Sei sulla pagina 1di 295

Questo volume è stato pubblicato grazie al contributo finanziario

del Credito Industriale Sardo.

Grafica Elleci, Roma.

ISBN 88-7138-067-3

© Copyright 1993 by Carlo Delfino editore, Via Rolando 1 1/a, Sassari

2
Ai nostri genitori

Esiste un'altra forma di tentazione, ancora più


pericolosa: il morbo della curiosità... È quello che
ci spinge a cercare di scoprire i segreti della natu-
ra, quei segreti che sono al di là della nostra com-
prensione, che non ci possono servire a nulla e che
gli uomini non dovrebbero desiderare di apprende-
re... In questa immensa foresta, piena di traboc-
chetti e di pericoli, mi sono tirato indietro e ritratto
da queste spine. Nel mezzo di tutte queste cose che
volteggiano incessantemente attorno a me, nella
vita di ogni giorno, non provo mai sorpresa per
alcuna di esse e non sono mai sedotto dal genuino
desiderio di studiarle... Non sogno più le stelle.
SANT'AGOSTINO D'IPPONA

Ho... un terribile bisogno... devo dirlo?...di


religione. Allora esco di notte e dipingo le stelle.
VINCENT VAN GOGH

La più vecchia di tutte le filosofie, quella del-


l'Evoluzione, fu legata mani e piedi e gettata nel-
l'oscurità durante il millennio di scolasticismo teo-
logico. Ma Darwin infuse nuova vita nel vecchio
schema; i legami si ruppero, e il pensiero rivitaliz-
zato dell'antica Grecia si è dimostrato un'espressio-
ne più adeguata dell'ordine universale delle cose di
ogni altro schema accettato dalla credulità e bene
accolto dalla superstizione delle ultime settanta
generazioni di uomini.
THOMAS HENRY HUXLEY

Siamo una civiltà scientifica, il che vuoi dire


una civiltà in cui la conoscenza e la sua integrità
sono aspetti determinanti. Scienza è solo una paro-
la latina che vuol dire conoscenza... E la conoscen-
za è il nostro destino.
JACOB BRONOWSKI
Prefazione

Nel precedente volume – il primo dei cinque previsti E la Sardegna ancora si rivela, da un punto di vista
sotto il titolo generale "Animali di Sardegna e dedica - faunistico, "un'isola magica nella quale si conservano
to agli anfibi ed ai rettili – Franco Puddu e Maria i diretti discendenti di animali vissuti in epoche lon -
Viarengo non hanno soltanto offerto una convincente tanissime, che riuscirono a sopravvivere ai cambia -
dimostrazione delle loro notevoli capacità di studiosi menti geologici, alle glaciazioni e all'impatto umano e
e ricercatori: hanno anche saputo dare una robusta dove anche le specie di recente penetrazione finiscono
sottolineatura al valore ed al significato della divul - per assumere un volto del tutto caratteristico e parti -
gazione, cioè del rigore scientifico felicemente coniu - colare". E di nuovo al profano è offerta la preziosa
gato con l'agilità e l'accessibilità della forma. Accolta occasione di scoprirsi comproprietario di un patrimo -
con vasti e meritati consensi, l'opera ha avuto così il nio faunistico che "sotto molti aspetti è unico, che
pregio di proporsi – rifiutando giustamente l'ipotesi di molti ci invidiano e che tanti, purtroppo, ci insidiano
ghetti elitari – ad un pubblico almeno potenzialmente con le raccolte indiscriminate a fine di commercio o
illimitato. A quel pubblico, qui in Sardegna come di collezionismo, col bracconaggio, gli incendi, l'al -
altrove, che ha sete di conoscenza e chiede di poterla terazione degli ambienti naturali". Da questa scoper -
soddisfare ma che giustamente rifiuta il linguaggio ta dovrebbe discendere – e l'augurio degli autori in
riservato – come l'ingresso nei cantieri edili – ai soli questo senso va decisamente sottoscritto – un coinvol -
addetti ai lavori. gimento collettivo, una corale sensibilità ed un gen -
Non era l'unico pregio di quell'interessante volume erale impegno. Se non altro – ma è soltanto una bat -
ma di certo il principale. Del resto, dichiarandolo tuta –per avvert i re il peso dell'amareggiato rim -
apertamente nel risvolto di copertina per voce dell'ed - provero di un naturalista come Raniero Massoli Nov -
itore, i due autori se lo erano imposto come traguar - elli che afferma: "Ogni specie vivente contribuisce
do: "Questo è il primo volume d'una serie – avevano all'equilibrio dell'ambiente naturale, salvo una che
affermato – volta a descrivere scientificamente tutti ben conosciamo".
gli animali della Sardegna. E la parola 'descrivere'
indica il tono fondamentale dell'opera: quello dell'al - Michele Di Martino
ta divulgazione, in cui l'esattezza sempre controllata
delle informazioni si accompagna ad una particolare
attenzione alla forma espositiva".
Nobile proposito e traguardo puntualmente raggiunto.
E con piena conferma, adesso, in questo secondo vol -
ume della serie dedicato a "I mammiferi" che come
l ' a l t ro si segnala anche per il livello grafico dell' -
opera, per la ricchezza del materiale iconografico
(fotografie, disegni, tavole esplicative, ecc.).
Di nuovo, fermando l'attenzione e l'interesse di stu -
diosi su un "universo" che il lettore – qualunque let -
t o re – viene invitato a scoprire, Franco Puddu e
Maria Viarengo si fanno attenti, scrupolosi e infatica -
bili esploratori: puntuali le descrizioni, esauriente
l'individuazione delle specie, rigoroso l'apparato sci -
entifico, suggestivi i riferimenti locali (non soltanto i
nomi in lingua e dialetti sardi ma anche le credenze, i
pregiudizi, le leggende, le pratiche magico–medici -
nali).

5
Animali di ieri, di oggi e di domani

Il paese che ha praticato più intensamente la zoola - Se il gatto bene o male ci lega alla terra, il cane
tria è stato l’Egitto. Negli animali quell’antico popolo invece nelle mitologie più diverse riconduce agli infe -
vedeva l’incarnazione di quanto il divino ha di ri: diventa la guida dell’uomo nella notte della morte,
migliore e di più temibile, ogni città aveva un animale come ne è stato la guida nel giorno della vita. Ma è
che conosceva una rigorosa protezione perché imper - anche un eroe dell’aldiqua: eroe civilizzatore, antena -
sonava il dio tribale. Sono state trovate moltissime to mitico, simbolo di potenza sessuale e quindi di eter -
mummie di animali e la cura della loro sepoltura era nità, traboccante della stessa vitalità della natura.
oggetto di una devozione profonda. Prendersi cura così il Giappone, che disprezza e teme il gallo, esalta
degli ibis, dei falchi, dei cani e dei gatti ed inumarli il cane, come compagno fedele, protettore dei bambi -
dopo averli unti d’olio e fasciati di stoffe, era un atto ni, coadiutore delle donne nel travaglio del parto.
religioso come dare da mangiare all’affamato, acqua Anche il cavallo, come il cane, vive tra la notte e il
all’assetato, un abito a chi ne era privo. giorno. Emerge galoppando dalle viscere della terra
Anche i Cinesi erano devoti degli animali, ma non nel suo primo farsi, o scaturisce dagli abissi del mare:
di quelli domestici ed invece di quelli selvatici. Questi c reatura delle tenebre. Ma il cavallo è anche il
avevano il potere di trasformarsi in uomini, anzi anti - des/nero solare, ne tira il cocchio condotto da Apollo.
cipavano gli uomini con le loro qualità specifiche, con E nessuno degli animali è più intelligente e più bello
l’astuzia la volpe, con la ferocia la tigre. E inoltre del cavallo.
tanto li incantava il mondo animale, che lo accresce - Infine può accadere che la stima di un animale,
vano e moltiplicavano, inventando animali favolosi e l’universale riconoscimento della sua bontà e utilità,
dalle forme bizzarre: il corvo solare che aveva tre possano essere slate l’origine della sua eliminazione
zampe raffiguranti il cielo, la terra e l’uomo, la volpe senza rimorsi da parte dell’uomo. Il bue era presso i
a nove code tante quante erano le regioni dell’impero, Greci un animale sacro, e l’ecatombe, cioè la uccisio -
il centauro con due busti umani aderenti l’un l’altro, ne di cento esemplari di questo animale possente e
esseri mostruosi dotati di teste umane sorrette da colli quieto, ne faceva una vittima sacrifica/e.
a forma di serpente. Ma, quando Apollo subisce l’affronto di Ermes che
È comune a religioni diverse il simbolismo degli gli ruba i buoi che gli erano sacri, il ladro viene per -
animali come forze cosmiche, materiali o spirituali. donato soltanto donando ad Apollo la lira da lui
Gli Egiziani raffiguravano i loro dei con teste di ani - inventata, fatta di pelli e di nervi di bue tesi su una
mali, nel Cristianesimo gli evangelisti sono spesso tartaruga svuotata. Solo Ulisse sfugge alla morte per -
rappresentati da animali e una colomba raffigura lo ché si è astenuto dal mangiare carne di bue nell’isola
Spirito Santo. di Trinacria, mentre i compagni affamati che se ne
Nella simbologia animale si racchiude un ‘antica erano cibati disobbedendogli muoiono tutti. Anche il
sapienza arrivata fino a noi. Sole predilige talvolta i buoi ai cavalli: port a n o
La natura ambigua del gatto, insieme pacifico e anch’essi il cocchio ed hanno una bianchezza imma -
sornione, suggerisce una simbologia contraddittoria. colata e corna tutte d’oro. Nell’Asia Orientale ancora
In Giappone è una specie di iettatore e uccide le perdura la loro immagine di dolcezza e sapienza: se
donne per prenderne le forme; nel mondo buddhistico nefa il simbolo del distacco dalla terra e servono da
gli si rimprovera di essere stato con il serpente cavalcatura ai saggi.
l’unico animale che non si è commosso alla morte di Ancora nei giorni nostri certi animali sono rimasti
Buddha. In india invece si sono innalzate statue di sacri. Se ci sono tuttora animali impuri, come il maia -
gatti asceti e in Cambogia lo si mette in una gabbia e le nel mondo islamico, la santità della vacca è stata al
lo si porta di casa in casa salmodiando per invocare centro del movimento dell’indipendenza indiana gui -
una pioggia che sicuramente verrà. dato da Gandhi. E vero che egli metteva in guardia

7
dalle esagerazioni e l’induismo non dice di uccidere Il primo volume della serie dedicata alle forme che
un uomo per salvare una vacca, ma anche le ironie gli animali assumono in Sardegna, che vanno pubbli -
degli stranieri verso le manifestazioni della venera - cando due giovani e valorosi studiosi, quali sono
zione di cui la vacca gode in India non sono accetta - Franco Puddu e Maria Viarengo, era dedicato agli
bili. La vacca è il simbolo di tutte le creature, e in anfibi e ai rettili, e per quanto gli autori vi abbiano
particolare simboleggia la maternità: offenderla è e s e rcitato una part i c o l a re intelligenza critica ad
come offendere Dio. accompagnare le vere e proprie descrizioni zoologi -
Quale il futuro riservato agli animali, quale il che con la demolizione delle false credenze e delle
seguito dell’alterna vicenda di esaltazione e di ese - superstizioni dure a morire, che ispirarono le feroci
crazione, di protezione e di persecuzione, che hanno persecuzioni di cui sono stati oggetto, da tempo
accompagnato dalla preistoria ad oggi la convivenza immemorabile, da parte dell’uomo, non siamo molto
difficile fra gli uomini e gli animali? Richard Lewin - sicuri che il fine di civiltà che l’operazione si ripro -
sohn (Morus) così lo ipotizza nella conclusione del metteva sia stato raggiunto o anche solo di un poco
suo celebre Gli animali nella storia della civiltà, pur sia stato spostato il monolite di rozze cognizioni che
considerando le cure nuove, con allevamenti ed inter - grava su quel settore. Serpenti, vermi, lucertole ecc.
venti tecnici di ordine genetico, che l’uomo dopo una sono ancora guardati con sospetto, anche solo la vici -
lunga sequenza diferocie ha usato nei confronti del nanza rinnova l’antico ribrezzo, ispira l’ostilità,
mondo animale: «E ciò nonostante, anche con tutte muove il piede a schiacciarli.
queste considerazioni salomoniche, non cambia il Eppure quel libro spiegava con larghezza di prove
fatto che l’uomo ha assoggettato il regno animale alla l’infondatezza della loro pericolosità, ed anzi in più di
sua volontà in misura sempre più vasta». un caso dimostrava la loro utilità, il compito che molti
Egli ha vinto dapprima i grandi animali, alcuni ne di essi assolvono in natura di disinfestazione di
ha sterminati, altri li ha decimali e ha ridotto in suo ambienti da insetti, essi sì pericolosi, che li dovrebbe
potere i più timidi in modo così completo, da divenire affrancare dalla crudele ostilità degli uomini.
arbitro assoluto della loro sopravvivenza. Egli deter - Dicendo questo, sottolineiamo ancora quanto sia
mina il loro numero uccidendoli e allevandoli, con la avanzato il tipo di ricerche messo in atto da Franco
selezione cerca perfino di modificare le loro qualità. Puddu e Maria Viarengo che non sono caduti nello
L’uomo si è dimostrato impotente di fronte agli esseri specialismo angusto che caratterizza il nostro tempo.
piccoli e piccolissimi, ma anche qui negli ultimi cento Gli autori sapevano che gli animali vivono fra noi e
anni è riuscito a provocare profonde traformazioni. che la vita dell’uomo è ad essi strettamente legata:
Ha annientato intere famiglie ricacciandone molte perciò già nel volume sull’erpetofauna accanto alla
a l t re in zone limitate della superficie terrestre. Per zoologia propriamente detta hanno convissuto
e s p r i m e rci darwinisticamente, nella lotta per l’esi - l’antropologia, la sociologia, la storia, la linguistica.
stenza ha esercitato una selezione – quantitativa e Già quel volume era uno spaccato della vita sarda,
qualitativa – non solo della propria specie, ma anche assai più largo di quanto non sare b b e ro state le
di molte altre. Questo enorme lavoro non è cert o descrizioni delle particolari forme che la fauna assu -
ancora completo. In regioni molto vaste della terra me nell’isola. Franco Puddu e Maria Vi a rengo vi
l’uomo sta ancora conducendo una lotta instancabile hanno invece scoperto un costume e una cultura, che
contro gli animali che minacciano la sua vita, non meno che attraverso altri rapporti svelano attra -
soprattutto contro gli insetti che trasmettono malat - verso lo studio della convivenza con gli animali i loro
tie mortali e distruggono i raccolti nei campi, in alcu - connotati specifici, i loro ritardi, il duro zoccolo di un
ne zone, è indietreggiato di fronte ad essi. Ma in com - irriducibile irrazionalismo. Lo avevano fatto non solo
plesso, in un tempo dal punto di vista geologico con la consultazione puntigliosa della letteratura
straordinariamente breve, ha conseguito vittorie come scientifica sull’argomento, ma anche con insistita
verosimilmente nessun altro essere vivente prima di esplorazione sul campo, che li ha portati a cogliere
lui, e tutto fa pensare che l’essere o il non essere degli sulle labbra dei sardi il relitto di una leggenda, la
animali dipenderà nelfuturo, ancor più che nel passa - sopravvivenza di una superstizione, una terminologia
to dal volere dell’uomo arcaica e popolare renitente a qualsiasi cambiamento.
Anche solo questo basti apremettere, a quanto più Una metodologia così ricca di risultati meritava di
specificatamente diremo di quest’opera, che gli ani - essere conservata. E dunque anche questo volume
mali appartengono alla vita dell’uomo, si confondono destinato alla mammalofauna raggiunge il duplice
con la sua origine e con la sua sorte. scopo che l’opera si era prefissa fin dal suo esordio:

8
di scrivere un capitolo aggiornatissimo sulla storia leggano le pagine dedicate al riccio ed alla descrizio -
naturale e di accompagnarlo con la individuazione ne minuziosa del suo arrotolarsi per il letargo, delle
dei rapporti che questi animali – i mammiferi hanno sue lotte per la sopravvivenza (neppure il serpente gli
avuto ed hanno con l’uomo nell’isola. Il risultato che resiste), delle sue cacce che durano, quasi orologio
questa parte dell’opera raggiunge è al riguardo assai alla mano, solo sei ore mentre le altre ore sono tassa -
diverso da quello cui perveniva il volume su gli anfibi tivamente dedicate al riposo, dei suoi amori con i
e i rettili: lì quasi non c’era scampo o non era dise - rituali del corteggiamento e le posizioni dell’amples -
gnata una speranza per quegli animali, qui i mam - so, se non fossimo assaliti dal dubbio che, essendo
miJèri sembrano diventare, più degli infelici serpenti «lettori» senza specifica competenza scientifica,
o anche solo degli innocenti gechi domestici, i nostri potremmo anche nuocere agli autori e alla scientifi -
compagni di strada. cità dell’opera, che è severa e di grande rigore ,
Non che manchino anche nei loro confronti diffi - saremmo tentati a concludere che il libro è anche una
denze ed ostilità ma se pensiamo solo ai mammiferi di piacevole lettura, dove alla chiarezza della parola si
casa – gatti e cani – si conclude che questa classe di accoppia la forza della narrazione della vita di questi
v e rtebrati è stata più fortunata delle altre. Cert o altri nostri compagni di strada, accostati con occhio
anche i mammiferi non hanno una vita comoda, e la acuto e senza schermi, e quindi più amati.
catena alimentare ha le sue leggi crudeli e non lascia Antonio Romagnino
scampo. non esiste anche fra loro un cimitero degli
elefanti e nessuno o quasi muore di vecchiaia.
Anche queste cacce fra «confratelli» sono descritte
dai due autori e così apprendiamo che il ghiro, che
nell’inverno conosce un soporoso letargo, se lo man -
gia la martora o il gatto selvatico, ma anche gli
uccelli notturni rapaci ne sono ghiotti. E sempre però
l’uomo il nemico numero i e gli autori non mancano
di sottolineare come alla violenza individuale si
accompagni la disattenzione della legge che non
interviene a proteggere convenientemente. Per esem -
pio, ancora il ghiro, che è presente in Sardegna con
una sottospecie endemica che è diventata rarissima, è
quasi del tutto scomparso e se ne è andato col silenzio
legislativo e con la distruzione delle foreste che costi -
tuivano il suo habitat naturale.
Ma è la persecuzione collettiva che gli autori metto -
no in evidenza, socialmente contribuendo ad un salto di
qualità nei rapporti col mondo animale, che in Sarde -
gna sono ancora retrivi. E proprio paradossalmente la
curiosa ricchezza dei termini con cui si designa una
specie a provare l’odio che la circonda. Questo vale
soprattutto per la volpe, sulla quale vengono raccolti
cinquanta fra nomi ed espressioni connotative di un
dispregio o di una avversione. Solo ad Orani, Ollolai e
ad Orune questo canide è chiamato Gurpe e, se l’eti -
mologia non è sbagliata, solo in questo nome sardo si
perpetua il termine latino Vulpes.
Ma il Jàscino di quest’opera è forse un altro :
n e l l ’ o s s e rvazione, mai fredda e sempre in vece part e c i -
pata, cui gli animali sono sottoposti. Anzi proprio qui
il libro svela la sua genesi che non è libresca, ma ope -
rativa e pratica. Gli animali sono seguiti dal primo
schiudersi all’esistenza, nella vita familiare che imme -
diatamente li accompagna, nelle cacce, negli amori. Si

9
Introduzione

I principi che ci hanno ispirato nella stesura di que- menti scorretti ed anche persecutori nei confronti
sto secondo volume dell’opera dedicata agli animali degli animali.
della Sardegna non differiscono da quelli seguiti nella Poiché quest’opera è dunque anche un modo di
prima parte relativa agli Anfibi e ai Rettili. La Mam- esprimere le nostre idee e di evidenziare tutto un
malofauna sarda viene infatti presentata sotto tutti i mondo interiore basato su una determinata visione
punti di vista: etnozoologico, protezionistico, legisla- della vita, si è ora ritenuto necessario rendere note le
tivo, paleogeografico, tassonomico, ecologico, etolo- più importanti considerazioni che ci hanno portato a
gico e biologico. realizzarla così com’è.
Abbiamo dato ampio risalto alle varie ipotesi for- Essendo poi tali considerazioni intimamente legate
mulate dagli studiosi in merito al popolamento mam- alla storia del genere umano, non sarà inopportuno
mologico della Sardegna, e ciò non solo al fine di rivederne qui, brevemente, i principali aspetti che ci
esporre le stesse, ma anche di far conoscere quel poco riguardano.
che si sa sulla storia della vita in Sardegna. Si scopre Davanti alla grandiosità degli elementi naturali e ai
così che, in un lontano passato, sono vissuti nell’Isola grandi “misteri” della vita, l’uomo si è sempre posto
Cervi nani dalle corna enormemente sviluppate, pic- domande non solo su problemi fondamentali quali
coli Elefanti, Bertucce, Antilopi, Ippopotami nani, l’origine dell’Universo e della vita e il loro destino
Talpe, Ghiri, Prolaghi. Abbiamo perciò tentato di dare ultimo, ma anche su quelli di tutti i giorni, come
un quadro riassuntivo di quanto è stato oggi acquisito l’improvvisa morte o il repentino ammalarsi del
dalla Scienza in questo campo. Il lettore tenga però bestiame, l’appassimento di una pianta, lo star male di
sempre presente che in paleobiogeografia esistono un parente o di un altro membro della tribù, la com-
poche certezze e nuove scoperte fossili o geologiche parsa di verruche sulla pelle etc.
potrebbero cambiare nel giro di pochi anni alcune di Con pochissime eccezioni questi problemi furono,
queste ipotesi. in passato, competenza di poeti, filosofi, teologi e
Abbiamo arricchito la parte etnozoologica con sciamani e, solo relativamente al vivere quotidiano,
l’inserimento di un gran numero di detti popolari e anche dell’uomo comune.
proverbi, direttamente raccolti dalla voce del popolo o I nostri lontani antenati, esplorando con acuta sensi-
acquisiti attraverso un’accurata ricerca bibliografica. bilità ma solo in modo pratico ed intuitivo privo di
Alcuni di questi sono particolarmente interessanti per- presupposti melodici – l’ambiente in cui vivevano,
ché si riferiscono a comportamenti o caratteristiche svilupparono un patrimonio di conoscenze basate
degli animali, realmente esistenti e colti con acutezza sull’esperienza che, tramandandosi di padre in figlio,
dal popolo. si accumulò nel tempo permettendo di rendere
Il lettore attento si sarà certamente già reso l’ambiente sempre più consono alle necessità della
conto, nello scorrere il primo volume sugli Anfibi propria vita.
e i Rettili, che l’intera opera non vuole essere solo Era la “scienza del concreto”: cioè quel particolare
una semplice elencazione di dati: spesso davanti a tipo di conoscenza intuitiva ancor oggi posseduta da
tradizioni e credenze particolarmente dannose per contadini, pastori e pescatori, capaci di cogliere i cam-
molti animali e di fronte alla mancanza di una loro biamenti del tempo sulla base di minimi indizi, oppu-
adeguata protezione, reale oltreché legislativa, re dall’artigiano, abile nello stabilire la qualità di un
abbiamo ritenuto doveroso esprimere in modo materiale dalle sue caratteristiche esterne e quindi nel
chiaro e deciso il nostro parere anche a costo di lavorarlo in un determinato modo.
apparire un po’ duri nel confutare, alla luce delle Alcune civiltà del passato o alcuni degli attuali
attuali conoscenze scientifiche, credenze tradizio- popoli “primitivi” produssero così società non antago-
nali del popolo sardo che producono comporta- niste della Natura, ben inserite nell’ecologia degli

11
ambienti in cui vivevano o vivono. Ne è prova l’estre- come noi, la necessità di spiegare i fenomeni naturali
ma attenzione che molti di questi popoli hanno o osservati e di rispondere alle domande sull’origine
hanno avuto nel classificare gli animali e le piante del dell’Universo; non potendo farlo in altro modo, ricor-
loro ambiente: gli Hanunoò delle Filippine riconosco- sero alla fantasia ed alla leggenda, creando i miti.
no 75 specie di Uccelli, 12 di Crostacei e 60 di Pesci Ci fu perciò un dio o una dea per ogni faccenda
ed addirittura 12 di Serpenti e 13 di Formiche, animali umana. Niente poteva accadere senza il loro interven-
considerati del tutto inutili in altre culture. to. Gli dei avevano inoltre un carattere estremamente
Purtroppo l’evoluzione culturale dei popoli occi- mutevole ed instabile, per cui era assai difficile preve-
dentali, troppo antropocentrica, non è quasi mai stata dere cosa avrebbero fatto: una loro buona disposizio-
sintonizzata su questo canale; troppo vaga è ad esem- ne portava tranquillità e felicità, mentre la loro ira
pio la tassonomia sarda: Rospi, Rane, Raganelle e determinava terremoti ed altre calamità naturali, guer-
Discoglossi vengono tutti denominati Rana o Arrana re, pestilenze, siccità, carestie. La Natura a sua volta,
(solo in qualche località alcuni distinguono la Raga- essendo retta dagli dei, risultava anch’essa di difficile
nella e il Rospo); i Serpenti son chiamati tutti Coloru comprensione: era un mistero!
o Pibera; le Lucertole prendono tutte il nome di Ziri- Per migliaia di anni gli uomini furono oppressi
cheltu, Tilichetta, Caluscertula, Argilestru etc.; i dall’idea che l’Universo e la Natura fossero marionet-
Gechi quello di Pistilloni e così via. te mosse dalla mutevole volontà di una o più divinità
Questa mancanza di un nome che caratterizzi le ed il loro desiderio di sapere, la loro necessità di capi-
varie specie (soprattutto se considerate inutili o dan- re i fenomeni naturali furono sviati da inconcludenti
nose) è tipica della maggior parte delle culture occi- spiegazioni religiose.
dentali, da sempre più interessate a scontrarsi e sotto- Fra il 600 e il 400 a.C. ci fu però una grande rivolu-
mettere l’ambiente naturale anziché inserirsi in esso e zione intellettuale nelle numerosissime isolette greche
utilizzarlo secondo le sue leggi. E proprio da questo del Mar Egeo. Probabilmente tutto nacque dal fatto
antico atteggiamento, perpetuato poi dalla tradizione che l’isolamento insulare non permise ad un’unica
aristotelica e dalle religioni, che son nate, a nostro autorità di imporre un’uniformità sociale, intellettuale
avviso, l’incapacità o la difficoltà della maggior parte e religiosa su tutte le isole e dal fatto che il potere era
delle popolazioni occidentali d’oggi di avere un in mano ai mercanti.
approccio positivo con la Natura, basato sul desiderio Questi erano per tradizione abituati alle cose prati-
di conoscere, di sapere e di ricordare una certa espe- che e non trovarono strano ricorrere a metodi speri-
rienza. Così molto spesso si va in campagna quasi mentali per indagare sui fenomeni della Natura cui
esclusivamente per prendere funghi, asparagi, erbe erano interessati. La lettura e la scrittura si diffusero,
selvatiche, legna o per uccidere i pochi animali divenendo patrimonio di tutti; la libertà di pensiero, di
sopravvissuti alle precedenti cacce, agli incendi e ad critica e di ricerca fu possibile e nacquero nuove idee.
un uso non sufficientemente ponderato della tecnolo- L’Universo non venne più visto come un mistero
gia. inconoscibile, governato da dei incostanti ed irascibili,
Ma torniamo ai nostri antenati. La scienza del con- ma come una realtà accessibile all’intelletto umano,
creto era un ottimo strumento di conoscenza per quei regolata da leggi e princìpi che, presentando regola-
tempi e permise all’uomo di strappare, sempre più rità, potevano essere conosciuti tramite l’osservazione
rapidamente, alla Natura un gran numero di conoscen- e l’esperimento: è questo il metodo che ancor oggi
ze, finché circa diecimila anni fa si verificarono i domina la Scienza.
primi sconvolgenti cambiamenti sociali, dovuti alla Nel pensiero e nell’opera di uomini come Talete e
rivoluzione agricola e a quella metallurgica. Anassimandro di Mileto, Ippocrate di Agrigento,
Sebbene attraverso la scienza del concreto si potes- Democrito, Anassagora e Aristarco erano già presenti
sero cogliere certe relazioni tra i fatti e dare bene o tutti i semi delle moderne teorie scientifiche sull’Uni-
male un ordine alla realtà multiforme, la mancanza di verso, il sistema solare, la struttura della materia,
presupposti metodici rendeva impossibile cogliere l’evoluzione della vita e dell’uomo.
certe regolarità dei fenomeni fisici; l’insufficiente svi- L’influenza dei filosofi ionici purtroppo fu sentita
luppo della matematica e della geometria rendeva dif- solo per due o tre secoli, poi un’ondata di disprezzo
ficile esprimere con esse le leggi fisiche, gli astri poi per le cose pratiche e per la manualità si diffuse nel
esulavano dall’esperienza reale e i fenomeni vitali mondo antico. L’iniziativa umana fu bloccata quando
restavano sempre del tutto incomprensibili. si ritenne che le scoperte più inquietanti dovessero
Gli uomini del passato sentivano però, anche loro essere nascoste ai più per restare appannaggio di

12
ambienti ristretti, quando si disprezzò l’esperimento mentale venne demolita agli inizi del 1600 da Galileo
per accettare il misticismo, quando si esortò a pensare Galilei, il quale dimostrò che i fenomeni naturali pre-
ai fenomeni naturali senza perdere tempo ad osservarli sentano regolarità che possono essere espresse con
e quando ci si schierò contro il libero confronto di leggi matematiche, dedotte dai risultati dell’esperi-
opinioni diverse. mento. Era il definitivo trionfo della filosofia ionica.
Forse gli uomini avrebbero riscoperto prima il Attualmente viviamo in un’epoca caratterizzata da
metodo sperimentale e la filosofia ionica se la visione un’elevata libertà di pensiero e di critica, nella quale
aristotelica del mondo non fosse entrata, durante il la Scienza e la Tecnologia hanno fatto passi da gigante
Medio Evo, a far parte integrante della religione e non e hanno assunto un ruolo primario come strumenti
fosse diventata un dogma inconfutabile. utili a penetrare i segreti dell’Universo, al punto che,
Il sistema geocentrico medievale non era solo carat- grazie alle conoscenze laboriosamente strappate alla
terizzato dal fatto di porre la Terra al centro dell’Uni- Natura attraverso un accurato lavoro di osservazione,
verso, come troppo semplicisticamente si insegna riflessione e sperimentazione, siamo in grado di intra-
attualmente. In realtà era un modo di vedere e di vedere alcune risposte a molte di quelle domande che
“conoscere” il mondo, una vera e propria filosofia di gli uomini si son sempre posti da quando esistono.
vita. Eppure tra le credenze del passato giunte fino a noi
L’Universo era formato da nove sfere concentriche ne persistono ancora tenacemente molte che, a nostro
di cristallo che ruotavano incessantemente l’una den- parere, non possono essere più considerate come un
tro l’altra. La sfera della Luna era la più vicina alla modo di conoscere il mondo, ma devono ritenersi, in
Terra e divideva l’Universo in due parti: il mondo quanto ampiamente smentite da dati di fatto inconfu-
delle sfere celesti, che era il regno della perfezione tabili, superstizioni, ossia tendenze ad attribuire a
regolato da leggi inaccessibili all’intelletto umano, e il cause occulte o soprannaturali avvenimenti che posso-
mondo sublunare, imperfetto e sottoposto a leggi dif- no essere spiegati con cause naturali, o pregiudizi e
ferenti, di cui la Terra faceva parte. L’uomo poteva cioè opinioni sbagliate, dovute a scarsa conoscenza
riuscire a capire solo le leggi che regolavano il mondo dei fatti o ad accettazione acritica di errate credenze
inanimato, mentre i fenomeni vitali e le forze che altrui.
regolavano il moto degli astri restavano al di fuori Tornando ora all’argomento che più da vicino
delle possibilità di comprensione dell’intelletto riguarda il presente lavoro diremo che l’azione
umano. La Natura era considerata come un mistero, di questi “relitti culturali” può attualmente esse-
dominato da forze occulte, da affrontare con la magia. re neutra, talora positiva, ma in moltissimi casi
Si credeva che i vegetali, gli animali e gli uomini negativa. Basti pensare a coloro che ancor oggi
vivessero perché dotati di un’anima immateriale di si rivolgono a “guaritori” di vario genere col
vario tipo: vegetativa nelle piante, sensitiva negli ani- r i su l t at o d i v ede re spe ss o aggr ava t a l a l o ro
mali e intellettiva negli uomini. Le anime erano malattia e all’ancor più pericoloso tentativo di
l’essenza stessa della vita. Si guarivano i malati con voter risolvere i problemi di una società com-
veri rimedi medici accomunati alla magia e a pratiche pletamente modificata dalla tecnologia,
occulte; si credeva che ogni organo obbedisse ad un dall’econo mia, dai vaccini, d agl i an tibi otici,
particolare spirito, che poteva essere influenzato da dagli ant iconcezionali , dall e macchine e d ai
determinate sostanze. computers, riferendosi ad inadatte dottrine poli-
Il fatto poi che il mondo sublunare fosse imperfetto tiche o morali di un passato più o meno remoto.
portava a credere che non esistessero regolarità nei Certe credenze, coi comportamenti che ne deri-
fenomeni fisici e naturali, per cui si riteneva del tutto vano , po sso no ci oè essere inn ocue o perfino
inutile la misurazione e la messa a punto di strumenti u ti l i in u n d et erm i nat o co n tes to s o cial e, m a
di precisione. Tutte queste credenze inoltre non erano molto spesso diventano assurde o nocive in un
considerate mere ipotesi da verificare con fatti concre- altro: dobbiamo cercare perciò di adattare sem-
ti, ma vere e proprie verità da non mettere mai più in pre più la nostra cultura e i nostri comportamen-
discussione. ti ai problemi delle nostre società.
Tutto ciò produceva una grande immobilità di pen- La persistenza poi di pregiudizi e superstizioni rela-
siero, un’enorme tendenza a perpetuare lo status quo tive agli animali pone talora gravi problemi di soprav-
per paura di qualunque cambiamento e portava a per- vivenza ad alcune specie già minacciate dalle profon-
seguitare coloro che proponevano idee eterodosse. de alterazioni ambientali determinate dall’uso inade-
Questa visione antropocentrica, mistica e antisperi- guato della tecnologia, dalla caccia e dal bracconaggio

13
È inoltre del tutto inaccettabile che, solo sulla base rifiuto di scegliere) il futuro dei nostri figli: sarà roseo
della millenaria vetustà di questi relitti culturali, si o apocalittico? Non ci è dato saperlo, ma è certo che
legittimino e si perpetuino comportamenti persecutori spetta a tutti noi fare in modo che sia il migliore pos-
nei confronti di specie non solo innocue, ma addirittu- sibile.
ra utili per l’elevato numero di animali dannosi che Ci preme infine sottolineare il carattere divulgativo
divorano. dell’opera: il nostro obiettivo al riguardo è infatti sem-
Ecco perché abbiamo commentato credenze e pre- pre stato quello di assemblare, sulla base di determi-
giudizi alla luce delle attuali conoscenze scientifiche, nati princìpi, tutti i dati relativi alla Fauna sarda in
cercando di mettere in evidenza le modalità con cui si nostro possesso e di renderli accessibili al grande pub-
sono sviluppati e quanto di vero o di falso vi è in essi. blico non solo riunendoli, ma soprattutto rendendoli il
Quando necessario, abbiamo poi cercato di dimostrare più possibile semplici e comprensibili.
come certe convinzioni debbano essere messe da parte L’opera è corredata da due indici che permettono,
davanti ad osservazioni e dati scientifici chiaramente conoscendo il nome dialettale, italiano, francese,
documentati. Abbiamo, in definitiva, voluto dare a tali inglese, spagnolo, tedesco o latino, di risalire alla spe-
credenze il loro giusto valore, considerandole non cie ricercata. Abbiamo inoltre inserito le tabelle per la
come strumenti validi nell’operare quotidiano, ma classificazione dei Mammiferi sardi, cosicché, anche
come prezioso patrimonio della cultura tradizionale se non si conosce l’animale, è possibile ricercarlo nel
sarda. testo tramite le sue caratteristiche anatomiche. Tale
Non ci si deve tuttavia vergognare, né irritare se in chiave di riconoscimento è stata compilata sulla base
questi pregiudizi riconosciamo talora noi stessi: è dei lavori di Hainard R. (1987, 1988), PasaA. (1969),
capitato anche agli scriventi! L’importante è operare Toschi A. (1965), Toschi A. e Lanza B. (1959).
una scelta razionale e non emotiva, basata su cono- 1 nomi sardi degli animali, le credenze, i pregiudizi
scenze il più possibile oggettive, e abbandonare l’opi- e le pratiche magico–medicinali sono stati reperiti sia
nione che non regge davanti alla prova dei fatti. tramite una ricerca direttamente raccolta dalla viva
In un mondo nel quale la maggior parte dei valori voce del popolo che bibliograficamente. In quest’ulti-
deve essere messa continuamente in discussione in mo caso ci si è riferiti ai seguenti Autori: Alziator F.
quanto la società stessa cambia sempre più rapida- (1978), Beccu E. (1989), Bottiglioni G. (1928, 1978),
mente, riteniamo che sia essenziale e pressante la Cabiddu G. (1965), Cabras R. (1897), Carruccio A.
necessità di dare un’educazione aperta al rinnovamen- (1869), Casu T., Lai G., Pinna G. L. (1989), Cetti F.
to sistematico delle proprie conoscenze e quindi alla (1774), Deledda G. (1972), Espa E. (1981), Gana L.
possibilità di scelte personali e consapevoli. (1970), Garau A. (1987), Gené G. (1869), Lanza V.
La nostra più viva speranza è che il presente lavoro (1980), Lepori A. (1988), Loi 5. (1984), Mameli D.
possa dare un sia pur modesto contributo al rinnova- (1978), Marcialis E. (1899, 1910), Mari G. (1900),
mento delle conoscenze popolari relative agli animali Martelli V. (1926), Mura C. (1982), Nurra P. (1893),
della Sardegna, nonché concorrere allo sviluppo sia di Pillonca p. (1987), Porru V. (1832), Rolla P. (1896),
una coscienza scientifica e naturalistica, che permetta Ruiu D. (1987), Satta Concas S., Spano G. (1980),
alla specie umana di adattare i suoi comportamenti ai Usai A. (1977), Vallebona G. (1987), Wagner M.L.
cambiamenti delle sue società e dell’ambiente che le (1960).
circonda, e sia di una visione del mondo, che non ci Le cartine e i disegni sono stati eseguiti ex novo,
faccia vivere il presente come proiezione del passato ispirandoci ai lavori di AA.VV. (1979), Bang P. e
ma come base, attraverso esso raggiunta, per costruire Dahistrom P. (1980), Beccu E. (1989), Bias A.L.
consapevolmente il futuro. (1967), Bouchner M. (1983), Carringion R. (1965),
Non è ecologismo di maniera; non si tratta solo di Cherchi A. e Montadert L. (1982), Comaschi Caria I.
sostituire una cultura con un’altra, ma di sopravviven- (1965, 1974), Corbet G. e Ovenden D. (1985), Dal
za! Se continuiamo ad occuparci esclusivamente Piaz e Malaroda R. (1966), Ennion E. e Timbergcn N.
dell’oggi senza pensare alle conseguenze delle nostre (1981), Fuente F.R. de la (1970, 1983 a–b–c–d, 1984
azioni sul futuro, se non impariamo a pensare a lungo a–b–c–d–e–f), Gavazzi E. (1981), Grzimek B. (1973,
termine, non riusciremo a conservare la Biosfera abi- 1974), Halstead B. (1974), Jahoda M. e Dalton S.
tabile anche per le generazioni future: è in gioco la (1985), Kirk G. (1971), Lehman J.P. (1977), Lo Schia-
sopravvivenza della specie umana e della sua cultura vo F. (1986), Lovari S. (1984), Matthews L.H. (1974),
sulla Terra... della vita su questo pianeta. Mezzetti (1987), Minelli A. e Ruffo S. (1981), Mue-
Noi, solo noi, costruiamo con le scelte attuali (o col dra V. (1967), Notarbartolo di Sciara G. (1986), Padoa

14
E. (1974), Pasa A. (1969), Perco F. (1976), Pinna G.
(1974 a–b), Puddu F., Viarengo M. ed Erminio C.
(1988), Ruiu D. (1987), Santoloci M. (1986), Schil-
ling D., Singer D. e Diller H. (1986), Sielmann H.
(1979), Silvestri A. (1975), Toschi A. (1965), Toschi
A. e Lanza B. (1959), citati in bibliografia.
Le fotografie, tutte inedite, sono di Franco Puddu e
Maria Viarengo, Roberto Puddu, Giuseppe Floris,
Carlo Erminio, Enea Beccu, Domenico Ruiu, Leonar-
do Corpino e Roberto Dessy.
Gli Autori saranno felici di mettersi in contatto, tra-
mite l’Editore, con chiunque disponga di notizie utili
per ampliare, aggiornare o correggere i dati riportati
nella presente trattazione.
Si ringrazia il Credito Industriale Sardo per aver
patrocinato la pubblicazione dell’Opera e in particola-
re il direttore generale dott. Michele Di Martino e il
prof. Paolo Savona.
E doveroso menzionare anche il prof. Pietro Pisano,
i dottori Paolo Bernardini, Francesco Gigante, Luigi
Lepori e Mario Sedda e i signori Giuseppe Floris e
Antonio Fogarizzu per l’aiuto offertoci nella ricerca
bibliografica o in quella fotografica.
Si ringraziano inoltre tutti coloro che nelle varie
località della Sardegna ci hanno fornito utili e prezio-
se notizie per le nostre ricerche.
Siamo altresì profondamente grati ad Oscar Puddu
che, con certosina pazienza, ci ha molto aiutato a ren-
dere il testo più piacevole alla lettura e a nostro figlio
Marco, che ha collaborato alla realizzazione delle car-
tine di distribuzione.
FRANCO PUDDU
MARIA VIARENGO

15
Origine della mammalofauna
della Sardegna

Le faune insulari sono general- fici, per cui manca quella pressione
mente caratterizzate da forme spic- selettiva che porta alcune specie a
catamente endemiche; in particolare, trovare vantaggioso il gigantismo e
nei Mammiferi si assiste ad altre il nanismo.
un’evoluzione verso il nanismo delle L’attuale Mammalofauna sarda
specie di grandi dimensioni (Cervi, sfugge però a tale criterio perché si
Elefanti, Canidi etc.) e verso il gigan- differenzia da quella del Continente
tismo di quelle di piccola taglia europeo quasi esclusivamente per la
(Roditori, Insettivori etc.). Tali mod- presenza del Muflone e del Gatto sel-
ificazioni della statura sono con- vatico africano e per l’assenza della
seguenza del fatto che nelle isole le Talpa; è anche vero che svariate
associazioni faunistiche sono più specie hanno originato in passato sot-
povere di quelle continentali sia per tospecie endemiche, ma non esiste
numero di specie che per numero di attualmente nessun Mammifero tipi-
individui che le compongono e pre- co dell’Isola.
sentano inoltre pochi predatori o Questo fatto, comune del resto a
assolutamente nessuno. Si vengono tutte le isole del Mediterraneo, è prin-
così ad alterare i rapporti interspeci- cipalmente opera dell’uomo.

I. Cronologia geologica

17
Mammalofaune peculiari della
Sardegna, ricche e variate, si suc-
cedettero durante tutto il Terziario
per l’alternarsi delle condizioni
d’insularità con quelle di collega-
mento territoriale con l’Europa e
l’Africa: durante i periodi d’insular-
ità si evolsero numerose ed interes-
santi specie endemiche, mentre
durante i periodi di collegamento ter-
ritoriale si verificarono immigrazioni
di faune continentali, estinzione di
molte forme endemiche precedenti
ed infine, col ristabilirsi dell’insular-
ità, si ebbe la comparsa di nuovi end
emismi.
Il fatto poi che in Sardegna gli
endemismi siano attualmente del
tutto assenti si spiega facilmente
attribuendo la loro estinzione,
avvenuta sia in tempi preistorici che
protostorici, agli effetti delle attività
umane. L’attuale fauna a Mammiferi
della Sardegna è pertanto per la mag-
gior parte frutto d’importazione
recente, sia attiva che passiva, da
parte dell’uomo.
Benché, per quanto riguarda la
Sardegna, i reperti fossili relativi alla
Mammalofauna e le conoscenze
paleogeografiche presentino ancora
lacune e la sistematica dei Mam-
miferi abbia bisogno di una buona
revisione, si possono avanzare, in
base alle conoscenze attualmente
acquisite, alcune ipotesi abbastanza
verosimili sull’origine del popola-
mento della Sardegna da parte dei
Mammiferi terrestri:
1) Fase premiocenica.
Durante l’Eocene e fino
all’Oligocene medio la Sardegna
fece parte del Continente europeo ed
ebbe stretti legami con la Francia e la
Spagna; attraverso questi collega-
menti giunse nell’Isola la famiglia
dei Lofiodontidi (affine ai Tapiri),
caratteristica dell’Europa occiden-
2. Cronologia geologica del Terziario e del Qua-
tale. Essa originò 2 specie
ternario. (Da Cherchi A., Montadert L., 1982, endemiche, Atalanodon monterini e
semplificata.) Lophiodon sardus, entrambe

18
3–4. Il bacino del Mediterraneo occidentale
come si presenta oggi e posizione oligocenica
delle microplacche corsa (A), sarda (B), cala-
bropeloritana (C), della Piccola (D) e della
Grande Kabilia (E) prima del processo di deriva
del Miocene inferiore (3). Particolare della deri-
va del Massiccio sardocorso iniziata circa 26 –
25 milioni d’anni fa e conclusasi, secondo
recenti ricerche, circa 19 milioni d’anni fa nel
Burdigaliano (4). (Da Puddu F., Viarengo M.,
Erminio C., 1988).

19
5. Tentativo di ricostruzione paleogeografica
dell’area del Mediterraneo occidentale nel Cre-
taceo superiore e nel Terziario.
1 – Cretaceo superiore.
Bianco = aree marine; grigio chiaro = terre
emerse del continente europeo; grigio scuro =
terre emerse del continente africano; linea leg-
gera a tratto = margine sommerso del continente
africano; linee grosse = fratture principali. B =
Baleari; S = Sardegna; C = Corsica; CP = Mas-
siccio Calabro–pelontano.
2 – Eocene. Simboli come al N. 1.
3 – Oligocene superiore.
Grigio chiaro = terre emerse; grigio scuro =
terre temporaneamente emerse. Altri simboli
come al N. I.
4 – Langhiano–Serravalliano inferiore. Simboli
come al N. 3.
5 – Serravalliano al tempo della massima esten-
sione dei mari.
6 – Messiniano superiore. In punteggiato scuro
le aree coperte da evaporiti (gesso e sale). (Da
Azza–moli A., 1983).

ritrovate fossili nelle marne di Terras alla fauna fossile del Miocene di
de Collu (Gonnesa). Sempre attra- Oschiri. Non essendo infatti simile
verso questa via si ritiene siano giun- ad alcun Talpide conosciuto
ti anche un piccolo e primitivo Cer- dell’Oligocene superiore o del
vide senza corna e, probabilmente, Miocene inferiore–medio, è possibile
un Talpide. I resti fossili del Cervo, che quest’animale sia un relitto della
Amphitragulus boulengeri, sono stati fauna che popolava l’Isola quando
rinvenuti presso Sardara; quest’ani- era collegata all’Europa, evolutosi in
male era precedentemente conosciu- seguito localmente.
to solo nell’Oligocene superiore e nel 2) Fase intermedia fra l’Oligocene
Miocene inferiore di Francia, e il Miocene.
Svizzera e Germania. Per quanto All’inizio dell’Oligocene superi-
riguarda il Talpide è stata avanzata ore cominciò il distacco della placca
l’ipotesi di una colonizzazione pre- sardo–corsa dal Continente europeo;
miocenica, non suffragata da resti durante questo periodo e il Miocene
fossili, per spiegare la presenza in inferiore (Aquitaniano), si ritiene che
Sardegna della specie endemica, il Massiccio sardo–corso sia entrato
Nuragha schreuderae, appartenente in continuità territoriale con le

20
6. Nel 1970 un gruppo di scienziati americani, Baleari, permettendo il passaggio di penetrazione probabilmente più
che elementi faunistici dall’Africa. Tale recente. Si tratta del Soricide, Croci -
operava sulla nave da ricerca Glomar Challen-
ger, ipotesi sarebbe avvalorata dai resti d o s o rex antiquus, del Ta l p i d e
scoprì che i campioni, ovunque prelevati dal fossili relativi ad alcune specie di endemico Geotrypus oschiriensis (di
fondale del Mar Mediterraneo, contenevano un Roditori, appartenenti alla famiglia Nuragha schreuderae si è già prece-
enorme strato di sale e gesso. Utilizzando l’eco- dei Ctenodattili. dentemente parlato) e dei tre Gliridi
scandaglio ed altre apparecchiature essi riusci-
rono a provare che questo strato superava in Questi animali, evolutisi in Asia, Myomimus sp., Micro d y romys a ff .
certi punti lo spessore di 1,5 km e che presenta- invasero prima l’Africa e poi rag- koenigswaldi e Gus major, quest’ulti-
va resti di alghe microscopiche, le quali non giunsero la Sardegna attraverso la via mo endemico dell’Isola.
possono vivere in acque profonde. Basandosi su migratoria Maghreb–Betica–Balean. Nel Miocene medio e superiore si
queste osservazioni, gli scienziati oggi ritengo-
no che nel Messiniano (6,5 milioni d’anni fa,
Nell’isola diedero origine a 3 specie instaurarono condizioni d’insularità
5,7 secondo altri) il Mediterraneo, perduti i col- endemiche: S a rdomys dawsonae, che perdurarono fino alla crisi di
legamenti con l’Atlantico, sia scomparso a Sardomys antoniettae e Pireddamys salinità del Messiniano, durante la
causa del bilancio idrico negativo dovuto alla rayi, ritrovate fossili nel giacimento quale si ebbe l’evaporazione quasi
fortissima evaporazione e che nelle sue depres- miocenico di Oschiri e caratterizzate completa del Mediterraneo e la con-
sioni più profonde si siano allora formati laghi
assai simili all’attuale Mar Morto, attorno ai da una discreta tendenza al gigan- seguente formazione di ampi col-
quali si depositarono enormi quantità di evapo- tismo. legamenti territoriali che permisero
riti (sale e gesso). 3) Fase miocenica. alle faune europea, africana e proba-
E stato ipotizzato che nell’Ageni- bilmente balearica di raggiungere la
ano si sia verificato un collegamento Sardegna. Arrivarono numerosi
della Sardegna col Continente Mammiferi: un Erinaceide di specie
europeo perché ad Oschiri, associata e genere indeterminati; un Talpide,
ai fossili dei Ctenodattili, è stata rin- anch’esso indeterminato; un Gliride,
venuta una Micromammalofauna Eliomys cf. t ruci; due Muridi, Rha -
d’origine europea, priva di marcati gapodemus cf. hautimagnensis e un
caratteri di gigantismo e quindi di Apodemus, che darà poi origine

21
all’endemico e gigante Apodemus 7. Esistono prove che nel Quaternario si verifica-
mannu; un Ocotonide, Prolagus cf. rono numerose oscillazioni del livello marino: in
particolare 0,8 – i milione d’anni fa si ebbe una
figaro, e un Bolide indeterminato. 1 regressione marina, denominata Cassia, durante
resti fossili di questianimali sono la quale la Penisola italiana e la Corsica sarebbe-
stati tutti rinvenuti nel giacimento ro entrate in continuità territoriale attraverso
pliocenico di Mandriola presso Capo l’Arcipelago toscano, formando il cosiddetto
ponte corsotoscano e permettendo scambi fauni-
Mannu. stici fra le due aree. Poiché un abbassamento del
Sempre attraverso questa via si livello marino, pari a quello verificatosi durante
ritiene che siano giunti anche il Son- la regressione Cassia, non sarebbe sufficiente a
cide, Episoriculus aff. gibberodon, e far emergere l’attuale fondo del mare presente fra
l’Arcipelago toscano e la Corsica, si ritiene che in
un Gliride del genere Hypnomys quel periodo il fondale marino fosse assai più ele-
(caratteristico delle Baleari), rin - vato di quanto non sia oggi e che durante il Qua-
venuti, presso il Nuraghe su Casted - ternario abbia subito numerosi movimenti verti-
du (NU), in un giacimento fossile cali di emersione e sprofondamento. Le prove di
s e m p re d’età pliocenica, ma più questo collegamento territoriale non sono di natu-
ra geologica, ma paleontologica perché solo con
recente rispetto a quello di Mandnio - esso può spiegarsi la presenza nel Massiccio
la. In questo stesso sito sono stati sardo–corso di specie fossili e viventi, evolutesi
individuati i resti di un Talpide del nel Continente europeo in periodi successivi alla
genere Talpa, probabile discendente crisi di salinità del Mediterraneo.
del Talpide di Mandriola e possibile
antenato della pleistocenica Talpa
tyrrhenica, endemica della Sardegna.
4) Fase pliocenica.
Durante il Pliocene si ebbero per-
duranti condizioni d’insularità e il
d i fferenziamento delle suddette minor, probabilmente evolutosi da
specie endemiche. Rhagapodemus hautimagnensis di
5) Fase pleistocenica. Mandriola ed antenato del successivo
Anche questo periodo è caratteriz- Rhagamys o rthodon, ubiquitario ed
zato da condizioni d’insularità ad endemico della Sardegna; l’Oco -
eccezione del momento di passaggio tonide Pro l a g u s f i g a ro, discendente
dal Pleistocene inferiore al Pleis- dal Prolagus cf. figaro; il Ta l p i d e
tocene medio (regressione Cassia), endemico Talpa tyrrhenica, presumi-
durante il quale si ritiene che la bilmente originatosi dalla Talpa di
Sardegna sia entrata in continuità ter- Mandriola attraverso quella di su
ritoriale con la Corsica e attraverso Casteddu; il Soricide Nesiotites aff.
questa con l’Arcipelago toscano e la corsican us, probabile discendente
Penisola italiana. Il ponte dell’Epi-soriculus di su Casteddu,
corso–toscano permise a numerose che potrebbe essere in effetti un
specie di invadere la Sardegna, come Nesiotites di piccole dimensioni e
dimostrano i reperti fossili trovati a possibile antenato di Nesiotites sim-
Capo Figari e nella grotta di Drago- ilis, specie ubiquitaria ed endemica
nara presso Capo Caccia. dell’Isola: l’Antilope Nesogoral mel-
La Mammalofauna del Pleistocene onii, forse evolutasi dal Bovide
sardo è perciò caratterizzata da due ritrovato fossile a Mandriola.
componenti diverse: una d’origine La seconda componente è invece
messiniana e una d’origine quater- rappresentata da una Mammalofauna
naria. più recente, penetrata in Sardegna
La prima è rappresentata dai dis- durante la regressione Cassia con
cendenti degli invasori giunti durante rappresentanti delle seguenti
la crisi di salinità del Mediterraneo; famiglie: Arvicolidi, Gliridi, Cerco-
essi sono: il Muride R h a g a m y s pitecidi, Mustelidi, Canidi, Suidi,

22
Ippopotamidi, Elefantidi, Cervidi ed i Suidi da un piccolo Cinghiale del
Ocotonidi. Questi animali origi- genere Sus e gli Ippopotamidi dal
narono nell’Isola numerose specie genere Hippopotamus.
endemiche. Gli Elefantidi originarono
Gli Arvicolidi furono rappresentati l’endemico Mammuthus lamar -
dall’ubiquitaria ed endemica morai, una forma di Elefante nano
Tyrrhenicola henseli, mentre fra i alta circa 140 cm, le cui ossa carpali e
Gliridi si differenziò l’esclusivo tarsali fossili sono state ritrovate
Tyrrhenoglis majori. presso Alghero e Gonnesa.
I Cercopitecidi diedero a loro volta I Cervidi differenziarono a loro
origine a una Bertuccia endemica volta due specie endemiche: una,
della Sardegna, Macaca majori, Megaceros algarensis, diffusa nel
specie molto simile a Macaca syl - nord della Sardegna e rinvenuta pres-
vana, che vive ancor oggi a Gibilter- so Alghero e Capo Figari ed un’altra,
ra e nell’Africa nordoccidentale. E non ancora determinata, ritrovata a
interessante notare che questo Pri- Porto Vesme; entrambe queste specie
mate ebbe sicuramente ampia diffu- erano caratterizzate da un accentuato
sione in Sardegna come testimoniano nanismo derivante soprattutto dalla
le ubicazioni dei due ritrovamenti: brevità degli arti.
uno avvenuto nella parte orientale a Recentemente, nella grotta
Capo Figari e l’altro a occidente nella Corbeddu presso Oliena, è stata
zona di Fluminimaggiore, a S’Orreri. scoperta una terza specie di
Alcuni bronzetti nuragici con la testa Megaceros, affine a Megaceros cazi -
di scimmia fanno pensare che questa oti della Corsica e caratterizzata
specie possa essere sopravvissuta dall’assenza di adattamenti verso il
fino al Neolitico per poi estinguersi, nanismo.
probabilmente a causa dell’uomo. Fra gli Ocotonidi troviamo infine
I Mustelidi furono rappresentati una specie endemica ed ubiquitana,
da una specie endemica, Enhydric - il Prolagus sardus. Era questo un pic-
8. Nemorhczedus goral, l’Antilope asiatica che tis galictoides, i Canidi dall’esclusi- colo Coniglio dalle orecchie corte,
presenta caratteristiche simili a quelle di !Vesogo-
ral melon/i. vo Cane nano Cynotherium sardous, quasi privo di coda e grande poco più

9. Cranio fossile di Nesogoral me/onu, ritrovato a


Capo Figari. Quest’Antilope potrebbe essere giun-
ta in Sardegna attraverso il ponte corso–toscano,
come pure potrebbe discendere da un Bovide
penetrato nell’isola durante il Messiniano. Era
a ffine all’attuale Goral dell’Asia (Nemorhaedus
goral) cd aveva taglia media. Le sue corna erano a
sezione circolare, diritte, piuttosto lunghe, rivolte
all’indietro e poco divergenti l’una dall’altra.
(Disegno da Dehaut E. G., 1911).

23
24
Nella pagina precedente. di un Ratto, che pare non discendesse
10.11.12. Capra in riposo, località: Santa Vittoria dal Prolagus cf. figaro di Mandriola,
di Serri, e barchetta con protome di animale cor-
nuto, località sconosciuta. Museo Archeologico ma da un Prolagus arrivato durante la
Nazionale, Cagliari. L’Antilope di Capo Figari è regressione Cassia. Il fatto che P.
forse sopravvissuta fino all’epoca nuragica? que- figaro e P. sardus siano stati ritrovati
sta una suggestiva ipotesi alla quale si può giun- associati nello stesso giacimento di
gere osservando i due bronzetti sopra illustrati.
Fino ad ora il primo è stato interpretato come rap- Capo Figari avvalora in realtà
presentazione di una capra, mentre il secondo è l’ipotesi che essi rappresentino due
stato indicato solo col generico appellativo di ani- linee evolutive distinte. Il Prolago
male cornuto. Considerando però che l’Antilope sardo è oggi del tutto estinto e si
Nesogorai melonii, oltre ad essere affine alle
capre, presentava corna lunghe, rivolte all’indie-
ritiene che la causa di ciò vada ricer-
tro, a sezione circolare e poco divergenti, è anche cata nelle attività umane. Pare infatti
possibile che le due statuine bronzee la rappresen- che questo piccolo Coniglio abbia
tino. (Foto: Leonardo Corpino e Roberto Dessy). costituito una delle principali fonti di
Sotto.
sostentamento dell’uomo neolitico
13. Lampada in bronzo con figura di scimmia, sardo–corso, come dimostrerebbero
località: Baunèi. Museo Archeologico Nazionale, alcuni suoi resti neolitici rinvenuti
Cagliari. L’animale rappresentato nel mezzo di associati a conchiglie interpretate
questa splendida lampada del periodo nuragico è come residui di pasti umani
senza dubbio una scimmia. 1 pertanto possibile
che Pv!acaca malori sia sopravvissuta in Sardegna ( Tavolara e S. Stefano). L’ i n t r o- 14. Cranio di Macaca majori, la Bertuccia del
duzione da parte dell’uomo di ani- Pleistocene sardo, ritrovata fossile a Flumini-
fino all’vili–vi secolo a.C. e che quindi sia scom-
maggiore e a Capo Figari. Era una specie molto
parsa anche a causa delle attività umane. (Foto: mali predatori (cani, gatti, Donnole simile a Macoca silvana, che vive tuttora a
Leonardo Corpino e Roberto Dessy). etc.) e competitori (Coniglio) Gibilterra e nel Nord–Africa.

25
26
Nella pagina precedente, in allo. potrebbe poi aver dato il colpo di Nel Dittamondo di Fazio degli
15. La scarsità di predatori, sia qualitativa che grazia alle popolazioni superstiti. Uberti, a proposito della fauna sarda,
quantitativa, è probabilmente la causa prima del
nanismo insulare. Anche l’Elefante di Gonnesa Sul Prolago sardo vale la pena di si legge: “Un piccolo animal quivi
non sfuggì a questa legge: era infatti alto solo m s o ffermarsi con qualche consider- trovai – gli abitator lo chiaman
1,40. L’illustrazione mette in evidenza la diffe- azione in più, non solo perché è solifughi – perché il sol fugge quanto
renza di statura fra l’Elefante indiano (1113), l’unico Mammifero sardo estinto del può più mai”; descrizione che sem-
l’Elefante sardo (m 1,40) e l’uomo (m 1,70).
quale disponiamo di uno scheletro bra adattarsi solo al Prolago, i cui
Nella pagina precedente, al centro. fossile completo, ma soprattutto per- costumi notturni e soprattutto caver-
16. Arto anteriore (1) e posteriore (2) di ché pare proprio che abbia mancato nicoli ed ipogei sono stati abbastanza
Mam,nu– l’appuntamento con la salvezza documentati dai ritrovamenti fossili.
thus larnarmorai, ritrovati fossili a Gonnesa e ad
Alghero.
all’incirca per soli 200 anni; se infat- Quattrocento anni più tardi, infine,
ti fosse giunto sino a noi, l’attuale il naturalista sardo Francesco Cetti,
Nella pagina precedente, in basso. movimento conservazionista e pro- nell’Appendice alla storia naturale
17. Cranio e palchi di Megoceros, affine a M. tezionista sarebbe sicuramente rius- dei quadrupedi di Sardegna, scrive-
cezioti della Corsica, rinvenuti nella grotta Cor- cito a salvare dall’estinzione va: “L’Isola di Taulara nominata per
beddu presso Oliena e risalenti a circa 13.500
anni fa. Molti studiosi ritengono che quest’ani- quest’animale, unico Mammifero le sue capre selvatiche, si nomina
male abbia preso origine dal M. verticornis di endemico della Sardegna che quasi pure per i suoi smisurati topi. Gente
Toscana e La710, che sarebbe giunto nel Mas- certamente è sopravvissuto fino in approdata in quell’isola ne trovò in
siccio sardo–corso attraverso il ponte tempi storici! Questa ipotesi è stata qualche parte il terreno sì fattamente
corso–toscano dando origine, nelle due Isole, a
più specie. Il Megaceros di Oliena pare non pre- avanzata sia perché alcuni resti di smosso, che il credette opera de’
senti alcun adattamento verso il nanisino, P rolagus appaiono molto recenti porci. Non mi è potuto riuscire fino-
destando così notevoli perplessità circa la pro- (Tavolara) e sia perché alcuni scritti ra avere tai topi dalla Ta v o l a r a
venienza dei suoi antenati: se, come si è detto, di Polibio, Fazio degli Uberti e medesima “. Ancora una volta trovi-
questi sono effettivamente arrivati attraverso il
ponte corso–toscano, si deve ammettere che, per
Francesco Cetti sembrano riferirsi amo dunque documentata l’esistenza
qualche sconosciuto motivo, esso si è sottratto, proprio a questo piccolo Lagomorfo. di un animale che, per le dimensioni
nonostante almeno 800.000 anni di isolamento Polibio nel II secolo a.C., e le spiccate attività fossorie ed
insulare, alla generale tendenza verso il nanismo descrivendo gli animali della Corsi- ipogee, sembra essere classificabile
delle specie di grande e media mole, che ha ca, scrisse: “Il Coniglio, visto da lon- solo com Prolagus. Così continua il
quasi sempre luogo nelle isole; diversamente
deve considerarsi di penetrazione assai più tano sembra una piccola Lepre, ma Cetti:
recente avvenuta attraverso qualche collega- quando lo si cattura presenta una “Di somiglianti sterminati topi se
mento territoriale di cui ancora non si è a cono- grande differenza d’aspetto e di ne trovano pure nell’isola di san
scenza. O anche, poiché i resti fossili sembra sapore; la maggior parte del tempo Pietro; e due pelli ne ebbi in seguito;
presentino tracce di attività umane, ci si può
chiedere: è forse stato introdotto dall’uomo più vive sotto terra”; e gli diede il nome le quali veramente mi par vero gran-
di 10.000 anni fa? Un bel rebus, non c’è che di Koniklos. di ................ Alla dentatura riconob-
dire!

15. scheletro fossile di Prolagus sardus, il picco-


lo Oeotoiiidc stretto parente delle Lepri e dei
Conigli, che costituì una delle prede preferite
dall’uomo del Neolitico sardo. È probabilmente
a questa specie che devono essere riferiti i
reperti di ossa di Lagomorfi, ritrovati nei siti
nuragici e prenuragici, perché pare proprio che
Lepri e Conigli siano stati introdotti nell’Isola in
epoche posteriori.
27
bi, che l’animale era veramente del ad una preparazione difettosa di
genere de’ topi, avendo due grandi queste, mentre si sa che la piccolezza
incisori paralleli nella mascella supe- della coda è una caratteristica di tutti
riore; e due più lunghi del doppio gli Ocotonidi e quindi anche del Pro -
nella mascella inferiore, senza detti lagus; anche questa è una svista pos-
canini allato. Dalla coda non potei sibile, ma il termine “scodate”, usato
trarre verun argomento; poiché le dal Cetti, sembra indicare più
pelli erano scodate; ma bastevole un’amputazione dell’organo rilevata
a rgomento mifornirono i piedi. sulle pelli che una sua estrema
Cinque dita ben unghiate aveva riduzione.
ciascheduno de’ piedi posteriori, ma Il terzo errore attribuito al natural-
quattro dita sole trovai ne’ piedi ante- ista sardo lascia infine molto perp-
riori, ne’ qualimancava il pollice; e lessi: gli Ocotonidi hanno 5 dita ante-
in luogo delpollice vi era semplice- riori e 4 posteriori, mentre i Ratti ne
mente un’ugna in forma d’embrice. possiedono anteriormente 4 e poste-
Riconobbi allora, che quelle pelli non riormente 5. Si dovrebbe dunque
erano se non se spoglie del comun ammettere che il C etti dopo aver
topo di Sardegna Mus d o m e s t i c u s contato le dita degli arti posteriori ed
major e per questa ragione altro che anteriori abbia fatto un errore di
la comun spezie nonsaranno i grossi descrizione scambiando i due dati. Il
topi di Taulara, di Mulara, e se in fatto appare francamente poco
altre isole adjacenti se ne trovano. verosimile perché già nel volume I
Saranno avanzi di popolazioni quadrupedi di Sardegna, descriven-
antiche, prosperanti maggiormente do il Topo sardo, il Cetti mostrava di
mercé la pace e la solitudine, in cui sapere che i Ratti hanno 4 dita anteri-
vivono. In questi topi pertanto di ormente e 5 posteriormente, dando
Taulara, e d’altre isole adjacenti, non dell’arto anteriore una descrizione
si contiene verun animal nuovo da molto particolareggiata: “Ho pure
aggiungere a’ quadrupedi sardi”. osservato l’unghia pollicare ne’ piè
Alcuni studiosi dei primi del 1900 d’avanti. Pollice o non vi è del tutto,
(in particolare E.G. Dehaut) hanno o vi è sì piccolo da dubitarne;
sostenuto che le due pelli esaminate l’unghia bensì vi è, differente da tutte
dal Cetti appartenessero al Prolagus le altre unghie delle altre dita; alle
sardus e attribuirono pertanto al nat- altre diciotto dita l’unghia è in forma
uralista sardo tre errori. di graffio; quella de’ due pollici de’
Il primo sarebbe stato commesso piè anteriori è in forma di embrice, e
nel non rilevare la presenza dei sec- pare una unghia umana”. Non sem-
ondi incisivi superiori che, come si bra pertanto possibile che nell’esam-
sa, è un carattere che permette di dis- inare le due pelli provenienti da S.
tinguere facilmente i Lagomorfi Pietro egli sia incorso in uno svari-
(Lepri, Conigli, Prolaghi etc.) dai one così grossolano.
Roditori. Benché dagli scritti del Riteniamo invece probabile che il
Cetti si tragga l’impressione che egli Topo descritto nei Q u a d rupedi di
abbia ben esaminato i reperti S a rdegna fosse il Ratto comune e
dell’isola di S. Pietro, è comunque quello di cui si parla nell’Appendice
possibile che non abbia notato questi della storia naturale dei quadru pedi
incisivi posteriori in quanto sono pic- di Sardegna fosse il Ratto delle chi-
coli e coperti dagli anteriori mag- aviche, che è per l’appunto più
giormente sviluppati. grande del congenere (come descrit-
Il secondo errore sarebbe stato to dal Cetti) e che già dal X–XI seco-
commesso nell’attribuire la mancan- lo stava lentamente invadendo
za della coda nelle pelli di S. Pietro l’Europa proveniente dall’Asia cen-

28
19. Ricostruzione ideale di Prologussczrdus, il
piccolo Lagomorfo della famiglia degli Ocoto-
nidi, probabilmente vissuto nell’isola di Tavola-
ra fino al XVIII secolo. (Disegno: Luigi Zanda).

29
trale a seguito dell’uomo.
Eppure una imperdonabile leg-
gerezza il Cetti l’ha commessa quan-
do, senza esaminare alcun reperto,
chiuse l’argomento “Topi di Sardeg-
na” affermando che della medesima
specie “saranno” anche i Topi di
Tavolara e Molara e attribuendo la
maggior mole di questi alla pace e
alla solitudine in cui vivevano. E una
vera disdetta che l’eminente natural-
ista sardo abbia ritenuto di essere
giunto ad una conclusione soddis-
facente sulla presenza del “Topo in
Sardegna” e non si sia ulteriormente
interessato per procurarsi qualche
esemplare di Tavolara, ove, come
anzidetto, sono stati rinvenuti resti di
Prolago molto recenti. Se l’avesse
fatto, avrebbe con ogni probabilità,
descritto una nuova specie vivente:
quella ai cui resti fossili noi diamo
oggi il nome di Prolagus sardus!
6) Fase olocenica.
Durante l’Olocene perdurarono le
condizioni d’insularità, ma si verificò
un fatto che sconvolse il naturale
evolversi della Mammalofauna
sarda: la comparsa dell’uomo!
Questo periodo fu caratterizzato
dall’estinzione di tutte le forme
endemiche presenti e dall’intro-
duzione attiva o passiva da parte
dell’uomo della fauna attuale. Il
Gatto selvatico africano, la Volpe, la
Martora, la Donnola, il Cervo, il
Daino, il Muflone, il Cinghiale, la
Lepre, il Coniglio etc. non hanno
nell’Isola resti fossili pleistocenici e
sono perciò considerati dai più come
animali importati dall’uomo,
sebbene non manchino pareri con-
trari almeno per alcune specie. Le
varie ipotesi di penetrazione in
Sardegna relative alle singole specie
saranno esposte nel corso della loro
trattazione.

30
Protezione della mammalofauna
della Sardegna

Nel primo volume di quest'opera, aggiunta alle altre previste dalla


dedicato all'erpetofauna sarda, sono legge. Le sanzioni si riferiscono ad
stati elencati i provvedimenti legi- ogni capo di selvaggina stanziale o
slativi operanti per la difesa di tali protetta abbattuto, catturato abusi-
animali, provvedimenti spesso vamente, venduto o acquistato per
riscontrati insufficienti al fine di intero o solo in parte.
scongiurare il grave pericolo d'e- Nell'art. 29 la legge, senza stabi-
stinzione che corrono talune specie. lire alcuna ammenda, precisa anche
Per proteggere i Mammiferi sardi che è vietato catturare o uccidere
si è fatto invece molto di più; questi tutte le specie di fauna selvatica non
animali hanno infatti quasi sempre comprese nell'art. 14 e in particola-
un grande interesse venatorio che re i seguenti Mammiferi: Muflone,
induce il legislatore a tenerne conto Cervo, Daino, Martora, Foca, Gatto
in tutte le leggi regionali riguardanti selvatico, Riccio e tutte le specie di
la fauna sarda. Pipistrelli.
Così la legge n. 32 del 28 aprile Con l'art. 30 infine il legislatore
1978 si riferisce principalmente alle vieta a chiunque di detenere selvag-
specie comunemente considerate gina viva senza l'autorizzazione
selvaggina e alla regolamentazione regionale e commina una sanzione
della caccia, considerando cacciabi- variante da lire 30.000 a 150.000.
li solo i seguenti Mammiferi: Don- Nell'elenco relativo alle sanzioni
nola, Volpe, Cinghiale, Lepre e amministrative di cui all'art. 28
Coniglio (art. 14). compaiono solo le suddette specie,
Con l'art. 27 la legge in esame oltre a Cinghiale, Lepre e Coniglio
vieta di prendere o tenere cuccioli se cacciati fuori dai periodi stabiliti
di Mammiferi appartenenti alla o con metodi non consentiti. Le
fauna selvatica e di detenere o com- sanzioni sono in genere abbastanza
merciare qualunque specie della pesanti e saranno riportate nei capi-
Mammalofauna sarda, presa con toli dedicati alle singole specie.
mezzi non consentiti. Per le infra- Protetti dall'art. 29, ma senza
zioni è prevista una sanzione ammi- alcuna sanzione amministrativa
nistrativa variante da lire 150.000 a restano: i Soricidi (Crocidure e
300.000. Mustiolo), animali molto utili per-
La legge in esame stabilisce che ché insettivori, e stranamente i 2
l'Assessore regionale alla Difesa Gliridi presenti nell'Isola entrambi
dell'Ambiente, su proposta del con una sottospecie endemica, per
Comitato faunistico regionale, com- nulla "nocivi" e poco comuni
pili, in appendice al Decreto sul (Quercino) o in gravissimo pericolo
calendario venatorio, un elenco d'estinzione (Ghiro). Si tratta
delle specie protette unitamente alle comunque di lacune facilmente col-
sanzioni amministrative (la cui mabili, inserendo nei prossimi
misura può variare di anno in anno) Decreti sul calendario venatorio
da applicarsi ai trasgressori in anche queste specie tra quelle parti-

31
20. Cervo nobile (Cervus elaphus corsicanus).
Lo–
calità: Monte Nieddu. Il bracconaggio costitui-
sce attualmente uno dei maggiori pericoli per la
sopravvivenza dei grossi Mammiferi sardi,
come dimostra la fotografia qui riprodotta. Gli
arti anteriori di questa povera Cerva hanno
senz'altro molto da raccontarci: infatti mentre
uno di essi risulta in parte amputato, l'altro pre-
senta un anormale sviluppo dello zoccolo. Ciò
porta a pensare che con ogni probabilità la
Cerva sia stata per ben due volte vittima dei
bracconieri e che nel primo incontro essa abbia
perso la parte terminale dell'arto anteriore destro
a causa di una fucilata o di un laccio. Sebbene
gravemente menomata, grazie all'assenza di pre-
datori naturali, la Cerva riuscì in qualche modo
a sopravvivere e per camminare imparò a tenere
piegato l'arto sano in modo da compensare la
d i fferenza d'altezza fra i due arti anteriori. E
que–sta l'unica spiegazione possibile visto che
lo zoccolo della zampa sinistra appare sviluppa-
to in modo abnorme, tale da indicare un'assoluta
mancanza d'usura, ottenuta tenendolo sollevato
rispetto al terreno. Il secondo incontro coi brac-
conieri è stato invece fatale alla Cerva: una sca-
rica di pallettoni ha infatti posto fine alla sua
colarmente protette. sugli Anfibi e i Rettili, protegge su grande, commovente carica di vita! (Foto: Enea
Beccu).
Un'altra famiglia di Mammiferi tutto il territorio nazionale: – con
che non compare nel calendario è l'art. 6 e relativo allegato IT, che
quella dei Muridi; considerati però i vietano in modo molto rigoroso
danni che causano, la grande proli- qualsiasi forma di cattura o uccisio-
ficità e l'enorme invadenza di questi ne intenzionali e di detenzione, i
animali, l'esclusione appare giustifi- seguenti Mammiferi: Pipistrelli (ad
cata. eccezione di Piistrellus pipistrellus)
Dispiace invece che si continui a e Foca monaca;
considerare selvaggina la Donnola e – con l'art. 7 e l'allegato III, meno
la Volpe. La prima perché è una rigorosi e diretti a regolamentarne
grandissima nemica di Ratti e Topi, lo sfruttamento, i seguenti Mammi-
che insegue anche nelle loro tane, e feri: Riccio, tutti i Soricidi, Pipi-
la seconda per l'inutilità delle ucci- strellus pipistrellus, Lepre, Gliridi,
sioni al fine di ridurne il numero Martora, Donnola, Gatto selvatico,
(maggiori dettagli saranno esposti Cinghiale, Cervo, Daino e Muflone.
nella trattazione delle singole spe- E la povera Volpe? La sua esistenza
cie). In questa sede ci limitiamo ad è stata addirittura ignorata, al pari
osservare che la Donnola e la Volpe di quella del Coniglio!
sono inserite fra le specie cacciabili I suddetti elenchi sono stati com-
solo perché ancora considerate (si pilati cercando di tenere conto delle
badi bene: non ufficialmente) "noci- necessità dei paesi contraenti, ma è
ve"; per quanto ci risulta infatti nes- ovvio che non tutto è stato previsto:
suno le mangia o ne commercia le non si possono infatti considerare
pelli: si uccidono e basta! sfruttabili, allo stato attuale della
Ricordiamo infine che la legge n. Mammalofauna sarda, specie come
503 del 5 agosto 1981, adottata dal il Muflone, il Daino, il Cervo, il
Parlamento italiano in base alla Ghiro, il Gatto selvatico e la Marto-
Convenzione di Berna e di cui si è ra. Bene ha fatto, dunque, il legisla-
ampiamente trattato nel volume tore sardo a vietare qualsiasi forma

32
di cattura o detenzione di questi volontà politica nel risolverlo, ma
animali e a stabilire precise sanzio- soprattutto su di esso incidono l'i-
ni amministrative. gnoranza naturalistica, ancor oggi
La protezione accordata ai Mam- assai diffusa tra le nostre popolazio-
miferi sardi è frutto di una migliore ni, che produce il grave fenomeno
coscienza ecologica oggi esistente del bracconaggio e l'omertà di trop-
nella classe politica e dell'assidua pe persone, che fan finta di non
azione delle associazioni naturali- vedere.
stiche che operano nell'Isola. Proprio col desiderio di dare un
Tale protezione è però in realtà contributo alla formazione di una
solo legislativa perché gli org a n i coscienza naturalistica di massa è
deputati al controllo hanno purtrop- nata l'idea di concepire la presente
po un organico esiguo, decisamente opera ed è stata affrontata con entu-
insufficiente per il controllo di tutte siasmo l'impresa, in verità palesata-
le aree in cui questi splendidi ani- si sotto tutti i punti di vista assai
mali vivono. difficoltosa ed impegnativa, di rea-
È senz'altro un problema di natu- lizzarla.
ra economica e forse anche di

33
Dall'alto verso il basso.
21. Il Cynognathus visse nel Triassico inferiore
del Sud Africa; aveva mole ed aspetto simili a
quelli di un cane. Era un rettile terapside che
presentava molte caratteristiche affini ai Mam-
miferi: denti differenziati, palato secondario,
ossa articolare e quadrato ridotte e mandibola
formata quasi interamente dall'osso dentale.
Possedeva inoltre una disposizione colonnare
degli arti.

22. Il Lycaenops era un rettile terapside che pre-


sentava un'andatura da Mammifero.

23. Moscops, uno dei terapsidi più primitivi,


vissuto nel Permiano del Sud Africa.

