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puer miracoloso

il lavoro necessità voluta da giove


O Muse di Sicilia, eleviamo un po’ la materia del canto! Non a tutti piacciono arbusti e le
l’orrore delle guerre civili e le nuove speranze Né tuttavia, pur avendo le fatiche sia degli uomini sia dei buoi
basse tamerici; se cantiamo i boschi, siano degni di un console. L’ultima epoca del enea l’eroe designato dal fato
Chi oserebbe dire mendace il Sole? Sovente esso preavvisa i segreti sperimentato queste attività col rivoltare la terra, l'oca ingorda e le gru
responso di Cuma è giunto; nasce da capo il gran ordine dei secoli. La Vergine ormai torna, Le armi io canto e l'uomo, che per primo dai lidi di Troia, fuggiasco per volere del fato, venne in
tumulti, le insidie, e il gonfiarsi di guerre nascoste. Esso compianse Strimonie e la cicoria dalle fibre amare mancano di fare danno o l'ombra
i regni di Saturno tornano già una nuova stirpe scende dall’alto dei cieli. Tu, pura Lucina, Italia e sulle coste lavinie, dopo essere stato a lungo sballottato e per mare e per terra dalla
anche Roma per l'uccisione di Cesare, quando coprì il volto manca di nuocere. Il Padre stesso volle che fosse non facile la via del
sii propizia al nascituro, per cui per la prima voltà finirà il periodo delle guerre e si alzerà volontà degli dei a causa dell'ira sempre viva deile crudele Giunone, e dopo avereanche molto
splendente di una cupa ruggine e le empie genti temettero coltivare, e per primo ad arte fece dissodare i campi, rendendo acute le
l’età dell’oro; già il tuo Apollo è sul trono. Sotto il tuo consolato, o Pollione, del resto, sofferto in guerra, pur di fondare una città e portare gli dèi nel Lazio, da dove (avrebbero avuto
un'eterna notte'. Dunque Filippi vide di nuovo schiere romane menti mortali con le preoccupazioni, né tollerò che il suo regno
inizierà quest’età gloriosa e lo scorrere dei mesi felici; mentre sei al potere, il vano ricordo origine) la razza latina e i padri Albani e le alte mura di Roma. O Musa, dimmi le cause, per quale
corzare tra loro con armi uguali, né parve indegno ai Superi bagnare intorpidisse in un pesante letargo. Prima di Giove nessun colono
delle nostre colpe libererà le terre dalla paura eterna. Quello sarà come un dio, e vedrà oltraggio alla sua divinità o dolendosi di che cosa la regina degli dèi condannò un eroe che si
due volte l'Emazia del nostro sangue, e impinguarsene le distese sottometteva le campagne; neppure segnare o dividere il campo con un
eroi mescolati agli dei, e lui stesso sarà visto in mezzo a loro, e governerà un mondo distingue per la sua devozione ad affrontare tante sventure, ad andare incontro a tante
dell'Emo? E certo verrà il giorno che il contadino in quei territori confine era costume: cercavano nello spazio comune e la terra stessa
pacificato con le virtù dei padri. Ma per te, fanciullo, la terra non coltivata darà come primi angosce. Di così feroce ira sono capaci i celesti? Città antica fu Cartagine, la ebbero i coloni di
impegnato a lavorare il suolo con il ricurvo aratro troverà giavellotti senza che nessuno glielo chiedesse produceva tutto più generosamente.
