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c'è un rapporto strettissimo fra l'esperienza del viaggio come motore dinamico di avvenimenti,

come itinerario di scoperta di sé e del mondo e i percorsi dei vissuti delle donne nello spazio e nel
tempo storico. il viaggio è sia esperienza e scoperta di nuovi orizzonti, sia come metafora di
personali cambiamenti. il volume mostra narrazioni di viaggi che delineano l'interesse e la curiosità
del mondo femminile verso l'altro. le protagoniste presentano al mondo le idee, le riflessioni frutto
delle esplorazioni solitarie o condivise, di una stessa esperienza formativa. il viaggio nella storia
delle donne si propone come risposta al desiderio di indipendenza, incoraggiato dalla curiosità di
orizzonti sconosciuti, alle volte unica chance di fuga dal disagio esistenziale e dispositivo nelle lotte
per la conquista delle libertà perdute; comunque affermazione di libertà. il volume introduce il
viaggio come itinerario di formazione, come passaggio volto al superamento dei confini della
soggettività femminile. non c'è viaggio senza che si attraversino frontiere, frontiere che tutte le
donne in modi e tempi diversi hanno voluto o dovuto attraversare, spinte dal desiderio di
conoscenza, dalla necessità della fuga o dal sogno. le donne hanno viaggiato alla ricerca di sé e del
mondo. il viaggio porta con sé una dimensione pedagogica, è un occasione per oltrepassare i confini
imposti, come terreno di ricerca della propria libertà e dell'affermazione della propria autonomia. il
viaggio si fa luogo di narrazione dell'iniziazione al sé. nella storia delle donne il viaggio difficile e
doloroso è intrapreso verso la conquista della propria soggettività e della propria umanità a lungo
negate. il viaggio come proiezione di sé nel futuro, facendone metafora di cammino verso la libertà,
lungo viaggio verso la conquista dei diritti umani delle donne. si trovano transiti di donne migranti
desiderose di vivere e di conseguire vite più accettabili, ricercando nel sogno della migrazione
nuove partenze esistenziali. questo è l'orizzonte proprio dei soggetti femminili, quello del
nomadismo come esperienza comune e condivisa fra donne. il viaggio comporta un movimento
interiore.

il viaggio come metafora formativa al femminile

-partire è un po morire.
il viaggio è sempre stato un percorso dal noto all'ignoto. un percorso di fuga dal proprio sé
costituito e riconosciuto verso un altro sé da scoprire durante il viaggio. non c'è viaggio senza che si
attraversino frontiere. esistono frontiere segnate da linee di demarcazione, ma esistono anche
frontiere invisibili. i luoghi conosciuti sono rassicuranti, sono un'estensione del proprio habitat, le
vie nuove non sono battute invece,non sono conosciute. per questo le partenze sono strazianti
perché oltre al dolore per l'abbandono, c'è anche l'incognita della propria sopravvivenza e la
possibilità del non ritorno: partire è un po' morire. per partire dice Dacia Maraini occorre essere
innamorati dell'ignoto. viaggiare è doloroso e il dolore si supera con la seduzione dell'altrove. il
viaggio è dolore. il dolore di lasciare qualcuno che si ama fosse pure solo un cane. un'altra difficoltà
è data dal cambiamento delle abitudini. anche se il desiderio del viaggio può essere considerato
insensato, dietro incontriamo il sogno di scoprire la bellezza, di raggiungere la felicità. all'origine
del genere umano lo spostarsi si coniugava con il vivere e con la sopravvivenza del gruppo: per
millenni le popolazioni si muovevano costantemente alla ricerca di cibo. con la scoperta
dell'agricoltura, le popolazioni sono diventate stanziali. in questo periodo le donne iniziano a
dedicarsi all'agricoltura. al contrario gli uomini continuano a viaggiare anche per portare la guerra
alle altre popolazioni e depredarle. le donne sono oggetto di desiderio e spesso diventano prede
predestinate. le donne dei vinti vengono deportate come schiave in altri territori, dopo che i loro
figli sono stati uccisi. un esempio la tragedia Le Troiane, donne troiane vinte che attendono la loro
sorte stringendosi intorno alla vecchia regina. questi destini sono presenti ancora oggi tra le donne
dei paesi in guerra. il mito ricorda anche ratti famosi come quello delle donne sabine a opera dei
romani, che in forma moderna ci arriva attraverso la commedia sette spose per sette fratelli. in
questa commedia centrale è la figura di Milly, la moglie del fratello maggiore, che insegna ai
cognati irruenti come comportarsi nella relazione con le donne. antropologicamente le donne sono
legate al dare alla luce i figli, all'accudimento dei cuccioli. per questo alle donne si attribuisce la
stanzialità e agli uomini soli e senza legami familiari si addice l'avventura. basti pensare all'Iliade e
l'Odissea, per vari motivi gli uomini affrontano viaggi di guerra e di conquiste, mentre le donne li
attendono. mentre Ulisse solca il mare la sua compagna Penelope lo attende fedele. il tratto che
contraddistingue la donna è quello di rimanere in casa e di rimanere lì impegnata. un archetipo duro
a morire che collocava la vita delle donne nel privato, e quella degli uomini nel pubblico. anche nel
secolo scorso, analizzando i comportamenti familiari in alcuni paesi del mezzogiorno, avevano
individuato l'usanza di gettare dell'acqua nel focolare di casa se nasceva femmina, mentre se
nasceva maschio l'acqua veniva gettata fuori della porta di casa sulla strada. un messaggio chiaro
sulle diverse destinazioni dei due sessi.

-le prime donne viaggiatrici e il viaggio matrimoniale


gli antichi greci e romani erano indifferenti alle aree periferiche della civiltà. ritenevano che le tribù
nomadi che vivevano ai confini delle zone più civilizzate non avessero nulla da mostrare e
insegnare agli uomini civili. per Strabone era utile viaggiare per conoscere quelle parti del mondo
note e apprezzate per le costituzioni politiche, le arti, le imprese e tutto ciò che poteva arricchire il
viaggiatore di saggezza pratica. ad esempio l'Egitto. l'Egitto fu la prima meta dei viaggi filosofici,
per conoscerne leggi e istituzioni. ma tra questi viaggiatori non compare ai il nome di una donna, in
quanto nessuna di esse era destinata al governo delle città e quindi non era necessario che
conoscesse e arricchisse la sua immaginazione di riferimenti scientifici e letterari. alle donne erano
riservati la stanzialità e i saperi della quotidianità. salvo un pericolo incombente le donne non si
allontanavano da casa. nel Decamerone, Boccaccio pone la diffusione della peste come elemento
grave di pericolo, che costringe una compagnia di amici, composta anche da 7 ragazze ad
allontanarsi dalla città. alle principesse erano riservati i viaggi per raggiungere i propri promessi
sposi o per visitare le proprie terre. che si trattasse di qualcosa di eccezionale lo dimostrano le storie
leggendarie di Tristano e Isotta, Galeotto è il viaggio che avvicina i due. il viaggio diventa un
viaggio nel desiderio, nella scoperta dell'amore. il viaggio si trasforma in una vita parallela, che fa
dimenticare quella della consuetudine, con le sue regole di classe. accanto a questi viaggi alla
scoperta dell'amore, alcuni scrittori hanno individuato il viaggio a due come momento pedagogico
in cui il compagno più maturo riconduce alla ragione e a un amore dipendente la compagna,
presentata come capricciosa e viziata dai propri genitori. un esempio è la bisbetica domata di
Shakespeare. Shakespeare non ha una visione positiva delle donne, per lui la natura femminile è
contraddistinta da civetteria e superficialità, alla ricerca dell'apparenza esteriore. prende di mira, ad
esempio, la consuetudine femminile di truccarsi, come un segno della volontà di ingannare l'altro
sesso dando una falsa idea di sé. il punto di vista della commedia è dunque maschile, tipico
dell'epoca, che gode della ri-educazione a cui è sottoposta la bisbetica Caterina. il matrimonio di
convenienza rimane in uso in Occidente fino ai primi del 900, esisteva la professione dei sensali,
persone che mettevano i pretendenti in contatto con le famiglie delle giovani in età da marito e che
ricevevano un compenso nel caso si giungesse alle nozze. una storie di Capra e Shakespeare
presentano delle analogie; si parte da uno stereotipo di donna capricciosa, per stabilire un rapporto
asimmetrico di potere del marito, che attraverso il viaggio fa pesare le sue conoscenze come in una
sorta di viaggio formativo di cura, ma anche di sudditanza. la figura femminile viene presentata
come minore e incapace, un bambino da indottrinare. questo cinema e teatro dà alle donne
indicazioni sul loro destino di dipendenza e incapacità femminile. una pedagogia dell'ignoranza
destinata alle donne.

-le donne pellegrine e il viaggio religioso


nel IV secolo inizia a svilupparsi il viaggio religioso cristiano, per cui i pellegrini compiono un
percorso verso un luogo sacro, come momento di fede e di espiazione dei peccati. la Palestina
comincia a costituire la meta fondamentale dei pellegrinaggi di quel periodo. si crea e si diffonde il
concetto di terra santa. in questa identificazione del mito della terra santa ebbero particolare rilievo
le donne, che costituirono la maggioranza dei pellegrini dell'epoca, andando a costruire una
comunità di fedeli fervente. il pellegrinaggio più noto si ha con l'imperatrice Elena, madre di
Costantino, che visita la Palestina. ella va alla ricerca dei luoghi dove Cristo nella sua vita terrena è
passato, libera il terreno circostante da altri insediamenti e fa costruire delle chiese nei punti
nevralgici in modo che i futuri pellegrini sappiano dove andare a pregare. Elena era appoggiata
dall'imperatore e dalla chiesa. i luoghi di culto trasformarono antichi luoghi di pellegrinaggio in
punti definiti santi e riconosciuti dalla chiesa per la commemorazione della vita di Cristo. del
viaggio di una donna intraprendente compiuto nei luoghi santi alla fine del IV secolo è rimasta la
testimonianza nel suo diario. la pellegrina era una colta galiziana, conoscitrice delle sacre scritture e
visitò tutti i luoghi menzionati nell'antico testamento. era dotata, probabilmente, di beni consistenti,
in quanto poté alloggiare in modo agio e viaggiare con guide informate. il viaggio fu svolto in parte
in comitiva, in parte in maniera solitaria. il gusto del viaggiare si accompagna alla devozione in
modo tale da indurre a pensare che la religiosità sia stata quasi un pretesto. due elementi
scandiscono il viaggio della donna galiziana: le preghiere e la precisa annotazione delle distanze da
città a città, della condizione delle strade, degli edifici caduti. ha lasciato questo diario di viaggio
che costituisce un'importante testimonianza scritta di un pellegrinaggio al femminile. il suo diario è
dedicato alle donne che volessero gettarsi in questa avventura religiosa. lei voleva, inoltre,
comunicare le sue esperienze e dimostrare che il suo esempio poteva essere seguito. nei secoli il
flusso dei pellegrini aumentava e alcuni ordini religiosi si occuparono di organizzare essi stessi dei
viaggi a cui parteciparono anche le donne. il viaggio doveva svolgersi senza sfarzo, in povertà.
furono fissate anche delle regole di abbigliamento un po' lontane dal comune vestire femminile
dell'epoca. occorreva viaggiare scalzi, trascurando la cura dei capelli, evitando i piaceri, i letti
soffici e tutte le comodità. queste regole erano anche un sistema di protezione, infatti il non
mostrare bellezza e ricchezza metteva al riparo da bande di predoni e alla violenza sulle donne. con
le crociate il viaggio delle donne per conoscere i luoghi sacri ha termine.

-donne in giro per il mondo e viaggio culturale


il grand tour, il viaggio educativo che si sviluppa tra 600 e 700 tra gli aristocratici, per conoscere e
apprezzare l'arte classica greca e romana, fu riservato ai maschi. viaggio alla scoperta di sé e della
propria autonomia. il viaggiare acquistò i connotati di una vera consuetudine didattica ed era fatto a
compimento di una buona educazione. ci si aspettava che il giovane dall'esperienza acquisisse
coraggio, conoscenza di costumi e lingue straniere. l'esperienza doveva servire al giovane come
percorso formativo. al viaggio si accompagnava la produzione di diari, guide, spesso accompagnate
da schizzi per memorizzare luoghi particolari. si descrivevano i dettagli del viaggio materiale. da
tutte queste conoscenze di vita le donne erano escluse. qualcuna vestita da ragazzo tentava le stesse
avventure, ma era raro. per esempio Lady Stanhope che lascia Londra per il Medio Oriente per
compiere degli scavi archeologici e lo fa travestita da uomo per non suscitare scandalo. l'Italia
costituisce la tappa fondamentale dei viaggi di formazione. allontanarsi dal proprio paese
significava mettere alla prova la propria identità culturale e decidere di essere nel nuovo modo che
derivava dal confronto con questo itinerario formativo. un'altra donna che compì viaggi in Italia è
Madame de Stael. tiene taccuini da viaggio e quando arriva nel nostro paese è convinta che l'Italia
sia una terra ricca di tesori artistici, ma molto arretrata e abitata da selvaggi. scrive Corinna o l'Italia
un romanzo autobiografico dove descrive del suo viaggio in Italia attraverso una bella poetessa che
si innamora di un inglese. Corinna costituisce un autoritratto dell'autrice. Corinna è una donna che
ha una duplice valenza da un lato è eccezionale per la sua indipendenza, dall'altro è una donna che
ama. esce dagli stereotipi femminili dell'epoca. il narrare guardando alle emozioni attirò a Stael
alcune critiche da parte dei contemporanei che le rimproverarono una scrittura troppo femminile,
ma in realtà era un complimento in quanto rappresenta nel suo scrivere personaggi dallo spessore
umano che li rendevano veri. il più noto scrittore che pone al centro donne che vivono il viaggio in
Europa è Henry James. il tempo di navigazione si accorcia con i nuovi battelli e i viaggi aumentano.
gli scambi culturali si intensificano. la traversata dell'oceano sospendono le convenzioni più rigide e
le ragazze americane si sentono meno condizionate e guardano con attesa la nuova terra simbolo di
libertà dalle consuetudini e anche sogno romantico. gli usi e costumi dai quali le ragazze americane
protagoniste dei racconti di James evadono non sono dati neutri, ma il mezzo con cui la società
d'origine aveva articolato i propri valori e le relative condotte sociali. il viaggio crea nuovi stili di
vita che possono costituire una minaccia alle consuetudini. le eroine entrano nell'immaginario
collettivo, diventando un modello da seguire per tutte le ragazze americane che sognano l'avventura
del viaggio in Europa. il basso costo del biglietto fa si che il viaggio sia alla portata anche delle
studentesse. anche la pittrice Mary Cassatt e Cecilia Beaux erano donne emancipate e per loro la
pittura rappresentava un'attività professionale. entrambe sfidarono le regole sociali del tempo per
crearsi una vita indipendente. ciò che distingueva le viaggiatrici americane era l'autonomia e il fatto
che andassero in giro da sole. ad esempio in un altro romanzo di James, ritratto di signora, la
protagonista è una giovane donna americana contornata da pretendenti. lei declina diverse proposte,
apparentemente senza ragione, soprattutto in un epoca in cui il destino delle ragazze era di contrarre
un buon matrimonio. quando le viene chiesto il motivo di tali rifiuti, la ragazza risponderà tranquilla
che il suo desiderio è quello di viaggiare e di accrescere le sue conoscenze. le ragazze americane
erano diverse dalle italiane, avevano ricevuto un'educazione e un'istruzione più aperte e liberali.

