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34 - IL CENACOLO 10/2006

Storia del culto eucaristico fuori dalla Messa


Vedere l’ostia
Nel corso dei secoli, al di fuori della celebrazione
della Cena del Signore, è nata una particolare forma
di culto alla presenza reale di Cristo nell’Eucaristia.
Un breve percorso storico.

«
C
ome non ricorda- sta alessandrino.
re con una cer- «Forse per questo - aggiunge
ta dolce nostalgia - il Concilio Vaticano II, coraggio-
(tutto ciò che è le- samente, rischiando critiche che
gato agli anni ver- non si fecero attendere, nella co-
di della nostra vita stituzione sulla liturgia centrò tut-
si ricorda con pia- ta l’attenzione sulla celebrazione
cevole nostalgia!) quelle solen- eucaristica e non parlò affatto del
ni adorazioni per le quali si inon- culto eucaristico fuori della mes-
dava la chiesa di luci, di fiori e di sa. Una scelta voluta quale con-
nubi di incenso come in nessuna trappeso per ristabilire un equili-
altra occasione. Ciò avveniva so- brio compromesso».
prattutto per quella speciale ado- Tuttavia, già a cominciare da
razione annuale che, nel contesto Paolo VI, sensibilissimo ad evita-
di una particolare spiritualità, era re fratture con la tradizione anche
stata finalizzata quale preghiera recente, i documenti ecclesiali ri-
per i defunti e per questo si parla- cordano che se lo «scopo prima-
va di suffragi. Il mio vecchio par- rio e originario della conservazio-
roco, con orgoglio, si vantava di ne nelle chiese delle sante specie
avere nella sua parrocchia i suf- al di fuori dalla messa è l’ammini-
fragi più solenni di tutta la città. strazione del viatico», l’adorazio-
Ed era vero! Litanie cantate, ne di «questo cibo celeste che è
predicazione speciale da parte di riposto nel tempio… è una lode-
un rinomato oratore, e poi bene- vole abitudine».
dizione eucaristica con una doz-
zina di preti in dalmatiche e pivia- L’inquieto maestro di Tours
li di lusso che il parroco estraeva
dai giganteschi armadi della sa- Per ritrovare le radici della «lo-
grestia soltanto una volta all’an- devole abitudine» del culto eu-
no e precisamente in quella oc- caristico fuori dalla messa, biso-
casione. Il tutto al termine di una gna risalire a quella pietà popola-
giornata interamente dedicata al- re che viene sviluppandosi a par-
l’adorazione eucaristica, con una tire dall’undicesimo secolo.
chiesa addobbata di drappi co- Per oltre un millennio il culto
me non mai e l’altare maggio- eucaristico si era collocato, con
re illuminato da 36 candele. Era gesti esteriori di venerazione,
l’unica occasione in cui il parro- dentro la celebrazione. Il vesco-
co, per la verità alquanto parsi- vo Agostino d’Ippona, il più insi-
monioso, accendeva anche tutti i gne forse tra i padri del cristia-
lampadari della navata. Non c’era nesimo antico, ricordava già che
festa di Natale o di Pasqua che non ci si accosta al corpo di Cri-
potesse competere in splendore. sto senza prima averlo adorato.
È evidente che il culto eucaristi- Erano i tempi in cui il pane eu-
co fuori dalla messa si era svi- caristico veniva conservato per la
luppato rigogliosamente e in tale comunione dei malati e, pur re-
sovrabbondanza, da accaparrar- stando oggeto di una particolare
si tutti gli spazi più importanti del- attenzione, non era tuttavia anco-
la vita parrocchiale». ra diventato oggetto di specifica
I ricordi, ancora vivi, sono di adorazione.
don Silvano Sirboni, noto liturgi- A partire dal secolo IX, una se-

