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a cura di
FIRENZE
SISMEL - EDIZIONI DEL GALLUZZO - 2006
Micrologus' Library
-1, I tre autori hanno discusso insieme gli esempi e le ipotesi presentati nel
lavoro, che pertanto va considerato davvero un prodotto collettivo. Solo per
ragioni di opportunità, attribuiamo a R. Coluccia i §§ r, 3 e 6, a A. Montinaro il
§ 4, a C. Scarpino i §§ 2 e 5; il§ 7 è comune.
r. A. Petrucci, «Le biblioteche antiche», 532- 33, in LIE, Il, Produzione e con-
sumo, 527-54.
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,
22 23
R. COLUCCIA - A. MONTINARO - C. SCARPINO
r LINGUE DELLA SCIENZA E SCUOLA POETICA SICILIANA
ne1 non desmat esse colons: I CuJus dunt1es sohd1ss1ma cedere nescit / Ferrum doCol, Ancor che l1aigua 77, 8 I. Nelle comparazioni, è usato 'con rife-
c~ntemnens,_ nulloque domabilis igne. I Quae tamen hircino calefacta ;more fati-
rimento alla forza che attrae l'innamorato verso la persona amata' in
sclt. I lncu11s dan:ino, percussorum9ue labore, I Hujus fragmentis gemmae scul-
pun_tur acut1s. I H1c sed avellana ~llaJor_nuce non reperitur. I Alterius generis pro- PVign, Poi tanta caunoscenza r 3; in MzRic, Lo gran valore e lo pregio
duc1t ~rab~ adamantem:/ Non _sic 1_nv1ctum:nam frangitur absque cruore./ Nec amoroso 29; in MstFranc, Lo vostro partimento 10; in An, Come per dile-
par hmc m~or est, pretnque mmons habetur, I Pondere sit quamvis, et enormi
corpore maJor». tanza 76; in An, Ongn 1 uom à·ssu 1 voler r I. Il tema topico della grande
18 . P. Meyer, «Les plus anciens lapidaires français», Romania, 3 8 ( 1909), 44 _70 :
57-5 8·
1~. C.. C~luccia, Il "Libro de le virtudi de le pietre preziose" attribuito a Zucchero 20 . S. Bianchini, «Lacrime e diamanti. Per Giacomo da Lentini, (S)ì alta amanza
Bencivenni, Pisa 1997-1998, Tesi di laurea, 59 (143Va 17-18, 24-29 e 34-35). à pres'a lo me' core», Critica del testo, 11112(2000), 803-6: 805-6.
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r LINGUE DELLA SCIENZA E SCUOLA POETICA SICILIANA
attrazione che si stabilisce tra amante e Amor è rinforzato dall'imma- Marbodo, XIX 2 4; Ildegarda, rv, r8 2 5; Neckam, De nat~ris rerum, II, 88
gine dell'albore sorpreso cioè 'cinto, circondato' (con «calco semantico
sull'occ. sobreprendre» [Macciocca]) d'ellera 'edera' in PVign, Poi tanta e 94 26. , al-T-1L-:::avsI
la ,
XIV 2 7 . Più correttamente
. .
converra pensare11a una-
generica immagine di natura soent1~ca adatta~a. al co_nt~s~~d~ ,a p_oe
caunoscenza II; con riferimento a JfXXV 58-59 (Ellera abbarbicatamai sia d'amore romanza: tra i Provenzali, molto v1cmo a1 S1c1l~ame A1m-
non fue I ad alber sì) viene rilevato che «tra i vari ricordi classici [ ... ] Peg, Atressi·m (BdT ro,r2) 25 _2 8: «A ley del fer que :a ses tir~dor I vas
che possono aver suggerito il paragone dell'edera, il più attendibile l'aziman que·l tira vas si gen, I amors, que·m sap tirar ses tiramen, I
appare l' ovidiano Met. IV 36 5: Utve solent haederae longos intexere trun- as tirat m'a sevals per la melhor» e Yssamen (BdT ro,24) r-3: «Yssa-
cos» (ED, II, 659-60, s.v. ellera).
m n cum l'aymans I tira·l fer e·l trai vas se, I tir'Amors mon cor
Per quanto riguarda le proprietà, la calamita attrae il ferro e lo tira me . . fi ·1 t
ancse». Per ulteriori riferimenti occitani e itaham c r. 1 co~~en _o ~
signorevolmente (senza che se ne scorgano modalità o ragioni) in 28
ChiaroDav, Madonna, perch'avegna I4 e alle successive ed1z~om d1
PVign, Però c'Amare 9-r r; attrae il ferro per maestria grazie all' aire in
NicRossi, O taco d'oro e neve bianchissima 3 2 9 e di Monte, Poi che lo
mezzo che lo consente secondo quanto confermano i saccenti ed è più
ferro r 3° (ove ferro vale 'ago ~ell~ busso_la'~· ,
potente delle altre petre, in GuidoCol, Ancor che l'aigua 77-83. Nelle
Specifica pare invece la c1taz10ne d1 piombo m. metallo dal colore
comparazioni, Amore sottrae (cioè 'attrae' [ CDLI, s.v. sottrarre16]) lo
bluastro lucente, che posto a contatto con l'aria si ossi~a e assume un
veder 'la vista, lo sguardo' come la calamita fa col ferro (ci ripromet- · · ' 1·n AbT1·v, Ai' deo d'Amore r 3 3 1 ' con allus10ne alla mate-
co 1ore gng10
tiamo di trattare altrove il motivo della vista come sede della nascita
ria costitutiva del dardo che scatena odio nel cuore della donna amata
d'Amore), e quindi subitamente ruba cor e corpo e vita in PVign, Poi
tanta caunoscenza r2-r6; la belleze della donna 'nvita per forza l'amante,
come fa la calamita I quando l'aguglia tira per natura (dove aguglia è ue magnete lapide, domitri?'que ~l~arerum omnium materia ad inane nescio quid
'lamina magnetica della bussola', per quest'esempio cfr. anche LEI, I, ;urrit atque, ut propius vemt, ads1ht, tenetur amplexuque haer~t _[... ]».
22 . «Il Fisiologo ha detto del magnete che tiene sospeso a se _11 ferr<? [ .. .J».
530; GAVI, XVIII 3, 219-20) in MzRic, Lo gran valore e lo pregio amoroso
23 «Magnes lapis Indicus ab inuentore uocatus. Fmt autem m I~d1a pnmum
28-30; loferro è tratto da la calamita come l'amante, partito assai o poco I re er~us clauis crepedarum baculique cuspide herens. Cum armenta idem magnes
dall'amata, lo gioco perde e la vita, in MstFranc, Lo vostro partimento 9- p!sceret' postea et passim inuentus est. In colore ferrugineus, sed probatur cum
ferro adiunctus eius fecerit raptum. Nam a~eo adprehendit ferrum ut catenam
13; il core dell'amante in quella parte I più sovente lo tira I che non si gira
faciat alorum. Vnde et eum uulgus ferrum umum appellat». . . .
