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Aubrey Beardsley

Aubrey Beardsley nasce a Brighton, in Inghilterra, nel 1872. Un anno dopo nasce la sorella, cui rimarrà
particolarmente legato per tutta la vita, tanto da alimentare false dicerie su un rapporto incestuoso
con la stessa. L'infanzia dell'artista è molto difficoltosa perchè gravata da enormi ristrettezze
economiche. In realtà la madre, che era una donna innamorata dell'arte e della musica, era figlia di un
personaggio importante, un primario chirurgo dell'esercito inglese di stanza in India. Il padre, che
aveva una piccola rendita, cade quasi immediatamente sul lastrico. Perchè si trova costretto a pagare
una multa molto salata per aver annullato un precedente fidanzamento (la figura del padre rimarrà
sempre sbiadita per l'artista). La famiglia quindi si regge grazie al lavoro della madre (che dava lezioni
private di musica). Beardsley è un bambino prodigio, già in tenera età (fin dai 5 anni) dava piccoli
concerti privati in casa propria, che già suggerivano il talento del bambino per l'arte. Lui stesso diceva
che "se c'è qualcosa che conosco è la musica" cosa che possiamo intuire dall'estrema musicalità dei suoi
disegni. L'armonia dei suoni era da lui riprodotta attraverso la musicalità della linea. Ma un’altra cosa
che segna l'artista molto profondamente però è il teatro. All'età di 15/16 anni fonda una piccola
compagnia teatrale con la sorella, scriveva i testi personalmente e disegnava il programma e dava
piccoli spettacoli domestici. Nelle lunghe giornate coricato a letto, la lettura è inevitabilmente parte
fondamentale di Beardsley, che diventa fondamentale per vivere la vita che gli era impossibile vivere
fisicamente. Non nasce quindi come pittore/disegnatore, anche se ci sono rimaste tracce dei suoi disegni
infantili. E anche se da ragazzino, dato che disegnava bene, una benefattrice per aiutare la famiglia che
era in condizioni miserabili, gli commissiona dei disegni. Nonostante questo l'artista nasce piuttosto come
musicista e appassionato di teatro e letteratura. La lettura che prediligeva era quella di Shakespeare,
che conosceva molto bene. Leggeva anche Dickens. Le prime esperienze dell'artista arrivano quando,
grazie ad una zia ed alla famiglia della madre può iscriversi al liceo di Brighton. Gli anni del liceo sono
fondamentali per lui, non solo perchè ai tempi il liceo era fondamentale quanto l'università ai giorni
nostri, ma soprattutto perchè oltre agli studi classici importanti che fà, di cui esegue le prime
tavole/illustrazioni, anche perchè avrà un tutor, un tale Arthur King che gli mette a disposizione la sua
intera biblioteca, incoraggiandolo a disegnare. Uno dei primi lavori che conosciamo dell'artista è un
disegno di costumi per "Il pifferaio magico" dei fratelli Grimm. Al liceo comunque si fermerà poco, già
prima della tavola del pifferaio magico aveva dato le dimissioni dal liceo, poichè la famiglia aveva bisogno
del suo aiuto economico. Quindi all'inizio del 1889 lascia il liceo, si trasferisce a Londra ed inizia a
lavorare, prima in uno studio di un architetto e dopo in un'agenzia di assicurazioni. Disegnerà la sua
esperienza, in un disegno molto toccante che s'intitola "Le rovine di un poeta" del 1892. Egli è un'artista
che esaurisce la sua arte nel giro di cinque anni, poichè morirà giovane per una malattia ai polmoni (tisi,
che l'aveva colto per la prima volta a 7 anni). Dunque Beardsley lavora in 5 anni e in questi anni non
sempre, poichè la malattia lo lasciava spesso molto spossato (morirà a 25 anni). Eppure in questi anni,
pur così pochi e pieni, riesce ad essere così significativo, che gli anni della sua vita vengono definiti "gli
anni di Beardlsey". Segno della sua eleganza raffinata erano i guanti, il bastone e i completi, sempre
nell'ottica "dandy" che la vita dovesse diventare un'opera d'arte. Egli cura estremamente la sua
eleganza esteriore, come modo di contrapporsi alla società borghese. Egli ha dei modelli di riferimento
iniziali, cioè i Perafaeliti, quella confraternita di artisti che si rifaceva al '400 puro. La prima opera
conosciuta di Beardsley è un disegno di costumi per "il pifferaio magico" dei fratelli Grimm del 1888. Nel
1891 Beardsley decide di dedicarsi completamente alla pittura. Mentre a Londra incomincia a
frequentare i musei ed inizia ad avvicinarsi al Mantegna ed ai Prerafaeliti, conosce anche a Londra
Whistler. Nella casa di Whistler ha l'occasione di vedere la famosa "stanza dei pavoni" (Peacock room),
che l'artista americano aveva dipinto tra il 1876 e il 1877, ispirandosi alla pittura giapponese. Il
pavone è simbolo dell'immortalità in tutta la storia dell'arte a incominciare in particolare dai bizantini
(che li dipingevano sulle tombe e nell'arte sacra). Anche Whistler dipinge i pavoni, ma quei pavoni più che
dare un'idea di immortalità danno un'idea di movimento, sono disegnati in forme curve che sono
un'espressione tra le più precoci del Liberty, quello stile che in Inghilterra e anche in Italia si imposta
su forme floreali ondulate. Beardsley parte da qui, dalla riflessione su Whistler ma anche sui rafaeliti.
Nel 1891, superato un periodo di malattia, decide per sempre di dedicarsi alla pittura e al disegno.
Mentre a Londra comincia a frequentare i musei, appassionandosi soprattutto al Mantegna e ai
Prerafaeliti. Le prime opere importanti che conosciamo di Beardsley sono le illustrazioni per "Salome" di
