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Federico Boschetti
Italian National Research Council
13 PUBLICATIONS 21 CITATIONS
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Federico Boschetti
1 Introduzione 7
1.0.1 La scelta del testo e le fasi preliminari . . . . . . . . . 14
1.1 Excursus: Le figure di ripetizione in Aristofane critico di Eschilo 16
1.1.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16
1.1.2 La dilogı́a . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18
1.1.3 Una formula in senso tecnico: ληκύθιον ¢πώλεσεν . . . . 22
1.1.4 Il riuso di interi versi e l’impiego di melodie ripetitive . 25
1.1.5 La palillogı́a come tratto caratteristico di Euripide . . . 26
1.1.6 Lo stile di Eschilo alla bilancia e nei moniti per la pólis 27
1.1.7 La distribuzione delle ripetizioni nell’economia dell’in-
tera commedia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
1.1.8 Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
3 Sintassi 53
3.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53
3.1.1 L’impiego del calcolatore . . . . . . . . . . . . . . . . . 54
3.1.2 L’analisi dei costituenti nella grammatica generativo-
trasformazionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55
3
4 SOMMARIO
4 Semantica 139
4.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 139
4.2 La semantica strutturale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 140
4.2.1 Considerazioni preliminari sulla prospettiva struttura-
lista in semantica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 140
4.2.2 La semantica interpretativa . . . . . . . . . . . . . . . 145
4.2.3 L’isotopia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 161
4.2.4 Dall’analisi dei tratti all’impiego di ontologie . . . . . . 164
4.2.5 La nozione di categoria nella prospettiva cognitivista . 167
4.3 WordNet(s) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 168
4.3.1 L’architettura di WordNet . . . . . . . . . . . . . . . . 169
4.3.2 EuroWordNet . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 187
4.3.3 MultiWordNet . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 195
4.4 WordNet ed XML . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 196
4.5 Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 198
SOMMARIO 5
5 Elaborati 201
5.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 201
5.2 Allitterazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 202
5.3 Ripetizioni a breve termine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 210
5.4 Localizzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 226
5.5 Categorie semantiche del soggetto . . . . . . . . . . . . . . . . 237
Introduzione
7
8 1. Introduzione
contrario, non può ignorare né la storia della tradizione né la storia delle
interpretazioni del testo.
Le due prospettive tendono a divergere perché la linguistica computazio-
nale ha fra i suoi fini nobili quello di sciogliere in modo univoco le ambiguità
di testi appartenenti a corpora estendibili in modo indefinito, generando in-
terpretazioni che possono essere criticabili sul piano del metodo. Tuttavia
non entra nel merito dello specifico testo analizzato, il quale si offre come
specimen per verificare la bontà del metodo applicato, ma è per sua stessa
natura interscambiabile con altri testi della base di dati. La linguistica com-
putazionale è intrinsecamente generativa perché il suo scopo è rendere ragione
della competence del parlante nativo, acquisendo i meccanismi di produzione
del linguaggio. La filologia computazionale al contrario è intrinsecamente in-
terpretativa perché lavora su un corpus di testi chiuso ed è quindi orientata
a ritrovare l’unità della performance originaria nella molteplicità delle sue
interpretazioni.
Sembra opportuno ora riflettere su alcune diverse tipologie di strumenti
informatici1 di cui la filologia computazionale si serve per lo studio di testi
letterari, concentrando l’attenzione sui modi in cui l’impiego di tali strumenti
può condizionare l’impostazione della ricerca stessa.
6
Il sito di riferimento si trova all’indirizzo: <http://www.tlg.uci.edu>.
7
Uno fra i più noti è SNS Greek, prodotto presso il Laboratorio In-
formatico per le Lingue Antiche “G. Nenci” della Scuola Normale Superio-
re di Pisa (<http://snsgreek.sns.it>). Fra il software libero è da se-
gnalare un eccellente prodotto di interrogazione del TLG, chiamato Diogenes
(<http://www.dur.ac.uk/p.j.heslin/diogenes>).
8
Per quanto riguarda i tragici sono disponibili per ora soltanto i commentari di Jebb
alle opere di Sofocle, ma gli archivi sono in espansione.