regalucci le edere flessibili e la baccara e la colocasia mischiata all’acanto felice. Le Tiro, situata di fronte all'Italia e alle remote foci del Tevere, ricca di risorse, temibilissima per
corrosi da scabra ruggine, o colpirà con pesanti rastrelli elmi vuoti e Fu lui che aggiunse ai neri serpenti il veleno mortale, e ordinò ai lupi di
caprette porteranno mammelle stracolme di latte, e le mandrie non temeranno i vigorosi attitudine alla guerra; questa sola, si dice, Giunone amò più di tutte le terre, anteponendola
stupirà alle grandi ossa nei sepolcri scavati. Dèi della patria, vivere di preda, e al mare di agitarsi, e scosse via il miele dalle foglie, e
leoni; [la terra] per te farà sbocciare fiori vezzosi come culla. E la serpe morirà e morirà persino a Samo: qui (furono) le sue armi, qui fu il suo carro; la dea già da allora si sforza, e
indigèti?, e Romolo, e Vesta madre*,che proteggi l'etrusco Tevere e rimosse il fuoco, ed eliminò il vino che scorreva qua e là in rigagnoli,
anche l’erba ingannevole e velenosa; ovunque spunteràl’amomo assiro. Ma non appena caldeggia il suo piano, perché questa città domini sui popoli,se in qualche modo il fato lo
il romano Palatino, non impedite almeno che questo giovane affinché l'esperienza, col riflettere, facesse iniziare le diverse arti poco a
potrai leggere le gesta degli eroi e le imprese di tuo padre e sapere quale sia la virtù, a permette. Aveva appunto udito che dal sangue troiano sarebbe discesa una stirpe, destinata ad
soccorra un evo sconvolto"! Già da tempo pagammo abbastanza con poco, e cercasse nei solchi lo stelo del frumento, e facesse uscire dalle
poco a poco i campi imbiondiranno per le spighe flessuose e l’uva rosseggiante penderà abbattere un giorno le rocche tirie; di qui sarebbe venuto un popolo dal vasto dominio e in
il nostro sangue lo spergiuro di Troia laomedontea; da tempo vene della selce il fuoco nascosto. Allora per la prima volta i fiumi
da cespugli di spine e le querce dure emetteranno miele come rugiada. Esili residui guerra arrogante a distruggere la Libia:così filavano le Parche. La Saturnia, temendo questo e
t'invidia a noi, o Cesare°, la reggia del cielo,e si duole che tu abbia sentirono gli ontani incavati; il navigante allora assegnò numeri e nomi alle
dell’antica scelleratezza, che spingeranno a solcare il mare con zattere, a cingere le città memore della vecchia guerra, che in passato aveva mosso a Troia per i cari argivi: e non aveva
pensiero di umani trionfi,dove il lecito si muta nell'illecito: e tante stelle, Pleiadi, Iadi e la luminosa Orsa di Licaone; allora a catturare le fiere
con mura, ad arare la terra. Ci sarà un nuovo Tifi e un’altra Argo, che porterà eroi scelti; ci ancora dimenticato le cause d'ira e gli atroci dolori. sta fisso nel profondo del cuore il giudizio di
guerre per il mondo, e tanti aspetti del male; nessun onore è più con lacci e a ingannarle col vischio si apprese, e a circondare con cani
saranno altre guerre e il forte Achille sarà mandato a Troia per una seconda volta. Poi, Paride, e l'oltraggio della sua bellezza disprezzata e l'odiosa stirpe e gli onori di Ganimede
riserbato all'aratro; rapiti i coloni, squallore nei campi, e curve falci grandi zone boscose; e uno ormai colpisce un largo fiume con la rete da
quando ormai sarai adulto, il marinaio lascerà la navigazione, e la barca di pino non rapito. infiammata in più da queste offese, teneva lontano dal Lazio, sballottati nell'ampia
sono forgiate in rigide spade. Di qui muove guerra l'Eufrate, di là la pesca raggiungendo le zone profonde, e un altro trae dal mare lenze
commercerà più; tutta la terra darà ogni tipo di bene Il terreno non soffirà i rastrelli, e il distesa del mare, i Troiani, quelli che erano sopravvissuti ai Danai e allo spietato Achille. già da
Germaniato; infranti i patti, città vicine guerreggiano tra loro; bagnate; allora la durezza del ferro e la lama della stridula sega (infatti i
vigneto la falce; il contadino provetto libererà ormai dal giogo i tori. Né la lana saprà molti anni erravano, spinti dal fato, in giro per tutti i mari. Un compito così gravoso era fondare
imperversa per tutto il mondo l'empio Marte; come quando dai primi uomini spaccavano il legno facile a fendere con cunei); allora vennero
inventare colori differenti, ma lo stesso ariete nei campi muterà il suo mantello in un bel la gente romana.
