Atti
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«...L’apostolo prese con cura il defunto tra le sue braccia e issò il vivo in
sella dietro di sé...», (Liber Sancti Jacobi – Codex calixtinus, Lib. II, Cap. IV)
Atti dei Convegni organizzati dal
Centro Italiano di Studi Compostellani
De peregrinatione
Studi in onore di Paolo Caucci von Saucken
EDIZIONI COMPOSTELLANE
Direttore del progetto grafico, Angelo Arlotta
ISBN 978-88-95945-19-4
Copyright ©
Edizioni Compostellane
Centro Italiano di Studi Compostellani
2016
Sommario
A. PRESENTAZIONE 9
SIMON BARTON, We have the relics, so where are the pilgrims? Lay pa-
tronage and the monastery of San Antolín de Esla 247
PAOLO ASOLAN, Hospes tamquam Christus, Christi enim agere vices 281
974 De peregrinatione
GUIDO TAMBURLINI, Vie e memorie del pellegrinaggio nel nord-est d’Italia 545
fatto diede origine, fin dall’inizio, a differenti culti jacopei, con diffe-
renze di caratteri e storia devozionale tra Chiese orientali e Chiesa
latina e successive contaminazioni tra le diverse figure di Giacomo.
Nella stessa Chiesa occidentale il patrimonio devozionale jacopeo
non si esaurisce nel patrimonio devozionale compostellano, non solo,
ma la stessa figura di Giacomo il Maggiore, assume nei secoli volti dif-
ferenti, con ovvi riflessi sulla sua rappresentazione e sui profili de-
vozionali.
Queste dimensioni di complessità assumono, come atteso,
particolare rilievo in una città come Venezia che, fin dalle origini, è
sempre stata anello di congiunzione tra Oriente e Occidente e snodo
strategico delle grandi vie di pellegrinaggio, in ispecie nel periodo au-
reo dei pellegrinaggi compostellani. Non ci si può che limitare per-
tanto, in questo ambito, a descrivere le tracce che “dall’alto” sembrano
cariche di suggestioni circa possibili rapporti tra il mondo devozionale
jacopeo-compostellano e Venezia, nella prospettiva di approfondimenti
successivi.
Si tratta di segni i cui contorni si fanno via via più marcati dal-
l’inizio del secondo millennio, anche se qualche tenue bagliore sembra
venire pure dai secoli precedenti.
La loro lettura-interpretazione non può che avvenire alla luce delle
rispettive situazioni politiche, che, ovviamente, mutano con lo scorrere
dei secoli.
Il lungo arco temporale considerato è stato pertanto, suddiviso
sommariamente in alcune grandi fasi storiche:
1. Fase precedente l’“inventio” del sepolcro in Galizia
2. Origini del culto di pellegrinaggio compostellano
3. Apogeo del culto compostellano (sec XII-XIII)
4. Basso medioevo e inizio età moderna.
Si è tentato poi di appaiare in ciascuna di queste fasi contesti
politici lontani come quelli ispanico e dell’area lagunare veneta e infine
di collocare e provare a leggere in tali contesti le tracce osservate.
Venezia e il mondo jacopeo-compostellano 727
Apostolorum. It is a list of the apostles, giving details about where they preached, how
they met their deaths, where they were buried and when their feasts were celebrated.
The version which circulated in western Europe was a Latin translation and amplifi-
cation of a Greek original. …For the editor of the Latin version James the son of
Zebedee preached the gospel in Spain but was not, be it noted, buried there. When
and where the Latin Breviarium originated we cannot say. It would seem to have been a seventh
century production. In England it was known to Aldhelm (d 709), in Spain it was cited by Julian
of Toledo in about 686, though he chose, most interestingly, to disregard the connection it postulated
between St James and Spain» (enfasi aggiunta).
3 http://goo.gl/5uwwqy (accesso 19 ottobre 2013)
728 PAOLO SPOLAORE
4 F. CORNER, Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia e di Torcello tratte dalle
chiese veneziane e torcellane, Padova, Stamperia del Seminario, 1758, pp. 569-571.
5 C. AGNOLETTI, Memorie storiche delle chiese e parrocchie della diocesi di Treviso, I,
culto e i suoi riflessi monumentali, Università degli studi di Roma Tor Vegata, Facoltà di
Lettere, Dottorato di ricerca in Storia del Cristianesimo e delle Chiese, a.a. 2008/
2009, p. 13. Con riferimento al martirologio Geronimiano si afferma che la denomi-
nazione geronimiano deriva dalle due lettere dei vescovi veneti, Cromazio e Eliodoro
inserite nell’introduzione, in cui si chiede a Girolamo l’invio di una lista delle feste
dei martiri basandosi sul feriale di Eusebio. Girolamo, nella seconda lettera, risponde
che i nomi sono talmente tanti che lui è costretto ad inviare solo una piccola
raccolta. Tale corrispondenza è ormai unanimemente considerata falsa dagli studiosi.
