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Poesia astronomica

La poesia astronomica latina si ispira al modello greco della poesia di Arato di Soli, nella sua più
celebre opera intitolata “Fenomeni”.
→ Arato di Soli= “Fenomeni”
Manilio
Nel I secolo a.C. le dottrine astrali erano state accolte nella cultura romana, sebbene
continuassero sospetti e diffidenze nei confronti di certi astrologi-maghi. Il poema di Manilio tenta
di dare dignità poetica a questo filone di pensiero.
→ Compone gli “Astronomica”:
La struttura del poema, probabilmente incompiuto (si interrompe bruscamente col V libro), si
sostiene sulla ricerca di un ordine universale.
> Gli Astronomica constano di 5 libri (I e II composti sotto Augusto; IV sotto Tiberio):
 il primo presenta una descrizione del cosmo che comprende le ipotesi sulla sua origine, ed
una descrizione dei corpi celesti.
→ Nel primo proemio è presente una dedica all’imperatore, alla quale viene riconosciuta la
funzione di musa ispiratrice.
Manilio analizza nei libri successivi le caratteristiche dei segni dello zodiaco e le possibilità offerte
dalle loro congiunzioni, e descrive come determinare l’oroscopo. Lo specifico interesse per
l’astrologia fa supporre che Tiberio sia il destinatario dell’opera. Ogni libro presenta un proemio di
notevole lunghezza, che comprende anche riflessioni filosofiche e letterarie (così come nelle chiuse,
cioè i finali).
 All’interno dell’opera Manilio passa gradualmente da una visione d’insieme a
differenziazioni sempre più sottili. L’autore, proprio come Lucrezio, si scusa di certe
espressioni tecniche greche inevitabili a causa della povertà del sermo patrius. Essendo un
poeta didascalico, Manilio deve servire due padroni: carmen, l’impostazione poetica, e
res, l’argomento.
Primo proemio “Astronomica”
Dopo il topos dell’affermazione di essere il primo ad affrontare un nuovo tema, sono invocati
insieme Cesare e il dio che regge il mondo. In questi versi, ricchi di riferimenti alla poesia di
Lucrezio, viene in tal modo enunciato un sistema che si contrappone nettamente a quello
lucreziano. Nell’impero c’è un princeps (non è chiarissimo di chi si parli) che viene paragonato ad
un vero e proprio Dio, che sorregge il mondo degli obbedienti.
 l’invocazione a Mercurio, verso la metà del proemio, ricorda molto l’invocazione di Lucrezio
a Venere nel “De rerum natura”.
 viene spiegata l’origine dell’arte di cui si andrà a parlare

Proemio “Fenomeni”
Ha inizio con un’invocazione a Zeus anche se poi non rimane la tradizionale invocazione poetica e
diventa un vero inno a Zeus, considerato divinità maggiore e onnipotente nonché artefice del
“kosmos”= ordine universale.
 alla fine troviamo, anche se marginalmente, un inno alle Muse, che hanno il compito di
guidare il poeta nel canto.
→ schema innodico
Dopo il v.19 Arato descrive gli astri e i pianeti.
All’intento scientifico si unisce anche una narrazione mitologica: ad esempio, viene descritta la
trasformazione in astri delle orse, legato al mito dell’infanzia di Zeus (sul Monte Ida).

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