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PROPERZIO

1. Nasce in Umbria fra il 49-48 a.C. da famiglia di rango equestre che si impoverì dopo la rivolta dei proprietari italici
del 41-40 a.C. (repressa da Ottaviano). Trasferitosi a Roma, nel 28 a.C. entra nel circolo di Mecenate 1.

ELEGIE:

LIBRO I (28 a.C.)

- “Monobiblos” (“libro unico”) o “Cynthia” (secondo l’usanza alessandrina e neoterica di nominare la raccolta
col nome della donna che vi si celebra).
- 22 elegie in cui Properzio celebra l’amore per una sola donna.
- ELEGIA PROEMIALE = valore programmatico > chiarisce gli scopi della sua poesia e le proprie scelte di vita:
egli è stato soggiogato dall’amore per Cinzia e per lei vuole sacrificare la carriera politica.
 Motivo dell’illogicità della propria vita = presente già in Catullo (Properzio si ricollega a lui).
 Indicata la preferenza per poesia alessandrina = il carme si apre con la ripresa di un epigramma di Meleagro
per far capire ai dotti lettori che alla base della sua produzione erotica ci sarebbe stato proprio il genere
epigrammatico2.
- Incentrato sull’amore per Cinzia, i suoi tradimenti e il servitium amoris del poeta, ma presenta anche una
varietà di temi e generi letterari3.
- Elegia XX = epillio > storia di Ila
- Elegie VII e IX = temi di polemica letteraria.
- CONTENUTO = mescolanza dei generi letterari.

Il successo del primo libro è testimoniato dal fatto che Mecenate ammise Properzio nel suo circolo letterario e cercò
(vanamente) di integrarlo nel suo programma augusteo, ma solo nel libro IV verrà espressa una piena adesione,
seppur senza entusiasmo e con qualche ripensamento.

LIBRO II

- ELEGIA DI APERTURA = rifiuto del poema epico-storico tramite l’espediente della recusatio: il poeta d’amore
ha un petto troppo «angusto» per celebrare le imprese di Augusto; la sua «tenue» voce può cantare solo le
battaglie che si combattono nel letto.
- Temi che mostrano il mutato atteggiamento di Properzio > dopo l’ingresso nel circolo di Mecenate non
sacrificò le sue scelte letterarie ma compaiono nuovi motivi (es: elogio di Augusto e della sua funzione di
pacificatore), del tutto assenti nel libro I.
- ELEGIA X = problema del poema epico celebrativo > Properzio dice che vorrebbe comporlo, ma le sue scarse
forze non gli consentono un’impresa simile: l’elegia (= scelta della Musa «tenue») è un omaggio al principe e
alle sue imprese.
- Mutato rapporto con i destinatari delle elegie > nel Libro I i carmi agli amici sono più numerosi di quelli rivolti
a Cinzia, nel Libro II il rapporto si inverte.
- Diventano più rapidi i trapassi di pensiero, i cambiamenti di tono in una stessa elegia. Tuttavia, questo non
deve farci pensare ad una poesia scritta di getto.
- L’argomento centrale resta l’amore per Cinzia, ma intende anche presentare in successione stati d’animo e
situazioni destinati a formare una storia > lo fa tramite il raggruppamento di elegie in cicli.
- ELEGIA CONCLUSIVA II.34 > riprende la posizione inziale (sfondo) la scelta della poetica alessandrina è al
tempo stesso una scelta di vita: il poeta povero resta fedele alla Musa tenue e respinge le Muse della poesia
epico-tragica.