Oscar Wilde, grande scrittore irlandese dalla tragica vita (verrà condannato a due anni di lavori forzati
per aver avuto un rapporto omosessuale, che lo portano a una malattia da cui non si riprenderà più e
successivamente alla morte). O.Wilde aveva inizialmente riscritto la tragedia di Salomè in francese, che
viene infatti presentata prima in Francia e successivamente arriva in Inghilterra. L'Inghilterra stava
attraversando l'età Vittoriana, sotto il lungo regno della regina Vittoria. In quest'epoca il credo
popolare era quello di evitare ogni accenno alla sensualità. La società presentava lacerazioni sociali,
psicologiche e culturali che vennero risolte con faticosi compromessi e precari equilibri tra ipocrisia e
realtà dello sfruttamento, fede e scienza. In quegli anni si evidenziò fortemente anche il divario tra
classi ricche e povere. Divenne un'epoca nota per l'impiego di minori in fabbriche, miniere e spazzacamini.
Gli artisti dal canto loro cercano di esprimere il fatto che gli uomini abbiano pulsioni tutt'altro che
dignitose che li dominano e che sono più forti del raziocinio. cercavano quindi di esprimere il negativo, il
male da cui la società cerca di difendersi ma che non è eliminabile. un modo di esprimere questi concetti in
O.Wilde è la tragedia di Salome. In Beardsley, lo stile e la magia del linguaggio sono più forti del
contenuto. L'opera ne sa più dell'autore, quando è una vera opera d'arte. L'opera esprime la capacità
della linea di essere autonoma dalla realtà. La parola linea ha un'origine molto concreta, deriva da "lino", il
filo. L'opera di Beardsley sarà sempre legata alla linea, guardando ai vasi greci, all'arte giapponese,
all'800, al Mantegna e a Botticelli. Egli trova che la linea riesca, già da sola, senza le ombre ed il colore,
tutto ciò che si può esprimere. pensa anche che la linea non debba avere spessore, le linee sono uguali per
tutto il disegno, sia ciò che è in primo piano sia quello che è in secondo piano. il nero è espresso con una
tecnica chiamata "black death", un nero senza tonalità e screziature, senza sfumature, chiaroscuri o
mezzi toni. completamente levigata. Beardsley quindi scopre, in anticipo con le avanguardie, che il
disegno, l'arte, non si ispira alla natura e alla realtà, ma è autonoma. il linguaggio, le parole, non sono le
cose. (questo sarà il comune denominatore di tutte le avanguardie). Beardsley sarà il maggior artista
dell'Art Nouveau, quello stile che alla fine dell'800 si esprime perlopiù con linee curve, organiche, che
ricordano le linee arrotondate che ci sono in natura (le ricordano ma non le copiano). Beardsley si ispira
soprattutto all'arte Giapponese, soprattutto nel momento in cui in Europa arrivano i disegni e le
incisioni dei grandi maestri giapponesi, di cui era un grande collezionista. Si forma a questa scuola e nelle
sue opere anticipa l'astrattismo europeo. Nella filosofia zen, il vuoto è più importante del pieno, la
filosofia orientale pone al vertice della sapienza due comandamenti: non fare e non agire. Proprio il
contrario dell'occidente! Il filosofo, il saggio, non è colui che agisce, ma colui che si sottrae alla follia
dell'agire. Come specchio di questa filosofia, il vuoto, l'assenza e lo spazio bianco diventa più importante
della presenza. Beardsley riprende questa filosofia giapponese e sul vuoto, sul bianco dell'assenza traccia
i suoi segni. Queste opere creavano scandalo certamente perchè erano intrise di rimandi sessuali e anche
di elementi scandalosi, come nella figura di Salome (un nudo che si intravede tra i vestiti) o quelle forme
ondulate che le decorano la testa. Il distacco dalla natura. Quindi Beardsley è sì l'artista più importante
dell'età liberty (la parola liberty viene da un negozio giapponese che vendeva oggetti giapponesi), ma
anticipa addirittura l'astrattismo. Beardsley è anticipatore dell'astrattismo geometrico di Mondrian e
Kandinskij, ma non solo, negli stessi anni in cui Freud, scopre che l'eros, la pulsione amorosa, è centrale
nella nostra vita, che l'istinto sessuale è già presente nei bambini e che quello che i greci chiamano "eros"
la forza oscura che ci domina, è una delle forze che dominano l'uomo, Klimt in Austria e Beardsley a
Londra, dimostrano le stesse cose attraverso il disegno. Freud scopre e dimostra che eros e istinto di
morte sono le due forze che animano e dominano l'uomo, e che se vengono soffocate malamente, rimosse,
portano alla nevrosi. Dopo il grande successo delle tavole per Oscar Wilde, l'artista cambia stile. Ne "le
scarpette di Cenerentola" che disegna per Yellow Book, disegna una figura che potrebbe essere tratta
dal Rococò Europeo. sono gli ultimi anni della vita di Beardsley, che si sposta continuamente da Londra,
cercando un clima migliore che possa alleviare la malattia senza successo. Morirà a Mentone di
tubercolosi. Tra le ultime opere troviamo "la morte di Pierrot". La sua ultima opera in assoluto sono le
illustrazioni per il Volpone. In punto di morte l'artista chiederà al suo editore di distruggere tutti i
disegni scandalosi che aveva eseguito, per fortuna l'editore non lo farà, perchè i suoi non sono disegni
scandalosi, ma bensì una ricerca profonda della verità della vita ma anche la verità del segno, la bellezza
e la grandezza della linea, la capacità del disegno di essere un'opera d'arte totale.

