Sei sulla pagina 1di 3

PROPERZIO

I dati della vita di Properzio si deducono dalla sua stessa opera. Nasce ad Assisi intorno al 50 a.C., perse il
padre quando era bambino e la sua famiglia fu privata delle proprietà a causa delle confische terriere dopo
le guerre civili. A Roma, entrò in una cerchia di amici, cultori di poesia, tra i quali spiccava Tullo per la sua
posizione sociale. A lui, Properzio dedicò la sua prima opera: un libro d’elegie d’amore per una donna che il
poeta chiamava con lo pseudonimo di Cinzia.

LIBRO I
Il primo libro fu pubblicato tra il 29 e il 28 a.C. e riscosse notevole successo tanto da attirare l’attenzione di
Mecenate, che accolse Properzio nel proprio circolo.
Il primo libro delle elegie, intitolato Monobiblo (libro unico), comprende 22 componimenti che hanno come
tema dominante l’amore per Cinzia. Nel proemio, il poeta presenta una situazione tipicamente elegiaca:
l’innamorato infelice, accompagnato dall’aggettivo miser, che qualifica proprio chi soffre per amore.
Propezio fa un bilancio di un anno di passione: perduta dignità e ragionevolezza, è schiavo di una donna
crudele, egli chiede aiuto alla magia per liberarsi e poi agli amici, ma sa che la sua soggezione all’amore è
irrimediabile.
Egli afferma spesso il nesso inseparabile tra le sue sofferenze d’amore e la sua produzione poetica, che trae
ispirazione proprio dalle sue sofferenze. La poesia è, dunque, per Properzio una forma di sfogo al dolore
ma anche l’unico mezzo per conquistare i favori della domina.
La vita dedita all’amore comporta il totale rifiuto di generi alti, soprattutto dell’epica, e la preferenza per
un’arte tenue, raffinata e delicata, che sia gradita alla donna e che sappia parlare al cuore degli
innamorati.
È caratteristica di Properzio l’ammissione provocatoria che la sua scelta di vita è moralmente discutibile,
anzi si configura come nequitia (abiezione).

LIBRO II
Il secondo libro delle elegie è stato composto poco dopo il primo, come si evince dai riferimenti
all’inagurazione del tempio di Apollo sul Palatino, nel 28 a.C..
Questo è dedicato a Mecenate, presentato come patrono e protettore. Infatti, il libro si apre con una
dedica a Mecenate nella quale il poeta rifiuta l’invito a scrivere un poema epico-storico e ribadisce la sua
irrevocabile scelta di vita e della poesia d’amore, indicando nella puella l’unica fonte di ispirazione.
Tuttavia, nell’elegia numero 10, il poeta esprime però l’intenzione di cantare Augusto in futuro, quando
l’avanzare dell’età lo farà allontanare dall’amore.
Nel secondo libro dominano ancora temi erotici, svolti in carmi costruiti in un modo più complesso rispetto
al primo libro ed è presente un ricorso frquente a paragoni mitici.
La settima elegia è particolare: i due amanti esultano per il ritiro di una proposta di legge matrimoniale che
avrebbe costretto il poeta a sposarsi, e di conseguenza, a lasciare Cinzia. Properzio afferma che nemmeno
Giove e tantomeno il grande Cesare potrebbe separare gli amanti. All’amore viene subordinata ogni altra
esigenza, nel rifiuto totale dei valori morale,sociali, in contrasto con gli orientamenti ideologici del regime
augusteo
LIBRO III
Nel terzo libro troviamo un epicedio per marcello, il nipote di Augusto morto nel 23 a.C.
La situazione presentata in questo libro è mutata, ai soliti temi d’amore si affiancano altri: il poeta non è
più esclusivamente dedito a Cinzia, ma si accosta a nuovi argomenti, forse per esaurimento della topica
erotica, ma anche per le forti sollecitazioni provenienti da Mecenate per orientare la sua poetica in
direzioni diverse.
Propezio si dichiara seguace dei poeti alessandrini e ancora volta contrappone l’elegia all’epica, che viene
rifiutata non solo per ragioni stilistiche, ma anche perché è poesia di guerra. Tuttavia nel libro troviamo una
celebrazione di Augusto e il compianto per la morte di Marcello.
Inoltre, rievocando donne terribili del mito e della storia, Propezio descrive Cleopatra, esaltando la vittoria
di Azio: si sta compiendo il processo di adeguamento alle richieste dei protettori.
Il libro III si chiude con le due elegie dette del discidium (separazione) in cui il poeta da addio a Cinzia,
dichiarandosi finalmente libero dalla schiavitù e dal tormento della passione. Con questi componimenti
Propezio vuole abbandonare la poesia d’amore.