l'ago a calamita (dove ago è 'lamina magnetica della bussola'; in LEI, I, 24 . «Magnetes lapis est inventus a~ud_ TroglodY:tas, I quem l~p1dum g~mtn~
565-66 l'esemplificazione parte da Guinizzelli; il nostro esempio non nihilominus India mittit. / Hic ferrugme1 cognosotur esse colons. I Et v1 natu
rae vicinum tollere ferrum [ ... ]». Marbodo parla del T?agnete_ anche nel~a. tr~tta-
è registrato in GAVI, VIIP, r 8 3-8 5 e in TLIO) in An, Come per dile- zione del diamante (cfr. cap. I «[ ... ] Quartum produot ferr~na vena Ph1hpp1s. I
tanza 74-76; l'amante non si può dipartir dall'amata, che corre comeferro Omnibus aequa tamen vis est adducere ferrum; ( Quod fac~t et magnes absente
ch'è poi tratto I che non si parte da la calamita in An, Ongn'uom à·ssu' potens adamante: / Nam praesens adamas magneti, quod rap1t, aufert [ ... ]». r
voler 9-r r. Va sottolineato che l'elemento fisico attirato dalla calamita 2 . «[ ... ] et ideo magnes ferrugineum colorem habet, et_ ferrum_ natura iter
post \e trahit, quia de veneno illo coagulatur, quod de terra illa nutntur de qua
è il ferro, specificato come aguglia in MzRic, Lo gran valore e lo pregio ferrum paratur [ ... ]». . . · · · b
amoroso 29-30 e ago nella canzone anonima Come per diletanza 76. 26. «88: Magnetes si capiti uxoris dorm1ent1s sup_r~n~atur, mcest~m. ems v~ro a
ea detegi compellit. Sic et fortitudo torporem et d1S1d1amsensuahtat1s mamfestat
Anche in questo caso non si può individuare un'unica base retro- rationi et condemnat. 94 : Inter adamantem. et magnetem est quaedam ~atura~
stante le diverse attestazioni, pur se le proprietà "attrattive" della cala- occulta dissensio, adeo ut iuxtapositus non smat magnetem rapere ferrull1:, vel_ s1
mita risultano ripetutamente documentate nelle fonti spogliate: Pli- admotus magnes ferrum traxerit, quasi praedam quandam adamas magneti rap1at
atque auferat>>. . , d 11
nio, XXXVI, 126-130 21 ; Physiologus, 38 22 ; Rabano Mauro, XVII, 4 2 3;
27 . «La calamita ha natura ferrosa, e proprio in,_v1~t~della com~ne natura, e a
prossimità e dell'amore che la lega ~~ ferro fi~ dall m1z10, essa lo attua [... ]. La cala-
mita è tanto più pregiata quanto pm attrae 11ferro».
2 r. «A marmoribus degredienti ad reliquorum lapidum insignes naturas quis 28. Chiaro Davanzati, Rime, 285.
dubitet in primis magnetem occurrere? quid enim mirabilius aut qua in parte 29. Nicolò de' Rossi, Il Canzoniere, I, 83. . . . .
naturae maior inprobitas? [ ... ] Quid lapidis rigore pigrius? ecce sensus manusque
30 . Monte Andrea da Fiorenza, Le Rime, a_c1:1rad1 F.F.Mmett1, F~renze 1979, 268.
tribuit illi. Quid ferri duritia pugnacius? pedes ei inpertivit et mores trahitur nam-
3 r. Nella tenzone con Giacomo da Lentm1 sulla fenomenologia amorosa.
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LINGUE DELLA SCIENZA E SCUOLA POETICA SICILIANA
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(in opposizione a lo dardo de l'auro che, al contrario, accende la pas- proca anche altri poeti indipendente~ente_ dal Notar? _- ~?"che i
sione nel poeta). L'episodio allude al fatto che la donna, colpita al probabili episodi di rimaneggi~mento d~ testi della po~sia siciha~a d_a
cuore dal dardo di piombo, prova odio per il poeta-amante e non gli parte di altri rimatori interm al movimento 37, l~ riprese ~essicah,
corrisponde: a base ci sono le Metamo,fosi (Ovidio, I, 468-471) 32, non tematiche e rimiche che si travasano da un compommento all altro, le
per trafila diretta ma attraverso la mediazione di Eneas, 7979-7981 33, poesie di corrispondenza, l'estesa circo~azio~e. ~ocio-geografica dei
come sembrerebbe provare il ragionamento che segue. Nel testo ovi- testi, documentano che la Scuola Poetica Siciliana rappresenta u~
diano Amore è rappresentato come un arciere armato di due dardi, fenomeno articolato il cui raggio di diffusione culturale e la cm
uno d'oro che suscita la passione e uno di piombo che scatena l'odio; estensione storica oltrepassano la vicenda biografica dell'imperatore e
sulla scorta dell' Eneas, si potrebbe pensare ad un'azione per così dire che l'etichetta di scuola appare non una semplice qualifica formale ma
38
estensivamente "diversa", cioè non semplicemente ostile e suscitatrice si configura in senso pieno e si dimostra carica di contenuto storico .
di odio, del dardo di piombo. Se si accetta questa possibilità, l'Abate Ai molti casi già conosciuti di prelievi e scivolamenti da un poeta
sembra augurarsi che Amore colpisca col dardo di piombo la donna, all'altro, aggiungiamo un esempio dal nostro spoglio. Il le~ma cera f:
in modo che ella finalmente cominci a comportarsi diversement (non vale a indicare, maggioritariamente, 'viso, incarnato' 39 e, m due soh
a caso Giacomo risponde: «Feruto sono isvari"atamente»,dimostrando di casi, la 'sostanza di origine vegetale o animale; in particolare il secret~
aver colto l'allusione) 34. delle ghiandole addominali delle api', richiamata com~ elemento di
paragone: l'amante si_st_rugg~ e arde co_me cera. Ar~h~ti~o, ::l~a ba~e
3. La confluenza di documentazione plurima all'interno del gruppo dei della nota fonte salmistica «sicut tabesclt cera a facie igms» , e Gm-
poeti siciliani, quale si viene configurando attraverso tanti diversi epi- doCol La mia vit'è sìfort'e 3 «anzi distrugo come al foco cera», seguito
sodi testuali (omettiamo per ragioni di spazio molti altri che - come con q~alche variazione da Gall, Credeam 'essere, las:o! . 17 «und' ardo
abbiamo già detto - si potranno consultare analiticamente in lavori come cera» 4 1 , e da An, Madonna, dimostrare 16 «che si distrugge corno
successivi) non va intesa nel senso di una acquisizione collettiva, da
parte di tutti i poeti compresi gli autori dei testi anonimi, del mede- Autonoma di Barcellona 16-18, 23-24 ottobre 1997_,a cura di~- Arqué~, P~ler~~
simo patrimonio di conoscenze e dei medesimi riferimenti concet- 2000 , 59_ 103). Nella già ricordata tenzone tra Giacomo e 11'.'1-bated1 T1voh,_ e
«notevole che in ogni sonetto dell'Abate, forse anche nel pnmo, seppur labil-
tuali. La cautela su questo punto non contrasta con la coesione mente, siano ravvisabili citazioni di uno stes_so_compomment~ del Notar<?,
interna ai gruppi dei rimatori che si deduce, oltre che dalle tenzoni Madonna mia, a voi mando», cfr. Giacomo da Lentm1, Poesie, a cura d1 R. Antonelh,
poetiche e dai dibattiti, da fitti riecheggiamenti di moduli metrici, Roma 1979, 240. . . . · d · s· ·1· ·
6. Vari esempi in A. Fratta, «Correlaz10m testuali nella poesia e1 1c11am»,
rimici, lessicali e tematici che è possibile individuare all'interno della 3
Medioevo Romanzo, 16 (1991), 189-206. . . . . . . .