-i viaggi della speranza


gli emigranti italiani che andavano verso il nuovo mondo non erano soltanto uomini, ma con loro
partivano anche molte donne. partivano anche giovani nubili, che spinte dalla miseria speravano di
lasciarsela alle spalle, per andare a raggiungere uomini che non conoscevano e che attraverso dei
sensali di matrimonio si erano impegnati a sposarle al loro arrivo. i viaggi delle donne italiane verso
l'America, la ricerca del lavoro non sono diversi dai sacrifici che oggi compiono le tante donne
dell'Est, verso il nostro paese. un esempio è il racconto dagli appennini alle ande. il racconto parla
di Marco un giovane ragazzo che si mette in viaggio alla ricerca della madre. la storia si concluderà
a lieto fine ma ci fa capire le condizioni di disagio e dolore in cui molte connazionali si trovavano a
vivere per sfuggire alla miseria e sostenere la famiglia in patria. gli italiani mantenevano delle
relazioni familiari di stampo patriarcale e pretendevano gli stessi stili di vita che avevano in patria.
le regioni italiane più coinvolte nell'emigrazione erano quelle meridionali, le zone più povere del
veneto, della Toscana e delle Liguria. le donne dovevano accudire la famiglia e fare molti figli. in
casa si parlava il dialetto di provenienza mescolato allo slang appreso e si continuavano a cucinare i
cibi del nostro paese. il sacrificio rimase la parola d'ordine a cui si adeguavano queste generazioni
di donne. dopo la seconda guerra mondiale si avvertivano dei cambiamenti culturali, ragazzi e
ragazze dovevano acquisire un'istruzione di base e l'ascesa sociale permetteva di integrarsi
acquisendo stili di vita diversi che permettevano alle ragazze di comportarsi come le coetanee
yankee. in Italia un'analoga rivoluzione culturale coinvolge le donne, si può collocare a partire dagli
anni 60 del 900. vi fu una maggiore apertura della scuola secondaria che segna il passaggio delle
giovani dalle attività casalinghe alle attività industriali. inizia il viaggio dalle cittadine di provincia
verso le industrie delle grandi città. sono gli anni della presenza delle donne nelle piazze e nei cortei
a rivendicare una maggiore libertà per le donne. è il momento del grande accesso delle donne
all'istruzione, nelle fabbriche. agli inizi degli anni 80 avviene lo storico sorpasso delle femmine sui
maschi come presenza sui banchi degli istituti superiori. molte donne prendono la patente di guida e
riescono con i primi guadagni a acquistare un'auto, un bene fino ad allora di esclusivo uso maschile.
vi sono immagini di donne nuove, alla guida di una vespa, donne sicure di sé alla conquista dei
propri spazi. i nuovi viaggi della speranza sono quelli verso il nostro paese delle donne provenienti
da altri paesi. i primi immigrati sono prevalentemente uomini, le donne arrivano in seguito con il
processo di ricostruzione del nucleo familiare. il loro viaggio è più sicuro in quanto supportato
economicamente dalla famiglia. l'essere attese dai parenti rende il cambiamento più piacevole.
successivamente si assiste anche all'arrivo di donne sole che migrano per motivi di lavoro e si
integrano più facilmente grazie all'aiuto di reti di donne che si trovano già nel nostro paese. queste
donne al termine del viaggio dovranno lavorare per il proprio mantenimento ma avranno delle
amicizie femminili di supporto, saranno libere di fare scelte esistenziali e avere nuove relazioni. con
i cambiamenti politici nei paesi ex comunisti dell'Europa orientale dagli anni 90 arriva un flusso di
donne dai paesi dell'Est. i viaggi sono delle vere odissee, anche perché devono superare diversi
confini senza documenti e con mezzi di fortuna. l'Italia rappresenta un sogno di felicità e un futuro
migliore per sé e per i figli. la percentuale maggiore di donne straniere in Italia è composta da
latino-americane e Europee dell'est. vi è differenza tra le aspettative che le donne nutrono prima del
viaggio in Italia e la realtà della vita che poi devono affrontare. spesso sono deluse approdando in
situazioni ancora più problematiche. tutte hanno creduto di trovare una vita migliore.

-il viaggio come denuncia e come liberazione


il viaggio nasce a volte da situazioni di forte disagio e dal desiderio di cambiare la propria vita. la
vita delle donne può risultare così soffocante che diventa difficile viverla, allora si crea un distacco
interiore che può portare a forme di depressione. partire può essere l'unico modo per salvarsi. un
esempio è l'autobiografia di Sibilla Aleramo, una donna del 1906. Rina Faccio a dodici anni si
trasferisce a Milano con la famiglia perché il padre va lì ad occuparsi di una vetreria. abbandonati
gli studi diventa autodidatta. a sedici anni viene costretta a sposare il giovane che ha incontrato
lavorando nella ditta del padre e da cui ha un figlio, in seguito a una violenza sessuale subita. la sua
vita cambia e diventa chiusa e controllata. da qui iniziano le sue riflessioni sulle forme di
oppressione. attraverso amicizie epistolari sviluppo le sue idee sull'emancipazionismo, la
disuguaglianza tra i sessi e l'idea di inferiorità intellettuale della donna. si convince che il
femminismo sia una delle leve che rigenerà il nostro vecchio mondo, intravedendo la possibilità per
le donne di entrare nella vita sociale. Rina fugge due volte, la prima si reca a Roma con il figlio per
svolgere un lavoro intellettuale, scrivere per una rivista. il cambiamento le fa capire la bellezza del
mondo e la possibilità di incontrare persone diverse. il dolore fatto di un passato di sopraffazione, di
violenze a cui tenta di sottrarsi e il timore di non riuscirci la condizionano. la libertà avrà un costo
doloroso, dover lasciare il figlio alla famiglia del marito, il quale con il favore della legge, le
impone di abbandonarlo, se vuole andarsene. il marito la ricatta impedendole di tenere il figlio con
sé, nella speranza di convincerla a restare. la sua seconda partenza è tragica, Rina veglia accanto al
figlio che dorme, aspettando l'orario della partenza del treno, sospesa, sulla decisione da prendere.
sceglie di seguire la fedeltà a se stessa e alla propria vita, di seguire il suo nuovo destino. il viaggio
ha segnato il passaggio da una condizione di subalternità e di dolore, a una condizione di libertà e di
fiducia nel futuro. la rottura con il passato si trasforma in rinascita. il viaggio come riappropriazione
della propria libertà di scelta. a spasso con daisy, thelma e louise, pane e tulipani, viaggio a
Kandahar. sono storie di donne in cui il viaggio si trasforma in presa di coscienza di ogni forma di
sessismo, ribellione contro una società violenta e maschilista, scoperta di un identità da difendere,
denuncia verso gli orrori della guerra e verso la cancellazione dell'immagine delle donne.

a spasso con Daisy. esce negli stati uniti nel 1989. pur essendo una commedia sottolinea e mostra il
razzismo insito nella vita quotidiana, ma fa anche capire come tra diversi possa nascere l'amicizia.
un'anziana viene costretta dal figlio a utilizzare un'autista di colore, dopo che ella ha rischiato la vita
in un incidente. la donna non gradisce la presenza dell'autista ma alle sue irritazioni l'uomo oppone
flemma e ironia tanto da diventare una presenza rassicurante in casa. li unisce un viaggio che i due
compiono per andare a trovare il fratello di miss Werthan. durante il percorso l'autista non può usare
i bagni pubblici, riservati ai bianchi; l'empatia emerge soprattutto quando vengono fermati da due
poliziotti razzisti che li accomunano nel loro disprezzo; uno perché nero l'altra perché ebrea. miss
Daisy comincia a capire le ragioni dell'altro, a comprendere quanto sia difficile vivere ai margini di
una società che a parole si proclama libera da pregiudizi, ma che in realtà è classista. Daisy decide
di insegnare a leggere all'autista analfabeta. con il tempo i due diventano amici. Daisy partecipa a
una cena sociale in onore di martin luther king. miss Daisy andrà sola alla cena e questa ribellione si
pensa sia dovuta alla presenza dell'amico autista i cui diritti vanno reclamati.

pane e tulipani. esce nel 1999 in Italia. è una fiaba femminista che mostra come una donna sfruttata,
tradita possa emanciparsi da tutto ciò e rimanere una donna dolce, sensibile e capace di inventarsi
una nuova vita. all'origine di questa trasformazione identitaria c'è un viaggio turistico in compagnia
di amici e del marito noncurante. la donna viene dimenticata in un autogrill. dopo un primo
momento di amarezza, facendo l'autostop per tornare a casa, realizza che non ha mai visto Venezia e
che desidera vederla anche da sola. qui inizia la fuga della donna da una vita triste e deprimente, per
andare alla scoperta di un nuovo mondo. sulla laguna farà nuove amicizie. il marito la rintraccia e la
riporta alle faccende domestiche. Rosalba riprende tristemente la sua vita e la squallida routine, ma i
nuovi interessi e i nuovi spazi hanno cambiato la sua vita. incapace di rientrare nei ranghi di
un'esistenza deprimente. gli amici la riportano al nord. con Rosalba parte anche il figlio minore con
cui la donna condivide affetto e sentimenti. il pane del titolo è quello che al mattino Fernando
prepara per la colazione di Rosalba; i tulipani sono i fiori che la donna ama e porta a casa dal
lavoro.

thelma e louise. esce negli stati uniti nel 1991. la sceneggiatura presenta un linguaggio dalla parte
delle donne, sottolineando le loro reazioni di fronte alla frustrazione e alle violenze. storia tutta
femminile, dove sono poche le figure maschili che si salvano. le donne vengono presentate come
semplici; la prima lavora come cameriera, la seconda come casalinga e ha un marito maschilista che
la tratta con prepotenza. le due amiche decidono di partire in una casa in montagna, prestata da
amici. il viaggio ha inizio un pò per gioco e per sfuggire a una routine infelice. è sera e le due
amiche decidono di far tappa in un locale lungo la strada. Thelma beve un po' e viene corteggiata da
un avventore. quando non si sente bene per il troppo bere, l'uomo l'accompagna nel parcheggio e
tenta di violentarla. Louise arriva in tempo per interrompere la violenza. ha la pistola che Thelma
aveva portato con sé e lo minaccia per ricondurlo alla ragione. le due si allontano, l'uomo le insulta
e Louise gli spara. Louise aveva subito in passato uno stupro, quando uccide l'uomo vorrebbe
eliminare la violenza subita. dall'uccisione dell'uomo, il viaggio si trasforma in una fuga in cui le
donne compiono una serie di errori, tra cui rapinare una banca e chiudere nel bagagliaio un
poliziotto. la polizia le insegue e il sistema ha bisogno di una punizione esemplare su donne che
hanno varcato i limiti del loro sesso compiendo gesta impensabili per una donna. le due donne
decidono di fuggire a qualsiasi costo. l'inseguimento finisce sull'orlo del Grand Canyon. al pensiero
di dover tornare alla vita precedente o in carcere, tenendosi per mano si lanciano con la macchina
nel vuoto, là dove nessuno potrà farle violenza. la morte le libera da ogni persecuzione. il volo verso
la libertà.

viaggio a Kandahar. film del 2001. il tema è quello della reale condizione delle donne in
Afghanistan. il film racconta la storia di una rifugiata afgana che è diventata una donna di successo
in Canada. la donna fa ritorno al suo paese dopo aver ricevuto una lettera disperata dalla sorella che
ha perso l'uso delle gambe, dopo che è rimasta in Afghanistan. nella lettera annuncia di volersi
togliere la vita. Nafas, coperta da un burka va alla ricerca della sorella, nel tentativo di salvarla.
Nafas prosegue il suo viaggio aiutata da vari personaggi. durante il viaggio si rende conto della
brutale distruzione subita dal suo paese e ha modo di capire quanto le donne vengono vessate e fatte
oggetto di violenza da parte del potere talebano. il paese non ha fatto nessun passo avanti, anzi è
regredito a un sistema medievale. un paese povero e distrutto con migliaia di storpi che lottano tra
loro per appropriarsi degli arti artificiali. nel suo viaggio, che è una discesa agli inferi, si ritrova a
una festa nuziale che potrebbe costituire un episodio di amore ma la festa viene interrotta perché
allietata da musiche proibite. alla fine del film nafas si avvicina a Kandahar. una donna emancipata
si è trasformata in una donna silente e prigioniera. non ha ritrovato la sorella, il suo viaggio si rivela
un viaggio verso il nulla, che porta alla cancellazione della persona e della sua identità sotto il
burka.

quando si viaggia molte certezze cadono. valori altri sostituiscono altre priorità. viaggiando si
scopre altri strati del reale. per molti significa confrontarsi con la propria storia esistenziale. alle
donne il viaggiare è stato storicamente impedito. troppi i controlli sulle loro condotte, forti i legami
con la casa e a meno che motivi gravi di comune sopravvivenza non lo rendessero necessario. le
donne cercheranno di essere dal 700 in poi non più solo cittadine italiane ma cittadine del mondo.

Leda Rafanelli: il viaggio come percorso di auto-formazione tra Oriente e Occidente


-un singolare percorso formativo
la dimensione del viaggio è utile per comprendere la vicenda di Leda Rafanelli; famosa scrittrice
anarchica, la cui biografia irregolare costella una lunghissima vita. personaggio inquieto, fuori dagli
schemi. nasce le 1880 a Pistoia e morì a Genova nel 1971. fece della propria esperienza il filtro per
la narrazione storica delle vicende politiche e culturali a cui partecipò in prima persona. diede di sé
l'immagine di una donna libera da schemi. le sue memorie autobiografiche ci mostrano l'atipicità del
suo percorso formativo, mostrandoci una bambina diversa dalle coetanee. in memorie di una
chiromante scrive: in famiglia mi consideravano stravagante. sdegnavo i comuni vestitini da bimba
ricamati. dicevano che ero una bambina strana, che non sapeva giocare con le bambole e che aveva
una attrazione pericolosa verso i rettili. per sopperire alle necessità economiche della famiglia fece
l'apprendista in una tipografia dove avvenne il suo tirocinio politico. a vent'anni si trasferì in Egitto
per una disgrazia familiare; qui assistette alle persecuzioni contro gli anarchici, suoi conterranei. il
movimento anarchico trovava in Egitto uno dei ceppi più antichi, per le migliaia di lavoratori che
dall'Italia vi erano approdati. nella memoria autobiografica ricordi del viaggio in Egitto, la scrittrice
rievocherà il suo incontro con l'Islam e l'anarchia, simbolicamente rappresentati dallo scarabeo
egizio, simbolo di nuova vita che nasce dalle tenebre. ritornata in Italia si stabilì a Firenze dove
avviò una casa editrice da cui uscivano opuscoli contro il clericalismo e l'autoritarismo. la critica
contro i programmi e i metodi della scuola ufficiale trovarono voce nel suo Pamphlet, intitolato
contro la scuola. nel 1905 avvenne il suo esordio come scrittrice con il romanzo un sogno d'amore.

-una duplice identità


dall'Egitto la Rafanelli tornò interiormente trasformata. aveva trovato la sua identità. diventata
anarchica e islamica farà di queste due fedi il tratto distintivo della sua vita, ma anche del suo
impegno politico e culturale. polemizzò contro il potere e visse la sua fede musulmana in modo
tutto personale, come quotidiano percorso di auto-perfezionamento interiore. la sua religiosità era
vissuta in una dimensione intima e privata. il punto di intersezione tra islamismo e anarchismo
veniva trovato nell'assoluta indifferenza per i problemi economici e pratici, nell'affrontare con
allegra disponibilità tutte le situazioni, nell'incertezza del domani come regola dell'oggi. l'islam era
un mondo ideale rievocato con nostalgia. sempre schierata in difesa delle minoranze, promosse una
campagna di protesta in difesa di un gruppo etnico perseguitato dal governo etiope, durante la prima
guerra mondiale. era la coscienza inquieta dell'anarchismo. anche la sua polemica nei confronti
delle istituzioni borghesi non mancava di prendere a bersaglio riti proletari, come la festa del primo
maggio, occasione non più di lotta rivoluzionaria ma di grandi bicchierate. nel 1909 iniziò una fase
nella vita della scrittrice con il suo trasferimento a Milano e l'apertura di una sua libreria. il suo
interesse si spostava dall'eguaglianza alla libertà. la Rafanelli unì testi di Nietzsche con la filosofia
orientale e con la religione islamica; una commistione tutta personale, di politica e religione, vissuta
più a livello esistenziale che ideologico.

