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I POETI ELEGIACI:

L’elegia è un componimento caratterizzato da un distico elegiaco, formato da un pentametro e un


esametro.

L’ELEGIA NASCE IN GRECIA E TRATTA TANTI TEMI (PLURITEMATICA, tratta temi come guerra, amore, storia,
politica).

NEL MONDO GRECO HA TRE FASI:

Età arcaica;

Età classica;

Età ellenistica.

Però dal V secolo, in Grecia, le forme teatrali hanno più successo della poesia elegiaca, per questo subisce
una crisi.

Per quanto riguarda l’elegia a Roma:

La metrica greca venne ripresa poi dai romani. Molto famoso anche il detto di Quintiliano: “anche
nell’elegia i romani gareggiano con i greci”. Infatti possiamo trovare il primo esempio di poesia elegiaca nei
Neoteroi e in Catullo (basti pensare al carme 68), dove troviamo il tema dell’amore sofferente e il labor lime
unito alla poesia Callimachea. L’elegia a Roma è monotematica, il tema ricorrente è quello amoroso.
Solitamente parliamo di un amore tormentato, in cui lei tradisce l’amato, quindi un componimento in cui
non troviamo un sentimento corrisposto. L’amore viene visto come una “patologia” di cui solo la ragazza è
l’artefice. La ragazza in questione non è una matrona bensì una giovane fanciulla appartenente ai bassi
ranghi della società (una donna popolana). Quindi l’amore di cui parliamo non solo è una forza devastante,
non è solo fides, ma viene anche presentato come “servitium amoris”, servizio d’amore. Il fautore della
poesia elegiaca romana fu Cornelio Gallo (insigne uomo politico, homo novus, 69-27 Ac, lo troviamo
nell’ecloga decima di Virgilio e nel quarto libro delle georgiche, cadde in disgrazia sotto ottaviano e si tolse
la vita). Egli scrisse una raccolta di elegie divisa in quattro libri intitolata “Amores”, in cui parlava di una
certa Licoride (che sotto pseudonimo dovrebbe essere la bellissima liberta Volumnia), una ragazza
appartenente ai bassi ranghi della società di cui si era invaghito. Il poeta, quando ama, vive una vita
perfetta, anche se soffre, anche se non è corrisposto. Il poeta che ama è autosufficiente, non dipende da
nessuno, ama per la gioia di amare. Dell’opera di Cornelio Gallo abbiamo pochi frammenti.

Elementi fondamentali della poesia elegiaca a Roma:

1. Impronta autobiografica
2. Intensa passionalità
3. Unicità della storia amorosa

L’amore nella poesia elegiaca viene visto come esperienza unica e irripetibile che conduce all’autarcheia,
riempendo l’esistenza. L’amore viene visto come servitium, il poeta vuole servire la donna amata (domina),
troviamo quindi un “fides et fedus”, patto d’amore consacrato da leggi umane e divine. Il poeta nella poesia
elegiaca si innamora di una popolana, per questo motivo deve celare il nome dell’amata sotto pseudonimo,
proprio per tenere la relazione segreta. Di solito questo amore però sfocia in un esito drammatico, il poeta
rinuncia all’amore, si ha quindi una separazione totale. L’amore devastante e alienante porta alla nequitia,
conseguenza della devastante passione amorosa, il poeta preferisce vivere una vita ritirata da tutti, al di
fuori della società in campagna piuttosto che stare in città, luogo di tentazione e pericolo. L’amore elegiaco
va contro il mox majorum perché si tratta di un amore extraconiugale che va oltre il vincolo indissolubile del
matrimonio.
TIBULLO:

Albio Tibullo è il primo poeta elegiaco di cui si è conservato un numero cospicuo di componimenti. Di lui
sappiamo che nacque nel 55 Ac a Gabbi/ Puedum, nel lazio centrale, proveniva da una famiglia equestre,
fece parte del circolo di messalla corvino e sappiamo che morì nel 19 Ac, poco dopo Virgilio. Il Corpus
tibullianum è composto da tre libri, il primo, formato da dieci elegie, riguardanti Delia, Marato, il
compleanno di Messalla, il secondo, formato da sei elegie, riguardanti il Compleanno di Cornuto, la festa
rurale nei campi e l’amore per Nemesi (donna ingrata e vendicativa, antagonista di Delia) e il terzo libro,
riguardante le elegie spurie e l’amore per una puella infedele di cui non ci è noto il nome. Tibullo nei suoi
componimenti usa un linguaggio medio, semplice, ma ben curato.

TEMI IN TIBULLO:

1. Schiavitù dell’amore
2. Infedelta della puella
3. Contrapposizione tra amore e ricchezza
4. Rifiuto, da parte del poeta, della vita militare

La struttura delle sue elegie è aperta, formata da temi diversi legati fra loro da un filo logico.

PROPERZIO:

Ha scritto soltanto elegie, la sua biografia si desume dalla sua stessa opera, nasce in Umbria, ad Assisi, nel
50 a.C. e muore attorno al 16 a.C. proveniva da una famiglia nobile di rango equestre, e conseguì la carriera
politica e forense a Roma, si innamora di una donna Cinzia, pseudonimo di hostia. Egli scrisse soltanto
elegie e pubblicò quattro libri che non sono stati scritti in un epoca storica sequenziale, ma a più riprese.