Scuola, con flussi che non solo procedono dal caposcuola Giacomo da . Rinviando ad altra occasione la discussione anal~t1c~, ci s1 hm1ta. a riman-
37
Lentini ad altri rimatori 35 ma coinvolgono spesso in direzione reci- dare alla casistica raccolta da G. Brunetti, Il frammento inedito «Resplendiente stella
de albur» di Giacomino Pugliese e la poesia italiana de_ll~origini,_ T~b~ng<':n 2000, 6 5·
8. Per le prove testuali di quanto si afferma e 1mpres~u_1d1b1le11 comme~t?,
3
per la prima volta integrale, che accompagna la nuova e11~10n~ d_el corp~s s~ci-:
32. «~q_ue sagittifera prompsit d~o tela pharetra I diversorum operum: fugat liana. E vedi inoltre R. Coluccia, «La tradizione della lm~a ~tah_an~ ~e1 p~1m1
hoc, fac1t 1llud amorem; I quod fac1t, auratum est et cuspide fulget acuta, I quod secoli», in Intorno al testo. Tipologia del corredoesegeticoe soluz10nt edttonalt, Atti del
fugat, obtusum est et habet sub harundine plumbo». Convegno, Urbino r-3 ?ttobre 2':01, ~orna 2003, ror-42: 127- 7~- . . . ,.
33. Eneas. Roman du Xlle siècle, a cura di J.J.Salverda de Grave, Paris 1929: «li . E il noto francesismo studiato mfine da ~- Cella, I gall1Ctsm1net testi del[ i-
39
u~ des dars est d' or en som, I qui fet amer, l' autre est de plomb, I qui fet amer taliano antico (dalle origini allafine del sec. XIV), Firen_ze 2003, 359-60. .
d1versement». 40 . L'espressione ricorre nel salmo LXVII, 3 (L1brum _Ps~lmo,rum Juxta Hebrat-
34· R. Antonelli, «"Non truovo chi mi dica chi sia Amore". L'Eneas in Sicilia» cam Veritatem, PL 028); la variante «sicut fluit cera a face 1gms» e documentata da
in. Studi di filologia e letteratura italiana in onore di Maria Picchio Simonelli, Alessan~ una diversa tradizione (Liber Psalmorum ]uxta Septuaginta Interpretes, ~L 029), ~Ila
dna 1992, r-ro. quale si richiama Dotti, cfr. Francesco Petrarca, Canzoniere, a cura d1 U. Dotti, 2
35. Cfr. in particolare il contributo di R. Gualdo nell'art. R. Coluccia - R. voll., Roma 1996, 410. . .
Gualdo, «Sonda~gi sull'eredità del Notaro», Studi Linguistici Italiani, 26 (2000), 3-51 r. In questo componimento, _cera'v?lto' 14 (in rima equivoca con r 7) bianca
4
~app~r:s? anche m L_apoesia di ~iacomo da _Lentini. Scienza e filosofia nel XIII secolo più che rizo 'riso, pianta delle grammacee propone un paragone non consueto nella
in Stnlta e nel Mediterraneo occidentale,Atti del Convegno tenutosi all'Università poesia delle origini.
30 31
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al foco cero». La similitudine ha grande fortuna nella poesia italiana 4. La pluralità di riferimenti con.cettu~li presenti nel repertorio rlPi
delle origini, da Guittone, Padre dei padri miei 3 8: «quasi n'è cera a poeti siciliani si delinea abbastanza nettamente attraverso l'esempio,
4
foco» 2.a ChiaroDav, Il parpaglion 7: «che diletando strug<g>o come per certi aspetti paradigmatico e quindi meritevole di un corredo
43
cera» , a Panuccio, La doloroza e mia grave dogliensa 68: «ov'io con- documentario più dettagliato, di badalisco (badalischio, basalisco) m.
sommo com' al foco cero» 44, a Jacopone, Amor de caritate 5: «sì sse con- 'basilisco, rettile fantastico con una cresta a corona sul capo e gli occhi
suma corno cera a ffoco»45, a Petrarca Amor m'ha posto, 2 (Rvf 133): fiammeggianti che si diceva uccidessero le persone da lui guardate'.
«c?me al sol neve, come cera al foco»4 6, all'Intelligenza 8.4: «che 'I cor Non siamo in grado di provare che il badalisco, o magari la fenice, il
mi strugge come cera foco» 47 e affiora anche con modifiche in lepretasso, la serena e l'unicorno (animali che i nostri poeti nominano
BonOrb ' Aveana o
che part ensa 14-15. · «m1· strugge' m1 ' · consuma I como ' doviziosamente nei loro testi), abbiano fatto parte del rutilante zoo,
candela ch'al foco s'accende»48 ricco di animali esotici, da cui il corteo imperiale era accompagnato
Come accennavamo
. già p nma,
· . l' esistenza
· d.1 gruppi · che lavorano m ·
nei suoi spostamenti: come racconta Salimbene da Parma nella sua
co 11aboraz10ne non compo t · · ·
. r a un patnmomo comune d1 conoscenze Cronica al seguito di Federico sfilavano "solo" elefanti, dromedari,
mtegralmente condiviso da tutti, non foss'altro che per mere ragioni cammelli, leopardi e astori 51 •
anag~afi~he. Sull~ base delle commistioni biografiche e di altri ele- Il rettile fantastico ricorre in GiacLent?, Guardando basalisco1; Gia-
menti, e probabile che siano esistite nella Scuola Poetica Siciliana cLent?, Lo badalisco 1; StProt, Assai mi placeria 43 (badalisco);BonDiet,
alme_no d~e _genera~ioni ~i poeti, la prima legata a Federico e ai suoi Madonna, m'è avenuto 32 (badalischio);An, Aimeve lasso 33 (badalischio).
fu_nzionar~ ,d1 m~gg10re spicco come Giacomo da Lentini e Piero della
In complesso si manifesta una duplice formalizzazione della leggenda
Vigna e p1~ radicata in_Sicilia e nel Sud, la seconda sviluppataintorno
riguardante i poteri derivanti dallo sguardo dell'animale. In Gia-
R.Manfredi· e con
a · ramificazioni diffuse verso la Toscana e I'E mi·1· 1a49. cLent?, Guardando basaliscoe StProt, Assai mi placeria si allude alla pro-
iprese~t1amo m questa sede una sollecitazione terminologica già for-
prietà del basilisco di uccidere con lo sguardo, propria anche di
mulata 1Il altre occasioni, non per una sorta di accanimento lessicale
Amore. Tale proprietà può ritorcersi contro lo stesso basilisco, che
fine a se ste~so, ma pe_rch~ :a proposta presenta sicuri vantaggi di tra-
muore mirandosi nello specchio: in GiacLent?, Lo badalisco il rettile
s~arenz~ e di_~~n ~~mvoc~ta. Per questi motivi terapeutici suggeriamo
muore contento, analogamente all'amante. Alla prima o alla seconda
di defii:iire S~ciham 1 poeti della prima generazione e Siculo-toscani i
sec?ndi'. ~ttnbuendo l'etichetta "distintiva" di Toscano-siculi ai rima- eventualità (il serpente dà la morte o muore egli stesso) può alludere,
tori nati m T~scan~ (Bonagiunta, Guittone e i seguaci di costui), che a seconda delle scelte testuali e delle conseguenti interpretazioni,
hanno ~onoscmto i precedenti solo attraverso le raccolte manoscritte BonDiet, Madonna, m'è avenuto, 31-34. La nostra edizione (curata da S.