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rie di concause orienta lentamen- «Hoc est corpus meum».
te la dottrina e la prassi eucaristi- È questa la più antica testi-
ca verso il culto fuori dalla mes- monianza certa del rito del-
sa. Anzitutto questo dipende dal- l’«elevazione» che è entrato len-
l’allontanamento progressivo del tamente nelle rubriche liturgiche
popolo cristiano dalla celebrazio- successive, con un enorme suc-
ne della messa. Questa, recitata cesso, fino ad oggi. Il rito del-
in lingua sempre più sconosciu- l’elevazione polarizzerà la fede e
ta, allontanata dalla vista dell’as- la pietà popolare: incenso, suo-
semblea dei fedeli, diventa sem- no delle campane, genuflessioni,
pre più incomprensibile. Tanto preghiere come Adoro te devote,
che anche la comunione diventa O salutaris hostia…
sempre più rara. Dalle 3 o 4 co-
munioni all’anno, ripetutamente La «comunione con gli occhi»
raccomandate dai concili loca-
li, si passerà all’obbligo minimo Proprio la devozione che ven-
prescritto dal Concilio Lateranen- ne a circondare il gesto dell’ele-
se IV nel 1215, della comunione vazione dell’ostia finì per andare
pasquale. Così i fedeli, colloca- a scapito di tutto il resto della ce-
ti al margine della celebrazione, lebrazione eucaristica. Così, ben
vanno alla ricerca di forme sosti- presto, si diffonde l’uso di sten-
tutive di pietà. dere un drappo scuro dietro l’al-
A ciò si aggiungono le contro- tare perché risalti meglio l’ostia
versie teologiche intorno all’Eu- bianca e gli stessi fedeli che, fino
caristia, tra le quali spicca quella ad allora, avevano espresso la lo-
sollevata da Berengario, inquie- ro partecipazione alla grande pre-
to e brillante maestro della scuo- ghiera consacratoria con l’antico
la cattedrale di Tours, che con- atteggiamento dell’orante che sta
ducono per contrasto inevitabile in piedi, assunsero l’usanza di in-
a sottolineare la «presenza reale» ginocchiarsi al momento dell’ele-
del Cristo nelle specie consacra- vazione. Non mancarono alcu-
te, lasciando in ombra il rapporto ni sacerdoti più devoti che, oltre
tra Eucaristia e Chiesa. a genuflettere dopo l’elevazione,
Su questo terreno vengono in- incominciarono a rendere omag-
serendosi poi altri fattori, co- gio all’ostia addirittura con un ba-
me una tendenza affettiva verso cio.
l’umanità di Cristo e un forte bi- La visione dell’ostia sembra
sogno contemplativo. Tutto que- concentrare tutta la devozione
sto movimento di contemplazio- eucaristica; si credeva che la vi-
ne interiore e silenziosa, specie sione dell’ostia consacrata pre-
negli ambienti monastici femmi- servasse da morte violenta, man-
nili, si tradusse ben presto nel tenesse la vista e procurasse altri
vivissimo desiderio di «vedere innumerevoli vantaggi per la salu-
l’ostia». È proprio in questo pe- te. Ci si limitava alla «comunione
riodo che le specie consacrate con gli occhi», contenti di quel-
cominciano a trovare posto sul- la curiosità fanatica, invece di im-
l’altare o accanto ad esse, nelle pegnarsi a prendere parte attiva
«colombe» eucaristiche e in nic- alla celebrazione e quindi alla co-
chie laterali, uscendo dalle sagre- munione. Finita l’elevazione, al-
stie dove erano state conservate cuni se ne andavano perché con-
fino ad allora. sideravano la messa terminata
Al desiderio di vedere l’ostia a quel punto: il pane consacra-
che si faceva sempre più forte, to non domandava più di essere
i sacerdoti risposero elevando il preso come cibo, ma solo guar-
pane consacrato durante il sacra- dato, invocato, adorato.
mento della cena. Quest’uso era Così valorizzata, l’ostensione
già affermato in vari luoghi quan- dell’ostia poteva ormai avveni-
do Odone di Sully, vescovo di Pa- re anche fuori della messa. Si in-
rigi sul finire del XII secolo, stabi- trodusse l’uso di unirla al rito del-
lì che il sacerdote dovesse eleva- la comunione ai malati. Il sacer-
re l’ostia affinché tutti la potesse- dote mostrava il viatico al malato
ro vedere, dopo aver pronunciato per stimolare con pie esortazioni

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la sua fede nella presenza di Cri-
sto o per favorirne la «comunione
spirituale» qualora egli non fos-
se in condizione di comunicarsi.
Questa pratica di recare l’ostia in
visione agli ammalati sarà vieta-
ta dal rituale di Paolo V solo nel
1614.
L’istituzione della festa del Cor-
pus Domini segnò il logico coro-
namento della nuova pietà.