recinti si slanciano le quadrighe, e accelerano nei giri dello stadio, e le diverse arti. La fatica tutto vinse incessante e la necessità che incalza
rosso porpora o nel colore dello zafferano; per sua scelta il rosso miniato vestirà gli agnelli
invano tirando le briglie,T'auriga è portato dai cavalli e i carri non nelle situazioni difficili.
al pascolo. Le Parche, concordi per la stabile volontà del Fato, diranno ai loro fusi: “Filate
sentono il freno,
questa era”. Accostati (è ormai l’ora) ai sommi onori, o amata prole degli dei, gran
rampollo di Giove! Osserva il moto ritmico del mondo nella sua massa convessa, e la Terra
e il mare ampio e il cielo profondo; ammira come tutto arrida all’età che viene! Oh, per me
resti allora l’ultima parte d’una lunga vita, e ispirazione a sufficienza per cantare le tue orfeo e eurifice
imprese! Il Tracio Orfeo e Lino non mi vinceranno in poesia benché li aiutino uno la madre Di un nume certamente ti perseguita l'ira; tu paghi il fio di gravi colpe: Orfeo, infelice senza alcuna sua colpa,
e l’altro il padre, Calliope a Orfeo e lo splendido Apollo a Lino. Anche Pan, se gareggiasse suscita contro di te questi castighi, se non si oppone il destino, e spietatamente incrudelisce per la sposa
con me di fronte al giudice d’Arcadia, si dichiarerebbe sconfitto. Inizia, o fanciullo, a perduta. Lei appunto, mentre ti fuggiva a precipizio lungo il fiume, non vide, fanciulla destinata a morire, un
riconoscere la madre dal sorriso: a lei i dieci mesi hanno arrecato molti fastidi. Inizia, o l’ombra di ettore avverte enea
enorme serpente che stava fra le rive nell’ alta erba. 459/Ma il coro coetaneo delle ninfe riempì di grida le cime
fanciullo: chi non sorrise ai genitori, né un dio lo ospitò a tavola né una dea nel suo letto. Era il momento in cui il primo sonno comincia per i mortali sfiniti e serpeggia molto gradito per
dei monti; piansero le rocche rodopee e l'alto Pangeo e la marzia terra di Reso e i Geti e l'Ebro e l'attica orizia.
dono degli Dei. Ecco nel sogno mi sembrò presente davanti ai miei occhi Ettore tristissimo e che
463/Lui poi, cercando sull'incavata lira una consolazione al suo triste amore, te o dolce sposa, te sulla deserta
piangesse molte lacrime, come il giorno in cui trascinato dalla biga e scuro di polvere
riva solo con se stesso, te allo spuntare del giorno, te al tramonto cantava. 466/Persino nelle gole tenarie,
insanguinata con i piedi trafitti dal cuoio. Ahimè, qual era il suo aspetto, quanto diverso da
le api laboriose profonde porte di Dite e nel bosco denso di nera paura osò penetrare e arrivò fino ai morti e al re terribile, e ai
quell'Ettore che torna rivestito delle spoglie di Achille o dopo aver colpito con dardi infuocati
Ora racconterò quale natura ha dato alle api Giove stesso, e a quale cuori che restano insensibili alle preghiere umane. 470/Ma commosse dal canto ombre leggere si muovevano
troiani le navi dei Danai. La barba incrostata di sangue e anche i capelli rappresi, mostrando
prezzo, seguendo i Cureti sonori e i loro bronzi strepitanti, nutrirono il re dalle profonde sedi dell'Erebo, fantasmi di esseri privi di luce, quante sono le migliaia di uccelli che si
quelle ferite che ricevette in moltissimo numero attorno alle mura delle città. Per primo io
