Il libro, scritto da Italo Calvino in edizione definitiva nel 1973, si divide in due parti di otto capitoli ciascuna:
il Castello e la Taverna. Tutti i racconti contenuti nell’opera nascono dall’interpretazione che lo scrittore ha
dato ai tarocchi, traendone “suggestioni e associazioni” dal loro aspetto e dalla credenza popolare che, in
sequenza, siano in grado di raccontare una storia, anche se non ancora vissuta, predicendo quindi il futuro.
La parte scritta prima è, contrariamente all’ordine dell’opera, la Taverna dei destini incrociati: nata per
diletto, questa sezione prende forma nella testa dell’autore a seguito di alcune conferenze sulla cartomanzia e
dalle immagini rappresentate sui tarocchi marsigliesi. In una fase di fermo, l’editore Ricci chiese a Calvino
di scrivere un testo per un volume sui tarocchi viscontei di Bonifacio Bembo, diversi da quelli utilizzati da
lui per la prima stesura della Taverna. Calvino ammise che l’ispirazione per questo lavoro gli venne
pensando all’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto (composto un secolo dopo l’opera del miniaturista): vari
riferimenti al poema epico-cavalleresco sono presenti in tutto il libro, dalla struttura narrativa, con storie
aggrovigliate e sempre con gli stessi caratteri, ai personaggi ariosteschi, quali Orlando e Astolfo. Altri autori
citati sono Goethe, Eliot e Lucrezio. Nel giro di solo una settimana aveva composto l’intero Castello e lo
aveva consegnato a Ricci. Il grande successo riscosso dai racconti lo spinse a completare anche la Taverna,
affiancandola al Castello per pubblicare entrambe le parti in un libro autonomo. Nonostante le difficoltà
riscontrate con i tarocchi marsigliesi e il continuo lavoro di riscrittura per piccoli dettagli che nell’intreccio
riuscivano a capovolgere un racconto intero, alla fine immaginò anche un Motel dei destini incrociati (mai
scritto), ambientato in epoca a lui contemporanea e sfruttando i fumetti presenti sui quotidiani per un gruppo
di superstiti sfuggiti a una catastrofe misteriosa. La differenza tra il Castello e la Taverna non sono solo le
trame descritte a partire dai due mazzi, ma anche il linguaggio: leggendo le due sezioni si nota il livello più
alto del primo capitolo, a favore dei tarocchi viscontei, di stampo rinascimentale, a differenza dei marsigliesi,
di epoca medioevale. Entrambe le parti prendono le mosse da un piccolo prologo: i protagonisti (un cavaliere
nel Castello e un non meglio identificato gruppo nella Taverna) passano attraverso un bosco verso sera e
giungono alla destinazione che dà il nome al capitolo.
Storia dell’indeciso:
Un uomo, alla festa delle sue nozze, in preda al dubbio di aver scelto da donna sbagliata tra le due che erano
a sua disposizione, va a prendere aria nel bosco. Riflette sul fatto che non gli dispiaceva rinunciare a
entrambe, così sale su un carro trainato da due cavalli e, per evitare di scegliere, come aveva sempre fatto
nella sua vita, lascia decidere loro dove dirigersi. A un bivio i due palafreni tirano l’uno verso una parte e
l’altro verso l’opposta: l’uomo scende e sale sull’albero al centro dell’incrocio. Due gemelli, arrampicati
come lui, gli dicono che c’è una città sospesa in cima alla pianta. Il paese è quello del tutto, dove “le scelte si
bilanciano, […] dove si riempie il vuoto che rimane tra quello che ci s’aspetta dalla vita e quello che ci
tocca”. Arrivato, trova un angelo\sovrano che afferma che lì troverà tutto ciò che cerca. L’uomo fa una
prova, dicendo che ha sete, e l’angelo gli mostra due pozzi: doveva solo scegliere a quale dissetarsi. Accanto
ai pozzi si ergono due torri identiche e opposte alle cui finestre si affacciano le due donne da cui era
scappato, ciascuna armata con una spada o una penna d’oca, allegorie delle passioni e della ragione. La sua
sete però non sarebbe in grado di essere saziata da nessuno dei pozzi, così chiede il mare. Il sovrano glielo
concede e si scatenano dei cataclismi sulla Terra, poi si alza: si mostra come il diavolo (con cui hanno a che
fare coloro che non prendono decisioni o vanno a fondo alla contraddizioni) e i due gemelli di prima
appaiono al suo fianco. Il maremoto sta sommergendo la cima dell’albero e l’uomo rimane sommerso,
sminuzzato e passato attraverso i vulcani. Finita la tortura, l’uomo incontra il suo opposto, ovvero colui che
avrebbe preso le decisioni opposte alle sue e a cui ha impedito la scelta non scegliendo.