-il viaggio verso l'altro da sé, quale irrinunciabile utopia.


la dimensione del viaggio si ritrova in quasi tutti i romanzi e i racconti della Rafanelli: esso incarna
il desiderio di avventura, alla ricerca di quel paradiso che è racchiuso dentro la propria anima. nel
1929, scrisse il romanzo anti-colonialista l'oasi, in cui descriveva l'abisso che esiste tra Occidente e
Oriente. in tale romanzo evidenziava gli esiti devastanti della colonizzazione, convinta che fosse
impossibile assimilare alla cultura occidentale lo spirito indigeno. contro l'europa colonialista,
l'Africa vive la sua vita pura, istintiva. l'oriente è la sola terra dive si possa correre in libertà
l'avventura della vita, un mondo di spazi infiniti, fuori dal tempo. nel 1939 pubblica il romanzo
vedere il mondo. due ragazzi eritrei. un racconto che anticipava il tema della multiculturalità,
ponendosi in controtendenza con la letteratura per l'infanzia più consona al regime. i soggetti delle
storie della Rafanelli sono adolescenti che fuggono verso la libertà intraprendendo un viaggio verso
luoghi sconosciuti. due personaggi che incarnano il richiamo della casa e l'inquietudine della ricerca
del nuovo. l'adolescenza quale età da cui scaturiscono mutamenti profondi per la vita futura, è il
periodo che richiama l'attenzione della scrittrice. la scrittrice appare sospesa tra la tensione al futuro
e il rimpianto nostalgico delle origini. contrasto tra l'istanza libertaria e la convinzione fatalista di
un destino inesorabile a cui non si può fuggire,ma che occorre saper vivere. per la questione
femminile il suo approccio andava al di là dell'aspetto politico, ponendosi come problema
esistenziale. la solidarietà femminile è l'unica speranza per alleviare il peso di un destino che resta
tragico. pone la sua evidenza sull'irrisolvibile contrasto, presente nella coscienza femminile, tra la
parte più profonda di sé e quella razionale e emancipata. nel romanzo donne e femmine, l'esperienza
dell'amore-passione provoca un insanabile scissione nell'anima femminile, dilaniata tra la totale
dedizione all'amato e la salvaguardia della propria autonomia. l'amore che è già una schiavitù di per
sé, deve essere, per gli individui forti e consapevoli, non lo scopo, ma la gioia della vita. desiderosa
di una vita quale totale dono di sé in contrasto con il grigiore che sovrasta gli essere umani, sotto le
ingiustizie e le sopraffazioni. la Rafanelli considera l'espressione letteraria come il luogo dove fare
liberamente giocare problemi e conflitti tipici dell'esistenza femminile.

viaggio intellettuale (e non solo) tra donne universitarie nella Bologna degli anni 90

-premessa
ripensare a un'esperienza di studio e comunicarla ad altre, può significare ripensarla come viaggio,
attraverso una narrazione in bilico fra una dimensione privata e una sociale. l'esperienza individuale
può essere utilizzata come punto di riferimento per un confronto di attualità e non esaurirsi
nell'intimistico e in una chiusa autobiografia. tre elementi fondamentali:
-le viaggiatrici di allora, i loro luoghi di origine e quello della collocazione professionale in
università.
-il percorso dai luoghi originari a quelli di destinazione
-il luogo di destinazione
le viaggiatrici erano docenti e ricercatrici universitarie di area umanistica che avevano sperimentato,
in studi e ricerche, pensieri e pratiche femministe, caratterizzate da intensità e impegni diversi.

-il viaggio intellettuale


l'obiettivo era cercare di scoprire se il pensiero della differenza potesse rappresentare il filo
conduttore comune delle attività di insegnamento di tutte le docenti del gruppo. individuare in quale
modo potesse configurarsi l'attività didattica per realizzare questo obiettivo. costruire delle reti di
relazione tra i docenti di discipline diverse per affrontare temi comuni con approcci differenti ma
contrassegnati dall'identità di genere. il metodo fu quello della discussione del tipo brainstorming,
poi si configurò come focus group, poi come lavoro di gruppo vero e proprio. si diffusero
convinzioni personali maturate durante la propria storia individuale in merito ad alcune parole
d'ordine del femminismo. in seguito il lavoro si precisò con discussioni che partivano dalla lettura
comune di alcuni testi. questa ultima scelta fu presa in quanto elementi di mediazione potevano
introdurre nuove idee e concetti imprevisti. il primo libro è la documentazione di una ricerca di tre
generazioni di donne meridionali; intervistate dall'autrice secondo modalità che favorissero
l'emergere di storie di vita e non solo racconti di vita (il racconto di vita racchiude solo la storia
raccontata dalla persona stessa, il termine storie di vita designa un materiale più ampio che include,
oltre al racconto del protagonista, varie ricerche attorno a questa vita e basate su materiale
secondario, come testimonianza, rapporti di istituzioni,ecc.), da cui rilevare le caratteristiche di
costruzione delle diverse soggettività interpretate nell'ottica della modernizzazione. la
modernizzazione viene intesa come l'insieme dei mutamenti e delle strutture sociali a cui si
accompagnano quelle coscienziali degli individui e dei gruppi. confrontando le tre generazioni,
l'autrice individua una progressiva pluralizzazione dei mondi della vita; le madri e le figlie rispetto
alle nonne, tendono a immaginare di poter essere protagoniste non di una sola storia individuale
predefinita ma di storie diverse, in quanto partecipi di una società complessa e plurale. a
conclusione dello studio, l'autrice individua alcuni temi ricorrenti. la dialettica fra potere e libertà
sembrava esprimersi in una perdita sociale del potere dell'immaginario e del magico legato alle
pratiche della vita quotidiana. tale perdita non corrispondeva all'acquisto di un potere reale nelle
istituzioni e nei luoghi della gestione pubblica. si frantuma la comunità e non si crea la società. il
progressivo cambiamento sociale insito nella modernizzazione, lungi dal migliorare la condizione
della donna, tende a sottrarle un potere implicito ma reale, senza compensarlo con nuove condizioni
e la coscientizzazione femminile non sia altro che la testimonianza del malessere provocato dalla
consapevolezza di tale condizione. la questione delle quote rosa induce a pensare che la scarsa
presenza delle donne nei ruoli istituzionali sia testimonianza di una mancata soluzione del problema
individuato non solo nella pratica ma anche nei pensieri delle donne stesse.

il libro con voce di donna, è una ricerca dell'identità femminile in relazione a determinati
caratteristiche di sviluppo della personalità, secondo un approccio psicologico. l'autrice svolse
ricerche su gruppi di donne e uomini in relazione al concetto di moralità. in tale contesto le
domande e le riflessioni si focalizzavano sui punti di vista relativi al conflitto morale e alla
responsabilità. vennero rilevate differenze tra i sessi. l'autrice rilevò due linee di sviluppo
dell'identità morale: una maschile e una femminile. la prima caratterizzata dalla morale dei diritti,
del rispetto della legge in direzione razionale; la seconda da quella della responsabilità e della
riparazione. mentre le donne vedevano l'aggressività come una testimonianza di separazioni,
fallimenti nei rapporti, gli uomini consideravano pericolose gli attaccamenti, da cui l'importanza
che le femmine attribuivano alla cura e alla responsabilità come riparazioni dei danni sociali
provocati dalle spaccature affettive. l'idea di rete nelle prime e di gerarchia nei secondi, rivelano due
modalità differenti di cogliere la moralità nei rapporti stessi. la conclusione a cui l'autrice perviene
è: la consapevolezza della nostra separatezza individuale si costruisce solamente tanto quanto
viviamo con altri e che l'esperienza del rapporto è possibile solamente se siamo in grado di
considerare gli altri differenti da noi.

venne analizzato anche il terzo libro di L. Muraro. l'amore per la madre costituisce un ordine
simbolico, dà l'avvio a un percorso che conduce in due direzioni: una critica nei confronti del
femminismo e una costruttiva che mette in circolo il desiderio con il lavoro della mente. l'essere nati
da una donna non è un esperienza transitoria e resta per tutta la vita come una traccia indelebile, uno
schema per le esperienze future.

-uguaglianza, differenza, politica delle donne


il dibattito del gruppo femminile bolognese si sviluppò intorno ad alcuni temi generali e altri
specifici, a quel tempo nodali. tra i primi l'uguaglianza delle opportunità di uomini e donne, i loro
diritti e doveri nella vita sociale e familiare, il significato da attribuire alla differenza di genere e
dunque i criteri di individuazione dell'identità femminile. i concetti di scienza e declinati al
maschile e al femminile, la questione del linguaggio nel pensiero scientifico e in quello della vita
quotidiana, le modalità educative e didattiche a realizzare in tutti i livelli della scolarizzazione. in
relazione all'uguaglianza delle opportunità, vennero a lungo dibattuti i concetti di parità ed
emancipazione della differenza di genere. c'era chi sosteneva l'inutilità dell'emancipazione come
processo graduale per raggiungere l'uguaglianza e la parità tra uomini e donne sui diritti/doveri; chi
invece sosteneva una possibile gradualità di cui la conquista dell'uguaglianza poteva essere la prima
fase e la politica della differenza di una successiva, come conquista graduale e continuamente da
ricostruire. si voleva affermare la specificità femminile nell'educazione delle bambine fino ai primi
anni di vita. educare all'uguaglianza o alla differenza? e con quali pratiche tradurre operativamente
gli obbiettivi? queste erano le domande. confluirono nel gruppo le riflessioni relative a una ricerca
che alcune docenti stavano svolgendo sulle similitudini e sulle differenze tra maschi e femmine
come dalle educatrici stesse percepiti nei rapporti quotidiani all'interno dei nidi d'infanzia. era
interessante cogliere il livello di consapevolezza delle adulte in merito al tema e l'eventuale
esistenza di comportamenti educativi. emergevano dalle riflessioni scritte delle educatrici due
posizioni:
-la differenza non esiste
-i bambini sono diversi dalla bambine
l'oppositività era apparente e le educatrici cambiavano parere ricordando esempi che tendevano a
confutare le proprie e le altrui convinzioni; le difficoltà del giudizio erano intrasoggettive. le
educatrici non erano solo osservatrici ma parti in causa, implicate nei giudizi relativi alla questione
in rapporto alla propria storia personale privata e sociale. se prevale la teoria della differenza e la
necessità di costruire una genealogia femminile, chi educa i bambini e chi le bambine? che cosa
significa rifare i conti con la propria madre e che significato riveste nei confronti dell'educazione
dei propri figli? l'ipotesi di un educazione separata tra i sessi comportò un momento di difficoltà nel
gruppo e di rifiuto del percorso che si stava intraprendendo da parte di alcune che ritenevano la co-
educazione tra i sessi importante. discutendo sul rapporto tra origine materna della vita e del
linguaggio si criticò il linguaggio quotidiano e quello istituzionale, volevano dissacrare quei termini
che utilizzando il genere maschile per indicare tutti i soggetti escludevano le coniugazioni al
femminile di termini e concetti. era necessario nominare i soggetti femminili a cominciare dalle
bambine, considerando l'importanza del linguaggio nella presa di coscienza personale. due testi
sull'educazione linguistica portarono il gruppo a discutere sulla possibile esistenza di un linguaggio
femminile che alcune riconoscevano in quello biografico, narrativo. l'eccesso di intellettualismo,
l'insanabilità di alcuni punti di vista, provocò la frantumazione del gruppo. un risultato positivo fu
che ognuna ripensò al proprio lavoro e a quello delle colleghe con modalità diverse dalle precedenti.
cambiarono i programmi di insegnamento universitari utilizzando anche come libri di testo romanzi
scritti da donne. alcuni esiti furono:
-educare le bambine alla loro differenza femminile
-estendere la cultura femminile attraverso la lettura di libri scritti da donne
-ricostruire la storia femminile
-ripensare all'identità femminile come fondata sulla riparazione e sulla cura, sia delle persone, sia
delle relazioni, attribuendo nuovi significati a tali ambiti.
da allora numerosi sono stati i cambiamenti del ruolo sociale e familiare della donna. oggi il
dibattito si è affievolito per poi riemergere in situazioni particolari. il femminismo continua a essere
significativo, in quanto permette alle donne di progredire nelle diverse aree del sociale e di
estendere il dibattito sulla questione dei diritti. le conquiste restano parziali in quanto le presenze
femminili appaiono limitate nell'impegno politico. la questione dei diritti delle donne attraversa
tutte le società. ricerche recenti mettono in luce due tipi di orientamento nella costruzione
dell'identità di genere: uno volto a continuare la marcia verso la conquista della parità dei diritti e
dei doveri tra uomini e donne, un altro che rileva come l'identità di genere debba fare i conti con
cambiamenti sociali in cui emerge la nascita di identità plurime che nella loro costruzione hanno un
ruolo rilevante le modalità di comunicazione. si può parlare anche di decostruzione sociale dei
generi in quanto essi rappresentano ciò che gli individui sono ma anche quello che fanno. il periodo
in cui viviamo è caratterizzato da una molteplicità di risposte educative correlate all'identità di
genere. il ruolo maschile e femminile si intrecciano in quello materno e paterno e la loro pratica ha
una funzione indiscutibile nell'educazione dei piccoli.

bambine in viaggio nella letteratura per ragazzi del 900

-viaggio e letteratura per ragazzi


il tema del viaggio come metafora dell'esistenza umana rappresenta un topos letterario per
eccellenza che entra anche nella produzione per ragazzi. l'essere umano è da sempre viaggiatore,
prima di tutto per trovare la propria identità. il viaggio è lo spostamento da un punto di partenza a
una meta finale; e raffigura lo svolgersi della vita come lo spostamento da un punto di origine fino
alla sua conclusione, la morte. il viaggio si configura come un'esperienza del singolo, un ponte tra
passato e futuro. reale o virtuale il viaggio si precisa in tutto il suo spessore nel momento in cui
viene inteso come esperienza completa dell'individuo. esso costituisce un evento capace di
plasmare, modificare l'identità di chi lo compie. nella produzione per ragazzi, la tematica del
viaggio fa il suo ingresso con la caduta verso l'infanzia della fiaba popolare, mantenendo una forte
connotazione iniziatica. la partenza rappresenta la separazione dell'individuo da una matrice sociale
fissa, ovvero dalla sua casa e dal luogo di nascita. questa partenza rappresenta una scissione dal
corpo sociale, da un nido di rapporti che delimitano le identità. ogni viaggio forma la propria
personalità; la grande domanda di ogni protagonista è se tornerà a casa confermato nella propria
identità, oppure scopra l'incapacità di formarsi. il ritorno diviene l'elemento importante del
cammino dell'eroe. il saper far ritorno è una questione essenziale. il viaggio si configura come
momento simbolico di iniziazione alla maturità del soggetto, come luogo che permette al
protagonista di uscire da un orizzonte strutturato, per gettarsi nello spazio del mondo. il viaggio è
necessario per diventare adulti e tutti i protagonisti delle fiabe vi si sottopongono. il percorso
iniziatico è un processo di auto-riconoscimento; il soggetto deve essere messo davanti alle proprie
responsabilità, provare la vertigine della solitudine, affinché il percorso sia efficace bisogna anche
ritrovare l'altro, imparare a dialogare con mente critica. il distacco dalla sicurezza della casa
determina l'ingresso nell'avventura della formazione.

-l'avventura, formazione al maschile? e le bambine?


il protagonista di tali avventure ha sempre appartenuto al genere maschile, almeno per quanto
riguarda l'Italia. lo spazio dell'avventura è precluso alle bambine. l'ingresso della bambina nel
panorama dei mezzi di comunicazione di massa è recente e all'insegna di una forte stereotipia:
l'orfana, vittima delle peggiori privazioni e infelici traversie,capace di sollevarsi da sola dalle
sofferenze. alle bambine sono mancati modelli di protagoniste con cui identificarsi. tra 800 e 900
l'immagine della bambina vittima lascia il campo a una figura di eroina ribelle e indipendente che
viene a costruire un modello, deviante rispetto al cliché dell'orfana paziente. un esempio è l'alice di
Carroll, personaggio creato dalla parte delle bambine, il cui diritto di pensare viene rivendicato dalla
piccola viaggiatrice nel mondo delle meraviglie, sottolinea la necessità di lasciare maggiore spazio
all'infanzia e alle bambine, nella letteratura per i più piccoli. il romanzo piccole donne rappresenta
una rottura e offre alle bambine modelli femminili in cui identificarsi. una svolta nella narrative per
ragazzi del 900 è pippi calzelunghe, bambina intrepida e intelligente che diventa per le bambine una
compagna di giochi allegra e furba. la stessa creatrice afferma: "dipendeva dai modelli che io avevo
davanti quando ero bambina. io sono figlia di contadini e sono cresciuta in un ambiente in cui le
donne non erano piccole appendici degli uomini ma pari a loro. le mie bambine non fanno mai
pena, se la cavano sempre, si arrampicano sugli alberi, proprio come i ragazzi. nel secondo
dopoguerra la figura femminile inizia a entrare da protagonista nella letteratura per ragazzi. da un
lato le lettrice trovano nelle protagoniste delle coetanee, simpatiche, dall'altro vi è la presenza di una
o più storie d'amore che attrae le lettrici adolescenti. negli anni 80 e 90 appaiono eroine del tutto
indipendenti dall'universo maschile o in una sorta di rovesciamento delle parti, affiancate da
personaggi maschili in secondo piano. le bambine trovano nelle opere di letteratura giovanile
occasioni per definire la propria identità, rispecchiandosi nelle protagoniste, in personaggi
femminili realistici, lontani dalle immagini stereotipate dei romanzi per signorine.

