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«
C
ome non ricorda- sta alessandrino.
re con una cer- «Forse per questo - aggiunge
ta dolce nostalgia - il Concilio Vaticano II, coraggio-
(tutto ciò che è le- samente, rischiando critiche che
gato agli anni ver- non si fecero attendere, nella co-
di della nostra vita stituzione sulla liturgia centrò tut-
si ricorda con pia- ta l’attenzione sulla celebrazione
cevole nostalgia!) quelle solen- eucaristica e non parlò affatto del
ni adorazioni per le quali si inon- culto eucaristico fuori della mes-
dava la chiesa di luci, di fiori e di sa. Una scelta voluta quale con-
nubi di incenso come in nessuna trappeso per ristabilire un equili-
altra occasione. Ciò avveniva so- brio compromesso».
prattutto per quella speciale ado- Tuttavia, già a cominciare da
razione annuale che, nel contesto Paolo VI, sensibilissimo ad evita-
di una particolare spiritualità, era re fratture con la tradizione anche
stata finalizzata quale preghiera recente, i documenti ecclesiali ri-
per i defunti e per questo si parla- cordano che se lo «scopo prima-
va di suffragi. Il mio vecchio par- rio e originario della conservazio-
roco, con orgoglio, si vantava di ne nelle chiese delle sante specie
avere nella sua parrocchia i suf- al di fuori dalla messa è l’ammini-
fragi più solenni di tutta la città. strazione del viatico», l’adorazio-
Ed era vero! Litanie cantate, ne di «questo cibo celeste che è
predicazione speciale da parte di riposto nel tempio… è una lode-
un rinomato oratore, e poi bene- vole abitudine».
dizione eucaristica con una doz-
zina di preti in dalmatiche e pivia- L’inquieto maestro di Tours
li di lusso che il parroco estraeva
dai giganteschi armadi della sa- Per ritrovare le radici della «lo-
grestia soltanto una volta all’an- devole abitudine» del culto eu-
no e precisamente in quella oc- caristico fuori dalla messa, biso-
casione. Il tutto al termine di una gna risalire a quella pietà popola-
giornata interamente dedicata al- re che viene sviluppandosi a par-
l’adorazione eucaristica, con una tire dall’undicesimo secolo.
chiesa addobbata di drappi co- Per oltre un millennio il culto
me non mai e l’altare maggio- eucaristico si era collocato, con
re illuminato da 36 candele. Era gesti esteriori di venerazione,
l’unica occasione in cui il parro- dentro la celebrazione. Il vesco-
co, per la verità alquanto parsi- vo Agostino d’Ippona, il più insi-
monioso, accendeva anche tutti i gne forse tra i padri del cristia-
lampadari della navata. Non c’era nesimo antico, ricordava già che
festa di Natale o di Pasqua che non ci si accosta al corpo di Cri-
potesse competere in splendore. sto senza prima averlo adorato.
È evidente che il culto eucaristi- Erano i tempi in cui il pane eu-
co fuori dalla messa si era svi- caristico veniva conservato per la
luppato rigogliosamente e in tale comunione dei malati e, pur re-
sovrabbondanza, da accaparrar- stando oggeto di una particolare
si tutti gli spazi più importanti del- attenzione, non era tuttavia anco-
la vita parrocchiale». ra diventato oggetto di specifica
I ricordi, ancora vivi, sono di adorazione.
don Silvano Sirboni, noto liturgi- A partire dal secolo IX, una se-
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l DOSSIER adorazione
rie di concause orienta lentamen- «Hoc est corpus meum».
te la dottrina e la prassi eucaristi- È questa la più antica testi-
ca verso il culto fuori dalla mes- monianza certa del rito del-
sa. Anzitutto questo dipende dal- l’«elevazione» che è entrato len-
l’allontanamento progressivo del tamente nelle rubriche liturgiche
popolo cristiano dalla celebrazio- successive, con un enorme suc-
ne della messa. Questa, recitata cesso, fino ad oggi. Il rito del-
in lingua sempre più sconosciu- l’elevazione polarizzerà la fede e
ta, allontanata dalla vista dell’as- la pietà popolare: incenso, suo-
semblea dei fedeli, diventa sem- no delle campane, genuflessioni,
pre più incomprensibile. Tanto preghiere come Adoro te devote,
che anche la comunione diventa O salutaris hostia…
sempre più rara. Dalle 3 o 4 co-
munioni all’anno, ripetutamente La «comunione con gli occhi»
raccomandate dai concili loca-
li, si passerà all’obbligo minimo Proprio la devozione che ven-
prescritto dal Concilio Lateranen- ne a circondare il gesto dell’ele-
se IV nel 1215, della comunione vazione dell’ostia finì per andare
pasquale. Così i fedeli, colloca- a scapito di tutto il resto della ce-
ti al margine della celebrazione, lebrazione eucaristica. Così, ben
vanno alla ricerca di forme sosti- presto, si diffonde l’uso di sten-
tutive di pietà. dere un drappo scuro dietro l’al-
A ciò si aggiungono le contro- tare perché risalti meglio l’ostia
versie teologiche intorno all’Eu- bianca e gli stessi fedeli che, fino
caristia, tra le quali spicca quella ad allora, avevano espresso la lo-
sollevata da Berengario, inquie- ro partecipazione alla grande pre-
to e brillante maestro della scuo- ghiera consacratoria con l’antico
la cattedrale di Tours, che con- atteggiamento dell’orante che sta
ducono per contrasto inevitabile in piedi, assunsero l’usanza di in-
a sottolineare la «presenza reale» ginocchiarsi al momento dell’ele-
del Cristo nelle specie consacra- vazione. Non mancarono alcu-
te, lasciando in ombra il rapporto ni sacerdoti più devoti che, oltre
tra Eucaristia e Chiesa. a genuflettere dopo l’elevazione,
Su questo terreno vengono in- incominciarono a rendere omag-
serendosi poi altri fattori, co- gio all’ostia addirittura con un ba-
me una tendenza affettiva verso cio.