L’ignoto autore del Martirologio, infatti, per accreditare la sua opera si è avvalso del
nome di Girolamo. Nonostante la mancata autorevole paternità, tale testo rimane
730 PAOLO SPOLAORE
comunque assai prezioso poiché fornisce allo studioso importanti dati sull’ evoluzio-
ne del culto dei martiri non solo a Roma, ma in numerose altre città dell’orbis
christianus antiquus. La verità geografica, di martiri e santi e vescovi presenti in questo
documento, deriva dalle fonti utilizzate dal redattore: il Cronografo del 354; una lista
di martiri e vescovi del Nord-Africa, di cui però non si conserva l’originale, ma solo
una recensione tardiva rintracciabile nel calendario di Cartagine datato al 505, ed
infine un calendario greco proveniente dall’Oriente, il calendario di Nicomedia,
redatto intorno al 362; anche in tal caso non se ne conserva l’originale, ma una
traduzione in lingua siriaca datata al 411 circa. Si può ormai affermare con certezza
che quest’opera fu redatta in Italia del Nord, in un’area compresa tra Milano ed
Aquileia, tra il 431 e il 450. Tale documento è però ricostruibile solo per congettura,
attraverso la critica storica della varie notizie: i codici superstiti del Martirologio
geronimiano, infatti, tramandano unicamente la cosiddetta recensione “gallicana”,
che fu compilata nel monastero di Auxerre intorno al 592. La necessità di adattare il
testo originale alle esigenze locali comportò l’aggiunta di nuovi santi occidentali e di
feste gallicane, che modificò inevitabilmente il testo originale dandogli la sua
versione definitiva.
9 P. TESTINI, Archeologia cristiana. Nozioni generali dalle origini alla fine del secolo VI,
Scienze, Lettere ed Arti. Classe di Scienze Morali, Lettere ed Arti», 168 (2009-2010)
1, pp. 117-119.
13 J. LE GOFF, Il tempo sacro dell’uomo. La “Legenda aurea” di Jacopo da Varazze,
17 CORNER, Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia e di Torcello cit., p. 369.
18 DORIGO, L’acqua e le origini di Venezia cit., p. 130; S. TRAMONTIN, A. NIERO,
G. MUSOLINO, C. CANDIANI, Culto dei Santi a Venezia, Venezia, Edizioni Studium
Cattolico Veneziano, 1965, pp. 105-106.
19 A. NIERO, G. MUSOLINO, S. TRAMONTIN, Santità a Venezia, Venezia, Edi-
zioni Studium Cattolico Veneziano, 1972, p. 92; R. CESSI, A. ALBERTI, Rialto: L’isola,
il ponte, il mercato, Bologna, Zanichelli, 1934, passim
734 PAOLO SPOLAORE
FIGG. 2-3 – LORENZO LOTTO, Madonna in trono tra san Giacomo pellegrino
e sant’Andrea, 1546, olio su tela, Venezia, Chiesa di San Giacomo dell’Orio.
A fianco, la bisaccia e il cappello con la conchiglia (part.).
Venezia e il mondo jacopeo-compostellano 737
23A. NIERO, Chiesa di san Giacomo dell’Orio (Venezia sacra 15), Venezia,
Tipografia Salvagno, 19902, pp. 47-92. (Fonte: http://goo.gl/QBHSmE)
738 PAOLO SPOLAORE
provincia del Santo dei Frati minori conventuali, a cura di P. Giovanni Luisetto ofm conv.,
Padova, Biblioteca Antoniana, 1986, p. 2071.
26 G. PIAMONTE, Litorali ed Isole. Guida alla laguna veneta, Venezia, Filippi
Editore, p. 28.
Venezia e il mondo jacopeo-compostellano 739
Edizioni Mare di carta, 2009, pp. 1-153; G. CROVATO, M. CROVATO, Isole abbandonate
della laguna veneziana, Venezia, San Marco press, 2008, pp. 1-239.
