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Dalla "Chanson de Roland"

La morte di Orlando a Roncisvalle


(CLXXIII-CLXXV)
Il passo è tratto dalla seconda parte della "Chanson de Roland", un poemetto epico anonimo in
lingua d'oïl (XII sec.) che narra la battaglia di Roncisvalle in cui il conte Orlando (Roland),
eroico paladino di Carlo Magno, cade in un'imboscata tesagli dai Mori con l'aiuto del traditore
Gano di Maganza. Fino alla fine Orlando rifiuta di suonare il corno per richiamare i rinforzi dei
Franchi, facendolo solo quando si accascia morente: al loro arrivo il re Carlo e i suoi uomini
spazzeranno via i Mori, inseguendoli fino all'Ebro grazie all'intervento divino che prolunga la
durata del giorno per consentire la vittoria definitiva. Nel momento della morte Orlando si mostra
quale perfetto "guerriero della fede", chiedendo perdono a Dio per i suoi peccati e
preoccupandosi di mostrarsi comunque vincitore contro gli odiati "infedeli" musulmani.

CLXXIII
2355 Lo sente Orlando che la morte l’afferra,
".
giù dalla testa fin sul cuore gli scende.
Fin sotto un pino se n’è andato correndo,
sull’erba verde ci si è accanto disteso,
la spada e il corno sotto sé si mette.
2360 Volta ha la testa alla pagana gente,
e così ha fatto perché vuole davvero
che dica Carlo e con lui la sua gente
che morì il nobile conte da vincitore.
Confessa le sue colpe ripetutamente,
2365 per i peccati in pegno offre a Dio il guanto.

CLXXIV
Lo sente Orlando che il suo tempo è finito,
volto alla Spagna è in cima a un poggio aguzzo;
con una mano il petto s’è battuto:
«Mea culpa, Dio!, verso le tue virtù,
2370 dei miei peccati, dei grandi e dei minori
che ho commesso da quando venni al mondo
fino ad oggi, che qui son stato preso!».
Il guanto destro perciò ha teso a Dio,
angeli scendono giù dal cielo a lui.

CLXXV
Il conte Orlando giace sotto un pino,
2375 verso la Spagna tiene volto il viso.
Di molte cose gli ritorna alla mente,
di tante terre quante ne prese il prode,
la dolce Francia, quelli del suo lignaggio,
Carlomagno che l’allevò, suo signore;
2380 non può impedirsi di sospirare e piangere.
Ma non si vuole dimenticare di sé,
confessa le sue colpe, chiede a Dio pietà:
«Vero Padre, che non hai mai mentito,
san Lazzaro da morte risuscitasti,
2385 e Daniele dai leoni salvasti
a me l’anima salva da tutti i pericoli
dei miei peccati quanti ne ho fatti in vita!».
Il guanto destro porge in pegno a Dio:
San Gabriele dalla sua mano l’ha preso.
2390 Sopra il braccio si tiene il capo chino,
le mani giunte è arrivato alla fine.
Dio gli manda il suo angelo Cherubino
e San Michele del mare del Pericolo;
insieme a loro viene lì san Gabriele,
2395 portan del conte l’anima in paradiso.

 L'episodio della morte di Orlando, il conte Roland della tradizione francese, si ispira a un
fatto storicamente accaduto, ovvero la battaglia di Roncisvalle del 778 in cui la retroguardia
dell'esercito franco cadde in un'imboscata (in realtà probabilmente da parte dei Baschi e non
dei Saraceni) e venne sconfitta, scontro nel quale il paladino trovò la morte. Al tempo
delle chansons de geste il fatto venne rielaborato letterariamente e incluso nelle guerre
combattute dai guerrieri di Carlo Magno contro i Mori di Spagna, mentre Orlando fu
trasformato in un eroe militare che combatteva contro gli "infedeli", nell'influenza del clima
delle prime Crociate.

 Orlando si mostra molto valoroso, dal momento che rifiuta di suonare il corno per chiamare
i rinforzi dei Franchi (lo farà solo alla fine, morente, per annunciare il suo sacrificio al
proprio re) e muore dopo aver cercato di spezzare la sua spada perché non cada nelle mani
dei nemici, voltandosi verso di loro in segno di coraggio. È molto devoto e religioso, dal
momento che chiede perdono a Dio dei suoi peccati e rivolge a Lui il proprio guanto destro,
in segno di totale sottomissione.

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