l’umanità di Cristo e un forte bi- La visione dell’ostia sembra
sogno contemplativo. Tutto que- concentrare tutta la devozione
sto movimento di contemplazio- eucaristica; si credeva che la vi-
ne interiore e silenziosa, specie sione dell’ostia consacrata pre-
negli ambienti monastici femmi- servasse da morte violenta, man-
nili, si tradusse ben presto nel tenesse la vista e procurasse altri
vivissimo desiderio di «vedere innumerevoli vantaggi per la salu-
l’ostia». È proprio in questo pe- te. Ci si limitava alla «comunione
riodo che le specie consacrate con gli occhi», contenti di quel-
cominciano a trovare posto sul- la curiosità fanatica, invece di im-
l’altare o accanto ad esse, nelle pegnarsi a prendere parte attiva
«colombe» eucaristiche e in nic- alla celebrazione e quindi alla co-
chie laterali, uscendo dalle sagre- munione. Finita l’elevazione, al-
stie dove erano state conservate cuni se ne andavano perché con-
fino ad allora. sideravano la messa terminata
Al desiderio di vedere l’ostia a quel punto: il pane consacra-
che si faceva sempre più forte, to non domandava più di essere
i sacerdoti risposero elevando il preso come cibo, ma solo guar-
pane consacrato durante il sacra- dato, invocato, adorato.
mento della cena. Quest’uso era Così valorizzata, l’ostensione
già affermato in vari luoghi quan- dell’ostia poteva ormai avveni-
do Odone di Sully, vescovo di Pa- re anche fuori della messa. Si in-
rigi sul finire del XII secolo, stabi- trodusse l’uso di unirla al rito del-
lì che il sacerdote dovesse eleva- la comunione ai malati. Il sacer-
re l’ostia affinché tutti la potesse- dote mostrava il viatico al malato
ro vedere, dopo aver pronunciato per stimolare con pie esortazioni
36 - IL CENACOLO 10/2006
la sua fede nella presenza di Cri-
sto o per favorirne la «comunione
spirituale» qualora egli non fos-
se in condizione di comunicarsi.
Questa pratica di recare l’ostia in
visione agli ammalati sarà vieta-
ta dal rituale di Paolo V solo nel
1614.
L’istituzione della festa del Cor-
pus Domini segnò il logico coro-
namento della nuova pietà.
La luna oscurata
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l DOSSIER adorazione
zione di fede con l’aggiunta di al-
tri gesti complementari come la
processione, l’esposizione e la
benedizione.
La processione del sacramen-
to con la partecipazione di auto-
rità e popolo, divenne un rito pro-
prio della festa, un atto sponta-
neo di pietà che permetteva in-
sieme di vedere l’ostia e di tribu-
tarle omaggio.
Ma la processione con relati-
va benedizione non bastava an-
cora a soddisfare il fervore po-
polare che reclamò una esposi-
zione più prolungata del sacra-
mento sull’altare. Le testimonian-
ze di questa forma cultuale risal-
gono al XIV secolo anche se non
mancano indizi di una preceden-
te pratica devozionale conferma-
ta da ostensori per «ostie miraco-
lose» datati al XIII secolo.
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Le ragioni del culto eucaristico
Interiorizzare la messa
La preghiera di adorazione a Cristo nel sacramento,
prolunga ed intensifica l’intima unione raggiunta con lui
nella messa e nella comunione sacramentale.
Alcune riflessioni per capirne un po’ di più.