LIBRO III

1
Scena politica dominata da Ottaviano: Mecenate cerca di organizzare il consenso culturale nei confronti del regime augusteo. Tuttavia, nelle elegie
di Properzio non c’erano elogi dei potenti e le poche allusioni ad avvenimenti della storia recente non furono gradite ai politici romani del tempo.
Un congiunto di Properzio partecipò alla rivolta di Perugia contro Ottaviano e morì > con il ricordo dello scomparso si chiude il libro I.
2
iscrizione poetica encomiastica o dedicatoria o, più spesso, funeraria.
3
Elegia XXI = sepolcrale; elegia XXII = dedicatorio.
- FINE DELL’AMORE PER CINZIA > chiaro al lettore sin dalla dedica.
- Confronto con le elegie iniziali del I e II libro:
 I.1 > nonostante la dedica all’amico Tullo, si apre nel nome di Cinzia e proclama l’ accettazione del
servitium amoris.
 II.1 > dedicato a Mecenate, ma troviamo l’elogio di Cinzia all’inizio e alla fine.
 III.1 > manca del tutto il nome di Cinzia (in tutto il libro compare solo 3 volte 4).
- Properzio è ormai giunto ad una svolta nella sua vita e della sua attività: qui fornisce una spiegazione.
- All’inizio del libro definisce le sue scelte di poetica; alla fine rende noto l’abbandono del legame con Cinzia.
- III.1 > si apre nel nome di Callimaco e Fileta: annuncio programmatico grazie al quale il lettore capiva che
venivano ribadite le scelte programmatiche, già enunciate nella II.1 e nella II.34.
 La prima parte del carme si sofferma su motivi di poetica, la seconda sviluppa il tema dell’immortalità
del poeta d’amore > da questo si sviluppa il motivo della poesia d’amore come poesia di pace, unito a
quello della novità del proprio canto, temi che avranno un seguito nelle elegie successive.
- Qui, tuttavia, più che dell’amore Properzio si interessa del suo status di poeta d’amore e, in virtù di questo,
cerca di differenziare il suo modo di vivere da quello degli altri. Si nota, infatti, una enfatizzazione del ruolo
del poeta nella società e dei suoi compiti.
- Progressione nelle scelte di poetica > all’inizio Properzio aveva rivendicato la sua caratteristica di poeta
d’amore ma, nella chiusura del libro, la separazione da Cinzia e il simbolico smarrimento delle tavolette
contenenti i carmi d’amore (III.23) fanno capire al lettore che ormai la poesia erotica appartiene al passato.
- Nelle prime 5 elegie del III libro Properzio mostra di vivere ancora la contraddizione di chi vuole riaffermare
la sua vocazione di poeta d’amore e, pur sapendo che è una scelta perdente, continua su questa strada,
sorretto dall’amore per la sua donna. Alla fine del libro, invece, le prese di posizione iniziali sembrano
superate e l’abbandono della poesia d’amore e della donna non lascia spazio a ripensamenti.
- Ancora valida è l’adesione al callimachismo, ribadita anche all’inizio del libro IV.

LIBRO IV (15 a.C. ca.)

- Svolta nella produzione di Properzio


- In questi anni il principe fa sentire il suo peso nell’organizzazione della cultura: dopo il 20 a.C., messo da
parte Mecenate, fu Augusto ad occuparsi della cultura e impose ai letterati la lirica civile. Properzio vi si
adeguò in modo parziale e ribadì la sua fedeltà agli ideali alessandrini.
- IV.1 > CONTRASTO > nella prima parte il poeta mostra ad un hospes i monumenti di Roma5, ma
all’improvviso compare un personaggio enigmatico, Horos, un astrologo che suggerisce a Properzio di non
lanciarsi nella difficile impresa della lirica civile perché la sua Musa sarà sempre quella della poesia d’amore.
- VI > motivi di PROPAGANDA AUGUSTEA > si celebra l’anniversario della Battaglia di Azio
- X > origine del tempio di Giove Feretrio
- III e XI > contengono l’elogio delle virtù tradizionali della donna romana.
- Accanto a questi motivi, tuttavia, Properzio ne sviluppa altri non in linea con l’ideologia del principato.

2. Nonostante i numerosi elementi in comune con la produzione neoterica (soprattutto con Catullo) la poesia elegiaca
presente una novità: il poeta che canta le vicende quasi sempre infelici del suo amore non lo fa solo per fini letterari,
ma vuole insegnare ai giovani lettori uno stile di vita in contrasto con la morale ufficiale > l’elegia è un genere
programmaticamente rivolto ai giovani e il poeta d’amore diventa il loro praeceptor amoris.

