Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
1 . Racconto in poesia le donne, i cavalieri, le guerre, gli amori, gli atti di cortesia, le audaci imprese,
che avvennero nel tempo in cui gli Arabi attraversarono il mare d’Africa, e fecero gravi danni in
Francia, seguendo le ire e gli ardori giovanili del loro re Agramante, il quale si vantò di poter vendicare
la morte del (padre) Troiano contro il re Carlo, imperatore del Sacro romano impero.
2. Nello stesso tempo racconterò cose che non sono state mai dette né in prosa né in versi su
Orlando che a causa dell’amore divenne completamente folle, lui che prima era considerato uomo
così saggio; sempre se la donna che amo che mi ha quasi reso tale a Orlando e che a poco a poco
consuma il mio scarso ingegno, me ne concederà abbastanza da bastare a portare a termine l’opera
che ho promesso.
3 . Ippolito, nobile figlio del duca Ercole I, che siete ornamento e splendore del nostro tempo, vogliate
gradire questo dono, l’unico che il vostro umile servitore vuole e può darvi. Il mio debito di
riconoscenza nei vostri confronti, lo posso ripagare in parte con le mie parole e con opere scritte e
non mi si potrà accusare di darvi poco, perché io vi do tutto quanto posso donarvi.
4 . Voi mi sentirete ricordare fra i più valorosi eroi, che mi accingo a citare lodandoli, quel famoso
Ruggiero che fu il capostipite vostro e dei vostri nobili avi. Se mi presterete ascolto, vi racconterò il
suo grande valore e le sue imprese illustri; e accantonate per un poco le vostre importanti
preoccupazioni, in modo che tra di esse i miei versi possano trovare spazio.
5 . Da tempo innamorato della bella Angelica, Orlando, che per lei aveva lasciato in India, nella terra
dei Medi e in quella dei Tartari infinite e imperiture prove del suo valore, era tornato infine con lei in
Occidente dove, ai piedi degli alti monti Pirenei, il re Carlo con i soldati Francesi e i Tedeschi si era
accampato in attesa di combattere,
6 . perché il re Marsilio ed il re Agramante si pentissero ancora una volte della loro folle audacia;
Agramante per avere condotto dall’Africa tutti gli uomini in grado di combattere, Marsilio per avere
fatto avanzare le truppe spagnole con l’intento di distruggere il bel regno di Francia. E così Orlando
arrivò sul posto al momento giusto, ma subito si pentì di esservi arrivato.
7 . Perché lì gli tolsero la donna che amava: ecco come il giudizio umano spesso sbaglia! Colei che
aveva difeso con una tanto lunga contesa dalle coste occidentali a quelle orientali, ora gli viene tolta
tra tanti suoi amici, senza neppure l’uso della forza, sulla sua terra. Fu il saggio imperatore a toglierla,
con l’intento di smorzare una pericolosa contesa d’amore.
8 . Pochi giorni prima era infatti iniziata una gara tra il conte Orlando e suo cugino Rinaldo, poiché
entrambi avevano l’animo infiammato di desiderio d’amore per la rara bellezza di Angelica. Carlo, che
non gradiva tale lite che gli rendeva meno valido il loro aiuto, sottrasse questa fanciulla (Angelica),
che era la causa della contesa, e la affidò nelle mani del duca di Baviera (Namo);
9 . promettendola in premio a chi dei due, nell’imminente conflitto, in quella giornata campale, avesse
ucciso il maggior numero di infedeli, e avesse quindi reso maggior servizio con la sua abilità. L’esito
della battaglia fu poi contrario a quanto sperato, perché l’esercito cristiano dovette ritirarsi, il duca di
Baviera fu fatto prigioniero insieme a molti altri e la sua tenda rimase incustodita.
10 . Dopo essere rimasta sola nella tenda, la fanciulla, che avrebbe dovuto essere la ricompensa del
vincitore, prima dei fatti era montata in sella a un cavallo e al momento opportuno fuggì, presagendo
che, quel giorno, la sorte sarebbe stata avversa alla fede cristiana: entrò in un bosco e sullo stretto
sentiero incontrò un cavaliere che avanzava a piedi.
11 . Il cavaliere aveva addosso la corazza, in testa l’elmo, al fianco la spada e al braccio lo scudo,
tuttavia correva per la foresta più rapidamente di un contadino seminudo nella gara per conquistare il
rosso palio. Mai una pastorella spaventata fu così veloce a sottrarre il piede dal morso di un crudele
serpente, quanto rapidamente Angelica fece cambiare direzione al cavallo, non appena si accorse del
guerriero che sopraggiungeva a piedi.
12 . Costui era quel forte paladino, figlio di Amone, signore di Montauban (Rinaldo), al quale poco
prima per una strana circostanza era sfuggito di mano il proprio destriero Baiardo. Non appena posò
lo sguardo sulla donna, riconobbe, nonostante fosse lontana, l’angelica figura e il bel viso che lo
tenevano avvinto nelle reti dell’amore.
