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inno a venere (traduzione)

tito Lucrezio caro nasce nel 94 a.c. e mori intorno al 50 a.C. (a 43 anni)
Madre degli Eneadi, delizia degli uomini e degli dei, impazzito a causa di un filtro d'amore.
Venere nutritrice, che sotto le stelle erranti del cielo per quanto il de rerum natura si presente nel patrimonio poetico la figura di Lucrezio sembra essere
vivifichi il mare ricco di navi (e) le terre portatrici di messi poiché grazie a te viene concepita ogni sempre rimasta avvolta in.
specie di esseri viventi e vede, una volta nata, la luce (lett.: le luci) del sole. Riguardo la notizia del filtro d'amore bisogna considerare che alcuni particolari della Vita dei poeti
Te, o dea, te fuggono i venti, te e il tuo arrivo sono spesso presi dalle loro stesse opere.
(fuggono) le nubi del cielo, per te la terra operosa Il de Rerum natura è un poema epico didascalico diviso in sei libri, superiori al migliaio di esametri,
fa sbocciare i fiori soavi, per te ridono le distese del mare espone i principi della dottrina epicurea e ropera è dedicata a gaio memmio; che probabilmente fu il
e il cielo rasserenato risplende di una luce diffusa. suo protettore.
Non appena lo spettacolo di un giorno primaverile (lett.: lo spettacolo primaverile di un giorno) è inoltre scrive il de rerum natura durante gli intervalla insaniae (intervalli di follia dovuta al filtro
manifesto d'amore)
e dischiusa si diffonde la brezza fecondatrice del Favonio (cioè il vento primaverile, lo Zefiro), il der nature organizzato in gruppi di libri dedicati a tematiche distinte:
dapprima gli uccelli dell’aria annunciano te, o dea, e il tuo arrivo, colpiti nel cuore (lett.: nei cuori) • libri 1-2: spiegato il funzionamento della natura (argom. fisica)
dalla tua forza. • libri 3-4: Si illustra la natura dell'organismo umano e si combatte la paura della morte (argom.
Poi le fiere e il bestiame (oppure: gli animali feroci) saltano per i pascoli lieti antropologia)
e attraversano a nuoto i fiumi impetuosi: così (sott.: ogni bestia) presa dal piacere • libri 5-6: Si illustrano Storie funzionamento del nostro mondo e si combatte la paura degli dei (argom.
ti segue bramosamente dove tu spinga a condurre ciascuna (sott.: bestia). cosmologia)
Insomma per mari e per monti e per fiumi travolgenti Il poema si apre con un invocazione a venere: Venere è personificazione della voluptas, il piacere cui
e per le frondose dimore degli uccelli e per i campi verdeggianti, tende l’epicureismo; rappresenta la forza cosmica dell’amore e della pace, contrapposta alla forza
a tutti ispirando un dolce amore nei (lett.: attraverso i ) petti, cosmica della guerra (Marte); è oggetto di culto da parte della gens emmia, cui appartiene il
fai in modo che appassionatamente propaghino le stirpi secondo la specie. dedicatario.(proemio). questa scelta può apparire in incongruente con la dottrina epicurea ma ciò si
(analisi) spiega con due ragioni:
• il rispetto di una consuetudine letteraria
Aèneadùm (arcaismo per Aeneadarum) genetrìx, hominùm divòmque (arcaismo per divum, • per via simbolica (venere rappresenta la voluptas)
deorum o divorum) volùptas, àlma Venùs, [...] tè, dea, tè fugiùnt ventì, te nùbila càeli successivamente c'è un secondo proemio e poi l'opera è scandita da quattro
àdventùmque tuùm,= principale e coordinata per asindeto con il verbo fugiunt sottinteso elogi di Epicuro.
tibi suàvis (arcaismo per suaves) daèdala tèllus sùmmittìt florès, = coordinata per asindeto l'opera si conclude con la peste d'Atene in cui i dettagli Scientifici mettono a nudo l'impotenza
alla principale dell'uomo di fronte a ciò.
