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Signori e cavallier che ve adunati Signori e cavalieri che siete radunati qui per ascoltare storie nuove e
Per odir cose dilettose e nove, piacevoli, state attenti e silenziosi e ascoltate la bella storia narrata dal mio
Stati attenti e quïeti, ed ascoltati canto; e vedrete le gesta eroiche, le grandi fatiche e le prove straordinarie che
La bella istoria che ’l mio canto muove; il franco Orlando fece per amore, nel tempo dell'imperatore Carlo Magno.
E vedereti i gesti smisurati,
L’alta fatica e le mirabil prove
Che fece il franco Orlando per amore
Nel tempo del re Carlo imperatore.
Interpretazione complessiva
• Il poema si apre con un'allocuzione dell'autore al suo pubblico di corte, designato con l'epiteto "Signori e cavallier" cui egli si rivolge per narrare le
vicende del paladini come fosse un cantastorie e rifacendosi alla tradizione dei "cantari" medievali: sappiamo che il poema veniva letto
pubblicamente alla corte di Ferrara man mano che i canti venivano completati, dunque l'appello ai lettori-ascoltatori ha un fondamento realistico,
anche se è indubbio che l'opera fosse destinata alla stampa e tale esordio rientrava in una "maniera" letteraria consapevolmente usata dallo
scrittore. Boiardo sottolinea subito l'assoluta novità del poema, ovvero la trasformazione del paladino Orlando da "eroe della fede" quale appariva
nelle chansons de geste a uomo innamorato, chiarendo che l'amore vince su tutto e sarà la molla dell'azione epica del poema; l'autore si rifà
certamente allo Stilnovo riletto alla luce del platonismo quattrocentesco, ma anche al motivo dell'amor omnia vincit della lett. classica, in particolare
delle Egloghe di Virgilio (X, 69). Attribuisce la novità della materia al fatto che Turpino, il leggendario autore di una cronaca delle vicende dei
paladini, avrebbe nascosto questo particolare della vita di Orlando, per non nuocere alla sua reputazione di guerriero della fede. L'oggetto del
desiderio di Orlando sarà la bella Angelica, il personaggio creato da Boiardo che farà la sua apparizione di lì a poco, in occasione del torneo della
"Pasqua rosata".
• Prima di entrare nel vivo del racconto, Boiardo anticipa un ulteriore sviluppo narrativo del poema e cioè l'invasione da parte del re indiano Gradasso
del territorio di Francia, nel tentativo di impadronirsi della spada di Orlando (Durindana, la celebre Durendal della tradizione carolingia) e del cavallo
di Ranaldo (Baiardo): il re pagano sarà protagonista anche dell'Orlando furioso, in cui parteciperà al duello famoso di Lipadusa e ucciderà
Brandimarte, prima di essere a sua volta ucciso da Orlando. Dopo questa anticipazione l'autore introduce la corte di Carlo Magno a Parigi, dove il
sovrano ha indetto un torneo cavalleresco in occasione della Pentecoste (la "Pasqua rosata") cui prendono parte cristiani e saraceni, avendo sospeso
le ostilità in seguito a una sorta di tregua; poche ottave dopo farà la sua apparizione Angelica, in compagnia del fratello Argalìa e scortata da
quattro giganti, giunta dal Catai per mettere in atto un piano malvagio