Beardsley afferma di "disegnare quello che vede", sostiene di non effettuare nessuna deformità su quello
che vede. Beardsley ha un linguaggio in apparenza scandalistico, ma in realtà anticipatore
dell'espressionismo e dell'astrattismo del '900. Bearsley ha molti punti di contatto con Gabriele
D'Annunzio, passato alla storia per la vita particolare, per il suo dandismo e l'alone di scandalo che lo
circondava. Ma è stato soprattutto uno straordinario forgiatore di espressioni linguistiche. Per esempio
l'Espressione "Beni Culturali" infatti è stata coniata da D'Annunzio stesso, egli inventa e conia molte
altre espressioni. Anche Beardsley, al di là di come sia stato recepito come disegnatore trasgressivo, che
andava a colpire i tabù, in realtà la sua grande forza e dimensione artistica consiste nella capacità di
creare un linguaggio che anticipa le conquiste delle avanguardie (il fatto che l'arte è indipendente dalla
realtà, una verità che gli artisti hanno sempre conosciuto e praticato). Ed è proprio questa dimensione
che è la più difficile da capire (nel suo tempo, non per noi) di Beardsley. Ciò che più scandalizzava
dell'artista non erano i disegni morbosi, ma il suo tratto, il suo modo di disegnare la figura. Quella che
veniva chiamata "la donna di Beardsley" era il massimo dello scandalo (possiamo vederlo a pag. 71).