U
na delle ragioni stori- in cui il Cristo risorto è presen-
che che hanno favo- te in essa e non si può più ap-
rito il sorgere del cul- prezzare nel suo giusto valore la
to eucaristico fuori presenza del Signore nei doni eu-
dalla messa – quello caristici, se non si integra questa
che noi identifichia- presenza nell’insieme della sua
mo più o meno come attività di Risorto.
preghiera di adorazione eucaristi- Basterà qui sottolineare qual-
ca – è stata la fede nella «presen- che punto. Secondo la dottrina
za reale» di Cristo nel pane e nel dell’ultimo Concilio è la Chiesa il
vino consacrati. Ma la riforma li- sacramento fondamentale, il cor-
turgica prima e la riflessione ec- po del Risorto, il nuovo tempio
clesiale scaturita dal Concilio Va- dove si può incontrare Dio. Con
ticano II poi, sottolineano che il la fede ed il battesimo, ogni cri-
fondamento di questa forma di stiano diventa membro del Corpo
preghiera sta piuttosto nella ce- di Cristo e, anche lui, tempio. Ora,
lebrazione stessa. per pregare non c’è più bisogno
Le sacre specie infatti, come di andare né a Gerusalemme né
recita l’EM (3g) «sono conserva- al monte Garizim (Gv 4, 21) ma
te dopo la messa per estendere dovunque si ha accesso al Padre
la grazia del Sacrificio» e ciò si- per mezzo del Cristo.
gnifica che l’adorazione è come La coscienza dei vari modi in
un’estensione della celebrazione cui il Cristo è realmente presente
eucaristica che resta «l’origine e nella Chiesa, ci aiuta a compren-
il fine del culto che si rende ad dere meglio la natura specifica
essa al di fuori della messa» (EM, dell’adorazione eucaristica.
3e).
Si prega davanti all’Eucaristia, La presenza
L’Agnello pasquale dunque, per interiorizzare la cele- nei doni eucaristici
brazione, per assimilare il signifi-
cato profondo della messa attra- Nel pane e nel vino consacra-
Alla cena dell’agnello, verso un tempo di preghiera. ti c’è una presenza unica e che,
avvolti in bianche vesti, in un certo senso, sorpassa tutte
attraversato il Mar Rosso Il risorto nella Chiesa le altre forme. Che cosa aggiunge
cantiamo a Cristo Signore. essa alla presenza del Cristo che
La preghiera è una ricerca ed è data in ogni vera preghiera?
Il suo corpo, arso d’amore, un incontro di Dio e noi sappiamo Facciamo una comparazione
che essa passa sempre attraver- tra ciò che accadde all’Ultima
sulla mensa è pane vivo; so il Cristo. Non è Lui solo che ci Cena e ciò che avviene in ogni
il suo sangue, sull’altare, rivela il Padre e che è la via che messa. Nell’ultima cena possia-
calice del nuovo patto. a Lui ci conduce? Ma, dove tro- mo distinguere due forme di pre-
vare il Cristo? La risposta spon- senza. Prima il Cristo comunica
Mite agnello immolato, tanea del cattolico a questa do- con i suoi discepoli con la sua
Cristo è la nostra pasqua. manda, fino a pochi anni or sono, parola e, in seguito, si dona ad
Il suo corpo adorabile era semplice: il Cristo è in cielo e, essi nel pane e nel vino. Quan-
sulla terra, è nel SS.Sacramento. do si celebra l’Eucaristia, si sco-
è il vero pane azzimo. Oggi sappiamo che questa rispo- pre una situazione analoga. Sicu-
Inno dei Vespri di Pasqua
sta è incompleta e troppo poco ramente non c’è più ora la pre-
sfumata. La Chiesa ha preso una senza fisica di Gesù come prima
nuova coscienza dei molti modi della sua risurrezione. Tuttavia è
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l DOSSIER adorazione
peccati e la riconciliazione. Non
è soprattutto il Sacramento del-
la Nuova Alleanza, della Pasqua
del Signore, che inaugura la no-
stra liberazione, una vita nuova
ed eterna, un mondo più giusto e
fraterno? Questo dono totale del
Signore ci spingerà al dono di noi
stessi a Lui ed ai nostri fratelli. La
contemplazione quotidiana di co-
lui che si mostra il Servo di Jahvé
allontanerà sempre più l’istinto di
dominazione, per fare di noi pure
dei servi.
Con questa preghiera noi dimo-
riamo nel Cristo, come Lui stesso
ha promesso: «Chi mangia la mia
carne e beve il mio sangue dimo-
ra in me ed io in lui» (Gv 6, 56). Il
corpo di Cristo nell’Eucaristia ci
richiama anche la nostra situazio-
ne attuale, cioè il fatto di esse-
re con tutti i battezzati il corpo di
Cristo, membri gli uni degli altri,
secondo la parola di Sant’Agosti-
no: «È a ciò che voi siete che voi
rispondete: Amen». «Voi ricevete
ciò che voi siete».
