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Mons.

Piero Marini
Presidente emerito del Pontificio Comitato
per i Congressi Eucaristici Internazionali

Introduzione

Convegno sui miracoli eucaristici

«Il tesoro nascosto»


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ALATRI, CATTEDRALE DI CIVITA


14 MAGGIO,

Q uesto breve convegno organizzato dalla Diocesi di Anagni-Alatri e dal comune di


Alatri si concentra intorno al “tesoro nascosto” del miracolo eucaristico conservato
in questa Concattedrale, miracolo presentato insieme a quelli di Cascia, Trani e
Offida, tutti apparentati dalla trasformazione prodigiosa delle Sacre Specie in carne viva.
Per altro l’episodio di Alatri risalente al 1228 e quello di Offida, hanno anche un singolare
somiglianza grazie alle modalità degli eventi miracolosi che in qualche modo vengono a
confermare il dogma della presenza reale ottenuta – come aveva affermato per la prima
volta il Concilio Lateranense IV del 1215 – per “transustanziazione”. 1
Significativa è la diffusione di questi miracoli che sono assai più dei 132 dispiegati
sulla grande carta dei prodigi eucaristici conservata nello Hiéron di Paray-le-Monial, il
museo eucaristico voluto dal barone de Sarachaga nel 1880. 2 C’è una prima età dei miracoli,
paleocristiana o merovingia - descritta già da Pascasio Radberto nel suo De Corpore et
Sanguine Domini datato 831 – che serve a dimostrare l'efficacia del sacramento o la realtà
della consacrazione. Essa si svolge nella natura, nei deserti, nella campagna ed evoca
1
Cfr. DENZINGER, 802.
2
Cfr. A. DE SARACHAGA, L’oeuvre du “Hiéron” du Sacré Cœur a Paray-le-Monial, in Congrès des Œuvres Eu-
charistiques tenu à Lille les 28, 29, et 30 juin 1881, Lille 1882, pp. 461 ss.
l’esempio di cristiani esitanti nella loro fede e di viaggiatori incerti. A questa segue una
seconda età dei miracoli, quella nella quale si svolgono i fatti oggetto della nostra
attenzione, dove il racconto dei prodigi si estende al palcoscenico della vita e del potere,
mettendo in scena mercanti, usurai che calcolano le scadenze dei pegni, ebrei estranei alla
comunità cristiana che speculano sul disagio dei debitori, fattucchiere dagli improbabili filtri
d’amore. È un intreccio inestricabile di pensiero, teologia, cultura e devozione popolare che
costituisce l’anima religiosa di un tempo particolare.3
Che si tratti delle innumerevoli trasformazioni di ostie in carne sanguinanti o di visioni
del bambino Gesù innalzato al posto dell’ostia, questi eventi nascono nel contesto della
polemica innescata da Berengario di Tours (999-1088 ca.), la cui dottrina della Cena
sembrava dare un’interpretazione puramente spiritualista della presenza eucaristica del
Signore. Per contrastarla si era introdotta, a proposito dell’Eucaristia la denominazione di
“vero corpo di Cristo”; e così il miracolo eucaristico divenne una prova in più della realtà
sostenuta dalla Chiesa ufficiale, momento di riaffermazione di una fede eucaristica popolare
sottolineata da tante devozioni che si cristallizzeranno poi, a partire dal XIII secolo, nelle
processioni del Corpus Domini, nella fondazioni di Confraternite del SS.mo Sacramento, e
in numerose altre occasioni che resero effervescente il movimento eucaristico.
Se dal punto di vita teologico non c’è nulla da aggiungere a quanto Tommaso ha
definito nella tertia pars della sua Summa Theologica,4 dal punto di vista pastorale i
miracoli eucaristici, testimoni della fede di secoli ormai lontani, non possono limitarsi a
restare materia per gli storici. Essi devono oggi essere letti e riproposti alla comunità
cristiana, nel contesto di una teologia eucaristica fortemente mutata. Ricordo, a mo’ di
esempio, che il 14 settembre del 1980, San Giovanni Paolo II, durante il suo viaggio a
Siena, dopo aver venerato il miracolo delle “santissime particole” conservate nella Basilica
di san Francesco, non si limitò solo ad esclamare: «È la presenza!», ma nel suo discorso al
clero, ai religiosi e alle religiose, affermò che: «L’eucaristia è il centro vitale, è il cuore
della Chiesa… Dove fiorisce la vita eucaristica, ivi fiorisce la vita ecclesiale: è questo,
fratelli, un assioma, la cui validità non tocca soltanto la dottrina teologica, ma raggiunge
la dimensione esistenziale a livello comunitario e personale». E aggiungeva: «Sia, dunque,
l’eucaristia la via sicura per la comunione, cioè l’unione e l’unità che dobbiamo stabilire
con lui: “nella frazione del pane eucaristico - ci ricorda ancora il Concilio - partecipando
3
I miracoli eucaristici altomedievali e il loro intreccio con i problemi e la cultura del tempo, sono acutamente
analizzati da J.L. SCHEFER, L’hostie profanée, histoire d’une fiction théologique, Paris 2007. Utile anche C. U.
CORTONI, «Habeas corpus». Il corpo di Cristo dalla devozione alla sua umanità al culto eucaristico (sec. VIII-
XV), Roma 216.
4
Summa Th. III, q.76, a.8: «Pare che quando per miracolo appare in questo sacramento o della carne o un
bambino non vi sia veramente presente il corpo di Cristo. Infatti: Il corpo di Cristo cessa di essere in questo
sacramento quando cessano di esistere le specie sacramentali, come si è detto. Ora, quando appare della carne, o
un bambino, cessano di esistere le specie sacramentali. Quindi allora non c‘è più il corpo di Cristo».
noi realmente del corpo del Signore, siamo elevati alla comunione con lui (rapporto
personale) e tra di noi (rapporto comunitario)” (LG 7)». 5
Attraverso questa citazione conciliare egli invitava in qualche modo ad interpretare,
accogliere e venerare l’Eucaristia non più soltanto secondo le logiche devozionali così
importanti nei secoli passati, ma a partire dalle riscoperte della teologia eucaristica che il
Concilio Vaticano II ha posto nel cuore della Chiesa e di cui la riforma liturgica è stata
l’espressione più evidente.

5
Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. III, 2 pag. 646-647, Città del Vaticano 1980.

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