Keeler. La storia finì nelle mani di un deputato laburista, George Wigg,
che lo utilizzò contro il suo rivale. Quando lo scandalo scoppiò, Christine Keeler rivelò in una intervista che
frequentava contemporaneamente il ministro Profumo ed Evgenij Ivanov, diplomatico sovietico con fama di
spia. Profumo lasciò l'incarico e l'intero governo di Harold MacMillan cadde con lui.
Nel 1998 uno scandalo coinvolse l'allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton e la stagista ventiquattrenne
Monica Samille Lewinsky. La relazione divenne celebre proprio perché gli incontri avvenivano nella stanza
ovale della Casa Bianca. Tra i due non ci furono rapporti completi, e per questo la stanza fu battezzata
ironicamente "stanza orale". Lo scandalo scoppiò dopo le rivelazioni di un giornale on-line. Quando il
procuratore Kenneth Starr aprì un'inchiesta, un'amica di Monica, tale Linda Tripp, consegnò al procuratore
oltre venti ore di conversazioni telefoniche piene di confidenze. Clinton negò di aver avuto rapporti sessuali
con la stagista, ma Monica confessò per evitare il carcere. In una relazione di quattrocentoquaranta pagine
al Congresso, Starr chiese l'incriminazione del presidente per aver mentito. La Camera acconsentì ma
Clinton fu salvato dal Senato. La storia, prontamente battezzata dai media "Sexgate", diede un duro colpo
alla credibilità della Casa Bianca, spianando la strada alla riscossa repubblicana capeggiata da Bush.
Quando il nuovo presidente si insediò alla Casa Bianca, per spirito puritano sottopose a una benedizione-
esorcismo la sala dove si erano incontrati Clinton e la Lewinsky.
Per gli stessi motivi, negli anni Ottanta, un altro democratico statunitense, Gary Hart, alla Casa Bianca non
arrivò mai, nonostante fosse uno dei favoriti per la corsa alla presidenza. Tutta colpa della sua relazione
con un'avvenente modella, Donna Rice. Ma Gary Hart era recidivo: infatti già nel 1984 il gossip aveva
bloccato la sua prima campagna elettorale tacciandolo di essere un incallito donnaiolo.

Nel 2004 lo scandalo, e il conseguente processo mediatico, toccarono il governatore di


New York, che rassegnò le dimissioni ammettendo di aver tradito la moglie.
Il particolare che lo avesse fatto con un amante maschio passò in secondo
piano: quello che contava era il tradimento.
Altri due importanti scandali statunitensi sono scoppiati nel 2007. A giugno
il senatore repubblicano dello Stato dell'Idaho, ultraconservatore e famoso
per i suoi atteggiamenti omofobi, fu arrestato in un bagno di un aeroporto
del Minnesota per condotta oscena: il politico aveva cercato di adescare un
uomo, che poi risultò essere un poliziotto in borghese. Craig ammise
inizialmente la sua colpevolezza, ma subito dopo ritrattò.
Solo qualche mese prima l'attenzione era stata attirata dal senatore
repubblicano della Lousiana David Vitter, che aveva confessato di essere
un affezionato cliente di un'agenzia di accompagnatrici gestita da Deborah
Jean Palfrey, meglio conosciuta come "D.C. Madame". La procura aveva
individuato il suo nome indagando su un giro di squillo di alto bordo. Per
dovere di cronaca la misteriosa "D.C. Madame" è stata trovata impiccata
pochi mesi fa: secondo gli inquirenti si è trattato di suicidio indotto da senso
Clinton e la Lewinsky
di colpa.
Dagli Stati Uniti passiamo alla tormentata regione del Kashmir. Nel 2006 si è scoperto un vasto giro di
video pornografici che ritraevano ragazze minorenni. Le indagini hanno appurato il coinvolgimento diretto di
uomini politici e alti funzionari di stato. La notizia ha causato violente proteste a Srinagar, capitale estiva del
Kashmir, e molti politici sono stati costretti alle dimissioni.
Sempre nel 2007 sono stati travolti dagli scandali anche Willie Knuckles e Moshe Katsav, liberiano il primo,
israeliano il secondo. Knuckles, ministro del governo liberiano e responsabile dello staff del presidente
Ellen Johnson-Sirleaf è stato "pizzicato" nudo in compagnia di due donne. Un giornale locale ha pubblicato
le foto e lo scandalo ha toccato il governo. Knuckles, padre di famiglia, si è dimesso per non minare la
credibilità del presidente Ellen Johnson-Sirleaf.
Il presidente israeliano Moshe Katsav ha invece rassegnato le dimissioni per le proteste sollevate da
alcune ex dipendenti che lo accusavano di molestie sessuali (un'impiegata aveva addirittura denunciato di
essere stata violentata). Il furbo Katsav, che si era sospeso dagli incarichi pur mantenendo la carica, è
riuscito ad evitare l'accusa di violenza sessuale e il carcere. Il Parlamento israeliano, tuttavia, sembra abbia
approvato una risoluzione per non concedere a Katsav i privilegi spettanti agli ex presidenti, inclusi un
ufficio di rappresentanza, una segretaria personale e un'automobile con autista.