tibi rìdent aèquora pònti = coordinata per asindeto alla principale Si può anche dedurre che Lucrezio non fosse riuscito a completare il suo lavoro infatti lui anticipò un
plàcatùmque nitèt diffùso lùmine (= ablativo strumentale) caèlum. = coordinata copulativa alla fatto che nel poema però non si verificò mai. nel poema la poesia è presentata come necessaria per
principale avere l'attenzione dell'interlocutore anche se era stata rifiutata da Epicuro.
caelì subtèr labèntia sìgna quaè mare nàvigerùm, quae tèrras frugiferèntis (arcaismo per Lucrezio SottOlinea più volte di lottare contro la pover tà del proprio lessico e che la supera con la
frugiferentes) còncelebràs, = coppia di relative proprie (il predicato verbale è per entrambe perifrasi e spiegazioni descrittive.
concelebras) i mame con grandi re vengono riprese dee spresserativo e
per tè quoniàm genus òmne animàntum còncipitùr = causale nel poema inoltre è quasi assente la presenza del mito
visìtque exòrtum (= participio congiunto con valore temporale) lùmina sòlis: = coordinata senza il mito la condizione naturale non aveva tratti di perfezione, anzi
copulativa alla causale Lucrezio insiSteva sui difetti che caratterizzavano la natura. sono presenti arcaismi nel poema,
Nàm simul àc speciès patefàctast (= sinalefe per patefacta est) vèrna dièi = temporale èt dall'utilizzo di varianti morfologiche ai fonemi, i sintagmi e alle figure di suono (allitterazione, anacora,
reseràta (= predicativo del soggetto) vigèt genitàbilis àura Favòni, = coordinata copulativa alla onomatopea).
temporale
àëriaè primùm volucrìs te, dìva, tuùmque sìgnificànt initùm percùlsae (= participio congiunto La visione del mondo di Lucrezio si caratterizza per i seguenti punti chiave:
con valore causale) còrda (= accusativo di relazione) tuà vi. = principale Ìnde feraè pecudès 1. Materialismo: Lucrezio sosteneva che il mondo fosse composto da particelle indivisibili chiamate
persùltant pàbula laèta = principale "atomi" e dal "vuoto" che le separava. Questa teoria materialista rappresentava un'opposizione alla
èt rapidòs tranànt amnìs (arcaismo per amnes): = coordinata copulativa alla principale concezione platonica del mondo delle idee.
ita càpta (= participio congiunto con valore causale) lepre tè sequitur cupidè = coordinata per 2. Determinismo: Lucrezio credeva in un mondo governato dalle leggi naturali, senza l'intervento degli
asindeto alla principale (va sottinteso il soggetto quaeque fera, pecus) quo quàmque indùcere dei o di forze soprannaturali. Questo determinismo scientifico era basato sull'idea che gli atomi si
pèrgis. = relativa propria muovono in modo casuale ma seguono leggi naturali che ne regolano il comportamento.
Dènique pèr maria àc montìs (arcaismo per montes) fluviòsque rapacis (arcaismo per 3. Epicureismo: La filosofia di Epicuro enfatizzava il piacere come obiettivo principale della vita
rapaces) fròndiferàsque domòs aviùm campòsque viranti òmnibus ìncutièns (=participio umana. Lucrezio ritenne che comprendere la natura e le leggi che la governano potesse portare alla
congiunto con valore causale) blandùm per pèctora amòrem èfficis = principale tranquillità dell'anima, eliminando la paura degli dei e della morte.