del cielo sotto la grotta Dittea. Sole hanno figli comuni e case unite in città, nascondono tra le foglie (lett = quante migliaia di uccelli si nascondono tra le foglie), donne e uomini e corpi
stesso mi vedevo piangere rivolgermi all'uomo e esprimermi con meste parole "Oh luce della
sole trascorrono la loro vita sotto le grandi leggi, 155 sole riconoscono una privi di vita di eroi generosi, bambini e vergini fanciulle e giovani posti sul rogo davanti agli occhi dei genitori;
Dardania, oh speranza saldissima dei Troiani, quali indugi così grandi ti hanno trattenuto? Da
patria e Penati certi, e, pensando all’inverno che viene, faticano 477/che nero fango e brutte canne e l'odiosa palude di Cocito dall'acqua stagnante stringe all'intorno e lo Stige
quali luoghi Ettore molto atteso torni? Come ti vediamo noi stanchi dopo molte morti dei tuoi
nell’estate, e mettono in comune il frutto del loro lavoro2 costringe scorrendo intorno con nove giri. 480/Che anzi rimasero attonite le stesse dimore della Morte e il
dopo varie traversie degli uomini e della città! Che indegno motivo ha deturpato il tuo volto
.Alcune provvedono al vitto e, secondo un accordo,lavorano nei campi, segreto Tartaro e le Eumenidi, intrecciate i capelli di cerulei serpenti, e Cerbero restò con le tre bocche aperte
sereno? Perché vedo queste ferite?" Quello niente, e indugia su di me che chiedo vane cose,
altre dentro le case 160 pongono le fondamenta dei favi col pianto di (lett = tenne le tre bocche aperte) e il girare di Issione con la ruota, si fermò con il vento. 484/E già, tornando
ma emettendo profondi gemiti dal profondo del petto dice:" Via fuggi tu, oh nato dalla dea, e
Narciso e col glutine vischioso della corteccia, e poi sospendono le cere indietro, era fuggito ad ogni pericolo, ed Euridice, restituita, risaliva alle aree superne, seguendolo da dietro, (e
sottrai te stesso da queste fiamme, il nemico ha preso le mura, rovina Troia dall'alta cima
tenaci. Altre conducono fuori i figli cresciuti, speranza del popolo, altre infatti questo patto aveva imposto Proserpina), quando un'improvvisa follia prese l'imprudente amante, da
Abbastanza è stato dato alla patria e Priamo, se Pergamo potesse essere difesa da un braccio
stipano il miele purissimo, altre riempiono le celle di limpido nettare.165 perdonarsi in verità, se i mani sapessero perdonare: 489/si fermò e si volse a guardare la sua Euridice, ahimè
destro, sarebbe stata difesa anche da questa. Troia affida a te le sue cose sacre e i suoi penati.
Ad altre è toccata in sorte la custodia alle porte, e a turno sorvegliano le dimentico, e vinto nell'anima, quando ormai stavano per uscire alla luce. Allora ogni sforzo andò perduto, e
Prendi questi come compagni del tuo destino, con questi cerca delle grandi mura che fonderai
piogge e le nubi del cielo, ricevono i carichi di quelle che arrivano o, furono infanti i patti del crudele signore, e per tre volte un boato risuonò nello stagno di Averno. 493/E lei: “Chi
alla fine dopo aver a lungo vagato sul mare."così dice e con le mani porta fuori dai profondi
formato lo sciame, cacciano dall’alveare la razza ignava dei fuchi3 Ferve ha perduto sia me infelice, che te, o Orfeo, quale grande follia? Ecco, di nuovo indietro mi chiamano i fati
recessi le bende sacre e Vesta potente e il fuoco eterno. Intanto le mura sono sconvolte da ogni