redatt~ m To~c~na e ~he sicuramente non hanno avuto contatti bio- Lu bello) offre la seguente resa testuale: «Madonna, ben ò inteso co lo
grafici o sto~ici, con i circoli poetici di Federico e di Manfredi (se si smiro I auncide 'l badalischio a la 'mprimera: I di voi similemente
escludon~ c1_rcostanze eccezionali come l'incontro tra Guittone e m'è avenuto I per un vedere, ond'io piango e sospiro», con un emen-
Mazzeo di Ricco, collocabile poco prima O poco dopo Montaperti) 50_ damento testuale (che > co) che consente di interpretare 'Madonna, ho
sentito dire che il basilisco uccide a prima vista con lo sguardo'. Ci si
riferisce - come si evince anche dai versi successivi - all'elemento
42. Guittone d'Arezzo, Le Rime di Guittone d'Arezzo a cura di F Egi·d 1· B ·
1940,109. , · , an della leggenda che punta sullo sguardo, analogamente ai primi due
43. Chiaro _Davanzati, Rime, 243. esempi citati; la secondaria presupporrebbe quindi un'ellissi del che
44· Panucc10 del Bagno, Rime a cura di F Brambilla A F
45. Iacopone da Todi Laude ; cura d1·F M.an .. B _gena, uenze 1977,64. dichiarativo (in tal caso da aggiungere a Richter-Bergmeier 52 che,
6 F ' , . · c1n1, an 1974, 28o.
4 . ;~nce~co Petrarca, Canzoniere, a cura di M. Santagata Milano 1 6 6
47. L intelligenza. Poemetto anonimo del secolo XIII a cura d'1·M B .99 'p47.
2000, 5. , . ensso, arma
p. Salimbene de Adam, Cronica, a cura di G. Scalia, 2 voll., Bari 1966,131, 10-
48. Poeti del Duecento, I, 260. 12. Medesime abitudini vengono poi adottate nelle corti di altri signori italiani,
lian?·a ~!:uJintcf~,.tÌa Sc;ola poetica siciliana», 288, in Storia della letteratura ita- cfr. Morpurgo, «Federico II».
, . · a ato, .. orna 1995,_I: Dalle Origini a Dante, 265- . 52. R. Richter-Bergmeier, «Strutture asindetiche nella poesia italiana delle ori-
50. Colucc1a, «La trad1z10ne della linea italiana nei primi secoli/ 3{ _ gini», Studi di Grammatica Italiana, 14 (1990),7-304.
34
32 33
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R. COLUCCIA - A. MONTINARO - C. SCARPINO LINGUE DELLA SCIENZA E SCUOLA POETICA SICILIANA
come Clpio, 390, segue la lettura del ms.). Diversamente Panvini53 e quan vei vostra faisso. I Quo·l bazelesc qu';ib joy ~''.'.riet ::i.1__1ci!",
I '111::mt
Segre-Ossola 54 (in quest'ultima edizione l'emendamento non viene el miralh se remiret e·s vi, I tot atressi etz vos miralhs de mi, I que
discusso): 'Madonna, ho capito bene che lo specchio uccida il ser- m'aucietz quan vos vei ni·us remir». In Aimeric il badalisco viene
pente'· In An, Aimeve lasso, non vi è alcun riferimento esplicito alla ucciso dal suo rimirarsi allo specchio (si noti che va a morte ab joy
l:gg~nda, le_gat~ allo_sguardo del basilisco; come più chiaro apparirà in proprio come in GiacLent?, Lo badalisco 1-2: «Lo badalisco a lo spec-
s~gmto, e sig~ificativo che Amore venga dapprima accostato al domo- chio lucente I tragg'a morire con isbaldimento»); inoltre la donna
nio e successivamente alla natura del badalischio che concede sola- amata viene accostata al favoloso rettile (paragone assente nei bestiari,
mente«[ ... ] male e già non bene» (v. 34). se non si è visto male), anche se non viene stabilita una similitudine
Al basilisco si associano spesso altri animali: in GiacLent?, Guar- diretta fra lo sguardo della donna e quello mortale del basilisco. Alla
dan~o b~salisco 8, le virtù mortifere del rettile sono accostate a quelle base di questa innovazione ci sarebbe il mito di Medusa, la Gorgone
dell asptdo e del dragone per esplicitare uno degli effetti di amor[e]: che aveva dei serpenti al posto dei capelli e che pietrificava con lo
«[... ] :ormentando, altrui fa languire»; in GiacLent?, Lo badalisco rn- 14 , sguardo; la fusione tra questo mito e la leggenda del basilisco si giu-
badal_isco,cesne,pao~ ~ augelfenice sono citati in sequenza per definire, stificherebbe con l'incrocio tra il racconto dell'uccisione della Gor-
tramite le caratteristiche loro attribuite, la condizione dell'amante/ gone fatto da (pseudo-)Apollodoro - Perseo si serve di un lucentis-
poeta: «~.· ·] a morte vad~ allegro a le bellezze, I e forzo 'l canto presso simo scudo prima di tagliarle la testa - e un passo della Pharsalia di
a lo fimre; I estando ga10 torno dismaruto, I ardendo in foco 'novo Lucano in cui si legge che dal sangue di Medusa caduto sul suolo nac-
in allegrezze: I per voi, più gente, a cui spero redire». Pur se non in quero dei serpenti e fra questi il basilisco 56 . Al di là della tradizione
successione im?1-ediata, altri animali vengono richiamati in StProt latina, lo specchio figura come rimedio al pericolo del basilisco in una
Assai mi placeria 24 (cerbio) e 35 (unicorno); in BonDiet, Madonna, m'; serie di leggende relative ad Alessandro Magno ( Gesta Romanorum;
avenuto 2 (a!ciellett[a]);in An, Aimeve lasso IO (cecer)e 21 (calandra). Historia de preliis; Tresor,anche se qui si parla non di specchio bensì di
La proprietà del badalisco di uccidere gli altri serpenti con l'olfatto ampoles de voirre)57.
e l'uomo persino con il solo sguardo è attestata in Plinio XXIX 66: I poeti della Scuola sviluppano questi spunti creando una relazione
«Basilisci, quem eti~m serpentes ipsae fugiunt alias olfact~ necan;em tra lo sguardo assassino del serpente e quello devastante di Amore
qui ~oIT.li~em, vel si aspiciat tantum, dicitur interemere, sanguine~ (GiacLent?, Guardando basalisco 1-2, 9-10 e StProt, Assai mi placeria 40-
Mag~ mms laudi bus c~lebrant [ ... ] » (cfr. anche VIII, 77 _7 8) 55, ripreso 4 5) o di Madonna (BonDiet, Madonna, m'è avenuto 3 1-40, se si accoglie
quasi alla lettera da Isidoro, XII, 4, 6: «Basiliscus Graece, Latine inter- la lettura di S. Lubello che interpreta smiro come 'sguardo'). Nel cor-
pretatur _regulus,eo quod rex serpentium sit, adeo ut eum videntes pus, oltre alla leggenda che attribuisce al basilisco la proprietà di ucci-
~ugia?-t,_quia olfactu suo eos necat, nam et hominem, vel si aspiciat, dere con lo sguardo (e di venire a sua volta ucciso tramite una super-
1ntenm1t». Fonte più prossima ai Siciliani sembrerebbe essere Aimeric ficie riflettente), affiora anche la tradizione - mediata dai Padri della
de Peguilhan, il quale innova rispetto alla tradizione latina introdu- Chiesa - che attribuisce al rettile poteri diabolici (come afferma LEI,
cendo elementi ~he si ritrovano anche nei nostri testi: Si cum (BdT IV, 1714, 8-9). Ciò traspare dalla poesia anonima Aimeve lasso, in par-
10,50) 27-32: «et ieu cum folhs ai gaug de ma dolor I e de ma mort, ticolare dai vv. 25-36, dove la citazione dell'animale sembra richia-
mare più la sua natura malefica che non il suo sguardo mortifero:
53 · ~- P~nvini, Le rime della scuola siciliana. I Introduzione, testo critico, note. II
Glossano, Firenze 1962-1964, I, 293.