ùt cupidè generàtim saècla (arcaismo per saecula) propàgent. = completiva di fatto 4. Negazione dell'aldilà: Lucrezio negava l'idea di una vita dopo la morte e sosteneva che la morte
fosse semplicemente la dissoluzione degli atomi che costituiscono il corpo, portando
quae, quae = anafora; te, te = anafora; tibi, tibi = anafora; frugiferentis = hapax; patefactas = all'annientamento dell'individuo.
sinalefe, verna = anastorfe, te, te, te, tibi, tibi = allitterazione; flores, suavis, placatumque,
caelum, per maria ac fluviosque fromdiferasque camposque virentis = iperbato; priumum, lessico: arcaismi o poetismi, aggettivi composti, es. naviger calchi dal greco, es. daedala; perifrasi
inde, denique = climax; aeneadum, divomque, subter, navigerum, frugiferentis, suavis, amnis, patronimici, es. Memmiada
montis, rapaces, blandum, amorem, generatim saecla = arcaismi
elogio di epicuro (traduzione)
Quando il genere umano davanti agli occhi (sott.: di tutti) giaceva turpemente versi 921-950 (miele naufragio)
a terra (lett.: plurale) prostrato sotto il peso della superstizione (lett.: sotto la opprimente l'autore sembra esprimere la sua passione per la filosofia e la conoscenza, sottolineando come la
superstizione), bellezza della poesia possa rendere più accessibili argomenti complessi, proprio come quando i
che mostrava la testa dalle regioni del cielo medici mescolano il miele con l'assenzio per rendere il suo sapore più accettabile. Lucrezio utilizza il
incombendo dall’alto sui mortali con il (suo) orribile aspetto, canto per condividere le sue visioni sulla natura del mondo e cerca di catturare l'attenzione del lettore
attraverso la bellezza della sua espressione poetica.
per la prima volta un uomo greco osò sollevare contro
gli occhi mortali e per primo resistere contro; versi 44-61 (elogio di epicuro)
e costui né la fama degli dei né i fulmini né il cielo Questo brano tratto da "De Rerum Natura" di Lucrezio affronta l'idea della divinità e della natura degli
con il (suo) minaccioso mormorio trattennero (lett.: singolare), ma ancora di più stimolarono dèi secondo la filosofia epicurea. Lucrezio sostiene che le divinità esistono in uno stato di pace e
(lett.: singolare) la forte capacità del (suo) animo a desiderare di spezzare per primo i chiostri beatitudine eterna, completamente separate dalle vicende umane e immune da dolore e pericoli.
serrati delle porte della natura. Questa visione degli dèi come esseri immortali e imperturbabili è in contrasto con le credenze
E così la viva forza del (suo) animo vinse completamente e religiose tradizionali dell'epoca.
oltre le mura fiammeggianti dell’universo si spinse lontano L'autore incoraggia il lettore a prestare attenzione alla vera dottrina, ovvero la filosofia epicurea, e a
e percorse con la mente e con l’animo (oppure: con l’ingegno) tutta l’immensità non respingere i doni che offre prima di averli compresi. Successivamente, Lucrezio promette di
da dove ci riferisce come vincitore che cosa possa nascere, esporre i principi fondamentali del cielo, degli dèi e degli elementi primordiali della natura, spiegando
che cosa non possa nascere, infine per quale legge ciascun essere come tutto il creato sia formato da questi elementi primari. Nel complesso, il passaggio riflette la
abbia un definito potere e un termine fissato saldamente (lett.: a ciascun essere sia un definito visione epicurea di un universo governato dalla legge naturale e dalla fisica, piuttosto che da divinità
potere e un termine fissato saldamente). interventiste e antropomorfe.
Perciò la superstizione a sua volta posta sotto i piedi
è calpestata, la vittoria ci innalza (lett.: ci eguaglia) al cielo. La dedica a Memmio
Il passo che hai condiviso da "De Rerum Natura" di Lucrezio sembra essere una preghiera o
(analisi)
un'invocazione rivolta a una divinità, probabilmente Venere (la dea dell'amore), affinché assista
Hùmana ànte oculòs foedè cum vìta iacèret ìn terrìs opprèssa (participio congiunto con valore l'autore nella sua opera poetica. L'autore chiede a Venere di essere la sua compagna mentre scrive
causale) gravì sub rèligiòne, = cum narrativo con valore temporale versi sulla natura di tutte le cose e invoca la sua grazia eterna per guidare le sue parole.