La luna oscurata

La festa, che diventerà una del-


le principali solennità dell’anno li-
turgico, nasce in Belgio nel 1246
come festa della diocesi di Liegi
per iniziativa di una donna, Giulia-
na di Mont-Cornillon, infermiera
dei lebbrosi. Durante le sue fervi-
de adorazioni dell’Eucaristia, co-
sì racconta il suo biografo, Giu-
liana ebbe la visione di una luna
piena attraversata da una striscia
oscura. La beata interpretò quel-
la fascia priva di splendore come
il segno che nel ciclo delle feste
del Signore ne mancava una che
onorasse particolarmente l’istitu-
zione dell’Eucaristia e il corpo di
Gesù.
Liegi era allora un centro as-
sai vivace di studi eucaristici: la
proposta di Giuliana, scaturita
da quest’ambiente, fu approva-
ta dal vescovo e dai suoi teolo-
gi, uno dei quali era un francese,
Giacomo Pantaléon, figlio di un
calzolaio di Troyes. Quindici an-
ni dopo, questo teologo fu elet-
to papa con il nome di Urbano IV
e, nel 1264, con la famosa bolla
Transiturus de hoc mundo decre-
tò che la festa del Corpo del Si-
gnore fosse celebrata ogni anno
in tutto il mondo cristiano, il gio-
vedì dopo l’ottava di Pentecoste.
I motivi per la festa, suggeriti
dalla beata Giuliana, erano ripre-
si nella bolla di Urbano IV: mani-
festare riconoscenza a Cristo per
il sacramento, confondere gli ere-
tici, riparare le irriverenze e le ne-
gligenze commesse durante la
messa. Il successo del Corpus
Domini andò crescendo nella sti-
ma popolare senza per altro fa-
vorire un risveglio nella parteci-
pazione al sacramento; preval-
se ancora una volta l’aspetto del-
la solenne e pubblica manifesta-

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zione di fede con l’aggiunta di al-
tri gesti complementari come la
processione, l’esposizione e la
benedizione.
La processione del sacramen-
to con la partecipazione di auto-
rità e popolo, divenne un rito pro-
prio della festa, un atto sponta-
neo di pietà che permetteva in-
sieme di vedere l’ostia e di tribu-
tarle omaggio.
Ma la processione con relati-
va benedizione non bastava an-
cora a soddisfare il fervore po-
polare che reclamò una esposi-
zione più prolungata del sacra-
mento sull’altare. Le testimonian-
ze di questa forma cultuale risal-
gono al XIV secolo anche se non
mancano indizi di una preceden-
te pratica devozionale conferma-
ta da ostensori per «ostie miraco-
lose» datati al XIII secolo.