-bambine in viaggio: Matilde, Coraline e le altre


gli anni 80 e 90 rappresentano un momento di svolta nella produzione per ragazzi e ragazze anche
per quanto riguarda la presenza e la caratterizzazione delle figure femminili. gli anni 80 e 90
vedono crescere bambine più serene e più convinte del valore della loro identità femminile. hanno
madri più sicure del loro posto in società, madri che coniugano il lavoro con la famiglia. la
letteratura per ragazzi si arricchisce di bambine protagoniste e al passo con i tempi. è necessario
mettere in guardia sulle nuove trappole di consumismo, sogni indotti che minacciano le bambine di
oggi divenute un nuovo desiderio da parte dei media. dopo la stagione di rinnovamento anni 80-90,
si assiste a una lettura sempre più mediata dal marketing e governata da una regia commerciale. i
libri vengono impoveriti da trame semplificate e i piccoli lettori trasformati in consumatori di
marchi editoriali. il tema del viaggio diventa terreno di formazione anche per le bambine
conquistando gli spazi di viaggio maschile. alcuni esempi sono: Matilde; la figli a della luna;
Coraline e lontano dagli occhi lontano dal cuore.
MATILDE: lettrice già a tre anni vive in una casa senza libri dove la sua passione per la lettura
viene vista come stranezza. i genitori la disprezzano, non hanno considerazione della sua
intelligenza, succubi di denaro e tv. il disinteresse deriva anche dal suo essere bambina. una prima
parte del viaggio si compie in biblioteca, dove scopre i mondi nascosti nelle avventure di carta. il
vero viaggio di formazione lo affronterà a scuola alle prese con la terribile direttrice. Matilde a
qualcosa di speciale che la rende una protagonista coraggiosa e avventurosa. ci sono molti dei
caratteri della fiaba: un eroina con speciali poteri maltrattata dai genitori, una strega (la direttrice),
una fata (la maestra), l'allontanamento della protagonista dalla casa inospitale e la trasformazione
finale, Matilde è una contemporanea eroina fiabesca che con il superamento di alcune prove, salverà
i bambini e la maestra dalla direttrice-strega. il percorso è duplice: c'è quello di Matilde in se stessa,
alla scoperta della propria forza, e quello della maestra, osteggiata dalla direttrice, alla riconquista
della propria stima.
LA FIGLIA DELLA LUNA: la protagonista ha 14 anni, genitori separati e un fratellino a cui
badare, però ha un potere speciale, un sesto senso che le permette di avvertire l'avvicinarsi di una
disgrazia. la protagonista è un adolescente e vi sono molti riferimenti a questo mutamento. il suo
viaggio è fiabesco, alla ricerca del modo per salvare la vita del fratellino, vittima di un incantesimo,
ma è anche un viaggio in se stessa, nella propria metamorfosi. viaggio di un adolescente alla
scoperta di sé e dell'amore. la metamorfosi che Laura subisce per diventare strega è metafora del
suo cambiamento di forma. rielaborerà il trauma della separazione dei genitori e potrà accettare
senza rancore il padre e la nuova compagna, se stessa nel cambiamento ed esserne fiera. la
metamorfosi è pericolosa, la protagonista rischia la vita, solo morendo a se stessi, si può accedere
alla crescita e il percorso è a senso unico. Laura entra nell'avventura della formazione, avventura
che nasce dalla rielaborazione degli insegnamenti del passato, dalla ricerca delle proprie radici e
consente la costruzione di significati culturali nuovi. la madre è sempre accanto a lei.
CORALINE: ha tutte le caratteristiche dell'eroe fiabesco, è curiosa, coraggiosa e astuta. alla base
del viaggio c'è una sorta di incomprensione tra adulti e bambini: i genitori sono troppo presi dal
lavoro e dalla vita frenetica, per ascoltare Coraline. i genitori di Coraline l'amano davvero e lei lo
capirà. la partenza da casa assume la metafora dell'allontanamento dell'eroe dal nucleo di origine. il
viaggio del protagonista si presenta come passaggio da una situazione squilibrata e insoddisfacente
di partenza a un punto di equilibrio e soddisfazione. l'unità e l'ordine si rompono con l'adolescenza.
i buoni genitori cambiano aspetto agli occhi dei figli, i quali manifestano nuove aspettative. il
viaggio si innesta su un passaggio che dovrà determinare la crescita del protagonista e l'ingresso nel
gruppo degli adulti. alla fine del viaggio Coraline riconoscerà i veri genitori, sarà cambiata e
matura, avrà preso coscienza della realtà.
LONTANO DAGLI OCCHI LONTANO DAL CUORE: è il diario di una pre-adolescente alle prese
con una delusione amorosa. racconta la storia di Ilaria attraverso il diario che la madre le regala per
raccontarsi durante la vacanza da sola con i nonni, in una sperduta baita in montagna. la vita in
montagna scorre lenta,questo dopo i primi momenti di noia, diventa per Ilaria scoperta di se stessi e
dei propri sentimenti. Ilaria inizia il suo percorso di crescita. il suo è un viaggio verso l'adolescenza,
un percorso di crescita attraverso la vita in montagna, in un luogo sperduto insieme ai nonni. le
figure adulte sono fondamentali in questo processo che la protagonista affronta; non intervengono
mai direttamente, non danno giudizi, Ilaria scopre da sola, si conosce e comprende i propri
sentimenti. i parenti però ci sono lo sa. il viaggio passa attraverso la scoperta delle proprie radici, le
sue origini la porteranno a capire chi è. passo dopo passo sarà pronta per l'ultima tappa del suo
viaggio, il ritorno, momento essenziale del viaggio, che segna la conclusione del passaggio. la
protagonista torna a casa cambiata, salda nel proprio sé, capace di ricongiungersi alla comunità di
partenza.

souvenir e carabattole: gli oggetti riportati dai viaggi nelle stanze tutte per sé e nelle
autobiografie delle donne

-il viaggio verso una scrittrice e verso la sua casa


ci sono scrittrici che viaggiano per recarsi dove ha vissuto la loro autrice del cuore; vogliono toccare
gli oggetti, annusare il profumo dell'insieme e ammirare tutto ciò che ha accompagnato la creazione
dei suoi manoscritti. vogliono sentire la stanza tutta per sé nella quale ha composto la loro autrice
preferita. descrivono poi le dimore in volumi che sono reportage di viaggi e saggi letterari dove i
giardini, le scale e gli oggetti mediatori della creatività permettono di raccontare l'autrice prediletta.
la scrittrice abita qui racconta le escursioni dell'autrice per raggiungere la casa di Grazia Deledda e
di Virginia Woolf. alcune case nel tempo sono divenute musei, altre sono comunque accessibili al
pubblico. ogni viaggio è stato un pellegrinaggio, un omaggio nei confronti di intellettuali per lei
importanti e un occasione per commemorarli ancora. l'obbiettivo è stare con le autrici predilette
dentro le proprie stanze, allontanandosi da archivi e biblioteche. secondo Melania Mazzucco, dopo
aver letto tanto di un'autrice ti accorgi che questa presenza è entrata nella tua vita. sei preso dalla
voglia di metterti in viaggio, sulle sue tracce. oggi il viaggio alla ricerca di "quella casa speciale" è
agevolato da internet. nella guida case di scrittori prevalgono le case di scrittori uomini, quelle di
scrittrici femminili aperte al pubblico sono poche. Virginian Woolf con una stanza tutta per sé ha
orientato numerose generazioni di scrittrici a focalizzare l'attenzione sullo spazio personale
necessario alla creatività delle donne. il ritagliarsi uno spazio per sé ha comportato, nel corso del
tempo, grossi sacrifici e fatiche per le scrittrici. curiosità rispetto alle modalità con le quali altre
autrici si sono organizzate per scrivere. si sono messe in viaggio verso la casa della scrittrice amata,
colei che è stata considerata un punto di riferimento, colei che è stata considerata un punto di
riferimento per vedere come aveva risolto la questione della stanza tutta per sé. isolarsi per non
subire un controllo pressante durante la crescita e si era riservata una spazio in cui svagarsi e
pensare. un esempio è Lina Merlin che nonostante le condizioni avverse in cui viaggiava come
prigioniera politica, ha domandato e avuto la concessione di vedere la casa di Grazie Deledda di cui
era appassionata. una scrittrice che visita la casa di un'altra scrittrice prova un emozione di
familiarità e ritrova la scrittrice verso la quale ha viaggiato e con la quale ha viaggiato dal punto di
vista intellettuale. in queste case è come se qualcosa dell'autrice prediletta fosse ancora avvinghiata
ai luoghi e agli oggetti. la presenza della padrona di casa si avverte. queste donne sono state chiuse
in queste stanze per anni così che perfino le pareti sono pervase dalla loro forza creativa. forza
creativa che potrebbe essere a disposizione di tutti se le donne avessero avuto un'istruzione. se una
donna del passato avesse avuto una predisposizione per la scrittura e avesse ricevuto un istruzione il
luogo in cui avrebbe potuto scrivere era la stanza comune, il salotto, che comunque era pieno di
voci, e con molta probabilità sarebbe stata interrotta continuamente per risolvere qualche problema,
non avrebbe potuto in sostanza concentrarsi a lungo. le poche scrittrici che in quelle situazioni
hanno potuto creare, hanno creato romanzi, tipologia di scrittura nella quale non si perde il filo del
discorso nonostante gli intervalli e genere malleabile per il fatto che non ha una tradizione al
maschile già consolidata. le donne che sono diventate scrittrici, all'epoca, erano benestanti. tutti i
generi letterari sono stati, fino al 900, preclusi alle donne. per trovare la concentrazione era
necessaria una stanza tutta per sé. la casa è stata per le donne una protezione ma anche una gabbia,
per millenni. l'identificazione dello spazio domestico come spazio femminile ha richiesto molte
retoriche che si sono saldate per convincere le donne che la casa è il loro principale ambito di
azione. tali scritti sono diventati propagatori di un'ideologia che ha fondato il concetto di abitare
sull'idea di privato, dell'ordine garantito dalla donna e della sacralità dell'istituzione famiglia retta
dalla donna-madre. si è dispiegata un opera educativa che si è posta l'obiettivo di rendere naturale lo
spazio chiuso alle bambine. venivano mostrati esempi di virtù domestiche mostrati come uniche
possibilità esistenziali. il legame tra donne e spazio domestico ha preso sfumature diverse a seconda
delle epoche storiche e persino le intellettuali che più hanno riflettuto sulla questione non sono
riuscite a sottrarsi a tale processo di domesticità femminile. secondo la Woolf il diario può essere
sostituto della stanza tutta per sé. a inizio 900 era previsto uno spazio riservato al padrone di casa
per la scrittura e la riflessione. la padrona di casa raramente ha uno spazio tutto suo. oggi ci si
chiede se la stanza tutta per sé non sia controproducente in quanto la stanza rischia di porsi come
luogo di ripiegamento e isolamento dal mondo. negli spazi delle donne prevalgono gli oggetti
relazionali ovvero quelli che inscrivevano la proprietà in una storia familiare e in un reticolo di
posizionamenti sociali: come figlia, madre,ecc. vi erano oggetti inerenti amori e legami quasi a
sottolineare che le donne hanno dovuto storicamente vivere in relazione a qualcuno. che lo spazio
per sé dovesse rimarcare la presenza dell'altro. nei confronti degli oggetti agiscono meccanismi
intimi di identificazione e ricerca di sicurezza. il possesso non è solo proprietà ma simbolo di
estensione della persona. è un esigenza della persona convinta che essi siano parte della persona
stessa. questo è tanto più vero nei periodi caratterizzati da fragilità e insicurezza, nei quali si
attivano processi identificativi con gli oggetti, in particolare nei confronti di quelli nel quale il
soggetto si può riconoscere. un esempio legato alle cose di casa è il diario di Nin. la scrittrice ha
mantenuto una corte dei miracoli grazie al denaro guadagnato. quando il marito decide di non
saldare più i debiti della donna è costretta a lasciare la casa di campagna in cui era accaduto tutto e
che l'aveva vista crescere come autrice. la casa è morta, smantellata e lei deve separarsi dal suo
mobilio. una casa amata e satura di memorie che sarebbero potute uscire dai cassetti degli armadi.
chi era venuto per acquistare i suoi mobili viene visto come un invasore della sua casa e della sua
vita, come se volessero depredarla dei suoi più intimi segreti. i mobili erano un prolungamento del
suo corpo e di chi li aveva toccati e vissuti. ogni oggetto messo all'asta conteneva un frammento del
passato. Nin viveva in un periodo di instabilità e si ancorava a oggetti in grado di darle solidità nella
transizione. aveva bisogno di sicurezza e le sembrava che potesse mantenerla non separandosi dagli
arredi. nelle autobiografie sono presenti le descrizioni di uno spazio vissuto. in esso è centrale il
coinvolgimento emotivo, sono scritti dove predominano i ricordi relativi ai luoghi d'infanzia e quelli
della casa. le autobiografie sono memorie dell'abitare.

-i nonnoli di viaggi come superamento di censure culturali


alcune donne hanno valutato la loro esistenza degna di essere mostrata al mondo e si sono sentite
autorizzate a pubblicare un'autobiografia. in tutte si riscontra la riflessione sullo spazio per sé. in
George Sand, storia della mia vita, si avverte il bisogno di uno spazio personale, la romanziera parla
del piacere della solitudine, utile alla crescita delle donne. hanno narrato la sofferenza provata per la
mancanza di uno spazio proprio durante l'adolescenza. una volta scesa dal letto non c'era un angolo
che fosse mio. imparai a fare i compiti in mezzo al vocio delle conversazioni. ma era penoso non
potermi isolare, invidiavo le bambine che avevano una stanza tutta per loro. così Simone de
Beauvoir si descrive. le autobiografie delle scrittrici sono ricche di descrizioni delle loro abitazioni
e delle stanze vissute. la Beauvoir si porterà dietro gli oggetti dei suoi viaggi, oggetti che pur non
avendo valore erano per lei preziosi. sono cianfrusaglie ma possiedono un significato. il valore di un
oggetto portato da un viaggio sta nel veicolare un immagine del viaggiatore. Beauvoir suggerisce
che le carabattole dei viaggi possono avere un rilievo interiore. l'oggetto riportato dal viaggio
mantiene il ricordo degli altri, delle amicizie e degli amori. la morte però dei possessori degli
oggetti li rende vani come accessori che troviamo nelle tombe. prima o poi gli oggetti che
simboleggiano una persona perdono il loro significato, si deteriorano dal punto di vista relazionale,
il loro contenuto è irrilevante. le scrittrici del passato sono state spesso viaggiatrici e hanno
conosciuto modi di vivere diversi, hanno sviluppato occasioni di trasformazione che hanno riportato
nelle autobiografie, come arricchimenti. tra esse spiccano: la scoperta dell'altro; lo spiazzamento
che ha caratterizzato l'incontro tra mondi culturali; la tolleranza alla frustrazione rispetto
all'affrontare abitudini diverse; l'esperienza personale delle cose che ha fatto cadere pregiudizi e
stereotipi e l'esercizio di apprendere qualcosa su chi si incontra e su se stessi. è stato l'incontro con
l'altro non identico a rendere il viaggio esperienza di apertura. il ninnolo diventa emblema di tutto
questo. hanno scritto e si sono descritte in viaggi che è stato raro che abbiano divulgato
volontariamente in pubblico. analizzando gli scritti autobiografici si riscontra una serie di cautele e
dubbi. una parola tabù nelle scritture autobiografiche delle scrittrici tra 800 e 900 è ambizione. tali
donne sembrano aver risposto a una chiamata relativa al servire una causa universale. quando non si
fa riferimento a una vocazione, hanno riportato una concatenazione di eventi casuali che hanno
portato a riflessioni profonde. un'altra parola tabù è successo. il successo nelle loro scritture è stato
minimizzato. un'altra parola tabù è orgoglio. hanno fatto solo il loro dovere. tanto da sentirsi a volte
imbarazzate ad analizzare l'intelligenza di cui hanno fatto uso. un materiale di vita definito non
sensazionale da cui però viene fuori molto di interessante.

il viaggio della diversità verso una nuova identità sessuale, affettiva, relazionale

-premessa
Mirella è una donna diversabile con problemi motori, scriveva del suo sentirsi donna lontana dalla
sua identità femminile e sessuale, trafitta dal pensiero che nessuno potesse provare desiderio per lei.
Lara ragazza down scrive al ragazzo di cui è innamorata e corrisposta, perché i genitori l'hanno
allontanata da lui non condividendo la loro relazione e negando ogni contatto fra i due. due donne
che vivono i loro sentimenti e la loro sessualità in maniera dimezzata, contrasta dal pregiudizio,
dalla paura e da una cultura che affonda nel passato le sue radici e modelli attuali.