Il primo libro, anche detto monobiblos, comprende 22 componimenti che hanno come tema dominante
l’amore per Cinzia (anche se troviamo alcuni riferimenti anche alla guerra di perugia), lui ricopre il ruolo di
innamorato infelice infatti già nel primo verso troviamo l’aggettivo miser, che qualifica chi soffre per amore.
Properzio utilizza la poesia come sfogo al dolore, ma anche come unico mezzo che ha per conquistare il
favore della puella, della donna amata. Troviamo quindi l’immagine della porta chiusa, il poeta non viene
sempre ricambiato da Cinzia, che costituisce il filo conduttore nella vita del poeta.

Nel primo libro scrive una dedica a Mecenate per scusarsi di non trattare l’elevato linguaggio epico e per
non aver scritto un poema epico-storico. In questo libro inoltre dominano i temi erotici, molto interessante
è la settima elegia in cui in cui il poeta esulta per il fatto che Augusto abbia ritirato una legge che sanciva
l’obbligatorietà del matrimonio che non avrebbe permesso a Cinzia e al poeta di stare insieme.

Nel terzo libro è diverso, qui troviamo la celebrazione di Augusto insieme al compianto per la morte di
Marcello. In questo libro Properzio comunica ai lettori il suo interesse di mettere da parte la poesia
d’amore, infatti il terzo libro si chiude con due elegie, dette del discidium, on cui properzio dà l’addio a
Cinzia.

OVIDIO:

Nato a Sulmona nel 43 a.C. da una famiglia di rango equestre, dopo aver frequentato le scuole dei retori più
famosi di Roma e della Grecia, intraprese la carriera politica, che abbandonò in seguito per dedicarsi
interamente alla poesia. Entrò nel circolo di Messalla Corvino. Egli raccolse le sue poesie in una raccolta,
intitolata Amores (prima in sei libri poi in tre), a cui seguirono altre opere dello stesso genere: le Heroides e
l’ars amatoria. Successivamente passò a una poesia più impegnativa, scrivendo i fasti e le metamorfosi.
Sappiamo inoltre che Ocidio fu condannato da Augusto all’esilio a Tomi, non sappiamo per cosa con
esattezza, anche se Ovidio ci dice “due colpe: una poesia e un errore”. Atomi il poeta fu relegato per quasi
dieci anni, fino alla morte, avvenuta nel diciotto dopo cristo, senza ottenere mai la remissione della pena,
tanto implorata nelle sue ultime elegie.

GLI AMORES: 50 elegie

Negli amores, Ovidio narra la storia d’amore fittizia con una domina dal nome Corinna, il poeta però, a
differenza dei predecessori, tratta il tutto in modo passionale, con distacco e ironia, pur dimostrando
talvolta una certa capacità di introspezione psicologica.

Il tema principale è quello amoroso di matrice elegiaca, si riallaccia a cornelio gallo, iniziatore del genere.
Corinna, la donna di cui Ovidio scrive, è diversa dalle donne elegiache, sembra una creazione letteraria, è
sfuggente, evanescente, labile. Il poeta è sempre schiavo d’amore con la differenza che qui l’amore è inteso
come lusus, è irreale e fittizio, viene concepito come un gioco, come divertimento, non è un sentimento
reale. Ovidio si allaccia al mito, vi sono tanti elementi mitologici presenti nelle sue opere, riprende
soprattutto donne della mitologia. Ovidio riprende anche l’impalcatura epistolare, troviamo infatti lettere
fittizie che presentano i topos del mondo elegiaco, le lettere sono scritte in distici elegiaci, per un totale di
21 lettere, 15 scritte da donne, 6 da uomini. Lui si riallaccia alla tradizione secondo la quale le donne del
mito scriuvono ai loroi mariti, es. penelkope che scrive a ulisse ecc.

Ovidio fa un collegamento con le suasoriae, discorsi elaboratiche rappresentavano la vera e propria arte del
parlare, avevano scopo persuasivo.

ARS AMATORIA:

L’arte di amare è un capolavoro dell’elegia amorosa, è un poemetto in distici elegiaci che si sviluppa in tre
libri, Ovidio mescola generi diversi e arricchisce i riferimenti letterari.

Dei primi due libri sono dedicatari gli uomini, il contenuto affronta le tecniche di seduzione e il modo per far
durare una relazione, più della bellezza contano l’intelligenza, il carattere mite, la docile sottomissione a
tutti i capricci dell’amata, gli inganni e i tradimenti devono rimanere nascosti, per quanto riguarda
l’infedeltà della donna, meglio fingere di non sapere.

Il terzo libro è dedicato alle donne, affronta le caratteristiche che la donna deve possedere per piacere agli
uomini, saper cantare, scherzare, giocare, conoscere la poesia, essere allegra, disponibile, ma anche essere
capace di farsi desiderare, tollerando qualche infedeltà senza indulgere alla gelosia. Ovidio apprezzava lo
stile di vita moderno, agiato, raffinato, libero e spregiudicato, rifiutava infatti i severi modelli del suo tempo.

I FASTI:

Opera rimasta incompiuta a causa dell’esilio, illustra gli episodi, mitici e storici, all’origine delle festività
romane, l’opera doveva avere 12 libri, uno per ogni mese dell’anno, ma ne furono concepiti solo sei (da
gennaio a giugno).

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