L’amplificazione del culto

Nel XVI secolo, il culto eucari-


stico che si era ormai universal-
mente diffuso secondo le moda-
lità ricordate senza trovare osta-
coli di rilievo, fu duramente col-
pito dagli attacchi dei riformato-
ri protestanti. Essi respingevano
come idolatria l’adorazione del-
l’ostia e giunsero a negare la pre-
senza eucaristica al di fuori del-
l’uso sacramentale.
Così il concilio di Trento, capo-
saldo della Controriforma, dovet- Una «guardia d’onore» deli alla comprensione e alla par-
te concentrarsi nella difesa del- tecipazione della messa e dal ri-
la posizione cattolica. In que- Una nuova esplosione di pietà fiorire della comunione frequente
sto nuovo contesto apologeti- eucaristica in diversa prospetti- promossa da Pio X.
co, l’esposizione del sacramento va si registra nell’Ottocento, spe- Il Concilio Vaticano II, qua-
raggiunge il massimo splendore: cialmente in Francia mediante le rant’anni or sono, ha posto il suo
se ne amplifica la frequenza e la opere istituzionalizzate di adora- autorevole sigillo allo sforzo di ri-
solennità esteriore, e nelle chie- zione notturna, perpetua, ripara- cuperare la celebrazione euca-
se, il tabernacolo diventa sempre trice. Tale movimento era sorret- ristica come sintesi del mistero
più il centro della devozione. to da una grande idea di fondo: della salvezza. Così, con un cam-
L’esposizione, prima riservata il bisogno della riparazione ver- biamento sostanziale di tenden-
al giovedì del Corpus Domini si so l’Eucaristia. Al Cristo presente za, la pietà eucaristica è stata ri-
estende a tutti i giovedì finché si nel sacramento, «misconosciuto condotta al centro della celebra-
imporrà sotto la forma delle Qua- e abbandonato, umiliato e fattosi zione.
rantore. Questa pratica devozio- prigioniero per amore», deve cor- Il merito di aver affrontato con
nale, nonostante alcune diver- rispondere una presenza umana coraggio il rapporto tra celebra-
genze di studiosi sulla sua origi- continua, come «guardia d’ono- zione eucaristica e culto alla «pre-
ne, si affermò a Milano dal 1527 re». Ormai, il divorzio tra celebra- senza reale», si deve alla istruzio-
al 1537 e fu regolata minuziosa- zione e pietà eucaristica era con- ne Eucharisticum mysterium (EM)
mente cinquant’anni dopo da san sumato fino in fondo. del 1967, le cui scelte di fondo
Carlo. Nel suo rapido diffondersi Ma proprio dal fondo della chi- venivano poi tradotte in termini
in tutta la penisola prese il carat- na comincia la ripresa faticosa, rituali dal successivo «Rito della
tere di rito espiatorio specie nel sostenuta dal movimento liturgi- comunione e del culto eucaristi-
periodo di carnevale. co che tentava di ricondurre i fe- co fuori della messa». •

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Le ragioni del culto eucaristico
Interiorizzare la messa
La preghiera di adorazione a Cristo nel sacramento,
prolunga ed intensifica l’intima unione raggiunta con lui
nella messa e nella comunione sacramentale.
Alcune riflessioni per capirne un po’ di più.

