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Parafrasi : morte di Orlando.

Orlando concepisce la morte vicino, sente il cervello uscirgli dalle orecchie e prega: sia a nché i
suoi compagni vengano accolti da Dio, sia l’angelo Gabriele per se stesso.

Non volendo essere disapprovato, biasimato, prende l’olifante e a erra la sua spada Durendala.

Più scattante di una freccia, lanciata da una catapulta, si muove verso la Spagna in un campo non
coltivato: su un’altura, nell’ombra di due graziosi alberi dove si trovano quattro costoni di
marmo ,e sul prato verde crolla, capendo così che la morte è ormai a breve distanza.

Le alture accompagnano gli alti alberi ,e lì nel prato verde Orlando sviene; da lontano un Arabo
che si nse morto tra i cadaveri lo adocchia e con coraggio si reca verso egli è una volta stretto a
se esclama “il nipote di Carlo è stato scon tto, e porterò la sua spada come trofeo in Arabia” e in
quel momento il conte riprende un bagliore di lucidità accorgendosi che il Saraceno cerca di
sottrargli la spada ed esulta”per quel che ne so non sei uno dei nostri” colpendo successivamente
con il corno l’elmo decorato spaccandogli la testa e le ossa ritrovandoselo morto ai suoi piedi
dicendogli in ne “ per quello che hai fatto non ci sarà chi non crederà alla tua pazzia”.

Orlando perde la vista è anche il colorito del viso, mentre è in piedi tenta di raggiungere un
equilibrio colpisce,la roccia dinnanzi a lui, dieci volte la propria spada con ira e sconforto
nell’intento di romperla ma essa non si scheggia nemmeno: prega Santa Maria e annuncia” hai
tanta sfortunata Durendala ora che morirò non potrò prendermi cura di te, grazie per le vittorie nel
campo di battaglie, per le conquiste non dovrete appartenere ad un codardo che scappa davanti
agli altri. Sei stata in possesso di un uomo valoroso! La Santa Francia non ne avrà più uno così.”

Colpisce nuovamente la spada ,contro la roccia di Cerdagna, e stride ma non si rompe a atto e
quando vede gli sforzi non appagati inizia a compiangerla. Orlando comincia ad elogiarla,
descrivendola chiara, luminosa e risplendente elencando poi tutti successi conclusi grazie a lei:”
per Carlo che ora ha la barba bianca ho conquistato tante terre e regioni, per questa spada provo
dolore” a ranto il conte annuncia la preferenza alla morte che alla donazione della sua spada ai
Saraceni, concludendo con un “Dio non permettere che la Francia venga disonorata”.

Orlando colpisce nuovamente una roccia e di essa si stacca un pezzo, ma la spada ancora non si
rompe ed è così che ricomincia a compiangerla elogiandola”come sei sacra e bella nella tua
impugnatura d’oro” riferisce il Conte che attesta la sua non volontà al fatto che gli Arabi possano
detenere Durendala e ripete ancora una volta che non deve cadere in mano ad un vigliacco e che
solo i cristiani la possono servire. La morte ormai lo sopra à ed essa scende dalla tasta al cuore,
corre sotto un pino è lì si sdraia sull’erba verde mettendo sotto di se il corno e la spada rivolgendo
il capo verso gli Arabi per far sì che la sua gente possa annunciare che sia morto da vincente:
Orlando inizia a ripetere le sue colpe, i suoi peccati ponendo il suo capo verso Dio in richiesta di
perdono.

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Analisi del Testo.
La canzone di Orlando o la Chanson de Roland (1170-1180) è un’opera scritta in lingua d’oil,
articolato in 4002 versi raccolti in 291 lasse assonanzate ovvero un omologa struttura medievale
con versi collegati da assonanze. L’autore di per se è anonimo, ignoto anche se si può pensare
che si trattasse di un chierico per le note citazioni evangeliche nei discorsi che vengono narrati
basandosi su eventi storici veritieri: la spedizione compiuta da Carlo Magno nella Spagna del nord
datata al 778 e si tratta di un noto cavaliere, Orlando.Nella morte di Orlando, il conte accortosi di
essere in n di vita per non sentirsi disonorato,per l’abbandono della spada e il corno, li a erra
stretti a se. Ed in quel momento, di debolezza, un Saraceno disteso accanto ai corpi senza vita,
gli corre incontro per acquisire la spada come un trofeo da portare a casa cercando di attribuirsi
in qualche modo la vittoria (se ben inesistente) per avere scon tto il nipote di Carlo: il Conte con
l’ultimo briciolo di lucidità quando l’Arabo prova a s largli la spada gli fa ben ricredere il suo
intento e con un colpo il Saraceno scivola morto ai suoi piedi. Prova a rompere la spada ma essa
non cede ai suoi ultimi sforzi, la elogia, la compiange ma non c’è da fare oramai la sua morte
soccombe ed a ranto si distende sotto un pino con il capo diretto ai Saraceni ,in segno di vincita,
ma rivolto a Dio per il perdono delle sue colpe. Di fatti la comprensione del testo è chiara grazie
alla suddivisione delle strofe che scandiscono gli avvenimenti temporali come nella lassa 172
“Colpisce Orlando sopra una pietra bigia” e nella lassa 173 “Orlando sente la morte lo prende”
sente che la morte lo prende”questi blocchi narrativi scandiscono il linguaggio rendendo le azioni
nitide e cristalline nella nostra immaginazione portando come descritto precedentemente una
comprensione immediata, ognuna delle strofe è completamente autonoma collegate fra loro
tramite la successione dei fatti. Questi sintagmi sono coesi tra di loro tramite una sintassi di frase
complessa una ipotassi, che grammaticalmente porta ad un’analisi del periodo: notiamo la
presenza di epiteti come nel verso 2334” Carlo che or ha la barba bianca” portandoci ad una
memoralizzazione involontaria di un determinato personaggio, inoltre vediamo come questo verso
venga ripetuto nuovamente all’interno del testo nel verso 2308” Carlo che ha la barba canuta”, in
questo modo vediamo che seppur sotto forma letteraria di erente sono presenti diverse ripetizioni
un altro esempio potrebbe essere il verso 2312”colpisce Orlando la pietra di cerdagna” e il verso
2338” colpisce Orlando sopra una pietra bigia”. Il Conte di per se si so erma
sull’autocelebrazione impersoni cando le sue virtù cavalleresche e presentandosi in modo
onorevole persino in n di vita come il valoroso nobiluomo qual era: coraggioso e leale

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