13 . La donna volta indietro il cavallo e lo lancia per il bosco a briglia sciolta e non va cercando il
percorso più sicuro e comodo dove la vegetazione è più rada invece che dove è più fitta, ma pallida,
tremante, e fuori di sé, lascia al cavallo il compito di farsi strada. L’animale tanto vagò da ogni parte
nel profondo dell’inospitale foresta, che giunse a un fiume.
14 . Sulla riva del fiume stava Ferraù [un gigante saraceno nipote di re Marsilio e anche lui
innamorato di Angelica], tutto sudato e polveroso. Lo aveva dinanzi allontanato dalla battaglia un gran
desiderio di bere e di riposo; e poi, suo malgrado, qui si fermò, perché, ingordo d’acqua e frettoloso,
l’elmo gli cadde nel fiume e ancora non era riuscito a riprenderlo.
15 . La fanciulla se ne veniva spaventata, gridando quanto più poteva. E sentendo quella voce il
Saracino salta sulla riva e la guarda in viso; e la riconosce non appena arriva, benché fosse pallida
per la paura e turbata, e pur non avendone avuta notizia da più giorni, che senza dubbio quella è la
bella Angelica.
16 . E poiché era cortese, e ne era innamorato forse non meno dei due cugini [Orlando e Rinaldo], le
porse tutto l’aiuto che poteva, come se avesse ancora l’elmo, pieno d’ardimento e baldanzoso: trasse
la spada e corse minaccioso contro Rinaldo, che poco lo temeva. Più volte i due si erano non solo
visti, ma anche conosciuti alla prova delle armi.
17 . Cominciarono qui una battaglia crudele, a piedi com’erano, con le spade nude [sguainate]: ai loro
colpi non le piastre [dell’armatura] né la sottile maglia [sotto l’armatura] avrebbero resistito, ma
nemmeno un’incudine. Ora, mentre uno si dà da fare contro l’altro, bisogna che il cavallo affretti
l’andatura, dato che per quanto la fanciulla riesce a colpire con i calcagni, lo spinge nel bosco e nella
campagna.
18 . Dopo che invano si ebbero ben affaticati i due guerrieri per mettere l’uno sotto l’altro, poiché non
meno esperto di maneggiar le armi era questo di quello, né quello di questo; fu per primo il signor di
Montalbano che fece parola al cavalier di Spagna, così come uno che ha nel cuore tanto fuoco, che
ne brucia tutto e non trova pace.
19 . Disse al pagano: - Credi di aver fatto danno solo a me, invece assieme a me fai danno a te
stesso: se questo [duello] accade perché i raggi luminosi di un nuovo sole [cioè gli occhi di Angelica] ti
hanno acceso il petto, che cosa ci guadagni a farmi attardare qui? Che se anche tu mi uccidi o mi
prendi prigioniero, non per questo la bella donna sarà tua; dato che, mentre noi indugiamo, lei se ne
va via.
20 . Quanto sarebbe meglio, se ancora l’ami, che tu venga con me a bloccarle la strada, a trattenerla
e a fermarla, prima che ella se ne vada più lontana! Quando l’avremo in nostro potere, allora si provi
con la spada di chi di noi due ella deve essere: altrimenti, dopo così lungo affanno, non mi sembra
che ci venga altro che un danno. –
21 . La proposta non dispiacque al pagano: così il duello venne rinviato; e tra di loro nacque subito
una tal tregua, così vengono dimenticati l’odio e l’ira, che il pagano partendosene dalle fresche acque
non lasciò a piedi il buon figlio d’Amone: lo invita con preghiere e infine lo fa salire in groppa e sulle
orme di Angelica galoppa.
22 . Oh grande bontà degli antichi cavalieri! Erano rivali, erano di diversa fede, e ancora si sentivano
in tutto il corpo i dolori degli aspri e violenti colpi [che si erano dati]; eppure per selve oscure e strade
sconosciute se ne vanno insieme senza dubitare l’uno dell’altro. Pungolato da quattro speroni il
destriero arriva a un punto in cui la strada si divideva in due.
23 .
E poiché non sapevano se la donzella avesse presa una via o l’altra (dato che senza alcuna diversità
in entrambe v’erano delle tracce fresche), si affidarono alla volontà della sorte, Rinaldo imboccando
una via, il Saracino l’altra.
40 . Assorto dai propri pensieri, con il capo basso, per più di un’ora
stette, cardinale Ippolito, il cavaliere abbattuto;
dopo di ché cominciò con un lamento afflitto e dolente
a lamentarsi in modo tanto struggente,
che avrebbe infranto un sasso per pietà,
una crudele tigre fatta misericordiosa.
Piangeva tra i sospiri, tanto che un ruscello
sembrava scorrergli sulle guance ed il petto un vulcano infuocato.
56 . Forse era vero ciò che diceva, ma non era però credibile
a chi fosse padrone della propria ragione;
ma parve facilmente possibile a Sacripante,
che aveva commesso un ben più grave errore, innamorandosi.
Quel che l’uomo potrebbe vedere, l’amore gli nasconde,
e ciò che non sarebbe visibile viene fatto vedere dall’amore.
Il racconto fu creduto; poiché l’uomo misero è solito
credere troppo facilmente a ciò che ha bisogno di credere.