U
na delle ragioni stori- in cui il Cristo risorto è presen-
che che hanno favo- te in essa e non si può più ap-
rito il sorgere del cul- prezzare nel suo giusto valore la
to eucaristico fuori presenza del Signore nei doni eu-
dalla messa – quello caristici, se non si integra questa
che noi identifichia- presenza nell’insieme della sua
mo più o meno come attività di Risorto.
preghiera di adorazione eucaristi- Basterà qui sottolineare qual-
ca – è stata la fede nella «presen- che punto. Secondo la dottrina
za reale» di Cristo nel pane e nel dell’ultimo Concilio è la Chiesa il
vino consacrati. Ma la riforma li- sacramento fondamentale, il cor-
turgica prima e la riflessione ec- po del Risorto, il nuovo tempio
clesiale scaturita dal Concilio Va- dove si può incontrare Dio. Con
ticano II poi, sottolineano che il la fede ed il battesimo, ogni cri-
fondamento di questa forma di stiano diventa membro del Corpo
preghiera sta piuttosto nella ce- di Cristo e, anche lui, tempio. Ora,
lebrazione stessa. per pregare non c’è più bisogno
Le sacre specie infatti, come di andare né a Gerusalemme né
recita l’EM (3g) «sono conserva- al monte Garizim (Gv 4, 21) ma
te dopo la messa per estendere dovunque si ha accesso al Padre
la grazia del Sacrificio» e ciò si- per mezzo del Cristo.
gnifica che l’adorazione è come La coscienza dei vari modi in
un’estensione della celebrazione cui il Cristo è realmente presente
eucaristica che resta «l’origine e nella Chiesa, ci aiuta a compren-
il fine del culto che si rende ad dere meglio la natura specifica
essa al di fuori della messa» (EM, dell’adorazione eucaristica.
3e).
Si prega davanti all’Eucaristia, La presenza
L’Agnello pasquale dunque, per interiorizzare la cele- nei doni eucaristici
brazione, per assimilare il signifi-
cato profondo della messa attra- Nel pane e nel vino consacra-
Alla cena dell’agnello, verso un tempo di preghiera. ti c’è una presenza unica e che,
avvolti in bianche vesti, in un certo senso, sorpassa tutte
attraversato il Mar Rosso Il risorto nella Chiesa le altre forme. Che cosa aggiunge
cantiamo a Cristo Signore. essa alla presenza del Cristo che
La preghiera è una ricerca ed è data in ogni vera preghiera?
Il suo corpo, arso d’amore, un incontro di Dio e noi sappiamo Facciamo una comparazione
che essa passa sempre attraver- tra ciò che accadde all’Ultima
sulla mensa è pane vivo; so il Cristo. Non è Lui solo che ci Cena e ciò che avviene in ogni
il suo sangue, sull’altare, rivela il Padre e che è la via che messa. Nell’ultima cena possia-
calice del nuovo patto. a Lui ci conduce? Ma, dove tro- mo distinguere due forme di pre-
vare il Cristo? La risposta spon- senza. Prima il Cristo comunica
Mite agnello immolato, tanea del cattolico a questa do- con i suoi discepoli con la sua
Cristo è la nostra pasqua. manda, fino a pochi anni or sono, parola e, in seguito, si dona ad
Il suo corpo adorabile era semplice: il Cristo è in cielo e, essi nel pane e nel vino. Quan-
sulla terra, è nel SS.Sacramento. do si celebra l’Eucaristia, si sco-
è il vero pane azzimo. Oggi sappiamo che questa rispo- pre una situazione analoga. Sicu-
Inno dei Vespri di Pasqua
sta è incompleta e troppo poco ramente non c’è più ora la pre-
sfumata. La Chiesa ha preso una senza fisica di Gesù come prima
nuova coscienza dei molti modi della sua risurrezione. Tuttavia è

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l DOSSIER adorazione
peccati e la riconciliazione. Non
è soprattutto il Sacramento del-
la Nuova Alleanza, della Pasqua
del Signore, che inaugura la no-
stra liberazione, una vita nuova
ed eterna, un mondo più giusto e
fraterno? Questo dono totale del
Signore ci spingerà al dono di noi
stessi a Lui ed ai nostri fratelli. La
contemplazione quotidiana di co-
lui che si mostra il Servo di Jahvé
allontanerà sempre più l’istinto di
dominazione, per fare di noi pure
dei servi.
Con questa preghiera noi dimo-
riamo nel Cristo, come Lui stesso
ha promesso: «Chi mangia la mia
carne e beve il mio sangue dimo-
ra in me ed io in lui» (Gv 6, 56). Il
corpo di Cristo nell’Eucaristia ci
richiama anche la nostra situazio-
ne attuale, cioè il fatto di esse-
re con tutti i battezzati il corpo di
Cristo, membri gli uni degli altri,
secondo la parola di Sant’Agosti-
no: «È a ciò che voi siete che voi
rispondete: Amen». «Voi ricevete
ciò che voi siete».