Sin dai primi versi dei carmi properziani si leggeva quale fosse l’ideale di vita elegiaco: il poeta che da un anno si
tormenta per una passione non corrisposta è costretto ad «odiare le fanciulle caste» e a vivere «senza alcuna
ragione». L’amore, quindi, si configura come follia, amentia: l’innamorato è consapevole di comportarsi come il folle
(sine ratione), ma è anche cosciente dell’inutilità di ogni rimedio.

Questa presa di posizione è agli antipodi della morale tradizionale e dell’ideale di vita attiva della società romana:
impegno politico, superiorità dell’uomo rispetto alla donna, distacco dalla passione d’amore sono sostituiti da
disimpegno politico, condizione di servitium dell’innamorato verso la sua domina, accettazione delle pene d’amore,
4
Due volte nell’ultima elegia, quella del discidium.
5
Questo è un espediente che permette a Properzio di narrare la loro storia e rievocare le antiche origini della città.
argomenti prediletti del canto elegiaco. Denaro, guerra e onori sono disdegnati dal poeta elegiaco che, invece, è un
pauper e desidera una vita tranquilla, al riparo dai rischi legati all’accumulazione di ricchezze. Il poeta elegiaco
condanna l’avaritia, la navigazione (perché permette lo sviluppo dei commerci, dunque delle ricchezze) e la guerra
(perché ritiene che ogni conflitto derivi dall’avidità di denaro). La vita militare è rifiutata anche perché comporta lunghi
soggiorni in terre lontane, di conseguenza interrompe i rapporti d’amore. Infatti, il rivale del poeta d’amore assume
spesso la fisionomia del pretore o del marinaio. Il poeta d’amore non è integrato nemmeno nei momenti di massimo
tripudio pubblico: egli si accontenta di assistere fra le braccia della sua domina al trionfo di Augusto (III.4).

Per quanto riguarda il rifiuto della carriera politica, Properzio non ha dubbi in merito. Questo si scorge già nel I libro,
quando Tullo (destinatario del libro 1) chiede al poeta di seguirlo in Asia, dove si reca per un impegno politico, e
Properzio declina l’invito con fermezza. Seguirebbe l’amico in capo al mondo, ma l’amore per Cinzia (che sarà la sua
milizia fino alla morte) lo trattiene.

Oltre all’attività politica, Properzio rifiuta anche la vita familiare: la donna da lui amata diventa la sua casa, i suoi
genitori, gli unici momenti di gioia. Non c’è nemmeno molto spazio per l’esaltazione dell’affetto coniugale perché
questo prevede la subordinazione della donna al marito, invece, il legame del poeta d’amore con la donna va oltre.

L’ideale elegiaco, dunque, è anticonformista. Alla base del rifiuto della vita militare e dell’impegno politico c’è un
sostanziale rifiuto d’agire che si configura come un’aspirazione all’otium. Invece, l’aspetto positivo dell’ideale elegiaco
sta nel fatto che mette in risalto l’esperienza amorosa e rivendica la dignità della poesia erotica.

3. Sopravvalutare l’elemento autobiografico in Properzio è un errore perché esso è solo un’occasione di poesia: ne è
prova il fatto che è impossibile dedurre dall’opera properziana la cronaca del rapporto con Cinzia; addirittura, si è in
dubbio sullo status sociale di Cinzia e ci si chiede ancora se fosse un’etera di alta classe o una nobile matrona.

Come per Catullo e Lesbia, anche l’amore fra Properzio e Cinzia si basa su un patto sacro (foedus amoris), che esige il
rispetto reciproco della parola data. La fides è anche il fondamento del diritto romano, dunque è anche una nozione
giuridica oltre che morale. In amore essa implica non solo un rapporto erotico, ma anche la ricerca di un’unione
morale. Properzio riprende il motivo della fides da Catullo, ma lo esaspera a suo discapito: colpevole di aver calpestato
la fides è sempre l’innocente poeta, mentre a Cinzia è tutto perdonato. Ben diverso sarà l’atteggiamento di Ovidio,
desultor amoris sin dai giovanili Amores e, poi, fautore di principi molto lontani dalla fides nell’Ars Amatoria.