34
Origine dei mammiferi

Durante la fine del Carbonifero paleontologo si trova in grande dif-


vi furono grandi cambiamenti nel ficoltà nello stabilire l'appartenenza
clima di vaste zone del nostro pia- di un determinato reperto fossile
neta; esso divenne lentamente, ma agli uni o agli altri. Ciò è dovuto al
inesorabilmente, più secco ed arido, fatto che le differenze fondamentali
riducendo notevolmente le grandi esistenti fra Mammiferi e rettili
distese paludose e lacustri tipiche di sono la viviparità, 1' omeotermia,
questo periodo e formando zone l'allattamento dei piccoli e il rivesti-
desertiche e semidesertiche. Le mento di peli: tutte caratteristiche
modificazioni climatiche determi- che non si conservano nei resti fos-
narono profondi mutamenti nella sili, anche se in taluni casi è possi-
fauna del Carbonifero perché la vita bile addurre prove indirette di una
animale era allora unicamente certa consistenza.
acquatica, semiacquatica o comun- Oggi si tende a classificare fra i
que legata all'ambiente liquido. terapsidi tutti quei reperti fossili che
Molti animali (soprattutto anfibi, presentano nell'articolazione
ma anche numerosi rettili) scompar- mascellare l'osso quadrato nel cra-
vero, mentre altri si adattarono col nio e l'articolare nella mandibola.
passare del tempo alle caratteristi- Fra i Mammiferi vengono invece
che del nuovo ambiente, che si sistemati i fossili che non presenta-
andavano delineando. no l'articolazione della mandibola
Fra questi ultimi vi fu un gruppo così strutturata. Forme come i tera-
di rettili, i terapsidi, che venne a psidi tritilodonti, che avevano
trovarsi particolarmente avvantag- senz'altro un rivestimento di peli ed
giato perché evolutosi in direzione altre caratteristiche da Mammifero
terrestre. I terapsidi vissero dal Per- tanto da essere stati precedentemen-
miano fino a tutto il Triassico e si te classificati come tali, sono per-
estinsero davanti all'incalzare dei tanto da considerarsi come apparte-
più competitivi dinosauri. Ma prima nenti ai rettili.
che ciò avvenisse diedero origine, Questo modo di vedere le cose è
nel Triassico, ai primi Mammiferi. però esclusivamente di comodo: si
Questi, grazie alle piccole dimen- basa infatti sull'osservazione che
sioni e alle abitudini notturne, riu- nessun Mammifero odierno possie-
scirono a sopravvivere per tutto il de le citate due ossa nell'articolazio-
Mesozoico all'imperversare dei ne mascellare, senza peraltro tener
grandi rettili: assunsero poi enorme minimamente conto che in passato
importanza nel Cenozoico, quando i possono essere esistiti animali con
dinosauri furono completamente tutte le caratteristiche del Mammi-
scomparsi per cause ancor oggi non fero e con le ossa quadrato e artico-
del tutto spiegate. lare; taluni studiosi ritengono, ad
L ' a ffinità fra alcuni gruppi di esempio, che gli Eoteri, una sotto-
terapsidi e i Mammiferi è spesso classe di Mammiferi vissuta dal
così marcata che in molti casi il Triassico superiore al Giurassico,

35
presentassero appunto simili carat- che si possono riscontrare fra questi minoranza di carnivori che vivono a
teri. animali. spese dei primi due.
In realtà fra le classi dei Mammi- Nel Triassico si formarono anche
feri e dei rettili non vi è un brusco le catene alimentari che tuttora esi-
passaggio, ma esiste tutta una serie stono. Le faune vertebrate prece-
di forme intermedie, che lentamente denti erano infatti caratterizzate da
si evolvono da una condizione retti- una grande predominanza numerica
liana ad una mammaliforme. Le dei carnivori sugli erbivori ed il
principali caratteristiche che i fossi- flusso dell'energia andava dai vege-
li di tritilodonti presentano in tali agli invertebrati e da questi ai
comune coi Mammiferi risiedono: piccoli carnivori, che cadevano
nella riduzione dell'osso quadrato e preda dei carnivori di maggior
del quadratoiugale; nella maggior mole. Nel Permiano comparvero
estensione dell'osso dentale, che vertebrati erbivori, ma in piccolo
tende da solo a formare la mandibo- numero per cui i carnivori si nutri-
la; nella differenziazione dei denti vano non solo di questi, ma anche
in incisivi, canini e molari; nel loro fra loro.
modo di impiantarsi sulle mascelle; Solo nel Triassico si stabilì la
nella struttura della gabbia toracica catena alimentare odierna con un
ed infine nella disposizione colon- maggior numero di erbivori verte-
nare degli arti, che permette una brati, un certo numero di animali
maggior rapidità di movimenti. che si nutrono di invertebrati ed una
Nel caso del passaggio
rettile–Mammifero non abbiamo
quindi un determinato reperto fossi-
le che possa essere considerato
come l'anello di congiunzione, al
contrario di quanto invece si ha per
i passaggi anfibio–rettile e
rettile–uccello: l'intero gruppo dei
terapsidi va considerato come l'a-
nello di congiunzione rettile–Mam-
mifero perché le caratteristiche
mammaliformi si manifestarono in
maggior o minor misura in tutto
l'ordine dei terapsidi. L'origine dei
Mammiferi è dunque polifiletica e
furono almeno 4 gruppi diversi di
terapsidi che raggiunsero indipen-
dentemente l'uno dall'altro condi-
zioni mammaliformi.
Per quanto riguarda gli odierni
Mammiferi, si ritiene che Monotre-
mi (Echidna ed Ornitorinco, due
curiosi Mammiferi australiani, che
come i rettili depongono uova ed
allattano la prole come i Mammife-
ri) da una parte e Marsupiali e
Mammiferi superiori dall'altra deri- 24. Sezione schematica verticale di tegumento
vino da gruppi diversi; una simile di Mammifero. (Da Toschi A., in Toschi A.,
Lanza B., 1959, rifatto e modificato).
ipotesi si accorda infatti con le dif-
ferenze nella struttura del cranio,

36
Mammiferi

I Mammiferi sono Ve r t e b r a t i licolo. A ciascun pelo risulta sem-


tetrapodi, la cui principale caratteri- pre associato un muscoletto che, sti-
25. Muflone (Ovis ammon musimon). Località: stica esterna è quella di avere il molato volontariamente o involon-
Complesso forestale Montarbu. 11 Muflone è corpo rivestito di peli; fanno ecce- tariamente, può far sì che il pelo si
un tipico esempio di Mammifero, in quanto pre- zione alcuni gruppi, come i Cetacei rizzi. L'insieme dei peli costituisce
senta il corpo ricoperto di peli, le ghiandole
mammarie, la disposizione colonnare degli arti e i Proboscidati, che ne presentano la pelliccia la cui principale funzio-
e la placenta. (Foto: Franco Puddu e Maria Via- pochissimi e solo in alcune parti del ne è quella di isolare l'org a n i s m o
rengo). corpo. I peli sono formazioni della dall'ambiente esterno al fine di pro-
pelle, impiantate per mezzo di un teggerlo da un'eccessiva dispersione
rigonfiamento (il bulbo) in una pic- di calore. Tale scopo viene raggiun-
cola cavità del derma, chiamata fol- to sfruttando il fatto che l'aria è un

37
cattivo conduttore di calore: la pel- quantità di calore per mezzo dei-
licia, infatti, fa caldo proprio perché semplice sforzo muscolare; la strut-
trattiene fra la superficie del corpo e tura della gabbia toracica, nonché la
l'atmosfera esterna una certa quan- presenza del diaframma: elementi
tità d'aria che, scaldata dal calore tutti che rendono più efficiente e
prodotto dal corpo, isola termica- costante l'apporto di ossigeno,
mente l'organismo. Lo spessore richiesto in notevole misura dall'e-
dello strato d'aria può essere levato metabolismo.
aumentato o diminuito, rizzando o Fra i citati adattamenti grande
abbassando i peli, a seconda delle importanza riveste il diaframma, sia
necessità termiche contingenti: se la per la sua funzione e sia perché è
temperatura è bassa, l'animale rizza esclusivo dei Mammiferi. Quest'or-
i peli per aumentare lo strato d'aria gano, formato da un sottile strato
e così isolarsi meglio dall'ambiente; tendineo e muscolare, separa la
viceversa, quando c'è caldo i peli cavità toracica dalla cavità addomi-
vengono tenuti aderenti al corpo nale. La sua principale funzione è
onde ridurre al minimo indispensa- quella di facilitare l'ingresso e l'u-
bile la quantità d'aria isolante. scita dell'aria dall'apparato respira-
A ffinché questa capacità dei peli torio, coadiuvato in tal senso anche
resti inalterata è assolutamente dai muscoli delle costole. Il dia-
necessario che gli stessi non si framma, quando è rilassato, ha
bagnino: in tal caso, infatti, non forma di cupola ed occupa un certo
sarebbero più in grado di trattenere spazio nella cavità toracica; quando
l'aria. Allo scopo si sono sviluppate si contrae, la sua forma cambia e
le ghiandole sebacee, la cui funzio- diventa molto più appiattita,
ne è proprio quella di mantenere aumentando così di colpo il volume
grassi i peli in modo che non possa- di detta cavità. Il vuoto formatosi
no inzupparsi d'acqua. nell'interno di questa viene imme-
La presenza di un simile rivesti- diatamente colmato dall'espansione
mento cutaneo è uno dei principali dei polmoni, dovuta all'arrivo del-
motivi dell'omeotermia di questi l'aria spinta dalla pressione atmo-
animali perché a nulla varrebbe la sferica esterna. I polmoni sono ben
capacità di produrre in modo endo- sviluppati e gli scambi gassosi
geno il calore necessario, se questo avvengono con grande eff i c i e n z a :
non fosse poi trattenuto all'interno basti pensare che, in un uomo adul-
d e l l ' o rganismo da un meccanismo to, la superficie alveolare esposta
isolante. Nei Mammiferi privi di all'aria è complessivamente pari a
pelliccia, come ad esempio l'uomo e quella di un campo da tennis.
i Cetacei, l'importantissima funzio- L'apparato circolatorio non è da
ne di isolamento termico viene meno e si presenta assai perfeziona-
svolta dal pannicolo adiposo sotto- to, realizzando quella circolazione
cutaneo, particolarmente sviluppa- doppia e completa che è solo accen-
to. Altri adattamenti evolutisi in nata in alcuni rettili: il cuore infatti
rapporto all'omeotermia sono: l'alto presenta un setto non solo fra gli
metabolismo, tipico dei Mammiferi atri, ma anche fra i ventricoli per
e degli uccelli, che permette una cui ii sangue ossigenato, provenien-
s u fficiente produzione di calore te dalle vene polmonari, non si
interno; la particolare conformazio- mischia con quello venoso, che arri-
ne della cavità nasale, atta a riscal- va ai cuore per mezzo delle vene
dare l'aria prima che arrivi nei pol- cave.
moni; la capacità di ottenere velo- Oltre a meccanismi atti a produr-
cemente, quando servono, grandi re calore o ad impedirne la perdita, i

38
26. Sistema circolatorio dei Mammiferi. Mammiferi possiedono anche appa- gior estensione delle mucose respi-
rati utili ad aumentarne la dispersio- ratorie che contribuisce, con l'au-
ne, quando ciò si renda necessario mento del ritmo respiratorio, al raf-
per un'eccessiva produzione endo- freddamento del corpo, mediante
gena (ad esempio uno sforzo evaporazione d'acqua dai polmoni e
muscolare prolungato) o per l'alta dalle vie respiratorie in genere. L'o-
temperatura esterna. Allo scopo si meotermia è senza dubbio un carat-
sono sviluppate nel corso dell'evo- tere vantaggioso in quanto rende un
luzione talune particolarità, quali: le organismo più capace di sopravvi-
ghiandole sudoripare che, produ- vere in ambienti particolarmente
cendo sulla superficie della pelle un avversi, quali i poli e, in minor
secreto liquido (il sudore), determi- misura, i deserti.
nano una perdita di calore per eva- Le regioni polari sono state colo-
porazione; la capacità di regolare nizzate esclusivamente da Mammi-
l'afflusso di sangue alla rete di vasi feri e uccelli proprio perché solo
capillari superficiali, che permette esseri omeotermi possono resistere
di aumentare o di diminuire la in simili climi, avendo la capacità
quantità di calore dispersa attraver- di produrre da sé il calore necessa-
so la superficie corporea; la mag- rio a compiere i processi metabolici

39
vitali. modo ottimale l'energia contenuta 27. Scheletro di Mammifero.
Tuttavia la condizione omeoter- nei cibi.
ma pone anche qualche problema; Anche la struttura della mandibo-
principalmente quello del maggior la è andata via via modificandosi al
fabbisogno di cibo dal quale ricava- fine di poter utilizzare una maggior
re l'energia necessaria. In questo varietà di cibi ed effettuare una
caso la soluzione adottata dall'evo- prima digestione in bocca, maci-
luzione è stata non solo quella di nando e triturando gli alimenti
fornire a questi animali i mezzi per (anfibi, rettili e uccelli si limitano
nutrirsi di più e più spesso, ma ad ingerire il cibo senza masticar-
anche e soprattutto quella di per- lo). Altre particolarità dei Mammi-
mettere una migliore utilizzazione feri sono quelle di avere due denti-
delle sostanze contenute negli ali- zioni e di possedere denti specializ-
menti ingenti. Gli organi dell'appa- zati a compiere funzioni diverse
rato digerente si sono infatti perfe- (negli anfibi e nei rettili i denti sono
zionati in modo tale da eff e t t u a r e al contrario tutti pressoché uguali e
una digestione ed un assorbimento vengono rinnovati continuamente).
più efficienti, sfruttando così in La prima dentizione, detta di latte,

40
28. Anatomia di Mammifero. ha poca durata ed è caratterizzata voluzione dei denti, anche la
dall'assenza dei molari e delle radici mascella inferiore ha subito trasfor-
di tutti gli altri denti; la seconda è mazioni: essa risulta infatti compo-
invece definitiva e presenta per lo sta dal solo osso dentale (uno destro
più quattro tipi di denti: gli incisivi, e l'altro sinistro che si saldano nel
che assolvono la funzione di aff e r- mento). Si ottengono così quella
rare e tagliare il cibo; i canini, che coordinazione fra le due mascelle e
servono soprattutto per reggere e quella libertà di movimenti assolu-
dilaniare le prede ed infine i premo- tamente necessarie per poter masti-
lari e i molari, che hanno entrambi care, rodere, tagliare, dilaniare etc.
il compito di triturare e macinare gli Anche l'articolazione mandibolare
alimenti prima che arrivino nello si è modificata rispetto ai rettili,
stomaco. Ovviamente questi quattro cosicché essa non avviene più con
tipi di denti hanno subito nei vari la partecipazione dell'articolare e
gruppi di Mammiferi alcune modi- del quadrato (che risultano entrambi
ficazioni, che permettono di sfrutta- inglobati nell'orecchio medio), ma
re meglio le varie fonti alimentari direttamente fra il dentale e lo squa-
disponibili nell'ambiente in cui moso del cranio. Un altro particola-
vivono e quindi di essere più com- re adattamento, che permette di
petitivi nella lotta per la sopravvi- respirare quando si mangia e quindi
venza. Contemporaneamente all'e- di non interrompere l'apporto di

41
29. Alcuni Mammiferi camminano sorreggen-
dosi sulle unghie, all'uopo modificatesi, e sono
perciò denominati unguligradi (1); altri proce-
dono appoggiandosi sulla punta delle dita e son
detti digitigradi (2); altri ancora preferiscono
poggiare per terra l'intera pianta del piede e
prendono il nome di plantigradi (3).

ossigeno, risiede nel fatto che la opposto seguita dalla corrisponden-


cavità nasale e orale risultano sepa- te anteriore. Il corpo risulta pertanto
rate dal palato. sostenuto alternativamente ora da
Un importante carattere dei tre, ora da quattro zampe. Se l'ani-
Mammiferi, che non si riscontra male cammina più velocemente,
nelle altre classi di Vertebrati, è poi tende a muovere uno degli arti pog-
costituito dalla disposizione colon- giati prima che l'altro abbia toccato
nare degli arti. Fanno in ciò ecce- terra per cui si ha una sequenza di
zione le Foche, i cui arti sono modi- movimenti, definita passo, durante
ficati per il nuoto e non riescono a la quale il corpo risulta sostenuto
sostenere il peso del corpo (le per due volte dalle zampe anteriori
modalità del movimento sul terreno e da una posteriore, per altre due
di questi Mammiferi saranno volte dagli arti dello stesso lato,
descritte nel paragrafo dedicato alla ancora per due volte dalle zampe
Foca monaca); i Cetacei, che hanno posteriori e da una anteriore ed infi-
abitudini esclusivamente acquatiche ne sempre per due volte dagli arti in
e i Chirotteri, che conducono vita diagonale. Procedendo a velocità
prevalentemente aerea. La disposi- più spedita, la maggior parte dei
zione colonnare degli arti è una Mammiferi trotta; durante il trotto
conquista molto importante per gli l'animale solleva contemporanea-
animali terrestri che ricercano il mente un arto posteriore e l'anterio-
cibo su vaste aree o che devono re del lato opposto; non appena
sfuggire qualche predatore. Essa queste due zampe toccano terra
permette infatti una maggiore mobi- vengono mosse le altre due.
lità, accresce la velocità sulla Aumentando ancora la velocità i
distanza percorsa e diminuisce la due arti in diagonale che poggiano
distanza totale rispetto al movimen- per terra vengono sollevati prima
to sinuoso di anfibi e rettili. Quando che gli altri due tocchino il suolo; il
un Mammifero terrestre procede corpo resta perciò sospeso per una
lentamente, muove solo un arto alla frazione di secondo perché imme-
volta e utilizza la seguente sequen- diatamente le prime due zampe tor-
za di movimenti: prima una zampa nano a toccare il terreno. Il corpo
posteriore, poi l'anteriore dello stes- resta dunque per due volte sospeso
so lato, quindi la posteriore del lato in aria, per una volta poggiato sugli

42
arti anteriore sinistro e posteriore re precede l'altra posteriore. Per
destro e per una volta sull'anteriore questo motivo il corpo, seppure per
destro e sul posteriore sinistro. Per pochissimo tempo, risulta sostenuto
procedere ancora più velocemente i da una coppia di diagonali. Nei
Mammiferi adottano il galoppo, che movimenti che hanno luogo succes-
consiste nel muovere prima le sivamente, la diagonale che sorreg-
zampe anteriori, quindi quelle ge il corpo è sempre la stessa e non
posteriori senza attendere che le si alterna all'altra a meno che non si
antenori tocchino terra. Da notare verifichi un cambiamento di dire-
che né gli arti anteriori, né i poste- zione. Per questo motivo il galoppo
riori toccano il terreno simultanea- è un tipo di locomozione asimme-
mente, ma una zampa anteriore pre- trica, contrariamente al passo e al
cede l'altra anteriore e una posterio- trotto che sono invece andature

43
34. Evoluzione dell'articolazione delle mascelle,
verificatasi nel passaggio dalla condizione retti-
liana a quella mammaliforme. Nei rettili tale
articolazione ha luogo fra l'osso quadrato,
facente parte del palato, e le ossa articolare ed
angolare della mandibola (1). Nel corso dell'e-
voluzione i Mammiferi svilupparono un model-
lo nuovo, nel quale la mandibola, formata dal
solo dentale, prese direttamente contatto con lo
squamoso del cranio. Il quadrato, l'articolare e
l'angolare della mandibola dei rettili si ritiene
abbiano originato rispettivamente l'incudine, il
martello e l'anello timpanico, mentre la staffa si
evolse dalla columella dell'orecchio rettiliano
(2).

simmetriche perché i movimenti dole evolutesi a tale scopo. Il senso


degli arti di un lato sono sincroniz- della vista è presente in tutti i Mam-
zati con quelli delle zampe dell'altro miferi, anche se alcuni sono quasi
lato. completamente ciechi; solo nell'uo-
Per quanto riguarda gli organi di mo, nelle Scimmie e in alcuni Car-
senso, pur senza presentare strutture nivori raggiunge però un alto grado
nuove (con l'eccezione dell'orec- di perfezione. Questi animali hanno
chio), la sensibilità dei Mammiferi infatti gli occhi situati nella parte
si è notevolmente acuita rispetto anteriore del capo e sono in grado
alle altre classi animali grazie ad di percepire bene sia le forme in
unprogressivo perfezionamento movimento che quelle immobili.
degli organi stessi. Particolarmente Negli erbivori (Ungulati, Lago-
sviluppato nella maggior parte dei morfi, Roditori etc.) gli occhi sono
Mammiferi è l'olfatto perché è pro- invece in posizione più laterale:
prio attraverso questo senso che questi animali riescono quindi a
molti rappresentanti di questa classe percepire bene solo gli oggetti in
riconoscono le prede e i nemici, movimento, ma in compenso hanno
cercano il partner sessuale ed evita- un grande campo visivo, che confe-
no i territori altrui. I proprietari di risce loro maggiori possibilità di
un territorio infatti usano marcare i individuare i predatori. La sensibi-
confini dei loro domini con feci, lità ai colori è pressoché nulla nella
urina e col secreto di speciali ghian- maggior parte dei Mammiferi; solo

44
nei Primati e in qualche altro grup- adattato all'ambiente in cui vive. Il
po è ben sviluppata. L'organo del- comportamento dei Mammiferi è
l'udito si è evoluto differenziandosi dunque determinato in gran misura
in una parte esterna, una media ed dall'apprendimento; tuttavia non si
una interna. L'orecchio esterno è deve credere che essi siano sforniti
costituito dal condotto uditivo e dal dei cosiddetti comportamenti istin-
padiglione auricolare (generalmente tivi o innati, cioè non appresi con
mobile), la cui funzione è quella di l'esperienza ma posseduti dall'ani-
amplificare i suoni, rendendoli così male fin dalla nascita perché geneti-
più facilmente percepibili. L'orec- camente determinati. Gli istinti
chio medio si è arricchito di due (sarebbe meglio chiamarli coordi-
ossa dell'articolazione mandibolare- nazioni erediditarie) sono compor-
dei rettili: l'articolare e il quadrato tamenti programmati nelle cellule
si sono infatti trasformati rispettiva- del cervello perché stampati nei
mente nel martello e nell'incudine, loro geni e quindi al pari delle strut-
mentre la columella dell'orecchio ture anatomiche soggetti all'evolu-
rettiliano ha dato origine alla staffa. zione biologica. Hanno la funzione
Queste strutture hanno la funzione di far sì che l'animale che li possie-
di migliorare la trasmissione delle de abbia già informazioni sull'am-
vibrazioni dal timpano alla finestra biente esterno al momento della
ovale, che è una membrana della nascita e risulti perciò a questo
parte interna il cui compito è quello adattato non solo attraverso gli
di trasferire le vibrazioni ricevute ai organi, ma anche nel comportamen-
liquidi dell'orecchio interno: la peri- to. Naturalmente nella maggior
linfa e l'endolinfa. Quest'ultima le parte dei casi una coordinazione
passerà poi alle cellule sensibili tra- ereditaria può fornire informazioni
mite un'altra membrana. L'orecchio grossolane e di carattere generale
interno risulta composto da due per cui molti comportamenti innati
parti: la chiocciola, deputata alla saranno poi, nel corso della vita,
percezione delle vibrazioni sonore, perfezionati e migliorati con l'ap-
e il labirinto, che contiene gli organi prendimento: il fine è sempre quel-
dell'equilibrio. lo di rendere gli animali più adattati
Connessi al maggior sviluppo a vivere nell'ambiente in cui si tro-
delle capacità uditive e visive vano. Le coordinazioni ereditarie
rispetto ad anfibi e rettili sono i sono responsabili della maggior
corpi quadrigemini, formazioni del parte del comportamento di anfibi e
mesencefalo che si ritrovano solo rettili, mentre nei Mammiferi a que-
nei Mammiferi. Il sistema nervoso sti comportamenti istintivi si affian-
raggiunge in questi Vertebrati il più cano in grande misura i comporta-
alto grado di sviluppo dell'intero menti appresi; si deve però tenere
Regno animale; questo fatto è ben presente che non esiste un anta-
dovuto all'evoluzione dello strato gonismo fra coordinazioni eredita-
corticale, la cui sostanza grigia è rie e comportamenti appresi in
responsabile dei processi mentali modo tale che le une siano negative
più complicati. Come principale e gli altri positivi (anche un com-
conseguenza si è avuto un notevole portamento appreso può essere
aumento dell'intelligenza: cioè della negativo, se si apprende qualcosa di
capacità di risolvere, utilizzando i sbagliato): entrambi collaborano
dati acquisiti coli' esperienza, situa- perché l'animale possa aff r o n t a r e
zioni ambientali completamente con successo le innumerevoli situa-
nuove e non abituali, in modo tale zioni avverse, che si presenteranno
che l'animale risulti in definitiva più nel corso della vita in quel determi-

45
35. Gli scambi nutritivi e gassosi tra madre e
figlio hanno luogo attraverso il sistema circola-
torio della placenta e il cordone ombelicale. La
madre fornisce al feto le sostanze nutritive (SN)
e l'ossigeno (02), provenienti rispettivamente
dall'apparato digerente e dai polmoni. Sempre
attraverso la stessa via il feto espelle nella circo-
lazione sanguigna materna i propri prodotti di
rifiuto, principalmente anidride carbonica
(CO2) e urea (U). La madre elimina poi queste
due sostanze attraverso i polmoni e i reni.

nato ambiente. I cosiddetti "istinti sua sopravvivenza) piuttosto che in


bestiali", che devono essere vinti una altra. Anche le parti del cervel-
con la ragione, sono frutto di un lo deputate al controllo dell'equili-
approccio errato nei confronti della brio e del coordinamento motorio
Natura; un approccio che, non inter- sono maggiormente sviluppate che
pretando i comportamenti animali nei rettili in relazione alla disposi-
in chiave esclusivamente evolutiva, zione colonnare degli arti che, se da
finisce per trasferire alle cosiddette una parte conferisce maggior libertà
"bestie" comportamenti malvagi e di movimenti, dall'altra tuttavia
violenti, che sono tipici dell'uomo e aumenta notevolmente l'instabilità
che non si ritrovano in nessun'altra del corpo.
specie animale. Le coordinazioni Un'altra caratteristica tipica dei
ereditarie sono sempre un fatto Mammiferi, che ha anche dato il
positivo perché l'evoluzione le ha nome alla classe, è quella di nutrire
selezionate, nel corso di milioni di i piccoli col latte secreto dalle
anni, come i comportamenti miglio- ghiandole mammarie. Nella mag-
ri per sopravvivere nell'ambiente in gior parte dei Mammiferi le mam-
cui si vive. Esistono inoltre predi- melle sono possedute sia dai maschi
sposizioni innate all'apprendimento, che dalle femmine, ma nei primi
che hanno la funzione di fare in sono in genere atrofizzate e solo
modo che l'animale apprenda in una eccezionalmente possono produrre
determinata direzione (che è poi piccole quantità di latte. Il successo
quella più utile ed importante per la evolutivo dei Mammiferi è dovuto

46
anche, come si vedrà più avanti, al anche all'eliminazione dell'anidride
fatto che sono animali vivipari: par- carbonica e di tutte le altre sostanze
toriscono cioè figli vivi. di rifiuto prodotte dalle cellule
La viviparità è presente già in embrionali. Grazie alla protezione
alcuni pesci e in certi rettili, ma deli' embrione nell'utero, le femmi-
solo nei Mammiferi diventa la ne dei Mammiferi producono una
norma e raggiunge il più alto grado piccola quantità di cellule uovo in
di perfezionamento. confronto al grande numero di uova
L'uovo fecondato non viene deposte da pesci, anfibi e rettili. Il
deposto all'esterno, ma si annida fatto poi che il feto sia nutrito dalla
nella parete dell'utero materno ove madre permette una gestazione
sviluppa i 4 annessi embrionali, abbastanza lunga, e questo potrebbe
presenti anche nell'uovo dei rettili: essere uno dei motivi che hanno
il corion, l'allantoide, l'amnios e il favorito l'evoluzione del cervello
sacco vitellino. L'embrione è quindi dei Mammiferi; negli anfibi e nei
immerso nel liquido amniotico, che rettili invece l'embrione si sviluppa
lo protegge da urti e scosse ed è ad esclusive spese del tuorlo conte-
avvolto, dall'interno verso 1' ester- nuto nel sacco vitellino e, non
no, da due membrane: l'amnios che potendosi dunque permettere uno
forma la cavità amniotica piena di sviluppo lungo nel tempo e intenso
liquido e il corion che prende rap- per scarsità di materiali nutritivi, ha
porti con la parete dell'utero, alla evoluto strutture meno complesse,
quale si fissa grazie ai numerosissi- ma tali da garantirne la sopravvi-
mi villi di cui è dotato. L'allantoide, venza dopo la nascita. Ecco quindi
che nei Mammiferi è riccamente che in questi animali si ha una netta
vascolarizzato per svolgere funzioni prevalenza di comportamenti innati
nutritive, si espande fra l'amnios e il rispetto a quelli appresi, che richie-
corion, prendendo contatto con que- derebbero strutture cerebrali assai
st'ultimo e formando la membrana più complicate e quindi più tempo e
corion–aliantoidea. Questo com- più sostanze nutritive per poterle
plesso di tessuti materni e fetali sviluppare. Il processo evolutivo,
prende il nome di placenta; in que- che ha portato i Mammiferi alla
sta sono dunque presenti due circo- condizione vivipara, non si è limita-
lazioni sanguigne: una materna ed to ad accordare protezione alla
una fetale, che stabiliscono fra loro prole durante la sola vita fetale, ma
rapporti tali da effettuare gli scambi ha dotato i genitori di moduli com-
di materiali fra madre e figlio senza portamentali tali da nutrire e difen-
che vi sia mai mescolanza dei due dere i piccoli per un certo periodo
tipi di sangue. Le sostanze raggiun- dopo la nascita e cioè finché non
gono o lasciano il feto attraverso il saranno in grado di badare a se stes-
cordone ombelicale, formato da una si. I cuccioli dei Mammiferi non
vena, un'arteria, il sacco vitellino, i sono infatti autosufficienti alla
vasi allantoidei e da un rivestimento nascita ed hanno bisogno di un
di tessuto connettivo. E evidente periodo più o meno lungo per
che l'annidamento dell'uovo fecon- apprendere un gran numero di
dato nell'utero materno aumenta informazioni sull'ambiente in cui
enormemente le probabilità di vivono.
sopravvivenza dell'embrione perché Nei Mammiferi, come negli
36. Mammifero a prole precoce: Lepre (1); viene protetto e nutrito dalla madre, uccelli, si distinguono specie a
Mammifero a prole inetta: Coniglio (2). che gli fornisce zuccheri, aminoaci- prole precoce e specie a prole inet-
di, grassi, vitamine, anticorpi, sali ta. Nel primo caso i neonati nasco-
minerali, ossigeno etc. e provvede no già ricoperti di pelo, con gli

47
occhi aperti e sono in grado di erettile, il pene, che in alcuni gruppi 37. Modalità di interpretazione della formula
dentale di Mammifero (Cervus dama).
seguire la madre dopo poco tempo presenta internamente un osso,
dal parto; nel secondo invece i cuc- detto baculum; la funzione del pene
cioli sono nudi, con gli occhi chiusi è quella di inserire gli spermatozoi
ed incapaci di coordinare i movi- nella vagina o nell'utero della fem-
menti per un periodo più o meno mina perché possa aver luogo la
lungo a seconda della specie. L'in- fecondazione, che è dunque interna.
fanzia dei piccoli Mammiferi è L'accoppiamento è spesso precedu-
nella maggior partedei casi piutto- to da parate nuziali molto vistose,
sto lunga in relazione al fatto che che hanno lo scopo di attirare le
devono fare esperienza ed appren- femmine e di scoraggiare i maschi
dere come comportarsi con i con- rivali.
specifici, come sfuggire i predatori, Le armi di difesa sono costituite
come procurarsi il cibo etc. da unghie, denti, corna (che servo-
I Mammiferi in genere non pos- no anche per l'offesa), corazze di
siedono cloaca, ma hanno due aper- squame, aculei (che rivestono il
ture: una per l'eliminazione dell'uri- corpo), colorazioni mimetiche per
na, l'altra per le feci. I maschi sono occultarsi, colorazioni faneriche per
provvisti di un organo copulatore avvertire i conspecifici del pericolo,

48
38. Modalità con cui vengono misurate la lun-
ghezza testa–tronco, la lunghezza della coda e
l'altezza al garrese nei Mammiferi.

grida etc. I predatori possono essere neta 18 e 7 possono essere rinvenuti


pesci, anfibi, rettili, uccelli o altri in Sardegna: Insettivori, Chirotteri,
Mammiferi, a seconda delle dimen- Roditori, Carnivori, Lagomorfi,
sioni e delle abitudini di vita. Perissodattili e Artiodattili.
Gli studiosi hanno distinto fra
Mammiferi viventi ed estinti 33 or
dini; oggi ne restano sul nostro pia-

49
39. Classificazione dei Mammiferi della Sarde-
gna.

50
Insettivori

Fra i Mammiferi primitivi che La dentatura è formata da denti tare è in genere onnivoro con una
riuscirono a sopravvivere durante poco specializzati, assai acuminati predilezione per gli alimenti di ori-
il Mesozoico all'incalzare dei gran- e molto simili fra loro. gine animale, soprattutto per gli
di rettili ve ne furono alcuni delle Il cervello presenta un grande insetti. Poche specie, nei periodi
dimensioni di un Ratto e di abitu- sviluppo dei bulbi olfattivi che freddi, cadono in una sorta di letar-
dini carnivore, insettivore o onni- conferisce loro un'ottima sensibi- go profondo. Quando questo
vore. Questi animali, che discende- lità agli odori. appunto tramite l'ol- avviene, tutte le funzioni metaboli-
vano direttamente dai rettili tera- fatto che questi animali ricercano che si riducono al minimo indi-
psidi, sono stati riuniti nell'infra- nel buio le prede. Ben sviluppato è spensabile per consentire all'ani-
classe dei Pantoteri. Comparvero anche l'udito: alcune specie sono male di superare la cattiva stagio-
nel Giurassico e, prima di estin- addirittura in grado di emettere ne, utilizzando solamente le riserve
guersi nel Cretaceo inferiore, die- ultrasuoni e di captarne l'eco come di grasso precedentemente accu-
dero origine ai Marsupiali e al for- usano fare i Chirotteri. Gli occhi, mulate. A seconda delle specie vi
tunato ordine degli Insettivori. For- per lo più forniti di membrana nit- possono essere due periodi ripro-
tunato non per la sua odierna titante, sono molto piccoli a testi- duttivi, in primavera e autunno, o
importanza nell'economia della monianza di una scarsa capacità uno solo, in primavera. La durata
Natura, bensì per la grande varietà visiva. Il senso del tatto è partico- della vita è in genere assai breve;
di forme che da esso ha preso ori- larmente sviluppato nelle vibrisse, quando in autunno le condizioni
gine. E infatti opinione comune fra presenti sul muso. ambientali peggiorano, molti Inset-
gli scienziati che questi primi Gli Insettivori comprendono tivori muoiono, principalmente per
Insettivori siano da considerarsi forme adattate alla vita terrestre, la diminuzione numerica delle
come i progenitori di tutti gli altri acquatica o ipogea e, a seconda prede e per la veloce perdita di
Mammiferi, uomo compreso. delle caratteristiche corporee, si calore a seguito di repentini abbas-
Gli attuali Insettivori sono senza distinguono in quattro tipi struttu- samenti della temperatura ambien-
dubbio i più primitivi fra tutti i rali fondamentali: il soricoide, 1' tale. Gli Insettivori, messi a con-
Mammiferi per i caratteri arcaici erinacoide, il lontroide e il talpoi- fronto con gli altri Mammiferi, non
del cranio, del cervello, del cervel- de. Il tipo soricoide, che è caratte- hanno grandi capacità psichiche.
letto e per la frequente presenza in ristico di animali terrestri con Sono animali che vivono solitari in
molte specie di una cloaca. Sono corpo snello, zampe corte e coda un loro territorio, che difendono
animali plantigradi o semidigiti- lunga, corrisponde ai Toporagni; dai conspecifici per ragioni ali-
gradi, di piccole o medie dimensio- quello erinacoide, che presenta mentari.
ni e di abitudini crepuscolari o not- corpo robusto, coda corta e un Quasi tutti gli Insettivori sono
turne. Presentano il corpo rivestito rivestimento di aculei sul dorso, utili all'economia umana perché
da una folta pelliccia che subisce corrisponde invece ai Ricci. I tipi distruggono grandi quantità d'in-
due mute all'anno: una in primave- lontroide e talpoide, propri di setti dannosi all'agricoltura; solo le
ra e l'altra in autunno. Alcune spe- Insettivori adattati rispettivamente specie ipogee, assenti in Sardegna,
cie hanno un rivestimento cutaneo alla vita acquatica o ipogea, non possono causare qualche danno
dorsale formato da aculei, la cui sono presenti nella fauna sarda. sconvolgendo il terreno agrario o
funzione è chiaramente difensiva. Gli Insettivori passano il giorno rompendo le radici delle piante.
Il muso è in genere piuttosto lungo nascosti in qualche rifugio, dal In Sardegna sono rappresentati
e termina con una specie di probo- quale escono durante la notte o da due famiglie: gli Erinaceidi con
scide; caratteristica quest'ultima all'imbrunire per andare alla ricer- 1 specie e i Soricidi con 3 specie.
che li distingue subito dai Roditori. ca del cibo. Il loro regime alimen-

51
40.41.42.43.Riccio 40.41.42.43. Riccio europeo (Erinaceus europaeus). Località: Orroli. Queste quattro immagini mettono in evidenza il comportamen-
to di difesa del Riccio. Se l'animale avverte un possibile pericolo, che però non reputa particolarmente intenso, erige solo gli aculei della testa e del
dorso e continua ad esplorare l'ambiente tenendo il capo abbassato. Quando invece ritiene di essere gravemente minacciato, assume la caratteristica
postura di difesa che lo trasforma in una vera e propria palla irta di spine, la cui funzione è quella di proteggere testa, arti, coda e ventre. Solo gli uccelli
rapaci possono superare senza danni questa formidabile barriera perché hanno le zampe protette da robuste squame cornee, che permettono di artigliarlo
e quindi di colpirlo col lungo becco senza rischiare di ferirsi. (Foto: Roberto Puddu).

52
Riccio europeo Il Riccio è un grazioso animale particolarmente intelligente e a
ben conosciuto in Sardegna, dove dimostrazione di questa opinione
viene frequentemente catturato e esiste in alcuni paesi dell'Isola il
tenuto in cattività. Taluni lo utiliz- proverbio: "Intràda de leoni e bessì-
zano anche a scopo alimentare in da de Arizzòni (Campidano. Entrata
quanto le sue carni arrostite sapreb- da leone e uscita da Riccio)", usato
bero di maialetto. Al riguardo in per persone che sembrano dover
qualche località dell'Isola si racco- fare grandi cose e poi all'atto prati-
manda di scuoiarlo bene e di fare co fanno la figura degli sciocchi.
molta attenzione affinché non resti- A seconda delle località il Riccio
no attaccati alla carne peli dell'a- prende in Sardegna diversi nomi:
scella. Si ritiene infatti che questi Errizzòni (Trexenta, Campidano),
causino i calcoli renali a coloro che Arrizzòni (Campidano, Sulcis–Igle-
inavvertitamente li ingeriscono. Il siente, Marmilla, Parteolla, Trexen-
rimedio, sempre secondo questa ta, Sarcidano, Sarrabus, Gerrei,
credenza, consisterebbe nel bere un Ogliastra, Barbagia Seulo), Rizzòni
intruglio composto di peli e ossa (Campidano), Arrizzòi (Sestu, Sul-
mascellari di Riccio, carbonizzati e cis–Iglesiente, Oristanese, Marmil-
sciolti nell'acqua. Un'altra credenza la), Arrizzòni de siccu (Oristano),
è quella secondo la quale il Riccio Erìzzu (Busachi e S. Lussurg i u ) ,
trasporterebbe nella sua tana, per Arrisciòni (Isili), Arresciòni (Nural-
farne provvista, pere e mele infilza- lao), Arrisciòi (Genoni), Arrusciòni
te negli aculei. Per molte persone, (Nurri e Orroli), Errisciòni (Seulo),
che asseriscono di essere state testi- Iscrisciòne (Mandrolisai, Barbagia
moni ditale comportamento, que- Belvì), Erghissòne (Barbagia Ollo-
st'animale andrebbe nei frutteti e, lai), Errittòne (Baunei), Scrisciòne
arrampicatosi sugli alberi, scuote- (Aritzo), Iscrissòne (Belvi), Ischis-
rebbe i rami per far cadere i frutti; sòne (Tonara), Isgrissòne (Desulo e
ridisceso poi sul terreno, si rotole- Fonni), Berittu (Mores), Erìttu
rebbe su pere e mele e, infilzandole (Padria, Bitti, Nuoro, Planarg i a ,
con gli aculei, se ne riempirebbe il Marghine, Montiferru, Logudoro),
dorso. Tale credenza ha anche dato Arìttu (Alghero, Logudoro), Erìtti
origine nel Logudoro al seguente (Logudoro settentrionale), Orìttu
proverbio usato a proposito di per- (Logudoro), Irìttu (Planargia, Nuo-
sone le quali sono sovraccariche di rese, Dorgali, Marghine), Rìzzu
qualcosa: "Barriàdu chi sErìttu** (Sassari, Sennori, Gallura), Rìzzu 'i
(Carico come un Riccio)". Trattasi màccia (Angiona), Arìzzu (Ardau-
però di racconti del tutto falsi che li), Rìcciu o Irrìcciu (Tempio), Por-
nascono dalla fervida fantasia popo- cuspìn (Carloforte) e Grisciòni.
lare. Il Riccio infatti, oltre ad essere Nelle località costiere, per distin-
un pessimo arrampicatore, incapace guerlo dal Riccio di mare, ai prece-
di salire su un albero, non è nem- denti nomi vengono spesso aggiunti
meno in grado di infilzare un ogget- i qualificativi: de màtta, de sìccu o
to consistente quando si dispone sul de tèrra nel Meridione e di màccia o
dorso perché, in simile posizione, la de màcchia nel Settentrione.
sua muscolatura dorsale si rilassa e Il Riccio è facilmente riconosci-
non fornisce il necessario sostegno bile per il corpo tozzo e privo di
agli aculei; questo grazioso Erina- una netta separazione testa–tronco,
ceide non ha, inoltre, né l'abitudine per la presenza degli aculei sul
di portare, né quella di conservare dorso, per il muso allungato in un
cibo nel nido. Il Riccio non è consi- grugno carnoso e per avere rivestiti
derato animale molto coraggioso o di peli solo la parte anteriore della

53
testa, il ventre e gli arti. I reperti poi saltuariamente. In tali tane l'ani-
fossili testimoniano la sua comparsa male passa la maggior parte del
in Europa fin dal Miocene ma, per giorno; in genere esce al crepuscolo
la Sardegna, la circostanza di non per dare la caccia alle sue prede
aver ancora ritrovato simili prove e preferite, che vengono cercate
il fatto che l'animale non abbia ori- esclusivamente tramite l'olfatto
ginato alcuna sottospecie endemica, sotto le pietre o in mezzo al
fanno supporre una sua introduzio- muschio, alle foglie secche e ai
ne attiva da parte dell'uomo o una cespugli, raspando con gli arti ante-
penetrazione quaternaria, attraverso riori, che usa anche per tenere
il ponte corso–toscano. Il Riccio è ferme le prede di maggior mole. Si
infatti presente nell'Isola con la sot- nutre principalmente di artropodi
tospecie E. e. italicus (insetti, ragni, millepiedi, scolopen-
Barrett–Hamilton, 1900 che è diffu- dre etc.), anfibi, sauri, ofidi, uova e
sa anche nell'Italia settentrionale e piccoli d'uccelli di specie nidificanti
peninsulare ad eccezione degli sul terreno, Topi ed altri Micro-
Abruzzi e Molise. Questa si distin- mammiferi. Non disdegna nemme- 44. Areale europeo di Riccio (Erinaceus euro-
gue dalla forma tipo per il colore no gli animali che trova morti e, paeus).
più chiaro e per le dimensioni più quando non nesee a reperire una
piccole: lunghezza testa–tronco 20 sufficiente quantità di cibo d'origine
– 25 cm e lunghezza della coda 2,8 animale, si accontenta anche di
– 3 cm. vegetali come funghi, bacche, frutta
Il Riccio predilige soprattutto e radici. Le necessità alimentari di
ambienti con un manto vegetale ben un Riccio si aggirano intorno ai 200
sviluppato, dove sia possibile trova- g al giorno. Spesso si alimenta,
re non solo cibo in abbondanza, ma senza riceverne il minimo danno, di
anche buoni nascondigli. E dunque insetti evitati da altri animali perché
frequente nei boschi (ad eccezione contengono un potente veleno, la
di quelli di conifere perché privi di cantaridina. Il Riccio è infatti molto
sottobosco), nelle radure, nella resistente a quasi tutti i veleni natu-
macchia, nei campi coltivati, nei rali ed anche a quelli usati dall'uo-
prati e nei giardini in pianura come mo in agricoltura: basti pensare che
in montagna; sovente si spinge con la dose di cantaridina necessa-
anche nelle stalle e nei fienili. Di ria per ucciderlo si possono avvele-
abitudini solitarie, ciascun Riccio nare mortalmente ben 25 uomini!
possiede un suo territorio di caccia Può morire se viene morso da un
di circa 400 – 600 m di diametro, ofidio che abbia le ghiandole del
che difende dai conspecifici e nel veleno ben piene (la cosa non può
quale si trovano le tane. Queste però avvenire in Sardegna per l'as-
possono essere direttamente scavate senza di serpenti velenosi). Nella
dall'animale o situate in vecchie lotta contro i serpenti risulta per lo
tane di Coniglio, riadattate e imbot- più vincitore perché gli aculei
tite di muschio, paglia e fieno. Sono impediscono ai rettili di mettere a
in genere ubicate fra le fessure delle segno i loro morsi. A tale proposito
rocce, nelle cavità degli alberi, fra nel Logudoro esiste il seguente
le radici delle piante o nel terreno. detto: "Fàgher comènti s'Erìttu ad
Per rivestirle il Riccio fa un muc- sa colòra (Fare come il Riccio al
chietto di foglie secche e d'erba e ci serpente)", usato per coloro che
si rotola e rigira sopra fino ad abusano dell'altrui confidenza. In
appiattirlo e a scavarci in mezzo genere il Riccio non trascorre tutta
una ca. Molti nidi vengono utilizza- la notte fuori dalla tana, ma resta
ti solo per breve tempo e riutilizzati attivo per circa sei ore al giorno e

54
45. Posizione che il Riccio assume nella sua
tana durante il letargo invernale.

55
passa le altre addormentato nel suo muscolare del dorso; questa contra-
rifugio. Pare che questo ritmo gior- zione risulta così tenace che non si
naliero sia regolato geneticamente riesce a svolgere l'animale in nes-
da una sorta di orologio biologico sun modo. Non si deve mai distur-
interno: esso infatti non cambia col bare un Riccio in letargo, se è allo
variare dell'illuminazione diurna. stato libero, perché per svegliarsi
Pertanto d'estate lo si rinviene fre- l'animale consuma una certa quan-
quentemente anche nelle ore di luce tità delle sue riserve energ e t i c h e ,
serali. Durante le sue scorribande assai difficili da ricostituire durante
notturne segue sempre percorsi ben questo periodo a causa della scar-
precisi e conosciuti; è molto abitu- sità di prede. In Sardegna è molto
dinario e difficilmente si allontana probabile che vadano in letargo solo
dal luogo in cui vive, anche dopo le popolazioni che vivono ad una
svariati anni. certa altitudine, mentre quelle
Il Riccio è l'unico rappresentante costiere pare siano attive durante
degli Insettivori che durante i mesi quasi tutto l'anno.
invernali trascorre un certo periodo Il periodo riproduttivo inizia in
di tempo in letargo. In generale la aprile e si protrae fino a luglio–ago-
latenza invernale si verifica quando sto. Si possono avere anche due
la temperatura esterna si aggira parti all'anno. Durante il corteggia-
sugli 8 – 10°C e quella del nido mento il maschio e la femmina si
intorno ai 15 – 20°C. Le cause del impegnano in un gioco amoroso
fenomeno non risiedono tuttavia che può durare perfino un paio di
solo nella temperatura, ma molto giorni, prima che si verifichi l'ac-
probabilmente anche nelle variazio- coppiamento. I preliminari amorosi
ni della quantità d'illuminazione consistono in una fuga da parte
diurna e della pressione atmosferi- della femmina e in ripetuti tentativi
ca. Durante il sonno letargico il del maschio di avvicinarla di sop-
Riccio rallenta tutti i processi vitali: piatto; questi si pone quindi davanti
respira circa 5 – 8 volte al minuto, alla partner e le gira ripetutamente
il cuore batte da 18 a 22 volte ogni attorno, emettendo suoni, rizzando
60 secondi e la temperatura corpo- gli aculei della fronte e urtandola di
rea si abbassa, arrivando ad oscilla- tanto in tanto con la testa. La fem-
re fra i 6 e 1,5°C (in media 5°C). mina gira anch'essa per non dare le
Nel sangue la più importante modi- spalle e questo girotondo a due può
ficazione è dovuta all'aumento del- durare parecchie ore. Alla fine i due
l'eparina, una sostanza che ne inibi- si uniscono in un amplesso che non
sce la coagulazione e quindi previe- avviene ventre contro ventre, come
ne la formazione di trombi, che un tempo si credeva; il maschio
potrebbe verificarsi a causa della monta da dietro appoggiandosi con
circolazione rallentata. Al contrario gli arti anteriori sul dorso della fem-
degli animali ectotermi, non corre mina che, ripiegati gli aculei, allun-
mai il pericolo di morire congelato ga le zampe posteriori all'indietro e
quando la temperatura si abbassa al solleva leggermente il bacino da
di sotto di 0°C perché è fornito di terra. L'accoppiamento vero e pro-
un meccanismo fisiologico che prio dura pochi secondi e viene più
provvede ad aumentare il metaboli- volte ripetuto. Il maschio, in genere,
smo al fine di produrre calore ogni durante questo periodo va a vivere
qualvolta ciò si renda necessario. Il nella tana della femmina, che però
Riccio trascorre il letargo appallot- lo scaccerà quando il parto sarà
tolato su se stesso grazie ad una imminente. Dopo una gestazione
contrazione durevole della calotta variabile fra 30 e 42 giorni, la fem-

56
46. Riccio europeo (Erinaceus europaeus). mina partorisce da un minimo di 2 ghi circa 6 mm, che verrà persa
Località: Orroli. Gli aculei sono certo una ad un massimo di 10 piccoli, che all'età di 1,5 mesi. Al terzo giorno
buona difesa contro i predatori, ma creano
anche notevoli problemi perché impediscono al misurano da 5,6 a 9,6 cm e pesano comincia a spuntare la seconda
Riccio di grattarsi per scacciare i parassiti della 8 – 25 g. Durante il parto la femmi- serie di aculei e a 3 – 4 settimane i
pelle. Pare però che questi animali abbiano na si dispone su un fianco ed espel- piccoli, aperti gli occhi e le orec-
risolto il problema cospargendo il proprio corpo le il piccolo con l'annessa placenta; chie, lasciano di tanto in tanto la
di saliva mischiata a sostanze intensamente odo-
rose, che essi trovano nell'ambiente e masticano
questa viene subito divorata, mentre tana sotto l'attenta sorveglianza
energicamente. L'autosputo (così viene chiama- il neonato viene accuratamente della madre. Questa li allatta per
to questo particolare comportamento) sembra pulito a leccate. I piccoli nascono oltre un mese e, a circa 6 settimane
quindi essere un repellente per insetti, acari e con gli occhi e le orecchie chiusi e dal parto quando i figli avranno rag-
zecche, poco costoso ed assai funzionale, oltre-
ché del tutto... ecologico! (Foto: Franco Puddu e
presentano la pelle del dorso assai giunto l'autosufficienza, in genere,
Maria Viarengo). rigonfia per l'alto contenuto d'ac- li scaccia dal nido in quanto è in
qua: si tratta di un interessante adat- procinto di partorire nuovamente; si
tamento che i neonati di Riccio possono infatti verificare due parti:
hanno acquisito nel corso della loro uno in primavera e l'altro in estate. I
evoluzione e che ha la funzione di giovani sono sessualmente maturi
ricoprire gli aculei durante il parto, all'età di 9–11 mesi; la durata della
per non ferire la madre. Dopo circa vita in libertà può arrivare fino a 5
24 ore la cute perde il suo contenu- anni, mentre in cattività raggiunge i
to acquoso e diviene visibile la 10.
prima serie di aculei bianchi e lun- Un curioso comportamento del

57
47. Il Riccio possiede sulla schiena un grande
muscolo (1) che, contraendosi, lo avvolge quasi
completamente (2).

Riccio è l'autosputo: quando l'ani- zione di autosputo. Il significato


male trova un oggetto particolar- biologico di questo comportamento
mente odoroso, lo prende in bocca e non è ancora del tutto chiaro;
lo mastica vigorosamente, secer- secondo alcuni sarebbe un compor-
nendo contemporaneamente una tamento fossile di nessuna utilità
grande quantità di saliva schiumosa odierna, mentre in passato, quando
impregnata della sostanza profuma- il clima era molto più caldo, aveva
ta trovata (mozziconi di sigaretta, funzioni termoregolatrici. Altri
giornali freschi di stampa, fiori, ritengono invece che quest'abitudi-
sapone etc.). Dopo alcuni minuti ne sia simile all'attività mirmecofila
l'animale sparge con la lingua la degli uccelli, che per scacciare i
saliva così ottenuta sugli aculei del parassiti della pelle usano deporre
dorso, ripetendo l'operazione più in mezzo alle penne formiche di
volte; nei punti in cui il Riccio specie famose per la produzione di
depone la saliva restano macchie acido formico: il Riccio si cospar-
riconoscibili anche dopo molto gerebbe quindi gli aculei nel modo
tempo. L'oggetto masticato non suddetto per scoraggiare i numerosi
viene mai inghiottito ma è lasciato parassiti esterni che lo disturbano.
cadere dopo aver terminato l'opera- L'autosputo sarebbe, insomma, una

58
specie di repellente per insetti, acari Tali muscoli hanno forma di calotta
e zecche, poco costoso e molto fun- e nel contrarsi avvolgono come un
zionale. Quest'ultima sembrerebbe sasso tutto il corpo dell'animale,
essere, oggi, l'interpretazione più trasformandolo in una vera e pro-
plausibile sia perché non si deve pria palla irta di spine: la testa, il
spiegare solo l'autosputo ma anche muso, gli arti e il morbido ventre
l'abitudine di masticare oggetti par- restano al sicuro, protetti da questa
ticolarmente odorosi e sia perché il formidabile barriera.
Riccio non ha nessun altro metodo I muscoli del dorso possono
per difendersi dai parassiti della anche essere manovrati per zone,
pelle; non si può infatti grattare per- cosicché l'animale ha la facoltà di
ché ne viene impedito da quegli irrigidire e sollevare a proprio pia-
stessi aculei che in altre occasioni cimento solo alcune spine. L'atteg-
lo difendono. Il comportamento giamento di difesa a palla viene,
descritto si manifesta nei piccoli infatti, assunto solo quando il Ric-
Ricci già ad una settimana d'età. cio si sente veramente in pericolo,
L'adattamento più importante che altrimenti, se è semplicemente spa-
il Riccio ha conseguito durante la ventato o non si sente sicuro, proce-
sua evoluzione risiede proprio negli de a testa bassa coi soli aculei della
aculei; questi costituiscono una testa e delle spalle ben ritti.
corazza così impenetrabile da aver Per effetto di questa barriera spi-
permesso alla specie di mantenere nosa i Carnivori riescono a cattura-
le proprie forme praticamente re il Riccio con grande diff i c o l t à .
immutate nel corso delle ere geolo- La cosa invece è più agevole per gli
giche. Gli aculei derivano da peli uccelli rapaci perché hanno le
normali e risultano, rispetto a que- zampe protette da robuste squame
sti, accorciati, molto più spessi e cornee: dopo averlo artigliato, lo
aguzzi all'estremità. Sono inseriti colpiscono col lungo becco uncina-
nella pelle mediante un bulbo e pos- to senza correre il rischio di ferirsi.
sono essere eretti quando la stessa Il Riccio è ben conscio di queste
viene tesa dai muscoli sottostanti. sue capacità difensive e si dimostra

48. Riccio europeo (Erinaceus europaeus).


Località: strada statale n. 129 bis, tra Sindia e
Macomer. Il Riccio è ben conscio della grande
efficacia dei suoi aculei e perciò non si dimostra
particolarmente timido. Spaventato erige la sua
corazza e nella maggior parte dei casi la fa fran-
ca. Questo comportamento risulta però non solo
inutile, ma addirittura letale quando il Riccio
attraversa una strada di notte: l'animale, infatti,
spaventato dai fari degli autoveicoli, confida
nella sua corazza spinosa e, anziché fuggire, si
fa a palla, restando schiacciato dalle ruote.
(Foto: Franco Puddu e Maria Viarengo).

59
49. In molti Paesi europei, per incrementare il
numero dei Ricci o per invogliarli a stabilirsi
nei giardini privati, vengono costruiti rifugi arti-
ficiali simili a quello sopra illustrato. Il tunnel
d'ingresso deve avere la forma di un parallelepi-
pedo rettangolo di 30 cm di lunghezza, 10 cm
d'altezza e 10 cm di profondità. Il nido può
essere realizzato a forma di cubo di 30 cm dilato
e lo sfiatatoio con un tubo di 12 mm di diame-
tro. La tana così costruita deve essere isolata
con plastica e ricoperta con uno strato di terra
ed uno di foglie secche.

animale poco timoroso, che confida tane. È vero che si nutre anche di
più nelle sue spine come mezzo di uova e piccoli d'uccelli nidificanti
difesa che nella fuga. Se viene irri- sul terreno, ma i danni arrecati (se
tato si limita a minacciare soffian- di danno si può parlare) sono di
do, mentre colto dallo spavento si gran lunga inferiori ai benefici. In
fa a palla; cerca scampo nella fuga Sardegna il Riccio non corre,
solo se vi è un buon nascondiglio comunque, alcun pericolo d'estin-
nelle immediate vicinanze. In defi- zione; almeno per ora.
nitiva i suoi peggiori nemici sono Il Riccio è protetto sia dalla legge
numerosi parassiti interni ed ester- 503 del 5 agosto 1981, relativa alla
ni, che possono provocargli gravi e Convenzione di Berna, che dalla
spesso mortali malattie. Anche l'uo- legge regionale n. 32 del 28 aprile
mo risulta per lo più indirettamente 1978; il calendario venatorio preve-
pericoloso per quest'animale: mol- de per i trasgressori una sanzione
tissimi Ricci infatti vengono uccisi amministrativa di lire 400.000 per
sulle strade dagli automezzi perché, ogni esemplare catturato, ucciso,
anziché darsela a gambe, preferi- venduto o illegalmente detenuto.
scono erigere la loro difesa spinosa Poiché è un animale facile da cattu-
facendosi a palla. Un numero enor- rare, che viene spesso tenuto in
me di Ricci muore ogni anno in semilibertà nei cortili delle case, e
Sardegna a causa degli incendi, che poiché è gravemente minacciato
oltrettutto distruggono il loro habi- dagli incendi e dagli autoveicoli,
tat. Contadini, giardinieri e forestali sarebbe opportuno che tale ammen-
dovrebbero fare di tutto per proteg- da venisse elevata.
gere questo Insettivoro perché è
uno degli animali più utili alle loro
attività. Distrugge infatti enormi Nella pagina seguente, in basso.
quantità d'insetti dannosi, lumache 50. Crocidura rossiccia (Crocidura russula).
ed altri piccoli animali nocivi. Non Località: Nurallao. Pochi conoscono questi pic-
coli animali sia perché hanno abitudini esclusi-
si deve nemmeno dimenticare che è vamente notturne e sia perché spesso vengono
un nemico dei Topi, i nostri più confusi coi Topi, dai quali invece si distinguono
temibili competitori alimentari per avere il muso molto allungato. Pur essendo
dopo gli insetti, e che usa divorarne specie utili in quanto si nutrono esclusivamente
di insetti, chiocciole ed altri invertebrati, non
i piccoli dopo aver scavato le loro sono protetti dall'attuale calendario venatorio.
(Foto: Franco Puddu e Maria Viarengo).

60
Crocidura rossiccia distinti principalmente per il muso
allungato e sono denominati coi ter-
mini: Topixèddu* (Campidano),
Topixèddu 'e sàttu (Sulcis–Iglesien-
te), Tòpe 'e bùggia (Mandrolisai,
Barbagia Belvì). Per l'intenso pro-
fumo di muschio che emanano, i
Toporagni sono anche chiamati
Sòrighe 'e nùscu (Logudoro, Mar-
ghine). Quest'odore, emesso soprat-
tutto dai maschi, è dovuto ad una
sostanza secreta da alcune ghiando-
le situate sui fianchi, nella parte
posteriore del torace, e ha funzioni
territoriali e sessuali.
La Crocidura rossiccia si diff e-
51. Areale europeo di Crocidura rossiccia (Cro- renzia da quella odorosa per avere il
cidura russula). cranio generalmente più lungo di 18
mm e dal Mustiolo per le dimensio-
ni maggiori e per la formula denta-
na. Arrivata probabilmente nel
Quaternario attraverso il ponte
Nella maggior parte dei paesi corso–toscano, ha dato origine in
della Sardegna i Toporagni sono in Sardegna alla sottospecie endemica
genere sconosciuti o confusi con i C. r. ichnusae Festa, 1912, che si
Topi. I nomi con i quali vengono distingue dalla forma tipo per la
chiamati sono pertanto quasi sem- lunghezza del cranio leggermente
pre gli stessi che si usano per questi maggiore, per il canino superiore
Roditori: Sòrighe, Sòrigu o Tòpi. In sensibilmente più grande e per le
alcune località tuttavia vengono dimensioni più piccole: lunghezza

61
testa–tronco 7,2 cm e lunghezza di carne e di grassi. In genere inge- 52. 1 piccoli di molte specie di Crocidure usano
seguire la madre disponendosi dietro di lei in
della coda 3,5 cm. Il colore della risce giornalmente una quantità di fila indiana e tenendo il muso a stretto contatto
pelliccia è bruno–seppia nel dorso e cibo pari alla metà del suo peso cor- con la base della coda dell'animale che sta
grigio chiaro sfumato di giallo nel poreo. La maggior parte degli davanti.
ventre. I due colori passano lateral- accoppiamenti ha luogo fra la pri-
mente l'uno nell'altro senza che vi mavera e l'estate ma è anche possi-
sia una netta linea di separazione. bile, soprattutto in ambienti favore-
Normalmente vive nelle zone voli come stalle e fienili, che
asciutte di boschi, radure e prati, in avvengano durante tutto l'anno; una
collina come in montagna. Trascor- simile eventualità viene avallata dal
re il giorno in tane scavate nei muri fatto che nei mesi invernali non è
delle stalle, dei fienili, nei cumuli di infrequente rinvenire piccoli. Dopo
sassi e nei muretti a secco. Questi una gravidanza di circa 1 mese, la
ultimi costituiscono in effetti un femmina partorisce, in un nido ben
ottimo ambiente perché nelle parti riparato, da 3 a 10 piccoli, che ven-
interne la temperatura si conserva gono alla luce con gli occhi chiusi e
di qualche grado più elevata di privi di pelo. In circa 40 – 50 giorni
quella esterna. Durante la notte la questi saranno in grado di badare a
Crocidura rossiccia si mette in atti- se stessi ed alcuni potranno addirit-
vità e ricerca il cibo, che consiste tura riprodursi durante l'anno in cui
soprattutto in insetti, lombrichi ed sono nati. I principali nemici delle
altri invertebrati. Si nutre anche di Crocidure sono i Carnivori e gli
animali morti, di derrate alimentari, uccelli rapaci notturni.

53. Differenze fra le dentature dei tre Soricidi


sardi. 1 = Crocidura rossiccia; 2 = Crocidura
odorosa; 3 = Mustiolo.

62
Crocidura odorosa gio scavato nel terreno. Come la
maggior parte degli Insettivori è un
animale territoriale e solitario,
insofferente verso i suoi simili che
scaccia dal proprio territorio con
violenti attacchi. Tuttavia, almeno
nel periodo degli amori, l'innata dif-
fidenza verso i conspecifici deve
essere superata perché si possa
giungere all'accoppiamento.
Appunto per questo motivo si sono
sviluppati, nel corso dell'evoluzio-
ne, complessi comportamenti che
preludono all'amplesso e particolari
ghiandole, presenti in tutti i Sorici-
di, che emettono forti odori a fun-
54. Areale europeo di Crocidura odorosa (Cro- zione sessuale. Le modalità ripro-
cidura suaveolens). duttive sono assai simili a quelle
descritte per la Crocidura rossiccia.
È interessante notare che in questa
specie, come nella maggior parte
dei Toporagni, la coda non ha solo
Come tutti i Toporagni anche funzioni d'equilibrio ma anche di
questa specie è per lo più ignorata sensibilità, essendo ricca di vibris-
dalle popolazioni sarde e viene se. In autunno inoltre è utile per
chiamata con gli stessi nomi usati affrontare con maggior successo i
per la Crocidura rossiccia. rigori dell'inverno, in quanto si pre-
La Crocidura odorosa si distingue senta ricca di grasso. I nemici natu-
da quella rossiccia per la statura rali di questa specie sono sostan-
leggermente minore, la lunghezza zialmente gli stessi che insidiano il
del cranio inferiore ai 18 mm e la Topino pettirosso. Le Crocidure ed
coda più breve; dal Mustiolo è pos- anche il Mustiolo sono animali
sibile riconoscerla per la formula molto utili e meritevoli di protezio-
dentale diversa e per le dimensioni ne. Essi infatti si nutrono principal-
maggiori. Di probabile penetrazione mente di insetti nocivi e di luma-
quaternaria, è rappresentata in Sar- che, animali notoriamente dannosi
degna dalla sottospecie endemica alle attività agricole. Sono inoltre
C.s.sarda Cavazza, 1912, che diffe- un fattore molto utile nell'economia
risce dalla forma tipica principal- dei boschi perché la loro azione è
mente per la maggior lunghezza del focalizzata su insetti che, vivendo
cranio e per il colore della pelliccia. sulla superficie del suolo, raramente
Questa si presenta brunogiallastra o vengono catturati dagli uccelli
bruno–legno anziché rosso–seppia insettivori.
o bruno–scuro.
Frequenta ambienti simili a quelli
praticati dalla Crocidura rossiccia e,
come questa, non va in letarg o
durante i mesi invernali. È di abitu-
dini notturne ed alterna periodi di
attività a periodi di riposo, che ven-
gono per lo più trascorsi in un rifu-

63
55. Crocidura odorosa (Crocidura suaveolens).
Questa specie, come d'altronde la Crocidura ros-
siccia, pare sia giunta in Sardegna attraverso il
ponte corso–toscano; tale ipotesi è avvalorata
dal fatto che entrambe le specie sono presenti
nell'isola con una sottospecie endemica. (Dise-
gno: Carlo Erminio).

64
Mustiolo Mustiolo è il più piccolo Mammife-
ro terrestre del mondo, superato
solo dal Pipistrello di Kitti (Cra-
seonycteris thonglongyai) scoperto
in Thailandia nel 1974 e poco più
grande di un calabrone; queste sue
dimensioni ridotte gli pongono però
alcuni grossi problemi: principal-
mente quello del mantenimento
della condizione omeoterma. Que-
sta infatti è legata al rapporto fra la
superficie corporea, da cui dipende
la dispersione del calore, e la
massa, da cui dipende la sua produ-
zione. Poiché la superficie corporea
diminuisce al quadrato e la massa al
56. Areale europeo di Mustiolo (Suncus etru- cubo, in un piccolo animale tale
scus). rapporto aumenterà determinando
uno squilibrio fra il calore prodotto
e quello disperso a favore di que-
st'ultimo. Per compensare la mag-
gior dispersione di energia termica
Anche il Mustiolo è poco cono- rispetto a quella prodotta, il Mustio-
sciuto dai Sardi, i quali gli danno i lo è costretto ad ingerire giornal-
medesimi nomi della Crocidura ros- mente una quantità di cibo pari al
siccia. doppio del suo peso corporeo. Mal-
E facilmente distinguibile dagli grado ciò pare che non possa resi-
altri due Soricidi sardi per le picco- stere a lungo alle rigide gelate
le dimensioni, per la formula denta- invernali e per questo motivo la sua
le e per avere le parti superiori distribuzione è meridionale. Pare
color bruno–ardesia o bruno–bistro inoltre che non possa resistere per
con sfumature grigiastre. Il ventre è più di una decina di ore senza man-
di color grigiastro uniforme. Poiché giare. Frequenta principalmente i
i Mammiferi nelle isole si evolvono luoghi soleggiati e tiepidi di boschi,
in genere assai velocemente e, in un campi, giardini, radure e rive di
tempo relativamente breve, si diffe- corsi d'acqua purché sia presente
renziano almeno in sottospecie una buona copertura vegetale. È
endemiche, parrebbe logico aspet- reperibile anche in mezzo alle
tarsi la stessa cosa anche per il macerie, nei muri in rovina e nei
Mustiolo; invece questo piccolo muretti a secco. Ha abitudini nottur-
Soncide vive in Sardegna con la ne ed è molto timido e selvatico per
sottospecie tipica S. e. etruscus cui risulta difficile lo studio delle
(Savi, 1822), presente anche in Ita- sue abitudini in natura. Passa le ore
lia e in molti altri paesi europei, diurne in un rifugio da dove esce di
africani ed asiatici. Tale fatto, l'as- notte per dare la caccia a insetti,
senza di resti fossili in Sardegna e lombrichi ed altri piccoli inverte-
le notevoli capacità colonizzatrici di brati. Il cibo viene cercato sotto le
questa specie lasciano supporre che pietre o sul suolo col solo ausilio
la penetrazione del Mustiolo nel dell'olfatto. Come tutti i Soricidi
Massiccio sardo–corso sia assai non va in letargo durante i mesi
recente e dovuta ad importazione invernali. Viene predato da Carni-
passiva da parte dell'uomo. Il vori, uccelli rapaci, Roditori ed

65
anche dagli Insettivori di maggiori sono protetti dalla legge n. 503 del 57. Mustiolo (Suncus etruscus). Probabilmente
dimensioni. Il Mustiolo è un anima- 5 agosto 1981, ma non dalla legge giunto in Sardegna per importazione passiva da
parte dell'uomo, il Mustiolo è il più piccolo
le molto timido, pauroso e delicato: regionale n. 32 del 28 aprile 1978; Mammifero terrestre del mondo. Più un animale
si spaventa con grande facilità e non sono nemmeno inseriti nell'e- è piccolo, più aumenta lo squilibrio fra il calore
basta il fragore di un tuono per far- lenco relativo alle sanzioni ammini- che produce e quello che disperde, a favore di
gli aumentare le pulsazioni fino a strative compilato in appendice al quest'ultimo. Questo fatto costringe il Mustiolo
ad ingerire giornalmente una quantità di cibo
1200 al minuto; molto spesso in Decreto sul calendario venatorio. pari al doppio del suo peso corporeo. Malgrado
simili condizioni di stress l'animale L'assoluta innocuità di questi ani- ciò la sua distribuzione europea è meridionale
può addirittura morire. Stress, pre- mali e l'alimentazione insettivora perché non riesce a sopravvivere durante le rigi-
dazione, disponibilità alimentare e depongono a favore di una loro de gelate invernali. (Disegno: Carlo
Erminio).
rigidità climatiche possono far subi- u rgente protezione da parte degli
re alle popolazioni di questa specie o rgani regionali competenti; non
notevoli fluttuazioni numeriche, che bisogna inoltre dimenticare che le
sono compensate da un alto tasso Crocidure sono presenti con 2 sot-
riproduttivo. La femmina infatti, nel tospecie esclusive della Sardegna.
suo unico anno di vita, partorisce
più volte da 4 a 10 piccoli. Sulle
abitudini riproduttive non si sa
nient'altro.
Il Mustiolo e le due Crocidure

66
Chirotteri

I Chirotteri sono gli unici Mam- vambraccio e il collo, fra il piede e


miferi veramente capaci di volare la coda; contemporaneamente le
perché nel corso della loro evolu- ossa delle dita degli arti anteriori si
zione hanno sviluppato l'ala. Que- fecero molto più lunghe. Alla fine
st'adattamento, originatosi in modo di questo processo evolutivo, gli
diverso e del tutto indipendente da arti anteriori si erano trasformati in
quello degli uccelli, è stato certa- un'ala, atta anche al volo remigato.
mente conseguito per gradi. Si ritie- Si ritiene che queste trasformazioni
ne infatti che i Chirotteri derivino siano avvenute durante la fine del
da Insettivori notturni, che viveva- Cretaceo o agli inizi del Paleocene
no in un ambiente ricco di cespugli perché i resti fossili più antichi,
e di arbusti e si nutrivano di alimen- riferibili a Chirotteri, risalgono
ti sia d'origine vegetale che anima- all'Eocene ed appaiono con l'ala già
le. Fra questi cibi non potevano perfettamente sviluppata, il che pre-
certo mancare gli insetti, che i Pro- suppone che la loro origine sia
tochirotteri catturavano spiccando appunto da ricercare in un periodo
brevi salti fra i rami intricati; allo precedente.
scopo dovevano aver già sviluppato Ma quale fu la spinta evolutiva
una palmatura fra le dita degli arti che portò i Protochirotteri ad evol-
anteriori, che però non impediva vere l'ala e a migliorare sempre più
loro di correre velocemente e di il primitivo eco–sonar degli Insetti-
arrampicarsi. Gli occhi dovevano vori? Si sa che molti gruppi d'insetti
essere poco sviluppati, per cui cat- (soprattutto ditteri, lepidotteri e
turavano le prede grazie all'ecoloca- imenotteri), per sfuggire all'intensa
zione, capacità ancor oggi possedu- attività predatoria esercitata su di
ta da alcuni Insettivori. I Protochi- loro dagli uccelli insettivori, svilup-
rotteri, adattandosi sempre più alla parono particolari meccanismi atti a
vita arboricola, trovarono poi van- produrre una certa quantità di calo-
taggioso sviluppare la palmatura re in modo endogeno; questo fatto
della mano fino ad evolvere una permise a tali insetti di adattarsi alla
membrana, chiamata patagio, estesa vita notturna e di sfuggire così ai
non solo fra le dita degli arti ante- loro nemici naturali, animali stretta-
riori, ma anche ai fianchi del corpo mente diurni. Alla fine del Cretaceo
e alle zampe posteriori; un simile era, dunque, completamente libera
adattamento permetteva, infatti, di una nicchia ecologica; gli animali
muoversi con più rapidità e sicurez- che l'avrebbero occupata dovevano
za fra gli alberi, di sfuggire meglio saper fare due cose: volare e loca-
ai predatori e di catturare con più lizzare le prede al buio. Gli Insetti-
efficienza gli insetti mentre volava- vori arboricoli, di cui si è preceden-
no. Successivamente questa mem- temente parlato, che possedevano
brana patagiale, che consentiva ampie membrane patagiali, atte al
esclusivamente il volo planato, si volo planato, e la capacità di ecolo-
ingrandì e si estese anche fra l'a- cazione erano già preadattati allo

67
scopo: bastava solo trasformare le ra dell'ala è fornita dalle ossa dell'a- 58. Nomenclatura delle varie parti del patagio,
membrane in vere ali e rendere più vambraccio (omero), del braccio dell'arto anteriore e dell'orecchio di un Pipistrel-
lo (Vespertilionide). M = metacarpale; F1 = I
efficiente la capacità di captare gli (radio molto sviluppato e ulna falange;
echi. ridotta) e soprattutto da quelle della F2 = II falange; F3 = III falange.
I Chirotteri sono dunque caratte- mano; fra queste le più sviluppate
rizzati dalla presenza di un'ala sono le falangi dal II al V dito. Le Nella pagina seguente.
59. I Chirotteri, dotati di ala lunga e stretta, pos-
costituita dal patagio, che deriva da ali vengono mosse da una forte siedono un volo più duraturo perché, battendo
una duplicazione della cute su muscolatura, costituita da quattro meno frequentemente le ali, sprecano meno
entrambi i lati del corpo. Il patagio muscoli, uno solo dei quali si inse- energie; questo tipo di volo permette inoltre di
è per lo più privo di peli, di colore risce su una cresta dello sterno planare più a lungo, volare più in alto, resistere
meglio all'azione del vento e compiere virate
più scuro della pelle che riveste il simile a quanto avviene per gli con maggior rapidità (1). Il volo dei Pipistrelli
corpo e ricco di terminazioni nervo- uccelli. Durante il volo le ali descri- ad ala larga risulta lento, sfarfallante, basso e
se e di vasi sanguigni; questi pre- vono una traiettoria ellittica perché poco duraturo a causa dell'elevato dispendio
sentano una pulsazione indipenden- compiono movimenti rotatori che energetico, dovuto alla necessità di aumentare
te al fine di irrorare sufficientemen- vanno dall'alto in basso, da dietro in l'ampiezza e la frequenza del battito alare (2).
Posizioni assunte dalle ali e dal corpo di un
te anche le parti marginali. Per avanti e viceversa. Nel prendere il Vespertilionide durante l'atterraggio (3). Alcune
mantenere elastica la pelle del pata- volo, alcuni Pipistrelli si lasciano fasi della virata di un Chirottero (4).
gio i Pipistrelli sono forniti di parti- semplicemente cadere dal sostegno
colari ghiandole, poste fra le narici cui sono aggrappati, altri invece
e gli occhi, che secernono un olio portano prima il corpo in posizione
lubrificante da spalmare sulle ali orizzontale con un brusco colpo
per mezzo della lingua. L'intelaiatu- d'ali. Quando sono posati al suolo,

68
69
per prendere il volo spiccano un cie però riescono a correre veloce-
salto per mezzo degli arti posteriori. mente sulle superfici pianeggianti
Nell'atterrare i Vespertilionidi usano utilizzando gli arti posteriori e pog-
prendere contatto prima coi pollici giandosi su alcune callosità di quel-
e dopo coi piedi, mentre i Rinolofi- li anteriori, evolutesi proprio per
di si attaccano direttamente al questo scopo. Sono in genere buoni
sostegno prescelto, dopo aver spo- arrampicatori grazie all'artiglio di
stato il corpo all'ingiù con un colpo cui è fornito il pollice, unico dito
d'ala. Come gli uccelli, anche i Chi- che resta più o meno libero dal
rotteri presentano due forme fonda- patagio e ai cinque artigli delle dita
mentali d'ala: una lunga e stretta, degli arti posteriori.
caratteristica delle specie dal volo La maggior parte del corpo dei
rapido e veloce, che usano cacciare Pipistrelli è rivestita di peli; alcuni
su superfici libere o al di sopra di questi sono trasformati in vibris-
degli alberi; l'altra più corta, larga se a funzione tattile e sono situati in
ed ellittica, tipica di quelle specie particolari aree della faccia, del
che volano più lentamente e che patagio e dell'orecchio.
cercano le loro prede attorno o in Fra i sensi quello della vista è
mezzo alla vegetazione. Nell'inse- discreto, anche se non particolar-
guire la preda fra rami e cespugli, mente sviluppato; buono è invece
questo secondo tipo d'ala è, infatti, l'olfatto e ciò perché i Chirotteri
molto più vantaggioso in quanto sono forniti di ghiandole facciali,
permette di compiere repentini e mentoniere e perianali, che assumo-
continui cambiamenti di direzione. no grande importanza nel periodo
I Chirotteri non si muovono degli amori: il loro secreto ha infatti
molto bene sul terreno; alcune spe- funzioni sessuali o di riconoscimen-

60. Tutti i Pipistrelli europei hanno abitudini


notturne e si nutrono di insetti; per localizzare le
prede al buio utilizzano lo stesso principio del
sonar: emettono ultrasuoni (onde sonore la cui
acutezza varia da 25.000 a 100.000 oscillazioni
al secondo e perciò impossibili da rilevare per
l'orecchio umano) e captano, tramite le orec-
chie, l'eco riflessa da qualunque ostacolo. Gli
ultrasuoni vengono emessi attraverso il naso nei
Rinolofidi (I) e dalla bocca nei Vespertilionidi
(2).

70
to della specie. Molto ben sviluppati
sono il senso statico e soprattutto
l'apparato uditivo che nei Microchi-
rotteri raggiunge un altissimo grado
di perfezione grazie al grande svi-
luppo, in talune specie, dei padi-
glioni auricolari, della bolla timpa-
nica, del timpano e delle ossa dell'u-
dito o, in altre, della coclea e dei
centri acustici del cervello. Il senso
dell'udito è essenziale nella vita di
questi animali perché è con esso che
riescono ad orientarsi, a cacciare e
ad evitare gli ostacoli nel buio più
assoluto.
Ciò è possibile grazie all'emissio-
ne di ultrasuoni che, riflessi dagli
oggetti (eco), vengono successiva-
mente captati dall'apparato uditivo,
61. Localizzata la preda tramite gli ultrasuoni, il specializzatosi appunto per questa
Pipistrello la cattura con la bocca e la consuma funzione. Gli ultrasuoni vengono
in volo aiutandosi con l'uropatagio. prodotti dalla laringe e sono emessi
attraverso la bocca, nei Vespertilio-
nidi, od il naso, nei Rinolofidi. Poi-
ché la frequenza di queste emissioni
sonore varia fra le 25.000 e le
70.000 vibrazioni al secondo (in
alcune specie si arriva fino a
100.000), l'orecchio umano non può
sentirle, avendo come soglia massi-
ma di percezione le 20.000 vibra-
zioni al secondo. Quando un Pipi-
strello è in fase di decollo emette
circa 10 – 20 impulsi al secondo; in
volo il ritmo d'emissione aumenta,
fino a raggiungere le 200 – 500
grida al secondo nell'inseguire una
preda o in prossimità di un ostacolo.
Le capacità di ecolocazione dei
Pipistrelli sono così sviluppate che
questi animali possono percepire ed
evitare in piccolissime frazioni di
secondo ostacoli dello spessore di
un millimetro. Utilizzando questo
eco–sonar biologico di cui sono
dotati essi riescono ad avere infor-
mazioni non solo sulle dimensioni
di un oggetto, ma anche sulla sua
62. I Pipistrelli perdono molta acqua per l'inten-
sa evaporazione che ha luogo attraverso la pelle
distanza e, se è in movimento, sulla
del patagio; sono perciò costretti a bere molto sua velocità e sulla traiettoria che
sorvolando il pelo dell'acqua e lambendone la segue. Grazie alla perfezione del
superficie con la mascella inferiore. sistema di rilevamento sonoro

71
63. I Pipistrelli catturano le prede in volo grazie
al loro eco–sonar. Molti insetti hanno però evo-
luto adeguate contromisure: alcuni, percepiti gli
ultrasuoni emessi da un Chirottero, si posano
immediatamente fra la vegetazione o modifica-
no all'improvviso la loro traiettoria, volando in
circolo e lasciandosi cadere all'improvviso a
terra come un sasso; altri emettono onde sonore
che interferiscono con gli echi captati dal Pipi-
strello, impedendogli così di localizzarli. I Chi-
rotteri, a loro volta, reagiscono aumentando la
velocità del volo e diminuendo il volume degli
ultrasuoni fino a non emetterne più per brevi
attimi onde poter ascoltare il rumore del battito
alare degli insetti o i loro suoni nuziali.

descritto, i Chirotteri possono sop- strelli però sono in grado di dare la


perire alla limitatezza delle loro caccia anche alle larve e agli insetti
capacità visive al punto da avere che non volano, cercandoli nella
una visione quasi esclusivamente vegetazione o direttamente sul ter-
acustica dell'ambiente in cui vivo- reno ed individuandoli grazie al fru-
no. Quando un Pipistrello si trova scio che producono nel muoversi. I
in un territorio sconosciuto, vola Chirotteri usano ingerire le prede in
dappertutto ed effettua un grande volo e, se queste sono di grosse
numero di rilevazioni sonore fino a dimensioni, si aiutano con gli arti e
costruirsi un quadro completo del con l'uropatagio; talvolta però sono
panorama circostante. Tutti i detta- costretti a posarsi su qualche sub-
gli dei luoghi esplorati restano per- strato per poterle consumare
fettamente impressi nel suo cervel- meglio. Bevono molto perché per-
lo; l'animale potrà così volare negli dono grandi quantità d'acqua dal
ambienti conosciuti, seguendo la patagio che, essendo rivestito solo
"cartina" che ha stampata nella da un sottile strato corneo, costitui-
memoria ed emettendo solo quel sce una grande superficie evaporan-
tanto di segnali che basta per trova- te.
re la giusta direzione. I sessi sono molto difficili da
Tutti i Chirotteri sono animali riconoscere in mancanza di un
strettamente notturni e pertanto pas- esame dei genitali. Non esistono
sano il giorno in uno stato di legge- legami matrimoniali; gli accoppia-
ro letargo, paragonabile al nostro menti sono liberi e quindi sarà poi
sonno, dentro uno dei loro rifugi; la femmina a doversi occupare dei
escono solo all'imbrunire per cac- piccoli. La maggior parte degli
ciare le prede di cui si nutrono: gli accoppiamenti ha luogo in estate o
insetti notturni. Questi vengono in autunno, ma talvolta anche in
localizzati coll'eco–sonar e catturati primavera. In molte specie al rap-
al volo con la bocca; molti Pipi- porto sessuale non segue la fecon-

72
64. Quando escono per dare la caccia alle prede
di cui si nutrono, le femmine dei Chirotteri
spesso portano con sé i propri piccoli.

dazione per l'assenza della cellula avanti e, nei Vespertilionidi, viene


uovo; gli spermi restano pertanto trattenuto nell'uropatagio materno;
inattivi ma vitali nelle vie genitali nei Rinolofidi, invece, il piccolo si
femminili fino alla primavera, attacca subito ai capezzoli, che la
periodo nel quale ha luogo l'ovula- madre ha nella zona pubica. Suc-
zione e quindi la fecondazione. In cessivamente al parto, la femmina
altre specie, invece, all'accoppia- rompe il cordone ombelicale e
mento segue la fecondazione, ma lo divora gli annessi embrionali. I neo-
sviluppo dell'embrione durante l'i- nati vengono alla luce nudi e ciechi,
bernazione è tanto lento che i picco- con le unghie del pollice e degli arti
li nascono solo nella primavera suc- posteriori ben sviluppate per potersi
cessiva. aggrappare al mantello della madre;
Finito il letargo le femmine di questa li avvolge nel patagio per
quasi tutte le specie smettono di riscaldarli in quanto non sono anco-
vivere coi maschi e frequentano ra omeotermi. Alla nascita il peso
luoghi diversi, dove in seguito par- varia dal 15 al 30% di quello di un
toriranno e alleveranno la prole. Le adulto; dopo circa 7–10 giorni apro-
femmine partoriscono una sola no gli occhi e a 1,5–2 mesi sono in
volta all'anno in giugno e luglio; grado di volare e di seguire attiva-
nelle regioni meridionali però il mente la madre, con la quale resta-
parto può aver luogo anche in mag- no in continua comunicazione sono-
gio. In genere vengono alla luce 1 o ra. Se il giovane si perde, emette
2 piccoli, raramente e solo in alcune particolari grida, che inducono la
specie 3. Il parto ha luogo con forti genitrice a cercarlo; questa è capace
doglie perché il nascituro è grosso e di ritrovarlo in mezzo ad una molti-
voluminoso anche a causa del pata- tudine di conspecifici perché i suoni
gio di cui risulta già provvisto. Il emessi da ciascun animale sono
neonato nasce coi piedi rivolti in leggermente diversi da quelli degli

73
altri e fungono perciò da carta d'i- di 10°C, ma è in dipendenza anche
dentità. I giovani raggiungono la di fattori interni perché esemplari,
maturità sessuale a 2–3 anni d'età. tenuti in cattività ad una temperatu-
I Chirotteri sono animali che per ra di 18 – 20°C, hanno mostrato fra
volare spendono una grandissima dicembre e marzo un approfondi-
quantità d'energia, quindi nella loro mento dello stato letargico. Se la
vita diventa molto importante temperatura scende al di sotto dello
risparmiarla. A questo scopo essi 0°C, l'animale si sveglia e cerca un
hanno evoluto uno stato leggero di rifugio più confortevole; il risveglio
l e t a rgo diurno durante il quale si può anche avvenire per la necessità
registra un abbassamento della tem- di recarsi a bere. La maggior parte
peratura corporea e dell'attività dei Chirotteri ama ibernare in grup-
metabolica, fatti che per l'appunto pi numerosi; questo fatto pare sia
consentono un notevole risparmio dovuto alla necessità di mantenere
energetico. Questo fenomeno assu- la temperatura corporea il più possi-
me grande importanza nelle giorna- bile costante, onde evitare gli effetti
te di cattivo tempo nelle quali i negativi delle correnti d'aria, spesso
Pipistrelli non possono cacciare; in presenti nei luoghi d'ibernazione.
tali situazioni essi restano più o Le località frequentate d'inverno
meno tutto il giorno in stato letargi- non sono le stesse del periodo atti-
co lieve, in attesa che le condizioni vo; in genere però i Pipistrelli si
atmosferiche diventino più clemen- spostano solo di pochi chilometri.
ti. Se così non fosse, nel caso in cui In taluni paesi sono state osservate
il cattivo tempo continuasse per vere e proprie migrazioni anche di
alcuni giorni, molti Chirotteri fini- oltre 1000 Km; sui Chirotteri sardi
rebbero per morire di fame. non si sa niente di preciso per man-
D'inverno invece, a causa del canza di studi in merito.
troppo freddo e della scarsità di I Chirotteri in genere vivono tutto
cibo, si verifica un vero e proprio l'anno in colonie, spesso composte
letargo, durante il quale tutte le fun- da un grandissimo numero d'indivi-
zioni vitali si riducono al minimo dui anche di specie diverse; le cause
indispensabile. Per trascorrere il di questi raggruppamenti vanno cer-
periodo invernale vengono scelti i cate nelle condizioni favorevoli pre-
rifugi più disparati: grotte o altre senti in certe località, nelle maggio-
cavità naturali, miniere, torri, edifi- ri possibilità di difesa e soprattutto
ci, fessure dei muri, buchi dei tron- nella necessità di ridurre la perdita
chi, crepe nelle cortecce degli alberi di calore.
etc. La scelta del riparo pare venga I Pipistrelli hanno pochi nemici
effettuata per tentativi; il Pipistrello naturali: i Carnivori, i serpenti e
sceglie un determinato luogo e, se soprattutto gli uccelli rapaci nottur-
questo si dimostra inadatto, si risve- ni ne catturano di tanto in tanto
glia dal letargo per sceglierne un qualcuno; i loro peggiori nemici
altro. Il rifugio sicuro deve essere a sono in definitiva i numerosi paras-
prova di vento, pioggia, sbalzi ter- siti interni ed esterni che frequente-
mici e predatori; deve inoltre avere mente li infestano. Molti cadono
una temperatura non troppo bassa e inoltre vittime dei veleni, che inge-
un buon grado d'umidità nell'aria riscono con le loro prede; l'uso di
per evitare il disseccamento del sostanze pericolose come insetticidi
patagio. ed erbicidi dovrebbe essere rigoro-
Il letargo è principalmente deter- samente controllato e non lasciato
minato dall'abbassamento della alla discrezione di persone che
temperatura ambientale al di sotto spesso non si rendono conto del

74
65. Caratteristiche anatomiche che permettono pericolo rappresentato dalla sostan- I Chirotteri sono suddivisi in 2
di distinguere le tre famiglie di Chirotteri sardi.
1) Muso provvisto di formazioni cutanee a za usata. Questi animali trovano sottordini: i Megachirotteri, esclusi-
forma di ferro di cavallo: Rinolofidi. 2) Muso infine sempre più difficoltà nel vamente tropicali e quindi assenti
sprovvisto di formazioni cutanee, coda total- reperire alloggi, sia estivi che inver- nella fauna sarda, e i Microchirotte-
mente o quasi totalmente inclusa nell'uropatagio nali, nei quali rifugiarsi: diminui- ri, ai quali è riferibile quanto sopra
e presenza del trago nell'orecchio: vespertilioni-
di. 3) Muso sprovvisto di formazioni cutanee e
scono infatti gli alberi perché l'uo- detto. In Sardegna sono presenti 3
coda libera dall'uropatagio per non meno di 1,5 mo li taglia irrazionalmente e le famiglie: i Rinolofidi con 4 specie, i
cm: Molossidi. grotte tranquille perché vengono, Vespertilionidi con 14 e i Molossidi
troppo spesso frettolosamente, aper- con 1.
te al flusso turistico.