~4- Antologia della poesia italiana, diretta da C. Segre e C. Ossola, Duecento
Tonno 1999, 143. '
. 55· Con riferimento ad una fiera fantastica, la catoblepa, qui Plinio scrive:
<nuxta hunc fera appellatur catoblepas,_mod~ca alioqui ceteris que membris iners, 56. «sibila que effundens cunctas terrentia pestes, I ante venena nocens, late
c~p_ut tantu~ praegr_ave aeg~e ferens - id deiectum semper in terram -, alias inter- sibi summovet omne I vulgus et in vacua regnat basiliscus harena» (addotto già da
mci_o humam_ genens, ommbus qui o_c_ul<?s eius videre, confestim expirantibus» e F. Zambon, L'alfabeto simbolico degli animali, Milano- Trento 2001, 177-78).
aggmnge subito dopo: «Eadem et basihsci serpentis est vis». 57. Testi e riferimenti puntuali in Zambon, L'alfabeto, 175-77 e 185-86.
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R. COLUCCIA - A. MONTINARO
pessimo domonio vivo incarnato, 5. Anche al di là di quanto possa documentare il ricorso all~ tonti,
che tua virtù cornetti pur in danno i rimatori siciliani tendono alla creazione di una lingua che s1 carat-
ed in afanno di ciascun riposo, terizza per una certa specializzazione, sia pure embrionale. Un ~ec-
parmi non fallo, ma seguo dritore; canismo elementare e di agevole applicabilità consiste nell'adozione
e, chi 'l contasta, eo sono aparigliato 30 di aggettivi che ricorrono più volte e valgono a qualificare in senso
a discovrirte, pessimo tiranno, tecnico diversi singoli lessemi. Nel campo dei minerali si presta con~
sì che diranno più eh' eo non ti coso, vincentemente al nostro discorso l'aggettivo vertudiosa 'che ha o a cm
che simile ài nazion di badalischio, sono attribuite proprietà creative o virtù magiche ([una pianta],
che pur concedi male e già non bene:
un'erba, una pietra)' (CDLI, s.v. 6 , con un esempio dal Libro dei _se~te
semil fare si tene il mondo in pene
35 savi: erbe vertudiose; Libro di Sidrach [versione toscana]: [erbe]maravigl10-
che'nt' ò nel core meo costrette a rischio.
samente vertudiose, da collegare a virtù 'proprietà, efficacia di una
pianta, di un'erba, di una pietra') come càpita in An, Vertù di pietre I'.
L'equivalenza Amore-domonio (termine ripreso con una lieve varia-
ove è esplicito il riferimento alla/ -e vertù posseduta/ -e dalle petre (s1
zione formale all'ultimo verso della canzone) e Amore-badalischio si
discuterà tra breve GiacLent, Amor non vole ch'io clami: 27 vertute); con
può spiegare con il commento di Agostino al salmo XC, I 3. Nel testo
la precisazione che il «termine [petre],da solo [ ... ] p~ò. significar~ 'pie-
biblico si legge: «Super aspidem et basiliscum ambulabis, et conculca-
tra preziosa', [ ... ] da intendersi sul solco della t~ad1zione ~ed1e~ale,,
bis leonem et draconem» (come abbiamo già visto, basalisco,aspido e
testimoniata dai lapidari, che attribuiva alle pietre preziose virtu
dragone sono citati in successione in GiacLent?, Guardando basalisco);
straordinarie» 60 (cfr. ED, IV, 498, s.v. pietra, con rinvio alle Rime di
questo il commento di Agostino al passo: «Rex est serpentium basili-
Dante, CI [secondo l'ordinamento Ba~bi; n. 7 nell'edizi~ne ,di De
scus, sicut diabolus rex est daemoniorum», dove probabilmente influi-
Robertis] 61 , corrispondente a Al poco giorno ed al gran cerchio.d _ombr~,
scono l'etimologia trasparente di basilisco 58 e alcune proprietà che il
19 : «La sua bellezza ha più vertù che pietra»; si aggiunga Gmmzzelli,
rettile condivide col demonio, prime fra tutte il cattivo odore e l'alito
Al corgentile 11-12: «Foco d'amore in gentil cor s'apren~e I come v~r-
ripugnante e distruttivo: «necat frutices, non contactos modo, verum
tute in pietra preziosa») 62 . L'aggettivo vertudiosa è applicato a qualifi-
et adflatos, exurit herbas, rumpit saxa: talis vis malo est» (Plinio, VIII,
care l' aritropia f. 'eliotropio, varietà di calcedonio di col~re verde s_cu~o
78); «Siquidem ad ejus aspectum nulla avis volans illaesa transit, sed
con macchie rossastre, al quale era attribuito il potere d1 rendere mv1-
quamvis procul sit, ejus ore combusta devoratur» (Isidoro, XII, 4, 6;
sibile chi lo portasse' nella già ricordata sequenza di GiacLent, Dia-
per i riscontri sul cattivo odore cfr. supra Plinio, XXIX, 66 e Isidoro,
mante né smiraldo 4 (secondo CDLI, s.v.5, l'agg. vale 'che ha grande
XII, 4, 6). Alla natura diabolica del rettile accenna anche Ildegarda,
VIII, I2 59. valor~ e pregio') e la margherita f. 'perla' in An, C~me per _diletan~a22'.
peraltro non si tratta di un uso "tecnico" esclusivo: nei nostn testi
6o. Bisogna distinguere tra le ~roi::r~età fisiche e naturali delley~etre (ad es.fin_o
58. «Il lat. BASILISCUS, prestito dal gr. ~amÀ[oxoç ['piccolo re'] convisse per detto del carbonchio)e i poteri attnbmti ad esse dalle credenz~ rehg10s,e e popo~ar_i,
un certo periodo col calco REGULUS, fino a soppiantarlo» (LEI, rv, 1713, 46-48). dalla terapia mistica e da quella ma~ica (poteri sovra1:1nat~rah, nonche ca~atte~isti-:
59. «Basiliscus de quibusdam vermibus nascitur, qui aliquid de dyabolicis arti- che magiche, terapeutiche e allegoriche, c~r: ad_es. ar;troP_ta ~ ,magnete).N_ei l~pidan
bus in se habent, scilicet quod rubeta. Nam cum aliquando rubeta gravida est, et medievali confluiscono entrambe le tradiz10m dell antichita: quell~ scientific~ e
cum impraegnata est, quod pullos suos gignat, si tunc ovum serpentis aut gallinae quella mistico-magica. Quest'ultima è influenzata anche dalla. dottnn~ a~trologica
viderit, illud amat, et super se extendit et fovet, usque dum foetus suos quos natu- del periodo, come si legge i~ ED,V., 105 3_,s.v. virtù: le pietre s_ub_iscono1 az10ne del~a
raliter conceperat, gignit; quos postquam produxerit, statim moriuntur, et mortuos virtude proveniente dai corpi celesti restituendola co_n ~ffetti di aumentata efficacia
videns, denuo super idem ovum se ponit et illud fovet, usque dum foetus in eodem (cfr. il commento a Guinizzelli nell'edizione. Ma,rti citat! ~ue note sotto). In tal
ovo vivere inceperint. Et mox de dyabolica arte antiqui serpentis quaedam vis illam senso la gemma è preziosa in quanto assorb~ m se la v~rtu_d1 st~.~~.~- .
tangit qui etiam in Antechristo requiescit, ita ut sicut ille omnibus coelestibus resi- 61. Dante Alighieri, Rime, r. I documenti (due ton_u, 1_" e l""); 2. Introduzione
0
stit, sic etiam illud animal omnibus mortalibus repugnat eos occidendo». (due tomi, 2 -1, e 2'°n'<); 3. Testi, a cura di D._De Robe_rtis_, Firenze 2002.