28 ASVE, San Giovanni evangelista di Torcello, bb. 65, comprende documenti
Historicus, Pars Prima, AASS, Iulii, VI, Parisiis-Romae 1868, p. 23, capoverso 72: «…
Cum autem monasterium sanctorum Phlippi et Jacobi, olim membrum sancti Felicis
de Aimanis (monastero di san Felice di Ammiana) et nunc ecclesiae Sancti Marci
copulatum, asserat, se habere similiter caput sancti apostoli Jacobi, tenendum est,
caput illude esse sancti Jacobi Alphaei suprascriti, qui et Minor dicuts est: nam et ejus
festum celebrant die prima Maii, cujus nomini monasterium ipsum dedicatum
est…».
30 CORNER, Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia cit., p. 669.
740 PAOLO SPOLAORE
31 C. ZANGIROLAMI, Storia delle chiese e dei monasteri delle scuole di Venezia rapinate e
avvenute tra il XIII ed il XIV secolo su talune comunità monastiche ubicate in alcune isole della
laguna nord di Venezia, in «Archeomedia. Rivista on line di informazioni e ricerca
archeologica», 20 (2007), pp. 1-18, online https://goo.gl/RECMD2
33 FABBIANI, La fondazione monastica di san Nicolò di Lido (1053-1628) cit., pp. 43-
50: «vicina al monastero di san Nicolò del Lido si trova già molti anni una cappella
consecrata a san Giacomo, la quale essendo fino inanzi l’anno 1448 profanata et
adoperata per servizio d’una taverna[ …] al tempo della guerra passata fu adoperata
per allogar munizioni et altro [...]; pare anco che sia stata fatta affitatione a persona
che se ne valese per magazino e taverna[...]».
34 S. BORTOLAMI, “Locus magne misericordiae”. Pellegrinaggi e ospitalità nel Veneto
Medioevale, in I percorsi della fede e l’esperienza della carità nel Veneto Medievale, Atti del
Convegno (Castello di Monselice, 16 dicembre 2001), a cura di A. Rigon, Padova, Il
Poligrafo, 2002, p. 87.
Venezia e il mondo jacopeo-compostellano 741
35 Archivio Segreto Vaticano, Nunziatura veneta, perg. 7229, cfr. Le carte dei
lebbrosi di Verona tra XII e XIII secolo, a cura di A. Rossi Saccomani, Padova, Antenore,
1989, p. 45; M. GAZZINI, L’ordine di San Giovanni e la società locale tra religiosità e
assistenza. Italia centrosettentrionale, secoli XII-XIV, in Gli ordini ospedalieri tra centro e
periferia, Atti della giornata di studio (Roma, 16 giugno 2005), a cura di A. Esposito, A.
Rehberg, Roma, Istituto Storico Germanico di Roma, 2007, pp. 137-157.
36 C. AGNOLETTI, Treviso e le sue Pievi. Illustrazione storica nel XV centenario dalla
istituzione del Vescovato Trivigiano (396-1896), parte seconda, Treviso, Stab. Tip. Ist.
Turazza, 1898, p. 738: «Zottier di Mel, Colderù di Lentai, … questi villaggi facevano
parte del territorio del Contà di Zumelle per la cui eredità divisa nel testamento della
Co Sofia dei Collalto morta nel 1177 in Navarra durante il pellegrinaggio a
Compostella si scatenarono guerre fra trevigiani, bellunesi e patriarchini».
37 PÉRICARD-MÉA, Compostela e il culto di san Giacomo nel Medioevo cit., pp. 344-
345; cfr., inoltre, De B. Antonio Peregrino patavino, a cura di G.B. Mittarelli, A. Costado-
ni, in Annales camaldulenses, IV, Venezia 1760, p. 372.
742 PAOLO SPOLAORE
Spagna e l’Esarcato (secoli XI-XV), Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, Spoleto
2000, p. 122.
40 Ibid., pp. 231-232.
Venezia e il mondo jacopeo-compostellano 743
Commissione provinciale del censo del Regno Austroungarico 1805 si ritrova traccia
di una avvenuta composizione tra Scuola di san Giacomo e Priore Monastero di san
Giacomo in cui si fa obbligo ai frati per una solenne processione nella festa di san
Giacomo e suonare le campane alla vigilia il 24 luglio…».
48 ASVE, san Giacomo della Giudecca o della Zuecca, b 15 «disegno architetto
Fossati del 16 maggio 1746, con mappa della proprietà del monastero di san
Giacomo della Zuecca sive santa Maria Novella in cui è identificato il sito della
chiesa e della Scuola di san Giacomo di Galizia in campo san Giacomo, lungo le
fondamenta omonime del canale della Giudecca, eseguito su ordine dei RRPP di san
Giacomo della Giudecca».
