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L’assedio a Forte Barbero

La Leggenda dello Spirito

Situato nel Reame delle Bestie, Forte Barbero era la luce di speranza che si affacciava su tutta la costa ovest
del Mare delle Zanne, tristemente famoso per ospitare le peggiori specie di mostri e predoni mai apparsi su
Ghur. Un porto sicuro e prospero, dove ogni razza delle città libere e tutti i suoi alleati, potevano godere del
caldo benvenuto della città. La casata Barbero, una fiera stirpe umana, aveva a carico la protezione della
popolazione locale, fornendo assistenza anche alle nuove comunità che si stavano formando nei pressi della
città.

Magister Mareeno Barbero, attuale ed ultimo governatore del Forte, collaborò con un’alleanza tra gli elfi
della luce e i figli eterni della tempesta per sgominare le forze unite del chaos, vincendo e scacciando gli
assalitori a nord, liberando le sue terre dal male.

Ma la vittoria non fu priva di conseguenze. Molti dei suoi uomini perirono nello scontro, ed altri furono
mandati per ordine diretto del Dio-Re nella crociata di conquista dei territori Andoriani. Le decime di anime
per gli elfi abissali, atte a placare la loro furia e garantire protezione, vennero meno. Il forte rimase senza
difese sufficienti e Magister Mareeno, preoccupato per le sorti del suo popolo, ordinò uno spostamento
civile presso la città di Rimlek, più a nord. Guidò personalmente la marcia e si assicurò che tutti
raggiungessero vivi la loro nuova casa.

Il cuore di Mareeno però, non era in pace. Non poteva permettere che la sua casa fosse abbandonata e in
preda ai pericolosi abitanti di Ghur. Lui l’avrebbe protetta, fino alla fine della crociata. Avrebbe atteso.

Nonostante siano passati anni dall’abbandono del forte, esso si erge possente sulle coste del Mar delle
Zanne. Le bestie che abitano quelle terre si tengono ben alla larga da esso, poiché corre voce che uno spirito
di un nobile guerriero difenda ancora il forte ed uccida chiunque osi violare le sue terre.

La WAAAGH! Teztapiatta

La cosa più sensata per descrivere cosa è adesso la Whaaagh! Teztapiatta, che vanta una storia piena di
efferatezze, sana violenza orchesca e narrazioni poco credibili perfino per un ubriacone al banco di una
taverna, è quella di parlare dei due Kapiguerra che la guidano: Grok e Gruk Teztapiatta. Anche se si
definiscono fratelli essi non lo sono per linea di sangue, nessun orco lo è, ma per quello che viene ricordato
dagli uomini come “l’assalto mancato di Granbevuta”. Come tutti gli appartenenti ai clan degli Ironjawz i due
orchi scalarono le gerarchie da Tozti semplici fino a guidare delle vere e proprie piccole armate. I due
Kapiguerra, ormai famigerati per la sete di sangue, vennero in contatto quando ebbero la stessa idea di
conquistare un insediamento che un gruppetto di omi aveva deciso di costruire senza il loro permesso.
Accampatisi al limitare delle mura cittadine i due Kapiguerra si incontrarono davanti ad una boccale di birra
di fungo per discutere i loro accurati piani ma nonostante che le strategie prevedessero entrambe uno
spietato assalto frontale e a prima vista sembrassero identiche, i due imponenti orchi non furono d’accordo
se chiamare l’invasione Whaaagh! Grok o Whaaagh! Gruk. La tensione aumentò, complici la birra di fungo
ed il sole spietato. Da lì non ci volle molto prima che i Kapiguerra sguainassero le grandi asce da battaglia e
ruggissero in tono di sfida. Il duello infuriò per sei giorni e sette notti e vide gli sfidanti così determinati dall’
uccidersi l’un l’altro da non badare minimamente al rumore dello scontro. Quando finalmente si
accordarono per una tregua e chiamarla Whaaagh! Zpezzamura, i due, guardandosi attorno, notarono che
le proprie armate erano ridotte ad una dozzina di Tozti esausti, un Troll rigonfio e una Grancaccola in coma.
La pila di cadaveri attorno ad essi, però, era davvero enorme. Ridendo di gusto per la bella scazzottata e
compiacendosi del disastro che avevano compiuto i due si resero conto che era meglio continuare a cercare
qualche bella rizza insieme piuttosto che separati. Cambiarono così i loro nomi in Teztapiatta, complice il
fatto che durante la rissa si erano tirati così tante testate che i loro crani erano diventati delle piccole
pianure. La loro prima decisone fu quella di rinfoltire le truppe cercando di assorbire qualche clan rivale a
suon di mazzate e la scelta ricadde su una tribù di Zpezzaossa e su una di Krudelazzi. I Kapiguerra guidarono
un audace attacco all’ accampamento e, dopo aver ucciso il loro Kapoguerra a calci, alle bande
sopravvissute fu concesso di unirsi alla nuova grande Whaaagh! Teztapiatta. Da quel punto le ambizioni
crebbero di pari passo con l’orda e ora Grok e Gruk sembrano intenzionati a dirigere la loro armata verso
Nord. Numerose voci parlano di quanti omi si siano ammassati alla città di Rimlek ed i fratelli sanno bene
che “dove ci zono gli omi, c’è pure la rizza”.