Segni e simboli
da rispettare
40 - IL CENACOLO 10/2006
Valore inestimabile
Per questo, mentre una volta
l’ostensorio era posto su un tro-
no distinto dall’altare, ora esso
viene direttamente collocato sulla
I
mensa della celebrazione perché
appaia più evidente che l’Ostia l culto reso all’Eucaristia fuori della Messa è di un valore
adorata viene dalla messa. E co- inestimabile nella vita della Chiesa. Tale culto è stretta-
me nella messa il pane consacra- mente congiunto con la celebrazione del Sacrificio euca-
to è posto sulla mensa per essere ristico. La presenza di Cristo sotto le sacre specie che si
distribuito, così l’esposizione sul- conservano dopo la Messa – presenza che perdura
l’altare richiama il desiderio di Ge- fintanto che sussistono le specie del pane e del vino – deriva
sù che istituì questo sacramento dalla celebrazione del Sacrificio e tende alla comunione, sacra-
perché fosse a nostra disposizio- mentale e spirituale. Spetta ai Pastori incoraggiare, anche con
ne come cibo. Si comprende co- la testimonianza personale, il culto eucaristico, particolarmente
sì che la preghiera di adorazione le esposizioni del Santissimo Sacramento, nonché la sosta
a Cristo nel sacramento, prolun- adorante davanti a Cristo presente sotto le specie eucaristiche.
ga ed intensifica l’intima unione È bello intrattenersi con Lui e, chinati sul suo petto come il
raggiunta con lui nella comunio- discepolo prediletto (cfr Gv 13, 25), essere toccati dall’amore
ne sacramentale. infinito del suo cuore. Se il cristianesimo deve distinguersi, nel
nostro tempo, soprattutto per l’«arte della preghiera», come
n Se la celebrazione dell’Eu- non sentire un rinnovato bisogno di trattenersi a lungo, in spiri-
caristia nel sacrificio della messa tuale conversazione, in adorazione silenziosa, in atteggiamento
è veramente l’origine e il fine del
di amore, davanti a Cristo presente nel Santissimo Sacramen-
culto che ad essa viene reso fuo-
ri dalla messa, significa ancora
to? Quante volte, miei cari fratelli e sorelle, ho fatto questa
che il vero adoratore dell’Eucari- esperienza, e ne ho tratto forza, consolazione, sostegno!
stia è colui che sa anche parteci- Di questa pratica ripetutamente lodata e raccomandata dal
pare pienamente alla celebrazio- Magistero, numerosi Santi ci danno l’esempio. In modo par-
ne della messa, con attenzione, ticolare, si distinse in ciò sant’Alfonso Maria de’ Liguori, che
devotamente, nutrendosi del cor- scriveva: «Fra tutte le devozioni, questa di adorare Gesù sacra-
po di Cristo e vivendo in quella mentato è la prima dopo i sacramenti, la più cara a Dio e la più
dimensione di dono di cui il pane utile a noi».
è segno. È questo continuo riferi- L’Eucaristia è un tesoro inestimabile: non solo il celebrarla,
mento alla messa che deve emer- ma anche il sostare davanti ad essa fuori della Messa consen-
gere dalla preghiera di adorazio- te di attingere alla sorgente stessa della grazia. Una comunità
ne davanti all’Eucaristia. cristiana che voglia essere più capace di contemplare il volto di
Cristo… non può non sviluppare anche questo aspetto del cul-
n Allo stesso modo, come nel- to eucaristico, nel quale si prolungano e si moltiplicano i frutti
la messa vi è un intimo e inscin- della comunione al corpo e al sangue del Signore.
dibile legame tra la mensa della
Parola e quella del pane, così in
(Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, 25)
ogni preghiera di adorazione eu-
caristica deve apparire evidente
questo rapporto. Del resto l’in-
troduzione generale al rituale per
il culto eucaristico, richiamando-
si alla Costituzione conciliare sul-
la liturgia, ricorda che Cristo è
egualmente e realmente presen-
te anche nella sua parola.
È con questa chiarezza di idee
che durante l’esposizione, insie-
me con canti e preghiere, si rac-
comanda caldamente di dedicare
«un tempo conveniente a letture
della parola di Dio e a un po’ di
adorazione silenziosa». Ed è tan-
to importante questo momento di
confronto con la parola di Dio e di
riflessione personale che «è vie-
tata l’esposizione fatta solo per
impartire la benedizione». •
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l DOSSIER adorazione
42 - IL CENACOLO 10/2006
damentali Al centro
della vita
/ La celebrazione dell’Eucaristia è il
centro di tutta la vita cristiana, sia per la
Chiesa universale che per le comunità lo-
cali della Chiesa stessa. (n. 1)
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