75
Rinolofo maggiore malattie. Si ritiene inoltre che, se lo
si conserva secco ed avvolto in un
pezzo di stoffa a mo' di santo sca-
polare, il cuore di questi animali
possa preservare da malattie,
disgrazie e malìe coloro che lo por-
tano appeso al collo. Si crede anche
che tale amuleto porti fortuna al
gioco delle carte e del lotto. Tutti i
Chirotteri sono considerati dalla
maggior parte della popolazione
sarda animali nocivi e vengono atti-
vamente perseguitati al punto da
essere chiamati uccelli del diavolo:
ancor oggi molto spesso il demonio
viene raffigurato con le ali del Pipi-
66. Areale europeo di Rinolofo maggiore (Rhi- strello. Sicuramente la rassomi-
nolophus ferrumequinum). glianza dei Chirotteri con i Topi, la
loro abitudine di vivere in luoghi
bui, la voce stridente e l'aspetto
poco gradevole del muso hanno
contribuito in larga misura a rende-
re antipatici ed invisi questi anima-
Una volta un orco chiese a tutti li. Così sono spesso accusati di
gli uccelli di dargli ciascuno una mangiare il lardo e i salumi, conser-
penna: ogni uccello ne consegnò vati nei luoghi bui della casa; in
subito una, ma il Pipistrello, molto realtà le provviste vengono sempre
più premuroso, le donò tutte. attaccate da Ratti e Topi, che appe-
Accortosi di questo fatto l'orco na percepiscono la presenza dell'uo-
domandò al Pipistrello come avreb- mo fuggono prontamente: restano
be potuto andare in giro tutto nudo invece appesi al soffitto i Pipistrelli
e questi rispose che da allora, per che finiscono per essere ingiusta-
non farsi vedere, sarebbe uscito mente accusati del misfatto. I Chi-
solamente di notte. Ecco perché rotteri europei, per quanto sgrade-
tutti i Chirotteri sono animali esclu- vole e ripugnante possa sembrare il
sivamente notturni. È questa una loro aspetto (in volo tuttavia non
curiosa leggenda che si racconta in mancano di una certa grazia nei
alcune località della Sardegna, ma movimenti), sono molto utili perché
molte altre credenze popolari sui si nutrono esclusivamente di insetti
Pipistrelli sono presenti nell'Isola. notturni che, si badi bene, sfuggono
In alcune zone si crede che essi a tutti gli uccelli insettivori in quan-
abbiano la facoltà di far piovere; in to questi hanno abitudini esclusiva-
altre che il loro sangue, passato sul mente diurne. È importante dunque
volto di chi ha le lentiggini, le fac- lasciar vivere in pace questi animali
cia scomparire; in altre ancora c'è la perché ormai sappiamo che lavora-
credenza che se un uomo tocca con no oltre che per loro stessi anche
la mano unta di grasso di Pipistrello per noi. In molte nazioni (ad esem-
arrostito una donna, questa poi lo pio la Germania), nelle quali da
seguirà. Nella Trexenta si crede che tempo è stata accettata questa
il cuore dei Chirotteri, fatto seccare nuova mentalità, si incrementa il
al sole, abbia poteri magici e medi- numero dei Chirotteri mediante la
camentosi nella cura di moltissime costruzione di opportuni rifugi in

76
67. Rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrume-
quinum). È il più grande dei Rinolofidi ed è
anche una delle specie più comuni. Non è per
niente bello, ma non deve destar paura: non fa
alcun male! Le strane appendici nasali sono solo
una vera e propria cassa di risonanza che ha la
funzione di amplificare ed orientare gli ultra-
suoni, i quali sono per l'appunto emessi attraver-
so il naso. L'evoluzione, tramite il caso e la
necessità, porta gli animali a dotarsi di strutture
anatomiche utili alla loro sopravvivenza; queste
caratteristiche, che possono risultare più o meno
gradevoli al nostro senso estetico, sono infatti
sempre frutto dell'esigenza di adattarsi ad una
determinata nicchia ecologica. (Disegno: Carlo
Erminio).

77
68. In molti paesi europei si costruiscono parti-
colari ripari in legno o in legno–cemento per
permettere ai Chirotteri di rifugiarvisi e quindi
di riprodursi più agevolmente. In questo modo
gli agricoltori sono in grado di limitare la consi-
stenza numerica di molte specie d'insetti danno-
si. 1) Rifugio con apertura circolare e diafram-
ma da inserire all'interno per impedire la nidifi-
cazione degli uccelli. 2) Cassetta con apertura
orizzontale di 2 cm d'altezza. 3) Rifugio con
apertura verticale di 3 cm e sua sezione orizzon-
tale.

78
legno o in legno–cemento. A tale (Oristanese), Arrundibèddu de abi-
scopo è bene lasciare inalterati i depèddi (Marmilla), Ti n t i r r i ò l u
vecchi alberi ricchi di cavità, le fes- 'epèdde (Marghine), Tirriolubèdde
sure delle rocce, le grotte, le galle- (Olmedo), Ti r r i ò l u m a l a b è d d e
rie abbandonate, i ruderi, le cantine (Ozieri), Tirriòlu 'e bèdde (Pattada),
e le soffitte dove questi animali pas- Tirriolupèdde (Logudoro), Zirriòla
sano l'inverno in letargo. Un (Sassarese), Zunzumurrèddu alipèd-
aumento dei Pipistrelli e di tutti gli de (Olzai), Zuzurrèri e Zuzurrèli
animali insettivori in genere non (Barbagia Ollolai), Zuzurèddu, Zur-
può che risultare utile all'agricoltura rundèddu (Cagliari, Campidano,
perché si ha come conseguenza una Isili, Nurallao, Orroli, Nurri, Geno-
diminuzione degli insetti nocivi e ni, Villasimius, Sarrabus, Gerrei,
quindi un risparmio sull'impiego di Marmilla), Zurrullèddu, Zurmudèd-
insetticidi chimici, che oltre tutto du (Parteolla),
possono arrecare danno alla nostra Tutturèddu (Marmilla), Tu t-
salute, al bestiame, agli animali turrèddu (Nuoro), Tuturrèri (Oliena,
domestici e perfino al terreno. Non D o rgali, Orgosolo), Zunzurèddu
si deve infine dimenticare che le (Tonara, Meanasardo, Samugheo),
feci dei Chirotteri, accumulandosi Zunzurìttu (Aritzo, Atzara),
sul suolo degli ambienti in cui vivo- Zuzurìttu (Valenza), Zinzurèddu
no, costituiscono un microambiente (Gadoni), Zinzimurrèddu e Sisinèd-
essenziale alla sopravvivenza di du (Sulcis–Iglesiente), Sinzurrèddu
alcuni piccoli invertebrati. (Oristanese), Sazzamurrèddu (Villa-
In Sardegna le varie specie di cidro), Zinzimùrru (Ovodda e
Pipistrelli vengono confuse l'una Formi), Sizimurrèddu (Flumini-
con l'altra e perciò sono chiamate maggiore), Sizzimurrèddu (Mogo-
tutte con gli stessi nomi: Pillòni ro), Cincirèddu (Urzulei), Cìxini
annappàu (Villasalto, Muravera, (Arzana), Cixinèddu (Gairo), Gig-
Armungia, Perdas de Fogu, Escala- ginèddu (Tortolì), Cincidèddu
plano), Nàppa o Nàpponi (Sadali), Jriei), Cixirèddu, Cigìni, Gixinèddu
Pillòni 'e nòtti (Jerzu), Pillòni de su e Pixinèddu (Ogliastra), Cincirriòlu
tiàulu (Cagliari), Pillòni allapàu (Logudoro), Zinzirriòlu (Logudoro
(Sarrabus, Gerrei), Rattapignàta e settentrionale), Zichirriòlu (Baro-
Arratapignàta (Cagliari e Campida- nie), Tenterriòlu (Marghine), Ti t i r-
no), Arratapinnàta e Arrettapinnàta riòlu (Siniscola), Tirriòlu (Logudo-
(Campidano), Rattapignàra (Alghe- ro), Tintirriòlu (Padria), Zirriòlu
ro), Alipèdde (Logudoro, Marghine, (Sennon), Pibiristèddu (Narcao,
Goceano, Ollolai), Alibèdde (Bitti e Siliqua, Domusnovas, Iglesiente),
Bono), Alàr de bèdde (Lollove), Pistèddu (Sulcis–Iglesiente),
Liepèdde (Desulo), Attilipèdde Pisginèddu (Lanusei), Ferrigònca
(Bosa), Impeddòne (Orani), Attu- (Seulo), Passarutòltu o Passulitòlta
lipèdde (Logudoro), Isterripèdde (Tempio), Passaritòlta o Passaritòltu
(Logudoro), Cinciribèdde (Cossoi- (Gallura), Passulitòlti (Gallura),
ne), Zirriolupèdde (Logudoro), Passalitòlta (Olbia), Passanatòlta
Ragapèdde (Sindìa, Montiferru), (Bortigiadas), Paparòttu (La Mad-
Ragabèdde (Suni), Aligabèdde (Pla- dalena), Sòrighe impinnàtu (Anglo-
n a rgia), Caligabèdde (Planarg i a ) , na), Sòrighepinnàdigu (Osilo), Sòri-
Alapèdde (Montiferru), Ala 'e ghe pinnàdile (Bonorva), Sori-
pèdde (Marghine, Barigadu), checàmpinu (Orune), Sòrighepinnà-
Alebèdde (Ogliastra), Ali 'e pèdde du (Logudoro), Sòrighe pinnàddu
(Mandrolisai, Barbagia Belvì), Aba ( Te rgu), Pinnàdile (Logudoro),
de pèddi (Oristanese), Abidabèddi Sòrighe binnàdu (Orune), Sòrigh' 'è

79
69. Foglia nasale di Rinolofide (Rhinolophus
ferru–
mequinum) con nomenclatura delle strutture
utili per la classificazione. (Da Lanza B., in
Toschi A., Lanza B., 1959, rifatto).

bèdde (Burgos), Ràttupennugàu uccelli e li chiamano perciò Pillòni


(Carloforte), Ràzzu pindùtu (S. annappàu (uccello dalle ali di tela)
Teresa di Gallura), Pinnetèddu o Pillòni de su tiàulu (uccello del
(Capoterra), Pubulèddu (Sedini), diavolo) o Pillòni 'e nòtti (uccello
Pioghèddu (Logudoro settentriona- della notte); a proposito delle abitu-
le), Girèdda e Piulupèi. A Sassari, dini notturne dei Chirotteri in alcu-
dove il Pipistrello prende il nome di ne località del Campidano si usa il
Zirriòra, per prendere in giro gli seguente detto: "Bessìri a s'Ora de
studentelli un tempo li si apostrofa- is Zurrundèddus (Uscire all'ora dei
va così: Pipistrelli)'', riferito a persone che
Zirriòra, Zirriòra, escono di casa o sono attive soprat-
piglià li lìbri e vài a ischòra; si no tutto di notte. Esiste anche qualche
sài la riziòni, termine che si riferisce ad abitudini
farà a tèrra li cazzòni. che i Pipistrelli non hanno: infatti il
Pipistrello, Pipistrello piglia i libri e nome Ferrigònca significa animale
vai a scuola; se non sai la lezione che ferisce o colpisce la testa, cosa
scendi a terra i calzoni. che i Chirotteri non fanno. È possi-
I termini citati si riferiscono per bile che qualche Pipistrello penetri
lo più ad una caratteristica dell'ani- incautamente in una casa e, insegui-
male: infatti i nomi che iniziano per to dagli abitanti, si posi stremato e
zuzu, zunzu, zinzu, tutu etc. sono spaventato sulla testa di una perso-
tutti fonosimbolici, imitano cioè il na, aggrappandosi ai suoi capelli
verso dell'animale; quelli che per non cadere: sono questi casi, del
cominciano con zirr o tirr derivano tutto fortuiti, che potrebbero aver
dai verbi zirriàre o tirriàre, che generato l’infondata credenza che i
significano stridere; altri nomi Chirotteri si posino sui capelli delle
ricordano le ali prive di penne e for- persone, provocando anche ferite
mate esclusivamente da pelle alla testa.
(pèdde o bèdde) e altri ancora si I Rinolofidi si distinguono dagli
rifanno alla somiglianza fra Pipi- altri Chirotteri sardi per la formula
strelli e Topi e poiché i primi vola- dentale, per l'assenza del trago nel-
no si hanno i nomi come Sòrighe l'orecchio e per la presenza di una
pinnàdile (Sorcio pennuto) o Sori- formazione cutanea sulla parte ante-
checàmpinu (Sorcio degli alberi). riore del muso che ha la forma di un Nella pagina seguente.
Alcuni considerano i Chirotteri ferro di cavallo. Queste appendici 70. Differenze fra le foglie nasali delle 5 specie
come appartenenti alla classe degli nasali costituiscono una vera e pro- di Rinolofidi sardi.

80
pria cassa di risonanza, la cui
ampiezza può essere variata
mediante un'opportuna contrazione
muscolare, ed hanno la funzione di
amplificare e orientare gli ultrasuo-
ni che questi animali emettono
attraverso il naso. Il Rinolofo mag-
giore si riconosce dalle altre 4 spe-
cie della stessa famiglia per avere la
cresta e la sella del ferro di cavallo
ad apice arrotondato, per la lun-
ghezza dell'avambraccio, superiore
ai 4,8 cm, e per le dimensioni mag-
giori. Il colore del mantello è in
genere marrone chiaro, brunonera-
stro o grigiastro sul dorso; il ventre
invece è beige. Le ali sono corte e
larghe, per cui il volo è lento, poco
duraturo e farfalleggiante. In Sarde-
gna e in tutta l'Italia è presente con
la sottospecie tipica R.f. ferrume-
quinum (Schreber, 1774).
È reperibile sia in pianura che
in montagna; frequenta le grotte
sotterranee, nelle quali è possibile
vederlo appeso agli spuntoni di
roccia del soffitto o alle pareti
inclinate. Solo nei mesi più caldi,
se necessario, abbandona le grotte
per le cavità degli alberi, delle
rocce o degli edifici. Ha tendenze
gregarie, anche se non particolar-
mente sviluppate; le colonie sem-
bra non siano durature, come si
può dedur r e dalla s car sità di
guano che si ritrova all'interno
delle grotte frequentate. i vari
individui stanno in genere appesi
ad una certa distanza l'uno dall'al-
tro. Durante il giorno il Rinolofo
maggiore resta all'interno delle
grotte; esce solo all'imbrunire per
cacciare gli insetti di cui si nutre:
soprattutto coleotteri, lepidotteri e
ditteri. Pare che si cibi anche di
artropodi che trova sulle pareti
del le cav ità so tterran ee in cui
vive. È un animale abbastanza
sedentario e pertanto compie spo-
stamenti poco consistenti; passa
l'inverno in letargo, assumendo la
posizione ammantellata.

81
La maggior parte degli accoppia- zione amministrativa di lire
menti ha luogo a fine estate e in 200.000 per ogni esemplare cattura-
autunno, ma un certo numero di to, ucciso, venduto o illegalmente
esemplari si accoppia anche all'ini- detenuto.
zio della primavera, periodo in cui
ha luogo nelle femmine l'ovulazio-
ne e la fecondazione. Lo sviluppo
dell'embrione dura circa 70 giorni
ed in maggio–luglio la femmina
partorisce 1 piccolo, raramente 2. I
neonati vengono al mondo nudi,
ciechi e privi di dentatura di latte,
che nei Rinolofidi viene riassorbita
prima della nascita; appena nati si
aggrappano subito ai capezzoli
pubici, che la madre ha proprio
sopra la vagina. In questa posizione
tuttavia essi rivolgono la testa verso
la coda della femmina e per poppa-
re dovranno ruotare su se stessi. La
presenza dei capezzoli pubici, che
non producono mai latte, è un parti-
colare adattamento dei Rinolofidi,
utile per impedire che alla nascita il
piccolo cada giù. Le femmine di
questa famiglia, infatti, sono inca-
paci di piegare l'uropatagio verso il
proprio ventre, come invece fanno
le femmine dei Ve s p e r t i l i o n i d i .
Nascita ed allevamento della prole
avvengono in particolari località,
chiamate camere di puerperio e fre-
quentate soprattutto, ma non solo,
dalle femmine. Queste usano porta-
re il piccolo appeso al proprio corpo
durante le cacce notturne. Quando
però i figli diventano troppo grandi
vengono lasciati appesi nelle came-
re di puerperio; le madri poi ritrova-
no il loro rampollo grazie a partico-
lari grida di richiamo e a stimoli
olfattivi. Non appena i giovani rag-
giungono un certo grado di sicurez-
za nel volo, seguono la madre. La
maturità sessuale viene raggiunta
intorno ai 15 mesi; la durata della
vita è piuttosto lunga: 20 – 25 anni.
Tutti i Chirotteri sono protetti
dalla legge regionale n. 32 del 28
aprile 1978 e dalla legge 503 del 5
agosto 1981; il calendario venatorio
prevede per i trasgressori una san-

82
Rinolofo minore Rinolofo euriale

71. Areale europeo di Rinolofo minore (Rhino-


lophus hipposideros).

Si riconosce per avere la cresta Questa specie si distingue dagli


ad apice arrotondato, la lunghezza altri Rinolofidi per avere la cresta
72. Areale europeo di Rinolofo euriale (Rhino- dell'avambraccio al di sotto dei 4,3 ad apice appuntito, la prima falange
lophus euryale). cm, la membrana alare inserita sul del IV dito dell'arto anteriore più
tallone e per le piccole dimensioni. corta della metà della seconda, l'a-
Sono state distinte alcune sottospe- vambraccio lungo 4,4 – 5 cm e la
cie: in Sardegna sarebbe presente statura piccola.
solo R.h.minimus Heuglin, 1861, Frequenta soprattutto le regioni
che vive nelle regioni mediterranee. centrali e meridionali d'Italia; in
In realtà pare che nell'Isola siano Sardegna è stato trovato sul Gen-
reperibili anche esemplari riferibili nargentu, ma non è specie comune.
alla sottospecie tipo hipposideros, Le notizie sulle sue abitudini sono
per cui la validità di queste razze è molto scarse; si sa che ha maggior
stata messa in discussione. Il Rino- tendenza al gregarismo rispetto agli
lofo minore ha abitudini simili a altri Rinolofidi e che raramente
quelle del Rinolofo maggiore e fre- assume la posizione ammantellata.
quenta gli stessi ambienti.

83
Rinolofo di Mehely Rinolofo di Blasius

73. Areale europeo di Rinolofo di Mehely


(Rinolophus mehelyi).

74. Areale europeo di Rinolofo di Blasius


(Rinolophus blasii).

Si riconosce per avere la cresta Si distingue per la cresta molto


ad apice appuntito, la prima falange appuntita e per avere la prima falan-
del IV dito dell'arto anteriore più ge del IV dito dell'arto anteriore più
corta della metà della seconda, l'a- lunga della metà della seconda.
vambraccio lungo 4,8 – 5 cm, la Questa specie è stata citata per la
lancetta coi bordi fortemente conca- Sardegna, ma la sua presenza nell'I-
vi al di sopra della sua metà e statu- sola necessita di una sicura ricon-
ra media. In Italia è presente solo in ferma.
Puglia, Sicilia e Sardegna. Si hanno
poche notizie sulla sua biologia;
pare che nell'Isola gli accoppiamen-
ti abbiano luogo in marzo.

84
75. Quando riposano, i Rinolofidi per lo più si
attaccano agli appigli solo coi piedi ed assumo-
no particolari posizioni, coprendosi col patagio;
se stanno a stretto contatto, non si aggrappano
mai l'uno all'altro (1,2,3,4,5). I Vespertilionidi
invece preferiscono di regola aggrapparsi al
substrato coi quattro arti e, quando si trovano a
stretto contatto, si attaccano l'uno all'altro, for-
mando grappoli (6).

85
Miniottero colonie numerose, nelle quali i sin-
goli esemplari stanno aggrappati
alle pareti con le 4 zampe e a stretto
contatto fra loro. Caccia a grandi
altezze ed è considerato il più velo-
ce volatore fra tutti i Chirotteri
europei (sembra che possa raggiun-
gere i 100 km/h); ha ali lunghe,
strette e sottili, che gli permettono
un volo agile e veloce come quello
delle rondini, con le quali spesso si
unisce: usa infatti iniziare la caccia
prima che il sole cominci a tramon-
tare. Gli accoppiamenti avvengono
in autunno; in Sardegna pare che
possano compiersi anche in prima-
76. Areale europeo di Miniottero (Miniopterus vera. L'ovulazione ha luogo subito,
schreibersi). per cui, caso unico fra tutti i
Vespertilionidi europei, le femmine
sono immediatamente fecondate e
restano gravide durante tutto il
Tutti i Vespertilionidi si ricono- letargo invernale. Poiché in questo
scono dalle altre famiglie di Chirot- periodo tutte le attività metaboliche
teri sardi per la presenza del trago sono rallentate, anche se il Miniot-
nell'orecchio, per avere la coda tero non cade in un letargo molto
inclusa totalmente o quasi nell'uro- profondo, l'embrione si sviluppa
patagio e per l'assenza delle appen- con molta lentezza e solamente in
dici nasali membranose; gli ultra- maggio–luglio la femmina partori-
suoni infatti vengono emessi attra- sce il suo unico piccolo. Pare che
verso la bocca. Il Miniottero si questa specie possa vivere per più
distingue dagli altri Vespertilionidi di 15 anni.
per avere la seconda falange del
terzo dito dell'arto anteriore molto
allungata (circa tre volte più della
prima), per il lobo mediano dello
sterno molto sviluppato, per le orec-
chie brevi con la parte apicale rivol-
ta in fuori e per la formula dentale.
La colorazione della pelliccia è
molto variabile: in genere il dorso è
color bruno–grigio scuro e il ventre
grigio o grigiocenere. In Sardegna è
presente con la sottospecie tipica
M.s.schreibersi (Natterer in Kuhl,
1819).
Il Miniottero gradisce temperatu-
re miti ed evita le zone antropizza-
te. Predilige località disabitate,
dove utilizza come ricoveri le grotte
naturali situate sia in pianura che in
montagna; talora si rifugia anche
nelle cavità degli alberi. Forma

86
77. Miniottero (Miniopterus schreibersi). Tutti i
Pipistrelli sono molti utili non solo perché divo-
rano un elevato numero d'insetti dannosi all'a-
gricoltura, ma anche per il fatto che, avendo
abitudini notturne, limitano la consistenza
numerica di quelle specie di insetti che sfuggo-
no alla predazione diurna degli uccelli. In Sar-
degna i Chirotteri non vengono distinti l'uno
dall'altro (nemmeno l'Orecchione) e prendono
perciò gli stessi nomi: Zurrundèddu, Tutturrèd-
du, Rattapignàta, Tirriòlu, Zirriòra, Pillòni 'e
nòtti etc. Nella Trexenta la seguente cantilena
sottolinea la mancanza delle penne nelle ali:
Zurrundèddu, Zurrundèddu,
bàbbu tu est 'a Castèddu,
màmma tua est'a sa lìnna,
Zurrundèddu Jòras pinna.
Pipistrello, Pipistrello, tuo padre è a Cagliari,
tua madre è a far legna, Pipistrello senza penna.
(Disegno: Carlo Erminio).

78. Ala di Miniottero, caratterizzata dal grande


allungamento della II falange del III dito dell'ar-
to anteriore, lunga quasi tre volte più della I. M
= metacarpale; F1 = 1 falange; F2 = II falange.

87
Vespertilione soprattutto in località alberate in
pianura come in montagna. In pri-
mustacchino mavera e d'estate trascorre il riposo
diurno nelle cavità degli alberi e
degli edifici; durante la cattiva sta-
gione frequenta anche le grotte,
dove è reperibile appeso alle aspe-
rità delle pareti o nelle spaccature
delle rocce. Forma raramente colo-
nie; queste sono in genere composte
da pochi esemplari che stanno sem-
pre separati l'uno dall'altro. Poiché
sopporta abbastanza bene il freddo,
d'inverno cade in uno stato letargico
non molto profondo, per cui si sve-
glia spesso ed è possibile vederlo in
volo anche in questa stagione poco
79. Areale di Vespertilione mustacchino (Myo-
tis mystacinus) favorevole. Passa il giorno nei rifu-
gi preferiti, dai quali esce abbastan-
za presto per dare la caccia agli
insetti di cui si nutre; questi vengo-
no catturati al volo o su un substra-
to. L'attività predatoria del Vesperti-
Il genere Myotis si riconosce lione mustacchino si svolge in
dagli altri Vespertilionidi per avere genere a basse quote (circa 5 m),
il muso appuntito, l'orecchio più vicino ai cespugli, fra le fronde
lungo che largo e per la formula degli alberi o sulla superficie di
dentale. Il Vespertilione mustacchi- qualche specchio d'acqua. Gli
no si distingue dai congeneri per accoppiamenti hanno luogo gene-
avere l'antitrago molto sviluppato, il ralmente in autunno, in minor misu-
trago che sorpassa la metà del padi- ra durante la primavera. In mag-
glione auricolare, la coda lunga gio–luglio nascono i piccoli in
all'incirca come la lunghezza testa- numero di 1 per parto.
tronco, l'avambraccio lungo da 3 a
3,9 cm, il bordo del padiglione auri-
colare smarginato, la fila dei denti
superiori lunga da 4,8 a 5,8 mm e il
plagiopatagio inserito alla base del-
l'alluce. Presenta inoltre ai lati del
muso numerosi peli piuttosto lunghi
e setole, che insieme danno origine
a un paio di mustacchi. Il colore
della pelliccia nella parte dorsale
varia dal bruno scuro al nerastro,
mentre il ventre è in genere bian-
co–grigiastro. In Sardegna pare che
viva la sottospecie tipo M. m.
mystacinus (Leisler in Kuhl, 1819);
la sistematica di questa specie è
comunque ancora oggetto di discus-
sione.
È un animale raro, che vive

88
Vespertilione lungo della metà del padiglione
auricolare, l'avambraccio lungo da
smarginato 3 a 3,9 cm, il plagiopatagio inserito
alla base dell'alluce, la fila dei denti
superiori che varia da 6 a 6,8 cm e
per l'aspetto lanoso della pelliccia;
questa è di color bruno–rossastro
sul dorso e crema sul ventre. In Sar-
degna è presente la sottospecie tipi-
ca M.e.emarginatus (E.Geoff r o y,
1806). Il Vespertilione smarg i n a t o
si rifugia nelle cavità degli alberi e
dei muri, situate in località vicine a
corsi o a specchi d'acqua. Esce al
crepuscolo e caccia gli insetti al
volo poco al di sopra della superfi-
cie dell'acqua o lungo le rive. Sver-
80. Areale europeo di Vespertilione smarginato na in caverne e grotte, dove è repe-
(Myotis emarginatus).
ribile anche in primavera–estate. Le
abitudini riproduttive sono simili a
quelle del Vespertilione mustacchi-
no.

Si distingue per avere il trago più

81. Differenze anatomiche che permettono di


riconoscere il genere Myotis dal genere Pipi-
strellus. I Myotis presentano l'orecchio più
lungo che largo, il muso allungato e l'uropatagio
privo di epiblema (1). I Pipistrellus hanno muso
più corto, orecchio triangolare e uropatagio for-
nito di epiblema (2). I due generi differiscono
anche per la formula dentale.

89
82. Caratteristiche dell'uropatagio e dell'orec-
chio delle 6 specie di Myotis presenti in Sarde-
gna. Il Vespertilione mustacchino può talora
presentare un piccolo epiblema.

90
Vespertilione È riconoscibile per avere la tibia Vespertilione
e le ali prive di peli e per il plagio-
di Daubenton patagio inserito nel metatarso. La di Capaccini
pelliccia è di color bruno sul dorso,
più chiara nel ventre. In Sardegna è
presente la sottospecie tipica M.d.
daubentoni (Leisler in Kuhl, 1819).
Il Vespertilione di Daubenton
vive in località dove sono presenti
acque stagnanti o a lento corso.
Passa il letargo invernale in caverne
e grotte, dove è reperibile solitario
o a gruppi, composti da pochi indi-
vidui. Durante il periodo attivo si
rifugia di giorno nelle cavità degli
alberi, delle costruzioni o delle
rocce; da questi ricoveri esce solo
all'imbrunire per dare la caccia agli
insetti sulla superficie dell'acqua,
lungo le rive o comunque in località
molto vicine all'elemento liquido.
Ha un volo rapido ed uniforme; le
ali compiono brevi escursioni per
cui è capace di volare quasi a pelo
d'acqua; se vi cade dentro, talvolta
nuota verso la riva, pur essendo
perfettamente in grado di riprendere
il volo direttamente dall'acqua. Le
modalità riproduttive non diff e r i-
scono da quelle del Vespertilione
mustacchino.

Si riconosce per avere il dorso


della tibia e parte della membrana
alare ricoperti di peli e per il plagio-
patagio inserito alla caviglia. La
livrea è grigio scura sul dorso, più
chiara nel ventre. In Sardegna vive
la sottospecie tipica M. c. capaccinii
(Bonaparte, 1837). Il Vespertilione
di Capaccini frequenta l'aperta cam-
pagna e soprattutto gli specchi d'ac-
qua, dove durante le prime ore della
notte caccia le sue prede. Preferisce
rifugiarsi in ogni stagione dell'anno
nelle grotte, dove è reperibile appe-
so coi 4 arti alle pareti o dentro le
spaccature delle rocce. Si hanno
83. Areale europeo di Vespertilione di Dauben- 84. Areale europeo di Vespertilione di Capacci-
poche notizie sulle sue abitudini
ton (Myotis daubentoni). ni (Myotis capaccinii). riproduttive.

91
Vespertilione l'inverno isolato o riunito in grandi
colonie composte da più specie. Le
maggiore località frequentate d'estate possono
essere differenti da quelle invernali,
ma in genere non sono situate a
grande distanza le une dalle altre
perché il Vespertilione maggiore è
molto fedele ai luoghi di rifugio
abituali. Durante il periodo attivo
utilizza come ricoveri, oltre alle
grotte, anche i fabbricati e le cavità
degli alberi. Dopo il tramonto o
anche a notte inoltrata esce dai rifu-
gi diurni per cacciare gli insetti di
cui si nutre, soprattutto lepidotteri
notturni e in minor misura coleotte-
85. Areale europeo di Vespertilione maggiore
ri. Caccia ad un'altezza di 5 – 8 m
(Myotis myotis). con un volo grave, simile a quello
delle cornacchie; è frequente veder-
lo inseguire prede vicino a luci arti-
ficiali o sorvolare qualche corso
d'acqua. Non ama le giornate piovo-
se; esce invece anche se il tempo è
Il Vespertilione maggiore si ventoso, limitandosi a volare più
distingue dagli altri Myotis per basso. Gli accoppiamenti hanno
avere la taglia grande, l'avambrac- luogo soprattutto in autunno, ma
cio che misura più di 5 cm, la fila anche d'inverno e in primavera. Le
dentaria superiore lunga 9,8 mm o femmine gravide si riuniscono in
più, l'orecchio che ripiegato sorpas- folte colonie, situate in località
sa di qualche millimetro il muso e calde e riparate, diverse da quelle
l'antitrago corto ed appiattito alla frequentate dai maschi. In questi siti
base del padiglione auricolare. La partoriscono ed allevano il loro
pelliccia presenta una netta distin- unico piccolo (molto di rado 2).
zione fra la parte dorsale e quella Quando i giovani si rendono indi-
ventrale: la prima è di color bruno pendenti, le femmine tornano nei
scuro, mentre la seconda si presenta luoghi frequentati dai maschi.
bianca, grigia o crema chiaro. È
specie abbastanza comune e cono-
sciuta perché i suoi ricoveri sono
generalmente accessibili all'uomo e
non difficili da scoprirsi.
Il Vespertilione maggiore vive
preferibilmente in pianura, collina e
media montagna; si adatta assai
bene alla vita nelle città ed è facile
vederlo svolazzare nei luoghi abita-
ti. D'inverno passa il letargo nelle
grotte, nelle cavità artificiali, nelle
cantine e nei sotterranei; è possibi-
le, anche se con minor frequenza,
trovarlo entro fenditure e spaccature
delle rocce. In questi luoghi passa

92
86. Vespertilione maggiore (Myotis myotis). I
Pipistrelli sono malvisti dalla tradizione popola-
re occidentale e quindi anche sarda; caratteristi-
che come l'aspetto poco piacevole, la rassomi-
glianza coi Topi, l'abitudine di vivere in luoghi
bui e la voce stridula hanno senz'altro contribui-
to a rendere invisi e repellenti questi animali. La
legge regionale n. 32 del 1978 ha però ricono-
sciuto l'innocuità dei Chirotteri, stabilendo tra-
mite i calendari venatori un'ammenda di lire
200.000. (Disegno: Carlo Erminio).

93
Vespertilione di Blyth

È assai simile al Myotis myotis,


dal quale si differenzia principal-
mente per le dimensioni minori e
per avere il trago più stretto alla
base, il muso più allungato e appun-
tito e la coda leggermente più
lunga. Ha abitudini simili a quelle
del Vespertilione maggiore, col
quale forma spesso colonie miste.

88. Caratteristiche dell'uropatagio, dell'orecchio


e della mascella delle 3 specie sarde del genere
Pipistrellus.

87. Areale di Vespertilione di Blyth (Myotis


blythi).

94
Pipistrello nano Il genere Pipistrellus si distingue
dagli altri Vespertilionidi per avere:
edifici, delle rocce o degli alberi sia
in inverno che nella buona stagione.
padiglioni auricolari separati, 2 pre- Il Pipistrello nano ha in genere abi-
molari superiori e 2 inferiori, l'epi- tudini gregarie e forma colonie di
blema, il V dito dell'arto anteriore centinaia di individui della stessa o
più lungo di metacarpale e prima anche di diversa specie. Sopporta
falange uniti del IV dito e l'avam- abbastanza bene le basse temperatu-
braccio più corto di 4 cm. Il Pipi- re per cui è possibile vederlo anche
strello nano è il più piccolo Chirot- in pieno inverno a caccia d'insetti.
tero europeo; si riconosce dalle Talora esce durante le ore diurne,
altre specie sarde appartenenti allo ma in genere passa il giorno nei
stesso genere per avere l'apice della suoi rifugi e solo al crepuscolo si
coda libero dal patagio per circa i mette in attività. Ricerca le prede ad
mm, il trago snello, l'incisivo supe- altezze non troppo elevate (fino a
riore interno bicuspide, il premolare 10 m) con un volo molto irregolare,
superiore visibile dall'esterno, le ali fatto di continui cambiamenti di
senza bordo chiaro e taglia piccola. direzione. Gli accoppiamenti hanno
La pelliccia è di color marrone sul luogo per la maggior parte in autun-
dorso, più chiara sul ventre. In tutta no, in misura minore durante la pri-
Italia e quindi anche in Sardegna è mavera. In maggioluglio nascono i
presente la sottospecie tipica piccoli in numero di 1 o 2 per parto.
P.p.pipistrellus (Schreber, 1774). Le femmine gravide vivono separa-
E una specie molto comune che te dai maschi fino a quando i neo-
frequenta preferibilmente le località nati non si rendono indipendenti.
abitate, dove la si può rinvenire Sembra che le femmine maturino
nelle fenditure o nei buchi degli sessualmente al primo anno di vita.

89. Areale europeo di Pipistrello nano (Pipi- 90. Pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus).
strellus pipistrellus). (Disegno: Carlo Erminio).

95
Pipistrello di Savi Pipistrello albolimbato

91. Areale europeo di Pipistrello di Savi (Pipi-


strellus savii).

Si distingue per avere l'apice Questa specie, anch'essa molto


della coda libero dall'uropatagio per comune, si riconosce dagli altri
circa 2 – 5 mm, il trago tozzo e il Pipistrellus sardi per avere il bordo
92. Areale europeo di Pipistrello albolimbato
premolare superiore posteriore delle ali bianco, l'incisivo superiore (Pipistrellus kuhli).
molto ridotto o assente e per la interno apparentemente monocuspi-
taglia leggermente più grande. La de e lungo più del doppio di quello
livrea è nella parte dorsale assai esterno e il premolare superiore
variabile nei diversi esemplari e va anteriore piccolo e non visibile dal-
dal marrone scuro con riflessi color l'esterno. La colorazione della pel-
rame al bruno ocra. In tutta l'Italia liccia è simile a quella del Pipistrel-
vive la sottospecie tipica P.s.savii lo nano; in Sardegna si trovano
(Bonaparte, 1837). Biologia ed eco- anche individui dalla livrea più
logia, ad eccezione del fatto che si chiara. E presente in tutta Italia con
spinge ad attitudini maggiori, sono la forma tipo P.k.kuhli (Natterer in
pressoché identiche a quelle del Kuhl, 1819). Ha biologia simile a
Pipistrello nano. quella del Pipistrello nano, al con-
trario del quale evita le località
troppo elevate.

96
Serotino comune Il genere Eptesicus si distingue
dagli altri Vespertilionidi principal-
delle prime specie di Chirotteri a
ritirarsi nei rifugi invernali ed una
mente per la formula dentale che delle ultime a risvegliarsi in prima-
presenta i premolare superiore, il vera. Passa il letargo invernale nelle
muso corto, le ali larghe, l'orecchio cavità degli alberi e degli edifici o,
che ripiegato non raggiunge il muso più raramente, nelle grotte appeso
e l'avambraccio lungo 4,8 cm o più. al soffitto o nascosto nelle fessure.
Il colore della pelliccia varia dal Nel periodo di attività evita le
marrone scuro all'isabella, dal caverne e predilige, come rifugi
bruno–nerastro al bruno–castano; le diurni, i cavi degli alberi, i tetti
parti ventrali si presentano invece degli edifici e le fessure dei muri; in
più chiare. È stata descritta per l'Ita- genere lo si trova in colonie poco
lia una sottospecie, E.s. meridiona- numerose, composte al massimo da
lis (Dal Piaz, 1926), su reperti pro- una ventina di individui. Usa
venienti da Cagliari; la validità di cominciare la caccia quando il sole
questa razza è però stata messa in non è ancora tramontato, ma se la
discussione perché il numero di giornata è fredda, piovosa o ventosa
esemplari sul quale si basava tale non abbandona i rifugi. Vola lenta-
distinzione è oggi considerato trop- mente, a bassa quota, talora seguen-
po esiguo. do percorsi fissi, talaltra no. Si
Il Serotino comune è specie nutre d'insetti che cattura al volo.
abbastanza frequente, che predilige Gli accoppiamenti hanno luogo
le zone di pianura e media monta- generalmente in autunno e, tra mag-
gna in quanto non tollera bene le gio e luglio, la femmina partorisce
basse temperature; è infatti una 1 o più raramente 2 piccoli.

93. Areale europeo di Serotino comune (Eptesi- 94. Serotino comune (Eptesicus serotinus).
cus serotinus). (Disegno: Carlo Erminio).

97
Nottola La Nottola si distingue dal genere di esemplari. Le colonie sono com-
Pipistrellus per avere il V dito del- poste d'ambo i sessi solo durante il
l'arto anteriore corto e per la l e t a rgo invernale; nel periodo dei
profondità della smarginatura nasa- parti invece femmine e maschi si
le; da tutti gli altri Vespertilionidi separano. La Nottola caccia con un
differisce per la formula dentale. Il volo diritto e veloce, ad altezze
colore della pelliccia è bruno-gialla- variabili fra i 5 e i 25 m, ma talora
stro scuro, più chiaro ventralmente. può raggiungere i 100. In genere
Sembra che sia viva in Sardegna esce dai rifugi diurni al tramonto e
perché citata in passato, e perché caccia soprattutto scarabei e lepi-
sicuramente presente in Corsica. Le dotteri, che consuma in volo; il
popolazioni italiane appartengono periodo di caccia dura 1 –2 ore e
alla sottospecie tipica N.n.noctula pare che ve ne possa essere un
(Schreber, 1774). secondo prima dell'alba. Non teme
Frequenta principalmente le le giornate piovose o ventose ed è
cavità degli alberi, i comignoli, le perciò possibile vederla in volo
soffitte, le stalle e le rovine; non anche con queste condizioni atmo-
ama né le spaccature delle rocce, né sferiche. Gli accoppiamenti hanno
rifugiarsi nelle grotte, dove non è luogo in autunno e, in minor misu-
mai stata ritrovata. È una specie ra, in primavera; fra maggio e
abbastanza gregaria ed ama vivere luglio le femmine partoriscono 1 o
in colonie che possono contare da 2 piccoli.
qualche de cina ad alcune centinaia

96. Nottola (Nyctalus noctula). (Disegno: Carlo


95. Areale europeo di Nottola (Nyctalus noctu- Erminio).
la).

98
Barbastello Distinguibile dagli altri Chirotteri do e dalle correnti d'aria perché è
sardi per avere gli orecchi uniti tra molto resistente alle basse tempera-
loro sulla fronte e dagli Orecchioni ture. Durante il periodo attivo pre-
per averli di grandezza media, il ferisce rifugiarsi negli edifici, nelle
Barbastello presenta dorsalmente spaccature dei muri o nelle cavità
una colorazione scura, in genere degli alberi; ha abitudini solitarie,
bruno–nerastra ma anche grigiastra, anche se talora può riunirsi in pic-
spesso brizzolata di chiaro. La spe- coli gruppi.
cie non presenta variazioni geogra- Caccia anche col cattivo tempo
fiche tali da essere distinta in più ed esce dai rifugi diurni prima del
sottospecie ed è perciò monotipica. tramonto; in genere si tiene ad
D'inverno frequenta le grotte, le un'altezza di 10–20 m dal suolo. E
crepe dei muri e le fessure delle presente sia in pianura che in mon-
rocce, dove è possibile trovano tagna. I parti hanno luogo tra mag-
appeso coi quattro arti; spesso fre- gio e luglio; le femmine partorisco-
quenta rifugi poco riparati dal fred- no 1 o 2 piccoli.

97. Areale europeo di Barbastello (Barbastella 98. Barbastello (Barbastella barbastellus).


barbastellus). (Disegno: Carlo Erminio).

99
Orecchione meridionale Facilmente riconoscibile da qual-
siasi altro Chirottero sardo per l'e-
norme sviluppo dei padiglioni auri-
colari, l'Orecchione meridionale
presenta il dorso di color grigio, il
ventre più chiaro e i pollici più pic-
coli di 6 mm. Le popolazioni italia-
ne sarebbero tutte riferibili alla sot-
tospecie tipo P.a.austriacus Fischer,
1829.
Predilige le località ricche d'albe-
ri e di vegetazione situate dal livello
del mare fino alla montagna (1400
m). Presenta un volo lento e basso
(in media 2 – 6 m) e si addentra
spesso fra le fronde degli alberi per
catturare gli insetti, non solo al
volo, ma anche se sono posati su
foglie o rami. Esce dai rifugi diurni
dopo il tramonto e pare che cacci
durante tutta la notte; si nutre prin-
cipalmente di scarabei e farfalle
notturni. Durante il periodo attivo
predilige, come rifugio, le cavità
degli alberi e degli edifici, dove può
essere trovato sia isolato che in
gruppo. Il letargo invernale può
essere trascorso anche nelle spacca-
ture delle rocce, nelle caverne e
nelle grotte, dentro fessure o
aggrappato alle pareti e ai soffitti. In
genere gli accoppiamenti si verifi-
cano in autunno e i parti fra maggio
e luglio; vengono alla luce 1 o 2
piccoli. Secondo alcuni studiosi
nelle zone montane della Sardegna
centrale sarebbe presente anche l'O-
recchione (Plecotus auritus).

100. Il Barbastello (1) e l'Orecchione meridio-


nale (2) si distinguono da tutti gli altri Chirotteri
per ave–
re le orecchie unite alla base. Fra di loro si rico-
99. Areale europeo di Orecchione meridionale noscono per l'enorme sviluppo del padiglione
(Plecotus austriacus). auricolare dell'Orecchione.

100
101. Orecchione meridionale (Plecotus austria- pato. Recentemente, soprattutto nei Paesi anglo-
cus). Questa specie presenta un grande sviluppo sassoni, è stata riconosciuta la grande importan-
dei padiglioni auricolari, che la rendono facil- za che tutti i Chirotteri europei hanno nel limita-
mente riconoscibile. Malgrado ciò non ha in re la consistenza numerica di molte specie d'in-
Sardegna nomi particolari, forse perché non è setti dannosi e sono stati approntati nidi adatti a
specie comune e perché l'interesse degli uomini permetterne l'allevamento e quindi ad incremen-
verso i Pipistrelli non è mai stato molto svilup- tarne il numero. (Disegno: Carlo Erminio).

101
Molosso di Cestoni Il Molosso di Cestoni si ricono-
sce dagli altri Pipistrelli della Sar-
Predilige le grotte, le muraglie, le
spaccature delle rocce e i fabbricati
degna per la grossa mole, per avere dal livello del mare fino alla monta-
un lungo tratto di coda libero dall'u- gna, ma non è una specie comune.
ropatagio e per la presenza di 2 soli Si hanno poche notizie sulle abitudi-
incisivi superiori. Presenta la colo- ni e sulla biologia di questo Pipi-
razione dorsale variabile dal cinereo strello. In genere esce dai rifugi
cupo al nero–brunastro; quella ven- diurni dopo il tramonto e caccia per
trale è invece più chiara. Le popola- tutta la notte. Pare che gli accoppia-
zioni italiane apparterrebbero alla menti abbiano luogo d'inverno o in
sottospecie tipica T. t. teniotis primavera e che le femmine partori-
(Rafinesque, 1814). scano i piccolo fra maggio e giugno.

103. Molosso di Cestoni (Tadarida teniotis).


102. Areale europeo di Molosso di Cestoni (Disegno: Carlo Erminio).
(Tadarida teniotis).

102
Roditori

I più antichi Roditori fossili che per il quale i Roditori spesso rosic-
si conoscono appartengono al gene- chiano anche materiali di nessun
re Paramys, vissuto circa 60 milioni valore alimentare, come cemento,
di anni fa nel Paleocene. Si ritiene tubi di piombo, legno, fili elettrici
pertanto che i rappresentanti di que- etc. La funzione degli incisivi non è
st'ordine si siano evoluti nel periodo solo quella di rodere, ma anche di
precedente, il Cretaceo superiore, agire come forbici trincianti. I cani-
da quegli stessi Insettivori che ni sono totalmente assenti in tutte le
hanno originato la linea evolutiva specie e al loro posto vi è un largo
dei Primati. Durante tutto il Terzia- spazio vuoto, il diastema, che sepa-
rio questi animali hanno dato origi- ra gli incisivi dai premolari e dai
ne ad una vera e propria radiazione molari. Questi, utilizzati per masti-
evolutiva, conquistando nuovi care, strofinando l'uno sull'altro,
ambienti e adattandosi alle più sva- agiscono come una macina.
riate nicchie ecologiche, tanto da Un'altra caratteristica, comune
diventare, fra i Mammiferi, l'ordine anche ad alcuni Insettivori, è quella
che conta il numero più elevato di di avere molto lassa ed elastica l'ar-
specie: 1687. ticolazione fra le due ossa che costi-
I Roditori, fatta eccezione per la tuiscono la mandibola, cosicché
struttura del cranio e dei denti, sono questa è libera di compiere movi-
per lo più animali dalle caratteristi- menti non solo antero–posteriori,
che primitive e poco specializzate. ma perfino laterali. La cavità bocca-
Presentano il corpo di forma cilin- le è divisa in due parti dai lobi
drica, ricoperto da una pelliccia più labiali che, passando dietro gli inci-
o meno folta, la coda rivestita da sivi, separano un vestibolo anterio-
squame epidermiche anulari, le re, la cui funzione è quella di evita-
zampe corte e per lo più pentadatti- re che vengano accidentalmente
li, gli arti posteriori più sviluppati ingenti materiali non alimentari
degli anteriori, il labbro superiore durante il rosicchia~ mento. In
104. L'intero ordine dei Roditori è caratterizzato leporino (non in tutte le specie), alcune specie i lobi si ingrandisco-
dall'avere nelle mascelle un ampio spazio, il un'andatura in genere plantigrada e no e formano le sacche guanciali,
diastema, posto fra gli incisivi e i premolari. solo in rari casi digitigrada. La den- utilizzate per il trasporto del cibo.
Questo fatto è dovuto alla completa assenza dei
canini e degli altri incisivi. I quattro incisivi pre- tatura, che è tipica di tutti i rappre- Lo stomaco è indiviso; l'intestino è
senti sono molto sviluppati, privi di radice, a sentanti di quest'ordine, è caratteriz- lungo e capiente, in accordo con la
crescita continua e ricoperti di smalto solo ante- zata dalla presenza, su entrambe le dieta che è prevalentemente vegeta-
riormente. Il fatto che crescano per tutta la vita arcate mascellari, di due incisivi riana. Gli arti anteriori sono prensili
è assai utile per il particolare tipo di alimenta-
zione di questi animali, i quali sono però spesso
ricurvi e molto sviluppati, privi di e vengono spesso usati per portare
costretti a rodere solo al fine di consumare gli radici e rivestiti di smalto solo ante- il cibo alla bocca.
incisivi per tenerli continuamente alla lunghezza riormente. Questi denti non smetto- Fra i sensi l'olfatto e il tatto sono
più favorevole. In cattività può capitare che gli no mai di crescere per tutta la vita i più importanti, mentre la vista non
incisivi crescano smisuratamente per mancanza dell'animale e la loro lunghezza è particolarmente sviluppata: poche
di materiali da rodere; in tal caso l'animale ha
sempre più difficoltà a nutrirsi e alla fine può viene regolata dall'usura cui sono specie infatti sono dotate di una
addirittura morire di fame. sottoposti; si spiega così il motivo vista acuta e della capacità di distin-

103
guere i colori. Discreto è invece il aggiunti i danni incalcolabili che
senso dell'udito: alcuni Roditori questi animali causano all'economia
sono perfino in grado di percepire umana, distruggendo nei campi, nei
gli ultrasuoni e di orientarsi con silos e nei magazzini immense
l'eco, mentre altri utilizzano a tale quantità di grano, mais, sementi ed
scopo la posizione del sole o delle altre derrate alimentari.
stelle. Malgrado l'uomo fin dall'anti-
Il pene presenta molto spesso chità abbia intrapreso un'accanita
l'osso penieno; i testicoli sono lotta contro di loro, escogitando
addominali e scendono nello scroto numerosi sistemi per distruggerli,
solo nel periodo degli amori. Gli essi continuano a prosperare in
accoppiamenti sono in genere molto virtù della loro grande adattabilità
brevi e frequentemente ripetuti. La ai più svariati ambienti, dell'elevata
natalità è abbastanza elevata, natalità, della struttura sociale ben
soprattutto nelle specie di piccole organizzata e della continua rarefa-
dimensioni che non superano i 2 zione di quei predatori naturali, che
anni di vita. Pochi Roditori condu- ne limitavano in misura notevole il
cono vita solitaria: la maggior parte numero e la diffusione. Animali
preferisce infatti organizzarsi in come i serpenti, il Gatto selvatico,
gruppi familiari, all'interno di terri- la Donnola, la Martora, la Volpe, la
tori ben delimitati, contrassegnati poiana e in modo elettivo tutti gli
con marchi odorosi e difesi contro uccelli rapaci notturni (soprattutto
qualsiasi invasore, particolarmente barbagianni, assiolo e civetta in
se della stessa specie. I Roditori Sardegna) devono essere assoluta-
vengono predati da Carnivori, ser- mente e rigorosamente protetti non
penti e uccelli rapaci diurni e not- solo con le leggi, ma anche coi fatti
turni, contro i quali sono completa- perché costituiscono ancor oggi il
mente privi di armi di difesa; posso- metodo più sano, efficace ed econo-
no confidare per la sopravvivenza mico che esista per derattizzare
solo nell'acutezza dei sensi, nella ambienti naturali e città. D'altro
fuga, nel mimetismo e a livello di canto però neppure la completa
sopravvivenza della specie nell'ele- scomparsa di questi Roditori sareb-
vato indice di natalità. be auspicabile, vista l'enorme
I Roditori sono animali molto importanza che rivestono per l'equi-
importanti per l'uomo nel male e librio ecologico degli ambienti in
nel bene. Essi sono infatti i princi- cui vivono, quando restano nei giu-
pali vettori di gravissime malattie, sti limiti numerici. I Roditori costi-
anche a carattere epidemico; la più tuiscono infatti un anello essenziale
terribile è la peste bubbonica, che nel flusso dell'energia, che dalle
viene trasmessa dai Roditori malati piante, attraverso di loro, può giun-
all'uomo tramite le pulci che in gere fino ai Carnivori. Notevole è
genere infestano questi animali. anche l'importanza che alcune spe-
Altre gravi malattie, trasmesse cie (Topi, Ratti, Cavie e Criceti)
soprattutto dai Ratti e anche dai hanno come animali da laboratorio,
Topi, sono: il morbo di Weil o lep- sia per le loro dimensioni ridotte,
tospirosi ittero–emorragica, che si sia per la facilità d'allevamento, sia
contrae venendo a contatto con l'u- per certe caratteristiche anatomiche
rina di Ratti o Topi infestati da pro- simili a quelle umane.
tozoi del genere Leptospira; la tri- In Sardegna quest'ordine è rap-
chinosi; la rabbia; la toxoplasmosi; presentato da 2 famiglie con un
l'afta epizootica e la tularemia. A totale di 6 specie: Muridi (4) e Gli-
queste nefaste influenze vanno ridi (2).

104
105. L'uomo ha modificato l'ambiente secondo i La loro intelligenza, la particolare struttura ste un reciproco adattamento. Di sicuro i preda-
suoi interessi e le sue necessità. Queste altera- sociale e l'elevatissimo tasso riproduttivo rendo- tori non sono in grado di eliminare completa-
zioni si son rivelate particolarmente utili anche no infatti vani, in breve tempo, anche i più dra- mente Ratti e Topi, ma il problema non è certa-
per i Ratti, che hanno trovato negli ambienti stici interventi. Ancor oggi il modo migliore per mente questo, bensì quello di rendere la loro
umanizzati una fonte inesauribile di alloggi e di limitare la consistenza numerica di Ratti e Topi consistenza numerica tollerabile per gli ecosiste-
cibo, al punto che oggi si calcola che al mondo è quello escogitato dalla Natura: gli uccelli rapa- mi umani; non si deve infatti dimenticare che
ci siano più Ratti che esseri umani. Malgrado si ci diurni e notturni, la Volpe, il Gatto selvatico, Ratti e Topi rendono annualmente inutilizzabile
sia tentato in ogni modo di eliminare questi la Martora, la Donnola, il Riccio e i serpenti. una quantità di cibo sufficiente a sfamare 100
fastidiosi Roditori con veleni, trappole, gas, Contro questi animali, che noi tutti dovremmo milioni di persone per un anno intero!
fuoco, anticoagulanti etc., finora non si è riusciti proteggere rigorosamente, i citati Muridi non
a vincere che qualche battaglia locale. riescono ad opporsi efficacemente in quanto esi-

105
Ratto delle chiaviche un Topo di fogna, ti faccio mangia-
re dal Gatto)".
Il Ratto delle chiaviche si distin-
gue dai Topi per le grosse dimen-
sioni e dal Ratto comune per avere
il corpo più tozzo, il pelame più
rigido e grossolano, le orecchie più
corte, la coda più piccola della lun-
ghezza testa–tronco e mole maggio-
re. La colorazione della pelliccia
superiormente varia dall'ocra fulvo
al grigio lavagna, mentre è grigia-
stra con sfumature crema o fulvo
nel ventre. Originario delle località
steppose della Cina settentrionale e
della Mongolia, si è diffuso in tutto
aaaa il mondo associandosi all'uomo
aaaaa come commensale. In Sardegna è
presente con la sottospecie tipica,
R. n. norvegicus (Berkenhout,
Sebbene il Ratto delle chiaviche 1769), che vive anche nelle restanti
sia ben conosciuto, in Sardegna non parti d'Italia.
viene quasi mai distinto dall'altra Il Surmolotto vive sia in aperta
specie, il Ratto comune. Coi termini campagna che a stretto contatto con
Merdòna, Mardòna e Merdòa le abitazioni umane fino ad un'alti-
(Campidano), Medròna (Vi l l a s i- tudine di 1500 m. Nel primo caso
mius, Capoterra), Merdàna (Desu- predilige località umide in vicinan-
lo), Madròa (Mogoro e Sarrabus), za di paludi, stagni, canali e fiumi;
Ràzzu (Tempio, Gallura), Irràzzu nel secondo caso invece frequenta
(Gallura), Sòriga (Perdas de Fogu), soprattutto le fogne, gli immondez-
Sòriche (Centro), Sòrighe (Logudo- zai e le parti più basse di stalle, por-
ro), Sòrigu (Dolianova, Sassari), cili, fienili, magazzini, pagliai e
Sarròni e Serròni (Sassari), Ràttu rimesse. Di abitudini notturne, dota-
(Carloforte) si suole indicare infatti to di ottime capacità fossorie e di
entrambe le specie. Ai vari Sòrighe, carattere molto aggressivo (al punto
Sòrighe, Tòpi etc. viene talvolta che non esita, se messo alle strette,
aggiunto l'aggettivo mànnu (gran- ad avventarsi anche su Cani, Gatti e
de), per distinguerli dai Topi che perfino sull'uomo), è in grado di
sono più piccoli. Alcuni chiamano sfruttare qualsiasi fonte alimentare
il Ratto delle chiaviche Merdòna de sia animale che vegetale, in virtù
màra perché gradisce i luoghi umidi del suo regime alimentare fonda-
come paludi, acquitrini, fogne e mentalmente onnivoro. Aggredisce
chiaviche, che appunto in sardo e divora non solo animali domestici
sono detti màra; per lo stesso moti- come polli e anatre (per l'uomo i
vo a Tempio si usa il termine Ràzzu colpevoli sono sempre le Donnole e
di fògna. Quest'animale è conside- le Volpi), ma anche uccelli selvatici
rato schifoso e repellente tanto che di svariate specie e loro nidiacei,
in alcuni paesi del Campidano per piccoli Insettivori, altri Roditori,
offendere una persona si suol dire: insetti, molluschi d'acqua dolce,
"Fàcci de Merdòna (Faccia di Topo crostacei e all'occasione si nutre
di fogna)" oppure "Ses una merdò- anche di carogne. Nemmeno i pesci
na, ti fàzzu pappài da sa Gàttu (Sei possono dormire sonni tranquilli

106
107. Ratto delle chiaviche (Rattus norvegicus).
Originario delle steppe della Cina e della Mon-
golia, è diventato cosmopolita seguendo l'uomo.
Poiché frequenta luoghi sporchi e malsani come
fogne e immondezzai, è considerato da tutti
schifoso e repellente. È un animale molto robu-
sto ed adattabile, capace di cadere da un'altezza
di 10 m senza subire gravi danni, passare attra-
verso fori di soli 3 cm di diametro, entrare in
un'abitazione risalendo lungo lo scarico del
w a t e r, ricolonizzare in brevissimo tempo un
ambiente derattizzato, al ritmo di 6 piccoli per
parto ogni 2 – 3 mesi. Per tutti questi motivi la
lotta che l'uomo ha intrapreso contro questa spe-
cie non ha finora dato risultati positivi, soprat-
tutto se considerata a lungo termine. (Disegno:
Luigi Zanda).

107
quando il Ratto delle chiaviche è in muore, i suoi piccoli vengono gene- Nella pagina seguente.
azione perché quest'animale è per- ralmente allattati dalle altre. La 108. I Ratti vivono in gruppi familiari, composti
da un certo numero di esemplari che si conosco-
fettamente in grado di catturarli durata della vita è stata valutata da no reciprocamente. Le singole colonie non sono
grazie alla sua abilità nel nuotare e alcuni studiosi sui 7 anni, da altri aperte ai conspecifici provenienti da altri gruppi
nell'immergersi. Nelle fogne e negli intorno ai 3. e, se un esemplare estraneo sconfina, esso viene
immondezzai si ciba di sostanze in Il Ratto delle chiaviche scava alla minacciato da uno dei possessori del territorio
che, rizzandosi sugli arti posteriori, digrigna i
decomposizione; pratica anche il base degli edifici e negli argini dei denti minacciosamente ed emette un suono
cannibalismo. In genere è piuttosto canali e dei fiumi le sue tane, con caratteristico. Questo comportamento normal-
sedentario e opera in un territorio di più di un'entrata e con lunghe galIe- mente è sufficiente a mettere in fuga l'invasore.
ampiezza proporzionata alla quan- ne, che si allargano in camere utiliz- Quando il Ratto estraneo, sentendosi forte e
robusto, non batte in ritirata, si verificano vio-
tità di cibo presente. Generalmente zate come dormitori, come nido o lenti combattimenti che in genere si concludono
il raggio d'azione del Surmolotto si come magazzini per le provviste. E con la fuga o talora con la morte di uno dei due
aggira intorno ai 100 m di distanza un animale gregario che si riunisce contendenti
dai suoi rifugi. Quando però matura in gruppi sociali, originati spesso da
il grano, il mais, il girasole etc., si un'unica coppia, all'interno dei quali
sposta ogni notte (anche di 2 – 2,5 si stabilisce una gerarchia, probabil-
km) dalle zone in cui normalmente mente basata sul peso dei singoli
vive per andare nei campi a divora- animali, cosicché gli esemplari più
re grandi quantità di questi alimenti pesanti sarebbero anche quelli
vegetali: alla temperatura di 20°C dominanti. I componenti di un bran-
un Ratto delle chiaviche abbisogna co, che si riconoscono per mezzo
di un quantitativo giornaliero di dell'odore tipico del loro gruppo,
cereali pari al 10% del suo peso aggrediscono e scacciano qualsiasi
corporeo. Allo scopo di limitare il estraneo che penetri nel loro territo-
numero dei Ratti nelle campagne rio. Spesso però nei branchi molto
coltivate, gli agricoltori di molti grandi succede che animali prove-
paesi usano costruire nei propri nienti da altri gruppi riescano ad
campi particolari tane per Donnole unirvisi, garantendo così un certo
e Volpi che, essendo per l'appunto i ricambio genetico.
principali nemici dei Ratti (oltre ai Nella competizione col Ratto
rapaci notturni), ne limitano note- comune, quello delle chiaviche
volmente il numero e riducono in risulta vincente e in genere il primo
modo sensibile i danni causati da viene scacciato dalle località fre-
questi Roditori. quentate dal secondo. Le due specie
Durante la stagione riproduttiva, si incontrano nello stesso ambiente
che va da febbraio a settembre, i principalmente negli edifici umani,
maschi e le femmine non formano dove il Ratto delle chiaviche occu-
coppie fisse e quando una di queste pa i piani inferiori e quello comune
entra in calore viene ripetutamente i piani superiori: questo fatto è
montata da diversi maschi. Dopo dovuto alle scarse capacità arrampi-
una gestazione di 20 – 24 giorni, la catorie del Surmolotto. Il grande
femmina partorisce in un nido ben successo del Ratto delle chiaviche
tappezzato, spesso comune a più nel conquistare nuovi ambienti va
partorienti dello stesso branco, da 6 cercato non solo nelle sue qualità
a 12 piccoli, nudi, ciechi e inetti. fisiche, nella sua grande adattabilità
Questi vengono allattati per circa 3 e quindi nella poca specializzazio-
settimane e dopo un mese e mezzo ne, ma anche nell'org a n i z z a z i o n e
si rendono indipendenti; acquiste- dei suoi gruppi sociali. All'interno
ranno la maturità sessuale a 2 – 3 del branco infatti gli animali comu-
mesi di vita. L'allevamento dei neo- nicano fra di loro e si trasmettono le
nati viene praticato da più femmine più svariate informazioni sull'am-
in comune e, se una di queste biente esterno. Si formano anche

108
109
delle vere e proprie tradizioni che
vengono poi tramandate di genera-
zione in generazione. I principali
nemici di questa specie sono i cani,
i gatti, i Mustelidi, gli uccelli rapaci
diurni e notturni e i serpenti.
L'uomo da molto tempo combatte
contro i Ratti una guerra che, allo
stato attuale, appare persa in parten-
za. Si calcola infatti che il rapporto
uomo–Ratto sia di 1:1 e in certe
zone addirittura di 1:3. Ciò significa
che al mondo esistono più Ratti che
esseri umani, malgrado le continue
campagne di derattizzazione. Questa
enorme diffusione dei Ratti è dovuta
ad alcune caratteristiche che questi
animali hanno conseguito nel corso
della loro evoluzione, come la man-
canza di particolari specializzazioni
alimentari, l'elevato tasso riprodutti-
vo, la grande adattabilità ai più sva-
riati ambienti e l'imprevedibilità che
si manifesta in ogni situazione con
comportamenti del tutto inattesi da
parte di alcuni esemplari di una
popolazione, che non sono sempre
gli stessi. In particolare un Ratto
può, ad esempio: cadere da una
decina di metri senza riportare gravi
conseguenze; passare attraverso
aperture del diametro di circa 3 cm;
entrare in un appartamento attraver-
so lo scarico del water o venire
sciacquato giù dal gabinetto senza
affogare; nuotare continuamente per
più di 800 m; arrampicarsi su un
muro verticale di mattoni; penetrare
in un edificio rodendone i muri di
qualunque spessore, anche se sono
in cemento armato o in alluminio;
riprodursi nelle celle frigorifere con
temperature di –15°C; ricolonizzare
un ambiente derattizzato in pochi
mesi al ritmo di 6 piccoli per parto
ogni 2 –3 mesi. Se si considera infi-
ne che le città umane rappresentano 109. All'interno di una colonia di Ratti delle lizzate, atte a riconoscerne la supremazia e ad
per questi Muridi una fonte inesauri- chiaviche, fra i singoli individui si stabilisce evitare un possibile scontro. L'individuo di
bile di alloggi e cibo, si comprende- una gerarchia, basata principalmente sulla mole basso rango manifesta sottomissione prostran-
dei vari animali. Gli esemplari più piccoli occu- dosi davanti al dominante (1) o avvicinandosi
ranno poi facilmente i motivi del pano in genere i gradini più bassi della scala col capo basso fino a mettergli il muso sotto il
loro grande successo come com- gerarchica e, quando incontrano un individuo corpo (2) oppure imitando la posizione normal-
mensali dell'uomo. dominante, assumono particolari posture ritua- mente assunta durante la spulciatura (3).

110
I danni causati dai Ratti sono somministrati a più riprese, condu- mai adattarsi perché il predatore
veramente ingenti. Ciascun esem- cono a morte lentamente, per cui i seleziona la preda catturando gli
plare consuma annualmente 10 – 20 Ratti non riescono a collegare la esemplari meno dotati, ma questa, a
kg di cibo, ma ne rende inutilizzabi- fine dei compagni con l'alimento sua volta, seleziona il predatore
li almeno 10 volte tanto per l'abitu- avvelenato e non imparano quindi meno abile grazie alla sua migliora-
dine di assaggiare un po' di tutto ad evitarlo. In Scozia tuttavia sono ta capacità di sfuggirgli: l'adatta-
spiluccando qua e là: ogni sorta di recentemente comparsi ceppi resi- mento è dunque reciproco. D'altron-
derrata viene rosicchiata e per giun- stenti agli anticoagulanti e, malgra- de il problema non è quello di
ta inquinata con l'emissione di feci do la lotta serrata subito intrapresa distruggere i Ratti, ma di limitarne
e urina. Si ritiene che la quantità di con ogni mezzo conosciuto, esisto- lo sviluppo demografico entro limi-
alimenti che i Ratti fanno sparire in no oggi Ratti che possono tollerare ti ecologicamente tollerabili, fatto
tutto il mondo durante un anno dosi di anticoagulanti superiori di che si verifica normalmente lontano
basterebbe per nutrire 100 milioni 100 volte a quella normalmente dallo sproporzionato numero di
di esseri umani nello stesso lasso di letale. Questo fenomeno è una con- rifugi e di fonti alimentari off e r t i
tempo! Gravi sono inoltre i danni seguenza della selezione naturale: dalle città. Ancora una volta è l'uo-
causati ad ogni tipo di struttura in una popolazione infatti possono mo ad aver creato il problema col
costruita dall'uomo: vengono tran- esistere individui resistenti alle dosi suo, spesso folle, modo di vivere!
quillamente rosicchiati fili delle utilizzate, che non muoiono e gene-
linee elettriche, fili del telefono, rano figli simili a loro, portatori
cemento armato e tubi di plastica o cioè di quei geni che conferiscono
di piombo. Pericolosissime sono tale resistenza. Questi a loro volta
infine le conseguenze per la salute sono sottoposti allo stesso meccani-
umana perché i Ratti sono vettori di smo selettivo da ulteriori sommini-
gravi malattie come la peste bubbo- strazioni del veleno, per cui, nel
nica trasmessa dalle loro pulci, l'i- giro di alcune generazioni, possono
drofobia che viene trasmessa diret- comparire ceppi particolarmente
tamente attraverso la saliva, la lep- resistenti. Inoltre più veleno si usa e
tospirosi ittero–emorragica e la sal- più velocemente avverrà questo
monellosi che contagiano l'uomo fenomeno selettivo. Ultimamente si
attraverso la loro urina e le loro è notato che i Ratti sono molto
feci. attratti dai computers a causa della
Contro i Ratti l'uomo le ha tenta- loro insistente emissione di ultra-
te proprio tutte, ma finora ha fallito. suoni. Si ritiene che tali vibrazioni
Le trappole classiche non servono a sonore siano simili a quelle emesse
molto. Le esche avvelenate funzio- dai piccoli in difficoltà e che per
nano meglio ma, oltre ad essere questo motivo attirino gli adulti;
pericolose per gli animali domestici altri pensano invece che il computer
e soprattutto per i bambini, non simuli un segnale sessuale. Comun-
uccidono tutti gli individui di una que sia, si sta tentando di costruire
località. Questo singolare fatto si una trappola, costituita da una pic-
verifica sia perché i Ratti hanno l'a- cola camera a gas, nella quale il
bitudine di spiluccare un po' di tutto Ratto entra, attirato da questo tipo
e quindi non sempre ingeriscono di ultrasuoni.
una quantità letale di veleno e sia In attesa di trovare un sistema
perché essi non mangiano mai un derattizzante veramente eff i c a c e ,
cibo conosciuto da poco, in presen- che forse non ci sarà mai, il miglior
za di un compagno che sta male. modo di limitare il numero di questi
Attualmente questi Roditori vengo- fastidiosi Roditori è quello di incen-
no combattuti con prodotti che tivare la presenza dei loro predatori
impediscono la coagulazione del naturali: Gatti, Donnole, Volpi e
sangue e uccidono a causa delle uccelli rapaci notturni. All'azione
emorragie interne; tali prodotti, dei Carnivori i Ratti non potranno

111
Ratto comune riferito a esemplari molto scuri o
completamente neri, probabilmente
appartenenti alla sottospecie tipica
R. r. rattus (Linnaeus, 1758). Que-
sta forma è assente nell'Isola, tutta-
via pare che, in passato, occasional-
mente potesse trovarsi nelle località
portuali trasportata dalle navi nelle
quali spesso vive. Si è sempre rite-
nuto che il Ratto comune fosse ori-
ginario dell'Asia sudorientale, ma
dall'esame dei cromosomi dei Ratti
asiatici se ne è dedotto che le popo-
lazioni, diventate cosmopolite come
commensali dell'uomo, sono quelle
dell'India meridionale. L'invasione
110. Areale europeo di Ratto comune (Rattus dell'Europa è più antica di quella
rattus). operata dal Ratto delle chiaviche e
risalirebbe all'ultima glaciazione
secondo alcuni studiosi, agli inizi
del Medioevo secondo altri. Con
Oltre ai nomi generici di cui si è l'arrivo di quest'ultima specie il
parlato a proposito del Ratto delle Ratto comune ha progressivamente
chiaviche, il Ratto comune viene perso terreno ed oggi frequenta pre-
anche chiamato dalle popolazioni feribilmente le zone non abitate dal
sarde Merdòna de teulàda, se vive primo.
sui tetti, Merdòna de cresùra, se Nei climi freddi il Ratto comune
abita fra le siepi, Ràzzu de campà- vive come commensale nelle abita-
gna e Tòpi de molìnu (Gavoi). zioni coi tetti in legno o in edifici
Il Ratto comune si distingue dal come magazzini, pollai, fienili e
Ratto delle chiaviche per avere il stalle, stabilendosi principalmente
corpo più slanciato, dimensioni nelle parti asciutte ed alte. Nei climi
inferiori, orecchie più lunghe e coda più caldi, come quelli mediterranei,
maggiore della lunghezza testatron- torna spesso a vivere allo stato sel-
co. In Sardegna, Corsica, Sicilia e vatico, prediligendo località asciutte
Italia centro meridionale è presente e ricche di vegetazione non molto
la sottospecie R.r. frugivorus (Rafi- alta e intricata (cespugli, rovi etc.),
nesque, 1814), che si distingue sovente in vicinanza di frutteti e di
dalle altre varietà per le dimensioni pinete. È anche facilmente reperibi-
leggermente inferiori (lunghezza le nelle stive delle navi e più rara-
testa–tronco 15,5 – 18,4 cm; coda mente nelle fogne. Di abitudini pre-
16,3 – 19,9 cm), per il colore delle valentemente notturne ed arborico-
parti superiori bruno fulve e delle le, ottimo corridore e saltatore,
inferiori bianche o crema. Alcuni nuota meno bene del Ratto delle
autori ritengono che questa sotto- chiaviche e rispetto a questo ha
specie sia solo una fase di colore meno attitudine allo scavo, sebbene
della razza R.r. a l e x a n d r i n u s anch'esso possa scavare tane nel
(Desmarest, 1819), da noi assente e terreno, nelle cavità dei muri o nelle
d i ffusa nella maggior parte delle fessure dei pavimenti e dei tetti; fra
regioni mediterranee. In Sardegna i cespugli costruisce dei grossi nidi
veniva anche usato (e forse lo viene di forma sferica con stecchi e foglie
tuttora) il termine Merdòna nièdda, secche. La sua dieta è per lo più

112
111. Ratto comune (Rattus rattus). Originaria
dell'India meridionale, questa specie nel compe-
tere col Ratto delle chiaviche è perdente, per cui
vive preferibilmente nei luoghi non frequentati
da quest'ultimo. Il Ratto comune lo si trova in
case coi solai di legno, pollai, stalle e fienili,
dove si stabilisce nei microambienti più asciutti,
che sono in genere situati ad una carta altezza
da terra. Si arrampica con notevole destrezza
grazie ad un particolare adattamento degli arti:
le piante delle zampe presentano infatti dei
rigonfiamenti, atti ad aumentare la presa durante
l'arrampicamento. Tale caratteristica anatomica
è meno sviluppata nel Ratto delle chiaviche, che
per l'appunto si arrampica con minor frequenza,
prediligendo gli ambienti posti al livello del
snob o ipogei. (Disegno: Luigi Zanda).

113
onnivora con una certa predilezione In condizioni di particolare
per le sostanze di origine vegetale. sovrappopolazione, spesso più
Si nutre infatti principalmente di esemplari utilizzano lo stesso nido
frutti, semi, bacche e parti di piante, e, a causa dell'eccessiva vicinanza,
ma anche di insetti, piccoli Mammi- può capitare che, giocando e lottan-
feri, lumache, uova e nidiacei di do, le code si aggroviglino in modo
uccelli. Pratica perfino il cannibali- pressoché inestricabile. Di questi
smo, benché in misura inferiore di grovigli, che pare capitino solo ai
quanto non faccia il Ratto delle Ratti comuni a causa della lunghez-
chiaviche. Ha l'abitudine di ammas- za della loro coda, ne son stati fino-
sare provviste in zone spesso ra descritti una cinquantina; in
distanti dalla propria tana. Conduce genere avvengono fra 6 – 12 esem-
vita per lo più gregaria, riunito in plari, ma si son riscontrati casi in
gruppi familiari che vivono in un cui son rimasti coinvolti oltre 30
territorio ben difeso e delimitato da individui. Questa situazione può
segnali odorosi. condurre alla morte degli animali
Gli accoppiamenti possono aver oppure alla frattura delle vertebre
luogo durante tutto l'arco dell'anno della coda e alla rottura degli anelli,
e, dopo una gestazione di 20 –24 che però non danno origine a parti-
giorni, la femmina partorisce da 1 a colari piegature dell'appendice cau-
15 piccoli (in media 7, eccezional- dale.
mente fino a 20), che vengono allat-
tati per 3 settimane. Al momento
della nascita sono nudi, ciechi (gli
occhi sono occlusi da palpebre
appiccicose), sordi e privi di denti.
Pesano circa 5 g, ma crescono velo-
cemente: a 15 giorni aprono gli
occhi; a 3 settimane completano lo
sviluppo della dentatura con la
comparsa dei molari e cominciano a
nutrirsi di cibi solidi; fra la quarta e
la sesta settimana si rendono infine
indipendenti. Poiché la madre può
rimanere gravida subito dopo il
parto, talora capita che i giovani
vengano scacciati a 3 sole settimane
dalla nascita quando la femmina è
prossima ad un nuovo parto. La
maturità sessuale può essere rag-
giunta intorno al terzo mese di vita.
H ritmo riproduttivo, come nel
Ratto delle chiaviche, è elevatissi-
mo e si possono avere da un mini-
mo di 3 a un massimo di 6 figliate
all'anno per ogni femmina. La dura-
ta della vita viene da alcuni studiosi
valutata sui 7 anni, da altri, in base
ad osservazioni compiute in catti- 112. Il Ratto comune è in grado di arrampicarsi
vità, intorno ai 4 anni. Viene preda- su corde, rami verticali privi di particolari appi-
gli e strutture in legno delle case grazie ai cusci-
to dagli stessi animali che insidiano netti plantari ben sviluppati e alla lunga coda
il Ratto delle chiaviche. che usa per sostenersi.

114
113. La lunga coda dei Ratti comuni, tanto utile
nell'arrampicamento, può in certi casi rivelarsi
svantaggiosa o addirittura fatale. In condizioni
di particolare sovrappopolazione, infatti, più
Ratti utilizzano gli stessi covi e, giocando o lot-
tando, può capitare che le loro code si aggrovi-
glino in modo quasi inestricabile, determinando
fratture delle vertebre caudali e talora la morte.
Di questi grovigli, chiamati "Re dei Ratti", ne
sono stati finora descritti una cinquantina.

115
Topolino domestico ovviamente questi proverbi sono
usati in senso metaforico perché
riferiti sempre a situazioni esclusi-
vamente umane, partendo da carat-
teristiche e comportamenti tipici del
Topolino o ritenuti tali. Così si
suole dire: – per indicare persone
che vivono in stato di evidente
miseria o anche per anziani che
sono più soggetti alle malattie:
A mùrus bèccius no
màncant is Tòpis.
Nei muri vecchi
non mancano i Topi. (Campidano)
In dòmu bèccia no
màncant is Tòpis.
114. Areale europeo di Topolino domestico Nella casa vecchia
(Mus musculus). non mancano i Topi. (Campidano)
A mùros vèzzos
no màncan' Sòriches.
Ai muri vecchi
Nell'antichità la presenza del non mancano i Topi. (Bitti)
Topolino domestico veniva consi- – per coloro che fanno qualcosa,
derata come un avvenimento di approfittando dell'assenza di chi li
buon auspicio sia dalle popolazioni potrebbe controllare:
che dalla maggior parte delle loro Càndo non bi est s'Attu
religioni. Di queste credenze si sos Sòrighes ischèrtiant.
trova ancora qualche ricordo in Sar- Quando non c'è il Gatto
degna. Nella Marmilla e nell'Arbo- i Topi scherzano. (Logudoro)
rea sognare un Topolino era consi- Su Sòriche jòcat càndo
derato presagio di ricchezza e pro- su Gàttu non best.
sperità; in altre località si credeva Il Topo gioca quando
inoltre che, se si trovavano Topi nel il Gatto non c'è. (Gavoi)
grano trebbiato e lasciato all'aperto Ube non b'a's'Attu,
per qualche settimana, la cosa fosse càda Sòrighe est a càmpu.
da considerarsi come un segno di Dove manca il Gatto,
futura fortuna. Molto diffusa in ogni Topo è padrone.
tutta l'Isola è tuttora la simpatica Is Tòpis bàllant càndu
usanza di lenire il dolore e il fasti- sa Gàttu est in arnòris.
dio che i bambini provano per la I topi ballano quando
perdita di un dente di latte, dicendo- il gatto è in amore. (Cagliari)
gli di nasconderlo in un angolo – per luoghi, case o stanze disador-
della casa perché in seguito passerà ni, vuoti e quindi poco invitanti:
il Topolino. Questo, non visto, Si b'occhìdet
prenderà il dente lasciando al suo su Sòriche a mazzuuccu.
posto un gruzzoletto di soldi. Natu- Ci si uccide
ralmente il Topolino domestico non il Topo col randello. (Nuoro)
sa nulla di questa storia al contrario – per persone che tramano le più
dei genitori del bambino che furti- svariate macchinazioni, ma alla fine
vamente effettuano lo scambio. vengono sempre scoperte:
Numerosi sono i proverbi che No àlzat Sòrighe a tràe che non
riguardano il Topolino domestico; pèset ischimùzu.

116
azzùccu. Ci si uccide
115. Topolino domestico (Mus musculus).È
facilmente distinguibile dai Ratti per la piccola
mole: le dimensioni del suo corpo, esclusa la
coda, variano infatti fra i 5,4 e i 9,3 cm. Poiché i
Toporagni sono assai poco noti a causa delle
loro abitudini notturne, il Topolino domestico
risulta il Mammifero più piccolo conosciuto dal
popolo sardo, come sembra attestare anche il
seguente proverbio logudorese: "Uno monte hat
facto unu Sòrighe (Una montagna ha partorito
un Topolino)". Tale massima viene usata a pro-
posito di persone che sembra debbano fare gran-
di cose e alla fine fanno solo ridicolaggini.
(Disegno: Luigi Zanda).

117
Non sale Topo sulla trave No lèssis(ti) su làrdu po is Tòpis
che non faccia rumore. (Chiara- Non lasciare il lardo ai Topi.
monti) (Campidano, Trexenta)
– per coloro che hanno rapporti con – per persone di cui è bene non
uno strozzino o con persone note fidarsi:
per la loro grettezza: Sa fide de su Attu cun su Sòrighe.
Dàe su Sòriche càsu! La fiducia Gatto–Topo. (Logudoro)
Dal Topo compra il formaggio! – per coloro da cui ci si aspetta
(Nuoro) grandi cose ed alla fine fanno solo
Non pèdas pàne da–e sos Sòriches. ridicolaggini:
Non chiedere pane ai Topi. (Orune) Unu mònte hat fàctu ùnu Sòrighe.
– per persone che si intestardiscono Una montagna ha partorito un
a fare qualcosa che può risultare Topo.
molto pericolosa: (Logudoro)
Sòrighe imbizzàdu ad su casu, non – per persone povere e sfortunate
parat fina a bi lascàre su nàsu. alle quali non mancano difficoltà a
Il Topo abituato al formaggio, non causa della miseria:
si disabitua fino a lasciarci il naso. Dòmu de pàlla no
(Logudoro) mancànt mài Tòpis.
– per persone che, dopo un lauto Nel pagliaio non
pasto, bevono molta acqua: mancano mai i Topi.
Hant mandigàdu Sòrighes saildos. In dom 'e pàlla
Hanno mangiato Topi salati. (Logu- no dòi mànca Tòpisi.
doro) Nel pagliaio
– riferito ad un "fiasco" teatrale: non mancano Topi. (Trexenta)
Arisèru in teàtru ci podìas cassài su Sfuggito fino a metà del secolo
Tòpi a barrìtta. scorso all'attenzione degli studiosi,
Ieri sera in teatro si poteva cacciare ma sicuramente presente in Sarde-
il Topo col berreto. (Cagliari) gna già nel periodo romano, il
– per chi affida qualcosa di prezio- Topolino domestico prende nell'Iso-
so, le sue ricchezze o la sua fiducia la i seguenti nomi: Sòriche (Cen-
a persone note per la loro disonestà: tro), Sòrighe (Logudoro, Planargia,
Raccumandài su làrdu a is Tòpis. Montiferru, Goceano, Baronie,
Raccomandare il lardo ai To p i . M a rghine, Barigadu, Ocier, Seulo),
(Meridione) Sòrihe (Baronie, Barbagia Ollolai),
Incumandài su càsu a is Tòpis. Sòricu (Logudoro), Sòrigu (Dolia-
Raccomandare il formaggio ai Topi. nova, Sassari, Angiona), Sòrixi
(Campidano) (Campidano, non più usato; Oglia-
– per persone che vengono vantate stra), Sòrigi (Ogliastra), Tòppi o
ricche non essendolo: Tòpi (Campidano, Sulcis, Parteolla,
Pàgu bèni de is Tòpis. Trexenta, Sarcidano, Ogliastra, Sar-
Poco bene dei Topi. rabus, Gerrei, Marmilla, Oristanese,
(Meridione) Isili, Orroli, Villasimius, Capoter-
– per coloro che acquistano da per- ra), Tòppe (Fonni, Busachi, Laco-
sone sbagliate, risultandone imbro- ni), Tòpe o Tòpe de òmo (Desub),
gliati: Ràzzu (Tempio, Gallura, Angloria),
Comparai su làrdu da is Tòpis. Razzarèddu e Razzìttu (Te m p i o ) ,
Comprare il lardo dai Topi. Rattin (Carloforte), Rattèta e Rattò
(Campidano) (Alghero), Tòpi de mùru, Tòpi de
– per persone che, a causa della loro mitra, Sorighèddu, Sorichéddu,
fiducia nel prossimo, perdono qual- Sorighittu, Topixèddu, Tòpi de
cosa: dòmu e Castagnèdda.