"Incontro tra il Borgomastro ed il Pifferaio" (1888) Beardsley disegna un incontro del borgo mastro e
del pifferaio con molta libertà, poichè veste il pifferaio come se fosse Dante e il borgo mastro con un
vestito 6/7centesco. Ma quello che è interessante è il volto del pifferaio, che è deturpato in una smorfia
satanica. Ma poichè è il primo incontro tra i due, il pifferaio non dovrebbe ancora sapere della truffa a
suo danno. Già qui l'artista esprime quell'idea della vita che avrà sempre, di un male originario che non
dipende dalle circostanze (il pifferaio non diventa cattivo perchè è stato tradito, era già cattivo di suo).
La cattiveria domina l'uomo (in particolare la donna) ed occupa l'animo umano.

Disegno di pag. 71: vediamo una signora elegantemente vestita in un lungo abito. con un pizzo che
impreziosisce il corpetto. un vestito molto castigato come diremmo oggi. un cappellino con un fiore. ma
quindi cosa disturbava in un disegno assolutamente "casto" come questo? disturbava il fatto che non
fosse realistico. come si può notare Beardsley disegna senza dare un'ambiente nè interno nè esterno. la
donna si staglia nel bianco del foglio, non ha ombre nè chiaroscuri, e quindi la sua è un'astrazione. cioè è
fatta solo con la linea, e come sappiamo la linea non esiste in natura.

Disegno di pag. 27: altro esempio di una "Beardsley woman". si tratta di una ragazza che si sta
dirigendo verso un negozio di libri, vestita in modo assolutamente appropriato e senza nulla che possa
dar fastidio. eppure è un disegno che non imita la realtà, ci sono delle linee nere e dei segni di matita.
tutta l'opera è un contrasto tra bianco e nero. noi possiamo individuare degli alberi, la vetrina di un
negozio etc. ma sono tutti segni reinventati dall'artista, e lo è anche l'anatomia della figura.

Disegno di pag. 53: Beardsley si ritrae alla scrivania dell'ufficio in cui lavorava. In alto di fronte a lui
vediamo dei libri di poesia chiusi, chiusi poichè l'artista non riesce a leggerli ed è invece costretto a
compilare i libri mastri aperti di fronte a lui. i libri mastri sono rappresentati in maniera molto più
grande di quel che sono normalmente. quando esegue questo disegno si è già avvicinato ed ha riflettuto
sull'arte giapponese. infatti in primo piano possiamo trovare un disegno di fiori che riprende un motivo
giapponese, ma soprattutto la spazialità giapponese, non si capisce se è un ornamento, una decorazione,
oppure c'è un tappeto che si trova nella stanza, poichè l'artista riduce di molto la prospettiva
tradizionale e disegna su di un solo piano. da notare anche la scansione del disegno, in rettangoli, che
sembra già un quadro di Mondrian.
Salomè (1893): O.Wilde parte dall'episodio evangelico: Erode il grande conviveva con Erodiade (che non
era sua moglie), viene piacevolmente colpito dalla danza
della giovane Salome (figlia di Erodiade), incautamente
lasciatosi andare a promettere alla giovane tutto ciò
che desiderasse. Salome, ispirata dalla madre, chiede la
testa di Giovanni Battista. Fin qui il vangelo. O.Wilde
rielabora poi la tragedia. Secondo lui Erodiade stessa
chiede a Erode la testa del Battista, poichè
innamorata di lui ma respinta. La tragedia di Wilde è
alquanto datata, interessante perchè andava contro il
perbenismo dell'epoca, ma datata poichè esprime
un'idea della donna tentatrice, la donna che porta
morte, come se l'uomo fosse solo appannaggio del
genere femminile. Le immagini di Bearsley furono
talmente impattanti che Salomè fu la sua opera più
famosa e che lo rese famoso in tutto il mondo. Qui il
segno diventa ancora più sintetico, i riferimenti al
giapponismo diventano ancora più evidenti, non tanto
per i vestiti ma per l'immaginario che l'artista crea.