11
può chiarire meglio: se si cerca la parola inglese wife verranno restituite tutte
le voci del dizionario la cui definizione contiene tale parola, come ad esempio
¥λοχος, δάµαρ, γυνή, etc. Tuttavia, poiché i risultati sono prodotti su base
lessicale e non semantica, compariranno anche termini non pertinenti o con
legami semantici (o sintattici) molto labili, ma nella cui scheda definitoria si
trova un esempio contenente la parola wife.
La metodologia che sta alla base dell’uso di questo tipo di strumenti è
la ricerca orientata di prove a sostegno delle ipotesi formulate dallo studioso
che se ne serve. Infatti, abitualmente non si cercano parole o sequenze di
parole in modo casuale: è l’esperienza, l’intuizione e l’intelligenza a guidare
la formulazione del pattern corretto per l’interrogazione della base di dati.
Quando si usa un motore di ricerca verbale non sono rari casi di serendi-
pità, ma per definizione questi non rientrano nell’ambito della metodologia
adottata.
Solitamente ci si propone di dimostrare che nel testo o fra i testi è presente
una rete di relazioni di varia natura, ma di questa rete si cercano non tutti
i nodi possibili, ma quei nodi che sono già stati trovati per via di intuizione.
La ricerca degli elementi marcati, delle cose notevoli nel testo rischia di far
perdere la visione d’insieme, la struttura soggiacente.
iterata omerici, ad esempio, non si tratta di verificare quante volte una deter-
minata sequenza di parole ricorra nel corpus, bensı̀ di sottoporre ad indagine
ogni possibile sequenza di due o più parole del verso, indipendentemente dal
suo carattere notevole o meno.
Sarà bene tuttavia vedere quali siano i limiti, per non cadere in equivoci
e malintesi. Questo metodo attenua e sposta, non risolve i problemi connessi
alla critica di soggettività mossa alla ricerca orientata. Li attenua, in quanto
effettua la ricerca in modo sistematico ed esaustivo, tuttavia li sposta, por-
tandoli dal piano sintagmatico al piano del paradigma. Questo infatti è il
punto più delicato — e più fecondo — della critica che si può muovere all’ap-
plicazione degli algoritmi di combinazione in ambito letterario. Il testo scritto
(limitandoci alle caratteristiche di un’edizione di riferimento senza apparato
e tralasciando i problemi connessi alle edizioni critiche) è una sequenza di ca-
ratteri organizzati in parole, cioè in forme flesse oppure no convenzionalmente
separate fra di loro da segni di interpunzione, da spazi bianchi, da a capo
e rientri. Quando il testo viene portato in machine readable form, questa è
l’unica struttura disponibile in maniera immediata agli algoritmi di ricerca:
l’appartenenza di una forma flessa a un determinato paradigma nominale
o verbale, la realizzazione di uno schema metrico, l’identificazione di uno o
più tratti semantici sono informazioni correlate al testo9 , in parte deducibili
attraverso l’applicazione di regole formali (come ad esempio l’individuazio-
ne delle strutture metriche), in parte codificabili ancora soltanto attraverso
un intervento esterno (come ad esempio l’individuazione di tratti semantici).
Ora, gli algoritmi di combinazione danno dei risultati significativi non tanto
quando operano sulle parole del testo (altrimenti le forme coniugate di uno
stesso verbo, ad esempio, sarebbero trattate come forme prive di relazione fra
di loro, come parole completamente diverse), ma quando ricercano, combi-
nandole, le metainformazioni associate alle parole del testo. Se nella ricerca
orientata la soggettività interviene nell’individuazione dei sintagmi da sot-
toporre a verifica e nell’esclusione dei risultati ritenuti non pertinenti, nella
9
Lana (1994) parla di metaparole.
13
di cui non si è fatto uso nel presente lavoro. Il corpus riproduce Murray
(1955), cioè la seconda edizione di Murray, tuttavia in una tabella a parte
sono contenute varianti e congetture accolte nelle successive edizioni di Page
(1972) e di West (1998).
11
Il sito ufficiale del consorzio responsabile dello unicode è il seguente:
<http://www.unicode.org>.
