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NEL NOME DI MARTE 65

KATA
«Shikata
il modo di fare le cose
yomi- be- - -
-
nel comportamento che non venga influenzato da uno o più kata»59 «
»60
del termine, dovrebbe essere la base di tutte le tecniche; va studiato il kata di
ogni singola tecnica, per capire che ogni tecnica richiede determinati movimenti e opportunità.

Yoshitaka Funakoshi (1906-1945) con Shigeru Egami (1912-1981)


Il kata, nella comune accezione del termine.
«Tutte le scuole di Arti Marziali orientali prevedono nei loro metodi di allenamento due esercizi opposti e comple-
mentari fra loro che sono la pratica fondamentale di ogni stile. Ogni scuola, cinese, coreana, vietnamita o giapponese

soli, con uno o più avversari ma comunque sempre organizzati in modo che le tecniche di attacco e contrattacco,
tutte prestabilite, si leghino fra loro e permettano di eseguire un unico esercizio continuo e di una determinata durata
nel tempo che dia la possibilità al praticante di a
. Ad esempio: un corretto atteggiamento mentale, capacità di concentrazione, con-
trollo del respiro e delle proprie energie psichiche, la presa di conoscenza del proprio baricentro e da lì tutto ciò che

cnica
e la propria personalità. Lavorando questi due aspetti nello studio di una disciplina di combattimento il praticante
progredisce, non solo nella tecnica e nella forza fisica, ma con tutto il proprio essere»61
Masatoshi Nakayama ricorda62 «Negli anni 50 su tre ore di allenamento due erano dedicate allo studio del kata.
Io però pensavo che il karate così com'era non avrebbe avuto un futuro perché si sentiva la mancanza del confronto

59 Bruno Carmeni,
60 ibidem
61 Alfredo Vismara e Giuseppe Vismara (judo) Maroni, pag.9
62 mushotoku.it/interviste/Nakayama2: intervista del 1978 a cura di Hoshu Ikeda, Capo Istruttore della Nippon Karate-Do Jyoshinmon Renmei
66 IL KARATE TRIESTINO NEL 202X

reale con un avversario. In quel periodo ci si limitava alla pratica del kata, al bunkai ed alle tecniche preordinate,
non si poteva perciò prevedere di studiare la strategia, la tecnica, la tattica e la tensione di un combattimento»
«Il karate senza test non è vero karate. Uno dei maggiori esper
e ben equilibrata spada se non la si sa maneggiare? meglio possedere un bo-ken, una spada fatta di duro legno)
ed essere molto abili con essa. ticare seriamente il

solo una preparazione di base, un allenamento ancora ben lontano dal vero karate.» (Henry Plee)63
Il
mutevoli condizioni del combattimento: del tutto evidente nella fattispecie del kumite, meno nel kata e relativo bunkai;
nel kata, pur con i

conseguenza; ecco perché kumite e kata devono essere complementari per una corretta e completa forma-
zione di un karateka.

«La tradizione è custodia del fuoco, non adorazione della cenere» (Gustav Mahler64)

Masatoshi Nakayama (1913-1987) kata Sochin Paolo Bolaffio

63 Budo Magazine Europe, dicembre 1968, ed. Judo International, Parigi: «Karate without tests is not real karate. One of the greatest japanese
t wellbalanced sword if one is incapable of handing it? It is better to possess a bo-ken (a
sword made out of hard wood) and to be very skill with it. It is evident that a considerable number of karatekas believe that
se they execute good Kihons, welldone Katas, and from time to time satisfactory Kumites. But this is only a preparation,
a sort of preliminary work-out which is still a far cry from real karate»
64 compositore e direttore d'orchestra austriaco 1860-1911
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È lecito chiedersi quale valenza abbiano i kata ai tempi nostri.


Personalmente, sono convinto che i kata contengano spunti di studio per efficace risposta
alle esigenze marziali moderne. È la conferma che mi attendo da voi Sensei. Se così non
fosse, la pratica dei kata sarebbe ormai un esercizio fine a se stesso, adatto solo a svilup-
pare la psico-motricità ed a vincere medaglie nelle gare di kata; invece, il fatto che ogni
tecnica dei kata abbia più possibili applicazioni dovrebbe consentire di ricercare anche le
applicazioni efficaci contro gli attacchi più attuali ed insidiosi.
Quindi la domanda che vi pongo è:
unti per una difesa personale in un
contesto reale moderno? vi chiedo anche degli esempi pratici

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