49 DON SANTE DELLA VALENTINA, Degli Edifizi consacrati al culto divino in Venezia
o distrutti o mutati d’uso nella prima metà del secolo XIX, Note storiche tratte da un
«catalogo inedito», Venezia, Tipografia Gaspari, 1852.
Venezia e il mondo jacopeo-compostellano 745
Historicus, Pars Prima, AASS, Iulii, VI, Parisiis-Romae 1868, p. 22, capoverso 71: «…
Etiam apud Venetos. duae ecclesiae de capite S. Jacobi Majoris inter se Georgii
Venetiis requisecunt. Opinor, hic intelligendum esse monasterium S Georgii, quod in
insula Venetiis adjacet, et cujus fundationem Mabillonius in Annalibus Benedectinis
ad annum 982 refert. Utut est, apographi nostru hic est titulus: de venerando beati
apostoli Jacobi jam olim in hoc nostro coenobio, ut atiam nunc, existente capite.
Tunc monachus anonymus sic scribit ex sacris constat historiis, fratres carissimi,
beatam Annam tres peperisse filias, quarum quaelibet Maria vocata est. Harum prima
fuit beatissima virgo Maria, mater Domini ac Salvatoris nostri,secunda quae Secunda,
quae conjugio copulata Alpheo genuit Jacobum Minorem, qui Justus dictus est, ac
Domini frater, nec non et Simonem Chananaeum, et Judam, qui et Thaddaeus voca-
tus est. Tertis, quae et Maria Salome dicta est, Zebedaeo conjuncta, peperit Jacobum
Majorem ac Joannem Evangelistam; hujus nos apostoli Jacobi pretioso capite Dei
benignitate donati sumus, quod testatur ejus imago, in palladio altaris sui depicta, sed
et solennitas, quam Julii tempore ad dictum altare ejus nomine annis singulis hono-
rifice celebramus. Peregrini quoque ex Compostella, Gallitiae urbe, ubi san-
ctissimum ejus corpus quiescit, reversi testantur, hanc ipsius capitis partem ibi
deesse. Quod hic asseritur de tribus S. Annae filiabus, falsum esse ostendemus ad
diem sequentem, ipsi sacrum. Deinde idem scriptor contra alteram ecclesiam
reliquias suas ita tueri conatur ...».
51 CORNER, Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia cit., p. 174.
746 PAOLO SPOLAORE
CONCLUSIONI
Ho tentato di catturare dalle profondità della storia veneta qualche
bagliore che potesse illuminare il presente, consentendo di identificare
almeno qualche traccia di quella civiltà dell’itineranza, che, avendo
connotato nel profondo la religiosità, la cultura e la storia europea, non
poteva non aver interessato anche una città e un territorio da sempre
posti all’incrocio della storia e dei destini dell’Europa.
E di tutta evidenza che le origini, il suo ruolo storico di cerniera tra
Occidente e Oriente e di centro strategico, per secoli, delle grandi
correnti di pellegrinaggio fanno di Venezia un campione privilegiato,
ma anche un terreno difficile e complesso di ricerca storica sui cammini
di pellegrinaggio.
Tracce di culto e di culti, di pellegrini e pellegrinaggi nonostante
tutto si sono rivelate talora in modo inaspettato, appena sollevata la
coltre di polvere e di oblio del tempo e degli uomini. Le poche tracce
rimaste sul terreno circa le origini del culto jacopeo latino sono osser-
vabili, più nelle città dell’entroterra veneto, a Verona in particolare, che
a Venezia. Infatti le poche tracce della scena delle origini fanno pensare
che, coerentemente con il contesto politico del tempo, che vedeva
l’entroterra dominato dai Franchi, la costa e la laguna dai Bizantini,
origini e caratteri del culto jacopeo a Venezia città, come del resto il
culto dei Santi in genere, abbiano risentito degli influssi delle diverse
tradizioni liturgiche delle Chiese d’Oriente.
Su questo scenario, peraltro oscuro, si innestò, nei secoli del suo
apogeo, la tradizione compostellana, lasciando segni che stupiscono
per la loro diffusione quasi capillare nel tessuto urbano, quasi a fare di
Venezia una città jacopea. Tra le pietre, gli archivi, i reliquiari e le
opere d’arte traspaiono le tracce di un mondo sommerso che non poteva
non aver abitato la più grande potenza navale del mediterraneo, la
metropoli dell’Occidente, ma anche un centro che fu per secoli grande
snodo delle vie di pellegrinaggio maggiori.