Gibbo si unisce alla WAAAGH!

Se c’è una cosa che ogni pelleverde sa bene, è che una WAAAGH! non passa inosservata. I tamburi e i passi
pesanti dell’orda dei fratelli Teztapiatta si propagava nel terreno, sin nelle profondità della terra. Là
raggiunsero le grosse orecchie di Gibbo Peztafate, un grosso Capotroggoth di caverna, intento a masticare
ciò che restava di un capione della fiera armata nanica mandata a fermare la sua banda. “Altre botte hur,
hur” tuonò ai suoi sottoposti, ed alzando la possente clava si mise in marcia, verso la fonte del rumore. Allo
spuntar della luna la sua Gibborda venne a contatto con il clan da guerra degli orchi. Vedendo la forza
dell’orda di Gibbo, i fratelli Teztapiatta decisero di comune accordo col troll di unire le forze e sciamare verso
la città di Rimlek, dove avrebbero dato una bella lezione ai suoi abitanti.

Grogh Piede Calloso

Questo mastodontico mega-gargant segue la WAAAGH! Teztapiatta barcollando sbronzo tra le file dell’orda.
Esso venne trovato dai gobbi di Gibbo, mentre russava sonoramente all’interno di una vecchia cava per il
marmo. Risvegliato bruscamente da dei gong e delle cornamuse suonate direttamente nelle orecchie, Grogh
proruppe dal suo sonno arrabbiato e con i postumi della sbornia della sera precedente. Dopo aver mangiato
un centinaio di gobbi e prosciugato le acque del fiume lì accanto, accettò di seguire l’orda, a patto di poter
trangugiare tutto l’alcool che avrebbero trovato durante il tragitto. Iracondo e di scarso intelletto, il piccolo
cervello di questo colosso è costantemente annebbiato dagli ettolitri di liquori che trangugia
costantemente; ordinando al possente corpo di procurarsi altro prezioso liquido; e chissà quanto sono
fornite le cantine di quella grande città di cui tutti i pikkoletti parlano….

L’orda prende peso

La WAAAGH! stava sciamando verso nord, attraversando le Grasse Colline, territorio indiscusso della
Ventribù dei Piedini Cicciotti, Tiranneggiata dal famigerato Cornelius Ruber Devon, un ogre talmente grasso
da essersi dimenticato che aspetto avessero i suoi piedi (e talmente furbo da aver addestrato uno gnoblar
con l’unico compito di descriverglieli). Invece di pretendere un generoso pedaggio; come suo solito,
Cornelius ammirò stupito quanta violenza avrebbe potuto scatenare un gruppo così esteso di fedeli di
GorkaMorka. Quanta carne avrebbero potuto mangiare lui e la sua tribù. Un banchetto che poteva durare
settimane… o addirittura mesi. Parlò di persona con i Kapi della WAAAGH! e, venuto a conoscenza del loro
piano, promise i servigi del suo esercito, in cambio del banchetto più succulento di tutti i tempi, la
divorazione della città di Rimlek. L’orda dei fratelli orchi era diventata immensa. Il suolo tremava centinaia di
miglia prima del loro arrivo, erano pronti a distruggere tutto.
Messaggi disperati

Sentinelle da ogni dove giungevano con terrificanti notizie. Una mastodontica WAAAGH! si era formata e
stava marciando verso i territori civili delle città libere. Venne organizzata un’assemblea con i saggi guerrieri
del Dio-Re per discutere su come sarebbe stata affrontata l’orda, ma le forze di Sigmar non sarebbero state
sufficienti per arrestare una così vasta marea di distruzione. Avrebbero potuto opporre resistenza all’interno
della città, ma i danni sarebbero stati ingenti e molti civili sarebbero morti nell’assalto. Non potevano
permettersi un simile attacco. Poi, l’illuminazione. Un vecchio forte degli umani ancora intatto, nonostante il
tempo, tra loro e Rimlek, sulla strada dell’orda Teztapiatta. Forte Barbero poteva essere occupato dalle forze
dell’ordine in tempo per fermare l’avanzata dell’orda; ma per farlo avrebbero avuto bisogno di aiuto.