Anche l'Italia non è immune da scandali a luci rosse che riguardano politici o personaggi influenti.
Restando ai fatti più recenti, due sono quelli che hanno infuocato l'opinione pubblica: il caso Mele e la
presunta vicenda Berlusconi-Carfagna.
Parlamentare pugliese dell'UDC, Cosimo Mele organizzò nel luglio 2007 un festino a base di sesso e droga
presso l'Hotel Flora, a Roma. Durante la festicciola una delle ragazze, Francesca Zenobi, si sentì male e si
rese necessario il ricovero in ospedale. Pochi giorni dopo Mele fece un pubblico mea culpa dimettendosi
dal partito. Francesca Zenobi, dopo una brevissima notorietà mediatica, venne denunciata per ricatto.
Ancor più recente la vicenda che ha visto coinvolti l'attuale capo del Governo Silvio Berlusconi e Mara
Carfagna, allora simpatizzante di Forza Italia e oggi Ministro delle Pari Opportunità. Preceduta dal clamore
suscitato dagli apprezzamenti rivolti da Berlusconi alla Carfagna durante una trasmissione televisiva ("Se
non fossi sposato, ti sposerei subito") e da una pungente lettera aperta della moglie, Veronica Lario, uscita
sul quotidiano la Repubblica, si è sviluppata con la pubblicazione di presunte intercettazioni telefoniche che
lasciavano intendere un affaire tra i due. A ulteriore dimostrazione che la liaison dangereusetra sesso e
potere continua a calcare indifferentemente le scene della cronaca e della storia.

Valeria Messalina
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Disambiguazione – Se stai cercando la voce relativa al nome di persona o altri significati, vedi Messalina
(nome) eMessalina (disambigua).
Messalina e il figlio Britannico, Louvre

Valeria Messalina (Roma, 25 – Roma, 48) figlia di Marco Valerio Messalla Barbato, console, e Domizia Lepida;
appena quindicenne fu costretta, per capriccio dell'imperatore Caligola, a sposare il cinquantenne cugino della
madre, Claudio.

Indice

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 1 Biografia

 2 Messalina nella cinematografia

 3 Messalina nel fumetto

 4 Altri progetti

Biografia [modifica]

Figlia di Domizia Lepida e di Valerio Messalla Barbato (nipote di Ottavia Minore sorella di Augusto), nasce nel 25
d.C. in una famiglia patrizia imparentata con la casa giulio-claudia. Quando Caligola salì al trono, Messalina aveva
solo 12 anni ma era già una delle donne più desiderate di Roma per la sua bellezza. Costretta dall'imperatore a
sposare Claudio, un uomo più grande di lei di trent'anni, balbuziente, zoppo e al terzo matrimonio, ebbe da lui due
figli, Claudia Ottavia e Cesare, detto poi Britannico. Dopo che il 24 gennaio del 41 i pretoriani uccisero Caligola, lei
e suo marito Claudio furono eletti imperatori di Roma. Insieme al marito fece uccidere gli assassini di Caligola,
esiliòSeneca in Corsica, esiliò Giulia Livilla (sorella minore di Caligola e supposta amante di Seneca)
a Ventotene dove fu uccisa, e richiamò dall'esilio Agrippina Minore, sua zia.

Giovane ed inquieta, Messalina non amava molto la vita di corte; conduceva invece un'esistenza trasgressiva e
sregolata. Di lei si raccontarono (e si raccontano tutt'ora) le storie più squallide: che avesse imposto al marito di
ordinare a tutti i giovani e bei sudditi di cederle, che avesse avuto relazioni incestuose con i fratelli, che
si prostituisse nottetempo nei bordelli (postriboli) sotto il falso nome di Licisca dove, completamente depilata,
i capezzoli dorati, gli occhi segnati da una mistura di antimonio e nerofumo, si offriva a marinai e gladiatori per
qualche ora al giorno. Secondo il racconto di Plinio il Vecchio una volta sfidò in gara la più celebre prostituta
dell’epoca e la vinse nell’avere 25 concubitus (rapporti) in 24 ore. Fu proclamata invicta e, a detta di Giovenale,
“lassata viris, nondum satiata, recessit” (stanca, ma non sazia, smise).