l’opera, e il miele fragrante odora di timo. 170 E come quando i Ciclopi si crudeli, e il sonno ricopre gli occhi che vagano nel vuoto. Addio ormai: sono portata via, circondata da immensa
parte dal lamento e sempre di più, sebbene la casa del padre Anchise fosse distante, isolata e
affrettano a fare i fulmini con massi duttili – alcuni aspirano l’aria coi notte, e mentre tendo a te, ahimè non più tua, le (mie) deboli mani. 498/Così disse, e improvvisamente fuggì
protetta dagli alberi, si fanno chiari i suoni, e avanza minacciosamente l'orrore delle armi. Mi
mantici di cuoio e poi la espirano, altri tuffano il ferro stridente nelle dalla tua vista, in opposta direzione, come il fumo che si mescola all'aria sottile, né più oltre vide lui che
desto dal sonno, e salgo in cima al tetto, e rimango con le orecchie tese. Come quando la
acque, l’Etna geme sotto le incudini, mentre essi in gruppo con grande inutilmente cercava di afferrare le ombre e che molto ancora voleva parlare; né il traghettatore dell'Orco
fiamma, nell'infuriare dei venti, piomba sulle messi o un impetuoso torrente, con una corrente
forza sollevano 175 le braccia ritmicamente e lavorano il ferro con le permise che ancora si passasse l'opposta palude. 503/Che cosa avrebbe potuto fare? Dove andare, rapitagli per
che scende dai monti, devasta i campi, devasta i seminati rigogliosi, frutto delle fatiche dei buoi,
tenaglie – a questo modo, se è lecito paragonare il piccolo al grande, la seconda volta la sposa? Con quale pianto i Mani, quali dei avrebbe commosso con la voce? 505/Quella,
e abbatte le selve; il pastore, ignaro, stupisce, udendo il frastuono dall'alta cima di una rupe.
l’amore innato della proprietà spinge le api al loro lavoro4 Le anziane si certamente già fredda, navigava sulla barca stigia. Per sette lunghi mesi, l'uno dopo l'altro, dicono che sotto
prendono cura della città, di proteggere i favi, di costruire 180 con arte gli un'alta rupe, nei pressi della corrente del solitario Strimone, pianse per sé e narrò queste sue sventure sotto le
alveari; le giovani tornano stanche a tarda notte con le gambe piene di fredde stelle, ammansendo le tigri e trascinando col canto le querce, 510/quale l'usignolo, sotto l'ombra di un
timo; brucano in giro i corbezzoli, i salici scuri, la cassia, il croco rosso, il pioppo, piange la perdita dei suoi piccoli, che il crudele contadino scovò, e sottrasse al nido ancora implumi; ma
tiglio succoso e il ferrigno giacinto. Uno è per tutte il riposo e uno il lavoro: esso di notte piange, e seduto sul ramo, rinnova il suo canto pietoso e riempie i luoghi di tristi lamenti per
alla mattina ampio spazio. 515/Nessuna seduzione amorosa, nessun desiderio di nozze riuscirono a piegare il suo animo.
185 si precipitano senza indugio dalle porte, al ritorno, quando vespero5 le Solo egli andava per i ghiacci iperborei e per il nevoso Tanai e per i campi mai privi di nevi rifee, cercando
ammonisce a lasciare i pascoli, tornano a casa dai campi e curano il loro Euridice rapita(gli) e i vani doni di Dite; e le donne dei Ciconi, ritenendosi disprezzate da questo culto di
corpo;ronzano e frusciano attorno alle loro porte. Poi, quando riposano Euridice, fra i riti divini e le orge di Bacco notturno, fecero a pezzi il giovane e ne sparsero le membra per i vasti
