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IL GRANDE CATACLISMA

- LA STORIA DI NIDAVELLIR -
Sono passati all'incirca 200 anni dal grande cataclisma che cambiò per sempre
Nidavellir, non solo dal punto di vista geografico.
Prima che tutto cominciò vivevano tutti in pace ed armonia, elfi umani e nani
godevano di stima reciproca, condividendo tra di loro idee e conoscenze, furono
cosi in grado di dare vita alla maestosa “Città Diga” di Novigrad, tuttora capitale
del regno.
Situata al centro del continente era il crocevia per le tre principali città, Cintra, la
roccaforte degli uomini, Moria, l'orgoglio dei nani, la grande fortezza costruita
all'interno di una gigantesca montagna, e infine Gran Burrone, l'elegante e
splendente città elfica. Questo faceva di Novigrad una città multietnica nonché la
principale fonte di commercio e il fulcro principale di questo benessere, in quanto
costruita su entrambe le sponde del fiume Jaruga.
La chiamavano e la chiamano tutt'ora la “Città Diga” perché tra una sponda e
l'altra si erge un enorme struttura che rallenta le sue acque, così da prevenire
inondazioni ed elargire il giusto flusso per campi e foreste.
Non tutti però erano in linea con questo pensiero di “mondo unito”, in particolare
un elfo il cui nome era Isengard. Cresciuto fin dall'infanzia a pane elfico e magia
diventò uno dei più giovani alti elfi che la storia possa ricordare, ma non fu solo
questo purtroppo.
Nel corso degli anni in Isengard si instaurò il pensiero che essendo gli elfi l'unica
razza con magia innata, dovevano essere soltanto loro a governare su Nidavellir, non
poteva sopportare che razze, secondo lui inferiori, vivessero alla pari degli elfi
sfruttandone i benefici magici e della loro conoscenza, senza poter ricambiare in
maniera equa. Forte della sua posizione volle sottoporre le sue idee all'alto consiglio
degli elfi ma la cosa non si rivelò una scelta favorevole, fu' infatti sciolto del grado
di alto elfo perché a detta del consiglio, un elfo del suo rango non dovrebbe avere
pensieri cosi impuri.
Colmo di rabbia e frustrazione decise di intraprendere una folle ricerca di un antico
potere nella Regione Selvaggia in grado di fargli ottenere ciò che voleva, ovvero il
dominio totale della razza elfica.
Dopo mesi di ricerche trovò finalmente quello che stava cercando in un antico
castello abbandonato situato sul promontorio, nel punto più a sud di quella
sconfinata giungla.
Ancor prima di riuscire a toccare lo scettro, Isengard poteva sentire l'aura malvagia
che emanava, ma questo non lo fece esitare, aveva previsto che la fonte di quel
potere poteva non essere benevola, ma era l'unico modo per raggiungere il suo
scopo.
Aveva raggiunto un potere al di sopra della propria immaginazione, ora poteva far
cambiare opinione all'alto consiglio, ora poteva distruggerli tutti.
Tornato nelle terre di Gran Burrone lanciò un potente incantesimo in grado di far
calare l'oscurità su tutta la città e i territori vicini, la nube che si addensava
sull'isola aveva trasformato ogni creatura e ogni elfo presente in pura malvagità,
aveva creato i Drow.
Gli elfi oscuri comandati dal Negromante Isengard marciarono alla volta di Novigrad,
dove ad attenderli c'era una città totalmente inconsapevole di ciò che stava per
accadere, umani, nani e persino elfi, quelli che per loro fortuna, o sfortuna si
trovavano al di fuori del raggio d'azione della nube oscura, furono massacrati, quel
giorno e i giorni seguenti lo Jaruga si tinse di rosso.
La risposta a questo vile attacco da parte dei loro “amici” non arrivò a tardare, il
valoroso Re degli uomini, Re Kyros, radunò in breve tempo tutti gli eserciti del suo
regno e lo stesso fece il suo fedele alleato Thorin Testa di Pietra, centennale Re
dei nani.
La cruenta battaglia che si scatenò sulla riva est del Lago Lotbrok non durò molto,
in quanto l'esercito unito di uomini e nani era di numero nettamente superiore alla
popolazione elfica corrotta.
I pochi Drow sopravvissuti batterono in ritirata rifugiandosi in quella che una volta
chiamavano casa, tranne il negromante, ferito e sconfitto si teletrasportò al
castello sul promontorio, non aveva alcuna intenzione di arrendersi era deciso a
sfruttare il suo potere fino al limite e se fosse stato necessario anche oltre.