6 2 . Poeti del Dolce Stil Nuovo, a cura di M. Marti, Firenze 1969, 58.
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R. COLUCCIA - A. MONTINARO - C. SCARPINO
allude alla particolare lucentezza dei giachinti in MzRic, Sei anni ò tra
vagliato 32 (nel corpus TLIO l'aggettivo compare solo, oltre che in
Elementi di analogia presenta fino 'privo di impurità': con riferi- quest'unica occorrenza siciliana, altre sei volte in Bonvesin); lucente
~ento ai minerali è associato a carbonchiom. 'pietra preziosa dotata di pare più generico: ricorre in GiacLent?, Lo badalisco r (associato a spec-
I~te_nsa luminescenza' in GiacLent, Diamante, né smiraldo 5, ed usato chio); GuidoCol, Gioiosamente canto 15 (associato a spera);An, Quando
(ms1eme ad altre pietre) a paragone delle belezze possedute dalla la primavera 13 (associato a stella, fig. per la donna amata); An, Rosa
d~nna;_ il sintagma e l'associazione con rubino si ripropongono in aulente 2 7 (associato al sol[e]); An, Sì m 'à conquiso Amore 16 (associato
~m~P1st, Un anel corredatod'un rubino 4: carbonchiofino 6 3. L'aggettivo è a viso); An, Chi giudica lo porne 6 (insieme ad ismerato 'purificato, reso
nfento anche a oro I auro in GiacLent, Meravigliosa - mente 6o; Gia- luminoso', per descrivere ilfuoco). Il carbonchiofino (di cui abbiamo già
cLent,_ Dal cor mi vene 170; MstFranc, Gravosamentefece 21; si oppone oro trattato) viene dichiarato molto risprendente cosa (GiacLent, Diamante,
matto m LunGuall, Sicome 'l pescio 57. Nei casi in cui l'agg.fino non è né smiraldo 6): nell'aggettivo è forse un'eco di Caden, Ai, dousa (BdT
espresso direttamente, la qualità dell'oro puro è espressa attraverso il 106,5) r-4: «Ai, dousa flors ben olenz, I plus clara que flors de lis I ni
verbo affinare in: Jacopo, Così afino ad amarvi r; An, Del meo disio spie- miracdes ni robis I ni carboncle[s] resplandenz».
t~to 62; PuccMart, Lo fermo intendimento 55; BartMoc, Non pensai che È sintagma tecnico argento (arcento) vivo locuz. nominale 'mercurio'.
dzstre~to47. Tor?ere~o tra pochissimo sul caso degli scolosminigai efini Ricorre in An, Del meo disio spietato 67 «c'argento vivo pare» e in
c~e nc~~ro~o 1~ G1acLent, Amore non vole eh' io clami 3 1. Fuori da que- PtMor, Como l'arcento vivo 1 «Come l'arcento vivo fuge il foco». Il mer-
sti amb1t1, fino e largamente usato (per un totale di 14 5 volte nel cor- curio viene ricordato per sue specifiche proprietà: nel primo esempio,
pus), con riferimento a sentimenti, personaggi e oggetti. Nello stesso nel contesto di una similitudine, così non è costante 68 allude alla liqui-
Amore non vole ch'io clami 26 ricorre zafiro m. 'zaffiro, varietà di corin- dità e mobilità del minerale; nel secondo il mercurio Juge il foca 1 'ha
d~ne, d~ colore azzurro trasparente, usata come pietra preziosa' (come paura del fuoco' 6 5, perché si ossida, cioè perde il colore, e analoga-
g1a abbiamo visto, zafino appare anche, insieme ad altre pietre, a para- mente il volto dell'amante davanti alla bella perde il suo colore (così mi
gone delle belezze della donna in GiacLent, Diamante, né smiraldo 1). Lo fa del viso lo colore 2). Nel corpus ricorre anche argento m. 'metallo
~a~fi~o o:i"entale,di mag~ior valore pur se di minore vertute, è una gioia nobile di colore grigio chiaro lucente', e quindi 'ricchezza, denaro' (in
~101_ello ,rara e _propno per questo prezi'osa, cara e grazi'osa (cfr. in coppia con or[o] I auro), in Ingh, Caunoscença penosa e angosciosa 15:
segmt~); 1 aggettivo ori"entaleal v. 5 chiarisce il valore superiore (asaipiù «auro e argento e non gentil coragio» e in An, Cogli occhi, amor 7: «che
vale) d1 questa varietà, pur dotata di minori virtù, su altre. Un riscon- via più val c' or u argent'a marchi» 66 . In accezione figurata (legata alle
tr? è ~ornito dal Lapidario estense, LXX: «1 Safin sè una petra blava e caratteristiche cromatiche del metallo), il lemma vale 'splendore, colore
cliara m collor. 2 La migliore sè orientalle, no multo cliara et hae en sì biancheggiante, lucentezza, scintillio (con riferimento al viso dell' a-
puncti come oro en modo de polverelli; reluce in sì a modo di stella». mata)' in GiacLent, Dolze coninzamento 23-24: «con quella che m'a-
Nel notissim? passo di Pg I 13 Dolce color d 'ori·entalzaffiro l' «aggettivo mava, I bionda, viso d'argento» e in GiacPugl, Donna, per vostro amore
allude genencamente ai paesi o., ed è volto a esprimere il delicato 91-92: «chiarita in viso, più c'argento, I donami allegreze».
colore del cielo del Purgatorio, simile a quello della pietra preziosa
venuta dal favoloso Oriente» (ED, IV, 195, s.v.); da mettere in relazione 6. Individuare e riconoscere il peso della componente scientifica in
con il Lapidario toscano:«çaffirro si è somilliante al cielo sereno» 64. ambito lessicale in qualche caso può favorire una più piena compren-
Un certo coefficiente di tecnicismo si potrà associare al blocco sione complessiva del brano; il miglioramento ecdotico non è legato
degli aggettivi usati per indicare la lucentezza di diversi elementi: rilu- solo alla specificità tecnica attribuita ai singoli lemmi, ma soprattutto
cente è associato a stella in GiacLent, Dolce coninzamento 6; stralucente
65. S. Santangelo, Le tenzoni poetiche nella letteratura italiana delle origni, Genève
1928, 350.
63. Poeti del Dolce Stil Nuovo, 828. 66. Panvini, Le rime della scuola siciliana, I, 618, commenta argent'a marchi
64. Coluccia, Il "Libro de le virtudi de le pietre preziose", 62 (144ra 23- 24). 'argento monetato' (sulla scia, LEI, III, 1091-93).