Salomè e Giovanni Battista: Salome è la figura in primo piano (và specificato poichè l'artista non
faceva distinzione nel disegno tra uomo e donna). il curvare la linea si ispira sì alla natura, (in natura la
rotondità è una delle forme più comuni e diffuse), ma si noti come è disegnato il corpo, i particolari. il
corpo della figura non ha più nulla di naturalistico, la
testa molto piccola, l'acconciatura che in realtà sembra
fatta di petali/ali di farfalla. quello che interessa
all'artista non è tanto il bacio, ma l'invenzione, basti
guardare i riccioli di Salomè, o il movimento del sangue
che cola dalla testa di Iocanan, che diventa una specie di
giunco, di filo d'erba, creando a sua volta un fiore. e poi
ancora lo spazio bianco senza ombre, senza chiaroscuri.
l'opera potremmo dire è già un'opera astratta, non
perchè non abbia una figura, ma perchè è assolutamente
libera nell'uso della linea e del disegno.
Morte di Siriano: personaggio segretamente innamorato di Salomè, che si ucciderà per l'amore non
corrisposto. la figura, che sembra una figura femminile è in realtà un amico che gli dà l'ultimo saluto. in
questo intreccio c'è una retorica. se però guardiamo oltre al contenuto, cioè oltre all'idea della donna
cattiva che provoca la morte dell'innocente, e guardiamo lo stile ed il linguaggio straordinario, vediamo
che la composizione si imposta su due linee rette, una verticale attorno a cui si avvolge il ramo di fiori,
che simboleggia la vita, e una orizzontale su cui si appoggia il corpo di Siriano. se notiamo il motivo
dell'albero, disegnato in maniera antinaturalistica, verrà poi ripreso da Kandinskij.

Autoritratto (1894) Beardsley si ritrae malato, con il volto piccolissimo, molto più piccolo di quello che
dovrebbe essere, in mezzo alle coperte, sopra ad un baldacchino enorme, opulento, carico di fiori e di
piccole nappe. dentro a questo baldacchino c'è una sorta di figura mitologica, una specie di erma, segno di
vitalità, che però non riesce a trasmettere all'artista nessuna vitalità. in alto c'è una scritta che è
presa da "Il pedante gabbato" di Cyrano de Bergerac che
dice "per tutti gli ospuri (accidenti) i mostri non sono solo in
Africa", vuol dire che il negativo che noi spesso identifichiamo
in qualcosa di preciso, in un luogo, (allora l'Africa, che
nonostante il colonialismo sembrava ancora la terra dei leoni)
il negativo è ovunque (quindi non soltanto in Africa). e la cosa
più interessante è che l'artista lo scrive sull'autoritratto,
già diverso da quello che gli artisti facevano allora (si
rappresentavano o nello studio, magari reinventato, come
Chagall che si ritrae nel suo studio con 7 dita della mano;
oppure si rappresentavano in mezzo alla natura, che
ritenevano il vero nuovo studio) invece Beardsley si
rappresenta malato, a letto, incapace di disegnare o di
dipingere, come soffocato da tutto ciò che ha intorno. il
baldacchino enorme rispetto al suo corpo, enorme anche quella
sorta di erma fallica che pende dentro al baldacchino. quello
che gli interessa è sottolineare la sua cognizione del
negativo, lui sa che i mostri sono ovunque, anche dentro di
noi.