118
Le parole Sòrighe, Sòricu etc. dell'uomo.
sono generiche e, avendo il solo D'inverno, il Topolino domestico
significato di Sorcio, vengono talo- frequenta principalmente le abita-
ra accompagnate dall'aggettivo zioni umane, i granai, i vecchi edifi-
minòre per distinguere quest'anima- ci e i magazzini; spesso lo si trova
le dai Ratti, che hanno per l'appunto in mezzo alle derrate alimentari o
dimensioni maggiori. addirittura in magazzini frigorifero
Il Topolino domestico è facil- per la conservazione della carne
mente riconoscibile dai Ratti per le con temperatura di ben 10°C sotto
piccole dimensioni e dal Topo sel- zero. In campagna preferisce margi-
vatico per avere le forme meno ni di boschi e zone ricche di cespu-
snelle, gli occhi più piccoli, le orec- gli, situate sia in pianura che in
chie che, ripiegate in avanti, rag- montagna. Ottimo corridore, buon
giungono appena l'occhio, e le saltatore, capace di arrampicarsi
zampe corte con le posteriori all'in- con notevole abilità, quest'animale
circa della stessa lunghezza delle è attivo soprattutto di notte, ma
anteriori. In Sardegna, come nella spesso è possibile sorprenderlo
grande maggioranza dei paesi medi- fuori dai rifugi anche durante le ore
terranei, è presente con la sottospe- diurne. Di alimentazione fondamen-
cie M.m. brevirostris Waterhouse, talmente onnivora, ha però una par-
1837; questa razza viene distinta da ticolare predilezione per i cereali e
quella tipica per le dimensioni leg- per tutti quegli alimenti fatti di
germente inferiori (lunghezza cereali. All'occorrenza tuttavia non
testa–tronco 5,4 –9,3cm; coda disdegna semi, sostanze vegetali in
9,5–l0 cm) e per la colorazione genere, rifiuti, carne, formaggio e
della pelliccia, superiormente di grasso. Il cibo viene ricercato trami-
color bruno ocraceo soffuso di nero te l'olfatto, molto sviluppato, che
ed inferiormente fulvo biancastro o serve anche per ritrovare le piste
fulvo ardesia. abituali marcate con urina.
L'accoppiamento può avvenire in
È stata anche descritta un'altra ogni stagione dell'anno, con una
specie appartenente a questo gene- punta massima in primavera e in
re, che in Sardegna sarebbe rappre- estate. Dopo una gestazione di 19 –
sentata da Mus spicilegus caoccii 23 giorni, la femmina partorisce, in
Krausse, 1920. Tuttavia oggi la un nido ben rivestito con materiali
maggior parte degli specialisti con- soffici e scavato in cavità naturali o
sidera tutti i Topolini domestici, sia nei crepacci dei muri, da 4 a 8 pic-
che vivano in campagna o in abita- coli (fino a un massimo di 13).
zioni umane, come appartenenti ad Questi sono nudi, ciechi e inetti,
un'unica specie Mus musculus e pesano 1 – 1,5 g e misurano 2,5 cm.
pertanto M.s. caoccii viene conside- Vengono allattati per circa 18 giorni
rato un sinonimo di M.m.breviro- e dopo un mese si rendono indipen-
stris. denti. La maturità sessuale viene
Originario del bacino del Medi- raggiunta a 1,5 – 3 mesi d'età. Una
terraneo e dell'Asia centromeridio- femmina è in grado di partorire da 4
nale, questo piccolo Roditore si è a 6 volte nel corso di un anno. La
diffuso in tutto il mondo come com- durata della vita è di circa 2 – 4
mensale dell'uomo; la mancanza di anni, ma in cattività può giungere
una sottospecie endemica e di qua- anche fino a 6. Il Topolino domesti-
lunque resto fossile pleistocenico co vive riunito in gruppi, molto
depongono a favore di un'introdu- simili a quelli formati dai Ratti,
zione passiva, in Sardegna, da parte situati in territori delimitati da mar-

119
chi odorosi e difesi contro i conspe- anche renderci qualche servigio
cifici che non siano dello stesso divorando blatte e altri insetti, che
branco. Fra i maschi, meno fra le spesso infestano le nostre case. I
femmine, regna un ordine gerarchi- danni cagionatici da questo piccolo
co, che tuttavia non è molto rigido. Roditore sono inoltre ampiamente
Una particolare caratteristica del compensati dall'importanza che
Topolino domestico è quella di pos- questo Topo ha assunto come ani-
sedere la capacità di autoregolare in male di laboratorio, essendosi rive-
modo del tutto naturale le nascite: lato un importantissimo ed insosti-
in caso di sovrappopolazione infat- tuibile soggetto di ricerca scientifi-
ti, per motivi ormonali, le femmine ca in campo medico e biologico.
non entrano in calore (soprattutto se
giovani), la loro vagina resta chiu-
sa, l'utero si assottiglia e non avvie-
ne l'ovulazione. Il Topolino dome-
stico, al pari dei Ratti, possiede
anche un altro particolare meccani-
smo riproduttivo che porta ad un
controllo dell'eccessiva densità
demografica. Le femmine sono
infatti sensibili a particolari sostan-
ze emesse dai conspecifici e avvie-
ne facilmente che una femmina
appena fecondata non porti a termi-
ne la gravidanza e riassorba lo zigo-
te (uovo fecondato) in presenza di
un maschio estraneo o del suo
odore. Tale fenomeno si manifesta
anche dopo alcuni giorni di gravi-
danza e in tal caso vengono riassor-
biti gli embrioni. Poiché una fem-
mina ha più probabilità di incontra-
re un maschio estraneo in condizio-
ni di elevato sviluppo demografico,
questo fenomeno sembra essere un
vero e proprio sistema di controllo
delle nascite.
Il Topolino delle case viene pre-
dato da quasi tutti i Carnivori, da
Ratti, serpenti, uccelli rapaci diurni
e soprattutto notturni. Anche questo
Muride è vettore di malattie e causa
di danni all'economia umana, ma
molto raramente diventa un grave
problema per l'uomo perché i criteri
costruttivi della moderna edilizia
non gli forniscono i rifugi di cui
abbisogna, come invece avveniva in
passato. A riprova, inoltre, che nes-
sun animale è completamente utile
o completamente nocivo, sta il fatto
che il Topolino domestico può

120
Topo selvatico resti fossili pleistocenici e di una
sottospecie endemica, unitamente al
fatto che sia frequente al livello del
mare e che capiti spesso di trovano
nelle barche lasciate sulla spiaggia,
rendono più probabile una sua
introduzione passiva in Sardegna da
parte dell'uomo.
Capace di vivere sia al livello del
mare che in montagna, questo
Muride gradisce soprattutto
ambienti con una ricca vegetazione
di basso fusto, dove trova protezio-
ne e riparo. Sarà dunque frequente
nei campi, nei margini e nelle radu-
re dei boschi, nei parchi e nei terre-
116. Areale europeo di Topo selvatico (Apode- ni cespugliosi in genere. Durante
mus l'inverno può stabilirsi nei piani
sylvaticus). inferiori di abitazioni umane, fienili
ed altre costruzioni rurali. Buon
corridore ed ottimo nuotatore, è
Questo Topo in Sardegna non anche capace di compiere salti fino
viene distinto da quello domestico e a 60 cm di lunghezza grazie alla
pertanto prende gli stessi nomi. coda, che viene usata come appog-
Alcuni chiamano Tòpi de mònti, gio e come bilanciere. Poco pauroso
T.de su sàrtu, T.de bòscu, T.arèsti o e abbastanza socievole conduce vita
T. de campàgna i Topolini che si prevalentemente crepuscolare e not-
incontrano allo stato selvatico. Ad turna alla ricerca del cibo, che con-
Isili usano invece il termine Sòrigu. siste soprattutto in semi, parti di
Facilmente rinoscibile dai Ratti piante erbacee, grano, bacche, frutta
per le dimensioni minori, differisce e più raramente invertebrati e pic-
dal Topolino comune per avere coli Vertebrati. Nella cattiva stagio-
forme più snelle, occhi più svilup- ne si ciba preferibilmente di ghian-
pati e sporgenti, orecchie grandi de, semi di erbe, bulbi di gigliacee
che, ripiegate in avanti, sorpassano selvatiche e lumache, che usa cattu-
gli occhi e andatura saltellante rare scavandone i rifugi invernali.
dovuta al grande sviluppo degli arti In primavera–estate predilige gli
posteriori, nettamente più grandi di insetti, i semi, le gemme e le parti
quelli anteriori. Il Topolino selvati- tenere delle piante erbacee, procu-
co vive in Sardegna e nei paesi rando anche danni ai campi coltiva-
mediterranei con la sottospecie ti dove divora le piantine appena
A.s.dichrurus (Rafinesque, 1814), germogliate. In autunno, ove pre-
che si distingue dalla forma tipica senti, si nutre abbondantemente di
per le dimensioni leggermente mag- olive cadute al suolo divorandone la
giori (lunghezza testa–tronco 8,5 – sola polpa. I noccioli, assieme ai
11,2 cm; coda 8 – 10,9 cm) e per la più svariati alimenti, vengono inve-
tinta della pelliccia, che è di color ce conservati in magazzini, che pos-
bruno rossiccio pallido con toni gri- sono essere ubicati in luoghi diversi
giastri e giallastri superiormente e dalle tane in cui normalmente vive
biancastro inferiormente. Per questa e che vengono accuratamente
specie è stata postulata una penetra- mimetizzati con foglie secche, stec-
zione quaternaria, ma l'assenza di chi ed erbe. Queste provviste ven-

121
gono poi consumate durante l'inver-
no, quando la quantità di cibo
disponibile si riduce notevolmente.
Nelle abitazioni umane si nutre
principalmente di farina, grano e
altre derrate alimentari.
Vive in tane scavate nel terreno a
discreta profondità, provviste di più
ingressi, corridoi, camere di sog-
giorno, nidi e magazzini e situate
nei margini e nelle sponde erbose
dei campi, preferibilmente fra le
radici degli alberi o dei cespugli. Il
nido per l'allevamento dei piccoli è
ben foderato con erba e muschio e
viene situato anche in nidi di uccel-
li, sotto i cumuli di legname o nel-
l'erba. Gli accoppiamenti hanno
luogo principalmente fra marzo e
settembre; dopo una gestazione di
23 giorni, la femmina dà alla luce
da 3 a 8 piccoli (in media 5) ciechi,
nudi ed inetti, lunghi circa 3 cm e
del peso di 2,5 g. I neonati vengono
allattati per 15 – 20 giorni e si ren-
dono indipendenti alla fine della
terza settimana di vita. Ogni femmi-
na partorisce in media 3 volte all'an-
no. La maturità sessuale viene rag-
giunta all'età di 2 mesi; la durata
della vita viene valutata sui 3 anni.
Più robusto del Topolino domestico
lo scaccia dai luoghi in cui vive. Il
Topolino di campagna è predato da
quasi tutti i Carnivori, dai serpenti e
dagli uccelli rapaci diurni e soprat-
tutto notturni.
Nessuna specie sarda della fami-
glia dei Muridi è protetta dalla
legge perché trattasi di animali
molto prolifici, adattabili, invadenti
e spesso dannosi.
117. Varie fasi della cura del mantello da parte
di un Topo selvatico.

122
118. Topo selvatico (Apodemus sylvaticus). La
mancanza di reperti fossili pleistocenici, nonché
l'assenza di una sottospecie endemica della Sar-
degna depongono a favore di una probabile
penetrazione passiva a seguito dell'uomo, anche
se non si può escludere che questa specie sia
arrivata circa 1 milione d'anni fa attraverso il
ponte corso–toscano. Si distingue dal Topolino
domestico per avere le orecchie più grandi e gli
arti posteriori nettamente più sviluppati di quelli
anteriori. Frequenta ambienti ricchi di vegeta-
zione di basso fusto, situati sia a livello del
mare che in montagna. (Disegno: Luigi Zanda).

123
Quercino giorno mentre sonnecchia nel suo
nido. Nelle poche località dove
viene riconosciuto prende i seguenti
nomi: Sòrighe arvurìnu, Sorigheàl-
zu (Logudoro), Sòrighe de campà-
gna (Logudoro), Sòrighe 'e chèlcu
(Logudoro), Sòrighe de màtta
(Logudoro), Sòrighe de àrvure
(Goceano), Sòrighe 'e mònte (Bari-
gadu), Sòrighe 'e padènte (Baronie),
Sòrigh' 'e ilixi (Ogliastra), Sòrighe
de àrbule (Barbagia Ollolai), Sòri-
che de padènte (Nuorese), Sòrihe 'e
padènte (Baronie), Medròna crabi-
stàda (Villasimius), Topi de màtta e
Top' 'e màtta (Sulcis–Iglesiente),
119. Areale europeo di Quercino (Eliomys quer- Tòpe de màtta (Mandrolisai, Barba-
cinus). gia Belvì), Tòpe 'e màtta (Ogliastra,
Barbagia, Seulo), Topi de pa~ dènti
(Parteolla, Trexenta, Sarcidano),
Tòpi de sònnu (Campidano), Meil-
Poco conosciuto a causa delle sue lòni (Genoni), Mai/IOni (Marmil-
abitudini, prevalentemente notturne, la). A Mogoro viene chiamato
il Quercino viene per lo più ignora- Maillòi; in tale località, riferendosi
to dalla maggior parte della popola- a persone profondamente addor-
zione sarda, ad eccezione di coloro mentate o dormiglione, si usa dire:
che frequentano spesso le campa- "Dròmidi comènti Onu Maillòi!
gne perché capita di trovarlo di (Dorme come un Quercino!)".

120. Il Quercino costruisce i propri rifugi nelle


cavità degli alberi, in nidi abbandonati di uccel-
li, in edifici diroccati o anche in mezzo ai
cespugli. Il nido, che ha forma globulare, pre-
senta in genere più gallerie dotate di camere
rivestite con materiali morbidi. I nidi per il
letargo invernale sono più semplici e vengono
ubicati in profonde cavità degli alberi, sotto
terra o anche in stalle, fienili, legnaie ed altri
fabbricati umani.

124
121. Quercino (Eliomys quercinus). A causa
delle sue abitudini prevalentemente notturne,
non è molto conosciuto dalla popolazione sarda.
Coloro che lo distinguono chiamano questo Gli-
ride Maillòni, Meillòni, Medròna crabistàda etc.
A Mogoro è in uso il seguente detto: "Dròmidi
comènti ùnu Maillòi (Dorme come un Querci-
no)", usato per persone che hanno l'abitudine di
dormire a lungo. Probabilmente questo prover-
bio si riferisce al fatto che il Quercino, come il
Ghiro, trascorre l'inverno in letargo, oltre a son-
necchiare nel suo nido durante le ore diurne
della buona stagione. (Disegno: Carlo Erminio).

125
Questo detto deriva dall'abitudine
del Quercino di sonnecchiare
durante il giorno nel suo nido o di
passare l'inverno in letargo.
Il Quercino si riconosce facil-
mente da tutti gli altri Roditori sardi
per la presenza di una caratteristica
mascherma facciale nera, che parte
dai baffi e arriva, passando per l'oc-
chio, fin dietro le orecchie. Presenta
inoltre forme snelle, occhi grandi,
narici separate da un solco, labbro
leporino, zampe anteriori tetradatti-
li, coda lunga ricoperta di peli e ter-
minante con un ciuffo di color nero
ad apice bianco, parti superiori gri-
gio chiaro con collo e dorso rossic-
ci, parti inferiori biancastre o arde-
sia, muso e faccia di color fulvo e
guance bianche. Penetrato in Sarde-
gna quasi sicuramente attraverso il
ponte corso–toscano, il Quercino ha
dato origine alla sottospecie
E.q.sardus Barrett Hamilton, 1901,
endemica del Massiccio
sardo–corso; questa forma si distin-
gue dalla razza tipica per avere il
cranio più profondo, la coda provvi-
sta di un anello subterminale nero
presente anche nella sua parte infe-
riore e dimensioni mediamente più
piccole (lunghezza testa–tronco
11,5 – 14,2 cm; coda 10,5 – 11,9
cm).
Predilige principalmente la mac- semplice di quello dove passa il 122. Posizione che il Quercino assume durante
chia mediterranea, i campi coltivati resto dell'anno e viene in genere il letargo invernale.
con frequenti muretti a secco, i frut- ubicato in profonde cavità degli
teti, i querceti, le sugherete, i margi- alberi e del terreno, ma anche in
ni dei boschi e i filari di fico d'In- stalle, fienili, cataste di legno, fes-
dia, dal livello del mare fino alla sure dei soffitti e dei pavimenti. In
montagna. Passa la giornata addor- genere si mette in attività al crepu-
mentato nel suo nido, situato a non scolo e ricerca il cibo sia sugli albe-
più di 3 m d'altezza in fessure delle ri che nel terreno. Si alimenta per lo
rocce, in cavità degli alberi, in edi- più di vegetali (noci, nocciole, frut-
fici diroccati o anche in mezzo ai ta fresca e secca, ghiande, bacche e
cespugli. Il nido, di forma globulare teneri germogli), anche se non
e compatta, è molto ampio all'inter- disdegna insetti, piccoli Mammife-
no; viene costruito principalmente ri, uccelli, nidiacei e lucertole. Ha
con muschio, foglie ed erbe, fine- l'abitudine di accumulare provviste,
mente sminuzzati, e rivestito con che poi consuma durante le pause
materiali morbidi (lana, muschio, del letargo invernale nelle giornale
penne etc.). Il nido del letargo è più miti.

126
123. Quando i giovani Quercini cominciano a A fine febbraio o ai primi di circa 6 anni. Caratteristica del
seguire la madre fuori dal nido, restano sempre marzo finisce la latenza invernale Quercino è quella di non avere, al
a stretto contatto l'uno dietro l'altro, formando
tipiche carovane.
iniziata in autunno inoltrato e in di fuori del periodo riproduttivo
aprile hanno luogo gli accoppia- durante il quale avvengono lotte fra
menti, che proseguono fino a tutto i maschi, alcuna gerarchia con i
maggio. Dopo una gestazione di suoi simili, anche se conviventi
22– 28 giorni, la femmina partori- nello stesso nido.
sce nel nido da 1 a 7 piccoli nudi, Viene predato dai Mustelidi
ciechi e inetti, che vengono allattati (Donnola e Martora in Sardegna),
per circa 1 mese. Durante gli spo- dal Gatto selvatico, dagli uccelli
stamenti fuori dal nido, i giovani si rapaci notturni, talora dall'astore e
dispongono in fila l'uno dietro l'al- anche dai serpenti. Nella competi-
tro e vengono così controllati e gui- zione coi Ratti è perdente per cui
dati più facilmente dalla madre. non è frequente nelle località densa-
All'età di circa due mesi comincia- mente popolate da questi Muridi.
no a condurre vita indipendente e a Contro i predatori terrestri il Quer-
1 anno raggiungono la maturità ses- cino mette in atto un curioso com-
suale. Il ritmo riproduttivo non è portamento simile a quello dell'au-
elevato come quello dei Muridi: totomia della coda nelle lucertole.
ogni femmina infatti partorisce in Quando uno di questi animali si
genere solo 1 volta all'anno e mai sente minacciato da vicino, agita
più di due. La durata della vita è di con vigore la coda nella speranza

127
che il predatore, soprattutto se poco impara a riconoscere l'allevatore,
esperto, si lanci su questa attratto arrivando a prendergli il cibo dalle
dal suo evidente contrasto cromati- mani e a rispondere ai suoi richia-
co. A questo punto il Quercino stac- mi.
ca la parte di pelle della coda che è Il Quercino è protetto in tutto il
stata afferrata e fugge, lasciando il territorio italiano dalla legge n. 503
nemico completamente disorienta- del 5 agosto 1981 ed inserito fra gli
to. Le vertebre messe a nudo ven- animali dell'allegato III di cui si
gono poi recise con un morso del- deve regolamentare lo sfruttamento.
l'animale una volta essiccatesi. La legge regionale n. 32 del 28
Questo sistema difensivo è però aprile 1978 non ne parla esplicita-
utile in genere solo una volta perché mente ed il Decreto sul calendario
sono pochi i casi in cui si assiste ad venatono non prende per nulla in
una rigenerazione, seppure parziale, considerazione questa specie. Poi-
della parte recisa. Il Quercino può ché il Quercino è presente in Sarde-
causare consistenti danni ai frutteti gna con una sottospecie endemica
in quanto, nel nutrirsi di frutti, non ed è diventato poco frequente a
ne mangia mai uno intero, ma li causa degli incendi che distruggono
mordicchia un po' tutti. Come con- i suoi habitat, sarebbe invece oltre-
tropartita risulta però utile nelle modo opportuno che venisse stabili-
pinete perché è ghiotto di larve ta un'ammenda anche per la sua cat-
della processionaria parassita dei tura, detenzione e uccisione. Al fine
pini. di evitare un'ulteriore rarefazione di
Il Topo quercino è un animale questa specie sono poi raccomanda-
vivace, poco aggressivo ed abba- bili i rimboschimenti con querce,
stanza socievole, che in poco lecci, sughere ed arbusti tipici della
tempo, anche se catturato da adulto, macchia mediterranea.

128
124. Quando un Quercino è raggiunto da un
predatore agita con vigore la lunga coda, dotata
di un evidente contrasto cromatico. Il comporta-
mento ha la funzione di far sì che il nemico si
lanci sulla coda; se questo fatto si verifica, il
Quercino stacca la parte di pelle afferrata e
fugge, disorientando così il predatore. Le verte-
bre caudali messe a nudo vengono poi recise
dall'animale.

129
Ghiro Il Ghiro è facilmente riconoscibi-
le per avere forme snelle, capo e
tronco lunghi quanto la coda,
zampe anteriori tetradattili, orecchie
piccole, coda molto pelosa su tutta
la sua lunghezza, dorso grigio bru-
nastro argentato, ventre bianco gial-
lastro e gola ocra. Di probabile
penetrazione quaternaria attraverso
il ponte corso–toscano, il Ghiro
vive in Sardegna (e forse anche in
Corsica) con la sottospecie endemi-
ca G.g.melonii Thomas, 1907, che
si distingue dalla forma tipica per
avere dimensioni inferiori (lunghez-
za testa–tronco 15,4 – 16,5 cm;
125. Areale europeo di Ghiro (Glis glis). coda 13,3 – 14,2 cm) e coda col
tratto scuro solo nel suo terzo dista-
le.
Prevalentemente arboricolo pre-
dilige i boschi, i lecceti e i frutteti,
In Sardegna il Ghiro è conosciuto sia in pianura che in montagna, fino
principalmente da contadini e ad un'altitudine di oltre 1000 m.
pastori, mentre la maggior parte Passa le ore diurne addormentato, a
della popolazione ne ignora l'esi- stretto contatto coi suoi compagni,
stenza. Ciò è dovuto non solo alle in un nido costruito con erbe,
sue abitudini notturne, ma soprat- fuscelli e sterpi e situato in fessure
tutto all'enorme diminuzione cui delle rocce e del terreno, in cavità
questo animale è andato incontro di alberi o anche in mezzo ai cespu-
negli ultimi 50 anni, tanto che oggi gli. Questo nido, di forma tondeg-
è ritenuto in grave pericolo d'estin- giante, ha sempre più ingressi, è
zione. Le cause di questa rarefazio- fornito di magazzini per le provvi-
ne sono da ricercarsi nell'accanita ste ed è rivestito con materiali mor-
caccia che i pastori gli hanno sem- bidi e soffici (lana, penne, muschio
pre dato per necessità alimentari, e peli). Il Ghiro è attivo nelle ore
nella grande moria verificatasi nel notturne, durante le quali ricerca il
1947 a seguito di un'annata molto cibo sugli alberi e nei cespugli, sal-
scarsa di ghiande e nella progressi- tando da un ramo all'altro, distanti
va riduzione del suo habitat. Chia- anche i m, ed arrampicandosi sui
mato Ghiru (Logudoro, Nuorese, tronchi grazie alle sue notevoli qua-
Campidano), Ghiri (Oristanese), lità acrobatiche. Tali capacità sono
Can' 'è sèrra (Barigadu), Sorigàrgia dovute ai piccoli e robusti artigli,
(Seulo), Sòriche de padènte e Sòri- che gli permettono una buona presa
che campinu (Nuorese), Sorihe 'e sulla corteccia degli alberi, nonché
padènte (Barbagia Ollolai), Maillò- alla presenza di particolari ghiando-
ni (Parteolla, Trexenta, Sarcidano, le nella pianta degli arti, che produ-
Marmilla, Genoni), Maillòi (Mar- cono una sostanza vischiosa allo
milla, Mogoro), è sicuramente pre- scopo di migliorare l'adesione al
sente (ma non in grande numero) substrato, ed alla folta coda, che
nel Sopramonte di Urzulei, di Orgo- viene utilizzata come organo di
solo e di Oliena oltre che nei boschi equilibrio e di sostegno. Nel buio si
di Talana. orienta grazie alla vista e in modo

130
126. Ghiro (Glis glis). In passato questa specie
era assai più frequente; poi la caccia operata dai
pastori per cibarsene, la deforestazione, gli
incendi e, pare, una grave moria dovuta ad
un'annata molto scarsa di ghiande ne hanno
determinato la diminuzione. Il calendario vena-
torio non prende in considerazione né il Querci-
no, né il Ghiro: sarebbe invece assai opportuno
proteggerli perché sono entrambi presenti nel
Massiccio sardo–corso con una sottospecie
endemica. (Disegno: Carlo Erminio).

131
particolare al senso del tatto situato
principalmente nelle vibrisse e nei
cuscinetti tattili della regione fac-
ciale, della mandibola e degli avam-
bracci. Anche il senso dell'olfatto è
ben sviluppato e risulta importantis-
simo nella ricerca del cibo, che con-
siste in ghiande, frutta, semi, casta-
gne, noci, nocciole, germogli, inset-
ti, giovani Micromammiferi, luma-
che, uova e nidiacei di uccelli. In
autunno, fra la fine di settembre e
ottobre, il Ghiro inizia il periodo di
latenza invernale, che termina in
primavera nei mesi di aprile e di
maggio. Durante il letargo vengono
consumate soprattutto le riserve di
grasso accumulate nel proprio
corpo, mentre le provviste ammas-
sate nel nido durante la buona sta-
gione servono per nutrire l'animale
quando si sveglia, debilitato, dal
lungo sonno; nelle zone non parti-
colarmente fredde può accadere
che, nelle giornate più miti, il Ghiro
esca dal letargo per consumare una
parte delle provviste, che in tal
modo si esauriscono prima del defi-
nitivo risveglio. I rifugi nei quali
passa la cattiva stagione hanno l'im-
boccatura per lo più rivolta verso
sud e sono situati nelle cavità dei mente, se necessario. Una volta sta- 127. Posizione assunta dal Ghiro durante il
bilitosi nel proprio territorio il letargo invernale.
tronchi o fra le radici; in genere,
però, scava un nido sotterraneo Ghiro, maschio o femmina che sia,
profondo 50 – 100 cm, che termina emette frequenti grida che hanno la
in una camera centrale. Spesso più funzione di facilitare la localizza-
esemplari utilizzano lo stesso nido zione di un animale dell'altro sesso.
allo scopo di riscaldarsi a vicenda. Dopo una gestazione di 30 – 32
Fra maggio e ottobre, ma princi- giorni, la femmina dà alla luce nel
palmente in luglio, avvengono gli proprio nido, rivestito con materiali
accoppiamenti. In questo periodo il d'origine vegetale, da 3 a 10 piccoli
Ghiro si cerca un territorio da cui nudi e ciechi, che vengono allattati
scaccia i conspecifici e lo marchia per circa 3 – 4 settimane. I piccoli
con caratteristici segnali odorosi Ghiri, dopo aver poppato, spesso
simili a strisce umide. I marchi odo- leccano avidamente il muso della
rosi vengono impressi poggiando la madre per succhiare una certa quan-
regione anale sul substrato e muo- tità di saliva; pare che questa abbia
vendosi in avanti a piccoli passi; la proprietà di facilitare loro la
hanno la funzione di avvertire gli digestione. A due mesi i giovani si
altri Ghiri che il luogo è occupato e rendono indipendenti e dopo un
che il proprietario è ben deciso a anno raggiungono la maturità ses-
difenderlo anche lottando accanita- suale. In genere si ha 1 solo parto,

132
ma in certi casi anche due: uno in
giugno e l'altro in agosto. La fem-
mina, nei primi giorni dopo la
nascita dei piccoli, non abbandona
mai il nido e ne impedisce l'accesso
anche al padre, che potrà conoscere
i cuccioli solo quando questi saran-
no completamente rivestiti di pelo:
vale a dire dopo circa 2 settimane.
Allora il maschio provvede a pulirli
e a difenderli, oltre che a guidarli
nelle prime esplorazioni all'esterno
del nido. Spesso l'intera famiglia va
in letargo nello stesso rifugio e i
componenti si separeranno solo
nella primavera successiva. Può
anche capitare che il maschio non
prenda mai parte alla cura della
nidiata. Se la femmina si accorg e
della presenza di qualche predatore
nelle immediate vicinanze del nido,
trasferisce al più presto l'intera cuc-
ciolata in un altro rifugio; per far
ciò afferra i piccoli sulla schiena o
nel fianco in un punto che sia all'in-
circa il baricentro del corpo.
Il Ghiro viene predato soprattutto
dalla Martora, dal Gatto selvatico e
dagli uccelli rapaci notturni.
Come il Quercino, anche il Ghiro
non gode in Sardegna di alcuna par-
ticolare protezione legislativa; pro-
tezione che invece risulta assai
urgente, sia perché quest'animale è
presente con una sottospecie ende-
mica e sia perché è diventato raris-
simo. A Seulo, per esempio, i pasto-
ri dicono che un tempo il Ghiro era
molto frequente e che essi se ne
cibavano, mentre ora è del tutto
scomparso. Al fine di salvare le
restanti popolazioni sarde, sarebbe
inoltre opportuno salvaguardare le
aree in cui ancora vive.

128. In prossimità del parto, la femmina del


Ghiro si dispone in posizione supina e man
mano che i piccoli nascono li poggia su di sé in
modo che possano trovare i capezzoli. Nei gior-
ni successivi i neonati, ancora glabri, ciechi e
nudi, saranno in grado di cercarli da soli.

133
Carnivori

I Carnivori venivano fino a poco


tempo fa considerati come i discen- si manifestarono ben presto due
denti dei Creodonti, un sottordine di linee evolutive: una prima muste-
Mammiferi primitivi imparentato liforme che portò alle odierne fami-
con gli Ungulati e originatosi agli glie dei Mustelidi, Procionidi, Ailu-
inizi del Terziario dagli Insettivori. ridi e Ursidi, riunite nella superfa-
Ciò principalmente in virtù dell'ali- miglia degli Arctoidei, e una secon-
mentazione di tipo carnivoro comu- da viverriforme che diede origine
ne ad entrambi i gruppi. Oggi, in alla superfamiglia degli Erpestoidei,
considerazione della diff e r e n t e comprendente Viverridi, Protelidi e
costituzione della dentatura, si ritie- Ienidi. In seguito, nel Nordamerica,
ne che Creodonti e Carnivori abbia- se ne sviluppò una terza che ha pro-
no sviluppato indipendentemente le dotto i Felidi e i Canidi, apparte-
loro abitudini alimentari e che que- nenti alla superfamiglia dei Cinofe-
sti ultimi abbiano preso origine dai loidei.
Miacoidei del Paleocene e dell'Eo- I Fissipedi sono animali terrestri
cene. I Miacoidei costituivano una che presentano arti ben distinti dal
superfamiglia di Mammiferi che per corpo, dita fornite di unghie, pollice
la struttura dei denti, degli arti e del e alluce spesso ridotti o mancanti,
cranio si avvicina assai ai Carnivori alimentazione per lo più carnivora e
e che si è evoluta direttamente dagli prole inetta. Tutte le strutture anato-
Insettivori del Cretaceo superiore, miche e fisiologiche di questi ani-
appartenenti al genere Cimolestes. I mali sono perfettamente adattate al
resti fossili più antichi, sicuramente tipo di alimentazione e alle varie
attribuibili ai Carnivori, risalgono al modalità di cattura della preda. Il
Paleocene superiore e presentano corpo agile e robusto è rivestito da
dimensioni non superiori a quelle di una pelliccia formata da peli di
una Lince, corpo snello, coda lunga, lanugine (ridotti o assenti nei Cani-
zampe brevi, piedi pentadattili e di) e di rivestimento. La dentatura
andatura plantigrada. Poiché tutte presenta i caratteristici denti fermi,
queste caratteristiche sono tipiche formati dall'ultimo premolare supe-
anche dei Carnivori arboricoli riore e dal primo molare inferiore,
attuali, si ritiene che i primi Carni- che sono affilati come lame e hanno
vori e i loro antenati fossero distri- la funzione di tagliare e dilaniare le
buiti nelle foreste e conducessero carni degli animali uccisi. Gli inci-
vita prevalentemente arboricola. sivi sono sempre presenti e possono
L'ordine dei Carnivori viene suddi- essere usati per tagliare piccoli boc-
viso in due sottordini: i Fissipedi, di coni. I canini, che sono molto allun-
abitudini esclusivamente terrestri, e gati, costituiscono delle vere e pro-
i Pinnipedi, di costumi prevalente- prie zanne atte a bloccare, azzanna-
mente acquatici. Nei Fissipedi, re ed uccidere la preda; questi denti
discendenti dei Miacoidei del Ter- risultano separati da un piccolo dia-
ziario inferiore, stema anteriore nella mascella supe-

134
riore, posteriore in quella inferiore,
cosicché i due canini dello stesso
lato non finiscono, a bocca chiusa,
l'uno sull'altro, ma quello di sopra
risulta spostato verso i premolari e
quello di sotto verso gli incisivi. I
molari sono in genere poco svilup-
pati; fanno eccezione molte specie
onnivore, che spesso presentano la
corona larga e dunque atta a tritura-
re anche sostanze vegetali (ad
esempio nei Canidi). L'articolazione
della mandibola è anch'essa adattata
al tipo di alimentazione e alla cattu-
ra delle prede. La sua struttura è tale
da permettere un ampio spalanca-
mento delle fauci e movimenti
quasi esclusivamente verticali; non
risulta perciò in genere atta alla tri-
turazione del cibo, ma solo a lacera-
re e masticare sommariamente la
carne. La lingua è sempre ben svi-
luppata e presenta, soprattutto nei
Felidi, numerose papille filiformi,
cornee e rivolte all'indietro, che
conferiscono a quest'organo una
caratteristica rugosità e che hanno
la funzione di raschiare la carne
dalle ossa. L'apparato digerente è
per lo più breve come si conviene
ad un animale che si ciba di carne;
questa infatti, essendo di facile
digestione, non necessita di una
lunga permanenza nell'intestino.
Lo scheletro è robusto e struttura-
to in modo tale da permettere a que-
sti animali una grande agilità di
movimenti. Mancano, ad esempio,
o sono notevolmente ridotte le cla-
vicole per conferire alle zampe
anteriori una maggior mobilità. Gli
arti, adattati alla corsa, al salto o
all'arrampicamento, sono general-
129. La dentatura dei Carnivori è caratterizzata mente pentadattili, ma anche tetra-
dai denti fermi e dal grande sviluppo dei canini. dattili con dita libere e provviste di
I primi sono costituiti dall'ultimo premolare
superiore e dal primo molare inferiore e hanno
unghie. Nei Felidi queste sono usate
la funzione di tagliare le carni degli animali principalmente per abbattere o arti-
uccisi (1). 1 secondi costituiscono delle vere e gliare la preda e, per non consumar-
proprie zanne, atte a bloccare e ad uccidere la le eccessivamente, quando essi cam-
preda; essendo molto allungati, i canini dello
stesso lato non finiscono, a bocca chiusa, l'uno
minano, vengono in genere retratte
sull'altro, ma il superiore risulta spostato verso i con l'ultima falange delle dita in
premolari e l'inferiore verso gli incisivi (2). apposite tasche. La condizione

135
ambulatoria è digitigrada nelle spe- uno o più eccellono sugli altri. Così
cie adattate alla corsa, plantigrada nella maggior parte dei Carnivori è
in quelle arboricole, ma anche particolarmente sensibile l'olfatto,
semidigitigrada (soprattutto nei in accordo coll'elevato numero di
Canidi) durante la corsa. La cute ghiandole secernenti sostanze odo-
presenta ghiandole sudoripare poco rose presenti sul corpo e con la
sviluppate perché in questi animali necessità di seguire la pista della
esse assumono funzioni quasi esclu- preda durante la caccia. Nei Felidi
sivamente traspiratrici, essendo però sono la vista e l'udito che rive-
quelle termoregolatrici assolte per stono un'importanza maggiore: in
la maggior parte dai polmoni. I Car- particolare, per le loro abitudini
nivori infatti, quando devono elimi- notturne, gli occhi hanno sviluppato
nare il calore in eccesso, usano uno strato di cellule fibrose nella
disperderlo per evaporazione dall'e- coroide, detto tapetum lucidum, che
pitelio polmonare e dalla mucosa ha la funzione di concentrare sulla
orale, accelerando il ritmo respira- retina la luce che ricevono. Anche
torio e tenendo la bocca aperta molti altri Carnivori di abitudini
durante la respirazione. Le ghiando- crepuscolari e notturne possiedono
le sebacee sono in genere distribuite più o meno sviluppate queste cellu-
su tutto il corpo e hanno la funzione le, che, tra l'altro, sono responsabili
di mantenere grasso e soffice il del particolare luccichio, caratteri-
pelo. Alcune di esse sono situate in stico degli occhi di Canidi, Felidi,
zone ben definite e, tramite le Viverridi etc. Le specie arboricole
sostanze secrete, rivestono una si servono principalmente dell'udito
grande importanza nella vita socia- per individuare le prede. Il senso
le, sessuale e territoriale di questi del tatto è localizzato in modo parti-
animali. In tutti i Fissipedi si ritro- colare nelle vibrisse presenti nel
vano, più o meno sviluppate ai lati labbro superiore, sul mento, nei
dell'ano, ghiandole secernenti un sopraccigli e dietro gli occhi.
liquido fetido, che sbocca in una I testicoli, contenuti nello scroto,
specie di tasca anale, rivestita di sono esterni all'addome e ubicati
tessuto muscolare volontario. I alla base del pene o dietro di que-
Mustelidi presentano anche ghian- sto. E presente, più o meno svilup-
dole pregenitali, situate in tasche pato a seconda delle specie, l'osso
dette del profumo, il cui secreto è in penico. Il periodo degli accoppia-
genere bianco e di odore simile a menti è molto variabile a seconda
quello del muschio; sono presenti delle specie e del clima e, soprattut-
anche ghiandole prepuziali ad evi- to nei Mustelidi e nei Canidi, il
dente funzione sessuale. Le Volpi e coito può durare a lungo (fino a 2
anche alcuni Felidi presentano ore) per l'enorme rigonfiamento cui
ghiandole di questo tipo nella parte il pene va incontro dopo essere
dorsale e basale della coda. penetrato nella vagina. L'apparato
Il cervello e il cervelletto sono femminile è costituito da 2 ovari e
abbastanza sviluppati allo scopo di da un utero bicorne. L'ovulazione,
conferire a questi animali quelle in molte specie, ha luogo solo dopo
doti di attenzione, equilibrio, intelli- l'accoppiamento per favorire al
genza, velocità ed agilità necessarie massimo le probabilità d'incontro
per catturare una preda in movi- dei due gameti e dunque la feconda-
mento. I sensi sono tutti discreta- zione. In altre specie l'uovo fecon-
mente sviluppati, ma, a seconda del dato non si impianta nella mucosa
tipo d'ambiente frequentato o delle uterina, ma resta per un certo perio-
abitudini diurne oppure notturne, do di tempo inattivo. Questo adatta-

136
130. Alcuni Carnivori hanno unghie utili solo
per far presa sul terreno durante la corsa (ad
esempio i Canidi), altri le possiedono semire-
trattili e le usano sia per arrampicarsi che per
assalire le prede (ad esempio i Mustelidi). I
Fetidi invece utilizzano le unghie come arma di
difesa–offesa per cui, nel corso della loro evolu-
zione, hanno sviluppato nelle dita un particolare
meccanismo che permette di retrarre completa-
mente gli artigli durante la corsa al fine di non
usurarli inutilmente. L'illustrazione mette in evi-
denza tale struttura: in condizioni normali la
terza falange è disposta in posizione molto arre-
trata e poggia sulla seconda falange grazie alla
tensione esercitata dalla banda elastica (1); per
estrarre l'artiglio basta contrarre un muscolo
che, mettendo in tensione il tendine inserito
sulla terza falange, ne determina l'avanzamento
con relativo abbassamento dell'unghia (2).

mento si ritiene che abbia la funzio- (in genere variabili da qualche setti-
ne di ritardare le nascite in modo mana ad oltre un anno) perché
che queste avvengano quando le hanno bisogno di un lungo tirocinio
condizioni ambientali saranno tali coi genitori per impararetutto quello
da permettere un buon sviluppo dei che devono sapere.
piccoli. La gestazione è per lo più Le facoltà psichiche sono, nella
di breve durata per ridurre al mini- maggior parte dei casi, piuttosto
mo il periodo in cui la femmina elevate in accordo col fatto che
trova difficoltà nel cacciare a causa quasi tutti i Carnivori devono impa-
della ridotta agilità di movimenti e rare a distinguere gli animali che
dell'aumento di peso. I neonati sono possono essere predati, a conoscere
pertanto poco sviluppati, inetti e le loro abitudini e a utilizzare la
ciechi. modalità di cattura più adeguata
Questo fatto non costituisce però alle circostanze. La tecnica d'ucci-
un grande pericolo per i piccoli per- sione varia col variare delle dimen-
ché, se è vero che a causa del lungo sioni della preda e del cacciatore
tempo di sviluppo e dell'incapacità oltre che con le abitudini sociali o
nel difendersi rischiano maggior- solitarie di quest'ultimo.
mente di essere uccisi da un preda- In genere i Canidi cacciano in
tore, è altrettanto vero che i genitori gruppo e utilizzano la tecnica del-
sono perfettamente in grado di pro- l'inseguimento e dello sfiancamento
teggerli sia con le armi di cui della vittima, che viene praticamen-
dispongono, sia tramite un compor- te divorata viva da tutto il branco
tamento sociale di mutua collabora- a ffamato. Fetidi e Mustelidi sono
zione nell'allevarli e sia nasconden- invece per lo più solitari, cacciano
doli in tane di non facile accesso. I all'agguato o effettuando brevi rin-
giovani restano con la madre per corse e sono perfettamente equipag-
periodi di tempo abbastanza lunghi giati per bloccare ed uccidere in

137
breve tempo la preda. I Carnivori, cee, atte a tenerli grassi ed imper-
sia sociali che asociali, vivono meabili. La presenza di una pellic-
generalmente in un territorio ben cia in questi animali è dovuta al
definito e contrassegnato da feci, fatto che essi, contrariamente ai
urina e secreti odorosi, che hanno la Cetacei che conducono vita esclusi-
funzione di scoraggiare eventuali vamente acquatica, usano riprodur-
invasori avvertendoli che quel si, partorire e trascorrere i periodi di
luogo è occupato da un conspecifi- muta sulla terraferma, dove si por-
co ben intenzionato a difenderlo. tano anche per prendere il sole e
Malgrado questi segnali odorosi spesso per passare la notte. Al di
dissuasori, in certi casi si accendo- sotto della cute presentano, più svi-
no (soprattutto fra maschi rivali) luppato nelle forme che vivono in
veri e propri combattimenti per acque fredde, il pannicolo adiposo
motivi sessuali o territoriali. E inte- sottocutaneo, atto a diminuire la
ressante notare che, malgrado l'effi- dispersione del calore prodotto dal
cacia delle armi di cui questi anima- corpo. La dentatura, fondamental-
li dispongono, le lotte non sono mente simile a quella dei Fissipedi,
quasi mai cruente grazie a un com- è modificata in relazione alla dieta:
plesso rituale di combattimento e di nelle specie ittiofaghe infatti i
sottomissione del vinto. molari possiedono corone appunti-
Benché i Pinnipedi vengano, per i te, capaci di trattenere la preda,
particolari adattamenti all'ambiente mentre le specie che si nutrono di
acquatico, classificati come un sot- molluschi bivalvi hanno canini
tordine a sé, essi risultano, in base molto sviluppati e molari e premo-
alle caratteristiche sierologiche, lari assai ridotti.
così strettamente imparentati con Gli arti, sebbene abbiano una
gli Ursidi da non potersi separare struttura simile a quella degli altri
filogeneticamente dai Fissipedi Carnivori, presentano numerosi
Arctoidei. Al riguardo si ritiene che adattamenti al nuoto. Le ossa del
abbiano preso origine in epoca sicu- braccio, dell'avambraccio, della
ramente premiocenica dagli Anfi- coscia e della gamba risultano infat-
cionini del Terziario inferiore, dai ti molto ridotte e praticamente
quali si sono evoluti anche gli Ursi- inglobate nel corpo, dal quale spun-
di. Alcuni ricercatori, però, ritengo- tano solo gli arti. Questi presentano
no che solo gli Otaridi abbiano que- le dita unite per tutta la loro esten-
st'origine, mentre per i Focidi ipo- sione da una membrana, che ha la
tizzano, in base ad alcune caratteri- funzione di aumentare la superficie
stiche anatomiche, una parentela utile per il nuoto. Gli arti sono dun-
coi Mustelidi: le Foche sarebbero, que trasformati in organi propulsori
dunque, delle Lontre marine estre- acquatici; nei Focidi, in particolare,
mamente adattate all'ambiente le zampe posteriori sono rivolte
acquatico. all'indietro e funzionano come una
Tutte le caratteristiche anatomi- vera e propria pinna caudale. La
che e fisiologiche di questi animali muscolatura della parte posteriore
sono modificate in relazione all'a- del corpo è molto sviluppata perché
dattamento alla vita anfibia. Il ha il compito di muovere la pinna
corpo, di forma affusolata e idrodi- caudale, costituita dai due arti
namica, è provvisto di una corta e posteriori.
rada pelliccia, che in estate va Altri interessanti adattamenti alla
incontro al fenomeno della muta, vita acquatica si riscontrano nell'ap-
assai imponente in alcune specie. I parato respiratorio: nelle narici sono
peli sono ricchi di ghiandole seba- infatti presenti alcuni muscoli che

138
131. Poiché l'attività sessuale comporta un gran-
de dispendio di energie, gli animali si accoppia-
no nel periodo dell'anno più conveniente dal
punto di vista alimentare; tale necessità sussiste
anche per le nascite che hanno perciò luogo
quando nell'anno vi è abbondanza di cibo. I
grandi animali, le cui femmine hanno lunghi
periodi di gestazione, si accoppiano in autunno
e partoriscono in primavera. Le femmine delle
specie piccole invece si accoppiano direttamen-
te in primavera per partorire dopo poche setti-
mane. Alcuni Carnivori, soprattutto i Mustelidi,
hanno un periodo di gestazione di pochi mesi,
che porterebbe a dar luogo alle nascite durante
l'inverno, cioè nel periodo dell'anno più sfavore-
vole. Nel corso della loro evoluzione i Mustelidi
hanno però risolto questo problema col ritardato
impianto dell'uovo fecondato nell'utero materno
e con la gestazione differita. In quest'ultimo
caso l'ovulo fecondato si impianta nella mucosa
uterina, ma l'embrione che ne deriva sospende
preenecincnte il suo sviluppo per riprenderlo
solo alcuni mesi più tardi. Il parto perciò si veri-
fica in primavera, stagione caratterizzata da una
grande abbondanza di risorse alimentari.

hanno la funzione di chiuderle di sangue quando la pressione ester-


durante l'immersione e numerose na aumenta e di immetterla nuova-
valvole bronchiali che permettono mente in circolo quando questa
sia di conservare una certa quantità diminuisce, equilibrando così le
d'aria nei polmoni sia di ridurre al variazioni della pressione sangui-
minimo indispensabile l'assorbi- gna che si vengono a creare durante
mento d'azoto, che in quantità piùri- l'immersione e l'emersione. L'appa-
levanti potrebbe formare bolle nel rato digerente è caratterizzato dal-
sangue determinando embolie. l'avere lo stomaco disposto longitu-
L'apparato circolatorio presenta dinalmente e l'intestino molto più
un cuore che, essendo capace di lungo di quello dei Fissipedi.
diminuire i battiti durante l'immer- Il cervello si presenta molto simi-
sione, consente il rallentamento del le a quello degli altri Carnivori, ma
metabolismo e di conseguenza un'a- con un minor sviluppo dei centri
pnea abbastanza prolungata. Nelle olfattivi a vantaggio delle aree
natatoie sono inoltre particolarmen- deputate alla percezione delle sen-
te sviluppate le reti mirabili, forma- sazioni di contatto, di peso, acusti-
te da un grande numero di arteriole che e ottiche. Il senso dell'olfatto è
ramificate ed anastomizzate fra di comunque discretamente sviluppato
loro. La funzione di questo partico- ed è per suo mezzo che le femmine
lare adattamento è quella di ritirare riconoscono i piccoli. Il tatto è par-
dalla circolazione una certa quantità ticolarmente localizzato nelle

139
vibrisse; queste sono situate sulla perfino il suo sviluppo per un certo
parte anteriore del muso e hanno la periodo di tempo. Il ritardo nell'im-
funzione di facilitare all'animale la pianto dell'uovo è da mettere in
ricerca del cibo. Gli occhi sono relazione con la necessità di far
grandi, provvisti di membrana nitti- nascere i piccoli in una stagione
tante e dotati di meccanismi atti a particolarmente adatta al loro svi-
captare la maggior quantità di luce luppo e col vantaggio di far coinci-
possibile, dato che questa tende a dere il periodo dei parti con quello
diminuire coll'aumentare della degli accoppiamenti. I piccoli
profondità. L'udito è invece il senso nascono ben sviluppati e possono
più sviluppato ed importante, al presentare un pelame differente da
punto che molti Pinnipedi sono in quello degli adulti (lo cambieranno
grado di orientarsi e di ricercare il comunque prima del loro ingresso
cibo mediante l'ausilio di ultrasuoni. in acqua) o direttamente la pelliccia
I maschi presentano un pene dell'adulto, avendo concluso la
provvisto di osso penico e i testicoli muta nell'utero materno. Lo svilup-
esterni o interni (Focidi). Le femmi- po del neonato è assai veloce e in
ne hanno l'utero bicorne e gli ovari genere questi si rende indipendente
funzionanti ad anni alterni. Durante poco tempo dopo la fine dell'allatta-
il periodo riproduttivo fra i maschi mento, la cui durata varia da pochi
scoppiano dispute che spesso sfo- giorni ad alcune settimane. La
ciano in combattimenti ritualizzati maturità sessuale viene raggiunta
per il possesso di un territorio adia- fra i 2 e i 4 anni a seconda della
cente all'acqua, condizione necessa- specie. I Pinnipedi sono per lo più
ria per la costituzione di un harem. animali sociali che usano vivere in
Le femmine arrivano nei luoghi grandi branchi o in piccoli gruppi
riproduttivi in un secondo tempo e familiari.
si stabiliscono all'interno di un terri- Tutti i Carnivori sono sempre
torio difeso da un maschio. Qui par- stati perseguitati dall'uomo, che ha
toriscono per lo più un solo piccolo, visto (e spesso vede tuttora) in loro
concepito l'anno precedente, e dopo dei pericolosi competitori alimenta-
pochi giorni sono in grado di essere ri: il pastore ha sempre pensato che
nuovamente fecondate. Questa siano pericolosi per il bestiame, il
capacità è dovuta all'alternanza cacciatore per la selvaggina e il
annuale di attività degli ovari e pescatore per la pesca. Questa per-
delle due corna dell'utero. Accade secuzione si è spesso trasformata in
infatti che, mentre in un corno è in vero e proprio odio verso questi
corso di ultimazione la precedente animali, che fino a poco tempo fa
gestazione, nell'altro la mucosa ute- erano considerati "nocivi" anche
rina si prepara ad accogliere un dalla legge con motivazioni non
nuovo uovo, prodotto dall'ovario s u fficientemente approfondite. Se
della medesima parte. L'accoppia- un tempo l'influenza umana sui
mento può aver luogo dentro o fuori Carnivori era praticamente trascura-
dall'acqua e risulta piuttosto breve, bile, oggi la situazione è abbastanza
oltreché privo di preliminari. La drammatica. L'avvento delle armi
gestazione è di breve durata, benché da fuoco automatiche, il disbosca-
debba trascorrere un intero anno mento dissennato, l'irrazionale
prima che il parto abbia luogo; que- impiego di antiparassitari ed erbici-
sta apparente contraddizione si di, la diffusione su larga scala del-
spiega col fatto che l'uovo feconda- l'agricoltura e della pastorizia hanno
to non solo non si impianta subito infatti ridotto enormemente la con-
nell'utero, ma spesso interrompe sistenza numerica di molte specie.

140
Eppure questi animali, presenti in mesi per la mancanza di cibo. Nel
tutti gli ambienti (dalla taiga alla 1930 la popolazione si ridusse a soli
foresta mista, dal deserto all'am- 20.000 capi e la vegetazione un
biente marino), svolgono un impor- tempo assai ricca e rigogliosa era in
tantissimo ruolo nel mantenimento pieno declino a causa del super-
degli equilibri naturali. È ormai sfruttamento. Ancor oggi numerosi
definitivamente accertato che i Car- Cervi devono essere uccisi ogni
nivori sono inconsapevolmente i anno perché questo parco nazionale
principali difensori e protettori delle possa riacquistare e mantenere l'an-
specie di cui si nutrono. Essi infatti tico splendore. Appare dunque evi-
non solo non riescono a catturare dente come spesso sia assai difficile
più di un quarto (in certi casi fino a e talvolta impossibile sostituire la
un terzo) delle potenziali prede preziosa opera compiuta dai Carni-
viventi nell'ambiente nel quale ope- vori negli ambienti naturali.
rano, ma in aggiunta agiscono prin- In Sardegna vivono 5 specie di
cipalmente su animali vecchi e tara- Carnivori, appartenenti alle seguen-
ti, inadatti alla riproduzione, o su ti famiglie: Mustelidi (2), Canidi
individui malati e debilitati, evitan- (1), Felidi (1) e Focidi (1).
do così il diffondersi di gravi e peri-
colose epidemie. E vero che cattu-
rano anche un certo numero di gio-
vani, ma bisogna tener presente che
tutte le specie animali, e gli erbivori
in particolare, generano più indivi-
dui di quanto sia necessario, proprio
per far fronte a tutte quelle condi-
zioni ambientali che tendono a
farne diminuire il numero. Elimi-
nando i Carnivori o riducendoli for-
temente di numero, le popolazioni
erbivore, che non sono in grado di
autoregolarsi, si riprodurrebbero a
dismisura e, dopo aver consumato
la maggior parte delle risorse ali-
mentari del loro ambiente, finireb-
bero per diminuire enormemente di
numero, falcidiate dalle epidemie e
dalla carestia da loro stesse creata.
Tipico a questo proposito è quanto
avvenne nell'altopiano del Kaibab
(Arizona) fra il 1906 e il 1924. Nel
giro di una ventina d'anni in questa
regione vennero sterminati tutti i
grossi Carnivori: prima per proteg-
gere il bestiame ivi presente, poi
per far aumentare di numero i Cervi
mulo, dopo che tale zona era stata
dichiarata parco nazionale. Nel
1925 si contavano nel luogo circa
100.000 capi, che nel giro di un
inverno si ridussero a 40.000;
60.000 erano dunque morti in pochi

141
Donnola cui si aggiungono de mùru o de
mèle in relazione al fatto che questo
piccolo Carnivoro frequenta i
muretti a secco e che in molte zone
dell'Isola è ritenuto, probabilmente
a ragione, ghiotto di miele. A
seconda delle località viene pertan-
to chiamato: Anna 'e mùru (Logu-
doro, Goceano), Tàna 'e mùru
(Logudoro), Donna 'e mùru (Nuoro,
Lollove, Orgosolo, Goceano),
Zànna 'e mùru (Nuorese), Dànna de
mùru (Nuorese), Tàna di mùru
(Sassari, Anglona), Donna di mùru
(Sassari), Tàna 'i mùru (Anglona),
Ghènna 'e mùru (Baronie), Comar'
132. Areale europeo di Donnola (Mustela niva- Anna (Orotelli, Nule), Cazzedemù-
lis). ru, Callèddu 'e mùru (Genoni),
Anna 'e mèle (Logudoro, Padna,
P a n a rgia, Goceano, Marg h i n e ) ,
La Donnola è comune e cono- Annamèle (Planargia, Montiferru),
sciuta in Sardegna, dove spesso è Ana 'e mèle (Planargia, Marghine),
ritenuta nociva perché saltuaria- Nàe 'e mèle (Montiferru), Ucca 'e
mente entra nei pollai e nelle coni- mele (Mandrolisai, Barbagia Belvì,
gliere, facendovi delle vere e pro- Valenza), Uccamèle (Mandrolisai,
prie stragi. Nella maggior parte dei Barbagia, Belvì, Barbagia Seulo,
paesi sardi si crede che abbia l'abi- Ogliastra), Ucca 'e mèli (Barbagia
tudine di succhiare il sangue delle Seulo, Ogliastra), Ucch' 'e mèli
sue vittime. Questa credenza, del (Seulo, Orroli, Villasimius, Isili),
tutto errata, nasce dal fatto che la Bùcca 'e mèui (Mogoro), Bucca 'e
Donnola, come molti altri Carnivo- mèli (Campidano, Parteolla,
ri, usa leccare il sangue che sgorga Trexenta, Sarcidano), Bucch' 'e mèi
dalle ferite dell'animale, ucciso (Capoterra, Sulcis–Iglesiente), Bue-
prima di divorarlo. In altre località camèli (Campidano), Bu(c)chemèli
(ad esempio a Scano Montiferro e a (Campidano, Sulcis–Iglesiente),
Sennariolo) si crede che questi Ucchimèbi (Oristanese, Marmilla,
Mustelidi conoscano il potere medi- Arborea), Cannamèi (Oristanese),
co di certe piante, con le quali Cànna 'e mèi (Oristanese), Buc-
usano curarsi, ottenendo risultati chimèli (Marmilla), Bucch' 'e mèlli
miracolosi. Si dice anche che si (Parteolla, Trexenta, Sarcidano),
curino a vicenda e che dieci di loro Bùcca de mèlli (Sarrabus, Gerrei),
possano resuscitare qualsivoglia Ebbùcca 'e mèle (Mandrolisai, Bar-
animale, purché non sia un nemico. bagia Belvì), Maramèle (Ocier),
In molte località della parte setten- Melenbùcca (Ogliastra, Barbagia
trionale della Sardegna si crede che Seulo), Cazzèddèddu 'e sèrra (Rui-
le Donnole siano delle piccole fate nas), Bèddula (Tempio, Gallura),
(Iànas o Giànas), che vivono nelle Brèddula (Gallura, Logudoro set-
tombe preistoriche, chiamate tentrionale), Mardòna e Merdòna
appunto Dòmos de Giànas. Per que- (Barigadu), Camedrènga e Coma-
sto motivo i nomi sardi della Don- drèja.
nola sono per lo più interpretazioni La Donnola è facilmente distin-
popolari dei termini Giàna o Iàna, guibile da tutti gli altri Carnivori

142
133. Donnola (Mustela nivalis). Questo bel Donnola durante tutto il periodo in cui la caccia
Mustelide era allevato nell'antichità per dare la è aperta e non stabilisce nessuna ammenda qua-
caccia ai Topi e ai Ratti e solo durante il perio- lora la cattura abbia luogo al di fuori di questo
do di Roma imperiale fu soppiantato in quest'at- lasso di tempo. Poiché questo grazioso Musteli-
tività dal Gatto. Nella seconda metà del XVIII de non ha alcun valore alimentare, né commer-
secolo la Donnola veniva allevata in Sardegna ciale, è probabile che non sia protetto perché
per diletto come è dimostrato dal seguente caccia anche Lepri e Conigli. Se così fosse ci si
brano tratto dal libro Quadrupedi di Sardegna di è però dimenticati che la Donnola è una grande
Francesco Cetti: "Animale più grazioso della cacciatrice di Topi e Ratti, che insegue e cattura
boccamele non si trova; s'addomestica poco nelle loro tane. In altre parole gli interessi dei
meno, che dal momento, che è presa: impara a cacciatori sarebbero stati giudicati preminenti
distinguere il padrone, a conosceme la voce, rispetto a quelli degli agricoltori, anche se que-
balza ad accoglierlo.., le medesime gentildonne sti sono indubbiamente assai più importanti sia
lo si portano addosso, con nastro e sonagliuzzo socialmente che economicamente. (Disegno:
al collo, come fosse un cagnolin di Malta". Il Luigi Zanda).
calendario venatorio permette l'uccisione della

143
della Sardegna per le piccole tane". Anche Aristofane (257 – 180
dimensioni, il corpo allungato, le a.C.) e Plauto (254– 184 a.C.) par-
zampe piccole, la coda poco folta e lano della Donnola cacciatrice
per la colorazione che è bruna o domestica di Topi. Il Gatto, benché
brunogiallastra superiormente e addomesticato in Egitto già nel XVI
bianca inferiormente; è presente secolo a.C., per svariati motivi si
inoltre una macchia scura sotto gli d i ffuse in Europa solo durante il
angoli della bocca. Negli esemplari periodo di Roma imperiale e finì
sardi la colorazione della livrea non poi per soppiantare i due Mustelidi
diventa mai bianca durante i mesi come animale domestico distruttore
invernali, come invece avviene in di Muridi. Dell'addomesticamento
quelli dei paesi nordici. Poiché i della Donnola oggi non restano più
caratteri di questo Mustelide si pre- tracce, mentre il Furetto si continua
sentano molto variabili negli indivi- ad allevarlo perché è il miglior cac-
dui appartenenti ad una stessa ciatore di Conigli che si conosca.
popolazione, la sistematica della In Sardegna la Donnola è stata
Donnola è tuttora in discussione. allevata, nella seconda metà del
Alcuni studiosi infatti, in base alle 1700, anche come animale da com-
dimensioni e a differenti colorazio- pagnia. Al riguardo riportiamo un
ni, distinguono due specie: M.minu- brano molto efficace, tratto dal libro
ta e M. nivalis, entrambe ritenute I quadrupedi di Sardegna di France-
viventi in Sardegna. Secondo altri sco Cetti: "Animale più grazioso
invece esiste una sola specie, pre- della boccamele non si trova; s'ad-
sente nell'Isola e in quasi tutta l'Ita- domestica poco meno, che dal
lia con la sottospecie M.n.boccame- momento, che è presa: impara a
la Bechstein, 1800. Questa varietà distinguere il padrone, a conoscerne
si differenzia dalla forma tipica la voce, balza ad accoglierlo, l'ac-
principalmente per le dimensioni compagna, l'accarezza con morsetti,
più grandi. La maggior parte degli gli lecca mani e faccia, e diverte
specialisti di biogeografia ritiene con giuochi. Le ore di veglia sono
che la Donnola sia stata introdotta tutte ore di vivacità, e di moto: salti,
in Sardegna dall'uomo. Questa opi- tomboli, attacchi, fughe, ritorni ne
nione è avvalorata dall'assenza di fa da divertire un mondo; per aver
resti fossili pleistocenici e dal fatto pace, spesso conviene, che io leghi
che l'animale non è presente nell'I- la mia boccamele, tanto è l'indiscre-
sola con una sottospecie endemica. to saltare addosso, che fa, e correre
Non essendo però ambita né come per tutta la persona, ed or che ne
selvaggina, né come animale da scrivo la storia, eccola, che mi si
pelliccia, ci si chiede il motivo dita- viene avvolgendo intorno la mano,
le introduzione: ebbene sembra e la penna, in gradimento forse del
ormai accertato che nell'antichità la ben, che ne dico. Ognuno, che vede
Donnola sia stata addomesticata i fatti di questo animaluccio, se ne
assieme al Furetto per cacciare i innamora di presente, e molti usano
Ratti e i Topi nelle case. Infatti averne a loro solazzo. Talora però il
nella Batracomiomachia (un poe- prende il mal umore, per cui mala-
metto del V secolo a.C., attribuito mente accoglie co' denti, chi il cerca
ad Omero) il Topo dice alla rana: fuori di proposito. A prevenir simili
"Sono due gli esseri che temo accidenti sogliono mozzarli i canini;
soprattutto sulla terra, il falco e la con questa correzione le medesime
donnola…………ma più d'ogni gentildonne lo si portano addosso,
altro la donnola, che è la più forte e con nastro e sonagliuzzo al collo,
si spinge, strisciando, nelle mie come fosse un cagnolin di Malta".

144
134. Normalmente la Donnola uccide la preda
mordendola alla nuca ma, se questa ha le
dimensioni di un Ratto adulto, preferisce azzan-
nare l'avversario alla gola per reciderne la caro-
tide.

La Donnola è pressoché ubiquita- minore la disponibilità di prede,


ria, per cui è possibile incontrarla non può permettersi inutili sprechi
nei boschi, nei campi, nelle radure, d'energia.
in località con poca vegetazione, fra Vive in un territorio le cui dimen-
i cespugli, nelle pietraie, negli edifi- sioni possono variare in dipendenza
ci e nei muri diroccati, al livello del della disponibilità di prede, del ter-
mare come in montagna. E un ani- reno e del sesso; i maschi infatti,
male poco sociale, che preferisce essendo più vivaci ed avendo mag-
vivere solitario ad eccezione del gior mole, necessitano di terntori
periodo riproduttivo durante il più grandi. Nella buona stagione e
quale forma piccoli gruppi familia- in abbondanza di prede, 5 ettari
ri. Ha abitudini principalmente cre- possono essere sufficienti, ma nella
puscolari e notturne ma, soprattutto stagione fredda si può arrivare a 28
in primavera e in estate, caccia – 40 ettari per maschio. Il territorio
anche durante il giorno perché in viene marcato col secreto delle
queste stagioni è più facile imbat- ghiandole anogenitali; lo scopo
tersi in qualche preda. D'inverno della marchiatura è duplice: infatti
predilige cacciare di notte e non serve sia a favorire l'incontro dei
tutte le notti in quanto, essendo due sessi nel periodo riproduttivo

145
che a comunicare ai conspecifici i vello, uccidendo il malcapitato ani-
limiti del proprio dominio, onde male in breve tempo. Se invece la
evitare dispute territoriali. Se queste preda ha dimensioni simili o supe-
si verificano, le lotte che ne conse- riori a quelle del Ratto, la Donnola
guono sono molto violente e talora preferisce morderla sul muso o
possono concludersi con la morte di nella gola per reciderle la carotide.
uno dei contendenti. Pare che esi- Si ciba principalmente di Roditori,
stano individui che restano fissi in che è in grado di raggiungere perfi-
un territorio, altri che occupano una no nelle loro tane grazie all'esile e
zona solo per un certo periodo di flessuoso corpo che le permette di
tempo ed altri ancora di abitudini introdursi nelle più disparate cavità.
nomadi. Nel suo dominio la Donno- Si nutre anche di uccelli che nidifi-
la si rifugia nei cumuli di legna o di cano sul terreno, uova, nidiacei, ret-
fieno, fra le radici degli alberi, nei tili, anfibi, pesci, insetti e, in minor
pavimenti delle stalle e dei fienili, misura di Lepri e Conigli, che pos-
nelle cavità dei muri, nelle pietraie, sono essere catturati principalmente
nelle fenditure delle rocce o degli dagli esemplari di maggior mole.
alberi e nelle tane di altri Mammife- Necessita di una quantità di cibo
ri, in particolare dei Muridi. Il terri- variante fra i 20 e i 40 g al giorno
torio è costellato di nascondigli, che secondo le dimensioni: in genere il
vengono usati per rifugiarsi in caso consumo di carne è pari al 25% del
di pericolo o per osservare l'am- proprio peso corporeo. Ad ogni
biente circostante senza essere scor- pasto mangia solo circa 4 g di cibo
ta. Nel rifugio abituale la Donnola e nasconde la parte restante in
costruisce un nido con materiali dispense alle quali attinge in caso di
vegetali, penne e peli. bisogno.
Questo piccolo, vivace ed aggres- Normalmente il maschio è domi-
sivo Carnivoro ricerca il cibo trami- nante sulla femmina e, come prece-
te la vista, l'olfatto e l'udito, esplo- dentemente detto, possiede territori
rando tutte le cavità e le tane del più ampi. Nel periodo degli amori i
proprio territorio nelle quali potreb- ruoli però s'invertono per esigenze
be nascondersi una preda. Procede a riproduttive; durante questo lasso di
piccoli e rapidi passi con movimen- tempo infatti le femmine ingrandi-
ti agili e veloci, tenendo il corpo scono i loro territori a scapito dei
allungato; di tanto in tanto si ferma maschi. La riproduzione è possibile
e, per osservare meglio il terreno in ogni mese dell'anno, ma la punta
circostante, assume una posizione massima di amplessi si registra fra
eretta col corpo appoggiato sugli marzo ed aprile. Durante l'accop-
arti posteriori e sulla coda. Indivi- piamento il maschio monta la fem-
duata una preda, si avvicina ad essa mina da tergo, tenendola stretta con
furtivamente, procedendo col ventre gli arti anteriori e mordendola sulla
a terra e il collo teso in avanti. Arri- pelle del collo. Dopo una gravidan-
vata ad una distanza utile, si lancia za di circa 5 – 7 settimane, la fem-
sulla vittima, che viene azzannata mina partorisce, in un nido ben tap-
alla nuca o alla gola e tenuta ben pezzato e situato in cavità di alberi,
stretta con le unghie degli arti ante- in muri o in tane di altri Mammife-
riori affinché non possa fuggire. La ri, da 3 a 7 piccoli (eccezionalmente
tecnica del morso alla nuca, gene- fino a 10). Questi, ciechi ed inetti 135. Quando esplora l'ambiente alla ricerca di
ralmente usata per animali di picco- alla nascita, aprono gli occhi a 25 una preda, la Donnola procede a piccoli e rapidi
passi, fermandosi di tanto in tanto per meglio
le dimensioni, è efficacissima per- giorni e vengono allattati per un osservare il terreno circostante; in questi fran-
ché i canini o recidono l'articolazio- periodo variabile da 4 a 7 settima- genti spesso assume una posizione eretta, pog-
ne testa–tronco o penetrano nel cer- ne. Per tutto il periodo in cui i pic- giandosi sui soli arti posteriori e sulla coda.

146
136. La Donnola è un'abilissima cacciatrice e
talora riesce a catturare anche i Conigli. In tali
casi il piccolo Mustelide assale il Lagomorfo
sulla schiena e, tenendosi ben aggrappato con le
unghie, infugge ripetuti morsi sul dorso e sulla
nuca del malcapitato Coniglio, che in genere
muore per collasso, dovuto alla lunga corsa e
alla copiosa perdita di sangue.

coli restano inetti, la madre li tiene vo in quanto occasionalmente può


nascosti in una tana che viene entrare in pollai, conigliere e pic-
immediatamente cambiata se si cionaie, uccidendo tutti gli occu-
manifesta qualche pericolo. In tal panti. Tale abitudine deriva dal fatto
caso la femmina prende i figli con che nella Donnola, come d'altronde
la bocca, afferrandoli nel mezzo del in molti altri Carnivori, il comporta-
corpo o dietro la nuca, per traspor- mento predatorio è innato e del
tarli in un rifugio più sicuro. Duran- tutto indipendente dalle necessità
te e dopo lo svezzamento i piccoli alimentari. Ne consegue dunque
seguono la madre, che insegna loro che ogni qual volta questo animale
le tecniche di caccia in modo che vede una preda, si innesca in lui l'i-
questi, quando si renderanno indi- stinto della caccia che lo porta ad
pendenti, siano in grado di cavarse- uccidere. In Natura questo compor-
la egregiamente. Il nucleo familiare tamento non crea particolari sprechi
resta unito fino all'autunno; succes- perché gli animali sono liberi di
sivamente ciascun esemplare ricer- fuggire e di sottrarsi così alla vista
ca un proprio territorio per condurre del piccolo Mustelide. In un pollaio
vita indipendente. La maturità ses- invece si rivela estremamente nefa-
suale viene raggiunta all'età di 9 – sto per il fatto che la Donnola smet-
12 mesi; la durata della vita si aggi- terà di uccidere solo quando non ci
ra sui 7 – 8 anni. sarà più nessun volatile vivo. Natu-
I principali nemici naturali della ralmente questi sporadici saccheggi
Donnola sono i Carnivori di mag- non avvallano l'appellativo di
giori dimensioni, gli uccelli rapaci "nocivo" perché basta un po' d'at-
diurni e notturni, i cani e i gatti tenzione nella sistemazione e nel-
domestici. L'uomo perseguita que- l'acquisto delle reti di protezione
st'animale perché lo considera noci- degli allevamenti per impedire l'in-

147
137. Sebbene si nutra anche di Conigli, uccelli,
uova, nidiacei, anfibi, rettili, pesci, insetti etc.,
la Donnoia è principalmente una grande divora-
trice di Ratti e Topi, che cattura anche nelle loro
tane, dove riesce a penetrare facilmente grazie
al corpo esile e allungato e alle zampe corte.

gresso al Carnivoro. Anzi in tali Bisogna infatti tener presente che


casi la sua presenza è da considerar- l'uomo, mentre è in grado di con-
si assai gradita perché, limitando trollare l'azione degli erbivori più
enormemente il numero di Topi e grandi, è del tutto impotente davanti
Ratti, favorisce un miglior anda- al problema dei Roditori: le campa-
mento degli allevamenti. La Don- gne di avvelenamento si sono sem-
nola viene accusata dai cacciatori di pre dimostrate costose, difficili da
nutrirsi di specie d'interesse venato- condurre e spesso dannose.
rio e pertanto è uccisa ogni volta Purtroppo la Donnola, che è pro-
che la si incontra. È stato tuttavia tetta dalla legge 503 del 5 agosto
ormai accertato che la percentuale 1981 ed inserita nell'allegato III fra
di Lepri, Conigli e uccelli catturati le specie di cui si deve regolamen-
è insignificante in confronto all'ele- tare lo sfruttamento, non gode dial-
vatissimo numero di Roditori che cuna protezione da parte della legge
elimina e non bisogna inoltre regionale n. 32 del 28 aprile 1978,
dimenticare che questi ultimi si che la considera selvaggina (sic!). Il
nutrono spesso di quelle stesse spe- Decreto sul calendario venatorio
cie che si vogliono proteggere ucci- nepermette l'uccisione senza alcuna
dendo la Donnola. Al di là di queste limitazione durante tutto il periodo
argomentazioni è incontestabile che in cui l'attività venatoria è consenti-
la presenza di quest'animale nel ta ed inoltre non stabilisce nessuna
bosco e nella macchia favorisce un sanzione nel caso in cui venga ucci-
equilibrato sviluppo delle comunità sa quando la caccia è vietata. È que-
vegetali, limitando l'azione delle sta una vittoria degli interessi dei
specie fitofaghe. Nelle campagne cacciatori su quelli degli agricoltori;
coltivate poi l'azione della Donnola i secondi però sono assai più impor-
è ancora più importante perché tanti dal punto di vista sociale ed
porta a una diminuzione del numero economico e di questo fatto biso-
di quegli animali che, favoriti dal- gnerebbe tenere conto.
l'eccesso di cibo della monocoltura,
tendono ad aumentare in misura
notevole e a causare gravi danni.

148
Martora comune circa la presenza della Martora
comune in Sardegna. Questo gra-
zioso Mustelide era dunque molto
numeroso e veniva dissennatamente
cacciato per la sua ambita e prezio-
sa pelliccia. Relativamente al valore
commerciale della Martora, il Cetti
ci dice: "Senza uguagliare le marto-
re canadesi, che sono il fior della
spezie, ritengono però queste mar-
tore finezza, spessezza, lustro di
pelo bastevole alla preziosità; laon-
de sono ricercate dagli estranei, ove
vanno ugualmente indosso alle gen-
tildonne, e a' gravi padri de' Senati.
Ne' tempi passati il cacciatore rila-
138. Areale europeo di Martora (Martes mar-
sciava la miglior pelle per men di
tes). due paoli; oggi ne pretende il quin-
tuplo; l'aumento del prezzo ha
aumentato la persecuzion delle mar-
"Non v'ha luogo nel regno, ove tore, la persecuzion aumentata ne
non si piglino martore, ivi più, ove ha scemato il numero, e lo scemato
vi sono più selve, come nella Gallu- numero ne và da capo aumentando
ra. I trafficanti di simil genere, il prezzo". Nel 1774 la Martora era
gelosi di non dare lumi sopra i loro quindi già diminuita di numero in
contrabbandi, non rivelano quante misura considerevole, pur essendo
pelli raunino annualmente; perciò ancora frequente, a causa della spie-
non è facile calcolare quante se ne tata persecuzione di cui era oggetto
uccida. Ma quando è la stagion e già si era innescato quel perverso
delle pelli non è raro vedere il villa- meccanismo che porta facilmente
no portarne alla città un fascio, e so all'estinzione di una specie: la rarità
chi dentro una sola vernata fu in eleva il valore economico di un ani-
istato di presentare cento pelli scel- male e l'aumentato valore fa sì che
te, raunate ne' suoi contorni, vuoi questi venga ricercato con maggior
dire, che forse dugento gliene ven- accanimento. Successivamente i
nero alle mani. Oltre alle pelli si gusti cambiarono e la Martora non
trasmettono talora oltre mare le venne più cacciata per la sua pellic-
martore addomesticate, che sono cia; tuttavia si continuò a persegui-
certo un grazioso presente. A tal tarla tanto che oggi è piuttosto rara
segno di domestichezza viddi una nell'Isola: i vecchi pregiudizi, nati
martora, che dormiva coi polli; il per giustificare le passate irrazionali
lupo colle pecore. La moltitudine uccisioni, sono duri a morire!
che ve ne ha, rende facile l'averne Ancor oggi in Sardegna molti riten-
dal nido, e addomesticarle per le gono che questo Carnivoro sia da
case. D'ogni cibo s'accomodano; e considerare nocivo perché si nutre
d'ogni cosa giuocano. Il cane è il anche di uccelli e loro uova, di
compagnon diletto, ma col gatto Conigli e Lepri e talvolta di animali
non v'è amicizia; sono pieni di domestici; ciò è vero, ma non si
avversione mutua, e sono in forze deve dimenticare che la sua azione
assai uguali per rispettarsi scambie- assicura, d'altro canto, la buona
volmente". Così scriveva poco più salute delle specie predate grazie
di duecento anni fa Francesco Cetti all'eliminazione degli esemplari

149
vecchi, tarati o malati. Bisogna Roditore (invece assente nell'Isola),
inoltre ricordare che nella gamma vive nello stesso ambiente e come
alimentare della Martora rientrano esso si muove assai velocemente:
anche i Roditori (Topi, Ratti etc.), Ibbìrru (Busachi), Isbìrri (Mandro-
animali notoriamente dannosi all'a- lisai, Barbagia Belvì), Isbìrru
gricoltura e difficili da controllare (Desulo, Ardauli), Irbìrru (Baunei,
numericamente. Questo fatto Perdas de Fogu), Su Rbirru (Gairo),
dovrebbe indurre il contadino ad Schìrru (de màtta) (Campidano,
essere il miglior difensore della Genoni, Isili, Nurallao, Capoterra,
Martora, che gli rende, in definitiva, Villasimius, Marmilla, Arborea),
un grande servigio controllando il Ischìrru (Iglesiente), Sbìrru (Seui,
numero dei Roditori. Purtroppo Muravera), Bìrru (Seulo, Villanova-
molti agricoltori, che sono al con- tulo), Ilbìrru (Belvì), Schirrimàtta
tempo cacciatori, non si sono anco- (Oristanese, Marmilla); uno è di
ra resi conto dell'importanza dei origine spagnola e, usato come ter-
piccoli e medi Carnivori nell'econo- mine commerciale, non è mai stato
mia della campagna coltivata e con- molto popolare: Màrta (Campidano
tinuano ad agire con la vecchia e Logudoro); risalirebbero infine
mentalità, propria del cacciatore alla dominazione vandalica: Màrzu
impreparato e disinformato: essi (Campidano, Iglesias), Màrciu (San
tendono cioè ad eliminare tutti gli Gavino, Sulcis), Mràcciu (Villaci-
animali che fanno concorrenza, dro, Teulada), Màrcia (Fluminimag-
senza tenere conto della loro utilità giore). Vengono anche usati i
nell'equilibrio degli ambienti natu- seguenti nomi: Arcìbi (Oristanese),
rali e coltivati. Can' 'e serra (Busachi), Gattagrèste
La Martora prende in Sardegna (Posada) e Mardòna (Nughedu S.
numerosi nomi a seconda delle Vittoria).
località. Alcuni di questi termini In Sardegna la Martora si indivi-
sono di origine prelatina, probabil- dua facilmente sia perché la Fama è
mente nuragica: Assìle (Logudoro, del tutto assente e sia perché si dif-
Bonorva, Bono, Ozieri, Padria, ferenzia alquanto dalla Donnola per
Luras, Osilo, Oschiri, Nule, Planar- le dimensioni maggiori, per la folta
gia, Bosa), Ansile (Mores), Assaìle pelliccia di colore bruno–giallastro,
(Scafo, S. Lussurgiu), Asseìle per la coda spessa e di lunghezza
(Nuorese), Essìle (Villanova Mon- pari alla metà di quella della
teleone, Sindìa, Macomer), Issìle testa–tronco, per la macchia gialla-
( P l a n a rgia), Cassìle (Abbasanta, stra situata nella gola e nella parte
Barbagia Ollolai, anteriore del petto e per la diversa
Norbello), Cassìli (Seneghe), formula dentale. Poiché non presen-
Casìbi (Oristano), Cassì (S. Ve r o ta nell'Isola nessuna sottospecie
Milis), Grassibile (Nuoro, Lollove, endemica e non sono stati ritrovati
Orani), Grassìmile (Nuorese), Assì- resti fossili appartenenti a questa
bile (Orgosolo), Sa Sìbile (Fonni), specie, si ritiene che la Martora sia
Grassile (Siniscola, Posada, Oro- stata introdotta attivamente dall'uo-
sei), Bassìli o Vassili (Gallura), mo allo scopo di utilizzarne la pel-
Asili o Basìli (Anglona), Bassìli di liccia. Vive in Sardegna con la sot-
li bùgni (Tempio), Basìri (Sassari); tospecie M.m. latinorum
altri derivano dal nome latino dello Barrett–Hamilton, 1904. Questa
scoiattolo, che in Sardegna venne razza, presente anche nell'Italia set-
dato alla Martora perché questa, tentrionale e centrale, nonché nelle
oltre a presentare, vista di sfuggita, Baleari, si distingue da quella tipica
una certa somiglianza con quel per il colore più chiaro, per la coda

150
139. Martora (Martes martes). Un tempo in Sar-
degna la Martora era tanto comune da alimenta-
re un fiorente mercato di pelli; la caccia incon-
trollata, gli incendi e la deforestazione selvaggia
ne hanno fatto diminuire il numero, al punto che
attualmente è protetta severamente con un'am-
menda di 5.000.000 di lire dalla legge regionale
n. 32 del 1978. Comunemente si ritiene che la
Martora sia stata introdotta nell'isola dall'uomo;
ciò deve essere avvenuto durante il periodo
nuragico od anche in tempi più remoti perché
pare che alcuni nomi usati in Sardegna per que-
sto Mustelide siano proprio di origine nuragica:
Assile, Ansile, Bassile, Cessile etc. (Disegno:
Luigi Zanda).

151
leggermente più grande e per la
macchia pettorale di color
giallo–arancio vivace.
Pare che questa specie sia del
tutto assente in Corsica.
La Martora predilige le foreste di
conifere o di latifoglie e le macchie
molto folte, con radure sabbiose; al
contrario della Donnola, evita i luo-
ghi troppo frequentati dall'uomo e
tende a non approssimarsi agli
agglomerati urbani. Solo per neces-
sità alimentari e in periodi di parti-
colare carestia può avvicinarsi alle
abitazioni umane situate in campa-
gna e predare animali domestici di
piccola mole. Di forme slanciate, è
agilissima nell'arrampicarsi sugli
alberi, dove procede di ramo in
ramo con notevole sicurezza e gran-
de velocità; è in grado di saltare da
un ramo all'altro, anche se distante
2 – 3 m. In Sardegna, sulle piante,
caccia principalmente Quercini,
Ghiri, Ratti, uccelli e insetti. Si
muove velocemente anche sul terre-
no e usa avvicinarsi lentamente e
con cautela alla preda per catturarla
con un agile balzo. Azzanna le sue
vittime alla nuca se son di piccole
dimensioni, altrimenti le morde sul
collo al fine di reciderne la carotide.
Divora la preda in parte sul luogo
della cattura oppure la trascina in un
luogo più tranquillo; se non la con-
suma per intero, usa nascondere il
rimanente in qualche cavità delle
piante o su un albero, incastrandolo
in una biforcazione dei rami.
Si nutre anche di Lepri, Conigli,
rettili, anfibi e non disdegna gli ali-
menti d'origine vegetale, come frutti
selvatici, bacche, noci e miele. La
Martora caccia non solo al crepu-
scolo e di notte, ma anche di giorno,
servendosi nel primo caso dell'olfat-
to e dell'udito e nel secondo anche
della vista. Vive solitaria in un terri-
torio nel quale possiede numerosi 140. La Martora è un'arrampicatrice abilissima
nascondigli situati in nidi di uccelli, che riesce ad inseguire le prede anche nei rami
più alti, muovendosi con sorprendente agilità.
in cavità degli alberi, in tane fra le Essa può saltare da un ramo ad un altro distante
radici degli alberi e anche in anfratti 2 o 3 metri.

152
delle rocce; trascorre la giornata marcatura odorosa del territorio e i
alternando periodi di riposo in que- richiami sonori al fine di facilitare
sti rifugi con periodi di caccia. Poi- l'incontro fra sessi opposti. La frgo-
ché il maschio è dominante sulla la si manifesta fra giugno ed agosto
femmina, il suo territorio è molto e dura da 1 a 4 settimane; esiste
più grande e può estendersi fino a anche un periodo di calore fra gen-
2,5 –5 km2; quello della femmina naio e febbraio, ma raramente ha
invece risulta più piccolo di circa esito positivo. Il maschio si accop-
un terzo. Il maschio consente a più pia con le femmine che vivono nel
femmine di vivere all'interno dei suo territorio, man mano che queste
suoi domini, per cui in un territorio si mostrano ricettive; l'amplesso ha
maschile possono esservene alcuni luogo sia sui rami delle piante che
femminili. In ogni caso l'ampiezza nel terreno. E interessante notare
dell'area sorvegliata da una Martora che la gravidanza dura dai 240 ai
varia col variare delle condizioni 290 giorni, se avvenuta con l'accop-
alimentari e, in particolare, le piamento estivo, e circa 60, se
dimensioni dei territori femminili avvenuta con quello invernale. Nel
aumentano durante il periodo ripro- primo caso infatti l'uovo fecondato
duttivo. Come molti altri Mammife- arresta il suo sviluppo dopo alcune
ri, anche la Martora marca il territo- divisioni cellulari e riprende a seg-
rio col secreto di particolari ghian- mentarsi dopo un periodo di tempo
dole presenti sia sulla cute che nella piuttosto lungo. Le nascite si verifi-
regione ano–genitale, oltreché con cano fra marzo e aprile in una tana
feci e urina. Questi marchi odorosi rivestita di foglie, muschio, penne,
hanno la funzione di scoraggiare gli paglia, peli etc. I piccoli, in numero
intrusi e di segnalare il proprio da 2 a 7 (in media 3 – 5), vengono
sesso nel periodo degli amori. alla luce ciechi e lo restano per
Quando si avvicina questo circa 28 – 38 giorni; sono lunghi
momento, la Martora accentua la alla nascita 9–15 cm, hanno la coda

141. La Martora marca il proprio territorio con


feci e urina e col secreto di particolari ghiandole
situate nella regione ano–genitale. La funzione
di questi marchi odorosi è quella di scoraggiare
gli intrusi e di segnalare il proprio sesso durante
la stagione riproduttiva.

153
di 3 cm e pesano sui 30 g. La loro trazione umana, che si manifesta con
pelliccia si presenta color grigiastro la costruzione di strade anche nei
chiaro con la macchia giallognola luoghi più inaccessibili, la legge
sul petto già presente, anche se regionale n. 32 del 28 aprile 1978 la
meno evidente; la livrea dell'adulto protegge in modo esplicito durante
compare dopo circa 1 mese. L ' a l l a t- tutto l'anno e non la considera sel-
tamento dura da 6 a 8 settimane, vaggina. Il calendario venatorio pre-
dopo di che la madre comincia a vede per i trasgressori una sanzione
nutrire i figli anche con la carne delle amministrativa di lire 5.000.000 per
prede da lei catturate. A 8 – 12 setti- ogni esemplare catturato, ucciso,
mane i giovani iniziano a lasciare il venduto o illegalmente detenuto.
nido sotto l'attenta sorveglianza della
madre, che li trasporta velocemente
in qualche rifugio al primo accenno
di pericolo, afferrandoli per la pelle
dietro la nuca. Piano piano i cuccioli
imparano ad arrampicarsi veloce-
mente, a saltare con sicurezza e a
cacciare, aiutati in quest'ultima atti-
vità dall'insegnamento impartito
dalla madre. Quando durante l'estate
questa è nuovamente in calore, i gio-
vani si rendono indipendenti e ricer-
cano un proprio territorio; la maturità
sessuale viene raggiunta tra i 15 mesi
circa ed i 3 anni (in genere nel secon-
do anno di vita). La Martora può
vivere allo stato selvatico da 8 a 12
anni, in cattività fino a 16.
Può essere preda, soprattutto da
giovane, di altri Carnivori e degli
uccelli rapaci diurni e notturni di
grossa mole; tale predazione è tutta-
via da considerarsi abbastanza scarsa
ed occasionale. Quando si sente
minacciata da qualche animale, assu-
me una posizione di difesa che la
porta a rivolgere il posteriore all'av-
versario, ad marcare la schiena e a
saltellare sugli arti posteriori mentre
osserva il presunto nemico tenendo
la testa abbassata e rivolta all'indie-
tro.
La Martora è protetta dalla legge
503 del 5 agosto 1981 ed è inserita
nell'allegato III relativo alle specie di
cui si deve regolamentare lo sfrutta- 142. Quando una Martora si sente minacciata
mento. Poiché in Sardegna è diventa- assume una posizione di difesa tale da volgere
ta piuttosto rara a causa delle passate verso l'avversario la parte posteriore del corpo,
dopo aver marcato la schiena. Sempre mante-
persecuzioni, della riduzione del suo nendo questa postura, l'animale saltella sugli
habitat (incendi, disboscamenti etc.) arti posteriori, osservando nel contempo il
e della continua e inarrestabile pene- nemico.