Segni e simboli
da rispettare

Se vogliamo rinnovare la Pre-


lo stesso Cristo che è realmente La presenza dei segni sacra- ghiera davanti all’Eucaristia nella
presente in questa Chiesa riuni- mentali determina anche il con- speranza d’attrarre anche i giova-
ta in suo nome; egli le parla con tenuto e l’ispirazione della nostra ni, dobbiamo certamente seguire
la sua Parola e agisce per mezzo preghiera. L’adorazione è una gli orientamenti preziosi nati dai
del celebrante. Poi il Cristo, già preghiera che cerca di leggere i princìpi del Vaticano II e sapere
realmente presente, si comunica segni dell’Eucaristia. Che cosa bene dove noi vogliamo arrivare.
ai discepoli nei doni eucaristici. dice l’Ostia a colui che contem- Infatti, il luogo, i segni, la de-
La stessa cosa vale per la pre- pla le meraviglie del Signore? corazione, i nostri atteggiamenti
ghiera davanti all’Eucaristia. Il e tutta l’atmosfera devono armo-
fatto di pregare significa già che il Leggere i segni nizzarsi con la natura dell’Eucari-
Cristo è presente, che ci troviamo dell’Eucaristia stia. Per evitare che espressioni
faccia a faccia con Lui. Il Cristo e segni siano contrari al simbo-
presente in noi mediante il suo Necessariamente essa ci ri- lismo eucaristico. Tutto dovrà in-
Spirito, ci parla mediante la sua chiama la celebrazione, la grande vitare alla preghiera. Anche se è
Parola e con il segno sacramen- benedizione eucaristica, proba- impossibile entrare in particolari
tale dell’ostia si offre a noi come bilmente anche la parola che l’ha quando si parla del valore pasto-
il Pane della Vita. inquadrata in quel giorno. Essa ci rale dell’adorazione, si può dare
Anche nella preghiera davanti mostra il Cristo che si offre a noi qualche indicazione.
all’Eucaristia ci sono, dunque, al- come Pane vivo. Perciò stesso ci
meno due forme di presenza del ricorda la nostra indigenza e la n Se «la celebrazione dell’Eu-
Signore: quella in noi e quella nel- nostra dipendenza totale da Lui. caristia nel sacrificio della messa
l’Ostia. Inoltre, se c’è una comu- Come pregare davanti a questo è veramente l’origine e il fine del
nità che prega, il Cristo è presen- pane condiviso, senza pensare culto che ad essa viene reso fuori
te anche nel modo specifico che alla legge fondamentale del Cri- dalla messa », come dicono i te-
si realizza quando due o tre per- sto, quella della condivisione? sti già citati, l’adorazione dovrà fa-
sone sono riunite in suo nome. L’Eucaristia ci ricorderà an- re continuo riferimento alla messa
Il Cristo si offre a noi mediante che il sangue versato, il sacrifi- da cui parte e a cui deve condur-
l’Eucaristia e, insieme, ci “parla” cio della morte del Signore, che re, riproponendo una più stretta
attraverso di essa. ci ha ottenuto la remissione dei relazione con la celebrazione.

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Valore inestimabile
Per questo, mentre una volta
l’ostensorio era posto su un tro-
no distinto dall’altare, ora esso
viene direttamente collocato sulla