Le scarpette di Cenerentola (1894) pag. 74: disegnata per lo Yellow Book, rivista che diventa
famosissima in Inghilterra, di cui Beardsley era un po' l'anima. Di cui l'artista era un po' l'anima.
Disegna una figura che potrebbe essere tratta dal rococò europeo. Sullo sfondo vediamo un'arcata
rinascimentale ed i cespugli di rose che sono dietro di lei sono inquadrati in due triangoli, in modo da
rendere la simmetria rinascimentale e del primo barocco. anche qui però emerge quel senso del negativo
che Beardsley sentiva profondamente, e che è un pò il messaggio, l'insegnamento aspro ma salutare che
ci dà. Cenerentola che disegna non è affatto la Cenerentola della fiaba. Beardsley dice di riallacciarsi ad
un romanzo di un certo Ector Sandgus, il quale però non esiste e non è mai esistito. Era quindi senz'altro
una sua invenzione. Questo misterioso scrittore racconta una storia completamente diversa da quella
tradizionale. Cioè che Cenerentola non solo riesce a farsi trovare dal principe che la ritrova attraverso
la scarpina di cristallo, ma è anche lo strumento della sua morte, poichè dopo le nozze una delle due
sorellastre avvelena Cenerentola mettendole del veleno in una scarpina. Non che nella fiaba originale non
esista del negativo, anzi, esiste in ogni versione di Cenerentola, anche quella a noi sconosciuta, ma nella
versione conosciuta c'è il lieto fine. Questo è il grande valore della fiaba, che esprime le paure della
protagonista, che viene avvelenata.

Abbè (1895): che viene pubblicata su una rivista a cui Beardsley collabora chiamata "The Subway". La
rivista precedente, "The yellow book", dopo che Oscar Wilde era stato condannato a due anni di lavori
forzati (che equivalevano a una condanna a morte), aveva licenziato Beardsley perchè legato a Wilde.
Viene quindi licenziato ma trova un nuovo lavoro in questo rivista che aveva un titolo molto provocatorio,
perchè era in realtà il nome dell'albergo in cui Wilde si appartava (cosa che tutti sapevano) dopo il
processo di cui tutti i giornali avevano parlato e seguito con morbosa attenzione. Beardsley realizza una
serie di tavole ispirate al '700 e che sono il contrario delle tavole da lui fatte fino ad allora. Abbiamo
visto che nella "Beardsley Woman" e nelle altre che il vuoto era più importante del pieno, e che il bianco
era una parte fondamentale del suo lavoro. In queste opere invece diventa realmente barocco. Basti
guardare l'immagine, l'Abate è Beardsley stesso
(che sono anche le iniziali del suo nome). Egli si
disegna in una foresta di fiori giganti, di alberi e
foglie dove non esiste un solo centimetro bianco, e
se vediamo del bianco è la descrizione di una vena
d'acqua, o delle ali bianche di una farfalla, o di un
petalo bianco; insomma c'è una sorta di "orror
vaqui", (orrore del vuoto) e una proliferazione di
grandissima vitalità e vitalismo che dà l'idea di una
natura che crea incessantemente fiori, frutti,
alberi ed elementi di ogni genere. anche qua
Beardsley si rappresenta senza nessuna
attenzione alla verosimiglianza. Il volto è
piccolissimo, sepolto dalle vesti, dal mantello, dalle
lunghe piume, dalle cinture, dalle nappe e dai pizzi.
Il volto scompare e quello che conta è la maschera
delle vesti. ma addirittura più piccola del volto c'è
la mano, la mano sinistra (quella destra è coperta e
diventa una forma ammiccante ed allusiva) esce dal
manicotto con le due dita minuscole che tengono il
bastone, e sono talmente piccole che non si notano,
come una di quelle corolle che vediamo in primo piano.
Illustrazione per "Lo specchio dell'amore" di Raffalovich (1895): in quest'opera, Beardsley disegna un
ermafrodito (figura mitologica insieme femminile e maschile) al centro. opera che viene censurata poichè
l'autore si rifiuta di pubblicarla. siamo intorno la 1895,
anno in cui si svolge il processo di O. Wilde. erano
passati pochi giorni dal processo che aveva tenuto
banco su tutti i giornali. la figura così esplicita, allora
incuteva paura. invece non è tanto la figura che
avrebbe dovuto turbare il lettore, poichè è una
rappresentazione classica di Mercurio, dio della
comunicazione e della parola. ma avrebbe dovuto essere
più urtante quell'insieme di forme che apparentemente
sono un candelabro, figure erogene. nelle opere di
Beardsley continuamente ci saranno questi rimandi.