nelle loro stanze,190 c’è silenzio nella notte e il sonno invade le membra campi. E anche allora, mentre l'Ebro Eagrio travolgeva, trascinandolo in mezzo ai suoi gorghi, il capo staccato
sfinite. da bianco collo, Euridice ancora la voce e la lingua ormai fredda, ah la povera Euridice, con l'ultimo respiro
invocava; Euridice lungo tutto il fiume ripetevano le rive. 527
l’incontro tra enea e didone
Allora Didone, abbassati gli occhi a terra, rispose: «Non abbiate paura, bandite gli affanni dal
cuore. La dura necessità, i rischi che corre lo Stato troppo recente e ancora poco solido,
m'obbligano a usare tali cautele, difendendo ovunque i confini con corpi di guardia. Chi non
didone affronta enea l’ultimo atto di didone
conosce la stirpe degli Eneadi, Troia, il valore, gli eroi, l'incendio che pose fine a così grande
Ma la regina (chi potrebbe ingannare un amante?)presenti gli inganni e percepì per prima Ma Didone, agitata e stravolta per gli immani propositi iniziati, volgendo lo sguardo sanguigno e con
guerra? Non sono duri gli animi dei Tiri', il Sole aggioga i suoi cavalliz abbastanza vicino alla mia
le mosse future temendo ogni sicurezza. La stessa empia Fama riporta a lei impazzita, che si allestiva la flotta e si le gote tremanti cosparse di macchie e pallida per la morte futura, irrompe nelle soglie interne del
città da infondere il calore della pietà nei cuori dei miei sudditi e in me. Vi lascerò partire sicuri, vi
preparava la partenza. Impazza senza coraggio e furiosa per la città delira come una baccante, come Tiade eccitata, palazzo e sale furiosa gli alti gradini e snuda la spada dardania, dono non a quest'uso richiesto. Qui,
aiuterò con ogni mezzo, tanto che vogliate cercare la grande Esperia e le terre sacre a Saturno?,
dai riti sacri allestiti, quando udito Bacco, le orge triennali la stimolano ed il notturno Citerone la chiama con grida. dopo che vide le iliache vesti e il noto giaciglio, un poco indugiando in lacrime e in pensiero, si
quanto che vogliate dirigervi ai lidi d'Erice, dal re Aceste4. Se poi volete fermarvi nel mio regno,
Infine si rivolge per primaa ad Enea con queste parole: "Speravi, di poter nascondere, perfido, tanta infamia e di adagiò sul letto e disse le estreme parole: "Dolci spoglie, finché il fato e il dio permettevano,
sappiate che questa nuova città è vostra: tirate a secco le navi, non farò nessuna differenza tra
allontanarti silenziosamente dalla mia terra? Né ti trattiene il nostro amore né la destra data un giorno né una Didone accogliete quest'anima e liberatemi da queste pene. Ho vissuto e percorso la via che aveva
Punici e Troiani. Volesse il cielo che Enea fosse qui*, trascinato dal medesimo vento! Comunque
che sta per morire crudelmente? Anzi anche sotto il cielo invernale allestisci la flotta e ti affretti a ad andare al largo assegnato la sorte, e ora la mia ombra gloriosa andrà sotto terra. Ho fondato una splendida città, ho
manderò persone fidate a frugare le coste, e ordinerò di esplorare tutta quanta la Libia, per
(nell'alto mare) in mezzo agli Aquiloni, crudele? Che? Se non cercassi campi stranieri e case ignote e restasse l'antica veduto le mie mura, vendicato il marito, ho punito il fratello nemico; felice, di troppo felice, se solo
vedere se fosse riuscito a prendere terra e magari stia errando per qualche bosco o città».