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R. COLUCCIA - A. MONTINARO - C. SCARPINO LINGUE DELLA SCIENZA E SCUOLA POETICA SICILIANA
esempi ricorrenti nella poesia dei primi Siciliani 72 : la ripresa mediante merito alla quale, fino a quando nou ct\lTemo una prova testuale e lin
la causale ha funzione esplicativa del pensiero o dell'affermazione guistica incontrovertibile, conviene rimanere prudenti) 75 andrà cer-
svolta nell'unità metrica precedente e la sirma rappresenta l' esemplifi- cata una plausibile spiegazione per l'ipotizzato *colosmini (che
cazione o l'ampliamento di quanto espresso nella fronte. In altri ter- dovrebbe essere dell'antigrafo di V e L, stante la testimonianza con-
mini, la coesione sintattica e semantica tra fronte e sirma è assicurata corde dei due codici). La soluzione risulta complicata dal fatto che si
proprio dalla causale(-esplicativa) del v. 2 5, altrimenti poco funzionale. tratta di attestazione lessicale unica (con ogni probabilità una sorta di
Se si accetta la nostra proposta, al precedente risulta collegato prestito occasionale votato all'insuccesso) e quindi priva della possibi-
anche il brano successivo (vv. 3 1-40): lità di riscontri specifici; e soprattutto non sappiamo cosa ci sia alle
spalle del codice toscano, cioè quale sia stata la rappresentazione scritta
'Nviluto li scolosmini del testo originario siciliano. Non resta che arrischiare un procedi-
di quel tempo ricordato, mento indiziario basato sulla ricognizione della resa grafica nella tra-
eh' erano sì gai e fini, dizione isolana di alcuni lemmi derivanti da FL- e da J-, per i quali in
nulla gioia nonn-è trovato. alcune zone del Mezzogiorno medievale (Sicilia compresa) è possibile
E· Ile merzé siano strette, 35 un esito [x] (a volte coesistente con altri quali [s] e Li],di cui rappre-
nulla parte non sian dette senterebbe uno stadio anteriore) 7 6 , proprio come nel nostro lemma,
perché paian gioie nove:
pur attraverso trafile distinte e indipendenti. Nei documenti siciliani
nulla parte sian trovate
antichi 77 rinveniamo esiti quali chancu 'fianco' (Eneas), chatari 'fiatare,
né dagli amador chiamate
infin che compie anni nove.
soffiare' (Eneas), chumi 'fiume' (Eneas), churi 'fiore' (Thesaurus paupe-
rum), chittaturi 'gettatori' ( Vitii et virtudi), nei quali il tentativo di rap-
Il difficile scolosmini (unicum, a quanto è dato di vedere, anche se
concordemente attestato sia in V che in L, entrambi relatori della can-
zone; assente in CDLI) potrebbe valere, secondo Pagliaro, 'turchesi' (<
75. Come consiglia Par Larson, che conosce benissimo i~Vatica_n_o. . ..
armeno xolozmik): in questo lemma «il gruppo se della forma traman- 76. Conservano piena validità, pur se potenzialmente agg10rnab1h e pree1sab1h,
data [potrebbe essere] un puro scambio grafico dovuto alla scissione le considerazioni complessive e le conclusioni di G. Rohlfs, Grammatica st?ric~dell~
lingua italiana e dei suoi dialetti,Torino 1966-1969, §§ 158, 183 ~ ~19;per gh sv~lupp1
del segno x che rendeva la velare spirante [x] »73. Di diverso avviso di FL nelle parlate centro-siciliane, cfr. G. Ruffino, Isoglosseswliane,_1zo-72: m Tr:
Avalle, per il quale la forma, «che ha dato tanto da fare ai critici, rien- millenni di storia linguistica della Sicilia, Atti del Convegno della Soc1eta Italiana d1
tra sicuramente nel§ 40 "se- fiir e-" di SVENNUNG 1941, pp. 112- Glottologia, Palermo 25-27 marzo 1983. Testi raccolti da A. Quattordio More-
114» ( Clpio, ccvii b) 74. Se seguiamo la traccia indicata da Avalle (in schini, Pisa 1984, 161-85. .
77. Si è passata in rassegna la «Collezione di testi siciliani dei secoli XIV e XV>>
e qualche altro testo ritenuto affidabile .. Gli ese~pi utilizzati provengono da: Poe-
sie siciliane dei secoli XIV e XV, a cura d1 G. Cus1mano, 2 voll., Palermo 1951-1952
72. G. Frenguelli, L'espressione della causalità in italiano antico. Presentazione di M. f:
[==Poesie];Regole, costituzioni, confessionalee rituali, a cura di Branciforti, Pale1:mo
Dardai:10, Ro_m~, 2?02? 33_8-46. Come suggerisce lo stesso Frenguelli, oltre agli 1953 [==Regole]; La Istoria di Eneas vulgarizata per Angilu di Capua, a_cura d1 _G.
es~mp1 da lm g1a md1cat1 nel volume, una causale(-esplicativa) ricorre anche in Folena, Palermo 19 56 [==Eneas]; Libru di li viti i et di li virtudi, a cura d1 F. Brum, 3
RmAq, Perfin amore 21 (ca) e 3 5 (che), in Guido Col, Gioiosamente canto 4 5 (ca), in voll., Palermo 1973 [==Vitii et virtudi]; Libru di lu transitu et vita di misser sanctu Ihe-
StProt, Pir meu cori alligrari 56 (ki). ronimu, a cura di C. Di Girolamo, Palermo 1982 [==Iheronimu]; Ordini di la confes-
73. A. Pagliaro, «Inviluti sono gli scolosmini ... », 205, in Nuovi saggi di critica sioni «Renovamini», a cura di S. Luongo, Palermo 1989 [==Renovamini]; Il «Caternu>>
semantica, Messina-Firenze 1956, 203-12. dell'abateAngelo Senisio, a cura di G. M. Rinaldi. Introduzione di A. Giuffrida, 2 voll.,
74. -~i si riferisce naturalmente a Compositiones lucenses.Studien zum Inhalt, zur Palermo 1989 [==Caternu]; Valeriu Maximu translatatu in vulgar messinisi per Accursu
Textknt1k und Sprache von J. Svennung, Uppsala-Leipzig 1941. In precedenza lo di Cremona, vol. III Indice lessicale,a cura di E. Mattesini, Palermo 1991 [== Valeriu
stes~o D' A. S. Avalle, Sintassi e prosodia nella lirica italiana delle origini (Appunti), Maximu]; Munti della santissima oracioni,a cura di R. Casa pullo, Pale1:mo 199 5 [~
Torm? 1973, 15 aveva ado~tato una formu~a div_ersa e per certi aspetti più ampia: Oracioni]; Epistula di misser sanctu Iheronimu ad Eustochiu, a ~ura d1 F. .s~~men,
«non e escluso che anche m questo caso s1 abbia un ulteriore esempio della ten- Palermo 1999 [==IheronimuEustochiu]; Il «Thesaurus pauperum>> in volgare.s1c1.l1.a~o,
a
denza dell'amanuense di V a premettere una s- [ ... ] con funzione solo sussidiaria- cura di S. Rapisarda, Palermo 2001 [==Thesaurus pauperum]; Il « Vocabolarioswliano-
mente intensiva». latino» di Lucio Cristoforo Scobar,a cura di A. Leone, Palermo 1990 [==Scobar].