154
Volpe comune danni causati alla selvaggina (il
che avviene solo in particolari
casi nei quali l'uomo non è esen-
te da colpe) e agli animali dome-
stici sono senz'altro ampiamente
compensati da questa grande eli-
minazione di pericolosi e danno-
si Roditori. Infatti le catture di
ag ne ll i, c on ig li, p o lli e a lt ri
uccelli domestici non sono molto
frequenti: in realtà i danni mag-
giori alle greggi vengono causati
dai cani rinselvatichiti, che local-
men te po ss ono dive ntar e una
vera e propria piaga al punto di
distrugger e intere gr eggi e di
143. Areale europeo di Volpe (Vulpes vulpes).
costituire un serio pericolo per le
persone che frequentano le cam-
pa gn e . L a c a ttiv a f a m a d e lla
Vol pe è s ic u r am e nt e do vu ta
anche al fatto che si trovano fre-
qu en te m e nte r e s ti di a n im al i
Anche la Volpe, come la Mar- domestici nelle sue tane; tuttavia
tora, un tempo veniva attivamen- è stato ormai accertato da recenti
te cacciata in Sardegna per la sua ricerche che la stragrande mag-
p el lic c ia di cu i s i f ac e v a u n gio ra nza dita li pre de non e ra
discreto e lucroso commercio. stata uccisa dalla Volpe, ma, tro-
Oggi nell'Isola questo intelligen- vata morta per altre ragioni, era
te Canide non viene più ucciso stata da questa trasportata nella
per la sua pelle , m a è ancor a propria tana per essere divorata
oggetto di persecuzione da parte in tutta tr anquillità : la Vo l p e
dell'uomo: il cacciatore infatti infatti si nutre con molta fre-
l'accusa di competere con lui quenza di carogne. Certo non si
perché si nutre anche di selvag- può negare che questo Canide
gina, il viticultore di nutrirsi insidi conigli, polli ed altri ani-
d'uva, l'allevatore di insidiare gli mali da cortile, ma in tali casi
animali da cortile, il pastore di basta una buona rete di protezio-
uccidere gli agnelli e i porchetti. ne p e r e vi ta r e il pe r ic o lo; in
Q u es t 'ul tim a op in io ne è be n qualche circostanza poi si è addi-
esemplificata da proverbi come: rittura visto un gallo particolar-
"Sa mòrte de su Mazzòne est sa me n te c om b a ttiv o m e tte re in
salùde de sos anzònes (La morte fuga la tanto temuta Volpe! Con-
d el la Vo lp e è l a s a lu te d eg li tr o la pre tes a dannosità della
agnelli, Logudoro)" o "Sa 'ùra, Volpe si dovrebbe levare la voce
su rùbu e su Mazzòne tòrran su de l c o nta d in o, c he r i ce v e i l
pastòre a gàna (Il furto, il rovo e danno maggiore dalla sua ucci-
la Volpe riducono il pastore alla sione; quest'animale, come pre-
fame, Sarule)". Tutti però dimen- cedentemente detto, è infatti un
ticano che, nella gamma alimen- grande cacciatore di Ratti e Topi
tare della Volpe, la percentuale di e l'agricoltore dovrebbe ralle-
piccoli Roditori (Topi e Ratti) gr a r si de lla s u a pr e s en z a ne i
può arrivare fino al 42,6% e che i campi perché ciò indica che il

155
raccolto sarà più copioso, essen- avvoltoi sardi!) e del tutto inutili. Nella pagina seguente, a sinistra.
do diminuiti in zona i Roditori, Inutili perché è stato ampiamente 144. Volpe comune ( Vulpes vulpes ichnusae).
Località: Isili. Poiché il Lupo non vive in Sarde-
che sono causa di gravi danni. dimostrato che gli spazi vuoti, gna gli uomini hanno riversato molta della loro
Che i medi e piccoli Carnivori che si vengono a cr eare nelle attenzione sulla volpe; così il classico prover-
(come la Donnola, la Martora, la località dove le Volpi sono state bio: "Il Lupo perde il pelo, ma non il vizio" nel-
Volpe e il Gatto selvatico), oltre ucc is e, s ono immediatamente l'isola è diventato: "Fàit che i su Fraizzu, pèrdit
su pilu 'e no su vìziu (Fa come la Volpe: perde il
agli uccelli rapaci diurni e not- occupati da altre Volpi che, nate pelo e non il vizio)" o "Mrasciài prìma de pèdri
turni, siano molto utili nell'eco- durante l'anno nelle zone limitro- isfiziusu, pèdridi su pìu (La Volpe prima di per-
nomia della natura se ne stanno fe e da poco diventate indipen- dere i vizi, perde il pelo)". In realtà questo Cani-
rendendo conto anche molti cac- denti, trovano nei luoghi rimasti de non è particolarmente dannoso per le attività
umane, non esistendo nemmeno il pericolo che
ciatori: ad Orroli negli anni 70 vacanti un territorio nel quale possa essere veicolo della rabbia in quanto que-
un gruppo di cacciatori decise di insediarsi senza dover competere sta malattia è assente in Sardegna. L'attuale per-
chiudere alla caccia per 3 anni coi conspecifici. La popolazione secuzione nei confronti della Volpe è perciò
una riserva al fine di permettere complessiva delle Volpi res ta spiegabile solo con la sopravvivenza di vecchie
il ripopolamento della selvaggina perciò pressoché costante perché credenze, nate principalmente per giustificare le
10.000 pelli all'anno che si esportavano dall'Iso-
(soprattutto Conigli); dopo due m o lti gio v an i es e m pla r i, ch e la, e con gli interessi dei cacciatori che vedono
an n i, du r a nt e u n a v is it a a ll a sarebbero stati eliminati dalla in essa una competitrice poiché cattura anche
riserva, si constatò che le cose selezione naturale, sopravvivono animali d'interesse venatorio. La legislazione
andavano molto bene perché i a causa delle condizioni favore- regionale ne permette l'uccisione durante tutto il
periodo in cui la caccia è aperta e non la proteg-
Conigli si riproducevano in gran voli. E stato inoltre accertato che ge per nulla quando è chiusa. (Foto: Franco
numero, ma si preferì rispettare in condizioni normali una coppia Puddu e Maria Viarengo).
comunque quanto stabilito, cioè di Volpi alleva felicemente al
di non cacciare in quella riserva massimo 4 o 5 cuccioli all'anno,
Nella pagina seguente, a destra.
per un altro anno. Questa deci- mentre nei casi di abbattimento 145. Volpe comune (Vulpes vulpes ichnusae).
sione portò, contrar iamente a sistematico il numero dei piccoli Località: Capoterra. "Mazzòne cànu fiorìdu
quanto previsto, ad una grande che sopravvivono arriva addirit- ( Volpe grigia fiorita)" è un detto logudorese
di mi nu z ion e de l n u me r o de i tura a 12 all'anno per coppia. usato a proposito di persone maliziose; è molto
probabile che questa massima popolare abbia
Conigli, molti dei quali vennero Non si deve dunque parlare di preso origine dal fatto che la Volpe durante l'in-
trovati moribondi perché grave- lotta alla Volpe, bensì di un suo verno ha il mantello assai più folto e argentato,
mente ammalati. Ebbene, se in controllo numerico tramite i pre- per cui in molti paesi della Sardegna si usa dire
zona, in quel momento, fossero datori naturali, unici esseri capa- che è "fiorita" onde sottolinearne la bellezza.
stati ancora presenti nel giusto ci di agire in modo tale da rende- (Foto: Franco Puddu e Maria Viarengo)
numero i predatori naturali del r e s ta b ili ne i g iu s ti l im iti le
Coniglio, difficilmente questo popolazioni di que sti Canidi.
fatto si sarebbe verificato perché, Purtroppo in molte località sono
gr a z ie a ll 'e lim in az io n e de g li stati a lungo perseguitati gli asto-
esemplari malati, le possibilità di ri, le aquile e i Gatti selvatici
contagio sarebbero enormemente che, in Sardegna, sono proprio
diminuite. Si deve infatti sempre gli unici animali in grado di fre-
tenere presente che le principali n a r e l a pr o lif e r a z io ne d el la
vittime dei predatori sono gli Volpe. Se vogliamo quindi con-
esemplari vecchi, tarati o malati tr oll are la q ua n tità d i Vo l p i ,
e ci ò p er c h é pe r c attu r a rl i s i cominciamo col lasciare in pace i
spreca minor energia a parità di suoi predatori!
valore alimentare. Sulla Volpe sono presenti in
In definitiva le campagne con- Sardegna svariate credenze. A
tro la Volpe risultano, a detta Scano e a Padria si ritiene che il
degli esperti, assai più costose gr ass o di Volpe s ia un'ottima
de i d a nn i d a q u es te c a us a ti, medicina per cur are il mal di
molto pericolose in quanto con- pancia, se spalmato sulla parte
dotte anche con bocconi avvele- dolorante. A Bosa si dice che, se
na ti ( ne s a n no qu a lc os a g li questo Canide guaisce di notte,

156
due sono le possibilità: o è in bero l'animale: inutile dire che
amore o deve accadere qualche una simile credenza è del tutto
disgrazia. A Bolotana si crede errata. Paiono invece confermati
in v ec e ch e , q u an d o la Vo l p e i r a cc o nti s ec o nd o i qu a li la
guaisce di notte, debba morire un Volpe, per catturare gli uccelli, si
cavaliere. A Sindìa, se si va a finge morta al fine di vincere la
caccia grossa, raccomandano di loro diffidenza. In molti paesi
uccider e tutte le Volpi che si de lla Sa r de g na s i d ic e c he ,
incontrano, altrimenti non si farà durante la festa di S.Giovanni
buona caccia. In altre località Battista, la statua del Santo, oltre
sussiste la curiosa credenza che a pr edire il futur o, dia anche
l'astuto Canide per liberarsi delle importanti consigli ed insegna-
pulci si immerga completamente menti alla gente; fra questi si
nell'acqua lasciando a contatto racconta che vi sia la raccoman-
col terreno asciutto solamente la da zione di appender e ai mur i
parte terminale della coda; que- delle cas e ram i di a lloro e di
sta fungerebbe da ponte per i oleandro al fine di tenere lontani
fastidiosi insetti che, per non le Volpi, i Cinghiali e i ladri! Nel
morire annegati, abbandonereb- Nuor ese col ter mine Rùs ta s i

157
indicano tutti gli animali consi- nòno.
derati dannosi dal popolo (Volpe, La Volpe perde il pelo, ma non le
Cinghiale, Coniglio, Lepre, certi astuzie.
uccelli etc.); per tenere lontano (Esporlatu)
la Rùsta (in questo caso la Volpe) S u tì zz u a n tìg u n à r at gà i: s u
dalle vigne, dai capretti, dagli Mazzòne càm blat su pìlu ma sas
agnelli e dai porchetti, si recitano tràssas mài!
i seguenti bèrbos o vèrbos (paro- Il proverbio antico dice così: la
le che si recitano per fare medi- Volpe cambia il pelo
camenti e scongiuri soprannatu- ma le astuzie mai!
rali): (Illorai)
Su càne ardente non d'appàu in Su Mariàne pèrdet su pìlu, ma
m èn te to c cà r e r ò bb a mì a, i n sas tràssas mài.
cùstu mònte violènte mie ti bàl- La Volpe perde i peli, ma le astu-
les sòlu, non d'appàs cossòlu de zie mai.
sa ròbba mia. (Nuoro)
Il Cane ardente non abbia in Mazzone pèrdet pìluma sa màrra
mente toccare la roba mia, in no.
questo monte violento là tu balli La Volpe perde il pelo ma non
solo, non abbia consolazione l'astuzia. (Orune) Fàit che i su
della roba mia. F r aì zz u : pè r d it s u p ìl u e no
Come in altri paesi, anche in s'imbìzzu (o su vìziu). Fare come
Sardegna si attribuiscono alla la Volpe: perde il pelo e non il
Volpe doti di astuzia, scaltrezza, vizio. (Meridione) Mraxiàni a
giovialità e malignità. Si spiega- pìlu càmbiada, ma a tràssa no. La
no così i numerosi proverbi di Volpe cambia il pelo, ma non le
cui quest'animale è un protagoni- a s tu zi e. ( N ur a ll ao ) Mr a xi ài
sta ora buono, ora cattivo. I pro- prima de pèdri is fiziusu, pèdridi
verbi su lla Volp e v eng ono in su plu. La Volpe prima di perdere
genere usati per mettere in evi- i vizi, perde il pelo. (Mogoro)
denza i diversi aspetti della natu- Mraxiàni càmbiat a pílu e no a
ra umana. Così si suole dire: tràssa. La Volpe cambia il pelo e
– per persone che si ripromettono n on l 'a s tu zi a. ( Cam p id an o )
di cambiar e, m a alla r esa dei Mraxiàni innàntis pèrdit sa còa
conti mantengono sempre le loro ch e s u vìziu. La Vo lpe pr ima
cattive abitudini: perde la coda piuttosto che il
Su Mazzòne pòdet pèrder su pìlu, viz io. ( Ca mpida no) M ra xiàni
ma sas tràmpas non las pèrdet prima pèrdit sa còa chi non làssat
mà i. La Volp e p uò perde re il su vìziu. La Volpe prima perde la
pelo, ma le astuzie non le perde cod a piuttosto che lasc ia re il
mai. (Logudoro) vizio. (Campidano) Su Mraxiàni
Su Mazzòne pilidùra tramùdat, pèrdi su pìlu, no is tràssas. La
ma intràgnas no. Volpe perde il pelo, non le astu-
La Volpe cambia il pelo, ma non zie. (Trexenta) Su Mraxiàni pèrdi
le tendenze. sa còa, non su vìziu. La Vo l p e
(Logudoro) p e r de la c od a, n on il v iz io .
Su Mazzòne pòdet pèrder sa còa, ( Trexenta) Mraxiàni pèrdi sa còa,
ma non su vìtiu. ma su vìziu nòu. La Volpe perde
La Volpe può perdere la coda, ma la coda, ma il vizio no. (Sulcis)
non il vizio. Lu Macciòni pàldi lu pì1u, ma lu
(Logudoro) 'ìziu mài. La Volpe perde il pelo,
Mazzòne pèrdet pìlu, ma tràssas ma il vizio mai. (Gallura) – per

158
p er s o n e s a gg e , gu ar din g he e ( Trexenta) – per il poveraccio
molto esperte: Su Mazzòne una che si vanta di conoscere e di
bòlta rùet in giòbu. La Volpe una stare con persone non alla sua
volta cade nel laccio. (Logudoro) portata sociale: Margiàni in mèsu
Mazzòne cànu difficilmente si de is èguas. Volpe in mezzo alle
càzziat. La Volpe vecchia diff i- ca va ll e. ( Me r idi on e) – pe r il
cilmente si prende. (Logudoro) – furbo che vince l'uomo di buona
per persone che, bighellonando fede o per il forte che batte il
qua e là, finiscono sempre per de bo le : S u M a zz ò ne s ìg hi t
rimediare qualcosa, in particolare s'anzòne. La Volpe segue l'agnel-
se sono scaltre come la Vo l p e : lo. (Logudoro) – per persone pol-
Mazzòne chi ràndat Mazzòne chi trone che non hanno voglia di
aggrùndat. Volpe che fa la ronda lavorare o per coloro che si infa-
Volpe che trova. (Bultei) Gròdde stidiscono per un nonnulla:
chi non gìrat lànzu morit. Vo l p e Ad su Mazzòne sa còa l'impìdit.
c he n on g ir a ( c ac c ia ) m uo r e Alla Volpe pesa la coda. (Logu-
m a gr a . ( Mo r es ) M ar i àn e c h e doro) A Mariàne sa còa l'impè-
aggrùcat, Mariàne che bàscat. dit. A ll a Volp e pe s a la c od a.
Volpe che gira, Volpe che busca. (Nuoro) – per falsi amici che,
( N u or o ) M r a xi àn i ch i gì r at , grazie alla loro astuzia, fanno più
Mraxiàni chi pìgat. Volpe che da nni de i ne mic i: Su pa s tòr e
gira, Volpe che prende. (Campi- tìmet plus su Mazzòne chi non su
dano) – per persone che trattate ladròne. Il pastore teme più la
bene si comportano poi in modo Volpe che non il ladro. (Logudo-
in gr a to: N on a lim èn te s Ma z- r o) S'a n giò n i tì mi p r us s u
zonèddos in dòmo. Non allevare Marxiàni chi no su ladròni. L'a-
piccole Volpi in casa. (Logudoro) gn el lo t em e pi ù la Vo lp e d e l
– per quegli uomini che in casa ladrone. (Campidano) S'angiòni
si comportano in modo insoppor- tìm it p rus s u M rax ià n i d e s u
tabile e con le persone estranee ladròni. L'agnello teme più la
sono invece molto cordiali: Volpe del ladrone. (Campidano)
In dòmo leone et fòra Mazzòne. – per coloro che devono sorve-
I n ca s a le on e e f uo r i Vo l p e . gliare qualcosa oppure con lo
(Logudoro) – per i malfattori, stesso significato dei proverbi di
quando vengono scoperti e puniti cui al punto che precede: Si non
oppure per sottolineare che il fit su Mazzòne su pastore dorm
tempo lascia sempre le sue tracce lat sùstos lòngos. Se non fosse
sugli esseri viventi: Ogni Mazzò- per la Volpe il pastore dormireb-
ne bènit a pèrder sa còa. Ogni be sonni lunghi. (Logudoro) –
Volpe viene a perdere la coda per coloro che andando con altri
(Logudoro) – per persone che acquistano caratteristiche simili a
hanno cominciato tutto bene, ma questi ultimi: Chi cròccada cun
hanno poi finito tutto male: S'in- Mraxiàni, prènu 'e pùxi si ndi
tràda de su leòni, sa bessida de pèsada. Chi dorme con la Volpe,
su Mazzòni. L'entrata del leone, si alza pieno di pulci. (Marmilla
l'uscita della Volpe. (Logudoro) e A r b o r ea ) Ch i c r ò ca d a cu
– per persone malvage, che si Mraxiàni sìndi pèsada pulixiòsu.
trovano in ogni paese: In dògni Chi dorme con la Volpe si sve-
tèrra bì hat Mraxiànes. In ogni glia pieno di pulci. (Sarcidano)
terra vivono Volpi. (Meridione) Inchìni àbbita cun Mraxiàni sindi
In dònia tèrra dòi àdi Mraxiànis. pèsa pollixiòsu. Chi abita con la
I n og n i lu og o vi s on o Vo l p i . Volpe si sveglia pieno di pulci.

159
(Meridione) – per coloro che non genitori si tramandano ai figli e
riescono a convivere pacifica- quindi che da un'entità negativa
mente: non può derivarne una buona:
Dùos Mazzònes ìntro ùna tàna Mazzòne non fàghet anzòne.
non àndant mài bène. La Volpe non gene ra a gnelli.
Due Volpi dentro una tana non (Logudoro, Nule) Su Mazzòne
vanno mai bene. non fàghet Conìglios ma fàghet
(Logudoro) Mazzònes. La Volpe non partori-
– per quelle persone che tentano sce Conigli ma Volpi. (Ploaghe)
di frequentare un ambiente che Fill' 'e Mraxiàni, Mraxiàni èsti.
non è loro congeniale oppure per F ig lio d i Vol pe , Volp e è .
coloro che prima o poi finiscono ( Tr e xe nt a) De M r ax ià n i,
sempre per ritornare nella pro- Mraxianèddus. Dalla Volpe, Vol-
pria casa: pacchiotti. (Trexenta) Chi ses
Ogni Mazzòne in tàna sùa. Mrasciàni, non ses càni. Se sei
O gn i Vol pe n e lla s u a ta n a. Volpe, non sei cane. (Tr e x e n t a )
(Logudoro) Com è nt 'è s ti s u Mr axià ni, s u
Dùnna Maccìoni in tana sògia. Mraxianèddu. Com'è la Volpe, il
Ogni Volpe nella sua tana. Volp a cc h io tto . ( Tr e x e n t a )
(Gallura) Mraxiàni ha fàttu vòtu de fài ùnu
Càda Marzàne in tèrras sùas. Conìllu, ma càndu la blu su fillu
Ogni Volpe nelle sue terre. fùdi Mraxiàni e tòtu. La Volpe ha
(Gavoi) fa tt o un v ot o d i pa r to rire un
– per coloro che grazie alla loro Co n igl io , ma qu an d o vid e il
furbizia riescono a conseguire f i gli o er a Vo lp e e gu al m en te .
con frequenza risultati positivi: ( Tr e x e n t a )
Ita Marg i à n i ! Mraxiàni hìat fàttu ùnu vòtu de
Che Volpe! fài ùnu Conillu, ma càndu hìat
– per due persone furbe che si blu su fillu fiat Mraxiàni e tòtu.
ai ut an o a v ic e nd a s en z a m a i La Volpe aveva fatto il voto di
imbrogliarsi: generare un Coniglio, ma quando
Càne et Mazzòne màndigant a vide il figlio era egualmente una
cumòne. Volpe. (Campidano) Mraxiàni
Cane e Volpe mangiano insieme. hìa'fàttu vòtu de fai ùnu Conillu;
(Logudoro) c a nd 'h at f à ttu s u f ill u f i at
– per coloro che si vantano di Mraxiàni e tòtu! La Volpe aveva
aver fatto cose eccezionali, men- fatto il voto di generare un Coni-
tre in realtà erano solo di nume- glio; quando fece il figlio era
ro: egualmente una Volpe! (Cagliari)
Pèsat piùer chi Mraxiàni hìa fàttu còntu ca po
Mazzòne in mèsu èbbas. fillus tenia Cunillèddusu; andàu-
Solleva polvere come su a bìri is pittichèddusu: fùanta
Vo lp e in m e z zo al le c a va ll e. Mraxianèddusu e tòtu. La Vo l p e
(Logudoro) per quelle persone aveva fatto conto che per figli
che, credendosi furbe, alla fine a vev a Con iglietti; a ndia mo a
non riescono ad ingannare il pre- vedere i piccoli: erano Vo l p a c-
sunto ingenuo: chiotti egualmente. (Nurallao) –
Non tòtu sos anzònes sunt de sos per coloro che, caduti in disgra-
Mazzònes. Non tutti gli agnelli zia, si vedono portare via tutto
sono delle Volpi. quel che gli è rimasto:
(Logudoro) De Mariàne sa còa.
– per sottolineare che i difetti dei Della Volpe la coda. (Lula)

160
146. Durante il sonno la volpe spesso assume
una posizione raggomitolata, con la coda che
frequentemente le copre la parte anteriore del
muso. Più caldo di così!

– per i ladri che, seguendo un furb i p rim a o po i v ie ne l 'ora


antico codice di comportamento, della resa dei conti:
non mettono a segno i loro colpi No b'at Mazzòne chi non fetat
nel vicinato: fine màla. Non c'è Volpe
Su Mazzòne no fàghet dànnos in che non faccia una brutta fine.
bighinàdu. (Logudoro)
La Volpe non fa – per chi affida beni o concede la
danni nel vicinato. (Logudoro) sua fiducia a persone note per la
Su Mazzòne non fàchet dànnu in loro disonestà:
bichinàu. Non fides su Gròdde in mèsu 'e
La Volpe non fa sas pùddas ca si nono las iscàn-
danno nel vicinato. (Nuoro) na t. N o n f id a r e la Volp e in
Questo proverbio ha radici anti- mezzo alle galline altrimenti le
che ed è nato nel mondo pastora- scanna. (Bonnanaro)
le, ove costituiva una delle rego- Rac c um a n dà i is p ùd d as a
le fondamentali dell'abigeato: Mraxiàni.
non si può rubare bestiame ai Ra ccom anda re le g allin e a lla
vicini di pascolo, pena il disprez- Volpe. (Campidano)
zo da parte della comunità. In Fìdai is pùddas a Mraxiàni.
certi paesi esisteva una legge non A ffidare le galline alla Vo l p e .
scritta, sas sètte làcanas, secondo (Campidano) – per coloro che,
la quale si dovevano oltrepassare nati con certe tendenze, le man-
almeno sette confini prima di tengono per tutta la vita: Chìe
p ot er s i de d ic ar e al f ur to di nà s c he t Ma z zò ne no n m òr i t
bestiame. anz òne . Ch i na sc e Volpe non
– per sottolineare che anche per i muore agnello. (Chiaramonti) –

161
per quelle persone che, colte in grafia dei luoghi in cui vive, alla
fallo, hanno sempre una scusa memoria assai sviluppata, alla
pronta: A Mariàne iscùsa non li grande agilità e alle capacità sen-
màncat. Alla Volpe una scusa soriali molto acute, piuttosto che
non manca. (Bitti) – per coloro a doti di effettiva scaltrezza. Pro-
che, non dandosi da fare, non babilmente alla considerazione
bu s c an o ni en te : A Ma r ià n e della Volpe quale simbolo della
do r m ìu n on li f à la t n ùd da i n furbizia hanno contribuito molto
bùcca. A Volpe che dorme non a n ch e l a c o nf o r m az io n e d el
cade nulla in bocca. (Gavoi) – muso, gli occhi obliqui e l'arcata
per persone che, svelando le loro sopracciliare inclinata, che le
astuzie e i loro intrighi, in realtà conferiscono, a detta di molti,
si dimostrano poco scaltre: Su un'espressione astuta e infida.
Mazzòne chi dat a bier sa mar- Numerosi sono i nomi che la
ronìa no est mai Mazzòne. La Volpe prende nei vari paesi della
Volpe che scopre la sua astuzia Sa rde gna . A Or a ni, O llola i e
non è mai Volpe. (Ittiri) – per Or une viene chiamata Gùr pe:
coloro che devono fare qualcosa tale termine direttamente deriva-
di molto difficile: Est comènte a to dai latino vulpes, sopravvive
Indi bogàre su Mazzòne dài sa solo in questi tre paesi. In tutte le
tàna. E come togliere la Vo l p e altre località della Sardegna è
da ll a ta na . ( L og ud o r o) – pe r stato sostituito da nomignoli, che
incoraggiare una persona davanti in origine erano denominazioni
ad un suo acceso antagonista: Si tabuistiche della Volpe; infatti
ti fàis brebèi ti bòccit Marg i à n i . questo Canide era (e spesso è
Se t i f a i pe c or a t i u c ci de l a ancora) considerato l'animale
Volpe. (Meridione) nocivo per eccellenza, al punto
Come si può notare molti di che per scongiuro non se ne pro-
questi pr overbi si r if eriscono nunciava nemmeno il vero nome.
all'astuzia, alla scaltrezza e alla Abbiamo così: Mariàne (Centro,
furbizia della Volpe; ma in realtà Bi tti, N uo r o , O r u ne , O r o s e i,
quanto c'è di vero in queste dice- Orani, Orgosolo, Oliena, To r p è ,
rie? La Volpe è senz'altro un ani- Buddus ò), Mar zàn e ( Dorg a l i ,
male assai intelligente e in que- Olzai, Oliolai, Gavoi, Ovodda),
sto campo supera perfino il cane. Ma r zà ni ( Ar d au li) , Ma rg i à n e
In certi cas i però si dimostr a (Urzulei, Triei, Baunei, Vi l l a-
tutt'altro che astuta: ad esempio, grande Strisaili, Tonara, Antzo,
quando è inseguita dai cani, non D e s ul o, Me an a s ar do , S am u -
è in grado di confondere le tracce gheo), Margiàni (Campidano,
entrando nell'acqua come fanno i Seulo, Ogliastra, Valenza), Mra-
Cervi o, quando viene accerchia- giùni (Barigadu), Mragiài (Ori-
ta dai cacciatori e dai cani, non è s ta n es e ) , M r a xi àn i ( O r r ol i,
ca p a ce d i na s c on de r s i i n u n N u r a lla o, O r is ta ne s e ,
av va llam en to de l te rre no p er S ul ci s– I g le s ie nt e) , Mr a xi ài
s ca tt ar e po i a ll' im pr o vv is o e ( Capo te r ra , Ge noni, Mog or o,
cogliere così di sorpresa gli inse- Sulcis Iglesie nte, Oristanese) ,
guitori. In molti casi si fa addirit- Mrexiàni (Campidano, Vi l i a n o-
tura adescare da suoni, che imita- vatulo, Villasimius, Isili, Sarra-
no il verso di altri animali. La bus–Gerrei, Parteolia), Macciòni
sua proverbiale astuzia è quindi ( Te mp io , G a ll ur a , An g lo na ,
dovuta più all'estrema prudenza, Alghero), Giommarìa (Oschiri,
all'ottima conoscenza della topo- Berchidda), Compàre giommarìa

162
147. Benché non riesca ad arrampicarsi vertical-
mente sugli alberi come fanno i Gatti, la Volpe
spesso gradisce riposare su rami bassi, purché
sufficientemente robusti da sorreggerla.

163
( Mo r e s ) , Zos è p pe ( Lo llo v e) , Peigànu (Logudoro settentriona-
Zusèppe rùbiu (Orgosolo), Gròd- le), che deriva da pèdi, piede e
de (Logudoro, Pianargia, Gocea- cànu = grigio. A Carloforte viene
no, Nuorese, Baronie, Marg h i- chiamata Urpe o Vùrpe.
ne), Gròddo (Dorgali), Gròddu Caratterizzata da forme snelle,
(Olmedo, Tempio), Lòddi (Gallu- muso appuntito, orecchie lunghe
ra), Lòdde (Logudoro, Osilo), e coda lunga e folta, la Volpe è
Loddòsu (Orune), Leori (Sedilo, facilmente riconoscibile sia per i
Sins) e Liòri (Milis, Cruccuris, suoi caratteri anatomici e sia per
Nurri, Tratalias, Santadi), tutti il fatto che è l'unico Canide sel-
de r iv a ti da no m i di p er s o n a vatico vivente in Sardegna. Nel-
(Mariàne = nome di molti Giudi- l'Isola è presente, secondo gli
ci, G iom marìa = G ia n Mar ia, specialisti, con 2 sottospecie: V.
Zo s èp pe = G iu s ep p e, Le O n v. ichnusae Miller, 1907, distinta
Leone etc.); Fraìzu (Campidano, per la piccola statura e le brevi
Oristano, Seneghe, Milis, Bonar- orecchie (lunghezza testatronco
cado, S. Lussurgiu, Abbasanta, 59 – 64 cm, lunghezza della coda
Usellus, Narcao), Fraìssu (Perdas 2 8 – 3 5 c m : è la p iù pi cc o la
de Fogu), Fraìzza (Teulada, solo Volpe europea) e V. v. crucigera
pe r l a f e m m in a) , F r a ìc ci a Bechstein, 1789, che si riconosce
(S.Antioco, solo per la femmina), dalla precedente soprattutto per
che derivano da fraìzzu che vuoi la statura maggiore. La prima
dire astuto, ladro, imbroglione, sottospecie è endemica della Sar-
bandito; Mazzòne (Logudoro, degna e della Corsica, la seconda
Padria, Planargia, Montiferru, è invece presente in tutta l'Italia
Goceano, Nuorese, Marg h i n e , e in molti altri paesi europei.
Baronie, Ocier), Mazzòni (Sassa- Alcuni studiosi, vista la coesi-
ri, Gallura, Anglona), riferito stenza nell'Isola delle 2 forme,
alla coda assai folta della Vo l p e elevano al rango di specie la ssp.
( m àz z u = m a zz o ) ; A ni m àl e ichnusae. Per quanto riguarda la
( Lo gu do r o , Bo no , Bo no r v a, colonizzazione della Sardegna da
Mores, Villagrande Monteleone), parte della Volpe, c'è chi ritiene
Cùdda bèstia (Perdas de Fogu), c h e s ia s ta ta im po r ta ta a p iù
Blicca màla (Orune), Sa bèstia riprese dall'uomo e c'è chi è del
maledìtta (Nuoro), Sa bòna ùcca parere che la ssp. ichnusae sia
(Buddusò, bòna al posto di màla a rriv a ta tra mi te il po n te
per scong iur o), Sa ù cca m àla corso–toscano e la ssp. crucigera
(Berchidda), Pèste e Pesti (Cam- sia invece riferibile ad introdu-
pidano, Logudoro), Pèste zione attiva da parte dell'uomo
màla, Arrèsi, Zèrpiu (Santadi), con fini venatori.
Zr è pp i ( Vi lla s im iu s ) , Rùs t a La Volpe frequenta più o meno
(Nuor o) e Rùltha (Org o s o l o ) , tutti gli ambienti sia di pianura
tutti nomi che si ispirano alla che di montagna; il suo habitat
pr e te sa n oc ivi tà de lla Vo l p e ; originario è quello forestale, tut-
Ma s tìn u ( O s ch iri) , C al lìz z a tavia questo adattabile Canide si
(Campidano, S.Nicolò Gerrei, è ben ambientato anche nelle
Isili, Villaputzu, San Vito, Villa- zone agricole e oggi si possono
salto, Villasimius, solo per la trovare tane di Volpe anche nelle
femmina), Gallìssi (Gairo) e Gal- aree suburbane. Predilige però i
lìzzu (Dolianova), che derivano luoghi selvaggi con un'adeguata
da mastìnu =cane mastino o da copertura vegetale, che consenta
callèddu, callùzzu = cagnolino, e l'es istenza di numerosi r if ugi

164
148. Si dice che la volpe sia così furba da ingan- sicuri. Vive in territori personali della vita di coppia o solitaria e
nare i nemici fingendosi morta. Effettivamente
la Volpe, quando si vede raggiunta senza via di
la cui estensione varia da 5 a 12 quella tipica del lupo. La Vo l p e
scampo, si lascia cadere a terra come se fosse km2 se le condizioni ambientali infatti costituisce branchi poco
morta. Tale comportamento però non è frutto di sono buone e da 20 a 50 km2 se nu me r o s i, c om po s ti d a 1 – 2
furbizia, ma conseguenza di un vero e proprio meno favorevoli. In questi terri- maschi e da 4 – 5 femmine. Data
shock da terrore che provoca una sorta di totale tori la Volpe possiede i suoi rico- la piccola mole delle prede di cui
paralisi. Si ritiene che questa reazione, peraltro
riscontrabile in tante altre specie (ad esempio veri, situati fra le radici dei vege- si nutre, ogni singolo esemplare
nella biscia dal collare, nell'opossum e in nume- tali, nelle sassaie, fra i massi, nei ricerca il cibo e caccia da solo
rosi insetti), sia evolutivamente vantaggiosa c e sp u gl i o ne ll e ca v ità d eg li nel dominio comune; tutti gli
perché spesso l'assalitore desiste dall'attacco, alberi; scava inoltre svariate tane appartenenti al gruppo si riuni-
sorpreso e disorientato dall'improvvisa immobi-
lità dell'assalito. Questo riesce quindi frequente-
con più uscite, utilizzando fre- scono spesso presso le tane o i
mente a fuggire, approfittando di un momento q ue n te me n te a nc h e c u ni co li ricoveri di superficie, sparsi nel
di distrazione del suo persecutore. costruiti in origine dai Conigli. territorio da loro controllato. Esi-
Pare che i maschi abbiano una stono quindi relazioni sociali che
certa preferenza per i ricoveri di si manifestano nella costituzione
superficie; si possono tuttavia di una gerarchia fra i componenti
trovare esemplari di questo sesso il branco e in una comune difesa
che s i rifugiano sempre nelle della sua zona d'influenza. Il ter-
tane. Un tempo si credeva che la ritorio viene accuratamente mar-
Volpe avesse abitudini fonda- cato dai membri del branco con
mentalmente solitarie e che usas- feci, con orina e col secreto di
se evitare i conspecifici eccetto particolari ghiandole situate nella
che nel periodo riproduttivo. Un regione anale e alla base della
simile comportamento è forse coda: per questo motivo le Volpi
p os s ib il e in z o ne f or t em e n te sfregano frequentemente contro i
antropizzate, dove le abitudini tr on c hi de ll e pia n te le p ar t i
s ono ampia mente inf luenz ate posteriori o sferzano i cespugli
dalla pressione umana, ma nelle con la coda. Il secreto di queste
località prive di disturbi antropi- ghiandole, che sono più svilup-
ci pare proprio che questo Cani- pa te ne i m a s c hi, d e te r mi na
d e a b bia u n'o rg a n i z z a z i o n e segnalazioni olfattive che, oltre
s oc ia le inte r me dia f r a q ue lla ad avere funzioni territoriali e

165
gerarchiche, servono per richia- 403/4 della gamma alimentare di 149. Volpe in agguato, località: Santa Vittoria di
Serri. Museo Archeologico Nazionale, Cagliari.
mare le femmine e così facilitare questo Canide è costituito da Grazie a questo bronzetto siamo in grado di
l'incontro dei sessi nel periodo uova, nidiacei, uccelli, Conigli, affermare con certezza che la Volpe era presente
degli accoppiamenti. Sono pre- Lepri, animali da cortile, insetti in Sardegna fra i secoli VIII e VI a.C. Se è stata
se nti a nc he alcu ne ghia ndo le (maggiolini, vespe e loro nidi, introdotta nell'Isola dall'uomo, come molti stu-
diosi ritengono, questo fatto si è verificato oltre
nella pianta dei piedi, che pare bruchi, cavallette, larve di mosca 2.700 anni fa; altri ricercatori però pensano che
siano usate per il riconoscimento etc.), lumache, pesci, lucertole e la Volpe sia giunta in Sardegna attraverso il
di determinate piste e a fini ses- in ca so d i ne ce ss ità anc he di ponte corso–toscano e abbia originato, per isola-
suali. anfibi. Divora inoltre qualsiasi mento insulare, la sottospecie endemica ichnu-
La Volpe ha abitudini preva- animale morto che trova nel suo sae. Importata sarebbe perciò la sottospecie cru-
cigera, che secondo gli specialisti è anch'essa
lente me nte notturne ; tuttav ia territorio. Poiché lo stomaco di presente nell'Isola. Quest'ultima ipotesi trove-
spesso si mette in attività anche una Volpe non può contenere più rebbe supporto in una segnalazione di ritrova-
di giorno soprattutto durante l'in- di 400 g di cibo, questo Canide menti fossili avvenuti nella Grotta di Dragonara
verno, quando Ratti e Topi prefe- spesso usa conservare gli avanzi presso Capo Caccia, Alghero. (Foto: Leonardo
Corpino e Roberto Dessy).
riscono cercare il cibo nelle ore in dispense sotterranee, in picco-
pi ù c al de de lla gi or n a ta . L a le buche o sotto le pietre. Caccia
Volpe si nutre, come già detto, a lla m an ie r a d e i c an i, ma in
per circa ii 423/4 di Roditori e modo più furtivo e guardingo
per un altro 183/4 di sostanze perchè può contare solo su se
vege tali ( uva, f r utta, bac che, stessa: in genere si avvicina alla
asparagi, mirtilli etc.); il restante preda strisciando sulla pancia;

166
150. Le tane della volpe possono essere scavate
direttamente dall'animale, ma più spesso vengo-
no realizzate in gallerie abbandonate dai Coni-
gli, che il Canide allarga fino a renderle adegua-
te alle sue dimensioni. Le caratteristiche dei
rifugi sotterranei sono assai variabili; una tana
tipica è composta da più ingressi che, attraverso
tunnel d'accesso, portano ad una camera interna
dove gli animali possono riposare e allevare la
prole. Esiste inoltre una camera più piccola che
viene usata per dispensa o per accumulare i
rifiuti. Non sempre però la volpe alleva i cuc-
cioli in tane sotterranee; esistono esemplari che
prediligono a tale scopo il folto della macchia,
le cavità degli alberi e le grotte non frequentate
dall'uomo.

balza poi all'improvviso sulla vantaggio evolutivo di quest'or-


vittima e nel breve inseguimento, ganizzazione sociale consiste nel
che può scaturirne, è in grado di fatto che viene garantita la per-
compiere scarti e svolte in spazi petuazione delle costellazioni
brevissimi, grazie alla lunga e genetiche più rispondenti alle
folta coda, che funge da timone e esigenze ambientali e nello stes-
da bilanciere. so tempo viene acquisita dalla
Il periodo riproduttivo va da specie la possibilità di far fronte
gennaio a marzo e ogni singolo ad eventuali calamità perché le
animale è in calore per un perio- femmine di rango inferiore pos-
do variabile da 24 a 36 ore. Seb- sono accoppiarsi e figliare nel
bene fra i maschi di Volpe possa- caso in cui accada qualcosa alle
no ver if icar si scontri durante dominanti o alle loro cucciolate.
tutto l'anno, è proprio in tale La Volpe è inoltre in grado di
periodo che questi sono più fre- regolare ampiamente la sua con-
quenti allo scopo di ristabilire in sistenza numerica in base alle
modo più rigoroso la gerar chia necessità ambientali anche attra-
tra gli esemplari del branco; solo ve r s o l a va r ia bil ità d i a lc un i
il maschio dominante potrà infat- comportamenti come l'accoppia-
ti accoppiarsi con una o più fem- mento dei maschi con tutte le
m in e an c h'e s s e do m ina n ti. I l femmine o solo con alcune, la

167
151. La Volpe vive in branchi composti da 5 – 7
esemplari, che emettono segnali olfattivi e sono-
ri a scopo gerarchico e territoriale. I segnali
sonori consistono in latrati e guaiti, utili per
comunicare a grandi distanze la propria presen-
za in una certa zona del territorio. I segnali
olfattivi sono costituiti da feci e urina e soprat-
tutto dal secreto di particolari ghiandole, presen-
ti alla base della coda e nella regione anale. Con
tali sostanze vengono marcati tronchi, rami e
cespugli, opportunamente disposti nel territorio.
Le Volpi hanno inoltre ghiandole interdigitali
clic, tra l'altro, sono utili all'animale per ritrova-
re la propria pista.

168
152. Durante la ricerca della preda, la Volpe si
muove al piccolo trotto, esplorando eon tutti i
sensi l'ambiente circostante; il suo modo di pro-
cedere è assai simile a quello dei cani: avanza a
zig–zag con frequenti fermate e continue devia-
zioni, attratta ed incuriosita dai differenti odori e
rumori. Quando localizza una preda di piccole
dimensioni, come un Topo di campagna o una
lucertola, essa assume una posizione d'agguato
simile a quella dei cani in ferma, restando
immobile con le orecchie tese e la coda arcuata,
pronta a captare ogni minimo segnale visivo,
olfattivo e sonoro. Avvistata la preda, la Volpe
compie un balzo improvviso e, dopo averla
bloccata con entrambe le zampe anteriori, la
addenta. Se la cattura non ha luogo al primo
tentativo, la Volpe ricerca con grande rapidità di
movimenti l'animale sfuggito, smuovendo col
muso e con gli arti anteriori l'erba e i cespugli.
Quando invece si imbatte in una preda di mag-
giori dimensioni, ad esempio un gruppo di
Conigli, mette in atto una tecnica venatoria che
prevede un lento avvicinamento e continui
agguati.

169
153. Quando si è avvicinata sufficientemente al perché la Volpe può compiere curve strette ed Negli ambienti antropizzati invece questo Cani-
gruppo di Conigli e ritiene che un individuo si improvvise in brevissimo spazio grazie alla de modifica la sua dieta, nutrendosi soprattutto
sia allontanato abbastanza dai rifugi sotterranei, lunga e folta coda. Questa infatti funge da bilan- di rifiuti urbani (471/4). La Volpe non è quindi
la Volpe balza fuori all'improvviso e rincorre ciere e timone. In condizioni naturali la dieta un predatore specializzato e perciò è in grado di
velocissima la preda. I Conigli e le Lepri, se della Volpe è costituita principalmente da Rodi- usufruire delle più svariate risorse alimentari
vengono inseguiti, compiono spesso bruschi tori (421/4), sostanze vegetali (181/4) e carogne, presenti nel suo territorio, adattandosi di conti-
scarti laterali e repentine inversioni di marcia, oltreché da Lagomorfi e uccelli (101/4), insetti, nuo alla situazione contingente: tutto ciò contri-
che però non sempre sortiscono l'effetto sperato gasteropodi, rettili, anfibi, pesci etc. buisce al suo successo evolutivo.

170
nascita di un numero maggiore o con la punta della coda bianca e
minore di piccoli per parto e l'e- la fronte solcata da strisce bianco
l a rg iz io ne d i a d eg u at e c u r e giallastre. L'allattamento dura 8
parentali a tutta la cucciolata o settimane, ma già dopo un mese i
solo ad una parte di essa. Gli piccoli vengono nutriti anche con
accoppiamenti, preceduti da una pezzi di carne predigerita dalla
specie di danza durante la quale madre e rigurgitata; la dentizione
gli animali saltano l'uno intorno di latte infatti si completa verso
all'altro, durano qualche minuto il ventesimo giorno di vita. Dopo
e, poiché è possibile osservarli circa 4 settimane dal par to la
raramente, alcuni ritengono che madre comincia ad abbandonare
abbiano luogo per lo più nelle i picc oli du ra nte la n otte p er
tane; il fatto è tuttavia da accer- andare a caccia e a dormire in
tare. qualche rifugio nelle immediate
La femmina fecondata sceglie vicinanze della tana. I piccoli,
fra le tane del territorio in cui ch e i nta n to h a nn o c a m bia to
vive quella più riparata e sicura, livrea e sono ora di una vivace
ove adibire una camera interna a colorazione rossa, iniziano ad
nido, tappezzandone il pavimen- uscire all'aperto e ad esplorare i
to coi propri peli al fine di ren- dintorni della tana. Successiva-
derlo più soffice ed accogliente. I mente la madre visita i figli solo
peli vengono strappati dalle parti pe r nu tr ir li, al l'a lb a, a m e tà
ventrali anche per mettere allo pomeriggio e di notte; in questo
scoperto i capezzoli. Talora il periodo i giovani sono già molto
nido non viene fatto in una tana, vivaci e giocano fra di loro, alle-
ma fra le rocce o nei cespugli. Il nandosi alle attività tipiche degli
ruolo del maschio dopo l'accop- adulti. La femmina comincia a
piamento appare contraddittorio portare ai piccoli prede intere e
ed è molto probabile che esista talora ancora vive affinché i Vol-
una grande variabilità individua- pacchiotti imparino da soli a trat-
le; alcuni maschi, avvenuto l'ac- tenerle, morderle ed ucciderle.
coppiamento, si disinteressano Questa attività non è però assolu-
completamente della femmina e tamente necessaria per io svilup-
dei futuri piccoli, mentre altri si po delle capacità venatorie: la
riuniscono alla famiglia dopo 1 – madre infatti si limita a nutrire i
2 settimane dalla nascita dei cuc- piccoli e a seguirli nei giochi,
cioli o non abbandonano mai la ch e ta lor a p os s o no d ive nt ar e
compagna. Frequentemente il assai rudi, senza mai impartire
maschio caccia per la femmina e nessuna lezione di tecnica vena-
trasporta la preda uccisa fino a toria. I giovani non ne hanno
qualche centinaio di metri dalla d'altronde nessun bisogno perché
tana, lasciando ad essa il compito sono perfettamente in grado di
di distribuire la carne ai piccoli. catturare le prede grazie all'istin-
Dopo una gestazione di 50 – 63 to venatorio di cui sono dotati:
giorni, fra aprile e maggio, le devono solo imparare a conosce-
femmine di Volpe partoriscono re il comportamento delle prede
da 3 a 12 piccoli (in media 5), e ad affinare con l'esperienza le
inetti e ciechi per 12 – 14 giorni. capa cità inna te. La f em mina,
Questi sono lunghi da 10 a 15 cm durante l'allevamento dei Volpac-
e pesano 80 – 150 g; hanno la chiotti, non si trasferisce mai da
pelliccia di un colore variabile una tana all'altra a meno che non
dal bruno noce al grigio ardesia, avverta un pericolo nelle vici-

171
154. Scontri fra maschi possono aver luogo femmine. Le Volpi si affrontano rizzandosi sulle corpo (collo e ventre) e nascondendo i lunghi
durante tutto l'anno per motivi gerarchici, ma zampe posteriori e tentando di mordersi, dopo canini. Questa postura inibisce l'aggressività del
durante il periodo degli amori, essi si fanno più aver diretto gli arti anteriori contro l'avversario. vincitore, che non si avventa più sul rivale
intensi per numero ed animosità. Lo scopo di Si azzuffano ripetutamente finché una si rende sconfitto ma gli si avvicina tenendo la coda ben
queste lotte è quello di stabilire in modo più conto di avere davanti un individuo più forte e alta e orinando. Successivamente la Volpe per-
rigido la gerarchia fra gli individui del branco: si dispone per terra in posizione quasi supina, dente striscia e scodinzola per segnalare la sua
sarà poi solo il vincitore ad accoppiarsi con le esponendo le parti più vulnerabili del proprio completa sottomissione.

172
155. Quando una femmina d'alto rango è in
calore, il maschio dominante la corteggia e la
insegue. Essa compie dapprima lunghe fughe,
poi ne accetta la vicinanza e si compiono i ceri-
moniali amorosi, durante i quali i due animali si
leccano e si carezzano muso contro muso. Il
maschio capisce per mezzo dell'olfatto quando
la femmina è disponibile all'accoppiamento: a
tale scopo la annusa di frequente nella regione
genitale.

173
nanze; in tal caso abbandona il Sebbene la Volpe, come già si
rifugio, portandosi dietro i picco- è detto, sia utile all'agricoltura
li presi con la bocca. In genere li perché è una grande cacciatrice
a fferra uno alla volta, ma può di Roditori, prevale tuttora l'opi-
anche prenderne due o tre per nione opposta e, s eppur e non
volta. Come precedentemente u fficialmente, essa viene di fatto
detto, una coppia di Volpi riesce c ons ider a ta n ociv a a nc he dai
ad allevare felicemente da 3 a 5 legislatori. La legge 503 del 5
cuccioli e una buona parte di agosto 1981, basata sulla Con-
questi morirà a causa delle diff i- venzione di Berna e riguardante
coltà che incontrerà nella ricerca la protezione della flora, della
di un territorio di caccia. Fra set- fauna e degli ambienti naturali,
te m br e e n o ve m br e i nf a tt i l e la ig no ra de l tu tt o! La le gg e
famiglie si sciolgono e le giovani re gio na le n . 32 d e l 2 8 ap rile
Volpi si rendono del tutto indi- 1978 non protegge esplicitamen-
pe n de n ti d a lla m a d r e: e s s e te la Volpe; il calendario venato-
vagheranno alla ricerca di un ter- rio ne permette la cattura in ogni
ritorio libero nel quale vivere e giorno in cui la caccia è aperta,
verranno sistematicamente scac- s e nz a al cu n a lim i ta zi on e n el
ciate dai padroni di quelli già numero di capi uccisi per giorna-
occ upa ti. Le lotte te rr itoriali ta e col sistema della battuta.
sono per lo più incruente, ma i I n ol tr e , p er qu a nd o l'a tt ivi tà
giovani saranno duramente sele- venatoria è chiusa, non è prevista
zionati dalla mancanza di ricove- alcuna sanzione amministrativa
ri sicuri e dalla scarsità di cibo e in merito all'uccisione, la vendi-
solo una parte di essi sopravvi- ta, l'acquisto, la detenzione etc.
verà. In condizioni di alta morta- di questo Canide. Prevale, dun-
lità questo fatto non si verifica: que, ancora l'opinione di molti
ogni singola coppia riesce infatti cacciatori, che vedono nei preda-
ad allevare più piccoli grazie tori un loro concorrente da elimi-
all'abbondanza delle prede e que- nare, e le accuse dei pastori, che
sti, trovando poca competizione, ritengono la Volpe responsabile
non faticheranno ad appropriarsi di danni alle greggi spesso inve-
di un buon territorio, sopravvive- ce compiuti dai cani rinselvati-
ranno in maggior numero e col- c h iti o . . . . d al l'u om o s t es s o .
meranno così i vuoti. Chiudiamo l'argomento riportan-
La maturità sessuale viene rag- do l'opinione di Francesco Cetti,
giunta a circa 10 mesi d'età; la che nel 1774 al riguardo scrive-
durata della vita varia da 10 a 14 va: “ …….La taccia di nociva
anni, ma nei luoghi dove l'anima- dipende da un confronto, per cui
le è m olt o p e rs eg u ita to l' et à la somma de' mali, che la volpe
media della Volpe non raggiunge fa, risulti maggiore de' vantaggi,
nemmeno i 2 anni (soprattutto che se ne ritraggono. Or parmi
per le femmine, che sono per vari che sì fatto eccesso di danni non
motivi più facili da eliminare). si verifichi per la volpe in Sarde-
I l pr i nc ip al e ne m ic o de ll a gna. Essa assale i pollai, divora
Volpe è stato ed è l'uomo. Seguo- salvatici, tenta armenti; ma gli
no il Gatto selvatico, i grossi assalti a pollai sono rarissimi per
uccelli rapaci (aquila reale, asto- c iò , c he p e r v iv er e n o n le f a
re etc.) e i cani rinselvatichiti; bisogno avventurarsi fra l'abita-
questi predatori agiscono soprat- to; divorando salvatici, divora
tutto sui giovani. nell'abbondanza, né perciò li fa

174
156. Quando una femmina di volpe
ritiene che la sua tana sia stata sco-
perta da qualche predatore e che
l'incolumità dei suoi cuccioli sia
quindi in pericolo, li trasporta uno
per volta in un rifugio considerato
più sicuro, afferrandoli coi denti per
la collottola.

scarsi agli uomini (n.dd.aa.: sem- parmi difficile, che gli agnelli e
mai son stati gli uomini a far porchetti uccisi arrivino annual-
s c ar se g gi ar e i s e lv a tic i al la mente a dieci–mila, quante alme-
Volpe); e per conto degli armen- no son le volpi, le cui pelli si
ti, più volpi s'ammazzano per spacciano fuori regno; ed ogni
a vv e nt ur a , c h e le vo lp i no n pelle vai più di un porchetto".
ammazzino porchetti, o agnelli;

175
Gatto fulvo questo Felino. Un po' in tutti i
centri dell'Isola si attribuiscono
al Gatto 7 anime e si crede che
questo sia il motivo per cui sia
duro a morire, qualunque cosa
gli ca piti. A tale c red en za s i
ricollegano i seguenti proverbi,
usati per lo più in senso metafo-
rico per quelle persone (soprat-
tutto donne) che si lamentano
molto dei loro malanni senza mai
morirne perché sorrette dalla loro
grande vitalità:
Giù gher sèpte fiàdos comènte
s'Attu.
Avere sette anime come il Gatto.
157. Areale europeo di Gatto selvatico (Felis
(Logudoro)
islvestris). Su Bàttu e sa fèmmina iùghent
sètte animas.
Il Gatto e la donna
hanno sette anime.
In Sardegna tutti sono a cono- (Logudoro)
scenza dell'esistenza del Gatto Sa Atta et i sa femmina iùghent
"selvatico", ma pochi possono sèpte fiàdos.
dire di averlo veramente visto a Il Gatto e la donna
causa del suo carattere diff i d e n t e hanno sette anime.
ed elusivo; per lo più si incontra- (Logudoro)
no Gatti domestici rinselvatichi- Tènni' sètti ànimas comènti sa
ti, con maggior frequenza in vici- Gàttu. Avere sette anime come il
nanza dei centri abitati. Distin- Gatto.
guere il vero Gatto "selvatico", (Campidano)
vedendolo in libertà, non è inol- Tènni' sètti ànimas in sa còa.
tre cosa facile e solo un accurato Avere sette anime nella coda.
esame dello scheletro può dare (Campidano)
l'assoluta certezza dell'identifica- La Giàtta di li sètti fiàdi.
zione. Tuttavia, circa l'aspetto, si Il Gatto dalle sette anime. (Sas-
può affermare che il Gatto "sel- sari)
va tico" in conf ronto a que llo Pòrtat sett 'ànimas comènti sa
domestico presenta: una mole Gàttu. Ha sette anime
maggiore, la coda più lunga con come il gatto.
la par te ter mina le s egnata da (Meridione)
alcuni anelli neri e l'estremità del A Bosa si crede che ogni volta
tutto nera, un ciuffo di peli di che un Gatto cade dalla finestra
circa 8 – 10 mm sulle orecchie, il perda un'anima. È inoltre assai
naso color rosa (nel domestico d i ffusa la credenza secondo la
può essere nero), il cervello e quale si può ammazzare un Gatto
q ui nd i la s c a tol a c r an ic a p iù con un colpo sul naso; guai però
grandi e le zampe più snelle. ad ucciderlo in questo o in altro
Come è avvenuto in molti altri modo perché, così facendo, si
paesi, anche in Sardegna sono andrà incontro a sette anni di tri-
fioriti numerosi proverbi, pregiu- bolazioni, difficoltà e disgrazie,
dizi, leggende e superstizioni su come si può arguire anche dal

176
158. Gatto fulvo (Felis silvestris lybica). Secon-
do la maggior parte degli studiosi il Gatto fulvo
è stato introdotto in Sardegna dall'uomo. Se si
considerano elementi come la mancanza di
ritrovamenti di bronzetti nuragici relativi a que-
sto felino, l'introduzione dei Gatti nei paesi del
Mediterraneo occidentale durante il periodo di
Roma imperiale e la facilità con cui il Gatto
domestico torna alla vita selvatica, risulta lecito
ritenere che questa specie sia stata importata
nell'Isola nei primi secoli dopo Cristo. Il Gatto
fulvo non è specie molto comune in Sardegna e
perciò il calendario venatorio lo protegge per-
manentemente con un'ammenda di lire
2.500.000. (Disegno: Carlo Erminio).

177
seguente detto di Posada: "Chìe strega, si trasformò in Gatto per
'òcchit ùnu Gàttu còlat sett'ànnos p ot er co n tr o lla r e la n uo r a in
de marturla (Chi uccide un Gatto a s s e nz a d el m a rito . Co n ta le
passa sette anni colpito da parali- aspetto andò a casa della nuora e,
si)''. Questo superstizioso timore poiché questa stava friggendo
del Gatto, c osì esa spe r ato d a alcune frittelle, riuscì ad ottener-
co n s ide r a r e l a s ua uc c is io n e ne una, miagolando insistente-
ap p or t at r ic e d i s ci ag u r e h a, mente. Nel mangiarla, però, aprì
molto probabilmente, origini pre- la bocca e la nuora scoprì che l'a-
romane (forse puniche): nell'anti- n im a le e r a de l tu tt o p r ivo di
chità infatti questo .Felide era denti. Poiché anche la suocera
considerato sacro e intoccabile. era sdentata, intuì che la madre
Solo nel Medioevo fu identifica- del marito era una strega capace
to in una manifestazione diaboli- di trasformarsi in Gatto e versò
ca, compagno di maghi e streghe. quindi sopra il Felide l'olio bol-
Anche ditale superstizione vi è lente, facendolo scappare veloce-
traccia nell'isola: in più località mente. In seguito nel paese si
si crede che certe donne (stre- sparse la voce che una vecchia
ghe) abbiano la capacità di ren- era morta ustionata dall'olio bol-
dersi invisibili o di trasformarsi lente e la nuora, venuta a cono-
in Gatto, spalmandosi con spe- scenza della dicerìa, si sentì assai
ciali unguenti, come il grasso soddisfatta di quanto aveva fatto.
umano. Sotto le false spoglie di I n al cu ni p ae s i s i d ice c he il
Gatto randagio, le streghe (Sùr- Gatto irrequieto, che si mette a
biles o Sùrviles nel Logudoro, correre per la casa e si passa le
Còga s ne l Cam pida no e Str ìe zampe sul viso per pulirsi, sia
ne ll a G a llu ra ) a n dre b be r o d i presagio dell'arrivo di un ospite o
no tte al la ri ce rc a d i b a m bin i di qualche regalo; in molti altri
addormentati al fine di succhiare luoghi questi stessi comporta-
il loro sangue. Per evitare un menti sono invece indice di tem-
simile pericolo si raccomanda di por ali e piogge im min enti. A
mettere sul davanzale delle fine- questo proposito r iportiamo i
stre o vicino alla culla dei bam- seguenti detti:
bini una falce con molti denti, S i s u G àt tu s i là v at s a cà r a ,
una scopa o numerosi chicchi di accùrzu est sa temporàda.
grano; la strega si fermerà per Se il Gatto si lava la faccia, il
contare i denti della falce, i fili temporale è vicino.
della scopa o i chicchi di grano (Bitti)
e, poiché non sa contare oltre il Dàghi s'Attu si sùmunat sùbra sa
numero sette, ricomincerà sem- pibirìsta,
pre daccapo; passeranno così le àbba in vista.
ore e, giunta finalmente l'alba, la Quando il Gatto si lava il soprac-
strega dovrà rinunciare ai suoi ciglio, acqua in vista. (Esporlatu)
propositi per andare nuovamente Càndo sa Gàtta si làbat dèppet
a nascondersi. Un'altra astuzia prògher. Quando il Gatto
per impedire alle streghe l'acces- si lava deve piovere. (Nuoro)
so nelle stanze dei bambini è Su Gàttu si làbat su mùrru, tèm-
quella di tappare accuratamente pus màlu fàchet.
qualsiasi buco in modo che non Il Gatto si lava il muso, fa tempo
po s s a no es s e r e uti liz z at i pe r brutto.
introdurvisi. Nel Sarrabus si rac- (Nuoro)
conta che una suocera, divenuta S'est labènde su Gàttu, òie pròghet!

178
S i s ta la va n do i l G a tt o, o g gi aspetti della natura umana; così
piove! si suole dire:
(Siniscola) – per case in disordine a causa
A Nurallao dicono che pio- dell'incuria della padrona: Ite
verà, se il Gatto mette le parti cùlpa nd'hat s'Attu quàndo sa
posteriori davanti al camino. In padròna est màcca? Che colpa ha
altre località si ritiene anche che, il G atto q ua ndo la p ad r ona è
se si è toccata della terra, non si matta? (Logudoro) – per le cose
debba successivamente toccare mal riuscite: Si cumpàrriri sa còa
Gattini appena nati, pena amma- de sa Gàttu. Assomiglia alla coda
lar si di s crof olosi. A Bosa si del Gatto. (Meridione) – riferen-
c r e de ch e i l G at to r ie s c a a d do s i a d u n gio c o p e r ic ol os o :
acchiappare i Topi con maggior Là xa s 'A tt u, c a giò g u s è n za
abilità se gli vengono tagliati i farràsca mài hat fàttu. Lascia il
b a ffi e che il suo minaccioso sof- Gatto, perché gioco senza graf-
fiare faccia venire l'asma a colo- fiare mai ha fatto. (Logudoro) –
ro che gli stanno vicino. Sempre per coloro che seguono nel bene
a Bosa è diffusa una leggenda e nel male le orme del padre:
sull'origine di questo Felide: si Fizu de A ttu Sòrighe tènet. Il
racconta che quello stesso diavo- figlio del Gatto acchiappa To p i .
lo, c he por tò Gesù Cr isto sul (Logudoro) Gàttu mèu a sa zenìa.
monte per tentarlo, abbia creato I l m io G a tt o s e c on do il m i o
il Topo e che Cristo abbia allora ge ni o ( Co s ì il pa dr e, c os ì i l
creato il Gatto per fargli mangia- figlio). (Sarule) Fiddòl di Giàtta
re il Topo. Nel Nuorese si ritiene Ràzzu pìdda. Il figlio del Gatto
che il Gatto percepisca la morte prende il Topo. (Gallura) Fillu de
di una persona della casa e che la Gàttu Tòpis càs sat (o pìgat o
pianga, a modo s uo, a ndando tènit). Il figlio del Gatto acchiap-
avanti e indietro e miagolando; è pa i Topi. (Campidano) Fillu de
d i ffusa inoltre l'usanza di spa- Gàttu Tòpi tènidi (o càssada). Il
ventare i bambini usando come f igl io de l Ga tt o ac c hi ap p a i l
spauracchio la Gàtta marrùda, Topo. (Nurallao) Fill'e Gàttu,
che sarebbe un enorme e spaven- Tòpis tenidi. Il figlio del Gatto,
toso Gatto selvatico, simile a una Topi acchiappa. (Trexenta) – per
tigre, divoratore di bambini che quelle persone che non hanno né
si recano in campagna senza il tendenza, né capacità nel fare
permesso di un adulto. Sempre una determinata cosa: Non est de
nel Nuorese, per allontanare i cuss'Attu sa còa. La coda non è
Gatti che disturbano, si usa la di quel Gatto. (Logudoro) – per
seguente imprecazione: coloro che vengono infastiditi
Usciu sa Gàttu dalle cose più banali: Finzas sa
àncu ti cùrran in fàttu. còa de s'Attu ti fàghet impìzu.
Va via Gatto Persino la coda del Gatto ti dà
che ti corrano dietro (per ucci- fastidio. (Logudoro
derti). A Sassari si usa invece la – riferendosi a persone che si
voce: accalorano e litigano durante un
Gattufòra! discorso per futili motivi: Pro
Gatto fuori! una còa de Attu tanta briga. Per
I n S ar de gn a v en g on o us a ti una coda di Gatto tanto litigio.
molti proverbi che hanno il Gatto (Logudoro) – per coloro (soprat-
come protagonista, utili per met- tutto ragazzi) che fanno qualcosa
te r e in e vi de n za i di ff e r e n t i di proibito solo quando non pos-

179
sono essere scoperti o controlla- avaro: Comporàre s'assùnza dai
ti: (le s'incòntrat s'Attu, sos Sòri- s'Attu. Comprare la sugna dai
ghe non ischèrtiant. Dove s'in- Gatto. (Logudoro) – per coloro
contra il Gatto, i Topi non gioca- che, ess endo molto ghiotti di
no. (Logudoro) A su fiàgu 'e su qualcosa, spendono più di quanto
A ttu s i cc h e f ù et s u S òr ig h e. possono per averla: S'Attu pro su
All'odore del Gatto se ne fugge il pìsche s'hat bèndidu sa bìnza. Il
Topo. (Ozieri) Inùe non b'hat su Gatto per il pesce s'è venduto la
Attu Sòrighes bi ischèrfian. Dove vigna. (Logudoro) Sa Gàttu si
non c'è il Gatto i Topi si diverto- fiat bèndia s'ànima po su pìsci. Il
no. (Illorai) Innùi no ha Gàttu, is Gatto s'era venduta l'anima per il
Tòpis bòllanta in àttu. Dove non pesce.
c'è il Gatto i Topi volano in alto (Campidano)
(cioè si danno alla pazza gioia). – per quelle persone che promet-
(Nurallao) Càndu no inc'èsti sa tono qualcosa senza avere l'in-
G àt tu , s u Tò pi s ’ is p a s s ìlla t. tenzione di mantenere la parola
Quando non c'è il Gatto, il Topo oppure per quelli che non potran-
si diverte. (Meridione) Càndu no no mai ottenere ciò che chiedo-
c'est sa Gàttu su Tòpi spassìllat. no: Non est de cùssu pìlu s'Attu.
Quando non c'è il Gatto il To p o N o n è d i q ue l p e lo i l G a tto .
si diverte. (Campidano) Càndu sa (Logudoro) – riferendosi a colo-
Gàttu dòrmit su Tòpi si spassìl- ro che fanno giochi molto perico-
lat. Quando il Gatto dorme Il losi: Làssa s'Attu, ca giògu sènza
Topo si diver te. ( Campidano) farràsca mài hat fàttu. Lascia il
Càndu non du est sa Gàttu in ci Gatto, perché giochi senza graff i
sunt is Tòpis. Quando non c'è il mai ha fatto. (Logudoro) – per
Gatto ci sono i Topi. persone che rubano in casa pro-
(Meridione) pria o comunque si appropriano
– riferendosi a coloro che, con- di cose di poco valore: Gàttu de
trariamente al solito, fanno gran- magasìnu. Gatto di magazzino.
di preparativi o un pingue pran- (Logudoro e Campidano) Chini
zo: S'Attu hat affidàdu? Il Gatto hat furàu est Gàttu de magasìnu.
si è sposato? (Logudoro) – rife- Chi ha rubato è Gatto di magaz-
r e nd os i a i G a tto o a p er s o n e zino. (Meridione) – riferendosi ai
ladre e astute: Attu ladròna, Attu furbi: Fài sa Gàttu mòrta. Fare il
bòna. Gatto ladro, Gatto buono. Gatto morto. (Campidano) – per
(Logudoro) – per coloro che con prendere in giro uno che ha stan-
s cu s e e p r e te s ti c e r ca n o d i cato: Pòrta ùna Gàttu. Porta un
camuffare i loro difetti, che però Gatto (per mangiare il To p o ) .
sono molto evidenti: Sa Gàttu (Campidano) – per raccomandare
s'accùat, sa còa di pàrit. Il Gatto a qualcuno che bisogna scavare a
si na sc ond e, la co da si ve de. fondo nelle persone per sapere se
(Meridione) Su Attu si cùa, sa sono superficiali o concrete: Su
còa si pàridi. Il Gatto si nascon- Gàttu ladròni sa pin giàda scobè-
de, la coda si vede. (Nurallao) Sa rit. Il Gatto ladro scopre la pen-
Gàttu si cùat e sa còa si pùrat. Il tola. (Campidano) Sa Gàttu sol-
Gatto si nasconde e la coda si lèvat su cobèrcu de sa pin giàda
vede. (Campidano) Sa Gàttu s p0 bìri ìta du hat. Il Gatto solleva
'acùat, ma sa còa si pàrridi. Il il coperchio della pentola per
Gatto si nasconde, ma la coda si vedere cosa c'è. (Campidano) –
vede. (Meridione) – per persone per indicare che chi ha rubato è
che pr endo no q ualcos a da u n una persona: Gàttu a cìncu dìdus.

180
G a tto a c in q ue d ita ( ci oè u n lo n o n a ff id e r ei ne m m en o i l
uomo) . (Campidano) I nnòi ci Gatto con la cuffia. (Meridione)
sùnti Gàttus! Qui ci sono Gatti! – pe r c ol or o ch e pr e n do no
(Meridione) – per persone super- moglie senza prima conoscerla o
be: Sa Gàttu s'azzuzzùddat. Il riferito a colui che fa acquisti
Gatto s'arruffa. (Campidano) – alla cieca: Non còmpris sa Gàttu
per le donne di una certa età che aìntru de su sòccu. Non comprare
sposano un uomo più giovane: A il Gatto dentro il sacco. (Meri-
Gàttu vèzza Sòriche mòdde. A dione) – riferendosi a persone
Gatta vecchia Topo molle. (Bitti) scio cche c he rido no p er og ni
– per coloro che fanno tesoro bana lità: Finza s s a còa de su
delle proprie esperienze negative Gàttu ti fàit arrìri.
e non rifanno mai lo stesso erro- Persino la coda del Gatto ti fa
re: S'Attu màsciu si fùttit un 'òlta ridere.
abbia. Il Gatto maschio viene (Cagliari)
im b r og li at o u n a v o lta s o la . – per coloro che, avendo acquisi-
(Ozieri) – per persone che non to una posizione di privilegio,
fanno una determinata cosa per- non si curano più delle piccole
ché l'hanno già fatta: Attu chi cose:
non sòrigat hat iù sorigàdu. Il Non donghèus a pappài
Gatto che non caccia Topi ha già pèzza a sa Gàttu.
cacciato. (Nule) – per coloro che, Non diamo da mangiare carne al
avendo gli stessi interessi, evita- Gatto.
no di danneggiarsi a vicenda: (Meridione)
Bàttu cun Bàttu non si che tìran – r if e r e nd o s i a p er s o ne c he
s'ògru. Gatto con Gatto non si hanno molto tempo libero:
cavano gli occhi. (Illorai) – per a ùnu a nùdda di fà
p er s o n e c he f r eq u en ta no un a pìdda la Giàtta a pittinà.
determ inata c asa o che f anno Quando uno non ha niente da
qualcosa di insolito, avendo sem- fare prende la Gatta per pettinar-
pre in mente un fine ben preciso: la.
S'Attu ad sa tràe non pìgat de (Gallura)
bàdas. Sòrighe hat bìdu o s'est Il Gatto fulvo viene chiamato in
im b iz zù d a. I l G a tto n o n s a le Sardegna con gli stessi nomi del
sulla trave invano. O ha visto un Gatto domestico, più l'aggiunta
Topo o c'è stato abituato. (Logu- dell'aggettivo arèste o arèsti (sel-
doro) No àlziat A ttu a sa tràe si va tic o ) e m a r r ù du o m a r r òs u
non sèntit ischi,nùzu. (agile, scattante): Gàttu arèste
Il Gatto non sale sulla trave se (Baronie, Ogliastra, Bar bagia
non sente rumore. (Bantine) – Seulo), Gàttu arèsti (Campidano,
p er p er so n e p ar tic ol ar m e n te Sulcis–Iglesiente, Parteolla, Sar-
curiose: E andàta tàntu a lu làldu rabus, Oristanese, Ocier), Gàttu
la Giàtta, chi v'ha lacàtu lufiàtu. agrèste (Barbagia Ollolai), Gàtt
Il Gatto è andato tanto al lardo, 'agrèste (Nuorese), Att 'arèste
che ci ha rimesso la vita. (Gallu- (Logudoro settentrionale, Gocea-
ra) – per coloro che non ricevono no, Ma ndrolisa i) , Attu ar ès te
danni dalle disgrazie: Arrùiri in (Logudoro, Planargia, Montifer-
pèis chi sa Gàttu. Cadere in piedi ru, Baronie, Bar igadu, Ocier,
co me il Gatto. (Mer idion e) – Ogliastra, Barbagia Seulo, Valen-
159. Gli acuminati artigli retrattili permettono al riferendosi ai vecchi libertini: Ai za), Pisìttu arèsti (Campidano,
Gatto fulvo di arrampicarsi con notevole
destrezza anche su rami e tronchi disposti verti- cùssu non d'hem'afidài nemmàn- Sulcis–Iglesiente, Oristanese,
calmente. cu sa Gàttu a cambùsciu. A quel- Marmilla), Macìttu arèste (Bari

181
160. Come gli altri suoi consimili, il Gatto fulvo
ama sonnecchiare sui rami degli alberi, dai
quali, mentre si scalda ai raggi del sole, può
controllare meglio l'ambiente circostante ed
individuare più facilmente un sicuro rifugio in
caso di pericolo.

Sardo), Macìttu arèsti (Ogliastra, orienta verso la seconda ipotesi,


Barbag ia Seulo ), G iàtt'a rè s ta considerata più verosimile per-
( Tempio, Gallura, Sas sar ese), ché sono possibili incroci fecon-
Giùtta arèsthu (Sassari), Giattòni di fra le tre specie di Gatti selva-
ar èstu (Ga llura), G àtta arèlta tici. In Sardegna e in Corsica,
( A ng lo na ) , G àt ta s a lv à gi a oltre che in Africa, Arabia e in
(Alghero), Attu marrùdu (Logu- alcune altre isole mediterranee, il
doro), Attu marròsu (Logudoro), Gatto selvatico è presente con la
Attu marrùiu (Nuorese), Gàttu sottospecie F.s.lybica Forster,
marrudu (Barbagia Ollolai). 1780, che si distingue dalle altre
I vari gruppi di Gatti selvatici, due razze per l'estrema riduzione
oggi sparsi sulla Terra, si sono delle strie della nuca e delle spal-
separati in epoca relativamente le; per la coda non folta, snella e
recente, per cui, oltre a un certo appuntita; per avere i peli lungo
numero di caratteri diversi, pre- la spina dorsale più lunghi di
sentano anche una buona quan- quelli dei fianchi e per un ciuff o
tità di caratteri simili. Alcuni di peli sulle orecchie. In Sarde-
studiosi, dando più importanza ai g na è s ta ta po i d is tin ta un a
primi, distinguevano tre specie: varietà particolare (F. s . l y b i c a ,
il Gatto delle steppe dell'Asia varietà sarda), che si diff e r e n z i e-
sudoccidentale (Felis ornata), il rebbe soprattutto per la colora-
Gatto fulvo dell'Africa, dell'Ara- zione più scura delle parti supe-
bia e di alcune isole mediterra- riori e delle orecchie.
nee (Felis lybica) e il Gatto sel- La presenza del Gatto fulvo in
va tic o eu r op eo d el l'Eu r opa e Sardegna e in Corsica pone un
della Turchia (Felis silvestris). problema biogeografico di non
Altri, ritenendo più importanti le facile soluzione perché si ritiene
som iglia nze , c ons id era vano i che le suddette isole non abbiano
Gatti selvatici europei, africani e contatti territoriali con l'Africa
asiatici come appartenenti ad da più di 5 milioni di anni. Poi-
un'unica specie: Felis silvestris c h é nu m e r os i r e s ti f o s si li di
Sereber, 1777. Attualmente ci si Feudi selvatici sono presenti nel

182
Pliocene europeo, è molto proba- accuratamente marcati col secre-
bile che Gatti selvatici vivessero to delle ghiandole presenti attor-
già prima del Quaternario anche no alle labbra, ai lati della bocca,
nella Penisola italiana. Si ritiene nelle zampe fra i cuscinetti plan-
che questi animali fossero simili tan, attorno alle mammelle, in
al gruppo lybica piuttosto che al vicinanza degli organi genitali e
gruppo silvestris perché quest'ul- presso l'apertura anale. La fun-
timo si è evoluto in epoca più zione del secreto di queste ghian-
tarda sotto la spinta di imponenti dole è quella di avvertire i con-
mutamenti climatici verificatisi specifici che quel territorio, con-
durante l'era glaciale, cominciata trassegnato da quel particolare
circa 700.000 anni fa. E pertanto odo r e ha u n pro pr ie tario b en
possibile che la Sardegna e la deciso a difenderne i confini.
Corsica costituiscano per la sot- L'azione del marcare i confini
tospecie lybica un'area relitta, del proprio dominio ha luogo
una tes timon ianza di una più durante le piccole pause, che l'a-
ampia ed antica distribuzione, nimale si concede a intervalli
ridottasi durante le glaciazioni. re go la ri , qu an do è in ca cc ia ;
Attualmente però gli specialisti tronchi, sassi, cespugli, ciuff i
di biogeografia ritengono che i d'erba etc. vengono contrasse-
Gatti "selvatici" di tutte le isole gnati, appoggiando su di essi le
del Mediterraneo abbiano preso parti provviste delle ghiandole.
o r ig ine d a l G a tto d om e s tic o Le sostanze chimiche impregnan-
introdotto dall'uomo e tornato ti, deposte su questi oggetti, for-
alla vita selvatica. A favore di nir a n no n ot iz ie s ui p er c o r s i
quest'ultima ipotesi c'è il fatto seguiti dal padrone del territorio,
che il Gatto domestico deriva sul tempo trascorso dal momento
proprio da F.s./ybica e che, rin- della deposizione del segnale e
selvatichendo, può dare origine a sull'identità del proprietario dita-
esemplari praticamente indistin- li segnali. I territori vengono
guibili da quelli realmente selva- contrassegnati anche con urina e
tici. Anche la completa assenza con feci, che sono distribuite sui
nelle isole mediterranee di qua- rilievi del terreno, sulle pietre,
lunque resto fossile relativo a sui tronchi etc. Un altro interes-
questa specie depone a favore di sante comportamento dei Gatti
un rinselvatichimento del Gatto selvatici è quello di graffiare i
domestico. tronchi degli alberi e degli arbu-
In Sardegna il Gatto fulvo fre- sti; quest'azione ha due evidenti
quenta i boschi folti con ricco finalità: affilare le unghie, che
sottobosco, i burroni alberati, le so n o a cr es c it a c on ti nu a , e
zone rocciose intercalate da albe- lasciare, a scopo territoriale per i
ri e cespugli, la macchia mediter- conspecifici, importanti segnali
ranea e le rive dei corsi d'acqua; sia visivi (graffiature dei tron-
di regola evita le località abitate chi), ch e c himici ( se cr ezione
dall'uomo. delle ghiandole delle zampe, pre-
Poiché la sua biologia è poco senti fra i cuscinetti plantari). Le
conosciuta per mancanza di studi ore diurne vengono in genere tra-
in merito, riportiamo in appresso scorse in qualche rifugio, situato
q ue ll e c he in ge n er e s o no le nei cespugli folti, nelle cavità
caratteristiche e le abitudini dei degli alber i, nelle spacc ature
Gatti selvatici. Essi vivono soli- delle rocce, nell'ingresso di una
ta r i in te r r it or i c he v e ng on o grotta o in tane scavate da altri

183
animali. Al sopraggiungere della apposite tas che cutanee nelle dalle ghiandole mammarie (solo
sera i Gatti selvatici abbandona- qu ali, in c on dizi oni no rm al i, nelle femmine), da quelle della
no i ricoveri, nei quali hanno tra- vengono retratti da un particolare zona genitale (solo nei maschi)
scorso la giornata, per mettersi in meccanismo muscolare. All'oc- ed infine da quelle delle tasche
caccia. Durante la notte fonda correnza possono essere sfodera- anali hanno anche la funzione di
riposano nuovamente e si rimet- ti e utilizzati sia come arma di favorire l'incontro dei sessi per la
tono in attività poco prima del- d if e s a in g r a do di in f li gg e r e riproduzione, fornendo notizie
l'alba. Agilissimi, veloci e silen- p r of o nd e f e r ite e d i t en e r e a sui sesso dei padrone del territo-
ziosi si avvicinano alla preda d is ta nz a u n av v er s a r io e s i a rio e sul suo stato sessuale. In
strisciando cautamente; giunti a come arma di offesa utile per febbraio e in marzo il maschio si
distanza utile scattano all'im- catturare e trattenere la preda. I mette alla ricerca di una compa-
provviso e agguantano la vittima, Gatti selvatici possiedono un'an- gna e spesso si azzuffa con altri
utilizzando le acuminate unghie datura silenziosa e leggera, come maschi per il possesso della fem-
delle zampe anteriori e i robusti si addice ad un animale che deve mina. Se vicino al suo territorio
canini di cui son dotati. Cacciano avvicinarsi alla preda prima di non trova quello di una femmina,
indifferentemente sia sul terreno catturarla. Silenziosità e legge- il maschio intr aprende lunghi
che sugli alberi; in Sardegna si rezza sono ottenute con l'adozio- spostamenti alla ricerca della
nutrono di insetti, Topi, Ratti, ne, nel corso dell'evoluzione, partner. La femmina, anch'essa di
Toporagni, Ghiri, Quercini, gio- dell'andatura digitigrada, che abitudini territoriali, tollera in
v a ni L ep r i, p ic co li C on ig li, distribuisce equamente (tramite questo periodo dell'anno la pre-
uccelli e loro uova. Tutta l'anato- il cuscinetto plantare) il peso del senza del maschio nel suo terri-
mia dei Gatti selvatici si è evolu- cor po s ui singoli p olpa stre lli torio, si lascia avvicinare e, dopo
ta con l'unico scopo di costruire delle dita, anch'essi trasformati i preliminari amorosi, ha luogo
un predatore versatile, silenzioso in cuscinetti. Per cacciare i Gatti l'accoppiamento. La femmina del
ed efficiente. La dentatura pre- selvatici si servono della vista e Gatto fulvo ha una gestazione di
senta 4 robusti canini utili per dell'udito, entrambi ben svilup- 56 – 68 giorni e partorisce da 2 a
fermare ed uccidere le prede; i pati ed estremamente sensibili. I 5 piccoli, che sono inetti, ciechi
denti fermi (l'ultimo premolare padiglioni auricolari si orientano e pesano circa 110 g; il parto ha
superiore e il molare inferiore) automaticamente verso la sor- luogo in aprile–maggio in una
s o n o s itu a ti n e lla po s iz io ne gente sonora, permettendo all'a- delle svariate tane, situate nel
migliore per sfruttare la forza dei nimale di localizzarla facilmente territorio della femmina. I picco-
muscoli masseteri e costituisco- e velocemente. L'occhio è dotato li vengono allattati per circa 1
no un ottimo apparato per taglia- non solo di una grande sensibi- mese e si rendono indipendenti
re la carne. La lingua presenta lità visiva (la sensibilità alla luce intorno al terzo mese d'età. A 9 –
numerose papille cornee rivolte dei Felidi è all'incirca 6 volte 10 mesi sono sessualmente matu-
all'indietro, che hanno la funzio- superiore a quella dell'uomo), ma ri, ma il completo sviluppo viene
ne (coadiuvate dagli incisivi) di possiede anche la capacità di raggiunto intorno al terzo anno
permettere il completo spolpa- adattarsi rapidamente al buio, di vita. La durata della vita allo
mento delle ossa delle prede, nonché uno strato di cellule spe- stato selvatico si aggira intorno
agendo a mo' di lima. Oltre ai ciali (tapetum lucidum), che per- ai 12 – 15 anni.
canini i Gatti selvatici, come tutti mette un'ottimale utilizzazione di I n S a r de g na il G at to f ul vo
i Felini, possiedono altre armi di piccole quantità di luce. Un altro a du lto h a p oc hi p re da tor i; in
d i f e s a – o ffesa; infatti, diversa- interessante adattamento, molto grado di catturano sono solo i
m e nte da q ua nt o a v vie ne ne i utile ad un predatore crepuscolare grossi uccelli rapaci, mentre la
Canidi, gli artigli non si sono e nottur no, è cos tituito dalle Volpe evita di scontrarsi con lui.
evoluti per ottenere una miglior vibrisse che stanno sul muso e dai La predazione è invece molto più
adesione al terreno durante la peli che si trovano ai di sopra elevata nel caso dei piccoli da
corsa, ma si sono specializzati in degli occhi: essi hanno infatti una parte della Martora e soprattutto
m o do ta le d a co s tit uir e u na grande importanza come recettori della Donnola, che sono in grado
seconda efficacissima arma. Di tattili durante gli spostamenti not- di penetrare nelle tane dei Gatti e
forma falciforme ed assai acumi- turni e la ricerca del cibo. di cibarsi dell'intera cucciolata.
n ati, s ono se mp re pr ote tti da Le sostanze chimiche secrete Il Gatto fulvo è poco comune

184
161. I Gatti selvatici raramente cacciano sugli
alberi; in genere salgono sui rami solo per dor-
mire al sole o per catturare all'agguato le prede,
che casualmente passano sotto il loro apposta-
mento.

185
in Sardegna e per giunta minac- esplicito. Il Decreto relativo al 162. Avvistata una possibile preda, il Gatto
ci a to d al l'a lt er a z io ne de g li calendario venatorio stabilisce fulvo inizialmente avanza veloce in posizione
abbassata e quindi, dopo essersi sufficientemen-
am b ie nt i in c ui vi ve e da g li una ammenda amministrativa di te avvicinato, procede lento ventre a terra fino al
in ce n di ; p e r q ue s ti m ot iv i l a lire 2.500.000 per ogni esempla- punto dal quale può spiccare il balzo finale.
legge regionale n. 32 del 28 apri- re ucciso, catturato, venduto o
le 1978 non lo considera selvag- illegalmente detenuto.
gina ed anzi lo protegge in modo

163. Oltre a possedere una grande sensibilità


visiva, l'occhio dei Gatti è in grado di adattarsi
molto bene alla luce ed al buio, grazie alla gran-
de dilatabilità della pupilla.