Se sapeva essere molto generosa con gli uomini che accondiscendevano ai suoi capricci, era anche pronta a far
eliminare con facilità quanti non vi si prestavano. Dopo le accertate relazioni adulterine con il governatore Appio
Silano(che fu costretto a sposare Domizia Lepida) e l'attore Mnestere, Valeria Messalina si innamorò di Gaio Silio,
marito di Giulia Silana. Gaio Silio ripudiò la moglie e divenne l'amante di Messalina e, mentre
l'imperatore Claudio si trovava adOstia, durante una festa dionisiaca a palazzo i due amanti "si sposarono" nel 48
d.C.

Stando alla Satira VI, Messalina lavorava in unbordello assumendo il nome di Lisisca "La donna-cagna", grafico erotico di Agostino Carracci,XVI secolo

Informato dal liberto Narciso, Claudio (forse timoroso che il rivale volesse succedergli sul trono) decretò la morte
dei due amanti. Mentre Gaio Silio non oppose resistenza e chiese una morte rapida, Messalina si rifugiò negli
"Horti Lucullani" (giardini di Lucullo) e fu uccisa da un tribuno che, mentre la afferrò per i capelli e la trafisse,
avrebbe esclamato: "Se la tua morte sarà pianta da tutti i tuoi amanti, piangerà mezza Roma!"

Messalina è stata descritta dagli storici dell'epoca come una donna dissoluta e senza scrupoli, una donna dagli
insaziabili appetiti sessuali, pronta a sbarazzarsi dei suoi avversari. Le fonti storiche a cui si fa riferimento
(cioè Svetonio, Plinio il Vecchio, Tacito e Giovenale) sono però tutte a suo sfavore, anche perché si ritrova a
vivere in un periodo in cui, se da un lato le donne romane hanno raggiunto una certa emancipazione, dall'altro
imperversa il predominio del potere maschile, e testimonianza di questo sono alcune leggi particolarmente
offensive e sanzionatorie per le donne, prima fra tutte la legge contro l'adulterio ("Lex Iulia de adulteriis
coercendis") emanata da Augusto per proteggere i valori della famiglia. Tale legge prevedeva come punizione per
le donne adultere (escluse le prostitute o meretrici) la deportazione a vita su un'isola ("relegatio in insulam"), pena
che fu inflitta anche a Giulia, unica figlia di Augusto[esistono fonti a supporto di questa spiegazione avversa a questi storici romani? .]

In realtà il caso Messalina non era, nella Roma imperiale, un caso eccezionale. L'epoca in cui viveva ammetteva
senza difficoltà la libertà sessuale (anche quella femminile entro certi termini), e tradimenti e adulterii a corte erano
consueti e spesso avevano motivazioni politiche.

L'accanimento contro Messalina (anche da parte degli storici) trova giustificazione in due elementi:

 Messalina era la moglie dall'Imperatore Claudio

 Messalina era membro della "gens Iulia".

In quanto moglie di Claudio il suo modo di vivere le causò l'ostilità e l'odio dei fedeli di Claudio, che dopo il
"matrimonio" con Gaio Silio le impedirono addirittura di vedere il marito.

In quanto appartenente alla famiglia giulio-claudia, fu vittima delle rivalità e della lotta interna alla sua stessa
famiglia in cui altri membri, oltre a suo figlio Britannico, potevano essere proposti come successori dell'Imperatore
Claudio. E proprio per far sì che il figlio potesse un giorno divenire Imperatore, Messalina eliminò fisicamente i
potenziali rivali e chiunque potesse anche solo apparentemente ostacolare i suoi piani.

Pagò non solo con la vita tutti gli intrighi e gli omicidi commessi; infatti su di lei fu applicata la "damnatio
memoriae", cioè l'eliminazione del suo nome dai documenti e dai monumenti di Roma e la distruzione delle sue
statue. Inoltre il figlio Britannico non fu mai Imperatore. Alla morte di Messalina, Claudio sposò Agrippina e nominò
suo successore il figliastroNerone, che - si dice - alla morte di Claudio avrebbe ordinato l'assassinio di Britannico.

Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Mata Hari (disambigua).


Mata Hari

Mata Hari, pseudonimo di Margaretha Geertruida Zelle (Leeuwarden, 7 agosto 1876 – Vincennes, 15 ottobre 1917), è stata una danzatrice e agente
segreto olandese, condannata alla pena capitale per la sua attività dispionaggio durante la prima guerra mondiale.

Era figlia di Adam Zelle (1840-1910) e di Antje van der Meulen (1842-1891), ed ebbe tre fratelli, il maggiore, Johannes (1878), e due fratelli gemelli, Arie
Anne e Cornelius (1881-1956). Il padre aveva un negozio di cappelli, era proprietario di un mulino e di una fattoria. La sua famiglia poteva permettersi di
vivere molto agiatamente in un antico e bel palazzo di Groote Kerkstraat, nel centro della città.

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