Troia, andresti con le navi sul mare tempestoso? Forse fuggi me? lo per queste lacrime e la tua destra te,-quando le navi dardanie non avessero mai toccato le nostre rive!". Disse e premute le labbra sul letto:
Rassicurati, il pio Enea e il forte Acate da tempo bruciavano dal desiderio di squarciare la nube. E
(poiché) io stessa non ho lasciato null'altro a me misera-, per il nostro connubio, per le nozze incominciate, se per te "Moriremo invendicate, ma moriamo!" disse. "Così, così desidero discendere tra le ombre. Beva
Acate disse a Enea: «O figlio di Venere, che cosa pensi di fare? Tutto va bene, lo vedi: la flotta e i
meritai bene qualcosa, o qualcosa di me ti fu dolce, abbi pietà d'una casa che sta per crollare e abbandona, ti prego, questo fuoco con gli occhi dal mare il crudele Dardanio, e porti con sé la maledizione della mia
compagni son stati ritrovati. Manca soltanto Oronte, che abbiamo visto noi stessi sommerso dalle
se ancora c'è un posto per le preghiere, questa idea. Per te i popoli libici ed i tiranni Numidi mi odiano, sono ostili i morte. Aveva detto, e fra tali parole le ancelle la vedono gettarsi sul ferro e la spada schiumante e le
onde feroci: tutto il resto risponde fedelmente ai detti di tua madre». Aveva appena parlato
Titiri; proprio per te fu estinto lo stesso pudore e la fama per prima, per la quale io sola salivo alle stelle. A chi mi mani bagnate di sangue. Va il clamore negli alti atrii; la Fama imperversa per la città sgomenta. Le
quando la fitta nebbia che li chiudeva si sciolse d'improvviso e disparve nell'aria libera. Enea
abbandoni morente, ospite? (solo questo nome mi resta dello sposo) Che aspetto? Forse fin che il fratello Pigmalione case fremono di lamenti, di gemiti, di urla femminili, il cielo risuona di grandi pianti, non
splendette nella chiara luce simile a un dio; bellissimo di viso e di corporatura; poiché la stessa
distrugga le mie mura o il getulo larba mi porti prigioniera? Almeno se prima della fuga mi fosse nato da te un figlio, diversamente che se, penetrati i nemici, precipiti tutta Cartagine o l'antica Tiro, e fiamme furenti si
Venere col suo soffio divino aveva dato al figlio una chioma stupenda e la purpurea luce di
se un piccolo Enea mi giocasse nella reggia, che ti richiamasse col volto, Aveva detto. Egli teneva gli occhi immobili agli propaghino per i tetti degli uomini e degli dei. Udì, esanime e atterrita nella corsa angosciosa, la
giovinezza ed occhi soavemente brillanti. Così l'artista aggiunge splendore al chiaro avorio, così
ordini di Giove e sforzandosi premeva il dolore dentro il cuore. Finalmente rispose poche parole: "lo mai negherò che sorella, ferendosi il volto con le unghie e il petto con i pugni, irruppe nel mezzo e invoca per nome la
l'oro abbellisce l'argento o il marmo pario.Allora parla a Didone davanti alla folla stupita dalla sua
tu hai meriti, per quanto tu possa enumerarne moltissimi. o regina, né mi rincrescerà ricordarmi di Elissa, fin che mi morente: "Questo era, sorella? Mi pregavi con l'inganno? Questo mi preparavano il rogo, le fiamme
apparizione inaspettata, e dice:*Ecco il troiano Enea che cercate, sfuggito alle onde della Libia. O
ricordi di me, fin che lo spirito regga queste membra. A favore della causa (Per il fatto) dirò poco. Non speravo, e le are? Abbandonata che cosa lamenterò prima? Morendo spregiasti la sorella come compagna?