La torre situata dietro il castello era perfetta per il suo scopo, salì fino in cima e
iniziò a recitare un rituale che durò diverse ore, di colpo una colonna di luce rossa
partì dalla sommità della torre verso il cielo, sembrava non terminare mai.
Gli uomini e i nani dell'esercito unito che si trovavano a Novigrad con i loro sovrani
per rimettere in sesto la città, per un istante furono accecati, non appena gli occhi
ripresero a vedere chiaramente se li schiarirono nuovamente sfregandoseli con le
mani perché quello che avevano sopra le loro teste era una cosa mai vista prima.
Era solo mezzogiorno ma il sole sembrava stesse per tramontare e la notte per
giungere, il cielo era tinto di un porpora intenso, sembrava stesse sanguinando.
La colonna di luce rossa che si estendeva fino al cielo era visibile fino a Novigrad,
solo in pochi se ne accorsero quasi subito, erano tutti con la testa rivolta verso
l'alto terrorizzati.
Tra i pochi ci fu Re Kyros deciso a porre fine una volta per tutte a questa assurda
battaglia, radunò tutti i soldati ancora in grado di sostenere un lungo viaggio e
insieme al suo fidato alleato e amico Thorin Testa di Pietra partirono verso la
Regione Selvaggia, destinazione la colonna di luce rossa, obbiettivo uccidere Isengard.
Si aspettava un attacco e sapeva che le speranze di sopravvivere da solo contro un
esercito anche se piccolo erano pari a zero, decise quindi di attingere nuovamente
dal potere dello scettro, quel potere che oramai lo stava logorando, più lo
utilizzava e più sentiva di perdere se stesso, stava lentamente diventando
qualcos'altro.
Appoggiò la mano sulla colonna rossa pronunciò un breve incantesimo, e sparì nel
portale.
Era notte fonda, dormivano quasi tutti nel forte diroccato a sud del boschetto
fatato, l'aria iniziava a farsi pesante e il cielo terso di sangue non lasciava
intravedere quello che stava accadendo.
Furono svegliati tutti all'improvviso dalle urla dei soldati di guardia, “al fuoco” “ la
giungla sta bruciando”, anche Kyros questa volta rimase come ipnotizzato da quello
che stava osservando, stava bruciando tutta, tutta la Regione Selvaggia stava
bruciando.
Isengard stava in piedi con le braccia protese verso l'alto, intorno a lui una terra
devastata, consumata dalle fiamme, alle sue spalle un esercito di orchi armati di
spade e asce, alcuni reggevano ancora le fiaccole accese.
Gli aveva trovati viaggiando per il multiverso in cerca di un esercito personale,
attirati fin qui al suo servizio con l'inganno, con la promessa che sconfitti i suoi
nemici e raggiunto il suo scopo gli avrebbe donato loro scettro, una promessa che
non aveva intenzione di mantenere.
Un forte boato e a seguire una serie di boati che fecero tremare la terra per
chilometri, era come se il terreno sotto i loro piedi tuonasse. Un gigantesco vulcano
si ergeva ora davanti al negromante, sarebbe stata la sua mossa finale nel caso il
suo nuovo esercito avesse fallito, in lontananza cominciò a sentirsi il fragore delle
spade, l'esercito unito era arrivato.
La battaglia infuriò senza sosta per ore, un piccolo gruppo di soldati guidati dai
valorosi sovrani Kyros e Thorin riusci a farsi largo tra le file nemiche raggiungendo i
piedi del Castello di Isengard dove il negromante si era rintanato, certo oramai che
gli orchi avessero fallito a trattenere l'avanzata di quell'esercito ben più organizzato
di loro, Isengard non aveva altra scelta che attuare il suo folle piano finale. Dalla
cima della sua torre protese nuovamente le braccia verso il cielo e poco dopo il
vulcano che fino a qualche ora prima nemmeno esisteva iniziò a ribollire e a sputare
roccia ardente in ogni direzione, fiumi di lava iniziarono a farsi largo in quella che
una volta era una territorio verdeggiante e ricco di vegetazione, la terra iniziò a
tremare violentemente, grosse crepe si fecero strada in quella che era ora diventata
la Regione Infernale.
Una di queste voragini diventò così grande da spaccare in due il promontorio
lasciando Kyros isolato dal suo esercito, ora sull'isola si trovavano soltanto il Re e il
Negromante.
Mentre Kyros si dirigeva verso la torre per porre fine a questa follia Isengard
sentiva che non aveva più alcuno controllo su quell'enorme potere, sentiva che non
era più lui ad avere il controllo su ciò che stava accadendo.