quaè caput à caelì regiònibus òstendèbat hòrribilì super (valore avverbiale) àspectù L'autore fa riferimento a Marte, il dio della guerra, sottolineando come solo Venere possa portare una
mortàlibus ìnstans (participio congiunto con valore causale/temporale), = relativa propria tranquilla pace, mentre Marte è il governante delle azioni bellicose. L'autore sembra desiderare una
prìmum Gràius homò mortàlis (arcaismo per mortales) tòllere còntra èst oculòs ausùs pausa dalle guerre e chiede a Venere di favorire una pacifica armonia per i Romani.
primùsque obsìstere còntra; = principale
quèm (nesso relativo = et eum) neque fàma deùm nec fùlmina nèc minitànti mùrmure la peste di Atene
còmpressìt caelùm, = principale Il brano descrive una terribile epidemia che colpì la città di Cecrope, causando molte morti e
sed eò magis àcrem ìnritàt (indicativo perfetto sincopato – cioè contratto – per inritavit) animì diffondendo il panico tra la popolazione. Lucrezio, l'autore di "De Rerum Natura," racconta come la
virtùtem = coordinata avversativa alla principale malattia si diffuse rapidamente, provocando sintomi terribili e portando alla morte molte persone. La
effrìngere ut àrta nàturaè primùs portàrum clàustra cupìret. = consecutiva pestilenza colpì non solo i comuni cittadini ma anche le persone di rango elevato, compresi pastori e
agricoltori.
Èrgo vìvida vìs animì pervìcit = principale La popolazione sembrava disperata e priva di aiuto, poiché la malattia si diffondeva rapidamente, e il
et èxtra pròcessìt longè flammàntia moènia mùndi = coordinata copulativa alla rituale di sepoltura dei morti era interrotto dalla paura e dalla confusione. La divinità sembra essere
principale impotente a fermare la diffusione della malattia e il culto divino è trascurato a causa del dolore e del
àtque omne ìmmensùm peragràvit mènte animòque =coordinata copulativa alla principale caos causati dalla pestilenza.
ùnde refèrt nobìs victòr = relativa propria ed è descritto in modo realistico da Lucrezio.
quid pòssit orìri, = interrogativa indiretta
quìd nequeàt, = coordinata per asindeto all’interrogativa indiretta inno a venere (contestualizzato)
finìta potèstas dènique cùique quànam sìt ratiòne atque àlte tèrminus haèrens. = coordinata Questo testo è tratto da "De Rerum Natura" (Sulla natura delle cose), un poema epico filosofico scritto
per asindeto all’interrogativa indiretta (con dativo di possesso: cùique sìt finìta potèstas atque da Lucrezio, un poeta romano del I secolo a.C. Il passaggio descrive l'influenza della dea Venere sulla
tèrminus haèrens) natura, il mare, e gli esseri viventi. Si concentra sulla connessione tra Venere e la primavera,
Quàre rèligiò pedibùs subiècta vicìssim òpteritùr, = principale sottolineando come la sua presenza porti gioia, amore e fecondità in tutto il mondo naturale. In
nos èxaequàt victòria caèlo. = coordinata per asindeto alla principale sostanza, si tratta di una celebrazione poetica dell'influenza della dea Venere sulla vita e sulla natura.
acrem, virtutem, claustra, arta, est oculos asus, mortalis, humana, = iperbato; motralis = elogio di epicureo (contestualizzato) Questo passaggio tratto da "De Rerum Natura" di Lucrezio parla
arcaismo; minitanti murmure = enjambement; quem = onomatopea; contra, contra = epifora; di come un uomo greco, che ha il coraggio di sfidare la superstizione e la paura degli dèi, si innalzi al
primum, primusque, primus = anafora; vivida vis, minitanti murmure= allitterazione; mortalibus di sopra di queste paure. Quest'uomo è descritto come il primo a sfidare la visione tradizionale degli
= poliptodo dèi e ad esplorare la natura e l'universo con la sua mente e il suo ingegno. La sua ricerca della
conoscenza scientifica lo porta a comprendere le leggi della natura e a liberare l'umanità dalla
superstizione. Il testo sottolinea l'importanza di abbandonare le credenze irrazionali a favore della
ricerca razionale e scientifica.

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