Tavole per Alexander Pope (1896): Pope fu il massimo scrittore del '700 Inglese. le tavole vennero
eseguite per il suo capolavoro "Il ricciolo rapito", parodia della società dei nobili britannici. un uomo taglia
una ciocca dei capelli di una donna, questo riccio scatena addirittura una guerra. parodia di come la
società del tempo desse importanza alle cose inutili e non a quelle che contavano davvero (come succede
tutt'oggi nella nostra società). anche qui Beardsley reinventa non tanto lo spazio, che ritrova una certa
prospettiva (anche se guardando le due figure sedute vicino la finestra non sono in corretta prospettiva
rispetto al primo piano), ma soprattutto reinventa la figura stessa. in primo piano vediamo un nano,
che è in realtà una figura armoniosissima in miniatura. sono gli ultimi anni della vita di Beardsley, che in
ultimo si sposta continuamente da Londra, cercando un clima migliore che possa aiutare la malattia, ma
senza successo, morirà a Mentone.

Annunciazione: aveva provocato un grande scandalo poichè il titolo fà pensare all'annunciazione di Maria
di Nazareth. in quest'opera però l'artista non aveva nessun intento blasfemo, voleva solo esprimere
l'annunciazione dell'amore da parte di un angelo a una giovane donna.

Il trionfo di Giovanna D'Arco: è un fregio che Beardsley disegna subito dopo aver incontrato Beard
Jones. Giovanna D'Arco, in quest'opera entra nella città di Orleans con il suo esercito in quel momento
vincitore. come entra un esercito vincitore in una città conquistata? entra con la forza, uccidendo e
stuprando. Invece l'artista disegna, con un tratto sottilissimo, quasi invisibile, un corteo di giovani e
fanciulle che entrano quasi a passo di danza, fra lunghi squilli di tromba, gettando petali in mezzo alla
strada. come un corte di Carnevale, una festa danzante. La santa guerriera, figura straordinaria della
storia europea, viene rappresentata come una banalissima ragazzina che "oltre a pensare alla toilette
non fà altro nella sua vita" (Pontiggia cit.). ma, oltre a questo, possiamo vedere con chiarezza la
suggestione data da Beard Jones. proprio per via di questo incontro ha un momento di sbandamento, e
lo vediamo in un modo di disegnare differente nell'artista.

La morte di Pierrot (1896): in cui disegna, sempre con i suoi segni allusivi. basti guardare la gonna di
Colombina, è sempre un richiamo a zone erogene del corpo disegnate sulla gonna. per Beardsley queste
forme erotiche erano la ricerca di ciò che è sotto la
superficie del razionale, di quella fisicità che la società
vittoriana voleva nascondere e che lui fa emergere nei
luoghi più inaspettati.

Illustrazioni per Volpone (1897): sarà l'ultima opera dell'artista, che realizza pochi mesi prima della
sua morte. è un'opera teatrale, capolavoro del teatro elisabettiano del '600. scritto da Ben Johnson,
che dopo Shakespeare è considerato uno dei più grandi
autori teatrali inglesi. in quest'opera crea anche dei capo
lettera (lettere istoriate con funzione decorativa,
segnava la prima lettera della prima pagina di un
capitolo). infatti quella che vediamo a pag. 99 è una
lettera, la N. in primo piano vediamo una Venere con un
Cupido, che, invece di scoccare la freccia d'amore come
nell'iconografia tradizionale, lo vediamo rappresentato
come una bambino che corre verso la madre allargando le
piccole braccia. è ancora una volta un autoritratto
dell'artista. che si rappresenta come un bambino
desideroso di affetto, correre verso una figura femminile
che rappresenta l'arte. il bambino rappresenta
l'immagine della sanità e della purezza.

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