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IL PROEMIO

DELL’ENEIDE
Faienza Gabriele & Spinnato Luca
L’ANALISI

Spinnato Luca
ORIGINALE TRADUZIONE
Le armi canto e l’uomo che per primo dai lidi di Troia
Arma virumque cano, Troiae qui primus ab oris all’Italia venne per volere del fato profugo e alle lavinie
Italiam, fato profugus, Laviniaque venit spiaggie, egli molto sia per terra sia per alto mare fu squassato
litora, multum ille et terris iactatus et alto dalla forza degli dei e a causa dell’ira memore della crudele Giunone
vi superum saevae memorem Iunonis ob iram, avendo anche sofferto molto in guerra, fin quando non ebbe fondato la città
e portato nel Lazio i Penati, da cui (deriva) la stirpe latina
multa quoque et bello passus, dum conderet urbem, e i padri Albani e le mura dell’alta Roma.
inferretque deos Latio, genus unde Latinum, O musa, ricordami le cause, per cui offese al suo nume
Albanique patres, atque altae moenia Romae. (per quale offesa divina)
di cosa dolente la regina degli dei a trascorrere tante sventure
Musa, mihi causas memora, quo numine laeso, a soffrire tante fatiche costrinse un uomo insigne per pietà.
quidve dolens, regina deum tot volvere casus Tanto grandi sono nell’animo dei celesti le ire?!
insignem pietate virum, tot adire labores
impulerit. Tantaene animis caelestibus irae?

29 – 19 a.C.
CONFRONTI TRA
PASSATO E FUTURO
- Il proemio del poema epico e l’eroe solitario

Faienza Gabriele
- Omero
Canta, o dea, l'ira d'Achille Pelide, L’uomo ricco d’astuzie raccontami, o Musa, che a lungo

rovinosa, che infiniti dolori inflisse agli Achei, errò dopo ch’ebbe distrutto la rocca sacra di Toria;

gettò in preda all'Ade molte vite gagliarde di molti uomini le città vide e conobbe la mente,

d'eroi, ne fece il bottino dei cani, molti dolori patí in cuore sul mare,

di tutti gli uccelli — consiglio di Zeus si compiva — lottando per la sua vite e pel ritorni dei suoi.
Ma non li salvò, benché tanto volesse,
da quando prima si divisero contendendo
per la loro propria follía si perdettero, pazzi!
l'Atride signore d'eroi e Achille glorioso.
Che mangiarono i bovi del Sole Iperíone,
Ma chi fra gli dèi li fece lottare in contesa?
e il Sole distrusse il giorno del loro ritorno.
Anche a noi di’ qualcosadi queste avventure, o dea, figlia di Zeus.

Àndra moi ènnepe // Arma virumque cano

VIII – VI sec. a.C.


2
Non vi par già, signor, meraviglioso
Odir cantar de Orlando inamorato,
Ché qualunche nel mondo è più orgoglioso,

- Matteo Maria Boiardo È da Amor vinto, al tutto subiugato;


Né forte braccio, né ardire animoso,
Né scudo o maglia, né brando affilato,
Né altra possanza può mai far diffesa,
Che al fin non sia da Amor battuta e presa.

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Signori e cavallier che ve adunati Questa novella è nota a poca gente,
Per odir cose dilettose e nove, Perché Turpino istesso la nascose,
Stati attenti e quïeti, ed ascoltati Credendo forse a quel conte valente
La bella istoria che ’l mio canto muove; Esser le sue scritture dispettose,
E vedereti i gesti smisurati, Poi che contra ad Amor pur fu perdente
L’alta fatica e le mirabil prove Colui che vinse tutte l’altre cose:
Che fece il franco Orlando per amore Dico di Orlando, il cavalliero adatto.
Nel tempo del re Carlo imperatore. Non più parole ormai, veniamo al fatto.

1495
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Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, Piacciavi, generosa Erculea prole,
le cortesie, l’audaci imprese io canto, ornamento e splendor del secol nostro,
che furo al tempo che passaro i Mori Ippolito, aggradir questo che vuole
d’Africa il mare, e in Francia nocquer tanto, e darvi sol può l’umil servo vostro.

- Ludovico
seguendo l’ire e i giovenil furori Quel ch’io vi debbo, posso di parole
d’Agramante lor re, che si diè vanto pagare in parte e d’opera d’inchiostro;

Ariosto
di vendicar la morte di Troiano né che poco io vi dia da imputar sono,
sopra re Carlo imperator romano. che quanto io posso dar, tutto vi dono.
2 4
Dirò d’Orlando in un medesmo tratto Voi sentirete fra i più degni eroi,
cosa non detta in prosa mai, né in rima: che nominar con laude m’apparecchio,
che per amor venne in furore e matto, ricordar quel Ruggier, che fu di voi
d’uom che sì saggio era stimato prima; e de’ vostri avi illustri il ceppo vecchio.
se da colei che tal quasi m’ha fatto, L’alto valore e’ chiari gesti suoi
che ‘l poco ingegno ad or ad or mi lima, vi farò udir, se voi mi date orecchio,
me ne sarà però tanto concesso, e vostri alti pensieri cedino un poco,
che mi basti a finir quanto ho promesso. sì che tra lor miei versi abbiano loco.

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Grazie per la vostra
attenzione

Fonti:
“Fondamenti di letteratura latina 2. L’età augustea” – Le monnier scuola
“I classici nostri contemporanei” – Pearson
“Iliade” ; “Odissea” ; “Eneide” – Einaudi tascabili. Classici

Spinnato Luca & Faienza Gabriele

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