I
mensa della celebrazione perché
appaia più evidente che l’Ostia l culto reso all’Eucaristia fuori della Messa è di un valore
adorata viene dalla messa. E co- inestimabile nella vita della Chiesa. Tale culto è stretta-
me nella messa il pane consacra- mente congiunto con la celebrazione del Sacrificio euca-
to è posto sulla mensa per essere ristico. La presenza di Cristo sotto le sacre specie che si
distribuito, così l’esposizione sul- conservano dopo la Messa – presenza che perdura
l’altare richiama il desiderio di Ge- fintanto che sussistono le specie del pane e del vino – deriva
sù che istituì questo sacramento dalla celebrazione del Sacrificio e tende alla comunione, sacra-
perché fosse a nostra disposizio- mentale e spirituale. Spetta ai Pastori incoraggiare, anche con
ne come cibo. Si comprende co- la testimonianza personale, il culto eucaristico, particolarmente
sì che la preghiera di adorazione le esposizioni del Santissimo Sacramento, nonché la sosta
a Cristo nel sacramento, prolun- adorante davanti a Cristo presente sotto le specie eucaristiche.
ga ed intensifica l’intima unione È bello intrattenersi con Lui e, chinati sul suo petto come il
raggiunta con lui nella comunio- discepolo prediletto (cfr Gv 13, 25), essere toccati dall’amore
ne sacramentale. infinito del suo cuore. Se il cristianesimo deve distinguersi, nel
nostro tempo, soprattutto per l’«arte della preghiera», come
n Se la celebrazione dell’Eu- non sentire un rinnovato bisogno di trattenersi a lungo, in spiri-
caristia nel sacrificio della messa tuale conversazione, in adorazione silenziosa, in atteggiamento
è veramente l’origine e il fine del
di amore, davanti a Cristo presente nel Santissimo Sacramen-
culto che ad essa viene reso fuo-
ri dalla messa, significa ancora
to? Quante volte, miei cari fratelli e sorelle, ho fatto questa
che il vero adoratore dell’Eucari- esperienza, e ne ho tratto forza, consolazione, sostegno! 
stia è colui che sa anche parteci- Di questa pratica ripetutamente lodata e raccomandata dal
pare pienamente alla celebrazio- Magistero, numerosi Santi ci danno l’esempio. In modo par-
ne della messa, con attenzione, ticolare, si distinse in ciò sant’Alfonso Maria de’ Liguori, che
devotamente, nutrendosi del cor- scriveva: «Fra tutte le devozioni, questa di adorare Gesù sacra-
po di Cristo e vivendo in quella mentato è la prima dopo i sacramenti, la più cara a Dio e la più
dimensione di dono di cui il pane utile a noi».
è segno. È questo continuo riferi- L’Eucaristia è un tesoro inestimabile: non solo il celebrarla,
mento alla messa che deve emer- ma anche il sostare davanti ad essa fuori della Messa consen-
gere dalla preghiera di adorazio- te di attingere alla sorgente stessa della grazia. Una comunità
ne davanti all’Eucaristia. cristiana che voglia essere più capace di contemplare il volto di
Cristo… non può non sviluppare anche questo aspetto del cul-
n Allo stesso modo, come nel- to eucaristico, nel quale si prolungano e si moltiplicano i frutti
la messa vi è un intimo e inscin- della comunione al corpo e al sangue del Signore.
dibile legame tra la mensa della
Parola e quella del pane, così in
(Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, 25)
ogni preghiera di adorazione eu-
caristica deve apparire evidente
questo rapporto. Del resto l’in-
troduzione generale al rituale per
il culto eucaristico, richiamando-
si alla Costituzione conciliare sul-
la liturgia, ricorda che Cristo è
egualmente e realmente presen-
te anche nella sua parola.
È con questa chiarezza di idee
che durante l’esposizione, insie-
me con canti e preghiere, si rac-
comanda caldamente di dedicare
«un tempo conveniente a letture
della parola di Dio e a un po’ di
adorazione silenziosa». Ed è tan-
to importante questo momento di
confronto con la parola di Dio e di
riflessione personale che «è vie-
tata l’esposizione fatta solo per
impartire la benedizione». •

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l DOSSIER adorazione

Poche, semplici regole fondam

1. Una relazione fondamentale si vieta espressamente, per esempio, l’esposizione


con la messa del Sacramento per la sola benedizione, senza un
momento abbastanza consistente di preghiera e di
Nessuna devozione eucaristica può mai essere meditazione della Parola.
considerata al di fuori della sua relazione con la ce-
lebrazione eucaristica. Questo significa, per esem- 3. Per costruire
pio, che tutti gli elementi dell’adorazione eucaristica una comunità cristiana
sono indissociabili dalla celebrazione della messa,
in particolare dalla relazione con l’altare. La prima Una delle dimensioni essenziali della messa è
conseguenza? Esporre l’Eucaristia sull’altare della la costruzione della Chiesa, corpo di Cristo viven-
celebrazione e non sui troni o su complicate mac- te nel mondo. La celebrazione non consacra so-
chine espositive. La seconda? Non è logico pro- lamente il pane ma trasforma quanti celebrano in
porre a dei giovani l’adorazione eucaristica se non una comunità. I cristiani stessi – con la forza dello
vanno a messa. Questa pratica ha senso solo se è Spirito del Risorto – diventano il “corpo di Cristo”,
prolungamento del gesto eucaristico di Cristo. membra gli uni degli altri.
Questa dimensione deve apparire anche in ogni
2. Le devozioni eucaristiche devozione eucaristica, compresa la visita privata al
e la Parola di Dio tabernacolo. Anche quando si adora soli davanti
all’Eucaristia, la preghiera non è mai opera indivi-
Come nella messa la mensa della Parola e quella duale ma coinvolge la comunità ecclesiale e tutti
del Pane sono inscindibilmente unite, così ogni de- gli uomini.
vozione eucaristica trova il suo senso nella relazio- Ciò vuol dire, per esempio, che nell’adorazione
ne tra il Corpo eucaristico di Cristo, carne donata pubblica in occasione di Giornate eucaristiche e
in nutrimento, e la Parola che è il Verbo, la Sapien- Quarantore, sarà più vero il segno della comunita-
za divina, essa stessa donata in nutrimento come rietà dell’adorazione che quello del prolungamento
testimonia il Vangelo di Giovanni. temporale. Meglio un’adorazione che riunisce la
Ogni devozione eucaristica deve mantenere que- comunità per un tempo congruo che un’adorazio-
sto rapporto profondo con la Parola. Per questo ne prolungata con turni individuali.

