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TIBULLO

Albio Tibullo  uno dei maggiori esponenti dell’elegia .


Le notizie certe sulla sua vita sono scarse e le più affidabili sono sicuramente
quelle che l’autore stesso fornisce nelle sue opere.
La probabile data di nascita si attesta tra il 55 a.C. e il 50 a.C. 
Albio Tibullo fa parte, nel corso della sua vita, del circolo di Messalla
Corvino, che segue in una spedizione militare in Aquitania e nel 22 a.C. in
Siria, costretto però a fermarsi a Corfù per via di una malattia. Nel 27 a.C.
Tibullo assiste al trionfo di Massalla a Roma. Una volta finiti i viaggi e le
varie spedizioni militari Tibullo conduce una vita tranquilla tra la città e la
campagna.
Tibullo muore molto giovane poco dopo Virgilio, nel 19 a.C., probabilmente a
Roma.

Il Corpus Tibullianum è una raccolta di elegie in tre libri: i primi due sono
sicuramente suoi  mentre il terzo è incerto.

Il primo comprende 10 ampie elegie,


5 dedicate a Delia,
3 al giovane Marato,
le 2 rimanenti non trattano temi amorosi uno a Messalla e l’ ultima alla Pace.
Nella prima elegia , quella proemiale, troviamo espressi i temi tipici della
poesia tibulliana: il rifiuto della guerra, l’aspirazione ad una vita di campagna ,
l’amore verso la sua domina . L’ elegia si apre con la contrapposizione fra
due ideali di vita: da un lato c’è chi rincorre ricchezze e onori, dall’altro chi,
come il poeta, è felice di trascorrere un’esistenza serena e modesta, secondo
un ideale di vita agreste.

Il secondo libro, è costituito da 6 elegie:


nella 1° c’è la descrizione delle cerimonie per la purificazione dei campi,
la 2° è rivolta all’amico Cornuto per il suo compleanno
3 sono dedicate a Nemesi, la nuova donna di cui è innamorato,
ed un’altra scritta in occasione dell’ingresso in un colleggio sacerdotale del
figlio di Messalla.

Il terzo libro, che è di attribuzione dubbia, comprende 20 elegie ma solo le


ultime due elegie sono considerate tibulliane ovvero:
- il componimento 19che è una dichiarazione d’amore per una puella
- Il componimento 20 che è un breve epigramma su voci relative alla sua
amata.
Alcuni studiosi ritengono che forse sia da attribuire a Tibullo anche il
PANEGIRICO DI MASSALLA (unico componimento scritto in esametri e non
in distici elegiaci)
Le altre elegie, non attribuite a Tibullo , sono di un poeta chiamato LIGDAMO
che canta il suo amore per Nereèa.
Le altre elegie costituiscono il “Ciclo di Supicia” che cantano l’amore di
Suplicia, nipote di Massalla, per un giovane di nome Cerino. Non sappiamo
se sia un poeta o la stessa donna che canta questo amore.

I CARATTERI DELLA POESIA TIBULLIANA


La poesia di Tibullo riprende temi , immagini, topoi dalla tradizione greca ,in
particolare dalla poesia di Callimaco e latina (Catullo).
Il tema principale della poesia di Tibullo è l’esaltazione della vita agreste ma
troviamo anche il rifiuto della vita militare, della guerra, la religiosità e le
sofferenze d’amore.
In Tibullo troviamo espressa la schiavitù d’amore, il SERVITIUM AMORIS
uomo schiavo di una donna che viene definita domina, padrona dei
sentimenti. (Sono tutti topos che Tibullo prende dalla tradizione precedente)
Delia e Nèmesi sono le due donne che vengono cantate da Tibullo
riprendendo i topoi del genere elegiaco.
Delia dal greco “chiaro”, riferito anche a Delo, isola delle Cicladi, .
La donna, dalle morbide braccia e dai lunghi capelli biondi, seppure infedele
viene descritta dal poeta con affettuosa tenerezza.
Invece Nemesi  psudonimo che in greco vuol dire VENDETTA, è il nuovo
amore del poeta che intende riscattarsi dal tradimento di Delia, incorrendo
tuttavia in un amore più passionale e sfortunato del precedente; Nemesi non
è solo donna infedele, ma ama il lusso e si comporta dispoticamente,
presenta i tratti letterari della domina dura e capricciosa.
La campagna è per Tibullo un luogo idilliaco di evasione, lontano e al riparo
dai vizi, dalla degenerazione e dalla violenza, dalla guerra e dalla politica: un
mondo di pace , dove rifugiarsi con la poesia, astrarsi e abbandonarsi al
sogno nostalgico di un ritorno all’ aurea aetas (età dell’oro).
Tibullo sembra continuare il discorso delle Bucoliche di Virgilio, ma mentre in
Virgilio, dietro ai paesaggi bucolici si avverte il dramma dei personaggi per la
confisca delle loro terre, in Tibullo invece la campagna resta una scenografia
di pace e di serenità, uno spazio nel quale il poeta proietta il suo desiderio di
una vita semplice e serena. Nel sintagma “ Contentus vivere parvo”=
possa io vivere con poco Tibullo esprime tutta la sua filosofia di vita. Non
ama gloria e ricchezze ma preferisce un’esistenza serena tra abitudini
consuete e familiari come la tranquillità della casa e l’amore della donna
amata che secondo il servitium amoris è diventata la padrona del suo cuore.
Tibullo, e i poeti elegiaci romani, sono profondamente concentrati su se
stessi, parlano prevalentemente della loro storia d’amore tanto da
suscitare nel lettore una forte impressione di autobiografismo. Però
bisogna tenere sempre presente che, l'io elegiaco – cioè il poeta che
parla in prima persona – è un personaggio letterario, fittizio , e non
può essere identificato con l’autore, sarebbe scorretto presupporre una
totale coincidenza con l’autore stesso, nonostante il carattere soggettivo
dell’elegia, spesso risulta difficile comprendere dove finisce l’autobiografia
e dove inizia la costruzione letteraria.

STILE
Lo stile di Tibullo è semplice, lineare. Il tono è misurato, possiamo definirlo medio
perché è lontano sia dalla sublimità del genere alto che dalla banalità del sermo
cotidianus.
I suoi procedimenti sintattici e retorici sono lineari, sono sempre gli stessi. Ad
esempio sono presenti gli IPERBATI cioè le posizioni particolari dell’aggettivo
rispetto al sostantivo. Praticamente in Tibullo troviamo spesso l’anticipazione
dell’aggettivo, difatti dopo due o tre termini, troviamo il sostantivo.

Il METRO utilizzato è il DISTICO ELEGIACO

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