regina, che sola hai avuto pietà dei travagli indicibili di Troia, e che ci accogli da amici in casa tua
nasconder con frode questa fuga, non credere, né mai ho alzato fiaccole nuziali o giunsi a tali patti, Se i fati mi Mi avessi chiamata allo stesso destino, lo stesso dolore e lo stesso momento avrebbe rapito
scampati dai Greci, esausti da tante fatiche di terra e di mare, bisognosi di tutto: non siamo in
permettessero di condurre la vita secondo miei desideri e di calmare gli affanni di mia scelta, anzitutto onorerei la entrambe col ferro. ho innalzato (il rogo) con queste mani, ho chiamato con la voce gli dei patri, per
grado di renderti ringraziamenti degni né noi né quanto resta della gente troiana sparsa un poco
città troiana ed le dolci reliquie dei miei, si ergerebbe l'alto palazzo di Priamo, e avrei ricostruito Pergamo per i vinti, mancare così, crudele, a te morta? Hai estinto te e me, sorella, e il popolo, e i padri sidonii e la tua
dovunque, per tutto il vasto mondo. Ti ricompenseranno gli Dèi, se un qualche Nume ha riguardo
caduta due volte. Ma ora il Grineo Apollo e gli oracoli di Licia mi comandano di raggiungere la grande Italia; questo il città. Fate che io deterga le ferite con l'acqua e, se erra ancora un estremo alito, la colga con le
dei buoni, se esiste la giustizia e la coscienza del bene. Che secolo felice ti produsse? Che nobili
desiderio, questa è la patria. Se la rocca di Cartagine e la vista d'una città libica trattiene te, Fenicia, perché non vuoi labbra"Detto così, era salita sugli alti gradini e con un gemito stringeva al seno la sorella morente e
genitori ti fecero, o gentile? Finché i fiumi correranno al mare, finché le ombre percorreranno i
che i Teucri si fermino su terra ausonia? Anche noi possiamo cercare regni stranieri. Me l'immagine del padre Anchise detergeva con la veste il nero sangue. Lei, tentando di aprire gli occhi pesanti, di nuovo ricadde,
fianchi delle montagne, finché il cielo nutrirà le vive stelle: in me, dovunque il destino mi chiami
e quante volte la notte ricopre con le umide ombre la terra, e gli astri ignei sorgono mi ammonisce in sogno e mi stride la ferita profonda nel petto. Tre volte poggiandosi sul gomito tentò di sollevarsi, tre volte
dureranno il tuo nome, la tua grazia e i tuoi meriti!». Ciò detto tese la destra a Ilioneo, la sinistra a
atterrisce adirata; anche il fanciullo Ascanio con l'offesa al suo caro volto che inganno del regno d'Esperia e dei campi s'arrovesciò sul letto, e con gli occhi eranti cercò nell'alto cielo la luce e gemette trovatala. Allora
Seresto e man mano salutò tutti gli altri, il valoroso Gia ed il forte Cloanto?. La sidonia Didone
fatali Ora anche il messaggero degli dei mandato da Giove. lo giuro sul capo d'entrambi, mi invia ordini attraverso 'onnipotente Giunone, commiserando il lungo dolore e la difficile morte, mandò dall'Olimpo Iride
stupì prima a vederlo poi a sentirlo narrare le sue sventure, e disse:«Figlio di dea, quale sorte ti
l'aria veloce: io stesso vidi il dio in chiara luce che penetrava i muri e ne accolsi la voce con queste orecchie. Smetti di che sciogliesse la lottante anima e le avvinte membra. Infatti poiché non moriva né per destino né
perseguita in mezzo a così grandi pericoli? Quale forza ti spinge a spiagge barbare? Tu sei
inasprire me e te con il tuo pianto; l'Italia la cerco non spontaneamente." per debita morte, ma sventurata prima dell'ora e arsa da subitanea follia, Proserpina non le aveva
quell'Enea che Venere generò ad Anchise presso l'onda del frigio Simoenta? Ricordo che Teucro, il
ancora strappato dal capo il biondo capello né le aveva consacrato il capo all'Orca Stigia. Dunque
fratello di Ajace°,venne un giorno a Sidone, scacciato dalla patria,cercando un nuovo regno con
Iride rugiadosa con croce e ali nel cielo traendo mille vari colori dal sole di fronte volò giù, e le si
l'aiuto di Belo mio padre, il quale allora saccheggiava la ricca Cipro e ne era signore. Da quel
fermò sul capo "Questo, secondo l'ordine, reco sacro a Dite, e te da questo corpo sciolgo". Disse
giorno so tutto della rovina di Troia, di te e dei re pelasgito,Benché ostile ai Troiani, Teucro assai li
così e con la destra troncò il capello: d'un tratto tutto il calore svani. e la vita dileguò nei venti.
lodava e si diceva nato dalla stirpe dei Teucri. Venite dunque, o giovani, entrate a casa mia.
Un'identica sorte volle che anch'io, sbattuta in mezzo a molti travagli, giungessi finalmente a
questa cara terra. Non ignoro il dolore, per questo ho imparato a aiutare chi soffre».

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