-l'antefatto
tutto inizia nelle antiche tradizioni orali, dove la figura femminile è incarnata in Lilith, creata come
Adamo e al suo pari. è questa parità che sconvolge l'animo di Adamo che non accetta di non essere
il dominatore. Lilith in quanto pari all'uomo si rifiutava di obbedirgli. Dio la cacciò nell'abisso e la
sostituì con Eva, tratta da una costola del maschio, e sottomessa. Eva mostra ben presto la sua
natura perversa prendendo la mela dal serpente. Eva nella tradizione islamica porge ad Adamo del
vino con cui lo ubriaca rendendolo incolpevole delle sua decisione. da qui si definisce la figura
femminile e del suo peccato, interpretato come peccato sessuale di cui Eva ne è la portatrice. la
terza figura femminile che dovrà ridare alla donna il suo ruolo di devota compagna, nonché degna
madre dei suoi figli e cioè Maria madre di Gesù, il cui messaggio pregio, santificato e esaltato per
secoli è la verginità. Agostino, vescovo di Ipponia, avvierà una politica di censura nei confronti di
quelle parti della Bibbia dove si parla di sessualità e sessualità femminile, esaltando il concetto di
verginità come modello morale per la donna. da qui nascono i tabù, cose che non si debbono fare e
che se si fanno bisogna vergognarsi. nasce una morale sessuale dove la normalità consentita è
amore coniugale al fine di fare figli e il peccato è la trasgressione delle norme della chiesa. nella
nostra società vige ancora la condanna del piacere fuori dagli schemi del matrimonio. gli spot
pubblicitari come la chiesa ci danno due versioni di femminilità, quella angelica della mamma del
Mulino bianco, dedita a casa e figli e quella diabolica della ragazza in minigonna sulla moto della
Campari,esempio di trasgressione. questi sono pregiudizi, frutto del tabù di una morale sessuale che
condiziona la nostra società. questa dimensione ha definito il concetto di genere , che definisce il
carattere sessuale e sociale delle persone e del relativo ruolo e delle relazioni interpersonali. anche
la bibbia è tradotta con linguaggi maschile, scritta da uomini. la chiesa rappresenta l'autorità
maschile.

-la storia
la raffigurazione di un diversabile apparve per la prima volta nella stele egizia di Rem. nel codice di
Hammurabi erano contenute norme che vietavano di opprimere i deboli, sottolineando l'obbligo
morale e civile del rispetto della loro condizione. lo spartano Licurgo stabilì che i bambini maschi
deboli e deformi dovessero essere gettati dal monte Taigeto, dovessero essere eliminati in quanto
diversi, introducendo un nuovo concetto di normalità. l'attenzione è rivolta solo ai maschi, il ruolo
delle femmine era altro e altri i parametri, legati al piacere maschile e alla procreazione. anche i
romani decretarono che i bambini maschi deformi fossero gettati da una rupe. il Medioevo non fa da
meno, la chiesa enfatizzava la figura dell'uomo creato a immagine e somiglianza di dio, che era
perfetto, definendo che il deforme era un inaccettabile eccezione da escludere dalla vista dei sani.
l'anomalia psico fisica era l'evidente espressione della punizione divina per tutti coloro che avevano
peccato e abbandonato la fede. la comunità medievale era una comunità chiusa che viveva la
diversità come un peccato contro l'ordine sacro voluto da dio. il corpo era il luogo della
manifestazione del peccato, coloro che avevano un deficit ne erano l'immagine vivente, il risultato
dell'azione del demonio, a questo si aggiungeva l'essere donna, per cui un'anomalia la relegava in
un inferno di segregazioni e violenza. il corpo elemento discriminante, che se diverso era visto
come accessorio inutile e contagioso, da nascondere alle classi più abbienti per preservare la loro
identità. le anomalie dei bambini sono dovute in quanto figli del peccato e di una sessualità
sbagliata. è forse un ancestrale paura dell'altro da sé che ha spinto il mondo maschile a relegare la
donna attraverso un' educazione mirata, in un ruolo marginale quello femminile, oggetto di una
calibrata pedagogia dell'ignoranza che esalta in lei l'inferiorità. il disabile ha bisogno di sentire che
qualcuno ha bisogno di lui, che lui è importante per qualcuno. ricerca l'accettazione. la storia del
diverso deve ancora passare da medici illuminati, camere a gas naziste, le classi differenziali di
Gentile, per arrivare alla loro abolizione e far riflettere sulla situazione attuale.

-la sessualità
il portarsi dietro un bagaglio di ancestrali tabù sul sesso, ricevere una scarsa educazione sul sesso,
porta difficoltà nell'adolescente normodotato, ma soprattutto in quello diversabile. è un aspetto che
spesso viene ignorato e nascosto anche dall'insegnante. la ricerca di un contatto fisico anche tra
persone dello stesso sesso ha un importanza comunicativa ed è in questa dimensione che il genitore
di un diversabile si trova in difficoltà. gli atteggiamenti sono diversi se si tratta di un ragazzo o una
ragazza, perché al maschio, nel negargli la dimensione affettiva, gli viene riconosciuto un bisogno
fisiologico, rivolgendosi a uno prostituta ad esempio. alla ragazza è invece negata ogni dimensione.
parlare di sesso per un genitore non è facile, perché coinvolge direttamente la sua sfera affettiva,
emotiva, relazionale, perché deve parlare di cose che ha sempre taciuto e cercato di ignorare. per il
genitore del diversabile si è troppo spesso parlato di sesso negato. il genitore si culla nell'illusione
che quello non sia un problema suo ma in realtà il problema prima o poi verrà fuori. i
comportamenti possono essere i seguenti del genitore di un diversabile:
-ridurre la sessualità a semplice bisogno fisiologico
-limitare la sessualità alla semplice genitalità
-forte discriminazione fra maschio e femmina, alla quale è negata anche la genitalità
-ignorare le modalità di incanalare la propria sessualità verso l'altro.
diverse sono le problematiche quando il deficit non è mentale ma è la forma del corpo che pone la
persona in una condizione di disagio perché fuori dai canoni estetici che definiscono una normalità,
che la nostra cultura perpetua attraverso i media e le pubblicità. il corpo è l'oggetto del desiderio.
quando vengono meno le possibilità di costruire relazioni e amicizie, si entra in una dimensione di
esclusione che accentua la difficoltà di muoversi tra le tante barriere, architettoniche e non, e porta
alla solitudine e alla negazione di riuscire ad avere una vita sentimentale e sessuale come ognuno
ha. la sessualità è legata ai canoni di bellezza che la società tende a dettare e definire, creando miti e
delusioni. sofferenze e difficoltà colpiscono soprattutto la donna, che spesso paga ancor di più il
prezzo dell'esclusione e della discriminazione sessuale. il mondo femminile soffre anche nella
dimensione della diversabilità un peso forte che continua a opprimere la donna che sente il definirsi
della sua identità al di fuori di quello che è la reale dimensione della vita, del piacere, dell'amore.
ecco una testimonianza: per le altre donne la lotta è contro l'oppressione costante al vivere
liberamente la sessualità finalizzata al matrimonio, per noi essendoci negazione assoluta, il punto di
partenza è la riappropriazione della nostra identità di donne e non di esseri neutri. cominciano i
genitori a dirti da sempre che noi vivremo tutti e tre insieme, perché i tuoi fratelli si sposeranno e tu
naturalmente no. continuano la tv, i giornali, a dirti che non potrai mai essere il tipo di donna che
presentano, a questo punto butti la spugna e abdichi al tuo essere donna. su di noi pesa
maggiormente il confronto con il modello standard di bellezza che è essenziale alla nostra
accettazione da parte degli uomini. quando il confronto con il modello è perdente subentra un
meccanismo di compensazione, vengono giudicate le altre qualità femminili, cioè la dolcezza, la
comprensione, la sensibilità. a questo punto il lavoro svolto dalla famiglia e dalla società ha portato
a non sapere più di avere, oltre tali qualità, anche un corpo che ha esigenze sue. non proponendoci
sessualmente diventiamo le migliori amiche degli uomini che ci interessano.
la sessualità diventa così una prigione. l'ambiente gioca un ruolo determinante nel percorso
educativo verso l'autonomia. la cultura dominante, le famiglie, gli insegnanti, influiscono sul
comportamento sessuale dei propri alunni/utenti. la ragazza diversabile vive dentro di sé il dramma
di una femminilità negata, di una sessualità incerta, rifiutata. troppi accettano l'opinione che ogni
eventuale deficit del corpo debba creare impedimento, nella conduzione della propria vita, mentre i
veri diversabili sono quelli che non si vedono: la debolezza dell'animo, l'incapacità a raggiungere
delle mete, la depressione, la mancanza di ideali. fare l'amore significa cercare nell'intimità del
corpo qualche forma di piacere condiviso. fare l'amore quando si è diversabili può essere un
esperienza segnata da limiti, ma non così riduttiva come ciò che spesso accade nei letti di molti
normodotati. e se hanno limiti i gesti dei disabili nessuno ci autorizza a pensare che lo abbiano
anche le emozioni e l'esperienza dell'amore.

un viaggio al femminile, voci e vissuti di donne in cerca di cittadinanza

-ripartire sempre
il cammino delle donne verso il riconoscimento della propria identità e verso la conquista del
riconoscimento dei propri diritti si presenta come un itinerario di esplorazione in territori
sconosciuti, come il politico, il sociale, l'economico, spazi della vita collettiva da cui erano state per
natura escluse. da una secolare esclusione dagli spazi pubblici ha avuto origine il viaggio delle
donne nell'universo dei diritti umani; nato dall'intollerabile oppressione, dai bisogni di trovare spazi
di vita umanamente accettabili, il cammino al femminile nel mondo dei diritti e del loro
riconoscimento si presenta come un passaggio dalla necessità alla libertà. la ricerca delle donne
della propria umanità e della cittadinanza si dispiega in un complesso viaggio verso l'esplorazione,
la ricerca e l'affermazione. il viaggio ha coinvolto milioni di donne in un tentativo unico di
soddisfare il bisogno di cambiamento, di trovare il riconoscimento come essere umano, di
affermarsi come soggetti in un universo di invisibilità in cui le donne sono state confinate. lungo
viaggio della parità che ancora non è concluso. in molti paesi del mondo le donne continuano a non
essere considerate come soggetti, come esseri umani con diritti al pari degli altri. in molti dietro la
formalità del riconoscimento si celano reali condizioni di disuguaglianza, situazioni sociali di
impari opportunità. il cammino e l'evoluzione dei diritti umani ne testimoniano il carattere variabile
e eterogeneo. oltre alla storia dell'affermazione teorica dei diritti se ne può ricostruire una parallela
che vedrebbe protagonisti coloro che da questo viaggio sono stati totalmente esclusi. i diritti umani
oltre a non presentarsi come dati assoluti, per cui sono legati ai cambiamenti politici, sono un
prodotto della cultura europea e della storia occidentale. tutti gli esseri umani sono e nascono liberi,
provvisti della ragione che gli permette di individuare quei principi fondamentali e universali quali
l'uguaglianza, la libertà e la vita. nel passato le donne apparivano per natura mancanti di quella
caratterista essenziale, la ragione. le donne si collocano nello spazio dell'inferiorità. Aristotele nei
suoi trattati sugli animali classifica le femmine umane, delineandone l'inferiorità in rapporto ai corpi
maschili; dà così inizio a una lunga tradizione di pensiero che arriva fino al 900 e che continua a
descrivere scientificamente la donna come una mancanza, un fallimento rispetto all'uomo. le donne
perdono la loro umanità, si manifestano come esseri legati alla loro natura istintiva, sentimentale,
irrazionale. il soggetto che si diffonde in età moderna come autonomo, dotato di buon senso, libero
dalle passioni ,va a coincidere con l'ideale umano maschile mentre non coincide con quello
femminile. le donne non hanno capacità di elaborare principi morali stabili, di porre i loro sguardi
su orizzonti ampi. le donne sono state scientificamente definite in relazione al loro corpo e ai loro
umori e non smettono di essere corpo, restando ingabbiate nella loro sessualità, tanto da non poter
prendere parte, a causa della loro natura a quel processo tipico degli esseri umani dotati di ragione.
il soggetto libero, capace di far uso pubblico della propria ragione diventa nel 700 modello
rivoluzionario. molti sono i pensatori che manifestano la loro perplessità sulle capacità delle donne
di assurgere a questo ideale, poiché evidenti erano le mancanze strutturali. la cultura illuminista di
fine 700 contribuisce all'affermazione dei principi di uguaglianza, di libertà e razionalità come
dotazione propria dell'umanità. su quei principi si costruì una forte discriminazione nei confronti di
metà del genere umano. diverse, mancanti di ragione e controllo, non possono accedere all'umanità
e neanche potranno essere considerate soggetti titolari di quei diritti umani dichiarati però
universali. dal 700 in poi le donne in occidente sono istituzionalmente diverse, escluse dalla
titolarità dei diritti umani, perché meno umane. in molti si chiesero se la parola uomo comprendesse
la totalità degli esseri umani e la risposta, per secoli, della maggioranza, fu no. le donne furono
escluse dall'immagine naturale di umanità e di conseguenza dal riconoscimento della titolarità dei
diritti in quanto umane. l'esclusione delle donne dall'umanità e la loro invisibilità pubblica hanno
comportato secoli di lotte, soprusi,discriminazioni di cui la società contemporanea si fa testimone
attiva. la storia delle donne e del loro viaggio verso il raggiungimento del riconoscimento di
soggetti di diritto ci insegna che i confini naturali e culturali segnati dall'umanità possono impedire
a molti di procedere con dignità verso la piena realizzazione di se stessi. le donne sono state
viaggiatrici in cerca di casa, hanno rifiutato il perimetro imposto, volendo uscire dall'ordine di
un'esistenza minor, facendo della libertà e dell'autonomia le mete da raggiungere. il cammino verso
il riconoscimento universale dei diritti delle donne e del loro riconoscimento come esseri umani
richiederà rivoluzioni mentali e culturali. il viaggio si presenta come occasione per conoscersi e
riconoscersi e il cammino verso la conquista dei diritti umani per le donne si è posto ancora oggi
come itinerario per appropriarsi del sé individuale.