186
Foca monaca lità di espandersi al di fuori di questi
areali favorevoli (a causa di barriere
ecologiche come la distanza fra le
coste, la temperatura dell'acqua, le
correnti marine etc.) e dalla conse-
guente mancanza di contatti fra le
diverse colonie.
È ovvio che eventuali influenze
antropiche negative, innestandosi su
questo lentissimo processo d'estin-
zione, possono accelerano per con-
durlo in breve tempo alle sue estre-
me conseguenze. È quanto sta avve-
nendo in Sardegna, dove la Foca
monaca era un tempo abbastanza
frequente e conosciuta dalle popola-
164. Areale mediterraneo di Foca monaca
zioni rivierasche.
(Monachus monachus). Esemplari isoltati o in piccoli
• Aree di presenza permanente. gruppi (2 o 3) si incontrano tuttora,
• Aree italiane di frequente avvistamento.0 occasionalmente, soprattutto nei
mari delle coste orientali sarde, ma
mancano già da molti anni avvista-
menti di un branco stabile o notizie
La Foca monaca ci appare oggi sulla nascita regolare di piccoli.
come un relitto faunistico che, Attualmente si ritiene che in Sarde-
sopravvissuto all'ultima glaciazione, gna vivano 5 (forse 10) Foche
è ormai probabilmente avviato, sep- monache; se però si considera che il
pure molto lentamente, all'estinzio- numero minimo di individui di un
ne per cause indipendenti dalla azio- branco, necessario per sostituire i
ne più o meno negativa dell'uomo. morti con i nuovi nati, è stimato sui
Si tratta infatti di una specie che, nel 15 esemplari (di cui 10 – 12 femmi-
corso della sua evoluzione, ha rag- ne), si capirà come, senza immediati
giunto un grado molto elevato di ed appropriati interventi dell'uomo,
specializzazione ed ha, di conse- non ci sia in Sardegna alcun futuro
guenza, perso in plasticità evolutiva, per questa specie.
risultando perciò meno capace di In passato si potevano ammirare
adattarsi al mutamento delle condi- le Foche, saltuariamente o regolar-
zioni ambientali. Davanti ai cambia- mente secondo i luoghi, in prossi-
menti relativamente bruschi, avve- mità di tutte le coste: da Capo
nuti durante le vicende glaciali del Comino a Punta Falcone, da Capo
Quaternario, una simile specie pote- Caccia a Capo Teulada, dal Golfo
va sopravvivere solo in quelle aree degli Angeli a quello di Orosei e
dove le condizioni ambientali risul- nelle isole circostanti, come Asina-
tavano particolarmente favorevoli. ra, Tavolara, S.Pietro, Serpentara
Ecco perché la Foca monaca presen- etc. Ma la zona più importante per
ta una geonemia frazionata in tante la Foca monaca era quella compresa
piccole colonie sparse qua e là nel fra Cala Gonone e Capo Monte
Mediterraneo ed anche, in minor Santo perché ricca di numerose
misura, nell'Atlantico. Alla luce di spiaggette dove approdare, spesso
una simile distribuzione, si può del tutto inaccessibili da terra, e di
affermare che la vitalità della specie una miriade di grotte naturali nelle
risulta pregiudicata dall'impossibi- quali rifugiarsi. Anche un animale

187
ben adattato all'ambiente acquatico, per utilizzare la loro pelle al fine di
come è appunto la Foca monaca che fare calzature e per produrre olio dal
può stare per mesi in mare senza grasso. La caccia incontrollata veni-
mai tornare sulla terraferma, è va praticata con fucili, arpioni e
costretto prima o poi a farlo per par- bastoni: le Foche, sorprese all'in-
torire ed allattare i piccoli. gresso delle grotte o sulle spiagget-
Oggi questa parte di costa, estre- te, morivano a decine. Tutto ciò è
mo rifugio della Foca, è una delle durato fino agli anni Sessanta mal-
località turisticamente più rinomate grado le leggi protettive e il risarci-
della Sardegna dopo la Costa Sme- mento disposto dalla Regione sarda
ralda. Durante l'estate vi affluiscono per i pescatori danneggiati dal Pin-
decine di migliaia di persone e un nipede.
numero enorme di imbarcazioni da Tutte queste cause hanno contri-
diporto: nei mesi estivi non vi è più buito a ridurre la consistenza nume-
nemmeno una spiaggia, per quanto rica della specie ad un massimo di
piccola e remota, nella quale non 10 – 15 esemplari in tutta la Sarde-
arrivi qualche turista chiassoso ed gna nel 1974. In queste condizioni
invadente. Gli ultimi esemplari di subentrano poi, ai perduranti inter-
Foca monaca, dunque, non riescono venti antropici, anche fattori biolo-
più a trovare spiagge libere e tran- gici che accelerano il processo d'e-
quille dove riposare, partorire ed stinzione. Essendo infatti gli indivi-
allattare i piccoli, nati ad agosto e a dui della colonia in piccolo numero,
settembre, e dove esporli alla luce gli accoppiamenti fra consanguinei
del sole onde evitare pericolosi diventano molto frequenti e, di con-
fenomeni di rachitismo. Essi fini- seguenza, aumentano gli esemplari
scono, pertanto, per passare forzata- tarati. Poiché in condizioni di scarsa
mente la maggior parte dell'estate in densità demografica questi non
mare o nascosti nelle parti più devono competere con individui
profonde di scomode caverne, sani, non vengono eliminati dalla
essendo stati scacciati dall'invaden- selezione naturale e riescono a
za umana anche dalla rinomata riprodursi: aumentano così gli aborti
Grotta del Bue Marino presso Cala e i piccoli tarati, come attestano
Gonone. diversi ritrovamenti di feti e di cuc-
L'irrazionale valorizzazione turi- cioli morti, avvenuti negli anni Set-
stica della costa del Golfo di Orosei, tanta. A tutto ciò si devono aggiun-
il notevole sviluppo della motonau- gere, come precedentemente accen-
tica da diporto e la conseguente pre- nato, i danni derivanti dalla forzata
senza umana, indiscriminata su tutto permanenza in grotta e in mare che
questo litorale, sono però solo alcu- fanno aumentare la frequenza delle
ni motivi dell'estrema rarefazione malattie reumatiche e del rachitismo
della Foca monaca in Sardegna. nei piccoli.
Bisogna, infatti, aggiungere che, se All'imminente totale estinzione
negli anni Settanta questo Pinnipede pare invece non abbia contribuito
era ormai limitato solo a questa una supposta minor disponibilità ali-
parte della costa sarda, la causa è da mentare perché gli esemplari avvi-
attribursi alla caccia folle ed incon- stati negli anni passati non appariva-
trollata che ne aveva ridotto drasti- no denutriti. Forse la Foca monaca
camente il numero: i pescatori lo potrebbe ancora essere salvata in
uccidevano perché lo ritenevano Sardegna, impedendo al turismo
colpevole di rompere le reti per indisciplinato ed invadente l'accesso
appropriarsi del pesce ivi contenuto a un certo numero di spiagge e grot-
ed i pastori ne praticavano la caccia te, ancora frequentate dal Pinnipede.

188
165. Foca monaca (Monachus monachus).
Addio? (Disegno: Carlo Erminio).

189
A questo proposito si può citare il della Foca: in molti paesi della Sar-
caso della Foca monaca dell'isola di degna, ad esempio, si credeva che
Layson (M. schauinslandi) che, una cintura di pelle di questo Pinni-
posta sotto rigida e severa protezio- pede fosse un ottimo rimedio per
ne, ha aumentato la propria consi- guarire dalle malattie renali, dai reu-
stenza numerica dai 150 capi del matismi e dal mal di ventre; si rite-
1956 ai 1300 odierni. neva inoltre che tali cinture avessero
Da tempo è stato avanzato un pro- anche il potere di facilitare alle
getto per reintrodurre, nei mari donne il travaglio del parto e si dice-
sardi, un certo numero di esemplari va che a questo scopo erano molto
di Foca monaca, importati da loca- efficaci le cinture fatte con la pelle
lità del Mediterraneo dove ancora dei feti trovati nel ventre delle fem-
questo Focide vive; un simile ed mine uccise. Un'altra credenza,
auspicabile piano non ha, però, riscontrabile in molte località mari-
alcuna possibilità di riuscita, se ne della Sardegna e per fortuna non
prima non si istituiscono aree rigo- dannosa per la Foca, era quella che
rosamente protette ed atte ad acco- si riferiva al lampeggiare estivo, che
gliere gli animali. A questo proposi- specie in settembre si scorge all'o-
to è da considerarsi lodevole, seppu- rizzonte del mare: si credeva che tali
re tardivo, il Decreto dell'estate del bagliori fossero prodotti dalla Foca
1987 col quale il Ministro della quando solleva la testa dal mare. Al
Marina Mercantile ha proibito la sud si diceva "Est su Bòi marìnu (E
navigazione, l'approdo e la pesca nel il Bue marino)". Questa credenza
tratto di mare fra Cala Luna e Capo era forse collegata al fatto che la
Monte Santo. Il provvedimento, Foca spesso emerge all'improvviso
chiaramente lacunoso perché lesivo dall'acqua per rientrarvi poi fulmi-
dello sviluppo turistico dei Comuni neamente, dando l'idea del balenare
interessati, va tuttavia giudicato dei lampi.
positivamente in quanto ha risve- Le notevoli dimensioni della Foca
gliato le amministrazioni comunali monaca han fatto sì che in Sardegna
della zona da un vero e proprio venisse identificata come un Bue di
l e t a rgo ecologico (accesso libero mare ed è perciò denominata: Vàcca
dappertutto, alberi sfregiati e taglia- manna (Porto Torres), Bòe marìnu
ti, grotte saccheggiate da turisti (Logudoro, Baronie, Mandrolisai),
incoscienti, caccia subacquea incon- Fòe marìnu (Benetutti), òe marinu
trollata, dilagare dei rifiuti etc.). (Logudoro settentrionale, Baronie,
Il Decreto ministeriale (attual- M a rghine, Ogliastra), Vòe marìnu
mente non più in vigore) costituisce (Siniscola, Baronie), Bòi marìnu
perciò un punto di partenza per arri- (Cagliari, Campidano, Parteolla,
vare a un'efficace protezione della Ogliastra, Oristanese, Marmilla),
flora e della fauna della zona (com- Bòiu marìnu (Tempio, Gallura), Bòi
presa la Foca monaca eventualmen- 'e màri (Campidano, Parteolla), Bòu
te reintrodotta), nel rispetto delle o Bòve marì (Alghero), Vàha de
aspettative di sviluppo turistico mòdde (Barbagia Ollolai), Bitèllu
delle popolazioni locali. Al "tutto marìnu (Logudoro, Marg h i n e ) ,
permesso" deve cioè subentrare un Vitèddu manìnu (Settentrione),
turismo meno chiassoso e invaden- Vitèllu marìnu (Oristano, Campida-
te, più controllato e maturo, che sia no, Sulcis–Iglesiente), Bìggiu marì-
in definitiva tollerabile dagli ecosi- nu (Logudoro), Vìggiu marinu
stemi marini e terrestri del luogo. (Porto Torres), Vrìcu 'e màre (Bar-
Anche alcune credenze hanno bagia Ollolai), Icru marìnu (Nuore-
contribuito all'imminente estinzione se), !gru marìnu (Nule), Igu marìnu

190
(Busachi), Bìcru marìnu (Bitti, Oro- pinne, sono volti all'indietro e, poi-
sei), Bèllu marìnu (Cabras), Ecciu ché non possono essere piegati sotto
marìnu (Ogliastra), Vècchiu marìnu il corpo, sono inutilizzabili per la
(Gallura), Bìgu marìnu, Bigumàrras, locomozione terrestre. Sulla terra,
Vigumàrras, Crigumàrras, Culumàr- dunque, la Foca monaca si muove
rue, Irgumàrras (in altre località). con fatica, procedendo a salti sul
Questi termini sono poi stati utiliz- ventre ed eseguendo anche dei
zati anche per indicare l'improvviso movimenti ondulatori: le sue orme
lampeggiare in assenza di pioggia, sono facilmente riconoscibili sulla
tipico di fine estate, per l'identifica- sabbia perché, a fianco di un largo
zione della Foca col fulmine estivo solco centrale scavato dal ventre e
di cui si è precedentemente detto. A dagli arti posteriori, si possono nota-
Sassari, nell'Ogliastra e a Carloforte re le impronte degli arti anteriori col
si usa il termine Fòca. segno delle cinque unghie. Quando
La Foca monaca è specie monoti- l'animale entra in acqua, però, quel-
pica, distribuita con circa 500 esem- le stesse pinne posteriori che gli ren-
plari, principalmente nel Mediterra- dono difficile il movimento sulla
neo: Baleari, Corsica (da dove risul- terraferma, diventano uno strumento
ta scomparsa all'incirca nella secon- perfetto per il nuoto, che gli consen-
da metà degli anni Settanta), Sarde- te di muoversi velocemente ed
gna, Adriatico Sud–orientale, coste aggraziatamente nell'elemento liqui-
del Nord–Africa e della Siria, Cipro, do e di cambiare direzione quando
Mar Egeo e Mar Nero. E presente lo desidera. Durante il nuoto il tron-
anche nell'Oceano Atlantico cen- co compie movimenti laterali e le
tro–orientale, nelle coste del Rio de pinne posteriori funzionano come la
Oro, a Madera e nelle Canarie. In coda di un pesce; sono possibili
Italia l'ultima colonia stabile era flessioni sia sul piano orizzontale
quella del Golfo di Orosei in Sarde- che verticale. Le pinne anteriori
gna, che faceva capo alla Grotta del hanno funzione di pagaie, utili per le
Bue Marino, alla Grotta del Fico e a evoluzioni nell'acqua, ma durante il
una cavità naturale presso Capo nuoto veloce vengono tenute ferme
Monte Santo. ed aderenti al corpo.
La Foca monaca presenta una Altri interessanti adattamenti si
colorazione variabile dal grigio riscontrano nelle narici che possono
bruno al bruno opaco con ventre essere chiuse sott'acqua da partico-
biancastro. Le femmine e i giovani lari muscoli e negli occhi che posso-
sono in genere di colore più chiaro no vedere bene anche nell'elemento
rispetto ai maschi. liquido grazie alla membrana nitti-
L'anatomia di questo Focide, tante; poiché la luce penetra nel
come d'altronde quella di tutti gli mare per poche decine di metri, gli
altri appartenenti alla famiglia, è occhi delle Foche sono dotati di
meravigliosamente adattata alla vita pupille dilatabilissime, che consen-
acquatica. Il corpo è affusolato ed tono una buona visione nella
idrodinamico, essendo scomparse penombra. Le Foche possono scen-
tutte le sporgenze (ad esempio i dere a notevoli profondità e resistere
padiglioni auricolari); perfino i per alcune decine di minuti sott'ac-
capezzoli e i testicoli risultano qua senza risentirne. In simili condi-
nascosti sotto il pannicolo adiposo, zioni un animale deve risolvere i
che è uno strato di grasso sottocuta- problemi che derivano dalla pressio-
neo avente funzioni termoregolatri- ne, dal conseguente rischio delle
ci. embolie e dalla mancanza d'ossige-
Gli arti posteriori, trasformati in no. Nell'aria, che respiriamo, esiste

191
166. Le narici della Foca monaca sono dotate di
muscoli molto elastici che ne permettono l'aper-
tura e la chiusura secondo le necessità e sono
disposte all'incirca sullo stesso piano degli
occhi. Quest'ultimo adattamento permette di
controllare l'ambiente circostante esponendo la
minima parte possibile del proprio corpo alla
vista dei predatori e dell'uomo.

una grande percentuale d'azoto parti del corpo. In un altro Mammi-


(circa il 76%), un gas del tutto inno- fero il sangue così trattenuto nei
cuo in condizioni normali. Quando vasi finirebbe presto per coagulare:
ci si sottopone sott'acqua (o anche nelle Foche ciò non avviene grazie a
fuori) a pressioni elevate, una mag- particolari sostanze presenti nel san-
gior quantità d'azoto si scioglie nel gue e aventi la funzione di ritardar-
sangue senza, comunque, determi- ne la coagulazione. Un altro proble-
nare inconvenienti di sorta; se, però, ma che deriva dalla scarsità d'ossi-
in un breve arco di tempo si dimi- geno è quello del rifornimento ener-
nuisce la pressione risalendo veloce- getico delle masse muscolari. L'e-
mente in superficie, l'azoto contenu- nergia per muovere i muscoli viene
to nel sangue ritorna allo stato gas- normalmente ottenuta dagli animali
soso, formando bolle nei vasi san- (ed anche dalle piante) mediante la
guigni (emboli), che possono deter- demolizione di zuccheri (glucosio) o
minare paralisi temporanee o per- di grassi, che avviene in particolari
manenti ed anche la morte. Le organuli delle singole cellule, chia-
Foche hanno risolto questo proble- mati mitocondri. La demolizione di
ma vuotando i polmoni prima di queste sostanze ha luogo in due
immergersi ed impedendo così all'a- tappe: una che prescinde dall'ossige-
zoto di sciogliersi nel sangue a no e che permette di produrre ener-
causa delle alte pressioni. gia ed acido lattico, l'altra che opera
Così facendo si evita l'embolia, la completa trasformazione dell'aci-
ma si rinuncia ad una certa quantità do lattico in anidride carbonica,
d'ossigeno. Le Foche fanno bastare acqua ed energia grazie all'ossigeno,
quel poco ossigeno che hanno gra- portato alle cellule tramite gli appa-
zie a particolari adattamenti, che rati respiratorio e circolatorio.
permettono loro di ridurre l'attività Quando si compie uno sforzo inten-
del cuore e di irrorare solo il cervel- so e prolungato si va in debito d'os-
lo, chiudendo le arterie grandi e pic- sigeno e il processo di demolizione
cole che portano il sangue alle altre degli zuccheri e dei grassi si arresta

192
167. Così tranquilla si presentava Cala Luna rispetto dell'ambiente naturale possono coesiste-
alcune decine di anni or sono! Oggi questa re, se si raggiunge un giusto equilibrio fra le
splendida zona è invasa da barche di ogni gene- due necessità, e che la conservazione dell'inte-
re, mentre gruppi di turisti chiassosi, invadenti e grità dei luoghi è in genere fonte di una costante
indisciplinati si dirigono per ogni dove, con attrattiva turistica. È pertanto compito e dovere
punte massime che purtroppo coincidono col degli amministratori far sì che le aspettative
periodo in cui le Foche allevano il loro unico delle popolazioni si realizzino con la piena sal-
piccolo. Numerose esperienze compiute in altri vaguardia ambientale delle zone interessate.
paesi hanno dimostrato che sviluppo turistico e

193
all'acido lattico, che aumenta sem- de energia per il possesso delle fem-
pre di più la propria concentrazione mine, rimanendo talora feriti o ucci-
all'interno delle cellule. È proprio si. Gli accoppiamenti hanno luogo
l'acido lattico il responsabile dell'af- da maggio a novembre (in Sardegna
faticamento e dell'indolenzimento avvenivano soprattutto in luglio ed
muscolare. Ebbene un meraviglioso agosto) e pare si verifichino sott'ac-
adattamento biochimico rende le qua e non sulla terraferma. La gesta-
Foche molto più tolleranti verso l'a- zione dura ben 11 mesi perché l'uo-
cido lattico e l'anidride carbonica di vo fecondato rimane a lungo libero
qualsiasi altro Mammifero terrestre. nell'utero prima di fissarvisi: sembra
Ecco perché questi animali riescono che quest'adattamento abbia la fun-
a stare più di mezz'ora sott'acqua zione di sincronizzare le nascite e di
senza alcuno sforzo: traggono l'e- far coincidere il più possibile il
n e rgia per muovere i muscoli dal periodo del parto con quello dell'ac-
processo di respirazione anaerobico coppiamento. Viene partorito un
e, ritornate in superficie, smaltisco- solo piccolo, pare ogni due anni,
no l'eccesso di acido lattico, accu- generalmente nel periodo compreso
mulato in immersione, riprendendo fra agosto e settembre. I parti hanno
a respirare e quindi rifornendo nuo- luogo sulla terraferma: si ritiene che
vamente le cellule d'ossigeno. originariamente venissero usate a
La Foca monaca frequenta isole, questo scopo principalmente le
isolotti, coste rocciose e sabbiose ed spiaggette isolate e che, solo a causa
entrate di caverne invase dall'alta dell'influenza umana, vengano oggi
marea. Non è un animale cavernico- spesso preferite le grotte e gli
lo: nelle grotte è stato spinto più che anfratti con spiagge e rocce, rag-
altro dall'azione di disturbo umana. giungibili senza immersione.
In condizioni di normale popola- I giovani, che alla nascita misura-
mento non ha tendenza a vivere no circa i m di lunghezza e pesano
solitaria o in piccoli gruppi familia- intorno ai 20 kg, sono ricoperti da
ri, main colonie. Non è un animale un soffice mantello molto scuro, che
migratore, anche se Foche isolate o viene mutato dopo circa sei settima-
in piccoli gruppi sono state avvistate ne. A differenza di quanto accade in
in prossimità delle coste di molte altre specie di Carnivori, i piccoli
località del Mediterraneo; ama stare nascono abbastanza sviluppati e,
sempre nella stessa zona, se non istruiti dalla madre, riescono a nuo-
viene disturbato. La Foca monaca è tare già a 15 giorni d'età. L'allatta-
un animale tendenzialmente diurno, mento dura da 2 a 6 settimane e pare
ma gli ultimi esemplari sardi prefe- che i giovani possano stare con la
riscono andare in mare di notte e madre fino a 3 anni. La mortalità dei
stare in grotta di giorno; ciò è da piccoli è assai elevata (intorno al
mettere in relazione col desiderio di 60%) e in genere solo il 20% rag-
evitare l'uomo. Queste Foche d'in- giunge la maturità sessuale verso il
verno passano più tempo rifugiate quarto anno di vita. Questa dura
nelle grotte che d'estate perché la circa 14 anni.
specie, contrariamente ad alcune La Foca monaca è capace di dor-
credenze del passato che la voleva- mire sott'acqua, adagiata sul fondo
no amante delle tempeste e del mare ad una profondità in cui le acque
agitato, in genere, preferisce andare sono calme; senza svegliarsi, si
in acqua quando il tempo è buono e porta di tanto in tanto in superficie,
la temperatura mite. coll'aiuto delle pinne anteriori, per
Durante il periodo riproduttivo i respirare: è stata registrata un'alter-
maschi lottano fra di loro con gran- nanza di 2 minuti d'aria per 20

194
168. Rispetto ai Carnivori terrestri, il cranio
della Foca monaca presenta un minor sviluppo
dei muscoli masticatori e una dentatura caratte-
rizzata dalla forma canina degli incisivi e dalla
presenza di punte nei premolari e nei molari. Si
tratta di adattamenti che le Foche hanno conse-
guito nel corso della loro evoluzione allo scopo
di catturare sott'acqua prede guizzanti, come i
pesci, che vanno trattenute coi denti e deglutite
senza essere masticate.

minuti sott'acqua. Si nutre soprattut- va parte dell'acqua necessaria dal


to di pesci, molluschi e crostacei. corpo delle prede di cui si nutre e
Localizza le prede grazie all'ottima dai processi metabolici di demoli-
vista perfettamente adattata alla zione dei grassi. Quasi certamente,
penombra; spesso le Foche nuotano però, questi due sistemi da soli non
sul dorso in prossimità del fondo e basterebbero ed è molto probabile,
catturano le prede dal basso verso anche se non ancora accertato per
l'alto dopo averle localizzate in con- mancanza di studi in merito, che,
troluce: è stato accertato che a que- come molti uccelli marini, anche le
sto scopo basta anche la fioca luce Foche siano in grado di bere acqua
delle stelle. Si servono pure delle marina e di eliminare i sali in ecces-
vibrisse, ma solo quando cacciano so attraverso le ghiandole lacrimali.
sul fondo o vicino alla costa perché A sostegno di questa ipotesi c'è l'ab-
queste sono del tutto inutili in mare bondante lacrimazione che scorre
aperto. Nello stomaco dei Pinnipedi sul viso delle Foche, bagnando il
si rinviene spesso della ghiaia; la pelame attorno e sotto gli occhi.
sua funzione pare sia quella di sup- La Foca monaca può occasional-
plire alla mancata masticazione mente cadere vittima di squali e di
delle prede, che infatti vengono orche, dai quali trova scampo a riva,
deglutite intere, ed anche di evitare dove però incontra l'uomo. Come
l'atrofia dello stomaco nei casi di dire: dalla padella nella brace!
lungo digiuno (periodo dopo il La Foca monaca è protetta dalla
parto). legge n. 503 del 5 agosto 1981 e
Un altro problema che un animale dalla legge regionale n. 32 del 28
marino deve risolvere è quello del- aprile 1978; il calendario venatorio
l'approvvigionamento d'acqua non la considera selvaggina e preve-
dolce; la Foca ha la possibilità di de per i trasgressori una sanzione
procurarsela sulla terraferma, ma amministrativa di lire 15.000.000
come può sopravvivere per mesi in per ogni esemplare catturato, ucciso,
mare senza bere? Sicuramente rica- venduto o illegalmente detenuto.

195
Lagomorfi

Per molto tempo i Leporidi e gli


Ocotonidi sono stati inclusi nell'or-
dine dei Roditori per le notevoli
rassomiglianze esistenti fra questi
due gruppi di Mammiferi. Molte
sono, in effetti, le affinità; entrambi
hanno un piccolo cervello che non
arriva a coprire il cervelletto, l'inte-
stino cieco molto sviluppato, la
placenta emo–endoteliale, una
tromba uterina per lato, identiche
abitudini alimentari, gli incisivi
particolarmente sviluppati per
rodere sostanze vegetali e la cavità
boccale divisa in due parti.
Tuttavia da un approfondito
esame risultano evidenti anche
numerose e notevoli diff e r e n z e :
Lepri e Conigli hanno due paia di
incisivi nella mascella superiore,
disposti l'uno dietro l'altro, mentre i
Roditori ne hanno solo un paio; gli
incisivi dei primi sono inoltre smal-
tati sia anteriormente che posterior-
mente, al contrario di quanto avvie-
ne nei secondi che presentano lo
smalto solo sulla parte anteriore;
nel masticare i Roditori muovono
la mascella inferiore avanti e indie-
tro, mentre Ocotonidi e Leporidi la Per tutti questi motivi molti 169. Poiché Roditori e Lagomorfi occupano nic-
muovono su un piano orizzontale naturalisti hanno ritenuto più chie ecologiche simili, nel corso della loro evo-
da sinistra a destra e viceversa, il luzione hanno anche sviluppato numerosi adat-
opportuno classificare Leporidi ed tamenti dello stesso tipo. Sulla base di queste
che comporta una differente struttu- Ocotonidi in un ordine che li separi somiglianze, in passato, Lepri, Conigli, Topi,
ra dei muscoli masticatori, i masse- da Ratti, Topi, Scoiattoli e Ghiri: Ratti, Ghiri etc. venivano riuniti in un unico
teri; le due ossa che compongono la quello dei Lagomorfi. Questa ten- ordine: quello dei Roditori. Il successivo svilup-
mandibola, inoltre, si presentano denza è oggi la più accreditata po delle tecniche sierologiche ha invece per-
messo di stabilire che Lepri e Conigli sono in
saldate, mentre nei Roditori posso- anche perché è in perfetto accordo realtà assai più vicini agli Artiodattili, per cui
no muoversi indipendentemente con le prove sierologiche e paleon- attualmente vengono classificati in un ordine a
l'una dall'altra. Altre diff e r e n z e tologiche. Dalle analisi sierologi- sé, quello dei Lagomorfi. La differenza più evi-
risiedono nel pene, che Conigli e che, molto importanti per eviden- dente fra i due gruppi è costituita dal fatto che i
Lepri hanno privo di osso, e nei Lagomorfi hanno due incisivi superiori per lato,
ziare affinità evolutive, risulta disposti uno dietro l'altro (1. Cranio di Lepre),
testicoli, situati davanti al pene infatti che i Lagomorfi sono più mentre i Roditori ne possiedono solo uno per
anziché dietro come nei Roditori. vicini agli Ungulati Artiodattili che lato (2. Cranio di Quercino).

196
ai Roditori. I ritrovamenti fossili 4 disposti a coppie gli uni davanti
escludono poi una parentela fra i agli altri; mentre i due anteriori
due gruppi perché il Roditore più sono molto sviluppati, i due poste-
antico conosciuto, Paramys del riori si presentano assai più piccoli
Paleocene superiore nordamerica- ed hanno forma di chiodo. Si ritie-
no, era assai diverso nella struttura ne che la loro funzione sia quella
del cranio e dei denti da Eurymy- di sostenere e rinforzare gli incisivi
lus, un antenato dei Lagomorfi, anteriori, analogamente a come
vissuto nello stesso periodo in avviene fra il controferro e la lama
Asia; queste differenze sono tali da di una pialla da falegname. Gli
non poter essere spiegate se non incisivi anteriori superiori e quelli
ammettendo un'origine separata dei inferiori hanno forma di scalpello,
due gruppi. sono privi di radice, totalmente
In base alla struttura del cranio, smaltati e a crescita continua. Que-
dei denti e dell'osso della caviglia sti denti sono ben adattati per
si ritiene che Leporidi ed Ocotoni- rosicchiare anche le parti dure dei
di si siano evoluti da Insettivori del vegetali; se l'animale non può
Cretaceo, appartenenti al genere rodere, continuano a crescere e,
Pseudictops, ma non esistono dopo essersi curvati sul palato,
ancora prove fossili a sostegno di finiscono per ucciderlo. Nei picco-
questa ipotesi. li esistono anche altri due incisivi
Lagomorfi e Roditori costitui- superiori che però vengono persi
scono, dunque, un interessante, ma qualche tempo dopo la nascita.
non unico, caso di converg e n z a Mancano i canini e perciò fra
evolutiva: i due gruppi animali incisivi e premolari resta un ampio
infatti, pur filogeneticamente lonta- spazio, chiamato diastema, più svi-
ni, adattandosi e specializzandosi luppato superiormente che inferior-
per vivere in nicchie ecologiche mente. Nel diastema si insinua la
simili, hanno subito una pressione pelle nuda del labbro superiore,
selettiva analoga, che li ha portati che incontrandosi dietro gli incisi-
ad acquisire aspetto e abitudini vi, divide la cavità boccale in due
similari. parti. In quella anteriore ha luogo il
I Lagomorfi sono animali terre- rosicchiamento dei vegetali per
stri, plantigradi o semiplantigradi, mezzo degli incisivi e l'espulsione,
di piccole o medie dimensioni. Il attraverso il diastema, dei materiali
corpo è tutto ricoperto da un'ab- più duri e resistenti. La parte com-
bondante pelliccia, ad eccezione mestibile del cibo è quindi convo-
della regione ano–genitale; sono gliata nella cavità interna della
presenti le vibrisse sia nelle bocca, dove viene triturata dai pre-
sopracciglia che nei mustacchi. La molari e dai molari (anch'essi privi
coda è ridotta o assente, le zampe di radice e a crescita continua), che
posteriori sono molto sviluppate funzionano come macine.
nel senso della lunghezza risultan- L'apparato digerente è caratteriz-
do ben adattate al salto, la pianta zato dal grande sviluppo dell'inte-
dei piedi è ricoperta di peli. Gli arti stino cieco che presenta due valvo-
presentano, in genere, 5 dita ante- le, una delle quali, regolando il
riormente e 4 posteriormente, tutte passaggio del contenuto intestinale
fornite di unghie. nel colon, può provocare la stasi
La caratteristica principale di degli alimenti nel cieco. Questo
quest'ordine è, però, il grande svi- fatto favorisce l'opera di trasforma-
luppo degli incisivi superiori ed zione delle sostanze contenute nei
inferiori. I primi sono in numero di vegetali ingenti da parte della flora

197
170. I Leporidi procedono a salti di diversa lun-
ghezza grazie alla forza propulsiva degli arti
posteriori, all'uopo particolarmente sviluppati. Il
Coniglio è un discreto velocista, ma non ha
grande resistenza perché, in caso di pericolo,
può disporre di rifugi sotterranei verso i quali
correre rapidamente a nascondersi. La Lepre
invece, dovendo far molto assegnamento sulla
fuga per sottrarsi ai nemici, è dotata, oltre che di
velocità, anche di grande resistenza. Essa può
raggiungere in pochi secondi i 60 km/h e in
piena corsa i 70. 1) Coniglio che procede a
balzi; 2) Coniglio in fuga; 3) Lepre in fuga.

batterica intestinale. origine nell'intestino cieco ed è


I Leporidi presentano, inoltre, un generalmente emesso di notte.
particolare comportamento che Questo secondo tipo di escremento
prende il nome di ciecotrofismo, viene sempre ingerito dall'animale,
coprofagia o scatofagia fisiologica. che l'ha prodotto, senza nemmeno
Lepri e Conigli producono due tipi masticarlo: in questo modo una
di feci: uno normale simile a palli- parte degli alimenti passa due volte
ne secche e l'altro tondeggiante, nell'apparato digerente e di conse-
del diametro di 2 – 10 mm, molle, guenza può essere digerita in modo
umido e ricco di muco, che prende più completo, fornendo quindi una

198
171. 11 Coniglio, al pari di molti altri Leporidi, maggior quantità di sostanze nutri- funzione di apportare questa vita-
produce due differenti tipi di escrementi: le nor- tive. Si ritiene che il comportamen- mina. Si sa, inoltre, che i cuccioli
mali caccole tondeggianti e secche, che facil-
mente possono trovarsi in campagna, e numero- to descritto sia di vitale importanza lattanti di Lepre e di Coniglio inge-
si caccarelli molli, umidi e ricchi di muco. per i Leporidi nei periodi di care- riscono questo tipo di feci espulso
Durante il giorno il Coniglio si ciba di vegetali stia perché consente un miglior dalla madre per acquisire la flora
e, dopo 8 – 9 ore, emette dall'ano e subito rein- sfruttamento del poco cibo reperi- batterica intestinale ed è dimostrato
gerisce i caccarelli mucosi, prodotti nell'intesti-
no cieco. Questo duplice passaggio degli ali- bile: le feci umide, infatti, conten- che, se si impedisce ai piccoli di
menti nell'apparato digerente permette un gono una quantità doppia di protei- farlo, questi finiscono per morire
migliore utilizzo dei medesimi grazie al ricupe- ne e tripla di batteri rispetto agli perché senza i batteri non sono in
ro di sostanze utili o ad alto valore nutritivo escrementi normali; si ha dunque grado di trasformare la cellulosa e
(proteine, vitamina B1, fosforo etc.), contenute
nelle prime feci e liberate o prodotte dall'azione
un maggior apporto di aminoacidi di produrre vitamine.
batterica nell'intestino cieco. Un altro importan- derivanti dalle proteine e di gluco- Un'altra funzione di questo
te compito dei caccarelli mucosi è quello di sio, prodotto dalla trasformazione importante comportamento negli
reintrodurre un gran numero di batteri, che della cellulosa ad opera dei suddet- adulti potrebbe essere quella di
favoriscono la digestione degli altri alimenti ti microrganismi. Poiché questi reintrodurre nell'intestino una parte
presenti nello stomaco, dai quali si formano poi
le caccole. escrementi sono anche ricchi di dei batteri espulsi con le feci.
vitamina B1, prodotta nel cieco dai Il cervello presenta una struttura
batteri, il ciecotrofismo ha anche la primitiva, per cui le capacità psi-

199
chiche di questi animali non sono sono oggetto di caccia in ogni parte
particolarmente elevate. Il senso del mondo in cui vivono e la prima
più sviluppato è senz'altro quello specie è più apprezzata della
dell'udito, come dimostra il grande seconda. In determinate condizioni
sviluppo delle orecchie, che la ambientali, i Leporidi (soprattutto
maggior parte delle specie presen- il Coniglio) possono arrecare
ta. Gli occhi sono situati molto danno all'agricoltura sia attaccando
lateralmente e sono più grandi nei direttamente i vegetali e sia scon-
Leporidi che negli Ocotonidi. volgendo il terreno agrario (solo il
Il ritmo riproduttivo è, general- Coniglio).
mente, molto intenso a causa della In Sardegna i frequenti incendi
breve durata della gestazione, del- estivi, la degradazione degli
l'elevato numero di parti annuali e ambienti naturali e l'azione di cac-
della precocità sessuale. Fra i com- ciatori e bracconieri hanno fatto
portamenti sessuali sono stati diminuire la consistenza numerica
osservati persecuzione, parata, del Coniglio e della Lepre; tuttavia
carezze e getti d'urina. L'alto tasso queste due specie non corrono nes-
riproduttivo è collegato con la sun pericolo d'estinzione, come
mancanza di armi di difesa contro i invece avviene per altri rappresen-
predatori. I Lagomorfi, infatti, nel tanti della Mammalofauna sarda. I
corso della loro evoluzione, anzi- Lagomorfi sono presenti nell'Isola
ché sviluppare corna, denti o con 1 sola famiglia, quella dei
unghie atte ad offendere, si sono Leporidi, rappresentata da due spe-
affidati esclusivamente alla fuga e cie: il Coniglio selvatico e la Lepre
alla grande capacità riproduttiva, comune.
che permette di rimpiazzare facil-
mente le perdite: nei processi evo-
lutivi anche questa è una strategia
vincente perché ciò che conta non
è la sopravvivenza del singolo
individuo, ma quella della specie.
I Lagomorfi cadono vittima dei
Carnivori e di molti uccelli rapaci
e, proprio per la loro elevata proli-
ficità, costituiscono un insostituibi-
le anello nelle catene alimentari
perché sono uno dei più importanti
veicoli di trasporto delle sostanze
energetiche e plastiche dai vegetali
ai predatori.
Molti Lagomorfi conducono vita
sociale, altri vivono solitari; un
interessante comportamento a fun-
zione sia sociale che sessuale è il
tambureggiamento, che consiste
nel trasmettere segnali battendo le
zampe posteriori sul terreno.
Nell'economia umana solo il
Coniglio domestico, progenitore
del selvatico, è particolarmente
importante per la carne e la pellic-
cia. Lepre e Coniglio selvatico

200
Lepre comune alla bocca da una di queste gli ali-
menti, velocemente e grossolana-
mente ingenti, per sottoporli ad una
seconda e più approfondità mastica-
zione. Come chiunque può facil-
mente osservare dissezionando un
Coniglio o una Lepre, tutti i Lago-
morfi hanno invece lo stomaco
semplice e quindi non sono assolu-
tamente in grado di ruminare. La
credenza è probabilmente nata dal-
l'abitudine che i Leporidi hanno di
muovere sovente il naso e le labbra,
abitudine che ha indotto a ritenere,
in un'epoca molto remota, che a tali
movimenti partecipassero anche le
172. Areale europeo di lepre comune (Lepus
mascelle e che perciò l'animale
capensis). stesse ruminando. Non può certo
infine essere considerata ruminazio-
ne la coprofagia tipica di questi ani-
mali. In talune località della Sarde-
La Lepre viene facilmente rico- gna si crede che la pelle della Lepre
nosciuta dalle popolazioni sarde ed abbia proprietà medicamentose ed
è una preda più ambita e apprezzata in particolare che faccia guarire le
del Coniglio selvatico. In alcune gonfiature dei tumori. Generale è
località è diffusa l'opinione che il poi l'opinione che la zampa di
maschio partorisca un cucciolo Lepre o di Coniglio porti fortuna. In
all'anno e che quindi sia ermafrodi- tutta la Sardegna si crede che, se
to. Questa credenza è del tutto una gestante desidera un determina-
falsa; la Lepre o è maschio o è fem- to cibo, la si debba accontentare
mina e non può nemmeno cambiare altrimenti il nascituro presenterà su
sesso durante la vita: vive e muore qualche parte del corpo una caratte-
nelle condizioni sessuali con cui ristica del cibo bramato, cioè una
nasce. Probabilmente la particolare "voglia" (sa gàna). A questo propo-
conformazione dei genitali ditale sito nella Gallura si ritiene che i
specie (i testicoli sono intraddomi- bambini nati col labbro leporino
nali) ha spesso tratto in inganno, ad siano figli di donne che durante la
un esame superficiale, i non esperti gravidanza non sono riuscite a sod-
dando così origine a tale convinzio- disfare il desiderio di mangiare
ne. Un'altra credenza presente in carne di Lepre.
Sardegna è quella secondo la quale Sulla Lepre sono presenti nell'i-
Conigli e Lepri sarebbero ruminan- sola alcuni detti popolari; così si
ti; questa errata opinione, che trova dice:
avallo nella Bibbia, è oggi diffusa – per sottolineare che, malgrado la
da credenti di alcune religioni, i sua lentezza, la giustizia finisce per
quali interpretano le sacre scritture raggiungere il colpevole:
alla lettera ritenendo che in esse Su Re sìchit
non possano esservi errori. Viene su Lèppore a càrru.
definito ruminante, come vedremo Il Re raggiunge
meglio a proposito degli Artiodatti- la Lepre col carro. (Nuorese)
li, un animale che ha lo stomaco Su càrru sighit su Lèpere.
diviso in più cavità e che richiama Il carro raggiunge la Lepre.

201
(Nughedu S. Nicolò) Sa giustìscia Su càni pìsciat e su Lèpuri fùit.
tènet su Lèpere a càrru. La giustizia Il cane piscia e la Lepre fugge.
raggiunge la Lepre col carro. (Campidano)
(Logudoro) – per coloro che, cer- – per sottolineare che bisogna fare
cando di realizzare molte cose nello una cosa per volta:
stesso tempo, finiscono per non A càda Lèppore su càne.
farne bene neanche una: Chi sighit Ad ogni Lepre il cane.
dùos Lèperes, non nde sìghit (Orotelli)
manc'ùnu. Chi insegue due Lepri, – per consigliare prudenza per gli
non ne prende neanche una. (Logu- improvvisi freddi d'aprile:
doro) Chìe sìchit dùos lèppores no Aprìli tòrrat
'nde sìchit manc'ùnu. Chi insegue su Lèpuri a culli.
due Lepri non ne prende neanche In aprile torna
una. (Nuoro) Chini sìghit dùus la Lepre nella tana. (Campidano)
Lèpuris no ndi càssat nisciùnu. Chi – per coloro che non deviano mai
insegue due Lepri non ne prende da ciò che hanno deciso di fare e
nessuna. (Campidano) Chini sìghit proseguono imperterriti per la loro
mèdas Lèpuris no ndi càssat màncu strada:
ùnu. Chi insegue molte Lepri non Andàre chi su Lèpere.
ne prende neanche una. (Campida- Andare come la Lepre. (Logudoro)
no) Chi cùrridi mèdas Lèpuris, non – per una persona che ha scoperto
di càssa nùdda. Chi rincorre molte una cosa riservata:
Lepri, non prende nulla. (Trexenta) Bogài is Lèpuris a cùmpu.
Chini cùrridi dus Lèprisi, non di Ha stanato le Lepri nel campo.
sìghidi manc'ùnu. Chi rincorre due (Cagliari)
Lepri, non ne raggiunge manco una. In Sardegna la Lepre prende i
(Trexenta) Chi cùrridi dù' Lèpiris, seguenti nomi: Lèppere* (Logudo-
non ndi piga mancùnu. Chi rincorre ro, Padria, Planargia, Montiferru,
due Lepri, non ne prende neanche Marghine, Baronie, Barbagia Ollo-
una. (Marmilla e Arborea) – per lai, Valenza, Mandrolisai, Goceano,
coloro che, sapendoci fare, riescono Barigadu), Lèppore (Nuorese, Bar-
sempre a condurre facilmente in bagia Ollolai, Mandrolisai Baronie,
porto tutto ciò che intraprendono: Ogliastra, Ocier), Lèppori
Bogài de sa tàna su Lèpuri. (Campidano, Parteolla, Oristanese,
Togliere la Lepre dalla tana. (Cam- Orroli), Lèppuri (Campidano, Isili),
pidano) Lèppiri (Campidano, Villasimius,
Bogài de su culli su Lèpuri. Capoterra), Lèpparu (Tempio, Gal-
Togliere la Lepre dalla tana. (Cam- lura), Lèparu (Sassari), Lèperi (Ori-
pidano) stanese), Glièbra (Alghero) e Lève
Pigài su Lèpuri in culli. (Carloforte). A Sindia si usa come
Prendere la Lepre nella tana. (Cam- nome scherzoso della Lepre anche
pidano) il termine Brìncis. Il Leprotto viene
Stanài su Lèpuri de su culli. chiamato Mattacàna (Logudoro),
Stanare la Lepre dalla tana. (Meri- Isthraccagàni (Sassari), Lepparèddu
dione) ( Tempio, Gallura) e Cacciàppu,
– quando si scopre un mistero: Gacciàppu e Cacciapèddu (Campi-
Bogài is Lèpuris a càmpu. dano).
Togliere le Lepri in campo. (Campi- La Lepre si riconosce dal Coni-
dano) glio selvatico per le dimensioni
– per coloro che, indugiando su maggiori, per gli arti posteriori net-
cose secondarie, perdono di vista la tamente più sviluppati degli anterio- * Leppere, Leppori, Leppuri etc. vengono spes-
meta principale: ri e per le orecchie più lunghe della so scritti anche con una sola p.

202
173. Lepre comune (Lepus capensis mediterra- testa con l'estremità di colore scuro. effettuati da alcune associazioni di
neus). Località: Orroli. La maggior parte degli In Corsica e nella Penisola italia- caccitori con l'immissione di esem-
specialisti in biogeografia ritiene che la Lepre
sia stata importata in Sardegna dall'uomo, pro- na, oltreché nel Continente europeo, plari della ssp. europaeus; questa
babilmente in epoca posteriore al 11 secolo a.C. vive la specie Lepus europaeus, potrebbe infatti ibridarsi con la ssp.
perché alcuni scritti di Polibio sembrano esclu- caratterizzata dalle dimensioni mediterraneus, determinandone un
dere la sua presenza nell'Isola prima ditale data. maggiori e dal colore meno contra- grave scadimento genetico o addi-
(Foto: Franco Puddu e Maria Viarengo).
stato rispetto alla specie presente in rittura la scomparsa. La sottospecie
Sardegna, Lepus capensis. Una sarda è caratterizzata dall'avere la
recente revisione della sistematica colorazione della superficie interna
delle Lepri ha tuttavia portato ad degli arti non molto più chiara di
unificare le due specie prima accre- quella esterna e dalle piccole
ditate, per cui oggi si preferisce par- dimensioni: lunghezza delle orec-
lare di un'unica specie, Lepus chie 9,7 –11,4 cm, lunghezza del
capensis, di cui la Lepre europea piede posteriore 9,3 – 10,3 cm, peso
non sarebbe che una sottospecie. In i – 2,5 kg.
Sardegna vive una sottospecie La Lepre comune in Sardegna è
endemica L.c.mediterraneus, stata quasi certamente importata
Wa g n e r, 1841, la quale dovrebbe dall'uomo in epoca storica perché
essere protetta da parte delle com- mancano resti fossili quaternari e
petenti autorità, proibendo i ripopo- perché scritti, risalenti al II secolo
lamenti che, a più riprese, vengono a.C. (Polibio), documentano la sua

203
assenza dalla Corsica in quel perio-
do. Difficile è spiegare il motivo
della presenza in Corsica della ssp.
europaeus e in Sardegna della ssp.
endemica mediterraneus; forse le
due isole presentano differenti con-
dizioni ambientali per cui ciascuna
sottospecie nel suo habitat risulta
tanto competitiva da eliminare com-
pletamente l'altra.
Nell'Isola la Lepre si trova un po'
dappertutto ed è abbastanza fre-
quente, anche se meno comune del
Coniglio soprattutto nelle zone in
cui questo vive perché nella compe-
tizione fra le due specie è la Lepre
ad avere la peggio. Frequenta
ambienti steppici di pianura o di
collina, campi, vigneti, margini di
boschi e lagune; è meno comune in
alta montagna dove sale soprattutto
d'estate. Risulta avvantaggiata,
come d'altronde anche il Coniglio
selvatico, dai disboscamenti operati
dall'uomo per sfruttare i terreni a
scopo agricolo; non ama infatti le
fitte boscaglie e preferisce tenersi
sempre ai margini delle foreste o
nelle radure.
La Lepre non scava tane sotterra-
nee come il Coniglio, ma si accon-
tenta di un frugale giaciglio al ripa-
ro di qualche grosso masso o di un
cespuglio; questo rifugio è costitui-
to da una concavità poco profonda
del terreno, ben asciutta e scavata
usando le zampe anteriori o adat-
tando, modellandoli col corpo,
avvallamenti naturali del terreno. I
covi invernali risultano più profondi
di quelli estivi, probabilmente per- zona sgombra e visibile dal covo,
ché quest'animale è molto infastidi- che viene raggiunto con un gran
to dal vento; di solito la Lepre balzo. Questo comportamento, che
dispone di svariati covi all'interno sembra essere innato, ha la funzione
del suo territorio e sceglie di volta di far finire gli eventuali predatori,
174. La Lepre non costruisce tane sotterranee
in volta quello più idoneo, a secon- che seguissero le sue tracce, nella come il Coniglio, ma scava con gli arti anteriori
da delle condizioni metereologiche parte di terreno libera da cespugli concavità di circa 16 cm di larghezza, 34 di lun-
e soprattutto del vento. nelle vicinanze della tana, in modo ghezza e 12 di profondità. In genere questi rifu-
Nell'avvicinarsi alla tana, la cioè da risultare sempre ben visibili. gi sono situati alla base di alberi, cespugli o
grosse pietre, ma anche in mezzo ai campi, pur-
Lepre compie una serie di percorsi La distanza di fuga è di circa 3 me, ché dotati di una copertura erbacea sufficiente-
davanti al luogo prescelto in modo finché non viene superata, la Lepre mente alta per celare l'animale alla vista di
da lasciare tracce odorose in una preferisce sorvegliare il nemico e eventuali predatori.

204
175. Lepre comune (Lepus capensis mediterra-
neus). Località: Orroli. Quando percepisce qual-
che pericolo, la Lepre preferisce appiattirsi al
suolo e rimanere immobile confidando nel suo
mantello mimetico. In questa posizione tiene gli
arti posteriori sotto il corpo, la testa poggiata
sulle zampe anteriori e le orecchie e il pelo ade-
renti al corpo. Scappa solo quando l'eventuale
aggressore oltrepassa la distanza di fuga, che è
di circa 3 m. (Foto: Franco Puddu e Maria Via-
rengo).

rimanere immobile, appiattendosi al se l'olfatto e l'udito l'avvertono


suolo e fidando sul suo mantello dello scampato pericolo, rientra al
mimetico; in questa posizione mette covo di partenza seguendo la tattica
le zampe posteriori sotto il corpo, fatta di balzi e di percorsi elusivi di
quelle anteriori le distende per cui si è precedentemente parlato.
posarvi sopra la testa e tiene le lun- Si nutre di sostanze d'origine
ghe orecchie e il pelo perfettamente vegetale: erbe fresche e secche, cor-
aderenti al corpo. Se scovata, scap- tecce, radici, giovani virgulti di
pa con un gran balzo e, correndo a piante legnose, foglie, frutti caduti
scatti e a salti (lunghi fino a 2,5 m), al suolo, bacche, semi, ghiande e
può raggiungere la velocità di talora funghi e licheni costituiscono
60–70 km/h, grazie alla struttura la sua alimentazione. La Lepre beve
degli arti posteriori e alla loro forte poco perché la maggior parte del
muscolatura; la sottospecie sarda suo fabbisogno idrico è soddisfatto
pare che sia un po' meno veloce, dall'acqua presente nei vegetali
probabilmente in rapporto alle sue ingenti. Spesso, quando pascola fra
dimensioni minori. Nel fuggire, per le erbe alte, si rizza sulle zampe
confondere l'inseguitore, torna più posteriori e, tenendo la testa elevata
volte sul medesimo percorso e le orecchie tese, sta attenta a cap-
sovrapponendo così le tracce odoro- tare ogni minimo indizio di perico-
se e compie balzi laterali per inter- lo, utilizzando i sensi dell'udito e
romperne la continuità. Durante la dell'olfatto che ha particolarmente
fuga utilizza inoltre ogni riparo sviluppati. Gli occhi sono disposti
naturale per occultarsi alla vista del molto lateralmente per abbracciare
predatore e, se necessario, attraver- un ampio campo visivo e sono adat-
sa a nuoto corsi d'acqua o si rifugia tati a percepire soprattutto le forme
in tane scavate da altri animali. in movimento.
Quando arriva al confine del suo La Lepre comune ha abitudini
territorio, se non è inseguita molto solitarie e vive in un suo territorio
da vicino, tende a tornare indietro e, dal quale difficilmente si allontana;

205
all'interno di questo utilizza regolar- con le zampe, all'uopo impregnate
mente determinati sentieri, facil- con frequenti strofinii sulle guance
mente individuabili perché l'anima- stesse. Tali marcature olfattive
le provvede a tenerli sgombri reci- hanno la funzione di tenere lontani i
dendole piante all'altezza del suolo. conspecifici, informandoli del fatto
Trascorre le ore del giorno nascosta che il territorio in cui si trovano è
nel suo covo, riposando perché ha occupato, ma soprattutto servono
abitudini crepuscolari e notturne; di come segnali sessuali che facilitano
frequente si può però incontrarla al l'incontro dei due sessi. Il periodo
pascolo anche di giorno, nelle zone degli accoppiamenti va in genere da 176. La Lepre non è dotata di particolari armi di
difesa e, per sottrarsi ai predatori, fa affidamen-
dove non è perseguitata. Essendo gennaio a settembre, ma nelle zone to solo sul mimetismo e sulla fuga. Essendo il
un animale territoriale usa marcare calde può estendersi a tutto l'arco colore della sua pelliccia assai simile a quello
la sua zona d'influenza col secreto dell'anno. La specie è poligama; dei terreni in cui vive, quando è in pericolo,
molto odoroso di particolari ghian- durante la ricerca della femmina i tende a restare immobile, nascosta fra le erbe
dole, situate sul naso; la marcatura maschi abbandonano le abitudini alte, i cespugli, le radici degli alberi o in un
avvallamento del terreno. Se però il nemico
viene effettuata strofinando il naso solitarie e si riuniscono in piccoli supera la distanza di fuga, il Leporide balza
su tronchi e rami, ubicati nei punti gruppi, per cui accade spesso che fuori dal suo rifugio come un lampo. La Lepre
salienti del proprio dominio. La più maschi seguano la stessa fem- in fuga non corre in linea retta, ma utilizza pie-
Lepre possiede anche un altro orga- mina. Nascono allora rivalità che tre e cespugli per celarsi alla vista del predatore
e, al fine di confonderlo, sovrappone le proprie
no, situato all'interno delle guance, sfociano in lotte ritualizzate. Queste tracce odorose tornando sul medesimo percorso
che secerne una sostanza molto consistono in brevi rincorse e in o le interrompe effettuando salti lunghi anche
odorosa da cospargere sul terreno colpi sferrati da entrambi i conten- 2,5 m.

206
177. La Lepre nuota abbastanza bene e, se inse-
guita, non esita ad attraversare anche piccoli
corsi d'acqua.

denti usando gli arti anteriori; riparato. La madre allatta i piccoli


durante i combattimenti in genere durante le ore notturne, mentre di
gli animali non si arrecano alcun giorno questi restano soli e la loro
danno. Quando la femmina entra in sopravvivenza dipende in larg a
calore, vi resta finché non si accop- misura dalla capacità di mimetiz-
pia; segnala al maschio il suo stato zarsi, restando perfettamente immo-
agitando la coda, sollevandola e bili e acquattandosi, fra la vegeta-
mettendo così in evidenza le regioni zione, con orecchie e peli aderenti
genitali impregnate di un secreto al corpo. In genere la madre preferi-
eccitante, che viene prodotto da sce separare i piccoli e recarsi ad
apposite ghiandole ano–genitali. allattarli ciascuno nel rispettivo
L'accoppiamento, in genere, ha covo, che raggiunge attuando le
luogo di notte o al crepuscolo dopo solite tattiche d'avvicinamento per
un corteggiamento fatto di corse, non lasciare evidenti tracce odoro-
capriole e scambi di colpi con le se; questo comportamento aumenta
zampe anteriori; al termine i due la percentuale di sopravvivenza dei
partners si scambiano reciproche piccoli perché, se uno viene scoper-
effusioni, leccandosi il muso e le to e ucciso da un predatore, gli altri
orecchie. si salvano in quanto sono nascosti
La gestazione dura 41 – 44 giorni altrove. I giovani vengono allattati
e il numero dei parti varia da 2 a 4 per circa 3 settimane e lo svezza-
all'anno; nascono dal a 6 piccoli per mento avviene gradualmente perché
volta (in Sardegna, date le partico- già all'età di 12 – 14 giorni essi
lari condizioni di siccità, più fre- cominciano a nutrirsi di sostanze
quentemente i o 2). La maggior d'origine vegetale, oltreché del latte
parte dei piccoli nasce fra maggio e materno. A 4 – 5 settimane diven-
giugno, secondariamente fra luglio gono indipendenti e raggiungono la
e ottobre. Questi, al contrario di maturità sessuale a S – 7 mesi se
quelli del Coniglio, vengono alla maschi, a 7–8 se femmine. La dura-
luce già perfettamente formati e con ta della vita si aggira sui 9– 12 anni.
gli occhi aperti, ricoperti di pelo e Un'altra particolare caratteristica
provvisti di denti; dopo poco tempo della Lepre, comune al Coniglio
dalla nascita sono in grado di muo- selvatico, è la superfetazione: una
versi. Il parto ha sempre luogo di femmina porta per un certo periodo
notte, in un giaciglio ben protetto e di tempo due serie di feti d'età

207
diversa, frutto la seconda di un 178. Nel prendersi cura della propria pelliccia,
la Lepre spalma sulle zampe il secreto odoroso
accoppiamento verificatosi 1 –7 di particolari ghiandole, la cui funzione è quella
giorni prima del parto, quando in di marcare il territorio.
genere le femmine manifestano un
secondo periodo di calore. La
superfetazione non è comunque un
fenomeno molto diffuso ed è molto
più probabile che una femmina si
riaccoppi subito dopo il parto.
I nemici naturali della Lepre sono
gli stessi che predano il Coniglio
selvatico; da questi l'animale si
difende col mimetismo del mantel-
lo, con la fuga e, se raggiunto, sfer-
rando violenti colpi con gli arti
anteriori nel tentativo di confondere
l'avversario. I piccoli fidano sul
mimetismo e una volta individuati
non fuggono, ma compiono brevi
salti contro l'intruso e tentano di
morderlo emettendo contempora-
neamente un brontolio.
La Lepre comune è protetta dalla
legge 503 del 5 agosto 1981 ed è
inserita nell'allegato III relativo alle
specie di cui si deve regolamentare
lo sfruttamento. La legge regionale
n. 32 del 28 aprile 1978 la considera
selvaggina e il Decreto relativo al
calendario venatorio stabilisce che
può essere cacciata solo alla fine di
settembre e in ottobre; è consentito
abbattere solo 1 capo per giornata di
caccia.
Nel periodo in cui è vietato cattu-
rare questo Leporide il calendario
venatorio prevede una sanzione
amministrativa di lire 1.000.000 per
ogni capo ucciso, catturato, venduto
o illegalmente detenuto. E inoltre
fatto divieto d'esportazione delle
Lepri uccise fuori dal territorio
della Regione Autonoma della Sar-
degna. Nella pagina seguente. della femmina e scontri fra i pretendenti.
179. Durante la stagione riproduttiva i maschi Durante la lotta le Lepri si rizzano sugli arti
di Lepre abbandonano i loro territori per metter- posteriori e si affrontano con zampate e morsi,
si alla ricerca di una partner, facilitati in questo talora diretti verso i genitali dell'avversario. Il
dagli indizi che le femmine lasciano. Queste, vincitore di questi tornei si avvicina alla femmi-
infatti, cospargono il suolo di certe zone del na e le gira intorno, cercando in tutti i modi di
loro territorio col secreto delle ghiandole esibirsi; se questa non è ancora pronta per l'ac-
ano–genitali e marcano rami e tronchi con quel- coppiamento, lo respinge in malo modo, altri-
lo delle ghiandole pigmentali del naso. Le trac- menti, dopo aver mostrato il posteriore col codi-
ce odorose attraggono quasi sempre più di un no rovesciato verso l'alto, permette al maschio
maschio, per cui si verificano inseguimenti di copulare con lei.

208
209
Coniglio selvatico Valenza), Cunillu (Campidano,
Goceano, Nuorese), Cunìgliu (Tem-
pio, Gallura, Sassari, Padria, Anglo-
na, Sulcis–Iglesiente), Coìl1u
(Campidano, Oristanese, Marmilla),
Cunìgliulu (Anglona), Cunigliuru
(Sassarese), Conìlliu (Mandrolisai),
Conillu 'e mònte (Barigadu), Grunì-
gliu (Sorso), Cuniddu (Gallura),
Cunìl salvàgia (Alghero).
In Sardegna vengono usati alcuni
proverbi che hanno il Coniglio
come protagonista, utili per mettere
in evidenza la timidezza e la
vigliaccheria di certe persone:
– per persone molto paurose:
180. Areale europeo di Coniglio selvatico
Pòrtat còru de Conìllu.
(Oryctolagus cuniculus). Ha il cuore di un Coniglio. (Meri-
dione)
Tùi pòrtas is Cunillus in corpus.
Tu hai i Conigli in corpo.
In Sardegna il Coniglio selvatico (Cagliari)
è ben conosciuto e non viene mai Tlmit chi ùnu Cunillu.
confuso con nessun altro animale. Ha paura come un Coniglio. (Meri-
Forse a causa della familiarità che dione)
l'uomo ha con questo Leporide, la – per invitare i deboli a non farsi
fantasia popolare non ha avuto ter- troppo spavaldi:
reno fertile su cui esercitarsi; non Una bòrta su Lèpuri hìat nàu a su
esistono pertanto nell'Isola partico- Cunìllu de no si mòviri e de no
lari credenze che lo riguardano. L'u- tìmiri efiànt mòrtus sparàus s'ùnu e
nica curiosità che c'è riuscita di tro- s'àtru.
vare si riferisce all'usanza, diffusa Una volta la Lepre disse al Coniglio
nel Sarrabus, di pronosticare il di non muoversi e di non avere
sesso del nascituro mediante l'osso paura e morirono sparati l'uno e l'al-
della spalla di Coniglio (a tale tro.
scopo si usano però anche quelli (Meridione)
dell'agnellino o del capretto): l'osso – per incoraggiare una persona in
ben scarnificato viene posato sul presenza del suo peggior nemico:
pavimento del caminetto; se il calo- No tifàzzas Cunìllu càndu bis su
re lo brucerà, nascerà una femmina, furìttu. Non fare il Coniglio quando
se invece soltanto lo spaccherà sarà vedi il furetto. (Meridione)
un maschio. In alcune località del Sud dell'I-
Anche i nomi che si usano in Sar- sola chiamano il piccolo del Coni-
degna per il Coniglio selvatico glio o della Lepre Cacciàppu, Gac-
mostrano una grande uniformità: ciàppu o Cacciapèddu; questi appel-
Conigliu (Logudoro, Planarg i a , lativi vengono anche usati, in senso
Montiferru, Marghine), Conillu dispregiativo, riferendosi a ragazzi
(Logudoro, Nuorese, Baronie, Bar- particolarmente timidi. Talora ai
bagia Ollolai, Barigadu, Mandroli- suddetti nomi si aggiungono gli
sai, Ocier, Campidano, Sulcis–Igle- aggettivi: arèste (Logudoro), arèsti
siente, Parteolla, Ogliastra, Sarra- (Campidano) e agrèste (Centro).
bus, Gerrei, Oristanese, Marmilla, Come dimostrano i resti fossili

210
181. Coniglio (Oryctolagus cuniculus). Loca- prima dell'era glaciale questo Lago- plasticità evolutiva, che lo ha reso
lità: Orroli. Il Coniglio è una specie robusta ed morfo era diffuso in tutto il Conti- abbastanza veloce nella corsa, agile
invadente soprattutto grazie al suo elevatissimo
tasso riproduttivo: una femmina può infatti par- nente europeo occidentale fino alla nel salto, abile nello scavo, buon
torire 7 volte all'anno da 4 a 14 piccoli per volta Germania; durante l'ultima glacia- nuotatore e lo ha dotato inoltre di
ed è atta alla riproduzione all'età di 5 – 8 mesi. zione la specie andò incontro ad capacità riproduttive che, poste al di
Per questo motivo il Coniglio può, in mancanza una grande riduzione del suo areale fuori dei normali canali ecologici,
di un adeguato numero di predatori naturali,
risultare particolarmente dannoso alle attività per cui nell'epoca postglaciale il suo possono risultare esplosive nell'im-
agrarie. (Foto: Franco Puddu e Maria viarengo). territorio di diffusione comprendeva patto con ambienti nuovi, come è
solo la Penisola iberica e l'Africa appunto avvenuto in passato in
nord–occidentale. La successiva molte isole mediterranee e recente-
espansione dell'areale è legata stret- mente in Australia e in Nuova
tamente all'uomo che ha introdotto Zelanda.
il Coniglio selvatico prima nelle L'introduzione del Coniglio sel-
isole mediterranee e poi lentamente vatico in Sardegna può forse attri-
nell'Europa, fino alla Polonia occi- buirsi ai Fenici, sicuramente ai
dentale. Romani. La competizione esercitata
Evolutosi in un ambiente difficile da questo Leporide, oltre all'azione
e sottoposto ad una grande pressio- dell'uomo neolitico e all'introduzio-
ne predatoria da parte di ogni sorta ne di predatori estranei alla fauna
di animale carnivoro, il Coniglio sarda di allora, come il cane e il
selvatico ha sviluppato una grande gatto, potrebbe essere stata uno dei

211
fattori che portarono alla completa costituirebbe una perdita irreparabi- 182. Il Coniglio vive in vere e proprie città sot-
estinzione del Lagomorfo endemico le perché l'alterazione delle reti terranee. La conigliera è costituita da un vasto
sistema di gallerie e camere, disposte su vari
dell'Isola Prolagussardus, probabil- vitali metterebbe in serio pericolo piani. Alcune stanze non hanno una destinazio-
mente sopravvissuto a Tavolara fino l'equilibrio ecologico della macchia ne specifica, altre servono invece per l'alleva-
al 1700. D'altro canto la comparsa mediterranea, minacciando la mento della prole ed altre ancora sono in genere
del Coniglio nell'Isola non com- sopravvivenza di molti predatori. occupate dagli individui dominanti. Le gallerie
hanno un diametro di circa 15 cm e possono svi-
portò particolari sconvolgimenti Ne pagherebbero le conseguenze lupparsi per ben 45 m; le camere sono alte dai
ambientali perché il sistema ecolo- soprattutto alcuni grossi uccelli 30 ai 60 em. 1 – uscita; 2 camera d'allevamento;
gico sardo era pressoché identico a rapaci, che hanno maggiori diff i- 3 = camere indifferenziate; 4 = camere occupate
quello delle sue regioni d'origine, coltà nell'adattarsi a tipi di alimen- da esemplari d'alto rango.
essendovi presenti quei predatori tazione diversi; Volpi, Donnole,
che, evolutisi con lui, risultano ben Martore e Gatti selvatici riescono
dotati delle capacità necessarie per invece a trovare nei Roditori, negli
catturarlo e regolarne la densità. uccelli, nei rettili e spesso negli
Astori, aquile, nibbi, poiane, uccelli immondezzai valide alternative ali-
rapaci notturni, grossi serpenti, mentari.
Volpi, Donnole, Martore, Gatti sel- Ovviamente anche la scomparsa
vatici e Cinghiali vivono, chi più dei carnivori ad opera dell'uomo
chi meno, a spese del Coniglio sel- costituirebbe un grave attentato
vatico, che perciò costituisce nelle all'equilibrio regnante fra le popola-
nostre regioni uno dei principali zioni animali perché il Coniglio,
vettori di sostanze alimentari dal non più limitato dai suoi predatori
regno vegetale ai carnivori. E ciò a naturali, aumenterebbe di numero a
tal punto che la sua scomparsa dismisura a causa del suo elevato

212
183. Il Coniglio vive in colonie formate da più
famiglie, che coabitano nella medesima coni-
gliera, Il territorio circostante, fonte d'alimento
per il gruppo, viene difeso dai conspecifici e
delimitato con marchi odorosi grazie al secreto
di particolari ghiandole situate sul mento, che
viene strofinato su rami, ciuffi d'erba e pietre.

tasso riproduttivo. Ciò determine- più raccolte, le dimensioni minori,


rebbe gravi danni alla vegetazione e nonché gli arti posteriori più picco-
quindi a tutti gli altri animali fitofa- li. La colorazione della pelliccia
gi coi quali il Coniglio è in compe- consiste in una mistura di bruno
tizione. Se le popolazioni carnivore chiaro, rossastro e grigio, frammisti
della macchia mediterranea doves- di peli neri sul dorso, per cui la
sero ulteriormente diminuire (come livrea varia dal grigio al bruno chia-
purtroppo per molti motivi sta ro; i fianchi sono fulvo–grigiastri e
avvenendo) fino a scomparire o le parti inferiori biancastre.
quasi, il Coniglio potrebbe, come In Sardegna, dove è comunissimo
già si è detto, dare origine ad un'e- soprattutto nella parte meridionale e
splosione demografica tale da met- in numerose isole minori (Mal di
tere in pericolo non solo gli Ventre, Serpentara, S.Pietro etc.), è
ambienti naturali, ma anche i colti- presente con la sottospecie O.c.hux-
vi; in questa situazione l'azione dei leyi Haeckel, 1874, che vive anche
cacciatori potrebbe poi rivelarsi del nella Penisola italiana, in Sicilia ed
tutto inadeguata, come è avvenuto altre isole minori.
in Australia dove questo Leporide, Questa razza si distingue dalla
non trovando nessun fattore limi- forma tipo per le orecchie relativa-
tante per l'assenza di predatori natu- mente più lunghe, peril colore della
rali adatti alla sua cattura, ha pro- pelliccia più finemente brizzolato
dotto immensi danni al patrimonio senza macchie nerastre sul dorso e
vegetale e ai campi coltivati, mal- per le dimensioni leggermente
grado l'intensa caccia, praticata con minori: lunghezza testa–tronco
tutti i mezzi possibili, cui è stato 34–45 cm, orecchie 6,8–7,3 cm,
sottoposto. piede posteriore 7,2 – 8,2 cm e coda
Il Coniglio selvatico si riconosce 4,5 – 6,7 cm.
dalla Lepre comune per avere le Il Coniglio selvatico frequenta
orecchie non più lunghe della testa località di pianura e collina (non
con l'estremità bruno–grigia e col sale quasi mai oltre i 500 – 800 m
solo margine esterno nero, le forme d'altitudine), dove predilige terreni

213
184. Coniglio (Oryctolagus cuniculus). Loca-
lità: Orroli. Anche questo Leporide pare sia
stato importato in Sardegna dall'uomo, forse dai
Fenici, certamente dai Romani. È probabile che
la competizione esercitata dal Coniglio abbia
contribuito all'estinzione del Lagomorfo ende-
mico Prolagus sardus. (Foto: Franco Puddu e
Maria Viarengo).

asciutti, ben cespugliati e moderata- gallerie a fondo cieco e camere, alte


mente alberati come le macchie e le 30 – 60 cm, dove gli animali dor-
garighe; non disdegna comunque i mono e riposano; tutta la città sot-
terreni paludosi, le dune, le pinete terranea è tenuta ben pulita perché
litoranee ed anche le zone impervie gli escrementi vengono sempre
e rocciose. deposti all'esterno.
E una specie fortemente stanziate All'interno detta colonia ciascuna
che usa vivere in singoli gruppi famiglia ha una sua zona d'influen-
familiari, composti da un maschio e za, dalla quale scaccia gli individui
2– 3 femmine con le rispettive delle altre famiglie che sconfinano
figliate, riuniti in colonie (talora nel suo territorio. Essendo un ani-
molto numerose) situate in vere male molto territoriale il Coniglio
città sotterranee le cui gallerie, sca- selvatico usa marcare i confini della
vate lungo scarpate o pendii, vengo- colonia col secreto di odore molto
no ingrandite di generazione in pungente prodotto dalle ghiandole
generazione. Benché non sia parti- submascellari, inguinali ed anali;
colarmente adattato allo scavo, il queste sono poco sviluppate nelle
Coniglio selvatico è in grado di femmine e nei maschi di basso
costruire gallerie del diametro di 15 rango, per cui la marcatura viene
cm, profonde fino a 3 m, ricche di effettuata, nei punti salienti del ter-
incroci e di uscite, usando gli arti ritorio, principalmente anche se non
anteriori per scavare e quelli poste- esclusivamente, dai maschi domi-
riori per rimuovere la terra. Gli nanti tramite sfregamento delle Nella pagina seguente.
185. Durante il periodo riproduttivo il maschio
ingressi principali sono caratteriz- zone del corpo in cui sono presenti corteggia la femmina, inseguendola finché non
zati dalla presenza di un cumulo di le ghiandole. I maschi dominanti si ferma. A questo punto il maschio eff e t t u a l a
terra e dall'assenza di vegetazione usano marcare anche le femmine e i cerimonia della presentazione della coda, che
circostante, causata dai frequenti giovani, il che probabilmente con- consiste nel porsi davanti alla femmina e nel
passaggi; quelli secondari invece si tribuisce a farli riconoscere come mostrarle la parte inferiore di essa. Successiva-
mente i due si leccano reciprocamente il muso e
riconoscono per l'assenza del cumu- membri della comunità, conferendo le orecchie, stando seduti l'uno davanti all'altro.
lo e per il minor diametro dell'im- loro l'odore caratteristico della colo- Inseguito ha luogo l'accoppiamento, che avvie-
boccatura. Sono inoltre presenti nia. La marcatura del territorio ne da tergo e può essere più volte ripetuto.

214
215
diventa molto più frequente durante no vigorosamente l'uno contro l'al-
il periodo riproduttivo. tro per il possesso delle femmine;
Da questi ricoveri sotterranei il durante i combattimenti, condotti a
Coniglio selvatico esce in genere di spruzzi d'urina e a morsi, si regi-
notte o al crepuscolo, anche se strano anche tentativi di evirazione
spesso si avventura fuori di giorno dell'avversario, talora coronati da
soprattutto nelle ore pomeridiane, successo. Una volta stabilita la
per cibarsi di erbe, gemme, germo- gerarchia, la pace torna nella colo-
gli, radici, semi, bacche, cortecce e nia.
foglie di arbusti, sui quali talora si Il corteggiamento è abbastanza
arrampica per raggiungere i rami elaborato e comincia con un inse-
più bassi; evita le piante spinose, guimento della femmina da parte
l'oleandro e le ortiche. Le uscite del maschio che, senza alcuna
diurne sarebbero anche collegate intenzione aggressiva, si tiene a 9 –
con la sua presunta alta sensibilità 18 m di distanza. La femmina cam-
alle variazioni di pressione, che lo bia spesso la direzione e l'insegui-
spingerebbe a nutrirsi abbondante- mento è interrotto da frequenti
mente prima dell'arrivo dei tempo- pause; successivamente il maschio
rali e della pioggia. I vegetali si pavoneggia davanti alla femmina
bagnati di rugiada o di pioggia lo camminando con le zampe di dietro
infastidiscono per cui in tali casi distese in modo da tenere la parte
usa pulirsi ripetutamente il muso posteriore del corpo più in alto di
con le zampe anteriori. Durante il quella anteriore e, sollevata la coda,
pascolo l'erba viene falciata dai mette ben in evidenza il pelo bianco
denti in modo metodico, muovendo che vi è sotto di essa. Muovendosi
la testa a semicerchio ed avanzando in questo modo, si allontana dalla
lentamente a zig–zag. Nel proprio femmina di 4 – 5 m per tornare poi
territorio il Coniglio selvatico segue indietro e ripetere l'esibizione 3 o 4
in genere percorsi fissi; abitualmen- volte. Dopo questa parata nuziale si
te si muove a balzi e a salti tenendo avvicina alla compagna e da circa i
la coda alta ma, se spaventato od m la bagna con un preciso getto d'u-
inseguito, corre abbastanza veloce- rina; la femmina talora si spaventa
mente, compiendo scarti improvvisi per lo spruzzo, talaltra resta del
e rifugiandosi, se possibile, nelle tutto indifferente. Seguono poi pro-
tane sotterranee. lungate carezze fra i due, che si lec-
E specie poligama, caratterizzata cano reciprocamente il muso e le
da un altissimo tasso riproduttivo orecchie e strofinano la testa l'un
dovuto alla breve durata della con l'altra. Infine ha luogo l'accop-
gestazione, all'abbondanza delle piamento, che avviene da tergo, ed
figliate e al precoce raggiungimento è ripetuto più volte. Se un maschio
della maturità sessuale: una femmi- è respinto, si mette di solito a sca-
na può partorire fino a 7 volte vare fuoriosamente per scaricare l'e-
all'anno da 4 a 14 piccoli per volta, nergia accumulata e la tensione.
dopo una gestazione di soli 28 – 31 La femmina del Coniglio presen-
giorni ed è atta alla riproduzione ta sorprendenti adattamenti ripro-
intorno ai 5 – 8 mesi d'età. duttivi; l'ovulazione, ad esempio,
Nelle regioni mediterranee la sta- non ha luogo che dopo l'accoppia-
gione riproduttiva va da febbraio ad mento, in risposta aquesto. Le fem-
186. I Conigli non gradiscono affatto l'umidità
ottobre, ma nelle zone a clima caldo mine gravide accettano i maschi in dell'erba e, quando questa è molto bagnata,
gli accoppiamenti hanno luogo qualsiasi momento della gestazione smettono frequentemente di alimentarsi per
durante l'intero arco dell'anno. Nel e poco tempo dopo il parto sono pulire il muso con gli arti anteriori o per scuote-
periodo degli amori i maschi lotta- nuovamente gravide. Poiché le fem- re le zampe.

216
187. La maggior parte dei Conigli nasce in tane,
situate all'esterno della conigliera e formate da
una breve galleria e da una o tutt'al più due
camere. In genere la madre si reca dai figli una
volta al giorno per allattarli e, quando deve
allontanarsi, occlude l'apertura con terra, avendo
cura di lasciare un piccolo spazio per il passag-
gio dell'aria. A comportarsi così sono però solo
le femmine giovani e di basso rango sociale per-
ché quelle più anziane e dominanti utilizzano
una delle camere d'allevamento presenti all'in-
terno della "città" sotterranea. Rispetto ai nidi
esterni, quelli interni hanno il vantaggio di esse-
re meglio protetti dai predatori, ma lo svantag-
gio della perdita di tutti o quasi tutti i piccoli in
caso di allagamento. La differente ubicazione
delle tane d'allevamento è perciò assai vantag-
giosa per la specie in quanto un singolo evento
negativo (allagamenti, malattie, predatori etc.)
non uccide mai tutti i piccoli.

mine si accoppiano anche quando giorni dopo la fecondazione e il


non si trovano in condizioni d'esse- riassorbimento ha luogo in 48 ore.
re fecondate, si ritiene che il rap- A questo fenomeno non si è data
porto sessuale in questa specie ancora una spiegazione certa; pare
abbia assunto anche una funzione comunque che sia da mettere in
sociale, indipendente dalla riprodu- relazione con la densità della popo-
zione. Un'altra singolare caratteri- lazione e il rango della femmina: la
stica delle Coniglie è il riassorbi- mortalità fetale è infatti minore
mento intrauterino degli embrioni nelle femmine dominanti. Altri stu-
morti, senza che si verifichi aborto; diosi ritengono però che sia dovuto
questo fenomeno pare avvenga nel a squilibri ormonali o a carenze di
60% delle figliate ed il riassorbi- determinate vitamine.
mento ha luogo anche se muoiono Le femmine gravide d'alto rango
tutti i feti, in qualsiasi momento del costruiscono il nido, dove partorire
loro sviluppo. La mortalità fetale e allevare la prole, all'interno delle
maggiore si verifica di solito 12 città sotterranee, mentre quelle di

217
basso ceto sociale scavano ad un al giorno (talora 2), per allattarli e
centinaio di metri dalla colonia tane resta con loro per circa 15 minuti.
lunghe 1 – 3 m e profonde 1 m, che L'ingresso delle tane singole viene
terminano con una camera: sono le sempre accuratamente occultato,
cosiddette "tane di Coniglio". Que- ostruendo l'accesso con terriccio e
ste vengono costruite qualche gior- talora cospargendo sopra anche
no prima del parto e sono tappezza- foglie ed erbe; è sempre lasciato un
te con erba, foglie secche e paglia, piccolo foro per il ricambio dell'a-
che la femmina trasporta con la ria, che viene ingrandito man mano
bocca, nonché con peli che la stessa che i piccoli crescono. L'occulta-
si strappa dal petto e dal ventre. mento dell'ingresso ha la doppia
Pare che la futura madre costruisca funzione di rendere più difficile ai
più di una tana e che solo all'ultimo predatori la scoperta della tana e di
momento decida quale usare, rin- impedire ai piccoli di uscire perché
chiudendosi dentro qualche giorno questi sono già in grado di muover-
prima del parto. Le differenze di si ad una settimana di vita.
rango fra le femmine portano, quin- Uccelli rapaci diurni e notturni,
di, alla costruzione di due diversi Volpe, Donnola, Martora, Gatto sel-
tipi di tana d'allevamento. Questo vatico, Cinghiale e grossi serpenti
fatto ha un indubbio valore per la sono in Sardegna i nemici naturali
conservazione della specie: un sin- del Coniglio selvatico. Per catturare
golo evento negativo infatti non i piccoli, la Volpe usa scavare le
colpisce tutti i piccoli della colonia tane d'allevamento singole, mentre
perché questi non si trovano tutti la Donnola, date le ridotte dimen-
nello stesso luogo. I due tipi di tana sioni, si introduce anche nelle città
sono inoltre sottoposti a rischi diffe- sotterranee. Dai predatori il Coni-
renti: più soggetti alla predazione glio selvatico si difende, come spe-
quelli singoli e alle inondazioni cie, con l'elevatissimo tasso ripro-
quelli comuni. La mortalità fra i duttivo e, come individuo, fuggen-
piccoli è elevatissima, e, dopo circa do e nascondendosi. Quando molti
i mese, le cucciolate di 4 – 12 pic- membri della colonia sono fuori
coli si riducono a 2 – 5; pare che i dalla tana a pascolare, i Conigli
piccoli allevati all'interno della stanno sempre molto attenti a ciò
colonia sopravvivano in numero che succede nei dintorni e, se qual-
maggiore perché più protetti dai che individuo si accorge di un peri-
predatori, più accuditi dalla madre e colo, avverte i compagni della colo-
più sottoposti a stimoli sociali. nia battendo simultaneamente sul
Il parto ha luogo sempre di notte, terreno le zampe posteriori. L'allar-
senza emorragia e, quando termina, me viene dato generalmente da vec-
la femmina mangia tutti gli annessi chi maschi o dagli animali che si
embrionali. I piccoli vengono alla trovano più lontano dall'entrata
luce ciechi, sordi, privi di pelo e delle gallerie. La durata della vita si
pesanti circa 40 – 50 g. Dopo una aggira intorno a 8 –10 anni.
settimana sono completamente rico- Il Coniglio selvatico è utilizzato
perti di pelo, a 2 cominciano ad da lunghissimo tempo per la carne,
uscire dalla tana, a 3 vengono svez- la pelliccia e per esercitare l'attività
zati perché la madre sta per affron- venatoria; oggi molte razze dome-
tare un nuovo parto, a 4 – 5 settima- stiche, derivate per selezione artifi-
ne sono ormai in grado di cavarsela ciale da quella selvatica, vengono
da soli e ad i anno sono adulti. allevate per scopi simili, oltreché
Durante la notte o al crepuscolo la per esperimenti di biologia e medi-
madre si reca dai piccoli, una volta cina. È interessante notare che il

218
188. Quando un Coniglio avverte un pericolo,
comunica la sua scoperta a tutti gli abitanti della
colonia battendo con forzale zampe posteriori
sul terreno Il suono così prodotto si diffonde in
tutta la conigliera attraverso le gallerie, che fun-
gono da cassa di risonanza.

processo d'addomesticamento ha perché, oltre ad essere un instanca-


avuto conseguenze sia sulla morfo- bile divoratore di vegetali, rovina il
logia esterna che sull'anatomia terreno agrario scavando gallerie
interna e sulla fisiologia di questa sotterranee.
specie. Le razze domestiche, infatti, In Sardegna è in genere cacciabi-
presentano rispetto a quelle selvati- le dalla fine di settembre alla fine di
che una netta riduzione delle capa- febbraio in forma vagante, con l'uso
cità visiva, uditiva e gustativa, una del cane e senza alcuna limitazione
riduzione del cuore del 37%, non- particolare nel numero di capi
ché, a parità di dimensioni corpo- abbattuti per giornata. Nel periodo
ree, una diminuzione del peso del in cui la caccia è chiusa il Decreto
cervello pari al 22%. relativo al calendario venatorio pre-
Il Coniglio selvatico può diventa- vede una sanzione amministrativa
re dannoso per l'agricoltura, se non di lire 200.000 per ogni capo abbat-
controllato dai predatori naturali e tuto, venduto, acquistato o illegal-
talora anche in presenza di questi mente detenuto.

219
Artiodattili

Pare che gli Artiodattili derivino vita acquatica (Ippopotami).


da un ordine di Mammiferi primiti- In effetti si tratta di un ordine che
vi del Cretaceo, i Condilartri, e pre- è oggi al massimo del suo successo
cisamente dal gruppo dei Mesoni- evolutivo e che coi suoi 81 generi
chidi, alcuni dei quali dettero origi- costituisce da solo la maggior parte
ne anche ai Cetacei. La parentela dei Mammiferi erbivori di grandi
filogenetica fra Artiodattili e Ceta- dimensioni.
cei è attestata da affinità nella strut- Il cranio è in genere allungato e
tura dello stomaco, dell'apparato raggiunge la larghezza maggiore al
urogenitale, della placenta, degli livello delle orbite; da ogni lato pre-
spermatozoi, nonché dai risultati senta una fossa preorbitale, che
delle analisi sierologiche. contiene la ghiandola del lacrima-
Negli Artiodattili il peso del toio. La dentatura varia molto in
corpo è distribuito su di un asse che rapporto al tipo di alimentazione.
passa tra il terzo e il quarto dito, Gli incisivi superiori e i canini pos-
pressoché uguali, cosicché sono sono essere presenti o assenti; in
solo queste due dita ad essere fun- taluni casi i canini inferiori assumo-
zionali; le unghie sono trasformate no la forma di incisivi oppure
in zoccoli e quindi questi animali diventano delle temibili armi di
sono unguligradi (ad eccezione dei difesa. Fra canini e premolari si
Cammelli). Il primo dito è assente estende un ampio diastema; premo-
in tutti i rappresentanti di quest'or- lari e molari in genere tendono ad
dine oggi viventi; il secondo e il assumere la stessa forma. Lo sche-
quinto possono essere presenti o letro è adattato al particolare tipo di
assenti (Camelidi, Giraffidi), ma vita delle varie specie e in tutti i
risultano in ogni caso ridotti a spe- casi risulta assente la clavicola.
roni, che vengono posati al suolo Molti Artiodattili sono caratteriz-
solo se questo è soffice o usati zati dalla presenza di corna o di pal-
come freni, in quanto si trovano sul chi (soprattutto i Ruminanti), che si
piede in una posizione più elevata inseriscono su protuberanze dell'os-
dello zoccolo. so frontale, chiamate zaffi o proces-
Poiché le due dita di ciascuna si frontali. I palchi sono formati da
zampa nell'appoggiarsi a terra si tessuto osseo, le corna invece da un
toccano leggermente, sono presenti rivestimento corneo. I primi sono
fra di esse delle particolari ghiando- sempre caduchi e seguono un ciclo
le, che col loro abbondante secreto stagionale ben definito con caduta,
impediscono eventuali attriti. crescita sotto forma di tessuto
Dimensioni e forma del corpo molle, che successivamente si indu- 189. Negli Artiodattili (Cervidi, Bovidi etc.) gli
sono molto variabili poiché l'adatta- risce mineralizzandosi e trasfor- arti terminano con uno zoccolo formato dal
bilità di questi animali è elevatissi- mandosi in osso, e successiva rica- terzo e dal quarto dito ed il peso del corpo è per-
ciò distribuito su di un asse che passa fra queste
ma: si hanno forme agili e piccole, duta (Cervidi). Le seconde invece due dita (I). Nei Perissodattili (Cavalli, Rinoce-
pesanti e robuste, adattate a pianu- sono costituite da uno stelo osseo ronti etc.) invece ogni arto termina in uno zoc-
re, montagne, deserti e perfino alla rivestito da un astuccio corneo colo costituito esclusivamente dal terzo dito (2).