Il Re, il Bonificatore ed il l’Esportatore di Luce

La richiesta di aiuto giunse al Lord-Imperitant Benitus il Bonificatore delle Paludi, che raccolse la propria
armata (sotto-capitanata da Yndrasta in persona) e scese dai reami di Sigmar, nuovamente in soccorso alle
città libere degli umani. La sua schiera era temprata dai fuochi delle battaglie contro la grande marcia del
Chaos; un’alleanza che anni prima aveva minacciato la stabilità del reame delle bestie ed era stata sconfitta
grazie anche al suo genio tattico.

Con lui, si unì l’armata splendente di Badoglion, duca di Addis Abeba, capo di stato maggiore e lord
commissario di Haixiah; un’altisonante signore degli elfi della luce, unitosi alla crociata dell’alba per volere di
Lord Tyrion. Non era la prima volta che combatteva fianco a fianco con i soldati del Dio-Re, e conosceva
bene le capacità dei suoi alleati, specialmente combinate con la maestria difensiva elfica. Sconfiggere la
WAAAGH! sarebbe stata un’ottima occasione per brillare agli occhi dei suoi signori, e non avrebbe permesso
a nessuno di essere messo nell’ombra. Avrebbe dato un assaggio di pura democrazia Hyshana a quelle
bestie.

Dalle profondità degli abissi del Mare delle Zanne, Re Vitturnos Emmanuel Terzo di Savonn e la sua enclave
di elfi saccheggiatori di anime osservavano attenti le azioni dei due generali mandati a presidiare Forte
Barbero. Il re predone sapeva bene della minaccia che incombeva a sud, ma non se n’era preoccupato,
pensando che il problema si fosse solo ingigantito di voce in voce. Se però due fazioni dell’ordine si stavano
preparando ad un contrattacco così vasto, significava solo una cosa. Se gli orchi avessero abbattuto il forte,
la città di Rimlek (e tutte le anime che la abitavano) sarebbero andate perdute. Inoltre, aveva un grosso
conto in sospeso da saldare con il Tiranno degli Ogre, suo rivale di territorio. -Forse è arrivato il momento di
far vedere come si combatte davvero a quel branco di idioti- pensò; accarezzando la sua lunga spada; ordinò
ai suoi sottoposti di emergere e raggiungere il Forte, pronto a dimostrare quale elfo sarebbe stato il
migliore.

Inizialmente riluttanti nell’accogliere il loro nuovo alleato; i due generali accettarono, loro malgrado,
sapendo che per loro non ci sarebbero stati grandi possibilità da soli; ed i tre cominciarono ad allestire un
piano difensivo per affrontare la WAAAGH! Teztapiatta.

E così ha inizio

Era passato mezzogiorno quando il terreno attorno al forte iniziò a tremare. In lontananza si udivano cupi
suoni di tamburi e corni. L’orda era arrivata. Una vasta schiera rumorosa ed aggressiva stagliava sconfinata
davanti agli occhi dei generali dell’ordine. Serragli di enormi mostri sbavanti gridavano e berciavano la loro
furia, mentre ai loro piedi gruppi ammassati di fanteria battevano le loro armi l’una contro l’altra, aizzandosi
a vicenda. Al centro, un’enorme viverna portava un orco strillante sulla groppa, che abbaiava gli ordini ai
sottoposti. I generali risposero issando le bandiere lucenti e suonando i loro vibranti corni; con i mostri
marini del Re trattenute a malapena dai loro cavalieri, desiderose di carne e sangue.
D’un tratto, una luce ed un grido aquilino si propagarono dal Forte. Davanti agli occhi stupiti dei presidianti,
si erse maestoso uno spirito antico. Benitus lo riconobbe subito. Era il Magister Mareeno Barbero, che anni
prima aveva combattuto al suo fianco nella battaglia contro il Chaos. Il suo spirito si era rifiutato di cedere
alla morte, ed avrebbe difeso casa sua ancora una volta. In coro, venne lanciata la WAAAGH! e l’orda avanzò
furiosa. Il grande assedio a Forte Barbero era iniziato.

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