In quello stesso istante centinaia e centinai di portali si aprirono su Nidavellir
riversando su di esso creature, mostri e abomini da chissà quali altri universi, nel
mare meridionale si scatenò la tempesta più violenta che si sia mai vista generando
un maelstorm di proporzioni gigantesche dal quale emerse un un intera regione
desertica, terremoti maremoti e inondazioni fecero solo da cornice a quella che
sembrava a tutti gli effetti la fine del mondo.
Poteva finalmente vedere la fine delle scale, Isengard ancora con le braccia alzate
intento a continuare il suo rituale gli dava le spalle, la lama lo trafisse come burro
ma dalla punta affilata che gli spuntava ora dal petto non si vide la minima traccia
di sangue, non fece nemmeno un sussulto.
Kyros rimase immobile, incredulo, ancora con il braccio in tensione e la spada
conficcata nella schiena del negromante, le cui mani afferrarono la lama e
trascinarono il re verso di sé, la testa, solo la testa si girò di scatto, dove una
volta c'erano gli occhi ora si trovavano due buchi neri privi di fondo, in quelli di
Kyros, c'era il terrore.
La voce demoniaca pronuncio solo tre parole “Ora sei mio”.
La colonna rossa si schiantò come un fulmine sulla torre, provocando un forte
boato e un accecante esplosione di luce, la tempesta sul Mare Meridionale sparì
all'improvviso cosi come era arrivata, lo stesso fecero i centinai di portali su tutta
Nidavellir e il suo cielo smise di sanguinare.
Anche dopo ore che gli orchi avevano battuto la ritirata i suoi uomini erano ancora
li, a osservare l'altra sponda di quel mare infuocato, sperando di veder comparire il
loro sovrano all'orizzonte.
Solo Thorin Testa di Pietra e qualche migliaio di soldati fecero ritorno nelle loro
terre, il viaggio fu drammatico, molti di loro furono attaccati dalle creature
vomitate dai portali, non erano ancora in grado affrontare certe belve, altri invece
persero la vita per opera di banditi e fuorilegge che in prenda alla devastazione ne
approfittarono per fare razzie nei villaggi sulla strada, i danni causati dalla follia di
Isengard erano davvero ingenti.
Di Re Kyros nessuna traccia.
Mesi dopo, gli elfi che erano sopravvissuti al massacro della loro razza decisero di
trasferirsi sull'isola disabitata di Marijoa, non avevano più una casa a cui tornare,
Gran Burrone era la terra dei Drow adesso, dovano costruirne un altra, ma cosa più
importante non erano più ben visti nei territori dell'esercito unito. Prima di partire
vollero fare un dono di ringraziamento e benevolenza per aver salvato Nidavellir, sia
umani che nani lo ricevettero, gli elfi donarono loro, la magia.
Si sciolse così un alleanza che durava da secoli, solo quella tra umani e nani
continuava a durare e lo fa tutt'ora, ora l'esercito unito pattuglia regolarmente le
strade e i territori delle grandi città, Novigrad è stata ricostruita e cerca di
tornare alla sua normalità multietnica, anche con le nuove razze costrette a vivere
li, dopo aver attraversato i portali che si sono poi richiusi alle loro spalle.
Agli orchi ingannati da Isengard fu permesso di vivere nella Regione Infernale a
patto di restare confinati lì, per precauzione Thorin ordino ad un plotone speciale
dell'esercito unito di ricostruire e stabilirsi nel forte diroccato a sud del boschetto
fatato, per presidiare costantemente l'unica via d'accesso che gli orchi avrebbero
potuto utilizzare, se avessero deciso di violare il patto. Non solo loro erano sotto
l'occhio attento del plotone, anche i Drow che si erano rintanati a Gran Burrone,
ora conosciuta come Città Vecchia godevano di una stretta sorveglianza.
Da ogni parte del mondo partirono esploratori e avventurieri per raggiungere la
nuova terra che il gigantesco maelstorm aveva riportato in superficie, maelstrom
che non era sparito completamente bensì una piccola parte era rimasta attiva sulla
costa est, rendendo quel tratto di mare totalmente impossibile da navigare.
Qualcuno partì anche alla volta della Nordania per cercare di scoprire i segreti che
quella terra nascondeva, impresa già tentata in passato, ma nessuno ha mai fatto
ritorno, ancora ad oggi resta un territorio totalmente inesplorato.
E il gran giorno era finalmente arrivato, dopo aver festeggiato per mesi e lodato
con tutti gli onori dovuti l'impavido Re Kyros, caduto per salvare il mondo, ora era
tempo di ricominciare, era il tempo di un nuovo re. La piazza di Cintra era colma
di gente che saltava, esultava, cantava e ballava, l'incoronazione stava per
iniziare...è tempo di ricominciare.

Fine

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