220
190. I Bovidi sono gli unici animali che hanno caduco (Antilocapridi) o da ma tipo di corna o di palchi sembra
vere corna in quanto formate da una protuberan- nicotti cornei, cavi e perenni perciò essere principalmente legata
za ossea rivestita da un astuccio corneo (1). Le
appendici ce impiantati su di una base ossea ai rapporti intraspecifici, per cui tali
aliche dei Cervidi sono invece costituite esclusi- (Bovidi). In alcune specie (assenti armature si sarebbero evolute come
vamente da una protuberanza ossea, che perio- nella fauna del la Sardegna, come e fficaci strumenti utili sia negli
dicamente viene perduta (2) per poi ricrescere l'Onice) le corna si sono evolute scontri fra maschi durante il perio-
coperta da un tessuto riccamente vascolarizzato,
detto velluto; a sviluppo ultimato, questo si come arma di difesa contro i preda- do degli amori che per stabilire e
secca e cade a brandelli (3). In questo caso, tori ed assomigliano a daghe molto riconoscere la posizione gerarchica
mancando del tutto il rivestimento corneo è appuntite, che possono essere facil- occupata da un determinato indivi-
improprio parlare di corna: per i Cervidi è per- mente rivolte in avanti per colpire il duo all'interno del branco. Nei
ciò preferibile usare il termine palchi.
nemico; in tali casi le corna sono Mammiferi primitivi gli scontri fra
presenti sia nel maschio che nella conspecifici avvenivano con salti,
femmina. Nella maggior parte degli morsi, colpi di zampa e testate. Con
Artiodattili però le corna sono pie- l'aumentare delle dimensioni corpo-
gate secondo curve o spirali, che ree è probabile che l'unico modo di
non permettono all'animale di rivol- aggredire l'avversario che non fosse
gere le punte contro un eventuale autolesionistico sia stato l'uso della
aggressore, e i palchi sono dotati di testa: animali di grossa mole che
ornamentazioni e cime supplemen- lottino a salti, morsi e a colpi di
tari, che non hanno certo funzione zampa sono infatti facilmente sog-
difensiva; il fatto poi che in molte getti a fratture e distorsioni. Ma
specie queste sporgenze siano cadu- anche una lotta a testate è estrema-
che esclude la possibilità di una mente pericolosa se la testa è arma-
loro evoluzione esclusivamente ta di appendici acuminate e lo stes-
come mezzo di difesa interspecifi- so vincitore del duello potrebbe
ca. La pressione selettiva che ha uscirne ferito e malconcio: ecco
condotto all'evoluzione di questo perché la selezione naturale ha

221
favorito quegli individui che pre- peristaltiche, piccole porzioni sferi-
sentavano corna con cime divergen- che sono fatte risalire in bocca per
ti, tali da non poter essere rivolte in essere accuratamente masticate e
avanti per ferire l'avversario (Bovi- nuovamente inghiottite. Quando il
di) o palchi con cime supplementari cibo, ora chiamato bob, presenta
e ornamentazioni (Cervidi), capaci una struttura fine, le pieghe della
di far sì che nello scontro le corna si doccia esofagea non si divaricano e
incastrino, senza scivolare l'una sul- il bob va direttamente nell'omaso
l'altra ferendo i due contendenti. dove viene parzialmente disidratato
L'apparato digerente può presen- e compresso e dove continua l'opera
tare uno stomaco semplice (Cin- dei microrganismi. Dall'omaso
ghiale, Facocero, Pecan, Ippopota- passa quindi nell'abomaso che è il
mo etc.) o complesso; in quest'ulti- vero stomaco ricco di ghiandole
mo caso può essere formato da 3 gastriche; qui comincia la digestio-
cavità (Cammelli, Lama etc.) o da 4 ne delle sostanze nutritive presenti
(Cervidi, Bovidi, Giraffidi e Antilo- nelle cellule vegetali ad opera dei
capridi). Gli Artiodattili che presen- succhi gastrici. Digestione che si
tano uno stomaco complesso sono completerà poi nell'intestino, il cui
tutti ruminanti: la ruminazione è decorso di notevole lunghezza faci-
una funzione notevolmente specia- lita l'assorbimento delle sostanze
lizzata che permette di sfruttare al nutritive. Come si è detto la rumi-
massimo il contenuto alimentare dei nazione ha la funzione di permette-
vegetali. Le cellule delle piante re ai Ruminanti di sfruttare al mas-
sono infatti di difficile digestione simo i principi nutritivi contenuti
perché protette dalla parete cellula- nei vegetali e senz'altro è uno dei
re costituita da cellulosa, sostanza motivi per cui si è evoluta, ma il
che non può essere scissa dagli risultato può essere ottenuto anche
enzimi presenti nell'apparato dige- in altri modi. Ad esempio: reinge-
rente dei Mammiferi. Sono i batteri rendo le feci come avviene nei
e i protozoi, ospitati nello stomaco Lagomorfi o con un maggior svi-
e nell'intestino degli animali erbivo- luppo e una più spiccata specializ-
ri, che operano la scissione della zazione dell'intestino. Perché dun-
cellulosa, rompendo le pareti cellu- que questi Mammiferi, nel corso
lari e permettendo così ai succhi della loro evoluzione, hanno scelto
gastrici ed enterici di agire sulle la ruminazione? Poiché i vegetali
sostanze in esse contenute. La stes- hanno poche sostanze nutritive, in
sa cellulosa è inoltre fontedi gluco- particolare proteine, i Ruminanti
sio. Il cibo, masticato velocemente, devono ingerire giornalmente una
viene subito inghiottito e attraverso grande quantità di cibo; ciò costrin-
l'esofago arriva alla doccia esofa- ge un animale a spendere molto
gea, che è formata da due pieghe tempo per la ricerca e la masticazio-
della parete superiore del reticolo; ne degli alimenti, restando, durante
se gli alimenti in arrivo presentano tutto questo periodo, sottoposto al
una struttura grossolana, le due pie- rischio di essere attaccato da un
ghe si divaricano e questi finiscono predatore, soprattutto se si trova in
nel rumine, dove subiscono un pro- luoghi alberati o cespugliati dove il
cesso di fermentazione ad opera dei nemico può facilmente nascondersi.
batteri e dei protozoi di cui si è pre- Inoltre un animale, mentre bruca,
cedentemente detto. Dal rumine il non può disporre dell'olfatto perché
cibo, ridotto in poltiglia, passa nel il naso è immerso nell'erba, non
reticolo dove si deposita in piccole vede bene l'ambiente circostante
quantità; di qui, grazie a contrazioni perché gli occhi sono rivolti verso il

222
191. Allo scopo di ingerire velocemente grandi
quantità di vegetali e di digerirli meglio, molti
Artiodattili hanno evoluto uno stomaco suddivi-
so in quattro cavità. Il cibo, sommariamente
masticato e velocemente deglutito, finisce in
una grande sacca chiamata rumine, nella quale
subisce un processo di fermentazione ad opera
dei batteri e dei protozoi ivi presenti. Da qui gli
alimenti passano nel reticolo e risalgono nella
bocca sotto forma di piccole porzioni sferiche,
per essere accuratamente masticati e quindi
nuovamente deglutiti. Il cibo, questa volta, va in
un'altra cavità detta omaso, dove subisce un
processo di parziale disidratazione e di com-
pressione. Dall'omaso passa quindi all'abomaso,
nel quale ha luogo il vero processo digestivo.

basso e sente male a causa del pati ed alcune specie sono in grado
movimento dell'articolazione tem- di distinguere i colori. La sensibilità
poro–mascellare, che riduce le tattile è localizzata nelle labbra e
capacità uditive. La ruminazione nella lingua; sono anche presenti
perciò si è evoluta non solo per uti- peli tattili attorno agli occhi, sul
lizzare al meglio gli alimenti, ma muso e sulle guance. L'utero è
anche perché favorisce gli animali bicorne e i testicoli extraddominali.
che la praticano in quanto impiega- La gestazione varia da 4 a 5,5 mesi
no meno tempo nell'assumere il e il numero dei piccoli oscilla dal a
cibo e riducono così al minimo 12 per parto, a seconda della specie.
indispensabile il rischio di essere L'allattamento può estendersi da
sorpresi da un predatore. Successi- poche settimane a nove mesi.
vamente, in un luogo sicuro e ripa- Gli Artiodattili sono per lo più
rato, l'animale può richiamare il dotati di uno psichismo abbastanza
cibo in bocca per masticarlo accura- elevato, con rapporti sociali talora
tamente e rimanere nel contempo complessi. Si hanno due tipi di
vigile per poter avvertire immedia- organizzazione sociale: una basata
tamente l'approssimarsi di un even- sul territorialismo e un'altra aperta
tuale pericolo. ad accettare senza contrasti qualsia-
Il corpo degli Artiodattili presen- si congenere. Il comportamento
ta numerose ghiandole (facciali, parentale presenta due modelli fon-
preorbitali, subauricolari, interdigi- damentali: un rapporto, detto a
tali), che hanno una funzione distanza, che prevede l'abbandono
importante nella delimitazione del del piccolo il quale resta nascosto
territorio, nel comportamento verso fra la vegetazione e viene raggiunto
i compagni e nell'attrazione eserci- più volte al giorno per essere allat-
tata sull'altro sesso. Vista, olfatto e tato e un altro, detto di seguito,
udito sono in generale ben svilup- secondo il quale il piccolo segue la

223
madre poco tempo dopo la nascita.
Il rapporto a distanza si trasforma in
quello di seguito, quando il giovane
raggiunge un grado di sviluppo suf-
ficiente per seguire la madre e sfug-
gire i predatori.
Dai predatori gli Artiodattili si
difendono in modo diverso da spe-
cie a specie; sono presenti: accen-
tuazione dell'istinto di fuga e delle
capacità cursorie, sviluppo di canini
o di corna, morsi, colpi di zampa,
testate, alto tasso di natalità, piccole
dimensioni, gigantismo, ruminazio-
ne, acutezza dei sensi, sviluppo di
comportamenti sociali particolari
etc.
Sono animali molto importanti
per il mantenimento degli equilibri
ecologici e per l'uomo perché fra
essi si trovano le prede più rilevanti
sia dei popoli primitivi che degli 192. Incrocio fra maiale e Cinghiale. Località:
attuali cacciatori, nonché i principa- Isili. Il Cinghiale si incrocia con grande facilità
li animali domestici. col maiale domestico, generando ibridi fertili.
Questi possono essere facilmente riconosciuti
Gli Artiodattili selvatici in Sarde- perché in genere hanno la coda a spirale come i
gna sono rappresentati da 3 fami- maiali. (Foto: Franco Puddu e Maria Viarengo).
glie: i Suidi con i specie, i Cervidi
con 2 e i Bovidi con 1.

224
Cinghiale anche la vescica piena; si credeva
infatti che l'urina contenuta nella
vescica avesse proprietà terapeuti-
che, per cui, mischiandola con olio,
se ne faceva un unguento che veni-
va usato per curare le ferite, spal-
mandovelo sopra. Nel Campidano
si utilizzava la spessa pelle delle
spalle per fare le suole delle scarpe,
considerate superiori a quelle con-
fezionate con le corna del Daino.
Questo Suide è stato (spesso lo è
ancora) annoverato fra gli animali
nocivi: in passato si credeva che i
rami di alloro o di oleandro colti
durante la notte della festa di San
193. Areale europeo di Cinghiale (Sus scrofa).
Giovanni avessero la proprietà di
tenere lontano non solo i ladri, ma
anche gli animali nocivi fra cui il
Cinghiale.
Nella parte settentrionale della
Il Cinghiale è un animale ben Sardegna è chiamato: Porcàbru (Lo
conosciuto dalle popolazioni sarde, gudoro, Goceano, Marghine), For-
per le quali è sempre stato, per chàbru (Sassari), Porcàpru (Sinisco-
antonomasia, il simbolo della fiera. la, Posada, Centro), Borcàbru
Al riguardo risulta efficace il detto (Bono), Polcàbru (Padria), Polcàvru
campidanese "A s'òmini Sirbòni (Tempio, Gallura, Anglona), Polcià-
fèmina arrenconàda (All'uomo Cin- ru e Pulcàvru (Tempio, Gallura),
ghiale donna ritrosa)", nel quale il Polcràbu (Logudoro, Planarg i a ,
nome dialettale Sirbòni viene usato Montiferru, Marghine), Porcràbu
col significato di selvatico. Proprio (Logudoro, Goceano), Porcràpu
per questo motivo, oltreché per le (Nuorese), Poscràbu (Logudoro),
sue carni, questo povero animale è Pocràbu (Logudoro), Polscàvru
stato ed è la preda più ambita dai (Sassarese), Puscàvru (Sassarese),
cacciatori: il fatto è ben esemplifi- Pòlcu àvru (Anglona), Pòrcu 'e
cato dal proverbio "Vida depòrcu, sìrba (Nuorese), tutti nomi che deri-
mòrti de Sirbòni (Vita da maiale, vano dal latino Porcus aper e che
morte da Cinghiale)", usato per per- significano maiale selvatico. Nella
sone che, dopo aver vissuto da parte meridionale dell'Isola il
benestanti, fanno una fine disgra- Cighiale prende i seguenti nomi:
ziata. Sirbòne(Campidano, Montiferru,
Sebbene diminuito di numero Barigadu, Ardauli, Ogliastra, Bar-
rispetto ai tempi passati a causa del- bagiaSeulo, Barbagia Ollolai, Nuo-
l'accanita caccia e dell'alterazione rese), Sirbòni (Campidano, Sulcis
degli ambienti naturali, il Cinghiale Iglesiente, Parteolla, Marmilla,
continua a prosperare in virtù dell'e- Ogliastra, Seulo), Sirvòne (Nuore-
levato tasso riproduttivo, della sua se, Barbagia Ollolai), Surbòne
grande adattabilità e dell'assenza di (Desulo), Sipròne (Mandrolisai),
predatori naturali veramente eff i- Sribòni(Villanovatulo, Orroli, Villa-
cienti nel limitarne la consistenza simius, Campidano, Sulcis–Igle-
numerica. In passato, nel dividerne siente, Oristanese, Marmilla, Arbo-
le spoglie, all'uccisore spettava rea, Parteolla, Sarrabus, Gerrei),

225
Sribòi (Capoterra, Sestu, Genoni, vani sono chiamati: Avrèddu (Tem- 194. Cinghiale (Sus scrofa meridionalis), Åä
adulta. L'elevata capacità riproduttiva
Sulcis Iglesiente, Parteolla, Marmil- pio), Sirbonìscu (Meridione), Por- (100–120% di incremento annuo), la robustez-
la, Ori stanese), Tribòni (Oristane- chèddu àbrinu (Logudoro), Irrùssu za, l'efficacia delle armi naturali di difesa–offe-
se) e Sibròni in altre località; tutti (Logudoro) e Sulone (Logudoro). A sa, la tenacia con cui la madre difende i piccoli
questi nomi si ritiene non derivino Tempio il Cinghiale è anche chia- e la dieta onnivora sono alla base del successo
evolutivo di questo Suide, che in Sardegna pro-
dalle parole sìrva, sìlva, sìrba che mato Cignàli, a Carloforte Cinghiò- spera numeroso grazie anche all'assenza di un
vogliono dire selva, bosco, ma dalla le e a Ghilarza Pòrcu de sìlba. predatore naturale in grado di catturare indivi-
parola Sulòne, che viene usata nel II Cinghiale è caratterizzato dal- dui adulti. (Disegno: da E.G.Dehaut, 1912).
Logudoro per il Cinghiale di due l'avere il corpo affusolato anterior-
anni, in riferimento al fatto che si mente e posteriormente, cosicché
iniziano ad evidenziare le zanne. La risulta idealmente formato da due
femmina è chiamata Sùe (Logudo- coni uniti per la base e compressi
ro), Sùge (Centro, Nuoro, Lollove, lateralmente. Tale forma è un parti-
Orosei), Sù 'e Borcàbru (Bono), colare adattamento, conquistato nel
Sùge sirvonìna (Bitti), Suàbra corso dell'evoluzione in risposta
(Bonorva), Sìrva, Màrdi (Campida- alla necessità di muoversi veloce-
no), Màrdi 'e sìrba (Desulo). I gio- mente nel sottobosco più fitto; in un

226
195. Cinghiale (Sus scrofa meridionolis), Åâ ambiente, cioè, ricco di arbusti, duro e piatto, detto specchio callo-
adulto. In Sardegna il Cinghiale è stato da sem- liane e piante spinose, che formano so, sul quale si aprono le narici; l'e-
pre considerato la "fiera" selvatica per eccellen-
za, tanto che il nome dialettale Sirbòni viene spesso uno scudo impenetrabile per stremità del grugno, essendo soste-
talora usato col significato di selvaggio. Per altri animali. Grazie alla sua parti- nuta da libere ossicine e circondata
questo motivo è la preda più ambita dai caccia- colare conformazione corporea que- da cartilagini inserite sulle ossa
tori. L'attività venatoria nei confronti del Cin- sto Suide è capace di galoppare delle narici, è molto mobile e viene
ghiale è necessaria, non avendo questa specie,
allo stato adulto, alcun predatore naturale in nella macchia più intricata in linea usata per ricercare il cibo. Al di
grado di limitarne il numero. Tuttavia non si retta, offrendo una resistenza mini- sotto del grugno si apre la bocca
può non sentirsi solidali con quel povero Cin- ma agli ostacoli vegetali che gli si fornita di incisivi ben sviluppati e di
ghiale che, spaventato dai rumori di una battuta parano contro. molari di tipo bunodonte, ben adat-
di caccia, è malauguratamente finito nei pressi
di un ponte sul Temo, presso Bosa, dove è stato
La testa del Cinghiale si presenta tati ad un'alimentazione onnivora. I
braccato da numerose persone e massacrato a grande, alta, stretta e particolarmen- canini sono molto lunghi, appuntiti,
colpi di pietra durante il mese di gennaio del te sviluppata in senso longitudinale; a crescita continua e sono anche
1988! (Disegno: da E.G.Dehaut, 1912). è lunga circa un terzo del corpo e chiamati zanne per il loro grande
presenta anteriormente un grugno sviluppo. Quelli inferiori, che sono
nudo, in parte muscoloso e assai più sviluppati, escono dalla bocca
mobile, che termina in un disco dirigendosi verso l'alto e l'esterno,

227
leggermente incurvati all'indietro; i 197. Per procurarsi alimenti come semi, bulbi,
superiori sono più piccoli e, incur- tuben, rizomi, funghi ad accrescimento ipogeo,
vermi, larve d'insetti, Roditori, Lagomorfi etc.,
vandosi anch'essi verso l'alto, assu- il Cinghiale deve scavare nella terra umida ed
mono una posizione tale da avere il eventualmente spostare pietre (1). Il Suide svol-
lato anteriore sempre a contatto con ge quest'attività col grugno che introduce nel
quello posteriore dei canini inferio- sottosuolo e quindi porta verso l'alto, determi-
nando il distacco sistematico di piccole zolle
ri. Questa disposizione ha come (2–3).
conseguenza la continua affilatura
delle zanne inferiori, che finiscono
per assumere il profilo di un coltello
da caccia coi bordi molto taglienti.
Nel complesso le quattro zanne del
Cinghiale costituiscono un'arma
molto pericolosa, che l'animale usa
per difendersi o attaccare, menando
colpi dal basso verso l'alto. Oltre ad
essere veri e propri pugnali, le
zanne possono funzionare anche da
forbici poiché, quando l'animale
chiude le mascelle, tutto ciò che si
trova fra i canini superiori e quelli
inferiori viene tranciato con taglio
netto. Nei maschi i canini inferiori
sono molto più sviluppati che nelle
femmine e possono raggiungere la
lunghezza di 15 cm con una parte
visibile di 5 – 6 cm; nelle femmine
invece la lunghezza delle zanne non
supera i 3 cm.
La pelliccia presenta peli della
borra, densi e lanosi, e della giarra,
più lunghi, che danno luogo in più
parti del corpo a vere setole: in par-
ticolare sulla coda, nella sommità
del capo, in mezzo al collo e sul
dorso, dove si viene a formare una
breve criniera. Il colore del mantel-
lo è brunonerastro, tendente al nero,
al giallastro o al rossiccio, brizzola-
to di peli biancastri soprattutto nella
196. Nel maschio del Cinghiale i canini sono testa e nella gola.
tanto sviluppati da costituire vere e proprie
zanne. Sia il canino inferiore che quello supe- In Sardegna è presente con una
riore crescono verso l'alto, il primo rivolto all'e- sottospecie endemica S.s.meridio-
sterno ed il secondo in modo tale da avere il lato nalis Forsyth Major, 1882, caratte-
anteriore sempre a contatto con quello posterio- rizzata dalle dimensioni minori
re del canino inferiore. Questa disposizione
determina la continua affilatura delle zanne
(peso: 50 Kg, altezza al garrese: 55
inferiori, che il Cinghiale usa come pugnali per cm) e dal cranio più alto e assai più
la difesa e l'offesa, menando colpi dal basso l a rgo rispetto a quello della forma
verso l'alto. Le zanne possono essere usate tipica. E comunque ormai difficile
anche come forbici; infatti, chiudendo con vigo- trovare Cinghiali puri appartenenti a
re la bocca, tutto ciò che si trova fra i canini
superiori e quelli inferiori viene tranciato con questa razza perché gli incroci coi
taglio netto. maiali allevati allo stato brado sono

228
198. Cinghiale stante, località Baracci, Nurri. stati e sono molto frequenti: attual- L ' a ffermazione che il Cinghiale
Museo Archeologico Nazionale, Il Cinghiale
era conosciuto dal popolo nuragico come atte-
mente si incontrano spesso indivi- sardo deriva dal maiale domestico
stato dal bronzetto qui riprodotto, che si ritiene dui di 100 kg o più. Nelle zone più perché con questo si incrocia è
forgiato fra l'Vi Il e il VI secolo a.Cristo. Alcuni impervie, selvagge ed inaccessibili priva di qualunque fondamento
studiosi pensano che in Sardegna il Cinghiale è però ancora possibile reperire scientifico in quanto anche i Cin-
abbia avuto origine da maiali rinselvatichiti,
allevati nell'isola in un lontano passato e ciò
esemplari puri di S.s.meridionalis. ghiali del Continente europeo si
perché si incrocia con questi dando ibridi fecon- E opinione generale che il Cinghia- incrociano col maiale: d'altronde
di. In realtà anche i Cinghiali europei si ibridano le sia stato importato nell'Isola dal- quest'ultimo ha preso origine pro-
col maiale dando prole fertile, per cui tale affer- l'uomo; allo stato attuale delle prio da S.scrofa. Un tempo si rite-
mazione non può certo costituire prova dell'ori- conoscenze non si può però stabili- neva che il maiale derivasse da Sus
gine domestica di su Sirbòni. Attualmente sia la
suddetta ipotesi che quella di un'introduzione di re con certezza se abbia preso origi- vittatus della Cina e che poi da quel
Cinghiali selvatici possono essere proposte, non ne da maiali rinselvatichiti o dal paese si fosse diffuso fino all'Euro-
esistendo elementi sufficienti per operare una Cinghiale europeo. Entrambe le pa. Il Cinghiale sardo, che sembra
scelta sicura. (Foto: Leonardo Corpino e Rober- ipotesi sono possibili: la prima per- avere, secondo alcuni studiosi, una
to Dessy).
ché maiali domestici esistevano più certa affinità nei caratteri cranici
di 4.500 anni fa e risulta quindi con S. vittatus, era perciò ritenuto
verosimile che le popolazioni colo- di probabile origine domestica.
nizzatrici della Sardegna li abbiano Attualmente però la maggior parte
portati con sé; la seconda perché degli specialisti ritiene che il maiale
niente vieta che accanto agli anima- sia stato addomesticato in Mesopo-
li domestici sia stato introdotto tamia a partire da S. scrofa. Le sup-
anche il Cinghiale europeo, come poste somiglianze fra il cranio di
pare sia avvenuto per il Daino, il S.s.meridionalis e S. vittatus non
Cervo, la Donnola etc.; la caccia a sarebbero pertanto una prova dell'o-
questo Suide doveva, infatti, essere rigine domestica del Cinghiale
assai praticata anche a quei tempi. sardo.

229
Il Cinghiale è un animale molto anche informazioni sulla forza del 199. Per liberarsi del fango seccatosi sul pela-
adattabile, la cui presenza è deter- proprietario mediante l'altezza della me, i Cinghiali si strofinano sul tronco di un
albero: vengono a tal fine utilizzati soprattutto
minata dall'abbondanza di cibo. E traccia di fango e l'entità del danno gli alberi resinosi. Con questo comportamento
pertanto possibile incontrarlo in provocato dalle zanne. l'animale, oltre a liberarsi dal fango residuo,
tutti gli ambienti dalla pianura alla L'alimentazione è onnivora ed è raggiunge lo scopo di lasciare sulla corteccia
montagna; in particolare predilige composta da ghiande, castagne, dell'albero un'ampia macchia scura, che funge
da chiaro segnale territoriale. Un altro Cinghiale
la macchia mediterranea e la bosca- patate etuberi di altre piante, bulbi, sarà infatti in grado, per mezzo dell'ampiezza e
glia ricca di sottobosco con fre- rape, cereali, funghi, frutta, insetti, dell'altezza dell'impronta, di farsi un'idea sulla
quenti radure e campi dove pascola- lombrichi, lumache, larve, nidiacei mole e sul sesso dell'animale che l'ha lasciato.
re. Particolarmente gradite sono le
località in vicinanza di stagni, palu-
di e corsi d'acqua. Ha abitudini
principalmente crepuscolari e not-
turne, ma nei luoghi dove non è
disturbato pascola spesso anche di
giorno; trascorre i periodi di riposo
diurni nel folto della macchia vici-
no a luoghi umidi (soprattutto d'e-
state), dove ama rotolarsi nel fango.
Il Cinghiale è infatti un animale che
passa molto tempo preoccupandosi
della propria pulizia personale: i
bagni di fango gli sono necessari
per liberarsi dei parassiti cutanei e
per mantenere in buono stato la
pelle. Il fango, come si sa, è ricco di
sostanze minerali e organiche che
hanno benefici effetti sulla salute
dell'epidermide. Si ritiene che que-
sto Suide sia in grado di distinguere
la composizione chimica dei vari
tipi di fango perché non utilizza la
prima pozzanghera che capita, ma
talora percorre molti chilometri per
cercare la pozza che più gli torna
utile. Dopo il bagno il Cinghiale
ama strofinare i fianchi contro albe-
ri e rocce per liberarsi delle croste
di fango, lisciare il pelo e, se di
sesso maschile, indurire la pelle
corazzata che ha nei fianchi. Que-
st'attività lascia sugli alberi (sono
preferiti quelli resinosi) segni evi-
denti e tali che una pianta troppo
giovane, scelta come "raschiatoio",
può anche morire. I grossi maschi
in queste occasioni sogliono anche
assestare sul tronco una robusta
zannata, scheggiandolo. Si ritiene
perciò che gli alberi così marcati
servano a segnalare ai conspecifici
la proprietà della pozza, fornendo

230
cominciano a vivere autonoma-
mente solo quando la genitrice è
prossima ad un nuovo parto.
Durante il periodo degli amori,
che originariamente andava da
dicembre a gennaio ma attualmen-
te comincia ad ottobre e finisce ad
estate inoltrata, il maschio adulto
percorre anche grandi distanze alla
ricerca delle femmine, dimentican-
do perfino di nutrirsi. Quando
incontra una femmina, con la sua
sola presenza mette in fuga i gio-
vani maschi dell'anno, che vivono
ancora con lei e che si riuniranno
alla madre alla fine del periodo
riproduttivo. Eventuali giovani
pretendenti sono in genere scorag-
giati dalla mole dell'adulto. Se
invece accanto alla femmina c'è già
un altro maschio adulto, il duello è
inevitabile. Come precedentemente
descritto, il Cinghiale maschio pos-
siede zanne molto sviluppate e
taglienti, che possono infliggere
gravi ferite; allo scopo di evitare
inutili spargimenti di sangue, nel
corso della loro evoluzione, i
maschi hanno sviluppato un note-
vole ed efficiente ispessimento
200. Soprattutto durante i mesi estivi, il Cin- d'uccelli, serpenti, anfibi, pesci, della pelle dei fianchi e delle spalle
ghiale ama bagnarsi frequentemente per cercare roditori, Conigli, carogne etc. Il (fino a 3 cm), così da costituire una
sollievo dalla calura; in ogni periodo dell'anno cibo viene ricercato sul suolo oppu-
ricerca però pozze ed acquitrini per prendere vera e propria corazza e ridurre al
veri e propri bagni di fango allo scopo di mante-
re scostando sassi o scavando buche minimo i rischi derivanti dalle cita-
nere in buono stato la pelliccia e di liberarsi dai nella terra grazie al grugno e alle te lotte. Queste sono poco ritualiz-
parassiti. Certe pozze sono frequentate più di zanne: il Cinghiale è uno scavatore zate e hanno luogo coi due animali
altre e i Cinghiali compiono anche lunghi spo- così abile che riesce perfino a rag- disposti di fianco l'uno verso la
stamenti per raggiungerle. Si ritiene che queste giungere i Conigli nelle loro tane.
pozze siano costituite da fanghi di particolare regione posteriore dell'altro e pronti
composizione chimica, che hanno benefici effet- Pare che una dieta carnivora faccia a colpire con le zanne il collo del-
ti sull'epidermide, evitando malattie fungine e raggiungere dimensioni maggiori l'avversario che, se non può schiva-
favorendo la rimarginazione delle ferite. agli esemplari che la praticano. re la zannata, cerca di parare il
Il Cinghiale è un animale sociale colpo coi fianchi corazzati. Si ritie-
che ama vivere coi propri simili e ne che un maschio adulto possa
avere con questi frequenti contatti. tenere sotto controllo i – 3 femmine
In genere i maschi adulti vivono da con un massimo, in certi casi, di 5 –
soli, mentre i subadulti preferiscono 8. Liberatosi degli avversari, il
formare piccoli gruppi. L'unità maschio vincitore si avvicina alla
associativa fondamentale è però la femmina che lo riceve senza irrita-
famiglia di tipo matriarcale, compo- zione o timore; ha luogo quindi un
sta dalla femmina e dai piccoli del- rozzo corteggiamento durante il
l'anno. Questi restano con la madre quale il maschio insegue la femmi-
per un periodo abbastanza lungo e na, girandole attorno, spingendola,

231
toccandola nel grugno e nel ventre,
annusando e leccando l'orina da lei
emessa e spesso orinando a sua
volta nello stesso luogo. Durante
l'accoppiamento il maschio esercita
sul dorso della compagna una leg-
gera pressione col grugno ed emette
dei caratteristici suoni ritmici che
hanno lo scopo di aumentarne la
ricettività ed ottenerne la completa
immobilità. Si può ottenere una
completa immobilità femminile
anche se si fanno udire i suoni, tra-
mite un registratore, a giovani fem-
mine, che non potevano averli mai
uditi prima perché isolate dagli spe-
rimentatori. Per questo motivo gli
studiosi ritengono che si tratti di un
comportamento ereditato e non
appreso. Accoppiamenti fra giovani
esemplari possono verificarsi in
ogni stagione dell'anno.
La gestazione varia da 16 a 20
settimane e i parti si verificano fra
aprile e maggio. Le femmine giova-
ni in genere danno alla luce da 2 a 4
piccoli, mentre quelle più mature
possono arrivare ad averne fino ad
un massimodi 12(diregola 6–8).
Sono state osservate famiglie com-
poste dalla femmina e da ben 16
Cinghialetti; si ritiene però che le
figliate così numerose siano frutto
d'adozione. Di solito si verifica un
solo parto all'anno, ma in condizio-
ni alimentari particolarmente favo-
revoli se ne può avere un secondo. non abbandonano il covo; la madre
Quando è prossima al parto la fem- li lascia soli per brevi periodi e non
mina scaccia i giovani della prece- si allontana mai troppo. Più i Cin-
dente figliata (o viene da loro ghialetti sono piccoli, più la femmi-
abbandonata) e prepara un nido del na è aggressiva; non viene accettata
diametro di i –2 m e alto da 30 cm a nemmeno la presenza di altri Cin- 201. Spesso i Cinghiali scheggiano la corteccia
1 m, utilizzando materiale d'origine ghiali adulti. Le femmine con i pic- di particolari alberi, assestando forti zannnate al
vegetale come muschio, foglie sec- coli ricercano invece la compagnia tronco. Questo è uno dei comportamenti a fun-
che, rami etc. Il covo è di solito zione territoriale poiché l'altezza della scalfittu-
di altre femmine nelle loro stesse ra fornisce ai conspecifici dati sulla mole e
situato presso anfratti o in prossi- condizioni; si vengono così a for- quindi sulla forza del padrone del territorio.
mità di un gruppo di alberi caduti. I mare branchi composti da più unità
piccoli nascono con gli occhi aperti familiari. Le femmine frequentano
e con 10 denti già sviluppati, fra cui questi branchi per tutta la vita e se
i quattro canini. Sebbene siano in ne allontanano solo nel periodo
grado di reggersi in piedi già dopo degli accoppiamenti, nel momento
qualche ora, durante i primi giorni del parto e nel periodo in cui i

232
202. Cinghiale (Sus scrofa meridionalis) Loca-
lità: Isili. Dopo una gestazione di 16 20 settima-
ne, fra aprile e maggio, la femmina partorisce
fino a 12 piccoli in un nido che essa costruisce
con foglie, sterpi, rametti e muschio. In caso di
pericolo i Cinghialetti si nascondono nel sotto-
bosco fidando nella colorazione mimetica del
loro pelo. Le striature vengono perse intorno ai
3 mesi; a 6 mesi il mantello diventa rossiccio e
a 1 anno viene assunta la colorazione definitiva,
castana o nerastra. (Foto: Franco Puddu e Maria
Viarengo).

nuovi nati non possono seguirle. piccoli perdono le striature bianco


Appena sono in grado di farlo i crema e a 6 il mantello diventa ros-
Cinghialetti seguono la madre nei siccio e viene completata la denta-
suoi spostamenti e già all'età di 2 – tura. A un anno la colorazione della
3 settimane mangiano sostanze d'o- livrea diventa castana o nera e nei
rigine vegetale e piccoli animali. maschi cominciano a svilupparsi i
203. 1 Cinghiali amano dormire in gruppo, Comunque la femmina li allatta per canini. All'età di due anni i giovani
stretti l'uno all'altro e disposti con la testa 2–3 mesi: dapprima è questa che li possono abbandonare il branco
appoggiata sui quarti posteriori del vicino. Si invita alla poppata coricandosi su materno per formarne altri con Cin-
ritiene che questa disposizione venga assunta al
fine di poter percepire, tramite il finissimo olfat- un fianco e grugendo; in seguito ghiali di diversa età. I maschi
to, l'odore di un eventuale nemico da entrambi i saranno i piccoli ad inseguire la divengono solitari intorno al quarto
lati della formazione. madre, emettendo acuti grugniti, e a anno di vita.
convincerla a sdraiarsi, strofinando- La maturità sessuale è precoce
si su uno dei suoi fianchi. Poiché le nelle femmine, verificandosi anche
mammelle non forniscono tutte la a 8 mesi; i maschi invece sono ses-
stessa quantità di latte, i piccoli si sualmente maturi a 3 anni, raramen-
a z z u ffano per conquistare i capez- te a 1 o 2. La durata della vita si
zoli migliori e talora possono anche aggira intorno ai 25 anni, pallettoni
ferirsi coi canini; tali lotte termina- permettendo naturalmente!
no con lo stabilirsi di una gerarchia. Allo stato adulto il Cinghiale non
In caso di pericolo i Cinghialetti si ha in Sardegna nemici naturali in
disperdono e si nascondono nel sot- grado di catturarlo ad eccezione
tobosco, fidando nella colorazione dell'uomo. I piccoli possono invece
mimetica della loro pelliccia. essere predati da aquile reali, Volpi,
204. I Cinghiali maschi presentano sui fianchi e All'occorrenza la madre li difende Martore e Gatti selvatici, ma l'azio-
sulle spalle un'ampia corazza formata da pelle
molto indurita. Quest'adattamento è utilissimo
strenuamente, tanto da risultare ne di questi animali non è assoluta-
per parare le zannate degli avversari ed evitare pericolosa quanto i grossi maschi mente in grado di mantenere
così gravi ferite. forniti di potenti zanne. A 3 mesi i costante la consistenza numerica di

233
205. Durante la stagione riproduttiva i maschi si lateralmente per saggiare le rispettive forze. Se lotta ha termine quando uno dei due cede il
a ffrontano in violenti combattimenti, che però nessuno dei due ritiene di essere inferiore, uno campo essendosi reso conto della sua inferio-
raramente determinano gravi danni ai conten- dei contendenti attacca il rivale cercando di col- rità. I vincitori di questi duelli in genere riesco-
denti. I due avversari dapprima si dispongono pirlo alla gola eon le zanne. L'animale assalito no a controllare da 1 a 3 femmine con le quali si
fianco contro fianco, con la testa rivolta verso i evita il colpo o lo assorbe senza danni opponen- accoppiano.
posteriori dell'altro e si limitano a spingersi dogli la robusta corazza cutanea dei fianchi. La

234
questo Suide. Si ritiene, infatti, che
attualmente sopravviva dal 60 all'
80% dei piccoli nati vivi. Nell'isola,
come d'altronde in tanti altri luoghi
della Penisola italiana, solo l'uomo
può controllare questa specie, evi-
tando una sua esplosione demogra-
fica, che avrebbe gravi conseguenze
per l'agricoltura, la macchia e il
bosco. Si deve perciò ammettere
che la caccia al Cinghiale è necessa-
ria, a patto però che non sia dissen-
nata come in passato è avvenuto in
Sicilia, dove l'animale è scomparso
proprio a causa della sfrenata atti-
vità venatoria. La caccia al Cinghia-
le deve solo sostituire l'azione natu-
rale dei predatori e non assumere
proporzioni di un intervento di
bassa macelleria. L'azione di questi
Suidi, se contenuta entro limiti
accettabili dalle fitocenosi del
luogo, è positiva per lo sviluppo del
bosco e della macchia perché, col
loro continuo grufolare, i Cinghiali
scavano nel terreno buche profonde
10 – 15 cm, provocando e realiz-
zando una sorta di aratura molto
utile per la germinazione e lo svi-
luppo delle piante. Rivoltando il ter-
riccio, infatti, i Cinghiali non solo
seppelliscono un gran numero di
semi, ma trovano e mangiano un'e-
levata quantità d'insetti, che si ciba-
no di radici e foglie. Se però la con-
sistenza numerica di questa specie
diventa troppo elevata per le possi-
bilità dell'ambiente in cui vive, ne
risulta compromessa la crescita
delle giovani piante e quindi la rige-
nerazione del bosco.
L'elevatissima capacità riprodutti-
va del Cinghiale (100 – 120%
annuo) è spesso sfruttata per alle-
varlo a fini alimentari o per il ripo-
polamento. L'allevamento di questi
206. Durante il corteggiamento il maschio tocca Suidi non si è però mai ben aff e r-
col grugno il ventre e il grugno della femmina, mato a causa della minore produtti-
emettendo nel contempo caratteristici grugniti, vità rispetto a quella del maiale,
che hanno lo scopo di ottenere la perfetta immo- nonché per mancanza di iniziativa e
bilità della compagna. Questa permette che tale
corteggiamento termini con l'accoppiamento
scarsa conoscenza del mercato.
solo quando ha luogo l'ovulazione. Sarebbe auspicabile che gli organi

235
207. La femmina del Cinghiale partorisce i suoi
piccoli in un rifugio avente circa I m di diame-
tro ed alto una quarantina di centimetri. Il nido
viene costruito dalla femmina, con materiali d'o-
rigine vegetale, in anfratti o fra tronchi caduti
allo scopo di renderne difficile il ritrovamento
ai predatori. Tali nidi costituiscono un sicuro
riparo per i neonati durante la prima settimana
di vita, quando ancora non sono in grado di
seguire la genitrice.

regionali competenti avviassero un rio venatorio, pone adeguati vincoli


allevamento "pilota" per conoscerne alla sua cattura. Generalmente in
tutti gli aspetti economici (costi Sardegna questo Suide può essere
d'impianto e di gestione, produtti- cacciato, nei giorni consentiti, dalla
vità, ricettività del mercato etc.). A seconda settimana di dicembre a
questo proposito si deve tenere ben tutto gennaio. La caccia al Cinghia-
presente l'aspetto positivo costituito le è ammessa anche col sistema
dal fatto che gli allevamenti di Cin- della battuta e con l'uso della car-
ghiali vengono impiantati nei cosid- tuccia spezzata. In una giornata di
detti terreni marginali dove non è caccia non possono essere abbattuti
più o non è mai stato vantaggioso più di un animale ogni cinque fucili
intraprendere attività agricole o o frazione di cinque; una compa-
zootecniche. L'ambiente viene dun- gnia composta da qualsivoglia
que rispettato al massimo perché numero di cacciatori non può
non servono strutture industriali, né comunque abbattere più di 4 capi
si usano inquinanti chimici. Anzi nel corso di una giornata. E vietata
nelle zone particolarmente depau- l'esportazione del Cinghiale fuori
perate si rende necessaria un'intensa del territorio della Regione Autono-
opera di rimboschimento, utilizzan- ma della Sardegna. Nel periodo in
do le specie vegetali originarie: gli cui è vietato catturarlo il calendario
interventi umani si limitano quindi venatorio prevede una sanzione
esclusivamente a rendere ottimali i amministrativa di lire 2.500.000 per
rapporti fra piante e animali al fine ogni capo ucciso, catturato, venduto
di ottenere il massimo della produt- o illegalmente detenuto.
tività. Allevamento biologico,
insomma! Altri importantissimi
risvolti di questa attività sono indi-
viduabili nella creazione di nuovi
posti di lavoro e nella prevedibile
diminuzione del numero di incendi
grazie all'aumentata presenza
umana nelle campagne e nei boschi.
Il Cinghiale è protetto dalla legge
n. 503 del 5 agosto 1981 ed è inse-
rito nell'allegato III relativo alle
specie di cui si deve regolamentare
lo sfruttamento. La legge regionale
n. 32 del 28 aprile 1978 lo conside-
ra selvaggina e, tramite il calenda-

236
208. I piccoli di Cinghiale vengono allattati per
due o tre mesi. Dapprima è la madre che li invi-
ta a poppare sdraiandosi su un fianco ed emet-
tendo un particolare grugnito; in seguto saranno
i piccoli che, strofinandosi sui fianchi della
genitrice, la stimoleranno ad allattarli. I neonati
lottano per il possesso dei capezzoli che forni-
scono più latte finché non si stabilisce una
gerarchia.

237
Daino

209. Areale sardo ed europeo di Daino (Cervus


dama). I quadratini indicano le località dell'isola
in cui il Daino è stato reimmesso dall'Azienda
delle Foreste Demaniali. I = Complesso Limba-
ra Sud, 2 = Complesso su Filigosu, 3 = Riserva
compartimentale Arca di Noé, 4 = Complesso
Montarbu, 5–6 = Complesso di Pula (Is Canno-
neris e Pixinamanna). Nel circondano di Is Can-
noneris i Daini vivono da tempo allo stato libero
in quanto molti animali sono fuggiti a causa
delle frequenti rotture della recinzione.

Nel 1774 Francesco Getti scrive- sate dall'uomo, non fu un singolo


va: "...Si fattamente poi il possiede fattore ad agire, ma molti, troppi!
la Sardegna, che il possiede in Tra essi i principali furono la caccia
quantità grandissima, e secondo dissennata ed incontrollata praticata
alcuni in maggior numero del cin- per centinaia d'anni, l'avvento delle
ghiale medesimo. Non limitato ad armi da fuoco a retrocarica, l'altera-
alcune parti come il cervo, è diffuso zione dell'ambiente e soprattutto la
equabilmente per tutto il regno; riduzione degli habitat, trasformati
ogni villaggio è a portata di cacciar- in colture, e la costruzione di strade
ne nel vicinato, e spesso le frotte di penetrazione agraria, che resero
s'avvicinano a pochi passi dall'abi- agevole l'accesso alle poche località
tato; il pian di Sindia è un de' luo- dove questo bel Cervide ancora
ghi più abbondanti. Secondo i miei viveva. Il colpo di grazia alla specie
computi non men di tremila se ne lo hanno poi sicuramente dato i
ammazza nel regno ogni anno". bracconieri, ma non sono certo
Meno di duecento anni dopo esenti da colpe tutti coloro che all'e-
(1968) il Daino risultava del tutto poca non intervennero per porre
estinto in Sardegna. Cos'è avvenuto rimedio alla grave situazione venu-
di tanto grave in meno di due secoli tasi a determinare. Attualmente il
da portare alla completa scomparsa Daino è stato reintrodotto nell'Isola
di una specie un tempo tanto nume- dall'Azienda delle Foreste Dema-
rosa? Come spesso avviene nella niali della Regione Autonoma della
maggior parte delle estinzioni cau- Sardegna; gli esemplari sono stati

238
210. Daino (Cervus dama). Località: is Canno- prelevati dalla foresta demaniale di Marmilla, Ogliastra, Barbagia
neris, Complesso forestale di Pula. Poiché que- Follonica, dalla tenuta presidenziale Seulo, Mandrolisai, Barigadu,
sto Cervide non è rappresentato nei bronzetti, né di San Rossore e da altre località Logudoro), Crabiòu (Sulcis–Igle-
si son trovate tracce di corna negli insediamenti
nuragici, è lecito supporre che il Daino sia stato
della Penisola italiana. Ora è pre- siente, Oristanese, Marmilla),
introdotto nell'isola dai Romani. In breve tempo sente in numerosi recinti d'alleva- Cabriòlu (Campidano), Capriòlu
divenne molto numeroso e si diffuse in tutta la mento situati nelle foreste demania- (Gallura), Capròlu (Tempio, Gallu-
Sardegna: nella seconda metà del secolo XVIII li sarde ed anche al di fuori di que- ra), Cabriòu (Campidano, Parteolla,
se ne catturavano non meno di tremila esemplari
all'anno. Successivamente la caccia incontrolla-
sti come è avvenuto a Is Cannoneris Marmilla, Arborea), Crabòlu(Logu-
ta e il bracconaggio determinarono una grande dove a causa della continua rottura doro, Planargia, Montiferru, Gocea-
riduzione numerica della specie, finché nel 1968 della recinzione i Daini possono no, Baronie, Marghine, Ocier, Par-
venne ucciso l'ultimo Daino selvatico della Sar- liberamente entrare ed uscire dal teolla, Anglona), Crabòru (Sassari),
degna. Attualmente, in alcuni recinti dell'Azien- recinto. Crapòlu (Nuorese), Grabòlu (Ghi-
da delle Foreste Demaniali, viene allevato un
certo numero di Daini, importati dalla Penisola In Sardegna questa specie era ben larza), Biòlu (Campidano), Dàinu
italiana nella speranza di riuscire a reintrodurli conosciuta e distinta dal Cervo (Sassarese, Campidano), Anta
nell'ambiente naturale, bracconieri permettendo. nobile, ma un tempo il popolo cre- (Logudoro), Bìtti (Logudoro setten-
Il Daino è protetto dai calendario venatorio con deva che si trattasse del Capriolo e trionale). La femmina viene distinta
un'ammenda di lire 15.000.000. (Foto: Franco
Puddu e Maria viarengo).
non del Daino. Ne consegue che i dal maschio coi seguenti nomi:
nomi sardi di questo Cervide deri- Capriòla (Ogliastra), Crapòla (Bar-
vano dalla corruzione popolare del bagia Ollolai), Crabiòla (Logudoro,
latino Capreolus: Crabiòlu (Campi- Campidano), Crabò/a (Logudoro),
dano, Sulcis–Iglesiente, Oristanese, Cabriòlu femmina (Campidano),

239
Cràpa 'e mònte (Nuorese), Bettixèd- prio areale e, quando i ghiacci si
da (Campidano). Nel Logudoro per ritirarono, sopravviveva solo nell'A-
il giovane con le sue prime "corna" sia minore. Per la sua grande adat-
si usa il termine Sulòne. Lo splendi- tabilità e la sua notevole robustezza
do trofeo del Daino non poteva nell'antichità fu sovente allevato in
sfuggire all'attenzione dell'uomo e, cattività e successivamente intro-
come per quello del Cervo, alcune dotto, sicuramente da Fenici e
sue parti erano usate per curare il Romani, in numerosissime località
mal di ventre, posandole sull'addo- europee. Considerando che il Daino
me del malato. La parte espansa a è sempre stato assente in Corsica e
pala dei palchi veniva utilizzata dai che in Sardegna mancano resti fos-
Campidanesi per realizzare le suole sili quaternari, è lecito ritenere che
delle scarpe portate durante le feste anche nell'Isola sia stato introdotto
da ballo. Al Daino si riferiscono dall'uomo a scopo venatorio, proba-
anche alcuni proverbi che si ispira- bilmente intorno al IX – X secolo a.
no in particolare alla sua agilità, C., come sembrerebbero dimostrare
bellezza e indole tranquilla. Così i resti ossei rinvenuti nel nuraghe
suol dirsi: Palmavera (Alghero). In Sardegna
– per persone dal carattere mite e il Daino è sempre stato presente con
pacato: la sottospecie tipica Cervus dama
Non giùgherfèle che i su Crabòlu. dama (Linnaeus, 1758).
Non avere fiele come il Daino. Poiché il Daino viene da lungo
(Logudoro) tempo allevato dall'uomo ed è stato
– in riferimento al fascino e alla da questi introdotto in numerosissi-
leggiadria di una donna: me località, risulta oggi assai diffi-
Lezèri che Crabòlu, bèlla che cile stabilirne non solo l'ambiente
Crabòledda. originario, ma anche quello preferi-
Agile come un Daino, bella come to. Frequenta infatti le steppe, i
una piccola Dama. campi incolti e cespugliati, le
(Logudoro) boscaglie, la macchia mediterranea
Il Daino si distingue facilmente e i boschi d'alto fusto a foglia cadu-
dal Cervo per la mole minore (in ca o sempreverdi, purché situati in
Sardegna meno che altrove poiché ambienti planiziali o collinari privi
anche il Cervo è di piccole dimen- di neve. Allo stato selvatico il
sioni), per l'assenza dei canini supe- Daino è molto timido e di abitudini
riori e per avere le parti apicali dei prevalentemente crepuscolari e not-
palchi espanse a pala, la coda più turne; in cattività o in semilibertà è
lunga, il collo più gracile e lo spec- invece poco timoroso e si mette
chio anale sempre bianco. La colo- spesso in attività anche durante il
razione di fondo della pelliccia è giorno. Si ciba principalmente di
superiormente e lateralmente erbe di vario genere, cereali e anche
fulvo–rossiccia chiara con numero- di vegetazione acquatica; frutti ed
se macchie bianche più o meno evi- arbusti hanno invece minor impor-
denti; le parti ventrali si presentano tanza nella sua dieta. Sebbene inde-
biancastre. D'inverno la colorazione terminate condizioni possa diventa-
del mantello diviene più grigia e le re erratico, normalmente è sedenta-
macchie bianche si riducono note- rio e in genere il suo raggio d'azio-
volmente fin quasi a scomparire. Il ne è di qualche chilometro. Il Daino
Daino viveva un tempo anche nel- è un animale sociale che, nelle zone
l'Europa centrale; durante l'ultima intensamente albe
glaciazione, però, questa specie
subì una drastica riduzione del pro-

240
2 11. Durante il periodo riproduttivo i Daini
maschi si stabiliscono in territori di poche
migliaia di chilometri quadrati, dai quali emet-
tono frequenti richiami con lo scopo di segnala-
re la loro presenza e il loro stato sessuale alle
femmine. Tali grida, utili per attrarre un'even-
tuale partner, hanno anche lo svantaggio di
richiamare possibili rivali. Spesso si verificano
scontri durante i quali, incrociate le corna, i due
contendenti spingono con forza l'uno contro l'al-
tro. Questi tornei hanno lo scopo di saggiare le
rispettive forze, per cui il più debole, resosi
conto del suo stato, abbandona il campo.

241
rate, vive in branchi composti da denza i pro 212. Nel primo anno di vita al Daino maschio
cominciano a spuntare le corna. Queste, a svi-
un piccolo numero di esemplari; prietari, i quali emettono frequen- luppo ultimato, saranno costituite da due aste
negli ambienti che presentano un'e- temente grida, più deboli del brami- semplici che cadranno nella primavera successi-
levata riduzione della vegetazione to del Cervo, ma udibili dall'uomo va per essere sostituite da altre più lunghe e for-
arborea i branchi diventano invece fino a 1.300 metri di distanza. Tali nite di punte. La parte superiore del trofeo non
presenta mai la corona tipica dei Cervi, ma a
molto più numerosi. richiami hanno lo scopo di segnala- partire dai 4–5 anni si espanderà per formare la
Al di fuori della stagione ripro- re la propria presenza e il proprio pala, munita di cime che diventeranno sempre
duttiva i maschi vivono separati stato d'eccitazione sessuale e fan sì più numerose col progredire dell'età.
dalle femmine e riuniti in piccoli che le femmine si radunino attorno
branchi, mentre queste si aggregano ai territori e vi penetrino spontanea-
in branchi più numerosi, compren- mente. Le esibizioni vocali richia-
denti anche i giovani. La formazio- mano però anche rivali, che tentano
ne dei branchi misti è più frequente di penetrare nei territori occupati. Si
che nel Cervo nobile, potendosi i verificano allora frequenti intera-
due sessi associare anche per motivi zioni aggressive fra maschi, che
alimentari o di sicurezza personale. possono consistere in brevi insegui-
I branchi misti sono la norma nel menti o in veri e propri scontri a
periodo riproduttivo che va da otto- colpi di "corna". Il duello è prece-
bre a novembre; durante questi duto da un grido rauco emesso dai
mesi i maschi sessualmente maturi contendenti, che quindi si scagliano
(dal V anno in poi) si recano nelle l'uno contro l'altro incrociando i
zone intensamente frequentate dalle rispettivi palchi. È assai raro che
femmine e si stabiliscono in un ter- uno dei due resti seriamente ferito
ritorio di qualche migliaio di metri perché lo scopo di questi scontri è
quadrati, separato da quello di un quello di stabilire una gerarchia fra
altro maschio da poche centinaia di maschi e i più deboli abbandonano
metri. Questi territori non hanno presto il campo. I maschi dominanti
alcuna importanza alimentare o si accoppiano con le partners che
come zona–rifugio: la loro unica penetrano nel loro territorio, quan-
funzione è quella di mettere in evi- do si trovano nell'appropriata fase

242
213–214. Daino (Cervus dama). Località: is estrale. Se una femmina prova ad
Cannoneris, Complesso forestale di Pula. i allontanarsi, il maschio tenta di
Daini vivono in branchi e hanno perciò neces- i m p e d i rglielo correndole incontro;
sità di comunicare l'uno con l'altro: essi utilizza-
no a questo scopo segnali acustici, chimici ed tuttavia non esce mai dai confini del
ottici. Fra questi ultimi particolare interesse suo territorio per più di qualche
riveste lo scudo anale e la coda, che hanno la metro e non segue mai la femmina
funzione di comunicare ai conspecifici la pre- che se ne allontana troppo.
senza di eventuali pericoli. Il Daino in fotogra-
fia, ad esempio, ha la coda immobile e diretta Durante questo periodo i giovani
verso il basso per trasmettere un segnale di dell'anno, turbati dall'eccitazione
allarme di modesta entità, che induce negli ani- degli adulti, si riuniscono in branchi
mali un semplice comportamento d'attenzione. per conto loro.
1) Quando la coda viene mossa da un lato all'al-
tro il Daino esprime tranquillità. 2) Se la coda è
Il comportamento riproduttivo
disposta quasi orizzontalmente al terreno, l'ani- descritto viene praticato dal Daino sitano i maschi solo quando sono
male trasmette uno stato di inquietudine in solo quando la densità di popolazio- prossime all'accoppiamento; questi
quanto ha avvertito un pericolo. 3) La coda è ne non è elevata. Nel caso in cui, in a loro volta si limitano a difendere
alzata verticalmente e trasmette un segnale di determinate località, vi siano grandi il territorio e a tentare di attrarre le
grave pericolo, che induce negli altri componen-
ti del branco un immediato comportamento di concentrazioni di femmine, i singoli possibili compagne all'interno dies-
fuga. (Foto: Franco Puddu e Maria Viarengo). territori confinano direttamente so con esibizioni di natura acustica
l'uno con l'altro e le femmine vi ed ottica.

243
Trascorso il periodo degli amori, na la caduta dei palchi e il rivesti- zione è per entrambi i segnali quel-
i maschi adulti per lo più si riuni- mento del callo con nuovo velluto. la di avvertire i compagni di branco
scono nuovamente in piccoli bran- La femmina, dopo 31 – 32 setti- dell'avvicinarsi di un possibile peri-
chi, mentre le femmine riformano i mane di gravidanza fra la seconda colo. Grande importanza per evitare
branchi familiari e proseguono nel- metà di giugno e la prima di agosto, le insidie rivestono inoltre le capa-
l'allattamento dei giovani dell'anno si allontana dal branco e, in un cità visive, che nel Daino sono
fino a tutto dicembre (3 – 4 mesi). luogo appartato del sottobosco, par- molto sviluppate: al contrario del
Fra aprile e maggio il maschio, torisce 1 piccolo (talora 2, assai Cervo nobile, esso può distinguere
nel giro di pochi giorni, perde i pal- raramente 3). La madre tiene i neo- un predatore (o un uomo) anche se
chi, che subito cominciano a ricre- nati lontano dal branco per una questi resta del tutto fermo, grazie
scere coperti dal velluto. In ago- decina di giorni, ma i piccoli la ad una diversa struttura dell'occhio.
sto–settembre il velluto viene perso seguono nei suoi spostamenti dopo Il Daino è specie protetta dalla
del tutto grazie allo strofinamento 12 – 48 ore, mentre all'età di 12 – legge n. 503 del 5 agosto 1981 ed è
del trofeo su tronchi ed arbusti ed in 14 giorni spesso si radunano insie- inserito nell'allegato III relativo alle
ottobre il maschio ripresenta il suo me fondando le cosidette nursery. specie di cui si deve regolamentare
splendido ornamento sulle ossa Questa tendenza ad aggregarsi in lo sfruttamento. In Sardegna gli
frontali, che negli esemplari adulti tenera età e la brevità del rapporto a esemplari reimmessi dalla Azienda
misura circa 70 cm di lunghezza. distanza fra madre e figlio hanno delle Foreste Demaniali sono pro-
Nel maschio del Daino, come indotto gli studiosi a ritenere che il tetti dalla legge regionale n. 32 del
d'altronde nel Cervo nobile, esiste Daino sia originario di ambienti 28 aprile 1978 e non possono in
uno stretto legame fra la rigenera- aperti piuttosto che riccamente alcun caso essere fatti oggetto di
zione delle "corna", la periodicità alberati. caccia. Il calendario venatorio pre-
degli accoppiamenti e l'attività di La maturità sessuale viene rag- vede una sanzione amministrativa
alcune ghiandole. La perdita dei giunta a 2 anni dalle femmine e 3 di lire 15.000.000 per ogni capo
palchi e la loro successiva rigenera- –4 dai maschi. La durata della vita ucciso, catturato, venduto o illegal-
zione è infatti regolata da tre ghian- può talora superare i 20 anni. mente detenuto.
dole: l'ipofisi, i testicoli e la tiroide. I predatori naturali del Daino
Quest'ultima agisce solo sulla rapi- sono i grossi Carnivori, peraltro
dità della crescita; l'ipofisi invece assenti in Sardegna, dove solo l'a-
dà il via alla rigenerazione delle quila reale e la Volpe possono insi-
"corna" grazie alla produzione di un diare i piccoli. Questi subito dopo
ormone (ICSH), che stimola i testi- la nascita non seguono la madre,
coli a produrre a loro volta un altro ma si nascondono appiattendosi al
ormone (GH). Questo ha la pro- suolo fra i cespugli (reazione di
prietà di indurre la formazione dei pronazione); al massimo dopo due
nuovi palchi; successivamente ipo- giorni il rapporto a distanza fra
fisi e testicoli rafforzano vicende- madre e figlio si evolve in uno
volmente la loro azione: la prima stretto rapporto di legame e, poiché
infatti induce i testicoli ad aumenta- il piccolo segue la genitrice nei suoi
re la produzione di testosterone (T), spostamenti, sarà da questa strenua-
che a sua volta stimola l'ipofisi a mente difeso. Gli adulti invece si
produrre più ICSH e quindi piùGH. difendono a colpi di "corna" e di
Ne consegue che le "corna" si zoccolo o con la fuga. Per mettere
accrescono con grande rapidità, si in allarme i conspecifici vengono
calcificano e perdono il velluto; utilizzati segnali acustici ed ottici.
maturano inoltre gli spermatozoi: Fra questi ultimi notevole impor-
l'animale è pronto per una nuova tanza rivestono sia il cromatismo
stagione riproduttiva. Passato il dello specchio anale, che viene
periodo degli amori si ha una pro- variato col movimento della coda, e
gressiva diminuzione della produ- sia il saltello d'esibizione, che viene
zione di testosterone (e quindi attra- eseguito con tutte e quattro le
verso l'ipofisi di GH), che determi- zampe e con la coda alzata: la fun-

244
Cervo nobile

215. Areale sardo ed europeo di Cervo (Cervus


elaphus). Le aree contrassegnate da un quadrati-
no si riferiscono alle località in cui il Cervo è
stato reimmesso in appositi recinti dall'Azienda
delle Foreste Demaniali. 1 = Complesso di
Monte Lerno, 2 = Complesso di Pabarile, 3 =
Complesso di Montimannu. Altri due recinti
d'allevamento sono presenti nei Complessi di
Pula e dei Settefratelli.

"... il cervo abbonda principal- ridotto tale distribuzione, per cui


mente nella parte orientale; cervi ve attualmente il Cervo vive, allo stato
ne sono nella Nurra, e vicinato, e selvatico, solo in tre aree ubicate
nelle parti d'Iglesias, ma il grande tutte nella provincia di Cagliari.
intervallo frapposto a questi estremi L'areale più vasto (oltre 15.000 ha)
poco li conosce; per l'opposto nella è quello che fa capo al massiccio
parte orientale sono perpetuamente montuoso che va da Monte Arcosu
da Tempio, Pattada, Nuoro infino a Punta Sebera e Punta Spinosa. Su
all'estremo del regno.", così France- questi monti si estende ancor oggi il
sco Cetti scriveva nel lontano 1774. più vasto complesso forestale dell'I-
Come confermato d'altronde da sola, caratterizzato da poche radure
numerose altre testimonianze, il e da una vegetazione così fitta che
Cervo nobile era dunque abbastanza talora è quasi impossibile penetrar-
comune in Sardegna e, anche se vi. Nel profondo del bosco si ritiene
spesso in piccolo numero, lo si vivano circa 450 Cervi. Di poco
poteva incontrare in quasi tutti i inferiore (circa 320 capi) è la consi-
massicci montuosi dell'Isola. La stenza numerica della popolazione
caccia incontrollata (sulla carta il che vive nelle foreste del Monte
Cervo, assieme al Daino e al Settefratelli, del Monte Arbu, del
Muflone, è specie protetta dal Monte Minniminni ed aree adiacen-
1939), il disboscamento intensivo ti. Un centinaio di esemplari vivono
prima e gli incendi e il bracconag- nella terza area ubicata fra Monte-
gio oggi hanno però drasticamente vecchio, la foce del Rio Piscinas e

245
216. Cervo nobile (Cervus elaphus corsicanus) .
Località: Is Cannoneris, Complesso forestale di
Pula. Da una decina d'anni l'Azienda delle Fore-
ste Demaniali ha varato un programma che pre-
vede la cattura di Cervi selvatici, il loro alleva-
mento in semilibertà c la loro reintroduzione
nelle località dalle quali erano da tempo scom-
parsi a causa della caccia e del bracconaggio. I
Cervi che attualmente vivono nei recinti di
Montimannu e di Santulussurgiu provengono
per l'appunto da Is Cannoneris. Una decina d'e-
semplari sono stati inoltre ceduti per ripopolare
le foreste della Corsica, dove i Cervi erano
estinti da molti anni; nell'atto di cessione è stato
incluso il rassicurante impegno della restituzio-
ne del favore nel caso in cui questo splendido
animale scomparisse anche dai boschi sardi.
(Foto: Franco Puddu e Maria Viarengo).

Nella pagina seguente.


217. I palchi sono il carattere sessuale seconda-
rio più evidente del Cervo maschio. Sono costi-
tuiti da due prolungamenti ossei che in genere
Cala Campu Sali. Quest'ultima l'acqua si erano formate numerose vengono perduti nel mese di marzo, ricomincia-
popolazione è senza dubbio la più bollicine. Per trasferire poi il male no a crescere dopo 1 –2 settimane e terminano
lo sviluppo nel mese di agosto. I palchi si rige-
minacciata sia per gli insediamenti dall'ammalato ad altro luogo si get- nerano in circa 100 giorni, durante i quali il
turistici e sia per l'inadeguatezza tavano alcuni pezzi del medesimo Cervo è costretto ad attingere dal suo corpo par-
della sorveglianza. I Cervi che "corno" per terra e si versava l'ac- ticolari sostanze, soprattutto calcio e fosforo, la
vivono nelle altre due aree hanno qua residua nel fuoco. In molti cui quantità necessaria per completare la cresci-
ta e l'ossificazione è superiore a quella off e r t a
invece più probabilità di sopravvi- paesi si riteneva inoltre che il trofeo dagli alimenti ingenti. Lo sforzo metabolico
vere grazie alla presenza degli del Cervo, ucciso durante la notte di sostenuto dal maschio perla produzione annuale
agenti dell'Azienda delle Foreste plenilunio del 25 dicembre, tenesse delle sue spettacolari appendici cefaliche è
Demaniali e dei soci del WWF lontano il malocchio e lo si usava all'incirca della stessa entità di quello sopportato
nella riserva di Monte Arcosu, per preparare s 'àcqua 'e licòrnu dalla femmina per portare a termine la gravidan-
za. Basti pensare che il peso di entrambe le aste
recentemente acquistata da quest'as- (acqua del corno). varia da 4 a 8 kg (eccezionalmente 15) e che la
sociazione protezionistica. In Sardegna il Cervo prende i loro lunghezza può arrivare a 110–120cm. L'im-
In Sardegna il Cervo nobile era seguenti nomi: Cèrvu (Campidano, palcatura compare per la prima voltaintorno agli
un tempo ben conosciuto dal popo- Mandrolisai, Ogliastra, Barbagia 11 mesi di vita, sotto forma di due semplici aste
di circa 25 cm. Negli anni successivi i palchi
lo, la cui fervida fantasia ha prodot- Seulo), Cèrbu (Campidano, SulcisI- divengono più lunghi e più robusti, con ramifi-
to qualche credenza riguardante glesiente, Desulo, Ogliastra, Barba- cazioni via via più numerose. La prima punta (o
quella parte che in quest'animale gia Seulo), Cèrbiu (Campidano), cima) che compare sull'asta prende il nome di
più colpisce l'osservatore: i palchi. Cèlvu (Anglona, Gallura, Tempio), occhiale, la seconda di invernino cia terza di
In molte località dell'Isola si crede- Cèlbu(Gallura), Chèlbu (Planargia), mediano; le punte della parte finale del trofeo
del Cervo adulto costituiscono la corona. È dif-
va che si potesse guarire dal mal di Chèlvu (Logudoro, Padria), Chèrbu fusa l'opinione che il numero di cime sia indice
testa o dai dolori all'addome toccan- ( M a rghine, Nuorese, Logudoro), dell'età dell'animale, ma ciò non corrisponde a
do la parte malata col "corno" del Chèrvu (Logudoro, Planarg i a , verità perché la variabilità che si riscontra nei
Cervo durante la luna piena. A Goceano, Bitti, Baronie, Marghine), palchi dei Cervi è grandissima. Il numero di
punte infatti varia solitamente da 16 a 24, ma
Cuglieri si preparava un intruglio Chèvu (Logudoro settentrionale), non sono rari gli esemplari con 28, 30, 46, 50 ed
mettendo in un bicchiere pieno Chèivu (Logudoro, Sassarese), eccezionalmente anche 66 cime. In realtà si può
d'acqua numerosi chicchi di sale e Crèfu (Logudoro settentrionale), solo affermare che i palchi aumentano in lun-
un po' di polvere di "corno" di Erbu (Barbagia Ollolai), Crèbu ghezza fino a 5 – 7 anni d'età e di diametro fino
a 12 – 14 per regredire poi con il sopraggiunge-
Cervo e quindi lo si beveva certi (Campidano, Capoterra, Barigadu, re della vecchiaia e presentare quindi caratteri-
che avrebbe guarito l'emicrania Ardauli, Mandrolisai, Sulcis–Igle- stiche simili a quelle dei giovani: aste corte e
soprattutto se sulla superficie del- siente, Parteolla, Orroli, Vi l l a s i- sottili, talora prive di punte.

246
247
218. Cervo nobile (Cervus elaphus corsicanus).
Località: Complesso forestale di Montimannu.
Il Cervo nobile è presente in Sardegna con una
sottospecie endemica del Massiccio
sardo–corso. Le sue dimensioni sono più picco-
le di quelle delle altre raise ed il suo mantello
più scuro. (Foto: Carlo Erminio).

mius, Gerrei, Sarrabus, Oristanese, Il Cervo nobile presenta corpo


Marmilla, Valenza), Xrèbu (Mar- raccolto e robusto, arti slanciati,
milla, Arborea, Sulcis–Iglesiente, coda corta, collo vigoroso ed arcua-
Parteolla, Oristanese), Xrè bra (Vil- to in avanti, testa di media grandez-
lacidro), Xèbru (Sulcis–Iglesiente, za allungata in un muso ben model-
Oristanese), Xèrbu, Zèivu (Sassari), lato; le orecchie sono grandi, ovali,
Zèlvu (Badesi), Chèrvia (branco di diritte, appuntite e lunghe più della
Cervi, Bitti). La femmina viene metà della testa; gli occhi grandi e
distina dal maschio coi seguenti ovali con iride bruna. Nel comples-
nomi: Bìtta (Nuorese), Mardìna so si tratta di un animale ben pro-
(Campidano), Madrina (Campida- porzionato, elegante ed aggraziato
no, Barbagia Seulo, Ogliastra), Fèra nei movimenti, cosicché appare
(Capoterra, Sulcis–Iglesiente), giustificato il nome di Cervo nobile.
Bètta. D'estate la colorazione della livrea è
In alcuni luoghi si usano inoltre i brunofulva rossastra; d'inverno si fa
seguenti termini: Sementùsa per la più scura e i toni rossi si attenuano.
femmina giovane che non ha ancora La regione posteriore circostante la
partorito; Betixèddu, Cilvìttu (Tem- coda (specchio anale) è bianco–gri-
pio) e Arcòne (Logudoro settentrio- giastra o bianco–giallastra, mentre
nale) per il Cerbiatto privo di pal- la coda è rosso–bruna. Esiste
chi; Sulòne (Logudoro) e Sulòni comunque una grande variabilità
(Campidano) per il giovane con le nella colorazione della pelliccia sia
sue prime "corna" e A rgàzu o A fra le diverse sottospecie che fra
rcacèddu per i piccoli di pochi mesi individui della stessa razza e fra i
di vita. sessi. I giovani hanno colore

248
219. La sottospecie sarda si differenzia dal
Cervo europeo per la minor mole (il maschio
raggiunge un peso di 120 – 130 kg e la femmina
di 70 – 80), per l'aspetto leggermente più tozzo
dovuto ad una riduzione della lunghezza degli
arti nei confronti di quella della testa, per la
colorazione più scura del mantello e per i palchi
che costituiscono forse la differenza più interes-
sante. Questi ultimi sono infatti sensibilmente
più piccoli, con solo 1 kg di peso per stanga e
70 cm di lunghezza massima, e più semplici
perché ogni asta ha solo 4–6 punte e l'invernino
è riscontrabile unicamente nel 9% degli esem-
plari. Anche la loro forma si differenzia per la
mancanza della corona all'apice dell'asta, che
tende ad allargarsi e ad appiattiarsi terminando
spesso con una formazione a forcella, cui può
aggiungersi una piccola terza punta. Si ritiene
che queste caratteristiche siano il risultato di
un'intensa selezione naturale operata dall'am-
biente di fitta boscaglia in cui vive il Cervo
sardo. Come nel Cervo europeo, anche in quello
sardo compaiono occasionalmente esemplari
con aste lisce e pressoché prive di ramificazioni
laterali. Questi Cervi, conosciuti localmente col
nome di Sullonàiu, sono detti Cervi assassini
perché possono facilmente infliggere gravi feri-
te. La loro rarità è da collegare al poco appari-
scente sviluppo dei palchi, che porta tali Cervi
ad occupare una posizione gerarchica poco rile-
vante con conseguente esigua discendenza.

bruno–chiaro e superiormente sono quanto riguarda la penetrazione del


molto macchiettati di bianco. Il Cervo in Sardegna esistono attual-
maschio è riconoscibile dalla fem- mente due ipotesi. Una vuole che il
mina, oltre che per i palchi (quando suo arrivo si sia verificato durante
ne è provvisto) anche per le dimen- una regressione marina posteriore a
sioni maggiori, la corporatura più quella Cassia (1 –0,8 m. a. fa),
massiccia e il collo grosso e robu- attraverso un collegamento territo-
sto, fornito di una criniera di peli riale fra la Corsica e l'Arcipelago
ben visibile soprattutto durante la toscano, di cui non esiste alcuna
stagione invernale e quella degli prova; a sostegno di questa ipotesi
amori. si porta il fatto che le "corna" della
In Sardegna il Cervo nobile è sottospecie corsicanus presentano,
presente con una sottospecie ende- rispetto a quelle dei Cervi continen-
mica del Massiccio sardo–corso: tali, alcune differenze dovute all'a-
Cervus elaphus corsicanus Erxle- dattamento all'ambiente di fitta
ben, 1777, caratterizzata dal colore boscaglia in cui tale razza vive,
più scuro rispetto a tutte le altre nonché la circostanza che queste
razze continentali e dalle piccole stesse caratteristiche si riscontrano
dimensioni (lunghezza testa–tronco: nei palchi ritrovati in siti nuragici o
" 200 cm, 155 cm; altezza al garre- nei bronzetti che rappresentano
se: – 95 – 105 cm, 80 –83 cm; peso: quest'animale. Il Cervo era dunque
J' 120 – 135 kg, 70 – 80 kg). Per presente in Sardegna, con una

249
conformazione dei palchi simile considera che i Cervi europei pre-
all'attuale, già da 3000 – 3400 anni sentano una grandissima variabilità
fa, per cui la citata differenziazione nella conformazione dei palchi, l'a-
si sarebbe attuata in tempi talmente dattamento riscontrato in quelli
remoti da avvalorare l'opinione di della sottospecie corsicanus non
una penetrazione senza l'intervento sembra più tale da giustificare una
umano. La seconda ipotesi, adottata lunga evoluzione, ma può essere
dalla maggioranza degli attuali stu- spiegato con un'introduzione dell'a-
diosi di biogeografia, sostiene l'im- nimale da parte dell'uomo avvenuta
portazione attiva del Cervo in Sar- in un tempo più recente, compreso
degna da parte dell'uomo a scopo tra i 5000 e i 7000 anni fa, e ciò
venatorio per ricavarne carne, pelli analogamente a quanto verificatosi
e utensili; a favore di questa aff e r- per il Cavallo, che, in meno di 2500
mazione giocano la mancanza di anni di isolamento insulare, ha dato
resti fossili quaternari non solo nel- origine al piccolo ed irsuto Cavallo
l'Isola ma anche in Corsica e la pos- semiselvaggio che oggi sopravvive
sibilità che in quest'ultima il Cervo sulla Giara di Gesturi.
sia stato introdotto dalla Sardegna: Il Cervo ama soprattutto gli
le prime prove certe della sua pre- ambienti boschivi situati sia al
senza in Corsica risalgono infatti al piano che in montagna e tollera
VI secolo d.C. D'altro canto, se si bene anche la neve. Frequenta con

250
In questa pagina e nella prece- successo anche le boscaglie, la bre ad agosto il Cervo presenta due
dente. macchia mediterranea e i boschi modelli di associazione: i branchi
220.221 Cervo lappeggiante, con numerose radure, mentre evita maschili e quelli femminili. L'istin-
località: Iglesias (?). Navicella con le steppe. Sebbene preferisca, to territoriale non è particolarmente
protome di Cervo, località: Bultei. soprattutto d'estate, passare le ore sviluppato; esiste però una sorta di
Museo Archeologico Nazionale, diurne riposando nel folto del territorialità di gruppo, che nasce
Cagliari. La maggior parte degli bosco, laddove non è disturbato lo più da una certa riluttanza (soprat-
studiosi di biogeografia ritiene che si può incontrare in attività anche di tutto delle femmine) ad abbandona-
in Sardegna il Cervo sia stato intro- giorno. Di notte e al crepuscolo re il proprio branco che da un rifiu-
dotto dall'uomo e ciò perché nell' pascola alla ricerca di erbe di vario to da parte degli altri gruppi. Le
Isola non sono stati ritrovati resti genere, foglie, cortecce, apici vege- società dei Cervi sono infatti siste-
fossili quaternari ditale animale. I tativi, gemme, frutti, sementi etc. mi aperti, che accettano i conspeci-
numerosi bronzetti e le corna di Il Cervo è un animale sociale che fici provenienti da altri branchi. Per
Cervo, che frequentemente si ritro- ricerca la compagnia dei suoi simili segnalare il possesso di un determi-
vano negli insediamenti nuragici e anche al di fuori del periodo ripro- nato territorio agli altri branchi, il
che venivano usate da tale popolo duttivo. Si riunisce perciò in bran- Cervo usa marcarlo con una sostan-
per adornare le abitazioni e per for- chi, composti da un numero molto za grassa ed odorosa secreta dalle
giare utensili, ci permettono poi di elevato di esemplari nelle zone ghiandole preorbitali. Il territorio
affermare che il Cervo era presente poco alberate e da una decina di controllato d'inverno da un branco è
in Sardegna già intorno al 1500 aC. individui o più nelle località ricche per lo più diverso da quello che lo
e che quindi la sua introduzione nel- di boschi e montagnose. Da novem- stesso frequenta d'estate: in genera-

251
222. I Cervi amano bagnarsi nelle pozze d'acqua
fangose per trovare sollievo dalla calura e per
mantenere in buona salute l'epidermide e la pel-
liccia.

le i quartieri invernali sono situati chiaro come si formi tale gerarchia;


più in basso e sono ricchi di rifugi, in genere si ritiene che due Cervi
mentre quelli estivi sono ubicati ad maschi si valutino a distanza sulla
altitudini maggiori in località più base delle caratteristiche fisiche
fresche. come l'imponenza del corpo, la
Il branco maschile è composto da robustezza del collo, la grandezza
esemplari di varie età; ne sono della criniera e le dimensioni dei
esclusi gli individui troppo giovani, palchi. Se uno dei due è palesemen-
che frequentano i gruppi femminili, te inferiore, finisce per accettare la
e gli animali vecchi, che preferisco- posizione sottomessa senza colpo
no vivere isolati, talora difendendo ferire; se al contrario i due animali
un territorio dai conspecifici. Nor- reputano entrambi di poter assog-
malmente il branco maschile è gettare l'avversario (e in questa
composto almeno per il 60% da valutazione pare abbia una certa
esemplari di 2 – 5 anni, mentre i importanza anche l'aggressività dei
Cervi di oltre 8 anni non superano il singoli), si verificano brevi scontri 223. La dentatura del Cervo è priva di incisivi
10%. Fra i maschi di uno stesso coi palchi, che servono per saggiare superiori, sostituiti da una robusta placca ossea
branco vigono determinati rapporti le rispettive forze e che portano a la cui funzione è quella di far riscontro ai
taglienti incisivi inferiori. Attraverso questa
gerarchici di tipo lineare: se A stabilire il rango sociale di ogni struttura l'animale non solo è in grado di tagliare
domina B e B domina C, allora componente del gruppo. Una volta l'erba, ma riesce addirittura a scortecciare gli
anche A ha potere su C e così via. che la gerarchia è stabilizzata, i vari alberi e gli arbusti. Allo scopo spalanca la bocca
In genere all'apice della gerarchia animali non hanno problemi a con- e, marcate le labbra, poggia con forza la placca
c'è un maschio imponente e maturo, vivere perché sono perfettamente in ossea sul tronco affondandovi con vigore gli
incisivi e provocando il distacco della corteccia.
mentre alla base si trovano gli ani- grado di riconoscersi individual- Il Cervo ne strappa quindi una striscia mediante
mali più giovani, di circa 2 anni mente attraverso il modo di muo- scuotimenti laterali del capo e, introdottala nel
d'età. Non è ancora perfettamente versi e le caratteristiche dei palchi. cavo orale, la tritura finemente coi robusti molari.

252
224. Benché formino branchi aperti, i Cervi
usano marcare il territorio d'influenza del grup-
po impregnando i rami delle piante col secreto
delle ghiandole preorbitali. Allo scopo di sco-
raggiare eventuali rivali, i maschi in amore uti-
lizzano le segnalazioni olfattive per marcare i
confini delle zone nelle quali hanno costituito il
loro harem.

225. Nella fase di crescita i palchi dei Cervi


sono ricoperti dal velluto che è costituito da un
morbido strato di pelle riccamente vascolarizza-
to ed innervato, oltreché ricoperto di peli fitti e
setosi. Il velluto ha la funzione di proteggere e
nutrire il sottostante tessuto osseo in formazio-
ne. Ultimata la crescita ha luogo la mineralizza-
zione dell'osso a partire dalle punte, finché l'im-
palcatura assumeuna consistenza rigida. Cessata
la sua funzione il velluto gradualmente si distac-
ca a brandelli, causando talora piccole emorra-
gie. I Cervi accelerano l'eliminazione del tessuto
residuo strofinando i palchi su tronchi, rami ed
arbusti.

253
Queste formazioni ossee sono sog-
gette infatti ad una tale quantità di
variazioni, dovute a fattori genetici
ed ambientali, che è praticamente
impossibile trovare due esemplari
aventi palchi complessi identici
l'uno all'altro.
Questo tipo di org a n i z z a z i o n e
sociale dura fino alla primavera,
quando tra febbraio e giugno, a
seconda delle condizioni dell'ani-
male, cadono i palchi. Allora capita
che un maschio d'alto rango perda
le "corna" prima degli individui a
lui inferiori e, poiché perdere il tro-
feo significa perdere anche la pro-
pria posizione sociale, la precedente
gerarchia viene totalmente rivolu-
zionata. I Cervi senza corna vengo-
no infatti aggrediti da qualunque
maschio e, non potendosi difendere,
precipitano ai gradini più bassi
della scala sociale. Spesso questi
maschi preferiscono isolarsi dai
compagni per essere poi riammessi
in una posizione però del tutto
subordinata. Nel frattempo, a causa
della sfasatura dei tempi di caduta
dei palchi, si verificano anche rap-
porti sociali non lineari, ma triango- dell'anno precedente o talora dal 226. La perdita del trofeo rappresenta per i
lan: A domina B, che domina C, il figlio di un anno compiuto. Le varie Cervi maschi anche la perdita del rango sociale
quale però ha potere su A. Quando e talvolta addirittura l'allontanamento tempora-
famiglie del medesimo branco vivo- neo dal branco maschile. In tali frangenti questi
in agosto tutti i maschi avranno no costantemente all'interno dei animali non minacciano più con l'esibizione che
nuovamente rigenerato i loro splen- confini del territorio, ma non sem- fanno quando sono forniti di palchi, ma utilizza-
didi trofei si ristabilirà la normale pre restano tutte unite; soprattutto no un ancestrale atteggiamento d'intimidazione,
gerarchia con le modalità preceden- nelle belle giornate ogni famiglia proprio degli antenati privi di corna, oggi però
del tutto inutile ai fini pratici. Essi infatti solle-
temente descritte. Le aggregazioni preferisce stazionare nel proprio vano il labbro superiore e, tratto indietro quello
maschili non presentano comunque luogo prediletto. Quando tutte le inferiore, ostentano il canino superiore. Rivol-
un alto grado di coesione fra i pro- femmine di un branco si riuniscono, gono inoltre le orecchie in avanti, spalancano
pri componenti; la supremazia del appare evidente che fra esse esiste bene gli occhi per evidenziarne il bianco e,
assunta una posizione obliqua nei confronti del
capo non comporta infatti particola- una rigorosa gerarchia: al comando rivale, digrignano i denti, inarcano i peli della
ri atteggiamenti di vigilanza e, in del gruppo c'è sempre una Cerva schiena e procedono con un incedere rigido e
caso di pericolo, l'ordine di fuga è adulta con almeno un piccolo, che ritmato senza peraltro impressionare più di tanto
determinato non dal rango, bensì può essere facilmente individuata l'avversario. Durante lo sviluppo dei nuovi pal-
dalla rapidità e dalla posizione in chi, l'esibizione del canino non ha più luogo e i
perché, mentre le compagne pasco- Cervi tornano a minacciare normalmente, lot-
cui ci si trova in quel momento. lano tranquille, è l'unica a mantene- tando però con la tecnica delle femmine, che
I branchi femminili sono compo- re un atteggiamento vigile e nervo- consiste nell'erigersi sugli arti posteriori ed
sti da femmine di qualunque età e so, essendo pronta a lanciare rapide affrontarsi con gli zoccoli anteriori. Tale modu-
da giovani maschi. L'unità fonda- grida di allarme all'approssimarsi di lo comportamentale viene messo in pratica per-
ché lo strato di pelle, che ricopre i palchi in cre-
mentale di questi raggruppamenti è un pericolo. L'eventuale fuga, che scita, potrebbe lacerarsi, determinando gravi
la famiglia, composta dalla madre ne consegue, ha luogo con la danni alle aste non ancora suff i c i e n t e m e n t e
con i giovani dell'anno e dalla figlia capo–branco in testa, seguita in mineralizzate.

254
227. Cervo nobile (Cervus elaphus). Durante il
periodo riproduttivo i maschi adulti di Cervo si
recano nei territori frequentati dalle femmine.
Molto spesso in questi luoghi un maschio incon-
tra un altro pretendente: quando i due animali
ritengono di essere entrambi in grado dibattere
l'avversario, si verifica lo scontro frontale, che
consiste nell'incrociare i rispettivi palchi e nello
spingersi reciprocamente. (Disegno: Carlo
Erminio).