-dettagli sulle partenze


la partenza, il momento iniziale di ogni viaggio, comincia in libreria; la preparazione iniziale
produce già un orizzonte di movimento e arricchisce gli itinerari dell'immaginazione. ogni
documentazione alimenta l'iconografia mentale di ognuno necessaria a colmare la paura dell'ignoto,
ad andare verso nuovi luoghi, nei casi di viaggiatrici inesperte, esse vivono nella preparazione
stessa il primo viaggio. sulla carta alcune donne, passate alla storia come pioniere dei movimenti
femminili, hanno scritto la fase iniziale del cammino verso la conquista dei diritti umani,
delineandone gli obiettivi e lasciando intravedere le difficoltà dell'itinerario comune. l'epoca delle
rivoluzioni non sconvolse soltanto l'ordinamento politico, ma anche quello dei sessi, con il mutare
degli sforzi degli uomini, si trasformano anche le speranze delle donne. iniziano in Francia e
Inghilterra a circolare scritti polemici di donne, duri attacchi al regime maschile. quando si diffonde
la convinzione che la ragione alberga in ogni persona umana; l'utopia di uguaglianza dei diritti
contagia tutti. Mary Wollstonecraft e olympe de Gouges segnano il passaggio a un'ottica
femminista. i loro vissuti diventano nella storia, testimonianze decisive di uno dei viaggi da non
dimenticare. la rivendicazione dei diritti della donna del 1792 di Wollstonecraft fa eco alla
dichiarazione dei diritti delle donne del 1791 di Gouges, entrambe sviluppano tematiche e
riflessioni in favore dei diritti delle donne. inizia da qui il viaggio verso la riconquista dell'umanità
femminile.

-Mary Wollstonecraft: il viaggio dei diritti umani delle donne


è giunta l'ora di dare inizio a una rivoluzione nei costumi delle donne, è giunta l'ora di recuperare la
dignità perduta, e far si che esse, in quanto parte della specie umana, si adoperino per riformare se
stesse e per riformare il mondo. era una donna anticonformista, studiosa e lavoratrice. nata in una
famiglia borghese, destinata a una vita confinata in casa, opera una rivoluzione scegliendo di
diventare altro. sceglie di studiare da autodidatta, di lavorare per avere la sua indipendenza, prova a
costruire una scuola per ragazze; diventa scrittrice indipendente e entra a far parte dell'ambiente
degli intellettuali di fine 700. non poche le difficoltà, incurante dei benpensanti e degli illuminati
colleghi maschi, dà alle stampe il suo libro rivendicazione dei diritti della donna. il volume fu un
successo editoriale, poneva all'attenzione del pubblico un tema dibattuto: l'emancipazione delle
donne. trasferitasi a Parigi continua il suo viaggio con un compagno e una figlia illegittima; la sua
fu una vita vissuta fuori dalle norme sociali, un cammino desiderato ma pagato con la solitudine e la
critica. considerata alla pari di una donna perduta, un una prostituta che rifiuta i più elementari
doveri di una donna per bene; era un esempio da non seguire. tale ostracismo era dovuto al modo in
cui Mary aveva deciso di vivere. fare come un uomo. amata dalle donne ribelli e radicali venne
considerata solo nella seconda metà del 900 un punto di riferimento nella politica femminista. ha
dato il via al viaggio verso la conquista dei diritti umani delle donne, avendo per prima vissuto
come una donna libera, dimostrando la necessità di ridefinire il concetto di umanità. indicare alle
donne la strada per l'ulteriore definizione dei diritti da conquistare e delle modalità con cui
conquistarli. rivendicare per le donne tutti i necessari diritti di cui hanno bisogno per sentirsi libere.
non nella natura, non nei modi vanno cercate le cause dell'inferiorità delle donne, ma nell'assenza di
istruzione e nella scorretta educazione ricevuta. gli uomini hanno trattato le donne come esseri
subordinati e non come parte della specie umana. uomo unico rappresentante della specie umana.
agli occhi di Mary appariva scandalosa l'esclusione dalla categoria dell'umanità delle donne. per
prima cosa considerò le donne alla stregua di creature umane, come gli uomini. non è una
condizione naturale l'incapacità politica, economica, la loro mancanza di razionalità, appare
evidente che le cause derivino dalla mancanza di intelletto. la sterile fioritura, a suo dire, è da
attribuire a un sistema educativo fallace, suggerito da libri sull'argomento scritti da uomini che
hanno guardato a loro come femmine e non come esseri umani. il cammino verso la parità deve
partire dal riconoscimento dell'umanità delle donne. l'unico modo per non renderle insignificanti
oggetti di desiderio è coltivare il loro intelletto come esseri umani, rivolgendo alle donne come agli
uomini le necessarie attenzioni educative. progettare un'educazione basata sulla ragione,
sull'esercizio dell'intelletto. vanno coltivate le loro menti e dato loro dei principi. il tono con cui
provoca celebri filosofi e uomini politici emerge dalle sue scritture. le sue riflessioni sono serie e
fanno capire alle lettrici l'impegno alla causa femminile, la sofferenza di aver vissuto libera in un
mondo di schiavitù, di aver sfidato le leggi della natura facendosi pioniera del femminismo e
iniziatrice di quel viaggio verso la conquista dei diritti umani. il viaggio di cui la Wollstonecraft sta
tratteggiando gli orizzonti richiede la partecipazione di entrambi i sessi, è un tragitto che uomini e
donne devono fare insieme, perché l'obbiettivo è comune. ogni soggetto deve poter partecipare
attivamente alla vita politica del proprio paese. portare a un progetto educativo uguale a quello dei
maschi. ha aperto gli orizzonti dell'umanità femminile che vedranno solo nel secolo successivo
l'effettiva partenza per realizzare il progetto umano delle donne.

-Olympe de Gouges: il viaggio della cittadinanza


donna caparbia e ambiziosa. trasferitasi a Parigi frequenta cerchie di giornalisti, scrittori e filosofi.
scrivere, assume un carattere politico, persino i suoi drammi diventano spazio di denuncia, i
romanzi criticano la società di ancient règime, la discriminazione delle donne, provocando scalpore
e scandalo fra i contemporanei. la scrittura al servizio del rinnovamento politico che può avere
origine da un nuovo equilibrio fra i sessi. solo il merito dovrebbe portare ai posti migliori e si
dovrebbe dare alle signorine la stessa educazione dei giovanotti. compie il suo viaggio fra le
ingiustizie del suo tempo di cui erano vittime le lavandaie, le operaie. i suoi scritti politici sono la
testimonianza del procedere delle sue consapevolezze come donna; propone centri di accoglienza
per vedove e orfane, di luoghi specializzati in cui le donne possono partorire con dignità. cosciente
del potere della stampa, pubblica brevi opuscoli al fine di contribuire a formare una coscienza
pubblica. rivendica il diritto delle donne all'uguaglianza sociale e politica, in virtù di quella naturale
uguaglianza che accomuna la specie umana. convinta della necessità di cambiamenti nella società
raccoglie fatti, notizie e propone un'analisi delle barbarie cui erano principali vittime le donne.
progettare un cambiamento nei rapporti fra i sessi. era consapevole che l'universalità dei diritti
riguardava una metà del genere umano, tali diritti non includevano le donne. propone l'uguaglianza
naturale fra gli esseri umani, in una lotta di liberazione dalla tirannia degli uomini. i suoi 17 articoli
dati alle stampe nel 1791, segnano nel viaggio al femminile un altro punto di partenza per la
conquista della libertà negata alle donne dalla stessa rivoluzione. nella sue dichiarazione denuncia la
discriminazione nei confronti delle donne e la volontà di rivendicare i diritti anche per un'altra metà
del genere umano. rivendicazione dei diritti naturali per le donne. per prima cosa è necessario
abbattere la tirannia che i maschi esercitano sulle donne. inganno storico della rivoluzione francese
fu il concetto di universalità. verrà ghigliottinata per i suoi stessi ideali. uccisa perché ostile e
nemica di Robespierre, accusata di aver tradito i principi della rivoluzione, oltre che di essere una
folle, una donna che aveva osato criticare l'ordine naturale fra i sessi, dimenticando le virtù che
convengono al suo sesso. provare a tracciare percorsi di vite diverse comporta spesso sofferenza e
marginalità. una donna di cattivo esempio che ha portato avanti i suoi ideali con coraggio.

-considerazioni conclusive
i diritti delle donne sono diritti umani si legge nella dichiarazione delle nazioni unite del 1995. la
storia dei diritti delle donne va considerata parte integrante della storia dei diritti umani. riportare
alla memoria questo viaggio ricostruisce due percorsi paralleli: quello della discriminazione di cui
ancora oggi le donne nel mondo sono vittime e il coraggioso viaggio delle donne come protagoniste
attive della loro storia, come cittadine in cerca di cittadinanza. entrambi vanno ricordati. i diritti
umani delle donne si affermano e materializzano attraverso la storia di tutte quelle donne che hanno
intrapreso viaggi coraggiosi alla ricerca di sé. alla fine di ogni viaggio ci si ritrova di fronte a noi
stessi, come davanti a uno specchio che ci esorta a fare il bilancio del nostro percorso.

scontro di civiltà secondo Anastasia. Dall'Africa all'Europa scontro di civiltà al femminile.


le relazioni di genere non possono essere studiate da sole, ma devono essere mediate da altre
costruzioni sociali, come l'età, il livello educativo e l'etnicità. spesso le donne migranti sono trattate
come un gruppo indifferenziato. una di queste storie che illustrano la complessità dei percorsi
migratori, della questione dell'autonomia è quella di Anastasia. ho conosciuto Anastasia a Siviglia,
ad una conferenza sul tema delle migrazioni femminili, ha scritto la prof.ssa Campani. un anno
dopo nell'ambito di un progetto dell'unione europea sull'integrazione delle donne immigrate, la cui
metodologia prevedeva la raccolta di storie di vita, chiamai Anastasia a raccontarci la sua storia. la
sua è una storia segnata dalla violenza di cui sono vittime le donne da parte dei loro mariti in tutti i
continenti, dall'amore per i figli, dal tentativo di trovare un po' di pace e felicità fuori dal luogo della
violenza, dall'incontro con situazioni difficili superate con spirito d'intraprendenza e qualche
astuzia. lontana dal suo contesto tradizionale, Anastasia è una donna libera che guarda i moralismi
ipocriti delle monache, nei confronti delle ragazze madri in una Spagna uscita dal franchismo, con
sdegno. è questa diversa concezione del valore della vita e della maternità che Anastasia individua
uno scontro di civiltà rovesciato rispetto allo stereotipo della donna immigrata vittima della
tradizione patriarcale dei Paesi non occidentali.

Anastasia una donna libera della Guinea, scopre Magdalene e ne trae un'immagine della donna
europea sconvolgente: ma perché fare sesso e avere bambini deve essere peccato? il sesso e la
maternità sono vita, che la donna sia o no sposata. l'occidente delle donne libere, appare a una
donna libera della Guinea un luogo di oppressione della sessualità femminile che non valorizza la
vita e la maternità, ma anzi la mortifica. le povere ragazze madri di Salamanca trovano così una
madre nella donna africana che tiene testa alle monache e alle loro angherie. la donna immigrata
giudica la tradizione cattolica spagnola in tutto il suo maschilismo, sostenuto dalle donne stesse, le
monache. quello che salva le donne è lo studio e riflette sul fatto che chi viaggia ha una mente più
aperta. uscita dalla casa delle Magdalene troverà lavoro come domestica solo in una famiglia
australiana, in quanto le famiglie di Salamanca non sono abituate alle persone di colore. la
soluzione alla situazione d'Anastasia sarà risolta grazie alla sua intraprendenza e un'ulteriore
viaggio. storia: quando mi sono sposata avevo fatto la scuola secondaria e un corso per segretaria,
lavoravo al ministero delle finanze, mi piaceva. però bisognava sposarsi, non potevi restare nubile e
così mi sono sposata. vivevo bene, mio marito era un avvocato ed era governatore di una regione,
non c'erano problemi economici, i problemi sono iniziati quando ha cominciato a maltrattarmi. io
ero in un matrimonio poligamo, non ero la sola moglie. ho scritto di questi maltrattamenti sul
giornale e hanno cominciato a minacciarmi anche dal punto di vista politico. poi c'è stato il divorzio
e mi hanno tolto i bambini..in Guinea c'è una legge e poi ci sono le traduzioni e gli uomini ne
traggono vantaggio; hanno deciso che i bambini appartenevano a lui ho potuto nere il più piccolo
perché lo allattavo ancora. ho subito una pressione tremenda e sono partita. la mia famiglia mi
aveva abbandonata perché con il divorzio le portavo vergogna, non potevo ricominciare là. decisi la
spagna per non avere problemi di lingua. la mia idea era di arrivare a Barcellona, dove uno zio
speravo potesse aiutarmi ma fui buttata giù dal battello alle Canarie. ho avuto un problema con il
capitano della nave. ho fatto dei commenti sull'operato del capitano e ha deciso di buttarmi giù al
primo porto. alle Canarie non sapevo come sopravvivere, perché non conoscevo nessuno, ma allo
sbarco c'erano dei Guineiani. chiesi a uno di indicarmi un ostello e lui mi invitò a casa sua e mi
comprò un biglietto aereo per Barcellona. arrivati mio zio non c'era, dissero se ne era andato. presi
un taxi e gli dissi di portarci a un convento. avevo studiato dalle monache e sapevo che era l'unico
posto dove potevo andare senza dover pagare. lì però non potevo stare e mi trovarono un altro
posto. un posto vicino a Salamanca in un centro per madri sole dove rimasi per 3 anni. il posto era
bello, ma ho scoperto che erano le suore che gestivano tutto, che decidevano tutto, e ho iniziato a
bisticciare con la superiora. appena arrivata mi hanno giudicata per la mia situazione, la maggior
parte delle ragazze lì erano madri singole che non erano mai state sposate e avevano un bambino e
le suore le trattavano male,solo perché erano madri singole, non facevano attenzione ai loro
sentimenti. queste monache maltrattavano le ragazze, come fossero state il diavolo, come se
avessero ucciso qualcuno. così cominciò il mio shock culturale. io vengo da una cultura dove dare
la vita è la cosa migliore, indipendentemente dall'essere sposato o no, noi attribuiamo valore alla
vita molto di più che al fatto di essere sposati. molte ragazze erano lì perché i loro padri non le
volevano in quanto erano rimaste incinte prima di sposarsi. queste madri dovevano dare i figli in
adozione se volevano tornare a casa, ero sconvolta. volevano che fosse un riformatorio, una casa di
pena. se tu eri finita in quel posto era perché il tuo comportamento non era stato appropriato. dovevi
stare lì per tornare alla normalità. e la normalità è sposare un uomo solo. tante accettavano di dare i
figli in adozione e l'adozione consisteva in un guadagno per le monache ma nulla per la madre. io
ero tra le più vecchie ero una madre per quelle donne maltrattate. le donne avevano l'autostima
bassa, avevano bisogno di qualcuno a cui esprimere i propri sentimenti. si rivolgevano a me perché
ero l'unica che affrontava le monache. e le ascoltavo questo le alleviava. era come una prigione
sempre chiuse dentro. quando si usciva era per comprare del sapone, l'alloggio era gratis ma se
volevi qualcosa per te dovevi comprarlo. per le spese c'era un laboratorio di sartoria e dovevi
lavorare lì. avrei voluto studiare ma la suora non voleva. io inizia a lavorare lì anche per mandare
dei soldi ai miei figli rimasti in Guinea. dovevo andarmene da quella casa. andai a Salamanca e
cominciai a cercare lavoro. trovai dopo tanti sforzi una famiglia australiana che mi prese per lavori
domestici. con il tempo sistemai mio figlio in collegio mentre io lavoravo. alla fine sistemai tutto,
studiai all'università, divenni mediatrice culturale e feci venire in Spagna gli altri figli.

compagne di viaggio:una storia italiana

-la scrittura errante


il tratto che accomuna queste nostre connazionali, in transito tra lingue e culture diverse, è il
nomadismo. il soggetto femminile è nomade perché multiplo e indeterminabile. i percorsi formativi
di queste intellettuali, plurilingui, sono caratterizzati dall'extraterritorialità poiché le loro identità e
le loro esperienze hanno preso forma in un altro luogo. il nomadismo oltre a essere un'esperienza
fisica, diventa atteggiamento mentale. i temi del viaggio e dello spostamento, in quanto metafore
dell'eterna ricerca di sé, conducono alla demolizione di alcuni assoluti, per esempio i valori del
gruppo di appartenenza. le donne che hanno narrato lo spostamento fuori dai confini del proprio
paese, hanno mostrato che il contatto con l'altro implica una sospensione, che si apre alla libertà, ma
anche alla paura e allo smarrimento. uno stile di vita che da un lato avvantaggia la trasformazione,
apportando ricchezza, ma dall'altro lato genera incertezza e perdita. si tratta di un nomadismo
esistenziale che non si riduce al solo viaggiare in terre lontane dalla propria, ma significa mettere in
discussione la propria vita, ribaltando le convenzioni date. lo spostamento è doloroso, è un continuo
attraversamento di frontiere. anche la scrittura assumerà nuovi significati nell'ottica nomadica: voler
liberare le parole dalla loro natura sedentaria; decostruire forme tradizionali di coscienza; dare
testimonianza del proprio passaggio. la scrittura è da intendersi come dispositivo di distanziamento
dal proprio ma anche di messa in rapporto, di relazione tra le differenze. esempi sono Joyce Lussu,
Alba de Céspedes e Goliarda Sapienza. sono narratrici speciali che hanno superato le tensioni tra
poteri politici da un lato e il forte impegno emancipazionista dall'altro. donne sempre pronte a
lottare per la dignità e la libertà dei popoli e degli individui e a dare voce alla potenza del desiderio
femminile.