LIBRO IV
L’apertura del IV ci mostra un deciso mutamento nel tono e nei temi che il poeta afferma di voler
affrontare: Propezio imposta un ambizioso programma di poesia celebrativa, in linea con gli argomenti
della propaganda ufficiale. Nel proemio egli annuncia di volersi dedicare alla celebrazione di Romae alle
sue tradizione, senza rinnegare la sua poetica precedente: contrappoene ancora una volta il genere epico
al genere elegiaco, rappresentato da Callimaco di cui si dichiara l’emulo romano. La differenza di poetica
rispetto ai primi tre libri consiste nel fatto che in quei libri l’elegia era identificata con la poesia erotica,
mentre qui assume carattere eziologico (spiega le cause originarie dei miti, feste)
Nella seconda metà della prima elegia ritroviamo la prima recusatio: Properzio immagina che un astrologo
lo metta in guardia dal progetto troppo ambizioso, ribadendo la sua vocazione per la poesia d’amore.
Il programma di poesia eziologica annunciato risulta realizzato soltanto in parte, mentre sono ancora
presenti carmi erotici e la stessa Cinzia ricompare in due elegie.
Dopo la prima elegia ne seguono dieci di cui soltanto cinque si possono considerare eziologiche: sono le
cosiddette “elegie romane” con cui Propezio paga il suo compenso a Mecenate
Il carme più spiccato e celebrativo è la stesa l’elegia, che esalta la vittoria di Azio prendendo spunto dal
tempio di Apollo.
Nella seconda elegia l’antico dio italico vertumno spiega i motivi per cui viene rappresentato e onorato in
modi diversi. La quarta elegia illustra l’origine del nome della rupe Tarpea.I carme 9 e 10 delineano le
origini del culto dell’Ara Massima
Le altre elegie appartengono al filone erotico, ma presentato con delle novità: la terza elegia è una patetica
lettera d’amore inviata da Aretusa allo sposo Licota, trattenuto in Oriente dalla guerra. La quinta contiene
una violenta invettiva contro una mezzana.
Nella settima elegia il fantasma di Cinzia appare in sogno al poeta poco dopo la morte, lo rimprovera di
averla tradita e dimenticata, affermando di essegli sempre stata fedele e gli detta le sue ultime volontà.
Nell’ottava Cinzia ricompare viva, impegnata in un’avventura amorosa fuori Roma: il poeta tenta di reagire
organizzando una serata con due cortigiane, ma il suo piano non riesce per via del ritorno della donna.
LE CARATTERISTICHE DELLA POESIA
Anche Properzio costruisce un mondo che si mescola con esperienze di vita vissuta e fantasie poetiche.
L’amore di Properzio è più intenso e appassionato di Tibullo: nei primi libri la passione per Cinzia è
presentata come unica ragione di vita per il poeta. Anche il personaggio della donna è assai più vivo, ella è
descritta come una donna bellissima, spregiudicata, dotata di una forte personalità che suscita un amore
violento e travolgente.
I passaggi da un tema all’altro nella strutura delle elegie è dato per l’associazione d’idee e gli improvvisi
cambi di interlocutore. Lo stile è ricercato e elaborato.
A tale complessità e difficoltà contribuisce la presenza di riferimenti mitologici. Properzio trova nel mito un
repertorio di exempla con cui mettere a confronto la propria situazione e ricorre all’uso del mito per
proiettare la sua storia personale su un piano più alto sottraendola alla banalità del quotidiano.

Potrebbero piacerti anche