255
coda dalla seconda della gerarchia e zione del proprio stato amoroso per 228. La stagione riproduttiva del Cervo europeo
va da settembre ad ottobre, mentre quella della
quindi da tutte le altre ordinatamen- le femmine. Al contatto acustico sottospecie corsicanus risulta anticipata di circa
te in fila indiana. può seguire l'incontro fra due quattro settimane poiché cade nei mesi di agosto
In agosto i maschi hanno comple- maschi, che non conoscono il reci- e settembre. In questo periodo i maschi si reca-
tamente rinnovato le "corna" e sono proco stato sociale. Si verificano no nelle zone
abitualmente frequentate dalle femmine, zone
pronti per una nuova stagione ripro- allora comportamenti particolari che diventano teatro di spettacolari scontri. I
duttiva, che si estende da settembre che hanno la funzione di impressio- vincitori prendono possesso di un territorio
ad ottobre. In Sardegna tale periodo nare l'avversario: come molti altri all'interno del quale controllano un piccolo
risulta anticipato di circa quattro animali, i Cervi infatti preferiscono branco di femmine. L'attività di questi "sultani"
settimane: comincia infatti intorno prima affrontarsi a distanza median- diventa ora veramente frenetica poiché control-
lano di continuo le femmine per evitare che si
alla seconda metà d'agosto e termi- te cornate ai cespugli e agli alberi, allontanino dal loro dominio, ne annusano fre-
na a fine settembre. I branchi sfoderamento del pene, getti d'urina quentemente l'urina onde stabilirne la ricettività
maschili si disgregano e i maschi si e passi di parata. Talora i due avver- e in tal caso accoppiarsi e respingono un gran
recano individualmente in zone che sari si avvicinano fino a 5–10 m di numero di rivali che tentano di penetrare nel
loro territorio impegnandosi in ripetute esibizio-
sanno essere frequentate in quel distanza e camminano parallela- ni del proprio rango, estenuanti inseguimenti e
periodo dalle femmine. In questi mente per un centinaio di metri. fiaccanti lotte. Nessun maschio può reggere per
luoghi si incontrano maschi prove- Questa marcia parallela serve ai due più di una settimana a tutti questi sforzi per cui
nienti da località diverse che, non per rendersi conto della forza del- ognuno di essi prima o poi finisce per cedere il
campo ad un rivale più fresco. I maschi "detro-
conoscendosi per niente, non sanno l'altro, valutando la robustezza del nizzati" si trasferiscono in luoghi più tranquilli
quali siano i rapporti di forza fra di treno posteriore, del collo e delle per poter riposare e mangiare a sazietà e, recu-
loro. Spesso l'incontro vero e pro- spalle e lo sviluppo della criniera. perate le forze, tornano nelle zone riproduttive
prio è preceduto da un contatto acu- Se uno dei due Cervi non cede dove non hanno difficoltà a riprendere possesso
stico dovuto all'emissione di un davanti all'esibizione dell'altro, si di un territorio e del branco femminile che vi si
trova.
suono rauco e profondo, il bramito. passa con perfetta sincronia
Il suo significato è sostanzial- allo scontro frontale, che consiste
mente aggressivo e costituisce un nell'incrociare i palchi e nello spin-
segnale di riconoscimento indivi- gersi reciprocamente. Le spinte
duale, di sfida e di minaccia verso fanno indietreggiare ora l'uno, ora
gli altri maschi, oltreché di segnala- l'altro degli animali fino a che uno

256
257
dei due non capisce di essere infe- preceduto da un rituale di corteg- Nella pagina precedente.
riore e giratosi di 180° fugge. Que- giamento che halo scopo di stabilire 229. Cervo nobile (Cervus elaphus) Dopo una
gestazione di 33 – 34 settimane la femmina del
st'inversione del corpo espone il la ricettività della femmina. In Cervo partorisce, fra maggio e giugno, un pic-
fianco dello sconfitto agli attacchi genere il maschio si avvicina alla colo (raramente due) che, nella sottospecie cor-
del vincitore, che però non infieri- femmina con una corsa fortemente sicanus, ha una lunghezza di 60– 65 cm, un'al-
sce e si limita ad inseguire l'avver- ritualizzata e priva di atteggiamenti tezza al garrese di 45 – 50 em e un peso di 4,2 –
4,5 kg. Il Cerbiatto nei primi giorni di vita resta
sario per un breve tragitto e lanciare aggressivi. Se questa non è prossi- per lo più sdraiato al suolo, confidando nella
un minaccioso bramito, la cui fun- ma all'estro, cerca di fuggire entran- colorazione mimetica del suo mantello. Se
zione si ritiene sia quella di attrarre do in mezzo al branco o girandovi avverte un pericolo, la genitrice fugge dal luogo
su di sé l'attenzione non solo dello attorno; se invece è prossima all'ac- dove è nascosto il piccolo al fine di distogliere
l'attenzione del possibile predatore. Dopo 10 –
sconfitto, ma anche di altri eventua- coppiamento, attende l'arrivo del 15 giorni il giovane è però in grado di cammina-
li competitori, in modo da scorag- maschio tenendo il dorso legger- re agevolmente e di seguire la madre nei suoi
giarli preventivamente, evidenzian- mente ingobbito, la coda alzata e lo spostamenti. (Disegno: Luigi Zanda).
do al massimo la propria vittoria. I specchio anale dispiegato, atteggia-
maschi dominanti si stabiliscono menti che sono il preludio all'am-
quindi all'interno di un branco di plesso. Quando una femmina cerca
femmine e cacciano immediata- di abbandonare il branco, il
mente tutti i giovani di un anno maschio "padrone" la raggiunge
d'età. Attorno al branco si aggirano velocemente e le sbarra la strada;
altri maschi di rango inferiore che, quindi assume un atteggiamento
spinti dall'eccitazione amorosa, ten- d'imposizione che consiste in un'an-
tano di avvicinare le femmine. datura dondolante e nell'esibizione
Durante questo periodo l'attività del del canino. Mentre la femmina rien-
maschio padrone dell'harem è vera- tra nel gruppo, il maschio le corre
mente parossistica; è sempre in dietro per un breve tratto, la minac-
movimento: controlla i luoghi dove cia coi palchi ed emette un partico-
le femmine riposano, ne odora di lare tipo di bramito. Di continuo
continuo l'urina, gli escrementi e le deve inoltre respingere i rivali, che
impronte e non appena una di que- si avvicinano, con frequenti esibi-
ste va in calore la isola e la monta. zioni del proprio rango, insegui-
L'accoppiamento vero e proprio è menti e fiaccanti lotte. Tutto questo

230. Cervo nobile (Cervus elaphus corsicanus).


Località: Is Cannoneris, Complesso forestale di
Pula. Femmina di un anno nata nel recinto di is
Cannoneris. Le femmine dei Cervi hanno l'istin-
to gregario molto sviluppato e, ad eccezione di
pochi giorni prima e dopo il parto, passano
quasi tutta la loro vita riunite in branchi. L'unità
fondamentale di questi raggruppamenti è la
famiglia, composta in genere dalla femmina,
dall'eventuale figlia dell'anno precedente e dal
piccolo dell'anno. (Foto: Giuseppe Floris).

258
231. Cervo nobile (Cervus elaphus corsicanus) . senza quasi mangiare! Nessun un mese e non tutti vi soggiacciono
Località: Is Cannoneris, Complesso forestale di Cervo, per quanto robusto, può resi- nello stesso momento per cui anche
Pula. Questo bel maschio, al quale cominciano a
spuntare per la prima volta i palchi, è nato nel
stere per più di una settimana a tanti quelli di rango inferiore hanno
recinto allestito a Is Cannoneris. In Sardegna il sforzi, per cui alla fine il maschio qualche possibilità di riprodursi.
Cervo in questo stadio di sviluppo è chiamato "padrone" è costretto a cedere il Nella seconda metà d'ottobre ter-
Sulòne (Logudoro) o Sulòni (Campidano). campo ad un suo rivale. Il Cervo mina il periodo degli amori e si
(Foto: Giuseppe Floris). espulso dal branco delle femmine si riformano i tipi di aggregazione
dirige in località più tranquille dove precedentemente descritti. Dopo
riposare e mangiare a sazietà, talora una gestazione di 33 – 34 settima-
in compagnia di altri maschi che si ne, fra maggio e giugno, le femmi-
trovano nella sua stessa condizione. ne gravide si separano dal branco,
In queste occasioni essi mostrano spesso seguite dalle figlie di un
reciproca indifferenza. anno e quando sono prossime al
Recuperate le forze il Cervo parto si recano in un luogo nascosto
ritorna nelle zone riproduttive dove ed isolato, dove non tollerano la
non trova certo difficoltà a sconfig- presenza di nessun altro conspecifi-
gere un altro maschio e a riprendere co. La Cerva partorisce 1 unico pic-
possesso di un branco femminile. colo (raramente 2), che per i primi 3
Ogni Cervo resta in calore per circa –4 giorni non segue la madre, ma

259
resta solo, per lo più sdraiato, pro-
tetto dalla sua colorazione mimeti-
ca. In questo periodo le femmine
sono sempre all'erta, e se si accor-
gono dell'approssimarsi di qualche
pericolo, fuggono dal luogo dove è
nascosto il Cerbiatto nel tentativo di
distogliere l'attenzione dell'eventua-
le predatore.
Tornano dal piccolo da due a
quattro volte al giorno per allattar-
lo; dopo 10 – 15 giorni però questi
è in grado di seguire la madre nei
suoi spostamenti.
I vari gruppi familiari pian piano
si ritrovano e ad estate inoltrata si
ricostituiscono i branchi femminili.
L'allattamento dura 3 – 4 mesi.
Il maschio è in genere sessual-
mente maturo a 3 anni, la femmina
a 2. La durata della vita si aggira
intorno ai 20 anni.
In Sardegna il Cervo adulto non
ha predatori naturali in grado di cat-
turarlo; i giovani possono occasio-
nalmente cadere vittime di Volpi,
Gatti selvatici, Martore e aquile
reali. La mortalità nei piccoli è
comunque piuttosto elevata soprat-
tutto a causa delle avversità atmo-
sferiche e delle carenze alimentari:
in media il 18% muore nel giro di
due–tre mesi ed un ulteriore 11%
entro nove–dieci mesi dalla nascita.
Per un Cerbiatto le probabilità di
sopravvivere sono nettamente supe-
riori se nasce da una Cerva di 7– 10
anni, mentre femmine troppo giova-
ni o anziane mettono al mondo pic-
coli poco robusti.
Per quanto riguarda la legislazio-
ne relativa al Cervo e le ammende
previste dal vigente calendario
venatono vedasi quanto esposto a
proposito del Daino.

260
Muflone

232. Areale sardo ed europeo di Muflone (Ovis


ammon musimon). I quadratini indicano la loca-
lizzazione dei recinti nei quali il Muflone è stato
reimmesso dall'Azienda delle Foreste Demania-
li. 1 = Complesso Limbara Sud, 2 = Complesso
di Monte Olia –Terranova –Sorilis–Bolostiu, 3
= Complesso Su Filogosu, 4 = Complesso
Monte Lerno, 5 = Complesso Sos Littos – Sas
Tumbas, 6 = Complesso Pabarile, 7 = Comples-
so Monte Arrubiu, 8 = Complesso Montimannu,
9 = Riserva Compartimentale Arca di Noè. Altri
recinti sono ubicati nei Complessi Montes,
Montalbo e Montarbu.

Il Muflone è senza dubbio il colonia di Mufloni si trova nell'Ar-


Mammifero più rappresentativo gentiera, montagna eminente della
della Sardegna perché, pur non Nurra, un'altra nelle parti d'Iglesias,
essendo endemico dell'Isola, è certo e di Teulada, ma il grosso della
che in epoca storica viveva, oltre nazione si trova nella parte orienta-
che in Corsica, solo in Sardegna. le: ve ne sono copiosamente in
Tutti gli esemplari che attualmente Patada sopra monte Lerrono, in
popolano l'Europa (circa 50.000 Budusò, in Nuoro; il centro sembra
secondo alcuni) ed altre parti del in monte Pradu sopra Oliena, di là
mondo provengono da animali pre- sonosi propagati ancora per Fonni
levati in queste due isole. Il Muflo- insino a Sarabus.", scriveva il Cetti
ne è stato sempre perseguitato dalla nel 1774. In effetti, fino agli anni a
specie umana e, se l'uomo del Neo- cavallo fra la fine del secolo scorso
litico, i Nuragici, i Romani e le e l'inizio dell'attuale, il Muflone
popolazioni successive non hanno popolava quasi tutti i massicci mon-
inciso più di tanto sulla consistenza tuosi della Sardegna. L'arcaTe più
numerica di questo Bovide, non importante era, come detto dal
altrettanto si può dire dell'uomo Cetti, quello orientale che si esten-
moderno che, sebbene edotto circa deva senza interruzioni dal Monte
la sua importanza faunistica, ha Limbara ai Monti Settefratelli pas-
fatto ugualmente vere e proprie sando per i Monti di Alà, il Monte
stragi con le armi da fuoco. "Una Nieddu, l'Altopiano di Buddusò, il

261
233. Sviluppo delle corna ed evoluzione della
colorazione facciale del Muflone maschio col
progredire dell'età. 1 = un anno d'età, 2 = due
anni, 3 =
tre–quattro anni, 4 = quattro–cinque anni (matu-
rità biologica), 5 = cinque–sei anni, 6 =
sette–otto anni. A differenza di quanto avviene
per i Cervi, l'età del Muflone può essere deter-
minata con buona attendibilità; la crescita delle
sue corna infatti si arresta nei mesi invernali e,
quando riprende, si può distinguere nettamente
la parte di nuova costituzione da quella prece-
dente grazie alla presenza di un anello, detto
cerchio annuale. Nel giovane le corna comincia-
no a spuntare a 3 –5 mesi per raggiungere,
intorno agli otto, circa 20 em di lunghezza; la
loro crescita è molto rapida fino al terzo anno di
vita, diminuisce leggermente nel quarto e quinto
e più sensibilmente negli anni successivi finché
nel nono l'accrescimento può al massimo com-
pensare l'usura delle cime. Fino al quarto anno
d'età il trofeo si sviluppa verso il basso, ma nel
corso del quinto punta decisamente verso l'alto
fino a formare un angolo di 360°. A sviluppo
ultimato le corna del Muflone possono raggiun-
gere la lunghezza di 90 cm con una circonferen-
za basale di 25.

Nella pagina seguente.


234. Muflone (Ovis ammon musimon). Sotto
l'aspetto naturalistico, i vertebrati più rappresen-
tativi della Sardegna sono il geotritone e l'eu-
protto, in quanto uniche specie endemiche del-
l'isola. Per l'uomo comune invece il simbolo
faunistico della Sardegna è il Muflone ed in
effetti la bellezza di quest'animale, unita all'im-
ponenza del suo trofeo e all'agilità che ne
accompagna i movimenti, giustificano ampia-
mente tale opinione. (Disegno: Carlo Erminio).

262
263
Monte Albo, il Supramonte, il Gen- solo sulla carta perché pastori e veri
n a rgentu, l'Ogliastra e il Salto di professionisti del bracconaggio
Quirra. Un secondo areale esisteva continuarono indisturbati nella loro
sui Monti di Capoterra e sul Monte opera di sterminio, favoriti dalla
Linas, mentre non è certo che la scarsa sorveglianza e dal persistere
specie fosse presente nel Marghine, della richiesta del mercato: sono
nel Goceano e sul Monte Ferru molte infatti le famiglie locali (e
presso Cuglieri. Nel 1975 il Muflo- spesso anche non locali) che consi-
ne viveva, in numero limitato, derano un vanto il poter esporre
esclusivamente nelle seguenti aree nelle case una pelle di Muflone o il
montuose: Altopiano di Buddusò (6 suo trofeo o l'intero animale imbal-
– 8 esemplari); Monte Albo (15 –20 samato. Il Muflone era inoltre ucci-
es.); Monti del Gennargentu, del so per offrirne le carni a ospiti di
Supramonte e delle zone circostanti riguardo, in segno di particolare
ubicati nei comuni di Oliena, Dor- considerazione. Sebbene tutti i pro-
gali, Orgosolo, Urzulei, Baunei, blemi non siano ancora stati risolti,
Talana, Villagrande, Arzana, Desu- è ormai da una decina d'anni che la
lo, Fonni, Aritzo, Gairo, Seui, Seulo specie va progressivamente aumen-
e Lanusei (in tutto 700 – 1000 Cs., tando di numero. Questo fatto è
forse 1200). A queste popolazioni dovuto alla maggiore sorveglianza,
andavano aggiunte quelle dell'Asi- esercitata soprattutto nel periodo
nara, dove è stato introdotto (200– dei parti, e alla regressione dello
300 es.), e quelle della Riserva sfruttamento dei pascoli ad opera
Tamponi a Capo Figari e nell'isola del bestiame domestico, determina-
del Figarolo (150–200es.). Quali le ta sia dal grave degrado della pastu-
cause che hanno determinato la ra che dalla scarsa competitività
riduzione della consistenza numeri- economica di un'attività pastorale
ca e dell'areale di questa specie? La come quella tradizionalmente eser-
risposta è semplice ed unica: l'uo- citata in Barbagia, nel Supramonte
mo! Scrive ancora il Cetti: "... non e nel Gennargentu. Oggi è poi sem-
sono facili a cacciare, per cagion de' pre più raro che un Muflone venga
dirupi, e del loro avvedimento. Se ucciso a puro scopo di vanto, a
la fortuna ajura, il macello ne può causa della crescente disapprova-
andare infino ad un centinaio, ma la zione della comunità resa sempre
fortuna è rara." Già più di 200 anni più sensibile ai problemi ecologici
fa si faceva dunque, ove possibile, grazie all'opera di divulgazione
strage di questa Pecora selvatica; delle associazioni protezionistiche,
tuttavia, malgrado le uccisioni con- dei naturalisti e dei massmedia,
tinuassero, nel 1926 vniva ancora oltre che dell'aumentata consapevo-
segnalato l'incontro abbastanza fre- lezza che il futuro del turismo in
quente di branchi composti da una Sardegna è strettamente legato
settantina di esemplari o più. Oltre all'offerta di ambienti naturali quan-
alla caccia per ricavarne carne, pelli to più possibile integri. Così secon-
e trofei, la rarefazione del Muflone do recenti stime i Mufloni dell'O-
fu causata anche dalla competizione gliastra, del Gennargentu e del
col bestiame domestico, dalla pre- Supramonte ammontano a 2000
senza umana ad esso correlata e –2600 capi; quelli del Monte Albo a
dagli incendi, pratica anch'essa 130– 150, mentre fra Capo Figari,
troppo spesso legata alla tradiziona- Capo Ceraso, l'isola del Figarolo e 235. Evoluzione della maschera facciale nella
femmina del Muflone col progredire dell'età. 1
le pastorizia delle zone montane l'Asinara se ne contano altri = un anno, 2 = due – tre anni, 3 = quattro – cin-
della Sardegna. Nel 1939 il Muflo- 500–600 esemplari. La sopravvi- que anni, 4 = sei–sette anni, 5 = otto –nove
ne è stato protetto dalla legge, ma venza di questa specie pare perciò anni, 6 = 10 anni.

264
236. Oltre che di erba, i Mufloni si nutrono di
foglie, che raggiungono rizzandosi sugli arti
posteriori e poggiando quelli anteriori sui tron-
chi. Questi Bovidi ruminano per lo più in decu-
bito sternale, ma spesso anche in piedi tenendo
le zampe anteriori in posizione più elevata.

265
237. Quando riposa il Muflone maschio usa
poggiare il trofeo sul terreno. Dev'essere infatti
una bella fatica portarsi continuamente a spasso
4,5 6 kg di corna!

assicurata, tanto più se si considera re il mal di ventre e di testa con le


che la sorveglianza è destinata ad stesse modalità descritte a proposito
aumentare con l'assunzione da parte del Cervo. Il popolo usa anche alcu-
della Regione Autonoma della Sar- ni proverbi, che si riferiscono sem-
degna di numerose guardie ecologi- pre a qualche caratteristica di que-
che, che costituiranno un "Corpo di sto Mammifero. Il viso del Muflone
vigilanza ambientale" e che è previ- non dà certo l'impressione di alle-
sto l'allestimento di numerosi recin- gria e giovialità, ma piuttosto di
ti d'allevamento. Quest'ultima ini- profonda serietà ed è proprio da
ziativa, portata avanti dall'Azienda questa sensazione, del tutto umana,
Regionale delle Foreste demaniali, che ènato nel Campidano il seguen-
si propone di riprodurre Mufloni, te detto, usato per coloro che
Cervi e Daini e di reintrodurli gra- affrontano ogni situazione della vita
dualmente nelle località da cui sono con troppa severità, dimostrandosi
scomparsi: il processo è già stato inoltre poco sociali: "Est ùnu
positivamente avviato, ad esempio, Murvòni È un Muflone)".
nella Foresta Demaniale di Monti- A Tempio, riferendosi ad un'azio-
mannu. In tal modo si garantisce ne compiuta velocemente, si dice:
non solo la sopravvivenza del "Lèstru corn 'ùnu Bittu (Ve l o c e
Muflone, ma anche la salvaguardia come un piccolo di Muflone)". Il
del ceppo indigeno perché si impe- più interessante e centrato è però il
disce l'incrocio con la Pecora dome- detto logudorese: "Muròne de guar-
stica, ampiamente praticato nelle dia (Muflone da guardia)", che
riserve dai cacciatori al fine di otte- viene usato a proposito di persone
nere animali più grossi e trofei più che stanno a lungo ferme nella stes-
grandi. Il modo migliore per proteg- sa posizione o che si comportano in
gere e conservare il Muflone resta modo sventato. Questo proverbio è
comunque l'istituzione del Parco nato sicuramente dal comportamen-
del Gennargentu, incessantemente to dei maschi di Muflone che,
richiesta e tanto attesa, ma ancora avvertito un pericolo, si danno alla
non attuata. fuga per poi fermarsi dopo qualche
Sebbene non numerosi, credenze decina di metri al fine di osservare
e detti popolari sono fioriti in Sar- quanto avviene nella direzione da
degna anche sul Muflone. In molte cui proviene l'oggetto della loro
località si riteneva che le corna, inquietudine; essi si portano in
analogamente a quelle del Daino e posizioni dominanti e, poiché resta-
del Cervo, avessero proprietà tera- no fermi anche per alcuni minuti (di
peutiche e venivano usate per cura- qui il riferimento a persone che

266
stanno immobili), sono facilmente colore più chiaro rispetto al mantel-
cacciabili (di qui il riferimento a lo invernale, che non solo è più
persone poco avvedute). In Sarde- scuro ma anche assai più folto; la
gna il Muflone prende i seguenti livrea delle femmine è in genere più
nomi: Muròne (Logudoro, Planar- chiara di quella dei maschi. Si veri-
gia, Montiferru, Goceano, Nuorese, ficano due mute: una primaverile,
M a rghine), Mufròni (Sassari), fra febbraio e metà aprile, ed una
Mugròne(Bitti, Nuoro, Oliena, autunnale, fra la fine di agosto e i
O rgosolo, Orani, Olzai, Gavoi), primi di settembre. Mentre quest'ul-
Murgòne (Fonni), Muvròne (Dorga- tima passa per lo più inosservata, la
li, Perdas de Fogu, Barbagia Belvì, muta primaverile è assai appari-
Mandrolisai), Muvròni (Gallura, scente perché i peli vengono persi a
Tempio, Seulo, Ogliastra, Parteolla, ciuffi. In questo periodo i Mufloni
Valenza, Sarrabus, Gerrei, Marmil- hanno l'abitudine di strofinare il
la, Arborea), Mufròne (Urzulei, corpo su alberi, arbusti e rocce per
Desulo), Murvòne (Santu Lussur- staccare più rapidamente i ciuffi di
giu, Ocier), Mruvòni (Campidano, peli: per far ciò pare che preferisca-
Sulcis–Iglesiente, Parteolla, Mar- no luoghi ben determinati, almeno a
milla, Arborea), Murvòni (Campi- giudicare dalle tracce di pelo che vi
dano, Sulcis–Iglesiente), Mruvòi si trovano. Le corna sono sempre
(Marmilla, Oristanese, Parteolla, presenti nei maschi, mentre nelle
Sulcis–Iglesiente), Murvòi (Campi- femmine sarde sono per lo più
dano, Oristanese), Mruvòne (Bari- assenti, al contrario di quelle che
gadu, Ogliastra, Barbagia Seulo, vivono in Corsica, ove circa il 60%
Mandrolisai), Muflòne (Marghine), le possiede, anche se le loro dimen-
Muflòi (Marmula, Oristanese), sioni sono assai piccole: dai 3 ai 18
Muflòni (Anglona, Sassarese, Sar- cm. D'inverno collo, petto, spalle e
rabus, Gerrei), Muvlòne (Logudo- garrese del maschio sviluppano una
ro), Zt/Iuvlòni(Gallura), Muvròi maggior pelosità e si viene a forma-
(Oristanese), Mùra (Logudoro). Il re, soprattutto su petto e collo, una
piccolo è chiamato Anzòne muroni- criniera di peli lunghi 10 cm. La
nu (Logudoro) e Bittu (Te m p i o , maggior parte dei maschi sfoggia
Gallura). La femmina prende lo sui fianchi una vistosa macchia
stesso nome del maschio, ma con la bianca, chiamata sella, che durante
a terminale: Mùvra, Mligra, Mùrva l'estate scompare. Secondo alcuni
etc.; a Milis è detta Bittara. studiosi la sella sarebbe presente
Il Muflone presenta un corpo di solo negli esemplari puri, mentre in
media taglia, robusto e forte, orec- quelli nati da incroci con Pecore
chie brevi, arti sottili, vigorosi e domestiche potrebbe anche manca-
forniti di piccoli zoccoli, coda corta re; secondo altri invece questo
e priva di fiocco. Nel complesso si carattere presenterebbe una certa
tratta di un animale la cui confor- variabilità all'interno di una popola-
mazione corporea ricorda quella zione, per cui in alcuni esemplari
della Pecora domestica, rispetto alla potrebbe anche mancare.
quale è però più slanciato ed aggra- Classificare le Pecore selvatiche
ziato nei movimenti. La colorazione è sempre stato per i tassonomisti un
della pelliccia è bruno–rossastra o bel rebus perché esiste una grande
ruggine, mentre le parti ventrali, lo variabilità individuale e geografica,
specchio anale, la parte inferiore alla quale vanno soggetti molti loro
delle zampe, l'interno delle orecchie caratteri. Alcuni studiosi ritengono
e il muso sono bianchi. D'estate la che questi caratteri non siano esclu-
pelliccia ha pelo corto, liscio e di sivi di una determinata specie, ma

267
cambino gradualmente dall'una una suddivisione del genere Ovis in
all'altra con frequenze maggiori o 6 specie). In tal caso il Muflone è
minori; il Muflone viene quindi considerato una specie a sé stante,
classificato da costoro come appar- priva di sottospecie: O.musimon
tenente alla specie Ovis ammon (Pallas, 1811).
(Linnaeus, 1758). Neppure nel Nemmeno sulla paternità del
distinguere le varie sottospecie gli nome specifico esiste unità perché
studiosi sono tutti d'accordo, alcuni alcuni tassonomisti, probabilmente
infatti ne elencano sette, altri dieci a ragione, lo attribuiscono aSchre-
ed altri ancora addirittura quaranta, ber, 1782.
includendo anche le forme del Nor- Circa la penetrazione del Muflo-
damerica. Comunque secondo que- ne in Europa la maggior parte degli
sta classificazione il Muflone è studiosi di biogeografia ritiene che
O.a.musimon (Pallas, 1811). Tor- alcuni gruppi umani, colonizzatori a
nando ai caratteri, altri tassonomisti più riprese dell'Europa, avrebbero
ritengono invece che alcuni di essi portato al loro seguito branchi di
siano rappresentativi di diverse Pecore che, allevate allo stato
linee evolutive e quindi dei diff e- brado, avrebbero originato il
renti gruppi naturali che ne sono Muflone. Quest'animale sarebbe
derivati; distinguono perciò più spe- pertanto il discendente rinselvati-
cie (recentemente è stata proposta chito di Pecore domestiche. Sempre

268
In questa pagina e nella precedente. secondo i sostenitori ditale ipotesi, domestica abbia potuto prendere
238.239. Muflone stante, località sconosciuta. il Muflone si sarebbe poi estinto nel origine una Pecora selvaggia con
Navicella con protome di Muflone, località:
Tula. Museo Archeologico Nazionale, Cagliari.
Continente europeo, probabilmente caratteri sufficientemente ben defi-
Anche il Muflone, come il Cervo, ha stimolato a causa della pressione umana, per niti, tali da permettere a molti stu-
l'interesse dei Nuragici, i quali, lasciandoci que- sopravvivere solo in Sardegna e in diosi di classificarla come specie
sti splendidi bronzetti, ci hanno inconsciamente Corsica dove era stato importato. monotipica. Poche migliaia di anni
segnalato la presenza del Muflone in Sardegna
fra l'VIII eil VI secolo a. C. Molti studiosi riten-
Da queste due isole l'uomo l'ha poi possono al massimo spiegare le pic-
gono che questo Bovide sia stato introdotto nel reintrodotto in tutte quelle regioni cole dimensioni del Muflone, che è
Massiccio sardo–corso dall'uomo, altri invece in cui era scomparso. L'ipotesi in per l'appunto la Pecora selvatica più
pensano che le popolazioni insulari di Mufloni a rgomento è basata sull'assenza di minuta. Si può inoltre aggiungere
siano il residuo di una distribuzione più ampia, sicuri resti fossili pleistocenici nel- che la mancanza di fossili pleistoce-
ridottasi drasticamente durante l'ultima glacia-
zione. (Foto: Leonardo Corpino e Roberto l'Isola e di reperti fossili di collega- nici non costituisce prova di intro-
Dessy). mento in Europa. Secondo altri stu- duzione passiva, in quanto potrebbe
diosi riesce invece assai diff i c i l e attribuirsi a un difetto di ricerca o al
spiegare le cause della scomparsa fatto che il particolare ambiente in
delle popolazioni continentali senza cui i Mufloni vivono rende più dif-
che ne sia sopravvis ficile il processo di fossilizzazione.
suto almeno un gruppo nelle Questi studiosi fanno inoltre pre-
località più selvagge. Non si com- sente che, sebbene scarsi, esistono
prenderebbe poi come in qualche fossili del Pleistocene europeo
migliaio d'anni da una Pecora appartenenti al genere Ovis e che i

269
240. Muflone (Ovis ammon musimon). Loca-
lità: Complesso forestale Montarbu. La guida
del branco compete ad una femmina anziana
anche nel periodo in cui sono presenti i maschi.
Questo rango sociale non viene acquisito con la
forza, ma grazie all'acutezza dei sensi e alla
grande esperienza nello sfuggire i pericoli,
maturata nel corso degli anni. (Foto: Franco
Puddu e Maria Viarengo).

270
241. Muflone (Ovis common musimon). Loca-
lità: Complesso forestale Montarbu. fl compito
della capo–branco il controllo dell'ambiente cir-
costante durante il pascolo, anche avvicinando-
si, a suo rischio, ove scorge qualcosa di sospetto
e dando quindi, se lo ritiene opportuno, il segna-
le di fuga agli altri componenti del branco. Que-
sti dimostrano una grande fiducia nella femmi-
na–guida, arrivando perfino a fidarsi più del suo
giudizio che del proprio. (Foto: Franco Puddu e
Maria Viarengo).

271
caratteri delle diverse forme di km dai luoghi dove abitualmente
Pecore selvatiche (dimensioni di vive. Durante gli spostamenti all'in-
corpo, testa, orecchie, barba, crinie- terno del territorio o durante la
ra, specchio anale etc.) variano in fuga, segue per lo più determinati
modo estremamente continuo, sentieri che sono ben riconoscibili
cosicché è possibile raggrupparle in all'occhio dell'esperto. Esistono
un ordine coerente tanto da realiz- inoltre punti fissi di riferimento
zare un "dine" geografico. Ritengo- (rocce, alberi etc.), che vengono
no perciò che il genere Ovis si sia marcati con sostanze odorose dai
evoluto nell'Asia centrale, da dove maschi in calore. Sebbene sia un
avrebbe poi colonizzato, nel primo Mammifero stanziale il Muflone
Pleistocene, l'Europa e l'America, può compiere spostamenti stagiona-
favorito dall'irrigidimento del li legati ad abbondanti nevicate, che
clima, e quindi anche il Massiccio riducono la quantità di cibo a dispo-
sardocorso, attraverso il ponte sizione, alla presenza di turisti, cac-
corso–toscano o qualche altro colle- ciatori e greggi, agli incendi, non-
gamento territoriale di cui fino ad ché all'esaurimento delle fonti di
oggi si ignora la passata esistenza. approvvigionamento idrico etc. Il
Col succedersi delle glaciazioni Muflone preferisce mettersi in atti-
quaternarie il genere Ovis si estinse vità nelle ore diurne; solo d'estate,
in tutta l'Europa perché era quasi soprattutto con la luna piena, pasco-
totalmente ricoperta dai ghiacci. la al crepuscolo e all'alba. Nelle
Sopravvissero solo le popolazioni località in cui è perseguitato dal-
più meridionali, in Sardegna, Corsi- l'uomo o dove deve competere col
ca e Cipro, dando luogo a ceppi di bestiame domestico (come frequen-
piccole dimensioni, nell'adattarsi temente capita in Sardegna), per
all'ambiente insulare. Secondo tale non essere disturbato, inverte le sue
ipotesi il Muflone sarebbe quindi abitudini: pascola cioè di notte e
endemico del Massiccio riposa di giorno. L'attività diurna è
sardo–corso. strettamente correlata alla visibilità;
Dal punto di vista ecologico il ciò significa che il numero di ore in
Muflone è un animale molto adatta- cui quest'animale è attivo varia non
bile, che riesce a sfruttare bene gli solo con le stagioni, ma anche con
ambienti più disparati purché ubica- l'ambiente frequentato (boschi,
ti fra i 600 e i 1000 metri d'altitudi- montagne etc.) e con le condizioni
ne (talora fino a 1500). L'habitat atmosferiche della giornata (nubi,
ideale è costituito dagli altopiani e nebbia, pioggia etc.). In genere in
dagli ampi spazi aperti con vasti Sardegna il Muflone dispone di 15
pascoli, dotati di una buona coper- ore d'estate e di 10 d'inverno, delle
tura arborea e arbustiva: boscaglie a quali solo 7 – 8 sono dedicate al
sughera, a leccio e macchia medi- pascolo. Durante le ore diurne cerca
terranea sono formazioni vegetali il cibo, che consiste in erbe di varie
assai gradite. Tuttavia frequenta specie, graminacee selvatiche, ger-
anche i luoghi sassosi e scoscesi, mogli, cortecce di giovani alberi,
soprattutto se costretto da fattori foglie di arbusti e di alberi, frutti
ambientali; nel Continente europeo selvatici ed anche fiori; non disde-
si è poi adattato con successo nei gna poi le erbe secche, né le piante
boschi cedui e d'alto fusto a foglia aromatiche e quelle xerofile. L'ali-
caduca. Il Muflone è di abitudini mentazione del Muflone si basa per
sedentarie e, se non viene disturba- il 75% su foglie di arbusti ed alberi
to, il suo spazio vitale si mantiene (in Sardegna soprattutto citiso, cor-
in genere entro un raggio di 2 – 3 bezzolo e rovo) e per il restante

272
242. Muflone (Ovis ammon musimon). Località: 25% su piante erbacee. L'attività di riposo diurno viene in genere scelto
Complesso forestale Montarbu. Giovane maschio ricerca del cibo non viene disturba- un luogo dominante (rocce a stra-
di alcuni mesi, trovato isolato dalle guardie fore-
stali di Montarbu e da queste allevato. Il Muflone ta dalla pioggia fine e persistente, piombo, alti macigni etc.), per poter
è minacciato soprattutto dal bracconaggio e dai né dalla neve purché non sia alta meglio sorvegliare l'ambiente circo-
cani nflselvatichiti oltreché, in minor misura, dal- più di 20 cm. L'animale smette stante, ed ubicato in modo tale che
l'alterazione dell'ambiente naturale, dagli incendi invece di pascolare in presenza di le correnti calde ascendenti portino
e dalla competizione da parte del bestiame dome-
stico. Nel novembre del 1987 i tecnici dell'Istituto
vento forte, grandine e pioggia vio- loro gli odori di eventuali aggresso-
di fisiologia della Facoltà di veterinaria di Sassari lenta per cercare un rifugio. Fra ri. I Mufloni abbandonano questi
e dell’ Istituto zootecnico caseario della Sardegna maggio e settembre il Muflone ha luoghi solo in caso di pioggia vio-
hanno trasferito un ovulo fecondato, prelevato da l'abitudine di riposare nelle ore più lenta, forte vento o grandine, per
una femmina di Muflone, nell'utero di una pecora;
dopo 154 giorni di gravidanza son venute alla luce
calde della giornata per sfuggire rifugiarsi sotto un albero o un gros-
due gemelle. Grazie alle tecniche di embrio–tran- l'afa e gli insetti, come i tafani, che so arbusto, in una grotta o al riparo
sfert e ai farmaci che permettono di controllare le con grande frequenza lo perseguita- di una roccia.
ovulazioni della fem no. Nei periodi più caldi il riposo Nelle giornate particolarmente
nina, da una sola coppia di Mufloni è oggi possi- diurno comincia coll'apparire dei calde, quando gli insetti li molesta-
bile ottenere moltissimi capi, impiantando gli
zigoti nell'utero di normali pecore. Con queste raggi solari e si protrae fino alle 16 no di più, preferiscono riposare nel
tecniche biologiche è quindi possibile venire in – 17: durante questa fase della gior- folto della macchia, in zone dove
aiuto di una specie in pericolo d'estinzione, nella nata i Mufloni riposano in un giaci- sia possibile avere una buona visi-
speranza che possa sopravvivere fino a quando glio, sonnecchiano e ruminano; bilità a breve distanza. Alla fine del
non si sarà sviluppata un'adeguata cultura natura-
listica di massa. (Foto: Franco Puddu e Maria Via-
ogni tanto si alzano, fanno qualche crepuscolo, i Mufloni cessano di
rengo). passo, brucano un po' e si riacco- alimentarsi e si rifugiano in grotte o
vacciano a poca distanza. Per il in ripari sotto roccia, dove passano

273
la notte in parte dormendo e in to. Se il gruppo si muove, in testa
parte ruminando. I luoghi in cui procede la femmina anziana segui-
riposano si riconoscono facilmente ta, nell'ordine, dalle altre più anzia-
per letracce di feci eperl'assenza di ne, dai giovani e dai maschi, i più
pietre, dovuta all'abitudine di raspa- vecchi dei quali costituiscono una
re il suolo girando più volte su se retroguardia che segue a qualche
stessi prima di accovacciarsi. decina di metri. Questi maschi sono
D'inverno il Muflone forma bran- sempre attenti a che qualche com-
chi misti, composti da individui dei ponente del branco non si attardi e,
due sessi e di tutte le età, la cui con- se questo fatto si verifica, si ferma-
sistenza numerica varia a seconda no per sollecitarlo a muoversi e,
del popolamento locale: dove la ove necessario, lo spingono con la
specie è numerosa un branco può fronte. Quando il branco è in fuga
contare oltre 100 capi. I branchi sono sempre questi maschi che
misti sono sempre guidati da una coprono la ritirata, fermandosi di
femmina anziana che pare non frequente per controllare cosa
acquisti tale rango sociale con la avviene nella direzione da cui è
forza, ma grazie all'acutezza dei venuto il pericolo.
suoi sensi e alla grande esperienza In primavera i maschi anziani si
nello sfuggire i pericoli, maturata separano dal branco per condurre
nel corso di una vita piena di insi- vita solitaria ed anche gli altri
die. I componenti del branco rico- maschi abbandonano il gruppo
noscono alla femmina-guida queste invernale per formare però piccoli
capacità e ripongono in essa tutta la branchi unisessuali, composti da
loro fiducia, arrivando talora a individui tutti della stessa età. Le
fidarsi più del suo giudizio che del femmine gravide pian piano tendo-
proprio. Quando il branco pascola no anch'esse ad isolarsi sempre più,
tranquillamente, la femmina–guida soprattutto in prossimità dei parti,
resta sempre vigile ed attenta e, se che si verificano nella seconda metà
scorge qualcosa di sospetto o viene di aprile, dopo una gestazione di
avvisata di un possibile pericolo da 148 – 159 giorni; le nascite possono
un componente del gruppo, si avvi- aver luogo anche in febbraio, marzo
cina, a suo rischio, per meglio o maggio.
osservare l'oggetto delle sue All'approssimarsi del parto la fem-
apprensioni ed eventualmente iden- mina si reca in zone di difficile acces-
tificarlo. Se lo ritiene necessario dà so dove, dopo 1 – 2 ore di doglie, dà
il segnale di fuga con un breve alla luce i piccolo, raramente 2. La
belato o muovendo repentinamente madre lecca subito il neonato per
la testa dall'indietro in avanti, come asciugarlo dal liquido amniotico e per
se stesse scacciando un insetto attivarne la circolazione sanguigna;
molesto, e mettendosi immediata- già dopo una decina di minuti il pic-
mente in movimento. Quando è un colo tenta di mettersi in piedi e dopo
altro componente del branco a scor- 30 minuti è in grado di reggersi sulle
gere il pericolo, i Mufloni non si quattro zampe e di compiere qualche
danno alla fuga ma guardano di passo. A 2 ore dalla nascita comincia
continuo in direzione della femmi- a poppare. In questo periodo la madre
na–guida, pronti a scappare o a lasciai! neonato accovacciato nel
ricominciare a pascolare a seconda luogo del parto per andare a pascola-
delle sue decisioni. Particolari re; di tanto in tanto torna e lo allatta.
segnali sono utilizzati dalla capo Dopo alcuni giorni, quando ha acqui-
branco anche per dare l'ordine di stato vigore, il piccolo segue la madre
partenza per un normale spostamen- nei suoi spostamenti.

274
243.244. Muflone (Ovis ammon musimon).
Località: Complesso forestale Montarbu. L'e-
semplare qui illustrato è lo stesso della foto pre-
cedente dopo circa 1 anno: è docile e si lascia
avvicinare e toccare dall'uomo. I Mufloni infatti
presentano il fenomeno dell'imprinting o
apprendimento precoce: il piccolo è istintiva-
mente spinto da stimoli visivi a seguire tutto ciò
che è voluminoso e in movimento. In Natura è
sempre la madre l'oggetto delle sue attenzioni,
mentre in cattività può essere l'uomo che lo alle-
va. L'imprinting è una forma d'apprendimento
molto difficile da modificare nel corso della
vita: ecco perché i Mufloni si addomesticano
con grande difficoltà o per niente, se catturati
adulti, ma diventano docilissimi, se allevati dal-
l'uomo in tenera età. (Foto: Franco Puddu e
Maria Viarengo).

275
I Mufloni presentano il fenomeno femmina gli lecca la regione anale.
dell'imprinting o apprendimento Quest'ultimo comportamento è
precoce, come avviene in molti caratteristico dei Mufloni, mentre il
uccelli e nella maggior parte dei primo è comune a molti Artiodattili.
Mammiferi, uomo compreso: il A 15 giorni il piccolo comincia a
neonato non sa a quale specie brucare germogli e a 2 mesi è in
appartiene, ma lo apprende in età grado di alimentarsi da solo, anche
molto precoce; successivamente se continua a poppare con minor
sarà quasi impossibile modificare frequenza. Lo sviluppo è assai velo-
tale apprendimento. Il piccolo di ce durante i primi 3 –4 mesi per poi
Muflone è istintivamente spinto da rallentare ed arrestarsi del tutto a 2
stimoli visivi a seguire tutto ciò che –3 anni nelle femmine e a 7 nei
è voluminoso e in movimento: in maschi. La livrea dell'adulto viene
natura è sempre la madre l'oggetto assunta intorno ai 6 mesi, ma nei
delle sue attenzioni, mentre in catti- maschi la sella compare solo nel
vità lo sarà l'uomo che lo alleva in corso del terzo anno di vita. La
assenza della sua genitrice. È inte- maturità sessuale è raggiunta a un
ressante notare che le preferenze anno e mezzo, ma in libertà parteci-
del piccolo vanno verso ciò che si pano alle attività riproduttive
muove più velocemente e, in catti- soprattutto le femmine di 3 – 9 anni
vità, capita che sia preferito l'uomo e i maschi di 4 – 10 anni. La durata
alla madre, se questi procede più in della vita si aggira intorno ai 20
fretta. La tendenza a seguire esseri anni.
viventi o oggetti in movimento Durante l'estate si riformano
scompare dopo circa 4 giorni dalla branchi numerosi, costituiti da fem-
nascita: ecco perché il Muflone mine con o senza piccoli e da
adulto si addomestica con grande maschi fino a 2 anni. I maschi adul-
d i fficoltà o per niente, mentre ti continuano a vivere in gruppi uni-
diventa docilissimo, se catturato nel sessuali e coetanei fino alla stagio-
periodo sensibile. Il piccolo ricono- ne degli amori, che comincia in
sce sempre la madre tramite la genere nella seconda metà di otto-
vista, mentre questa lo individua bre e finisce ai primi di dicembre.
esclusivamente con l'olfatto e preci- Durante questo periodo dell'anno la
samente fiutandogli la regione costituzione dei branchi non è stabi-
anale; al belato spaventato di un le perché frequentemente questi si
giovane accorrono infatti più fem- suddividono e si ricompongono. Un
mine e, dopo che tutte lo hanno tempo si riteneva che i maschi con-
odorato, resta solo la madre. Il pic- trollassero sempre lo stesso gruppo
colo si allontana dalla genitrice per di femmine; in realtà pare che ciò
giocare coi coetanei, saltando e cor- non avvenga sia perché i maschi
rendo con questi; spesso riposa per hanno l'abitudine di passare fre-
poi riprendere i giochi. La madre quentemente da un branco di fem-
resta sempre vigile ed attenta e al mine ad un altro, dato che queste
minimo segnale di pericolo emette non vanno mai in calore tutte con-
un breve belato di richiamo; il gio- temporaneamente, e sia perché
vane le sta allora vicino e riprende a spesso diversi di loro frequentano
giocare solo se essa ricomincia a in perfetta armonia lo stesso branco
pascolare. Di tanto in tanto il picco- femminile, essendo i rapporti gerar-
lo si avvicina alla madre per sugge- chici già definiti da scontri frontali
re un po' di latte: quando poppa ha avvenuti anche in assenza di fem-
l'abitudine di colpire vigorosamente mine. Il comportamento tipico del
le mammelle con la testa, mentre la maschio in amore è quello di vaga-

276
245. Non sempre i Mufloni maschi si affrontano
nello spettacolare torneo frontale; in molti casi
saggiano le rispettive forze spingendosi a vicen-
da spalla contro spalla o affrontandosi corna
contro corna, senza però prendere alcuna rincor-
sa.

277
bondare nel territorio normalmente più il torneo frontale ha luogo senza
5 km al giorno nel seguire, tramite rincorsa: i due animali incrociano le
l'olfatto, le piste battute dalle fem- corna e spingono reciprocamente. Il
mine. Scorto un gruppo o una di combattimento più spettacolare ha
queste, il maschio si avvicina e, in luogo quando i maschi prendono
mancanza di rivali adulti, mette invece una breve rincorsa e cozzano
immediatamente in atto il cerimo- fragorosamente con la fronte. Gli
niale precopulatorio, cui fa seguito scontri non avvengono con le corna
l'accoppiamento se sono presenti perché le teste e quindi i trofei sono
femmine ricettive. Qualora invece tenuti leggermente ruotati dilato di
vi siano uno o più maschi, il nuovo modo che sono le basi delle corna
arrivato assume un atteggiamento ad incastrarsi l'una nell'altra. Poco
dominante procedendo al piccolo prima dell'urto i Mufloni compiono
trotto con la parte anteriore del un leggero salto, ma non si alzano
corpo irrigidita, il collo teso e la sulle zampe anteriori come fanno
testa alta. Quando il maschio pre- gli Stambecchi. Il rumore dello
sente nel branco è più giovane scontro può essere udito anche a più
oppure, conoscendo il nuovo arriva- di 300 metri di distanza. Se non vi
to, sa di essere di rango sociale sono cedimenti, i due animali inter-
inferiore, in genere manifesta la rompono il combattimento e riposa-
propria sottomissione allontanando- no o brucano per riprenderlo quan-
si di una decina di metri o allungan- do uno di essi accenna a dirigersi
do la testa e il collo sui quali il verso le femmine. Gli scontri pos-
dominante sovrappone il proprio sono durare più ore, ma alla fine
collo e la propria testa; successiva- uno dei due contendenti perde l'e-
mente i due si leccano reciproca- quilibrio ed accetta la sconfitta; il
mente. Se invece è palesemente più vincitore tollera successivamente la
vigoroso o gerarchicamente domi- presenza dello sconfitto. Tali scontri
nante rispetto al nuovo venuto, que- hanno frequentemente luogo anche
sto finisce per andarsene o per sot- quando maschi di ugual rango si
tomettersi. Solo quando i rivali incontrano in assenza di femmine
ritengono di essere di uguale forza ed hanno il solo scopo di stabilire
hanno luogo i combattimenti, che una gerarchia ben definita. Il
sono sempre molto ritualizzati e Muflone maschio in calore, al con-
non assumono mai carattere di vera trario di Daini e Cervi, non difende
lotta, ma piuttosto di torneo. I due quindi un territorio ben delimitato,
maschi si affrontano generalmente anche se in rari casi sono stati
spalla contro spalla e si spingono il osservati maschi di 4–7 anni che
più fortemente possibile, ciascuno hanno manifestato un comporta-
cercando di far perdere l'equilibrio mento territoriale, difendendo un'a-
all'avversario. Quando il torneo rea del diametro di 30 – 50 m. Se
spalla contro spalla non è sufficien- qualche avversario penetra in que-
te per stabilire la gerarchia, si veri- sta zona, il dominante mette in atto
ficano scontri frontali che, anche se un cerimoniale di riconoscimento
duri e spettacolari, non hanno mai che in genere è sufficiente ad allon-
conseguenze gravi per i contenden- tanare l'intruso. Se l'animale che
ti, come talora accade invece nei entra nel territorio è una femmina,
Cervi. Solo raramente può capitare il possessore del medesimo subito
che le corna dell'uno si incastrino in la corteggia e, se questa è ricettiva,
modo inestricabile con quelle del- ha luogo l'accoppiamento. Ta l o r a
l'altro e in tal caso gli animali una medesima femmina si accoppia
vanno incontro a morte certa. Per lo con più maschi di territori contigui:

278
246. Muflone(Ovisammon musimon). Dalla trambi di poter battere l'avversario, si verificano
seconda metà d'ottobre fino ai primi di dicem- violenti scontri frontali, che non mettono tutta-
bre i Mufloni vivono la loro annuale stagione via in pericolo l'incolumità dei due animali. Il
d'amore. I maschi non hanno l'abitudine di torneo più spettacolare ha luogo quando i
difendere un harem, come invece fanno i Cervi, maschi prendono una breve rincorsa e cozzano
ma sembra che passino spesso da un gruppo di fragorosamente l'uno contro l'altro. L'impatto
femmine a un altro in quanto queste non vanno avviene sempre fra le teste e non fra le corna
in calore tutte contemporaneamente. Il rango perché il capo viene tenuto leggermente voltato
sociale tra i maschi viene, in tali casi, quasi dilato, cosicché sono le basi dei trofei ad inca-
sempre stabilito senza bisogno di ricorrere a strarsi fra loro. (Disegno: Carlo Erminio).
lotte; quando però i contendenti ritengono en

279
247. Percepito l'odore di una femmina in calore,
il Muflone maschio alza la testa scoprendo nel
contempo i denti e le gengive in un atteggia-
mento comune a molti Ungulati. Si avvicina
quindi alla femmina e la segue poggiando il
petto sulla sua groppa o dandole con l'arto ante-
riore piccoli colpetti a un garretto o a una
coscia; la lecca nella regione genitale, sulla
groppa e nei fianchi, strisciando spesso il pro-
prio collo sulla sua schiena. La femmina mani-
festa il proprio assenso assumendo una posizio-
ne rigida con la testa ritta e la coda alta. L'am-
plesso si consuma in 4 – 5 secondi. Dopo una
gestazione di 21 –23 settimane, la femmina par-
torisce in genere un piccolo che allatta per circa
6 mesi. Questo, quando ha necessità di nutrirsi,
si avvicina alla gemi ;ice e manifesta le sue
intenzioni urtandole le mammelle eon la testa.
Dorante la poppata il piccolo muove frequente-
mente la coda, mentre la madre gli lecca la
regione anale. L'usanza di colpire le mammelle
per segnalare il desiderio di nutrirsi è tipico di
molti Ungulati; il leccameuto dell'ano invece è
esclusivo del Muflone ed è da porre in relazione
col fatto che le femmine di questa specie rico-
noscono i loro piccoli non attraverso lavista e
l'udito, matramite l'olfatto.

280
248. Il Muflone maschio vittorioso in genere tol-
lera lo sconfitto e quando si incontrano, entrambi
assumono particolari posture atte a ribadire la
differenza di rango sociale generatasi fra loro. Il
vittorioso manifesta dominanza dirigendosi
verso l'inferiore con un incedere rigido, col collo
ritto e la testa alta; il subordinato, a sua volta,
palesa sottommissione allungando in senso oriz-
zontale la testa e il collo sui quali, talora, il
dominante poggia il proprio capo. Un altro atteg-
giamento di dominanza consiste nel sovrapporre
la testa su quella dell'inferiore. I maschi territo-
riali spesso espellono gli invasori di basso rango
spingendoli col petto sulla groppa.

281
è comunque sempre questa che sce- della competizione con le pecore
glie il partner sessuale con cui avere domestiche. Queste ultime anche se
rapporti. Il maschio, quando è in per lo più non frequentano gli stessi
presenza di una femmina in calore, ambienti, certamente si abbeverano
la invita all'accoppiamento median- alle stesse fonti, in Sardegna di
te un rituale di corteggiamento numero assai limitato nel periodo
durante il quale segue la compagna estivo. Trascurabile invece risulta
col petto appoggiato alla sua grop- essere la competizione col Cinghiale.
pa, le odora la regione genitale e Altre cause di mortalità, oltre alle
con un arto anteriore dà leggeri malattie, sono le frequenti cadute fra
colpi di zoccolo ad una sua coscia o i giovani che giocano in prossimità di
ad un suo garretto. Talora le lecca i scarpate, dirupi e crepacci. Dai nemi-
genitali, la groppa e i fianchi. La ci i neonati si difendono restando
femmina per lo più continua a bru- immobili al suolo per sfruttare
care e, quando decide di accettare meglio il mimetismo del mantello,
l'amplesso, assume una postura a mentre gli adulti e i giovani confida-
testa alta, corpo irrigidito e coda no nell'acutezza dei sensi e nella
rialzata. Il corteggiamento appena fuga. La vista è sicuramente la perce-
descritto dura una decina di minuti, zione meglio sviluppata: il Muflone
mentre l'accoppiamento vero e pro- s c o rge un uomo a 1 km di distanza.
prio si risolve in 4 – 5 secondi e In tal caso continua a pascolare,
può ripetersi dopo 30–60 minuti. La restando però vigile e attento e se lo
femmina, se non viene fecondata, perde di vista mostra subito inquietu-
resta in calore per tutta la stagione dine. Si porta allora in un punto d'os-
degli amori; secondo alcuni studiosi servazione dominante, spesso su una
la femmina è feconda una sola volta roccia, per ristabilire il contatto visi-
all'anno e non può riavere un perio- vo con l'intruso e si calma solo dopo
do di calore in primavera, se acci- averlo rivisto. La distanza di fuga è
dentalmente perde il suo piccolo. stimata intorno ai 300–400 m; il
Altri ricercatori ritengono invece Muflone può scattare velocemente e
che simili casi, osservati in catti- raggiungere in breve tempo una velo-
vità, siano talora possibili anche cità di 60 km/h nelle femmine e 50
allo stato naturale. nei maschi, che sono appesantiti dalla
In Sardegna i principali nemici presenza delle corna. Se l'intruso
naturali del Muflone sono le aquile viene invece individuato solo tramite
reali e le Volpi, che costituiscono un l'olfatto, il che in un terreno scoperto
pericolo esclusivamente per i piccoli; e con poco vento può avvenire a più
le aquile sono oggi però assai rare e di 300 m, o tramite l'udito, in grado
le Volpi, sebbene frequenti, non sem- di percepire la voce umana o addirit-
brano essere particolarmente perico- tura una pietra che rotola a 400–500
lose per i giovani Mufloni perché, da m di distanza, il Muflone reagisce
osservazioni compiute, risulta che con un forte stato di allarme e spesso
pochi di essi cadono vittime di questo con la fuga. Solo se gli riesce di
Carnivoro. Ma, ancora una volta, il vedere il pericolo e solo se questo è
pericolo maggiore i Mufloni lo corro- oltre la distanza di fuga, si tranquil-
no a causa dell'uomo, sia direttamen- lizza, rimanendo però sempre vigile.
te ad opera dei bracconieri che indi- Il comportamento di fuga dei bran-
rettamente a causa del dilagare degli chi misti, come precedentemente
incendi, dell' antropizzazione degli detto, è costituito dal serrarsi in grup-
habitat, dell'azione dei cani rinselva- po per partire al trotto rapido lungo i
tichiti, abbandonati in campagna dai sentieri conosciuti. Le femmine, sia
proprietari a cui non servono più, e quando sono nei branchi misti che in

282
quelli femminili, si allontanano subi-
to per 200 – 300 m e solo allora guar-
dano in direzione del nemico senza
però mai fermarsi. I maschi adulti,
sia dei branchi misti che unisessuali,
hanno invece l'abitudine di arrestarsi
dopo una cinquantina di metri al fine
di osservare l'oggetto del loro allarme
da una posizione dominante, spesso
per parecchi minuti: è proprio su que-
sto comportamento che confidano i
bracconieri per abbatterli in gran
numero a fucilate. Quando i Mufloni
pascolano isolati, stanno sempre vigi-
li ed attenti, alzando spesso la testa
per controllare l'ambiente circostante.
Nei branchi misti questo compito è
affidato alla femmina–guida, mentre
in quelli maschili ciascun componen-
te del branco sorveglia i dintorni
smettendo momentaneamente di
pascolare, senza però che vi siano
particolari turni di guardia. I Mufloni
comunicano inquietudine e allarme ai
conspecifici muovendo la coda dal-
l'alto in basso (normalmente il movi-
mento è laterale), portando in avanti
le orecchie (di norma sono rivolte
lateralmente e all'indietro) o causan-
do un rumore simile a quello di una
raganella con gli arti anteriori, che
percuotono alternativamente la roccia
su cui l'animale sosta (tambureggia-
mento). La fuga individuale ha luogo
allorché viene superata una certa
distanza dall'intruso; nei branchi
misti o femminili essa avviene in
seguito a particolari segnali sonori
della femmina–guida, che può anche
invitare i componenti del gruppo a
seguirla muovendo la testa e il collo
improvvisamente dall'indietro in
avanti. In genere un animale isolato è
molto più guardingo di quando è
imbrancato e si dà alla fuga con mag-
gior facilità.
Per quanto riguarda la legislazione
relativa al Muflone e le ammende
previste dal vigente calendario vena-
tono vedasi quanto esposto a proposi-
to del Daino.

283
Il cavallino della Giara
L’Asinello albino

249. Arciere saettante a dorso di Cavallo, località: di un'introduzione attiva da parte dell'uomo e di rosi: "il salvatico abita luoghi deserti, soggetto a
Saliu, Suleis. Museo Archeologico Nazionale, un successivo rinselvatiehimento. La mancanza di nessuno, ed occupabile da tutti. Di così fatti ve ne
Cagliari. Questo bronzetto è stato attribuito al predatori, gli alterati rapporti interspeeiùci tipici sono in alcune parti del regno, nel territorio di
periodo nuragico più recente: si ritiene infatti che delle isole e l'asprezza dell'ambiente naturale Bultei, e nella Nurra per quanto dicesi, ma i più
sia stato forgiato fra il III e il Il secolo a.C. e che sardo fecero presto mancare quella pressione conosciuti sono nell'isola di sant'Antioco nella
quindi la civiltà nuragica non utilizzasse il Caval- selettiva che aveva portato il Cavallo ad avere una selva di Canai…………Chi vuole, fà alcuna obla-
lo. Alcuni studiosi ipotizzano che quest'animale certa mole. In un ambiente privo di grandi compe- zione alla chiesa del protettore dell'isola, poi va, e
sia stato introdotto per la prima volta in Sardegna titori alimentari, siccitoso, mancante di vasti spazi ne caccia a suo talento, ma a riserva del cuoio non
ad opera dei Greci fra il V e il IV secolo a.C., altri aperti e caratterizzato da una folta macchia è valgono a nulla; sono di natura si perversa, che
invece pensano che a farlo siano stati i Fenici. infatti favorito dalla selezione naturale un animale non v'è modo di addomesticarli, ed alla fine si
inoltre opinione diffusa che questi primi esempla- di taglia più piccola, robusto e resistente alle muoiono disperati, o disperato il padrone gli
ri siano stati incrociati, nei secoli successivi, eon avversità naturali. Cosi anche il Cavallo divenne ammazza". Attualmente in Sardegna i Cavallini
animali di provenienza araba, ma vi è anche chi è in Sardegna più piccolo, come già era accaduto al selvaggi sono presenti solo sulla Giara di Gesturi
del parere che il Cavallino sardo sia d'origine Cinghiale, al Cervo, alla Volpe e ad altri Mammi- con circa 800 capi e, introdotti dall'uomo, nella
principalmente asiatica. Comunque sia, la man- feri. Attraverso il libro Quadrupedi di Sardegna Riserva Area di Noè a nord di Capo Caccia.
canza di resti fossili pleistoceniei e l'assenza del Francesco Cetti ci informa che nel 1774, anno di (Foto: Leonardo Corpino e Roberto Dessy).
Cavallo nella cultura nuragica avvalorano l'ipotesi pubblicazione dell'opera, i Cavallini erano nume-

284
250. Cavallino della Giara. Località: Giara di
Gesturi. Il Cavallino della Giara è caratterizzato
principalmente dall'avere piccole dimensioni,
peso oscillante fra i 170 e i 220 kg e altezza al
garrese pari a 128 – 132 cm nei maschi e 125–
127 cm nelle femmine. Il colore del mantello
può essere sauro bruciato, baio di tipo selvaggio
o morello. Dagli anni Cinquanta una parte della
popolazione equina della Giara ha evidenziato
un aumento di mole e la comparsa di caratteri
atipici, come cute più fine, pelo più morbido e
sericeo, presenza di balzane, stelle e liste. Que-
sti caratteri sono presenti con maggior frequen-
za nei gruppi familiari più domestici, mentre
sono del tutto assenti in quelle mandrie che,
essendo molto selvatiche ed elusive, riescono
sempre ad evitare o addirittura travolgere l'ac-
cerchiamento dei cavalieri e vivono così in
completo isolamento. L'aumento di mole e la
presenza di caratteri nuovi è da attribuire all'in-
troduzione di animali estranei ad opera degli
allevatori al fine di ottenere una maggior resa di
carne per capo. L'unico utilizzo economico oggi
possibile, oltre a quello turistico, è infatti l'invio
al macello poiché la meccanizzazione ha reso
del tutto superato l'uso del Cavallo nei lavori
agro–pastorali. Un tempo invece i Cavallini
della Giara venivano acquistati dai pastori per il
trasporto del latte, dagli agricoltori per la treb-
biatura ed anche da napoletani e siciliani per
recarsi al mercato col carro carico di frutta.
Come tutti i Cavalli selvaggi anche quello della
Giara vive riunito in mandrie familiari che con-
trollano un deternsinato territorio e non tollera-
no gli individui provenienti da altri branchi, che
tentano di aggregarsi a loro. Il Cavallino della
Giara è vivace, nervoso e ribelle; si dimostra
agile e sicuro come una capra nel salire su una
roccia, nel saltare un muretto a secco o nel pro-
cedere nel mezzo del fitto sottobosco. È inoltre
rustico, resistente alle malattie ed alle avversità
climatiche, ben adattato all'ambiente che fre-
quenta, nel quale riesce a sopravvivere anche in
regime di scarsità d'acqua (sulla Giara d'estate
esistono solo 5 sorgenti) e ad utilizzare al massi-
mo le possibilità alimentari del biotopo. Si ali-
menta infatti soprattutto di foglie, teneri germo-
gli del sottobosco e ghiande delle quali è molto
ghiotto perché i pascoli, presenti principalmente
nella tarda primavera, sono rappresentati da
erbe di scarso valore nutritivo. (Foto: Franco
Puddu e Maria Viarengo).

285
251. Cavallino della Giara. Località: Giara di
Gesturi. Il genere di vita dei Cavallini è stretta-
mente legato at fattori ambientali. I periodi a
loro più favorevoli sono l'autunno e la primave-
ra perché sulla Giara il clima diventa mite e le
piogge, che normalmente vi cadono, rendono
possibile la crescita dei pascoli. D'inverno inve-
ce i Cavallini devono af'rontare difficoltà di
natura alimentare e soprattuttu climatica: il fred-
do intenso e pungente, la pioggia e la neve met-
tono a dura prova la loro resistenza e solo gli
esemplari sani riescono a superare questa sta-
gione. Dai rigori del clima il Cavallino sardo si
difende non solo cercando luoghi più o meno
riparati, ma anche mediante una maggior villo-
sità del mantello, che ha la funzione di aumenta-
re l'isolamento termico. (Foto: Franco Puddu e
Maria Viarengo).

286
252.253. Cavallino della Giara. Località: Giara
di Gesturi. Con l'arrivo della primavera e con
l'aumento della temperatura i Cavallini vanno
incontro ad una muta del pelo, che diventa più
corto, più liscio e lucente. È questo il periodo
dell'anno nel quale sulla Giara c'è cibo in
abbondanza ed ovviamente è in tale stagione
che le femmine gravide partoriscono il loro
unico piccolo. Nel tardo autunno, d'inverno e in
primavera i Cavallini devono competere col
bestiame domestico, che viene portato sulla
Giara: nelle annate più rigogliose pare che si
possano contare persino 1000 bovini,
3000–5000 ovini e 3000 capre, nonché un
numero imprecisato di maiali. La maggior parte
di questi capi di bestiame viene poi riportata in
pianura nel mese di luglio, quando a valle c'è
disponibilità di foraggio e le condizioni alimen-
tari sull'altopiano cominciano invece a farsi dif-
ficili. Durante l'estate la Giara si inaridisce: i
pochi stagni (is paulis) che resistono alla forte
evaporazione hanno acqua putrida e le sorgenti,
che nel periodo piovoso sono 14, si riducono a
5. Nella seconda metà d'agosto gli otto allevato-
ri, proprietari delle mandrie, catturano il mag-
gior numero possibile di Cavallini, inseguendoli
a cavallo con manovra avvolgente ed obbligan-
doti ad attraversare passaggi predisposti che
conducono a recinti di pietra oppure ad uno dei
pochi accessi naturali della Giara, normalmente
tenuti chiusi. La cattura e la marchiatura viene
effettuata nella seconda metà d'agosto quando i
Cavallini non presentano ancora segni di denu-
trizione, le femmine non rischiano più di aborti-
re perché gravide da 3–4 mesi e i puledri sono
ormai in grado di seguire agevolmente la madre.
In genere non si riesce a prendere più di un
terzo dei Cavallini presenti sulla Giara. I maschi
in eccesso e talora anche le vecchie femmine,
soprattutto se non gravide, sono inviati almacel-
lo, mentre gli altri animali vengono marchiati e
riportati sull'altopiano. Ogni Cavallino è con-
traddistinto da 3 marchi: uno sulla spalla col
simbolo del comune di residenza dell'allevatore,
un altro sulla coscia con le iniziali del proprieta-
rio ed infine un terzo, costituito da una G, che
serve per riconoscere gli esemplari puri da
riportare nella Giara. (Foto: Franco Puddu e
Maria Viarengo).

287
254. Cavallino della Giara. Località: Giara di per incorporamento delle femmine degli scon- stiche vincenti alle future generazioni, dall'altro
Gesturi. I Cavallini sardi vivono riuniti in man- fitti. Anche i maschi di rango inferiore riescono non si perdano le possibilità evolutive, costitui-
drie familiari, composte da una decina di esem- però a partecipare, seppure in misura assai infe- te dal patrimonio genetico dei maschi perdenti,
plari e guidate sempre da uno stallone dominan- riore, all'attività riproduttiva perché capita le quali potrebbero rivelarsi utili in un mutato
te, al quale compete la difesa delle femmine e sovente che incontrino femmine non gradite ambiente futuro. Dopo una gravidanza di circa
dei puledri, che esso attua mediante una saggia agli stalloni dominanti e perciò da questi trascu- il mesi, fra febbraio e maggio, le femmine par-
guida. Il capo–branco, una volta conquistato il rate e talora addirittura allontanate dal branco. I toriscono i piccolo, che viene accudito dalla
comando a suon di morsi e calci, scaccia tutti i maschi sono perciò sempre in eccesso perché madre e difeso all'occorrenza anche dal padre.
possibili rivali, compresi i suoi figli maschi, se uno solo di loro può agevolmente controllare Durante il primo annodi vita il puledro stringe
diventati sessualmente maturi. Durante il perio- numerose femmine ed accoppiarsi con loro. L'e- con la madre stretti rapporti parentali, che si
do riproduttivo, che in genere va da marzo a voluzione ha scelto questa strada per far si che allentano nel secondo e si esauriscono nel terzo
giugno, gli scontri fra maschi si fanno più fre- mentre da un lato gli esemplari più intelligenti, anno col sopraggiungere della maturità sessua-
quenti e i branchi dominati dagli stalloni più focosi e combattivi, e quindi più capaci nell'evi- le. (Foto: Franco Puddu e Maria Viarengo).
vigorosi aumentano di numero fino a triplicarsi tare le insidie, trasmettono le proprie caratteri-

288
255.256. Asinelli albini. Località: Isola Asinara.
Un centinaio di Asinelli vive in quest'isola della
Sardegna nord–occidentale, tuttora utilizzata
come colonia penale. Essi hanno dimensioni
simili a quelle del comune Asinello sardo, dal
quale la maggior parte si differenzia per avere il
mantello del tutto bianco. Si tratta di animali
albini perché la cute, il pelo e l'iride sono com-
pletamente privi di pigmento a causa di un gene
recessivo che ne inibisce la sintesi. Questi
esemplari sono svantaggiati rispetto a quelli
normali perché l'assenza dei pigmenti determina
una insufficiente protezione dalle insidie delle
radiazioni solari, cui consegue l'insorgere di eri-
temi e di difficoltà visive. La selezione naturale
dovrebbe perciò, anche se in tempi molto lun-
ghi, far diminuire il numero degli Asinelli albini
a vantaggio di quelli grigi. Tuttavia pare che
nell'Asinara questo processo non sia ancora in
atto e ciò, oltreché per possibili interventi antro-
pici, probabilmente perché gli esemplari bianchi
sono in netta maggioranza e quelli grigi sono
quasi tutti portatori del gene per l'albinismo.
(Foto: Franco Puddu e Maria Viarengo).

289
290
Chiave per il riconoscimento dei mammiferi della Sardegna

291
292
1. Arti posteriori assenti o rudimentali, non sporgenti dal
corpo. Estremità caudale del corpo trasformata in pinna oriz-
zontale. Vita interamente acquatica. Dentatura assente oppu-
re poco o nulla differenziata ....................................... CETACEI

– Arti posteriori presenti ed adibiti alla progressione. Estre-


mità caudale del corpo non trasformata in pinna orizzontale.
Vita terrestre, aerea o solo parzialmente acquatica................. 2

2. Arti anteriori collegati con quelli posteriori da una mem-


brana alare, che consente il volo remigato ............................. CHIROTTERI 8 (pag. 67)

– Arti anteriori e posteriori liberi ed indipendenti, atti alla


progressione nel suolo o più o meno trasformati
per il nuoto ................................................................... 3

3. Estremità delle dita provviste di zoccoli. Testa che può


essere fornita di corna ................................................ 4

– Estremità delle dita fornita di unghie. Testa sempre sprov-


vista di corna ............................................................ 5

4. Zoccolo formato dalle due dita mediane (terzo e quarto),


uguali o pressoché uguali, fra le quali passa l'asse del corpo.
Secondo e quinto dito ridotti o rudimentali e primo general-
mente assente o vestigiale. Corna spesso presenti ed impian-
tate sulle ossa frontali................................................... ARTIODATTILI 27 (pag. 220)

– Zoccolo generalmente formato da un numero dispari di


dita con l'asse del corpo passante sempre per il terzo dito. PERISSODATTILI (pag. 284)
Corna, quando presenti, non impiantate a livello dell'osso CAVALLINO DELLA GIARA (pag. 284)
frontale............................................................ ASINELLO ALBINO (pag. 289)

5. Dentizione incompleta. Incisivi molto sviluppati, visibili


dall'esterno e separati dai rimanenti denti da un diastema per
l'assenza dei canini ....................................................... 6

– Dentizione completa. Canini presenti sebbene più o meno


sviluppati. Incisivi non visibili dall'esterno ........................ 7

6. Incisivi superiori 2 – 2 ........................................................ LAGOMORFI 30 (pag. 196)

– Incisivi superiori 1 – 1 ........................................................ RODITORI 31 (pag. 103)

7. Denti non molto diversi fra loro per forma e dimen


sioni. Canini non particolarmente sviluppati, che non
sorpassano di molto gli altri denti; incisivi medi più svi
luppati. Muso allungato in una piccola proboscide. Pel
liccia vellutata o sericea o in parte trasformata in una
corazza aculeata. Dimensioni piccole ........................... INSETTIVORI 36 (pag. 51)

– Denti diversi fra loro per forma e dimensioni. Sviluppo


notevole dei canini, che sorpassano nettamente il livello
degli altri denti; incisivi medi più piccoli degli esterni. Muso
più o meno allungato, ma arrotondato all'estremità.
Pelliccia normale o correlata alla vita acquatica,

293
mai vellutata o sericea, né trasformata in corazza spinosa.
Dimensioni medie o grandi .................................................... CARNIVORI 39 (pag. 134)

8. Muso provvisto di appendici cutanee a forma di ferro di


cavallo (foglia nasale) ................................................ RINOLOFIDI 10

– Muso sprovvisto di foglia nasale ................................ 9

9. Coda totalmente o quasi totalmente inclusa nell'u ropata-


gio ..................................................................................... VESPERTILIONIDI 14

– Coda libera dall'uropatagio per non meno di 1,5 cm MOLOSSIDI


MOLOSSO DI CESTONI (pag. 102)

10. Foglia nasale con cresta ad apice arrotondato ... 11

– Foglia nasale con cresta ad apice appuntito ........... 12

11. Avambraccio più lungo di 4,8 cm; foglia nasale con sella
ad apice largamente arrotondato. Statura grande RINOLOFO MAGGIORE (pag. 76)

– Lunghezza avambraccio inferiore ai 4,3 cm; foglia nasale


con sella ad apice strettamente arrotondato o subacuto. Sta-
tura inferiore alla precedente specie ...................... RINOLOFO MINORE (pag. 83)

12. Prima falange del quarto dito dell'arto anteriore più


lunga di metà della seconda; foglia nasale con sella a bordi
nettamente convergenti verso l'alto e ad apice acuto o suba-
cuto .................................................................... RINOLOFO DI BLASIUS (pag. 84)

– Prima falange del quarto dito dell'arto anteriore più corta


di metà della seconda; foglia nasale con sella a bordi subpa-
ralleli o leggermente convergenti verso l'alto e apice più o
meno arrotondato .................................................. 13

13. Foglia nasale con lancetta restringentesi regolarmente


verso l'apice, che presenta i margini leggermente concavi;
avambraccio lungo da 4,4 a 5 cm.
Lunghezza della fila dentaria superiore variante fra 6,2 e 6,6
mm . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . RINOLOFO EURIALE (pag. 83)

– Foglia nasale con lancetta fornita di bordi molto concavi al


di sopra della sua metà cosicché la parte apicale risulta più
ristretta e meglio evidenziata che nella precedente specie;
avambraccio lungo da 4,7 a 5,4 cm; lunghezza della fila
dentaria superiore da 6,7 a 7,4 mm. RINOLOFO DI MEHELY (pag. 84)

14. Seconda falange del terzo dito dell'arto anteriore lunga


all'incirca tre volte più della prima falange del medesimo
dito. Parte superiore del cranio alta rispetto al muso appunti-
to ....................................................................... MINIOTTERO (pag. 86)

– Seconda falange del terzo dito dell'arto anteriore non


particolarmente allungata. Parte superiore del cranio
depressa ......................................................................... 15

294
15. Orecchie unite fra loro sulla fronte ........................... 16

– Orecchie non unite fra loro ........................................ 17

16. Orecchie di grandezza media ........................................ BARBASTELLO (pag. 99)

– Orecchie enormi, lunghe quasi quanto l'avambraccio ORECCHIONE MERIDIONALE (pag. 100)

17. Quinto dito dell'arto anteriore poco più lungo del meta-
carpale e di metà della prima falange uniti del quarto dito;
premolari superiori 2 – 2, di cui l'anteriore molto piccolo.
Statura grande. Orecchio largo, di forma quadrata e trago
corto ................................................................... NOTTOLA (pag. 98)

– Quinto dito dell'arto anteriore normalmente più lungo del


metacarpale e della prima falange uniti del quarto dito, di
rado ugualmente lungo e solo in rari casi più corto; premola-
ri superiori i – 1, 2 – 2 o 3 – 3.......................................... 18

18. Premolari superiori ed inferiori 3 – 3; epiblema assente o


appena accennato in rari casi ............................... 19

– Premolari superiori I – 1 o 2 – 2, inferiori 2 – 2; epiblema


sempre presente, anche se talora poco sviluppato 24

19. Statura grande. Avambraccio lungo più di 5 cm; terzo


molare con triangolo anteriore nettamente più grande del
triangolo posteriore; antitrago corto e appiattito alla base del
padiglione dell'orecchio ........................................ 20

– Taglia media o piccola. Avambraccio lungo meno di 5 cm;


terzo molare con triangolo posteriore più o meno uguale a
quello anteriore .................................................... 21

20. Avambraccio lungo 5,6 – 6,8 cm; coda nettamente più corta
del corpo. Lunghezza del terzo dito maggiore di 10 cm, quinto
dito più lungo di 8 cm. Orecchio variante fra 2,6 e 2,8 cm. Lun-
ghezza della fila dentaria superiore maggiore di 9,8 mm .... VESPERTILIONE MAGGIORE (pag. 92)

– Avambraccio 5,2 – 6,3 cm; coda lunga quasi come il


corpo. Lunghezza del terzo dito inferiore a 10 cm e del quin-
to minore di 8 cm. Orecchio lungo da 2,3 a 2,6 cm.
Lunghezza della fila dentaria superiore variante da 8,2 a 9,4
mm ...................................................................... VESPERTILIONE DI BLYTH (pag. 94)

21. Plagiopatagio inserito alla caviglia o al metatarso; piede


lungo più di metà tibia; sperone lungo il doppio del margine
libero dell'emiuropatagio. Cranio più largo di metà della sua
lunghezza .......................................................... 22

– Plagiopatagio inserito alla base dell'alluce; piede piccolo e


lungo quanto metà tibia o meno; sperone lungo all'incirca
come il tratto libero dell'emi–uropatagio. Cranio largo meno
di metà della sua lunghezza ................................... 23

22. Tibia dorsalmente pelosa per tutta la sua lunghezza;

295
plagiopatagio inserito alla caviglia o più in alto; avambrac-
cio da 3,7 a 4,3 cm .................................................. VESPERTILIONE DI CAPACCINI (pag. 91)

– Tibia dorsalmente nuda o con qualche pelo sul ginocchio;


plagiopatagio inserito al metatarso; avambraccio lungo da
3,3 a 4,1 cm ......................................................... VESPERTILIONE DI DAUBENTON (pag. 91)

23. Apice del trago sporgente rispetto alla base della smargi-
natura del bordo esterno del padiglione auricolare. Statura
molto piccola. Lunghezza avambraccio da 3 a 3,9 cm; fila
dentale superiore dal canino al terzo molare lunga da 4,8 a
5,8 mm. Coda lunga quasi quanto la lunghezza testa–tronco;
piccolo epiblema talora presente ................................ VESPERTILIONE MUSTACCHINO (pag. 88)

– Apice del trago non sporgente rispetto alla base della


s m a rginatura del bordo del padiglione. Statura piccola.
Avambraccio 3,6 – 4,3 cm; fila dentale superiore dal canino
al terzo molare lunga 6 – 6,8 mm. Coda più corta della lun-
ghezza testa–tronco ................................................ VESPERTILIONE SMARGINATO (pag. 89)

24. Premolari superiori 2 – 2; avambraccio più corto


di 4 cm ... ............................................................................ PIPISTRELLUS 25

– Premolari superiori 1 – 1; avambraccio più lungo di


5 cm . ............................................................................ SEROTINO (pag. 97)

25. Apice della coda libero dall'uropatagio per circa 2 – 5


mm. Peli del dorso cupi alla base e chiari all'apice. Avam-
braccio lungo da 3,1 a 3,6 cm; quinto dito 4,1 –4,3 cm.
Trago tozzo, la cui larghezza è all'incirca uguale all'altezza
del suo bordo anteriore ....................................... PIPISTRELLO DI SAVI (pag. 96)

– Apice della coda libero dall'uropatagio per non più di 1


mm, trago più snello che nella precedente specie 26

26. Bordo alare ben definito di colore bianco. Primo incisivo


superiore presentante una sola punta e grande più del doppio
del terzo. Quinto dito lungo 4,4 cm, avambraccio 3,1 – 3,7
cm ....................................................................... PIPISTRELLO ALBOLIMBATO (pag. 96)

– Bordo alare scuro, statura piccola. Avambraccio lungo 2,7


– 3,4 cm. Primo incisivo superiore a due punte PIPISTRELLO NANO (pag. 95)

27. Incisivi superiori presenti e sporgenti nella mascella.


Dentatura completa di 44 denti; canini trasformati in zanne
molto evidenti nel maschio. Nessuna appendice sulla testa.
Non ruminanti ...................................................... SUIDI – CINGHIALE (pag. 225)

Incisivi superiori assenti. Dentatura incompleta con meno di


44 denti. Appendici o corna sulla testa.
Ruminanti .......................................................................... 28

28. Corna ossee permanenti, rivestite da un astuccio corneo


non ramificato e presenti solo nel maschio e

296
talora anche nella femmina, sebbene poco sviluppate.
32 denti ........................................................................ BOVIDI – MUFLONE (pag. 261)

– Corna consistenti in aste cornee più o meno ramificate che


cadono e ricrescono annualmente. 32 – 34 denti...... CERVIDI 29

29. Canini superiori presenti in ambo i sessi. Corna lunghe,


ramificate con l'estremità non espansa a pala. Coda svilup-
pata. 34 denti ......................................................... CERVO NOBILE (pag. 245)

– Canini superiori assenti. Corna lunghe con la parte termi-


nale espansa a pala. Coda maggiormente sviluppata rispetto
alla specie precedente, 32 denti ............................. DAINO (pag. 238)

30. Orecchie più corte della testa con apici mai neri. Piede
posteriore raramente superiore a 9 cm. Dimensioni minori
rispetto alla specie seguente .................................. LEPORIDI – CONIGLIO SELVATICO (pag. 210)

– Orecchie più lunghe della testa con apici neri. Piede poste-
riore generalmente non inferiore a 9 cm. Dimensioni mag-
giori rispetto alla precedente specie ....................... LEPORIDI – LEPRE COMUNE (pag. 201)

31. Premolari superiori 1 – 1. Coda priva di scaglie e


ricoperta di peli ............................................................ GLIRIDI 32

– Premolari assenti. Coda più o meno scagliosa ...... MURIDI 33

32. Coda di colore bianco e nero, dotata di peli più lunghi


nella sua metà finale. Colorazione rossastra con maschera
facciale nera. Corona dei molari molto concava..... QUERCINO (pag. 124)

– Coda folta, molto pelosa su tutta la sua lunghezza e non


terminante in un ciuffo bianco e nero. Colorazione delle
parti superiori grigia senza maschera facciale...... GHIRO (pag. 130)

33. Lunghezza testa–tronco sempre superiore ai 15 cm 34

– Lunghezza testa–tronco sempre inferiore ai 15 cm. 35

34. Coda maggiore della lunghezza testa–tronco. Orecchie


lunghe 2,2 cm che, ripiegate in avanti, sorpassano l'occhio.
Prima lamina del primo molare superiore dotata di tubercolo
esterno sviluppato all'incirca come quello interno ............ RATTO COMUNE (pag. 112)

– Coda più piccola della lunghezza testa–tronco. Orecchie


lunghe meno di 2,2 cm che, ripiegate in avanti, raggiungono
appena l'occhio. Prima lamina del primo molare superiore
pressoché priva di tubercolo esterno........................ RATTO DELLE CHIAVICHE (pag. 106)

35. Orecchie 1 – 1,5 cm che, ripiegate in avanti, raggiungo-


no appena l'occhio. Zampe anteriori pressoché sviluppate
come quelle posteriori. Primo e secondo molare superiore
con due tubercoli sul lato interno ..................... TOPOLINO DOMESTICO (pag. 116)

– Orecchie lunghe 1,5 – 1,9 cm che, ripiegate in avanti,

297
raggiungono l'occhio. Zampe posteriori molto più lunghe
delle anteriori. Primo e secondo molare superiore con tre
tubercoli sul lato interno ................................... TOPO SELVATICO (pag. 121)

36. Pelliccia provvista di aculei fitti e spinosi. Arco zigoma-


tico completo. Primo e secondo molare superiore con quat-
tro cuspidi subeguali .................................... ERINACEIDI – RICCIO EUROPEO (pag. 53)

– Pelliccia priva di aculei, ma provvista di peli soffici e


spessi. Arco zigomatico incompleto o molto gracile. Primo e
secondo molare superiore con tre o quattro cuspidi di gran-
dezza notevolmente diversa ................................. SORICIDI 37

37. Dimensioni maggiori: lunghezza testa–tronco superiore


a 6 cm. Coda rotonda. 28 denti, premolari supe
riori 1 – 1 ............................................................. CROCIDURA 38

– Dimensioni minori: lunghezza testa–tronco generalmente


inferiore a 5,2 cm. Coda quasi quadrata. 30 den
ti; premolari superiori 2 – 2 ................................... MUSTIOLO (pag. 65)

. 38. Statura piccola: lunghezza testa–tronco 5,3 – 8,2 cm;


con piede posteriore 1 – 1,2 cm. Lunghezza condilo ba
sale del cranio generalmente inferiore a 1,8 cm ........ CROCIDURA ODOROSA (pag. 63)

– Statura più grande: lunghezza testa–tronco 6,2 –9,5 cm;


piede posteriore 1 – 1,4 cm. Lunghezza condilo basale del
cranio generalmente superiore a 1,8 cm ............ CROCIDURA ROSSICCIA (pag. 61)

39. Forme acquatiche. Arti brevi, trasformati in pinne


e muniti di unghie ridotte. Denti fermi assenti ................ FOCIDI – FOCA MONACA (pag. 187)

– Forme terrestri. Arti normali con dita libere e fornite


di unghie. Denti fermi generalmente presenti .................. 40

40. Unghie completamente retrattili. 30 denti; corone


dei molari senza superfici trituranti .............................. FELIDI – GATTO SELVATICO (pag. 176)
– Unghie non retrattili. Dentatura composta da più di 30
denti. Corone dei molari con superfici trituranti.
41
41. Piede posteriore con quattro dita. Dentatura com
posta da più di 40 denti (42 nella Volpe) ....................... CANIDI – VOLPE COMUNE (pag. 155)

– Piede posteriore con cinque dita. Dentatura compo


sta da un numero di denti inferiore a 40 ..................... MUSTELIDI 42

42. Dentatura composta da 34 denti. Lunghezza testatronco


inferiore a 42 cm. Coda più piccola della metà della lun-
ghezza del corpo .......................................... DONNOLA (pag. 142)

– Dentatura composta da 38 denti. Lunghezza testatronco


superiore a 42 cm. Coda lunga quanto la metà del
corpo......................................................... MARTORA (pag. 149)

298

Potrebbero piacerti anche