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damentali Al centro
della vita
/ La celebrazione dell’Eucaristia è il
centro di tutta la vita cristiana, sia per la
Chiesa universale che per le comunità lo-
cali della Chiesa stessa. (n. 1)

/ Scopo primario e originario della con-


servazione della Eucaristia fuori della Mes-
sa è l’amministrazione del Viatico; scopi
secondari sono la distribuzione della co-
munione e l’adorazione di nostro Signore
Gesù Cristo, presente nel Sacramento. La
conservazione delle sacre specie per gli
infermi portò infatti alla lodevole abitudine
di adorare questo celeste alimento riposto
e custodito nelle chiese: un culto di ado-
razione che poggia su valida e salda base,
soprattutto perché la fede nella presenza
reale del Signore porta natu­ralmente alla
manifestazione esterna e pubblica di que-
sta stessa fede. (n. 5)

/ I fedeli, quando venerano Cristo pre-


4. Le devozioni eucaristiche sente nel Sacramento, ricordino che que-
e il ministero ordinato sta presenza deriva dal sacrificio e tende
alla comunione, sacramentale e spirituale.
Reintrodurre in tutte le devozioni eucaristiche la La pietà, dunque, che spinge i fedeli a
dimensione del ministero ordinato, sia nell’adora- prostrarsi in adorazione dinanzi alla san-
zione che nella processione. La dimensione mini- ta Eucaristia, li attrae a partecipare più
steriale eviterà la «strumentalizzazione» del santis- profondamente al mistero pasquale e a
simo Sacramento e le derive individualiste che si rispondere con gratitudine al dono di colui
constatano anche nelle comunità religiose. Insom- che con la sua umanità infonde incessan-
ma, l’esposizione del Santissimo per l’adorazione temente la vita divina nelle membra del
non può dipendere dai desideri personali, ma da un suo Corpo.
impegno preso in ambito comunitario-ecclesiale. Trattenendosi presso Cristo Signore, es-
si godono della sua intima familiarità e
5. Perché la vita diventi dinanzi a lui aprono il loro cuore per se
veramente eucaristica stessi e per tutti i loro cari e pregano per
la pace e la salvezza del mondo. Offrendo
La devozione eucaristica, così come la celebra- tutta la loro vita con Cristo al Padre nello
zione, non può essere fine a se stessa. Il Cenacolo Spirito Santo, attingono da questo mirabi-
dell’Ultima Cena è anche il Cenacolo di Penteco- le scambio un aumento di fede, di speran-
ste, lo spazio dove lo Spirito rinnova e invia.
A partire dalla messa, anche le diverse devozio- za e di carità.
ni eucaristiche debbono far maturare progressiva- Essi intensificano così le disposizioni ne-
mente gesti di dono, di servizio, di solidarietà, di cessarie per celebrare con la debita devo-
giustizia; attraverso relazioni autentiche e forti con zione il memoriale del Signore e ricevere
gli altri, nella Chiesa, nella società, in famiglia. Que- frequentemente quel pane che ci è dato
sti fermenti di comunione sono già veri accenni di dal Padre. (n. 88)
vita eucaristica. (Dal Rito della Comunione fuori
della messa e culto eucaristico)

10/2006 IL CENACOLO - 43

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