-senza frontiere
Joyce Lussu è stata una scomoda e costante provocazione. piuttosto che posizionarsi passivamente
nel suo tempo si è sempre mossa in prima persona. attiva antifascista e protagonista dei movimenti
femminili. si è distinta per la strenua resistenza opposta ai modelli del fascismo, del maschilismo,
del conformismo e della mortificazione delle coscienze per diffondere una cultura della vita a fianco
dei più deboli. nasce come Gioconda Salvadori a Firenze nel 1912. le idee antifasciste dei genitori e
l'educazione aperta la orientano verso l'impegno politico gli interessi sociali. costretta a lasciare
l'Italia con la famiglia perché perseguitati dal fascismo si laurea alla Sorbona e a Lisbona durante la
vita da clandestina della resistenza. tra il 1933 e 1938 è in Africa dove si interessa dello
sfruttamento colonialistico dei paesi. quando torna in Europa, la polizia fascista ha aperto un
fascicolo, a suo nome, con la qualifica di sovversiva pericolosa. nel 1938 si trova in Ginevra dove
cerca i compagni di giustizia e libertà e il loro leader che sarà suo marito. i primi anni con il marito,
la lotta antifascista e le dure esperienze vissute, sono narrate in fronti e frontiere del 1944. un libro
che è un misto di biografia, storia della resistenza e racconto d'avventura. cronaca dell'antifascismo
in Italia, un manuale su come si fa la resistenza. vive viaggiando sempre con la paura di essere
individuata, falsificando i documenti per aiutare i perseguitati del regime a fuggire e infine le sarà
riconosciuta la medaglia d'argento della resistenza al valor militare. sottolinea il maschilismo
presente nella società italiana come logica sedimentata nella psiche collettiva. dalla Lusso la donna
è vista come protagonista della lotta contro le classi dominanti ed esalta il suo ruolo nella storia. le
masse femminili, per quanto passive, non sono state fuori dalla storia, solo la loro è una storia non
scritta. scopre l'umanità con le sue debolezze e le fa rilevare dolori privati come l'aborto e una
lucida capacità di analisi che le consente di non farsi illusioni sulla politica. dal 1958 al 1960
diventa prioritaria la lotta contro l'imperialismo e comincia a viaggiare e tradurre i poeti di mondi
lontani ma animati da un forte spirito di libertà e condivise con loro molte battaglie. il mondo è la
sua casa. esistere significa oltrepassare le frontiere e conoscere gli altri, diversi ma simili a noi.
studiare la guerra come fenomeno storico, sociale e culturale per evitarla. negli ultimi anni ha
cercato il colloquio con i giovani per tramandare un'altra storia, perseguendo un educazione come
emancipazione del pensiero e dell'insegnamento come responsabilità.

-il viaggio della mente


racconto di un viaggio interiore sul filo della memoria, è il racconto di formazione lettera aperta in
cui Goliarda Sapienza ci riporta alla sua infanzia e ai momenti salienti che hanno caratterizzato il
suo processo d'individuazione. i genitori le attribuiscono un nome difficile da portare, manifestato
spirito di opposizione al senso comune, ma anche un certo integralismo che la stessa Goliarda
individuerà come fascista, perché a volte nel combattimento si usano le stesse armi del nemico.
trascorre la sua infanzia a Catania con i genitori guardati a vista dai fascisti, la famiglia additata dai
preti e la casa frequentata da uomini difesi dal padre. la madre era una attiva politicamente. il
rapporto con la madre; una madre forte e anticonformista, è conflittuale. il confronto con il materno
modello austero, ricompare nei momenti cruciali del suo percorso di crescita e la segna una volta
adulta. fino a 15 anni vive in un contesto caotico, tra numerosi fratelli e il popolo del quartiere. non
frequenta regolarmente la scuola perché il padre non vuole che sia soggetta a imposizioni fasciste.
l'infanzia trascorsa tra i vicoli, vicino agli umili, l'educazione antifascista, l'impegno come
partigiana e i contatti con l'ambiente culturale dell'epoca, concorsero a fare di lei una scrittrice
resistenziale, neorealista e visionaria. fece le esperienze più estreme nel tentativo di mettersi nei
panni degli altri. anni dopo finirà anche in carcere. a partire dal 1956 la scrittura l'aiuta a superare i
disagi e a elaborare sentimenti di vuoto e stati depressivi, consentendole di mantenere un certo
equilibrio. scrive il filo di mezzogiorno sull'importanza della psicoanalisi come pratica della
memoria e del racconto, evidenziandone però i limiti. riflette a partire da sé sui meccanismi di
costruzione identitaria, ma anche sull'importanza della memoria e sui suoi inciampi. per lei
l'elaborazione del lutto grazie alla pratica della messa in racconto, si trasforma in rinascita. Goliarda
è sempre in bilico, ma dopo aver toccato gli abissi della disperazione, si rimette in piedi e rinasce a
nuova vita attraverso un viaggio. questo itinerario di formazione finirà per farle accettare le proprie
e altrui contraddizioni, imparando a gestire le ambivalenze nei rapporti umani che non sono sempre
lineari. la chiave dell'esistenza è la capacità di cogliere l'altro nel suo essere differente da noi;
capacità che si acquista innanzitutto con l'amore per se stessa e per le nuove generazioni.

voci e sguardi di donne immigrate

-introduzione
vorrei compiere una ulteriore riflessione a partire dagli scenari di migrazione che caratterizzano il
mondo attuale. nell'epoca della globalizzazione sempre più merci e informazioni percorrono viaggi
attraverso il mondo a velocità sorprendenti. anche un numero cospicuo di uomini e donne si
spostano ogni giorno da un luogo all'altro, con mezzi di fortuna, documenti in regola o contraffatti.
per libera scelta o obbligati da povertà e guerre. solo per fuggire con la proiezione verso un futuro
migliore. vediamo alcune loro storie. il viaggio di chi intraprendendolo mette in gioco se stesso, i
propri cari, il proprio ruolo nel mondo. il viaggio di chi non sa se riuscirà a portarlo a termine. il
viaggio di chi non sa. anche noi intraprendiamo un viaggio all'interno delle loro storie di
migrazione.

-ogni viaggio ha un punto di partenza


non si può capire la situazione delle donne immigrate se non rivolgiamo uno sguardo attento alle
situazioni da cui provengono. non tutte hanno parlato della propria condizione nel paese di
provenienza. alcune hanno omesso di parlare, altre hanno per il proprio paese una forma di
rimpianto sempre presente, una nostalgia inconsolabile, nutrita da abitudini che non si vogliono
abbandonare e rifiuto tale da impedire l'apprendimento della nuova lingua. i racconti delle donne
dell'est ritraggono una società in transizione verso il post comunismo, in cui le prime escluse dal
lavoro sono le donne, nonostante le qualifiche professionali. tutte si trovano di fronte alla necessità
di scegliere tra permanere in un paese che non offre loro possibilità economiche di sopravvivenza
per sé e i loro cari e l'espatriare in cerca di un salario migliore pur a condizioni di lavoro umili.
del''Occidente, i connazionali, raccontano che la vita è comoda, che c'è molto lavoro, ma
tralasciano di dire la dura realtà, ovvero che l'Occidente è fatto di mesi da irregolare, lunghi
burocratici passi per ottenere un permesso di soggiorno e ciò resta nella mente delle donne
immigrate come un sogno tradito. molte per restituire i soldi prestati per il viaggio si danno alla
prostituzione.

-transitare tra mondi diversi. se questo è l'Occidente...scuri alle finestre e case di cartone
il viaggio delle donne che emigrano inizia prima della migrazione stessa. il processo coinvolge
l'intera famiglia. frequenti sono i bambini lasciati a casa, alle cure di nonni e padri, nella speranza di
offrire loro un sostegno economico da lontano. molte donne sono partite per adempiere a un
progetto familiare. molte donne sono consapevoli che le qualifiche professionali e le esperienze
lavorative maturate non avranno riconoscimento in Italia. alla decisione di partire si accompagna un
insieme di sogni, delusioni e speranze. all'arrivo in Italia le impressioni riportate dalle donne
intervistate sono forti.
-alla stazione ho visto come dei mucchi di stracci qua e là, erano uomini. io non sapevo che
esistevano i barboni. sono venuta in un paese ricco e qui c'è la gente che dorme per strada. qui la
gente non si aiuta, ti lascia per strada così, anche se il paese è ricco si fanno dormire i poveri per
strada.
la percezione di trovarsi in una società più ricca ma anche meno solidale viene confermata da altri
segni.
-la cosa che mi ha più colpito, anche questi da noi non ci sono, gli scuri alle finestre. per chiudere
quello che è fuori, fuori e quello che è dentro, dentro. a chi è dentro non gliene frega di chi sta fuori.
gli scuri serrati sono il segno di un mutato contesto sociale;viene letto nella nuova realtà indizi di
esclusione. gli italiani hanno inventato uno strumento per tagliare fuori dalle proprie case l'esterno.
queste imposte diventano ai suoi occhi il simbolo tangibile di una società che non è capace di
solidarietà e apertura. il viaggio è sguardo, chi viaggia impara a vedere. lo sguardo che queste
donne volgono all'Italia aiuta a vederne le contraddizioni e le peculiarità: ricchezza e povertà
diffusa, mancanza di coesione sociale e felici esempi di solidarietà umana.

-in viaggio verso un futuro migliore


la speranza di costruirsi un futuro migliore o di avere un futuro, per chi scappa da guerre e
situazioni estreme, è il sostegno morale di queste donne. dalle interviste emerge una ambiguità che
le donne immigrate coinvolte nei lavori di cura residenziali scontano sulla propria pelle. le famiglie
degli anziani hanno estremo bisogno di un supporto, sia per il giorno che per la notte, dall'altra non
sempre la persona da accudire accetta una presenza estranea nella propria casa che coincide con la
presa d'atto di ridotta autonomia personale. il lavoro di cura svolto e la coabitazione con la persona
per cui si presta il servizio è uno dei lavori più usuranti dal punto di vista psicologico, perché non
lascia spazi e tempi liberi e non permette di sviluppare una rete di rapporti sociali. il lavoro si
distribuisce sulle intere 24 ore e non permette di ricevere visite né di ospitare persone.

-allo specchio, oltre lo specchio. sguardi reciproci tra pregiudizio e speranza


i pregiudizi sulle persone immigrate sono tanti, non possiamo ignorarli. lo stigma colpisce in
maniera differenziata le immigrata a seconda del paese di provenienza. le donne nigeriane hanno
raccontato di essere viste sempre come prostitute. le donne dell'est sottolineano l'azzeramento delle
loro capacità professionali e dei titoli di studio. sei immigrata donna devi fare la badante. sei
immigrato puoi lavorare con gli immigrati in base alla tua esperienza. mi domando quando potremo
lasciarci alle spalle la nostra storia di vita come sbocco di lavoro, quando potremo scegliere che
lavoro fare in base ai nostri studi e non perché siamo immigrati. afferma una donna intervistata. le
donne immigrate intervistate credono che 'immagine che la popolazione italiana ha di loro sia quella
di persone poco istruite, che possono essere prostitute o donne represse e sottomesse al marito,
senza autonomia. a una donna immigrata, infermiera professionista nel suo paese e assunta in Italia
come assistente di cura, fu detto che era poco professionale con la persona accudita perché non
sapeva cucinare il ragù. una immagine stereotipata è quella della donna musulmana sottomessa e
priva di autonomia. durante le ricerche abbiamo parlato con donne musulmane che sono un contro-
stereotipo. arrivata in Italia dal Marocco la nostra intervistata resta vedova con 4 figli piccoli, senza
lavoro e il rischio di avere un decreto di espulsione. potrebbe chiedere aiuto alla famiglia di origine
e rientrare ma vuole rimanere in Italia, il paese in cui sono nati e cresciuti i figli. non cerca aiuto in
un uomo, ma cerca di capire se è possibile fare un ricongiungimento familiare con la sorella che dal
Marocco potrebbe raggiungerla per aiutarsi reciprocamente. le leggi italiane non lo permettono, non
si può fare il ricongiungimento fra sorelle. anche k. viene dal Marocco e inizia a frequentare un
corso di italiano. solo che il corso è la sera e lei è l'unica donna. decide di chiedere agli
organizzatori se è possibile organizzare delle lezioni il pomeriggio così che possa frequentarle con
le amiche. secondo gli organizzatori le donne marocchine ai corsi non ci vanno perché i mariti non
vogliono e non per problemi organizzativi con i figli. lo sdegno e la frustrazione motivano k. a
imparare l'italiano e a perseguire un suo progetto: offrire sul territorio in cui abita corsi di lingua
pensati nel rispetto delle esigenze di vita delle donne immigrate. le donne musulmane ai suoi corsi
ci vanno e i posti mancano per troppo affollamento. da questa sua capacità si è creata un lavoro. si è
resa conto di tanti pregiudizi con cui sono viste le donne musulmane. anche le donne italiane sono
viste spesso dalle donne immigrate attraverso degli stereotipi. le donne italiane non si occupano dei
figli, non amano gli anziani, sono poco femminili, non si fanno rispettare dagli uomini e non lottano
per i propri diritti. i pregiudizi di genere, introiettati dalle donne stesse, concorrono a indebolire la
loro immagine globale nella società e a complicare il percorso di conquista dei diritti di parità.
-il diritto di viaggiare, il diritto di non viaggiare
queste persone restano intrappolate in Italia, non potendo nemmeno andare a visitare al paese di
origine un familiare o spostarsi altrove. tutto ciò per paura di non poter poi rientrare in Italia. basta
un permesso scaduto, un lavoro perso che si è forzati a rientrare o a entrare in un regime di
irregolarità. anche quelli nati in Italia rischiano di vedersi rimandare in un paese che non è il loro,
un paese che in alcuni casi non hanno nemmeno mai visto e di cui non parlano la lingua.