Ogni volta che il patto della fides viene violato è necessario rinnovarlo. È un patto che non si fonda solo sulla passione
erotica, ma include slanci di tenerezza e sincero attaccamento. Inoltre, la fides fa dell’amore un rapporto che
nemmeno la morte può modificare: Properzio sottolinea che il legame fra due amanti va oltre l’umana essenza. La
fedeltà ad un’unica donna accomuna Properzio alla generazione più recenti degli Alessandrini, per esempio: Meleagro
proclamò la serietà dell’impegno erotico a differenza di altri, come Callimaco, che vedevano nell’amore un semplice
lusus senza l’obbligo della fedeltà. Tuttavia, Properzio va anche oltre Meleagro perché intende addirittura servire
l’amata: questo atteggiamento inverte totalmente alcuni valori fondamentali della morale romana in cui dedizione e
servitium erano obblighi della donna verso l’uomo. Il poeta sa bene che per questo suo atteggiamento sarà biasimato
da tutta la città, ma non può sottrarsi all’amore perché è una malattia incurabile.

4. Secondo il Benda, la mitologia properziana fa da ornamento alla poesia autobiografica. Tuttavia, pare proprio che
Properzio inserisca il mito fondendolo con le tonalità elegiache e rendendolo capace di far progredire l’azione. In
Properzio il mito diviene linguaggio e fornisce all’elegiaco un mezzo d’espressione: le “storie” della mitologia
subiscono una riduzione e diventano exempla.

Tuttavia, possiamo notare una maturazione properziana nell’uso del mito: è evidente la differenza dall’iniziale stampo
alessandrineggiante agli esiti più maturi. Sono ellenistici la tecnica e lo stile (= molti grecismi). Dunque, nella poesia
properziana la mitologia costituisce una componente essenziale, sino al punto che tutto viene considerato alla luce di
essa: per questo accade che elementi mitologici si intreccino a motivi della vita di tutti i giorni, senza alcun contrasto.

5. Anche la concezione properziana del far poesia subisce modifiche progressive, ma sempre nel rispetto dei principi
callimachei. Nel I libro i principi di poetica vengono enunciati tramite la polemica letteraria e l’opposizione fra l’ epos e
la poesia d’amore. Mollis è il verso elegiaco, tenuis e lenis la poesia d’amore, humilis il poeta stesso; la poetica del
tenue è destinata ad opporsi a quella del grande (grave) carmen e del durus versus (= esametro).
Nel libro II l’aperta polemica è sostituita dalla recusatio6. Sin dall’elegia di apertura (contenente la dedica a Mecenate),
Properzio ribadisce la sua posizione, ribadita anche nell’elegia X: rifiuto del poema epico-storico, anche se ciò avviene
per mezzo della recusatio. La scelta convinta della poesia d’amore è ribadita chiaramente anche nell’elegia conclusiva
del II libro, la 2.34, tramite l’elogio di Virgilio e della sua poesia epica alla quale però contrappone la poesia d’amore.

La prima elegia del libro III (3.1), il cui primo verso è “incorniciato” fra i nomi di Callimaco e Fileta, è una chiara ripresa
del programma callimacheo ma in modo più cauto. Properzio, infatti, nella IX elegia risponde astutamente alle
richieste di Mecenate di scrivere poesia celebrativa prendendo come esempio lo stesso Mecenate: come Mecenate ha
scelto una vita più semplice, pur potendo ambire ad alte cariche, così Properzio ha preferito la Musa tenue pur avendo
la possibilità di scrivere una poesia altisonante. Questo, dunque, non presuppone una chiusura totale nei confronti
della poesia epica, come dice lo stesso Properzio alla fine del carme. Anche nella 3.3 Properzio rifiuta il genere epico,
ma al tempo stesso presenta una serie di atti d’omaggio nei suoi confronti. Va sottolineato, infatti, che all’inizio del III
libro Properzio ribadisce con solennità la fedeltà al callimachismo, in particolare, evocando: il proemio degli Aitia
(invettiva vs Telchini) nella 3.1 e il secondo proemio (sogno delle Muse sull’Elicona) in 3.1.