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LINGUE DELLA SCIENZA E SCUOLA POETICA SICILIANA
R. COLUCCIA - A. MONTINARO - C. SCARPINO
non generica agli agg. gai e fini 3 3, i q1-12Jipt:re_ fanno. I?rte del b;:ig;:i-
presentare graficamente [x] 78 si realizza mediante il grafema <eh> 79; glio tecnico costitutivo della lingua dei' n_os_tn.~im;ton: m ~uesto cas~
un analogo •'<cholosmini della scripta siciliana potrebbe aver generato in gai significherà 'splendenti' 82 più ,c~e . g_ioi_o:i o ~v~enentl, am~rosi
Toscana 1<colosmini e, con passaggio successivo (in forza del fenomeno (in Chiaro Davanzati) 83 e fini varra pnvi di impunta (come abbiamo
indicato da Svennung/ Avalle) scolosmini. Assai più debole appare l'i- visto in precedenza).
potesi scolosmini 'gelsomini' (< pers. yasamTn)80, oggettivamente in-
spiegabile per trafila fonetica e resa grafica. Nel nostro lavoro siamo partiti da una possibile identificazione
Se conveniamo con l'etimologia suggerita da Pagliaro, si realizza un cieli~ componenti scientifiche presenti nel lessico dei_ P?e~i sicili~ni e
collegamento strutturale con gioia 'pietra preziosa' 21 e con za.firo 26; con l'ultimo esempio siamo approdati a nuove ipotesi di sistemazio~e
e si conferma il delicato sistema di rispondenze che intarsia questi testuale e di interpretazione: non era previsto, ma forse era prev~di~
versi attraverso una fitta rete di richiami: usanza 20, uso 30; merzede 28, bile considerata la circolarità del processo ecdotico. Molte questiom
merzé 3 5; trovato 34, trovate 3 8; ancora gioia 34, gioe 37 (qui potrebbe son~ ancora aperte e sono state presentate in forma doverosamente
andar bene anche il significato 'cosa gioiosa'); )nvilute 30, inviluto 31; prudente: abbiamo disseminato problemi, più. che pr?clamato cer-
ecc. L'ultimo aggettivo significa 'sciupati, alterati nel colore', avvalora tezze. Alla fine di tante cautele, sorge un dubbio ulteriore: non vor-
«il richiamo alla turchese per rendere l'immagine di cose pregiate, che remmo che qualche ascoltatore della nostra relazione fosse. fo~gorat~
l'uso e il tempo inviliscono» 81 e, antifrasticamente, conferisce valenza dal pensiero che, con un adattamento mini~o e c_on la mediazione di
una cara collega e amica 84, traiamo da un libro di Eco del 1997, K_ant
78. In una lista di li robi dati vergata in Calabria, forse intorno a Bova, nel sec. e Fornitorinco85 (ancora un animale, dunque): «aWinizio ero indeciso,
XVI, si rinviene uno axieri di pani e un altro axeri piccolo; ax(i)eri (<èyxdewv) è la ma ora non ne sono più così sicuro».
'tovaglia che serve a coprire il pane lievitato prima della cottura nel forno' e l' a-
dozione del grafema greco per rendere la fricativa velare sorda si giustifica in una
zona a diffusa grecità e caratterizzata, insieme ad altre nel Mezzogiorno, dal fre-
quente ricorso ai segni dell'alfabeto greco per rappresentare graficamente il
romanzo, cfr. per il testo F.Mosino, «Per la localizzazione del codice Vat. Gr. 1954», ABBREVIAZIONI E SIGLE
72-73, Archivio Storico per la Calabria e la Lucania, XLVII (1980), 71-74, e anche, per
alcune questioni riguardanti i testi romanzi in caratteri greci, il riferimento biblio-
grafico della nota seguente. Agostino = Augustinus Hipponensis, Enarratio~es in ~salmos, PL 0?7. ,
79. In posizione intervocalica e riferite tutte alla medesima famiglia lessicale Alberto Magno = Opera Omnia Alberti Magni. Vers10ne elettrornca dell ed.
('enfiare'), si rinvengono grafie come unxhatu (Regole), unxatu (Poesie), unyari (Ihe-
ronimu), unhyari (e varie forme analoghe collegate: unhyamentu, unhiatu, ecc.; Sco- Lugduni, Clausii Prost; Petri et Claudii Riga~d, l 6 5l:
bar).Anche a prescindere dalla posizione, la variazione rappresenta una condizione al-Tifasi = Ahmad al-Tifasi, Il libro delle pietre preziose, a cura di I. Zilio-
costante nel medioevo italiano e la rappresentazione scritta dei fonemi volgari Grandi, Venezia 1999 (citato in traduzione italiana).
"nuovi", cioè carenti di tradizione consolidata nella pratica scrittoria, registra una Beda = Beda, Explanatio Apocalypsis, PL 093. . .
notevole instabilità; su questi problemi, con riferimento a situazioni soprattutto Bestiario toscano = M. S. Garver e K. McKenzie, «Best1ano Toscano», Studj
meridionali, cfr. R. Coluccia, Scripta mane(n)t. Studi sulla grafia dell'italiano, Gala-
tina 2002, passim. Per completezza, si consideri inoltre che nei testi siciliani dei Romanzi, 8 (1912), 1-roo. .
secoli XIV e XV a quelli citati si accompagnano altri esiti: siciliano è xuri 'fiore' Brunetto Latini = Brunetto Latini, Li livres dou Tresor, a cura d1 F.J. Carmody,
(Thesaurus pauperum), con rappresentazione di [s]; di tipo toscano sono fiancu (The- Berkeley-Los Angeles 1948 [rist. anast. Genève 1975].
saurus pauperum),fiuri (Eneas, Renovamini),fiumi (Renovamini, Oracioni),gittari ( Viti i
et virtudi, Iheronimu, Valeriu Maximu, Oracioni, IheronimuEustochiu); mantengono le
scrizioni "etimologiche" latine o latineggianti fiamma (Eneas, Iheronimu, Valeriu
Maximu, IheronimuEustochiu), fiancu (Thesaurus pauperum), fiatu ( Valeriu Maximu), 82. Avalle, Sintassi, 93.
fiumi (Eneas [nel glossario e nell'apparato positivo; a testo c'è fiumi, ma sarà 83. Chiaro Davanzati, Rime, ~40, s.v.gaio. " . . . .,, " . .,,_
refuso], Caternu, Valeriu Maximu, IheronimuEustochiu, Thesaurus pauperum), fiuri s4 . Già citato da M. Spampmato Ber~tta, «~ra. _S:e1~1a~1_e S1culo-.tos~am .
(Eneas, Renovamini, Valeriu Maximu, IheronimuEustochiu, Thesaurus pauperum) ,floriri casi limite di incerta collocazione», 117, m Dar S1ctl1a111 ai S1culo-toscan1._
Lmgua,
(Iheronimu),fiuriri (Valeriu Maximu) e umflari (Thesaurus pauperum). metro e stile per la definizione del canone.Att~ del Convegno, Lecce 21-23 apnle 1998,
80. Il lemma gelsomino è documentato a partire dal XIII secolo secondo il cor- a cura di R. Coluccia e R. Gualdo, Galatma 1999, 107-17.
pus TLIO ("Poes. an. tosc."); a partire da Boccaccio secondo DELIN. s 5. U. Eco, Kant e l'ornitorinco, Roma 1997.
8r. Pagliaro, «Inviluti», 204.
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rum, PL 197.
R. COLUCCIA - A. MONTINARO - C. SCARPINO