il viaggio nel sé professionale degli insegnanti: da una identità neutra a un'identità di genere.
il viaggio verso il sé professionale è stato realizzato da 87 corsiste trovatesi insieme. le corsiste
hanno deciso di imbarcarsi in un viaggio per andare all'esplorazione del proprio sé professionale e
alla condivisione delle varie esperienze, attraverso due traiettorie da percorrere in gruppo.
-pensarti come insegnante implica pensarti con un'identità di genere?
-il tuo modo di essere insegnante uomo/donna assomiglia a...
ogni gruppo ha iniziato il viaggio facendo una narrazione scritta per lasciare una traccia del proprio
viaggio e per condividere le esperienze del percorso. l'apertura di nuovi orizzonti le ha affascinate
ed è emerso che la maggior parte delle corsiste si era imbarcata con un'identità di insegnante neutro;
a fine viaggio tutte erano approdate con un'identità di insegnante di genere. ci siamo serviti delle
narrazioni per raccogliere informazioni sulle prospettive di significato, confermate dai soggetti nel
percorso intrapreso. abbiamo elaborato una griglia di analisi utilizzando il modello Mezirow in
modo da individuare nei testi indizi di un passaggio. sono state tenute presenti le tre seguenti
prospettive di significato:
-prospettive epistemiche
-prospettive psicologiche
-prospettive sociolinguistiche
come esercizio di riflessività e spazio di libera espressione è stato dato ai professionisti l'opportunità
di attivare percorsi autonomi di destrutturazione e ristrutturazione del proprio vissuto personale e
professionale. è avvenuta una presa di coscienza da parte delle corsiste, una connessione tra sé
professionale e identità di genere. ma tale presa di coscienze risulta restare, per molte, solo in
superficie. chi ritiene di vedersi come insegnante donna si vede soprattutto come madre e fa
coincidere la propria identità con il possesso di determinate caratteristiche che corrispondono agli
stereotipi sessisti. l'insegnante uomo, viene visto come autorevole, l'insegnante donna come amica.
altre ritengono che l'insegnante debba prescindere dall'identità di genere e debba possedere doti
maschili e femminili, altre che l'insegnante debba presentarsi come neutro perché la sua identità
deve trasparire inconsapevolmente.
dal dibattito nel gruppo Panta Rei, è emersa un'esperienza comune:
-la prima volta che abbiamo varcato la soglia di un'aula eravamo convinte che il ruolo
dell'insegnante fosse neutro e che questi fosse privo di qualunque identità di genere, poiché il suo
compito era quello di veicolare un sapere nozionistico e oggettivo. la pratica quotidiana con gli
alunni ci ha portato a riflettere sull'inadeguatezza di questo vecchio modello, rispetto alle nuove
esigenze della società e del ruolo che l'insegnante rivendica e cioè di far uscire fuori la propria
identità di genere all'interno della strutturazione del processo formativo, finalizzato non solo
all'apprendimento nozionistico ma all'acquisizione del sé come individuo. riteniamo che l'apertura
all'identità di genere derivi dalla nostra graduale presa di coscienza che non c'è solo il modo
maschile ma che esiste anche il modo femminile. trasmettere non solo un sapere nozionistico ma
anche fornire gli strumenti attraverso i quali ogni individuo possa imparare a leggere criticamente e
personalmente la realtà.
il gruppo selvaggi 8 afferma:
-l'identità di genere è fondamentale per l'insegnante è innanzitutto un individuo che esprime se
stesso anche attraverso il suo lavoro. il mio essere insegnante non può prescindere dal mio essere
donna. sono un'insegnante che lavora con impegno e con voglia di progettare e sperimentare
insieme agli alunni occasioni di crescita, nella convinzione che ciascuno di loro riesca a dare il
meglio di sé e a tradurre il sapere in apprendimento significativo.
le corsiste del gruppo formula 4:
-il mio essere donna non cambia in nessuna situazione della vita. io mi sento a tutti gli effetti
insegnante donna, non penso che in campo lavorativo ci possono essere difficoltà maggiori o minori
per un uomo o per una donna, anzi sono convinta che i veri problemi nel lavoro nascano nel
momento in cui qualcuno di noi non si dia un'identità ben precisa e quindi manchi di fermezza nei
confronti dei ragazzi.
-io mi vedo come insegnante donna, ogni aspetto del mio essere è influenzato dalla mia identità di
genere; essa si riflette in tutte le azioni; sono donna come cittadina, come educatrice, come madre. è
naturale che i miei vissuti si riflettano nel mio essere insegnante.
-ho sempre pensato alla professione docente come categoria neutra. non mi sono soffermata su me
come insegnante con un'identità di genere. so solo che nel mio rapportarmi con gli alunni io porto
con me la mia identità, il mio essere donna, le mie esperienze. posso effettuare cambiamenti nelle
strategie educative, non nel mio essere insegnante, nella mia identità di donna che ama il suo
lavoro.

per ciò che riguarda il tuo modo di essere insegnante assomiglia a... dagli indizi analizzati, si evince
che in molte prevale l'idea di un sé professionale che si costruisce in rapporto con la situazione e
con gli altri. riconoscersi non significa accettarsi, ma accettare le zone d'ombra così come
accettiamo i punti di forza, definire le debolezze del nostro fare professionale. porre la differenza di
genere come categoria costitutiva della nostra e dell'altrui soggettività umana, come piattaforma che
marca la nostra e l'altrui identità, il nostro sé personale.
-mi sento il capitano di una nave che deve condurre al porto il suo equipaggio e un carico prezioso.
ogni anno mi si affida una nave, una ciurma e un carico. il nostro mare è pieno di insidie e affinché
il nostro carico arrivi al suo porto è necessaria una fattiva collaborazione fra tutti i soggetti.

il sé professionale non può essere scisso dalla propria identità di genere, un sé professionale come
un testo che viene scritto dal soggetto stesso e dagli altri. è necessario costruire il sé professionale
con una propria identità di genere, in grado di progettare saperi plurali e modelli educativi di pari
opportunità educative per tutti.

gruppo insieme per forza


la figura dell'insegnante deve essere camaleontica, deve sapersi adattare non solo al contesto
culturale in cui si trova a operare ma anche all'interno della stessa classe, deve saper cogliere le
difficoltà e le diversità di ciascun alunno. l'insegnante deve avere una forte capacità comunicativa.
questo aspetto non compariva nella figura dell'insegnante del passato, in cui non era presente
un'identificazione di genere, ciò implicava rigidità e autorevolezza nel metodo d'insegnamento.
siamo concordi nell'affermare che spesso la presenza dell'insegnante uomo, in una classe più vivace,
riesce a imporsi naturalmente, senza ricorrere a un'estenuante mediazione, forse perché trasmette
autorevolezza. l'insegnante nell'identificarsi all'interno del proprio genere fa in modo che gli alunni
superino dei pregiudizi legati agli stereotipi del passato, che catalogavano l'insegnante come neutro.
è necessario un sé professionale che si costruisce in rapporto con la situazione e l'altro.

gruppo paideia
i membri del gruppo si identificano come insegnanti donne, perché nell'espletare la propria funzione
emerge non solo la preparazione culturale ma anche le caratteristiche peculiari della personalità
femminile: sensibilità, comprensione, intuito, capacità riflessiva. l'insegnante deve essere come una
guida oltre che esperto della sua disciplina, capace di fornire strumenti e competenze che
permettono allo studente di essere autonomo, di sviluppare un proprio spirito critico. identificarsi
nel ruolo di docente di genere vuol dire allontanarsi dall'idea di insegnante come semplice
trasmettitore di conoscenza. la crescita e la formazione sana di un individuo inserito all'interno della
società civile, questo deve essere l'obbiettivo. il docente come guida il cui scopo è di rendere
cosciente lo studente delle potenzialità che possiede e fornirlo di strumenti atti a trasformare le sue
abilità ma anche a motivarlo a una conoscenza meta-cognitiva. l'insegnante deve auto valutarsi
criticamente per offrire a tutti un immagine positiva e di esempio. il docente deve avere occhi aperti
per cogliere la realtà e l'individuo in tutte le sue sfaccettature.

gruppo penny
essere insegnante non può prescindere dal nostro essere donna. questo comporta un approccio nel
rapporto insegnante alunni improntato a sensibilità e mediazione. dal dibattito è emerso che diverse
variabili condizionano il processo di insegnamento, indipendentemente dall'identità di genere.
singolarmente abbiamo riflettuto sul nostro essere insegnanti immaginando delle metafore che
avrebbero potuto rappresentare il nostro essere tali.
-campo fiorito: il mio ruolo è quello di un campo fiorito. fiori colorati, vivaci e profumati come il
rapporto che cerco di instaurare con i miei alunni, basato sul rispetto, sullo scambio, sulla gioia di
imparare.
-tessitrice: ho immaginato che il mio modo di essere insegnante potesse essere paragonato al lavoro
svolto da una tessitrice che intrecciando semplici fili colorati, dà vita a un arazzo dal disegno ben
definito e dai molteplici colori. allo stesso modo procede l'insegnante che veicola conoscenze,
apprendimenti,stili di vita, affinché possano contribuire alla formazione degli studenti.

gruppo selvaggi 8
s.s- mi identifico al femminile, non in senso materno, ma come donna che sa ascoltare, comunicare
cercando di capire i reali bisogni degli alunni e i loro disagi.
e.p- nel mio modo di essere insegnante prevalgono degli aspetti femminili anche se interagiscono in
me anche quelli maschili. l'insegnante deve imparare prima di tutto a fare l'insegnante.
l.s- penso che l'identità di genere incida sul mio modo di interpretare il mio vissuto che trasmetto ai
miei alunni.
v.s- il mio essere insegnante non può prescindere dal mio essere donna, cioè dalla mia identità
personale.
g.s- nella mie esperienza di insegnante, non posso fare a meno di pensarmi come donna poiché
l'empatia, valore aggiunto dell'identità femminile, credo caratterizzi il mio modo di relazionarmi
con la classe.

gruppo pantarei
ostetrica: l'insegnante aiuta gli alunni a tirar fuori le potenzialità che già posseggono per poi fornire
gli strumenti che permettano loro di attualizzarle.

nuvole in viaggio. percorsi al femminile nel cinema on the road. note su Corazones de mujer
il cinema ha spesso scelto la rappresentazione del viaggio come filo per aprire la narrazione e le
immagini a incontri tra culture e tradizioni. cambiano le forme della rappresentazione? è diverso lo
sguardo del film, quando il suo oggetto privilegiato è il personaggio-donna? dal punto di vista del
contenuto il film di viaggio si lega ai temi della ribellione, del desiderio di nuovi modi di vita e ruoli
sociali. i personaggi tipici del genere sono dei ribelli, che scelgono il viaggio come antidoto a una
società che sentono come chiusa, ostile e razzista. il protagonista del road movie lotta contro le
convenzioni imposte da una società contro la quale si rivolta perché ritenuta corrotta, priva di
sinceri valori. in lui vive una sorta di ansia liberatoria. situazione narrativa primaria del road movie
è il viaggio, non tanto come spostamento quanto come movimento in sé, dotato di valore di per se
stesso. quello che conta è il gesto forte dell'andare. i luoghi principali sono la strada, la stazione di
servizio, il ristorante, ecc. all'interno del viaggio, le situazioni narrative ricorrenti sono legate a
incontri. dal punto di vista dello stile l'inquadratura di ripresa favorita dal genere è il campo lungo
che dà la priorità all'ambiente rispetto al personaggio. l'uomo viene annullato in una natura che lo
sovrasta. in Corazones de mujer ciò che conta è il viaggio, l'andare di per sé che determina
profondi cambiamenti nell'animo dei protagonisti; un movimento interiore. Shakira e Zina sono due
ribelli che si pongono al di fuori delle convenzioni della società cui appartengono. è centrale nel
film il valore del viaggio come percorso di formazione. le differenze rispetto al canone non sono
poche: nonostante la gran parte film si svolga on the road, i panorami sono pressoché assenti. i
luoghi visitati sono visti tramite interni. i personaggi non sono ripresi in campi lunghi o persi
nell'immensità del paesaggio ma il film privilegia primi e primissimi piani, concentrandosi sugli
spazi chiusi e sui volti ripresi da vicino. il tema di fondo è l'analisi. Shakira e Zina non fanno poi
alcun incontro significativo durante il viaggio, la dimensione rimane quella della relazione a due,
senza alcun intervento esterno a modificare quest'equilibrio. la ridefinizione dei ruoli non passa qui
attraverso incontri esterni ma avviene tramite una riflessione interiore. è in questo modo che
assistiamo al progressivo definirsi della relazione del personaggio con se stesso. la prima notte di
viaggio, Zina si chiude in bagno e si osserva allo specchio; con una matita si trucca in modo da
fingersi un uomo. Zina vorrebbe essere un uomo, vedersi altra. la ragazza mette in discussione ciò
che è poiché ne sente l'inadeguatezza fino a volersi cancellare, cambiare con un altro. in parallelo
Shakira modifica la sua apparenza esteriore. l'uomo abbandona il travestimento appariscente e
assume un aspetto maschile. per lui muoversi tra le due identità è molto facile: basta un gesto,
indossando in un attimo un ruolo accettabile dalla società. sono solo maschere sociali. non conta
come ci vestiamo, conta quello che siamo dentro. prima tappa del viaggio marocchino è la famiglia
di Shakira. lui ha un figlio, che però non è al corrente dell'identità del padre, che crede morto.
Shakira non è così sicuro di sé: non ha il coraggio di mostrarsi per quale è al figlio e ha bisogno di
proteggersi dietro una facciata di normalità socialmente accettata. Zina si osserva velata, poi si
toglie il velo e lo lascia sul lavandino. è la prima tappa del percorso di ridefinizione della propria
identità. Zina sceglie di non indossare il velo, di rifiutare un uso che non è suo ma che sente come
imposto. se nella sequenza precedente il desiderio della donna era di modificare la propria identità,
adesso guardarsi inizia a voler dire non rifiutare la propria immagine, ma cambiarla, sceglierla, in
modo da farla corrispondere al proprio sentire. nella seconda tappa del processo di riconquista della
sua identità, la donna rivendica le sue scelte e ribadisce a se stessa la propria indipendenza, sfidando
le convenzioni impostele dalla famiglia. il monologo interiore da dubitativo diviene assertivo (l'ho
voluto io); e l'immagine riflessa si fa netta, non più camuffata dal trucco o seminascosta dal velo.
Zina vede poi chiaramente se stessa e quello che rischia di diventare. l'uomo che disegna sullo
specchio è diverso da lei, è un altro che rappresenta un destino che Zina sa bene voler rifiutare. le
immagini riflesse nello specchio sono due: quella dell'uomo immaginario e quella della donna,
ormai consapevole di se stessa. anche Shakira ha il coraggio di chiamare il figlio e di rivelargli la
sua identità di padre, dunque di mostrarsi per quello che è, in un'accettazione completa e piena del
suo essere uomo, padre e omosessuale. anche il luogo per eccellenza del road movie, la strada,
possiede uno statuto particolare. la strada diviene luogo interiore della donna. il viaggio, che
all'inizio è soltanto spostamento verso una meta precisa diventa stimolo alla riflessione sulla propria
identità. la strada scompare, portando la riflessione dentro il personaggio e non nelle sue azioni
rivolte verso l'esterno. il film corazones de mujer sembra dire, amici o nemici si trovano dentro di
sé. lo specchio è il luogo del vero incontro con l'altro, ovvero con se stessi, del conflitto e della
definizione dell'identità; il viaggio è un processo interiore le cui tappe si scorgono nell'immagine
riflessa. il film utilizza solo quelle riprese che permettono alle immagini di concentrarsi
sull'interiorità dei personaggi. così la ripresa del movimento del veicolo, di solito molto frequente,
rimane quasi del tutto assente nel film: il movimento che conta è quello che avviene all'interno della
mente dei due personaggi. il paesaggio rimane pressoché assente nel film, è sostituito dallo sguardo
che Zina rivolge dentro di sé quando si osserva allo specchio; è il suo universo interiore che
dev'essere esplorato perché la sua identità di donna possa esserne rafforzata e rinnovata. il viaggio
al femminile del film è rispetto al road movie tradizionale al maschile, ridefinito sostituendo al
viaggio geografico un'esplorazione dell'universo dei sentimenti e delle emozioni che avviene in
gran parte in maniera introspettiva. la minaccia sociale è presente solo indirettamente. la vera lotta
avviene solo all'interno di Zina, è dentro di lei che si decide l'esito del viaggio, da qui la scelta delle
sequenze allo specchio e del monologo interiore, che costituiscono la serie di incontri/scontri con
gli altri. adottare una prospettiva femminile cambia i modi della rappresentazione del film on the
road. il film rinuncia ai cliché tipici del genere per adottare un modo rappresentativo diverso, che
sceglie di seguire un percorso interiore piuttosto che esteriore. le donne di questo film si
scompongono e si ricompongono continuamente alla ricerca della loro forma, hanno allo stesso
tempo una e mille configurazioni diverse, fino all'affermazione finale: è meraviglioso essere donna,
in un incessante ricerca di sé stesse che è anche segno di libertà.

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