Anche all’inizio del IV ribadisce la professione di callimachismo; tuttavia, ora si tratta di un callimachismo diverso:
permette a Properzio di conciliare le inclinazioni personali con le tendenze della cultura augustea. In pratica, di
Callimaco sfrutta la poesia eziologica: Augusto, che ha rifondato Roma, è il nuovo Romolo > in questo modo la poesia
eziologica (che concilia il rispetto del callimachismo con gli interessi del principe) occupa un posto non secondario
accanto all’epos celebrativo di Virgilio e alla lirica civile di Orazio.

Ciò che contraddistingue Properzio è la piena fusione fra scelta di poesia e scelta di vita: all’inizio della sua attività
preferisce la schiavitù d’amore alla vita politica e per questo si rivolge al culto della poesia tenue; allo stesso modo,
negli anni più maturi, la fine del legame con Cinzia lo porta ad accettare un nuovo tipo di poesia, più legato alle istanze
del tempo.

6. L’elegia latina è per sua natura un carmen mixti generis, che accoglie gli influssi dei generi letterari più diversi (dalla
commedia all’epigramma). Tuttavia, possiamo individuare le fonti privilegiate: Catullo (fronte romano), Callimaco e i
poeti ellenistici (fronte greco). L’influenza determinante è quella esercitata da Catullo, nella cui poesia comparivano
già gli elementi formali che avrebbero caratterizzato l’elegia latina. Catullo aveva ripreso l’epigramma ellenistico, ma
ne aveva ampliato i motivi, quelli che diverranno fondamentali nell’elegia augustea:

 l’amore come malattia,


 l’amore come scelta di vita
 l’amore come patto sacro tra gli innamorati.

Dunque, Catullo e i poeti neoterici sono il filtro attraverso cui la cultura ellenistica passa nell’elegia latina.

Elementi che Properzio trae dalla poesia ellenistica:

- poetica; tecnica di composizione a mosaico (+ frequente combinazione di varie fonti)


- rapporto allusivo che lega Properzio alle sue fonti (riprese, ma a volte anche variate e rovesciate)
- scelte di topoi e predilezione per le versioni meno note dei miti
- stile (vario a seconda del contesto)
- Principio della variazione = uno dei canoni dell’ellenismo.

Fra i poeti contemporanei Properzio ha imitato soprattutto quelli legati a Mecenate, ma ammira anche Virgilio: a
Properzio, infatti, risale la più antica testimonianza dell’opera virgiliana. Properzio parla dell’Eneide, delle Georgiche e
delle Bucoliche in 2.34. Sembra chiara la ripresa nei vv. 63-64 di vari elementi dell’incipit dell’Eneide:

- Arma > riprende la prima parola dell’Eneide


- Aeneae Troiani > aggiunge il nome dell’eroe, ma ne ricorda l’origine come nel v.1 dell’Eneide
- Lavinis litoribus > ripropone i Lavinia litora dei vv.2-3 dell’Eneide.

Nei vv. 61-62 Properzio menziona anche la guerra aziaca e questo ci fa capire che conosceva già la materia del libro
VIII dell’Eneide, dove si descrive (nel finale) proprio la Battaglia di Azio.
6
Poesia in cui il poeta afferma di essere presumibilmente incapace o disinclinato a scrivere il tipo di poesia che originariamente
intendeva, e invece scrive in uno stile diverso.
Riferimento alle Bucoliche ai vv. 67-76. Alle Georgiche, invece, è dedicata solo un’allusione fugace ai vv. 77-78.

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