16 1. Introduzione
1.1.1 Introduzione
Lo studio puntuale delle figure di ripetizione in Eschilo12 ha permesso di ridi-
mensionare il pregiudizio ottocentesco secondo cui la presenza, soprattutto a
corto raggio, delle medesime parole, parti di verso o versi interi fosse il frutto
di guasti della tradizione, per lo più di glosse finite nel testo. Proiettando il
gusto moderno per la variatio, si riteneva infatti che la ripetizione non fosse
degna dello stile elevato di Eschilo13 , deformando in questo modo la realtà di
un fenomeno la cui frequenza assume invece rilevanza statistica14 . Tuttavia,
la nostra sensibilità verso il fenomeno potrebbe questa volta, al contrario,
essere falsata da nuovi pregiudizi: dalla difesa a oltranza della paradosi, dal
gusto ritrovato, sull’onda dell’oralismo, per le ripetizioni a lungo e a corto
raggio15 , etc. Si assiste infatti ad un vero e proprio mutamento di paradigma
che trova il suo culmine nello studio di Pickering volto a dimostrare come
copisti e correttori fossero addirittura più propensi ad eliminare ripetizioni
16
d’autore di quanto fossero inclini ad introdurne di spurie .
Diventa quindi di un certo interesse vedere nelle Rane di Aristofane, che
rappresentano per noi la prima testimonianza di critica letteraria e dram-
12
Per una panoramica sull’argomento si veda Schinkel (1973) e Nencini (2003).
13
Si veda Francobandiera (2003).
14
Studi statistici sono stati condotti da Pickering (2000a), il quale fra l’altro invita
a considerare i dati con grande cautela: essendo perduta la maggior parte delle opere
dei tre tragici e non sapendo se la distribuzione dei fenomeni analizzati è di tipo normale
(distribuzione gaussiana), Pickering ammette che il margine di confidenza dei risultati può
legittimare a dire che Euripide ha la tendenza ad impiegare le ripetizioni all’interno dello
stesso verso con maggior frequenza di Sofocle, ma non sarebbe prudente affermare lo stesso
rispetto ad Eschilo, appunto perché lo scarto è troppo basso e non supera il test statistico
detto t-test, volto appunto a determinare il margine di confidenza di fronte ad un numero
esiguo di dati, quando non si conosca la forma della distribuzione.
15
Si vedano in particolare Prato (1978) e Havelock (1980).
16
Pickering (2000b).
1.1 Excursus: Le figure di ripetizione in Aristofane critico di Eschilo 17
Se è ben noto l’influsso della Sofistica sulle Rane 18 , vale la pena ricordare
come l’effetto comico prodotto dall’abuso di figure retoriche (in particolare
da quelle di ripetizione) trovi una felice testimonianza proprio nel passo di
Diodoro Siculo dedicato agli schémata gorgı́eia (Diod. 12.53.4):
Πρîτος [scil. Γοργίας] γ¦ρ χρήσατο τος τÁς λέξεως σχηµατισµος πε-
ριττοτέροις κα τÍ φιλοτεχνίv διαφέρουσιν, ¢ντιθέτοις κα σοκώλοις κα πα-
ρίσοις κα еοιοτελεύτοις καί τισιν τέροις τοιούτοις, § τότε µν δι¦ τÕ ξένον
τÁς κατασκεÁς ¢ποδοχÁς ºξιοàτο, νàν δ περιεργίαν χειν δοκε κα φαίνεται
καταγέλαστα πλεονάκις κα κατακόρως τιθέµενα.
Nelle Rane, del resto, la ripetizione non è soltanto oggetto ma anche stru-
mento di critica letteraria. Al v. 1137, ad esempio, Euripide invita Eschilo
a dire di nuovo i tre versi appena pronunciati: αâθις ξ ¢ρχÁς λέγε. E’ evi-
dente che la progressiva uscita dalla dimensione dell’oralità e dell’auralità
e la complementare diffusione del libro, testimoniata dalla lettura solitaria
dell’Andromeda euripidea fatta da Dioniso (v. 53) e dalla disponibilità di
libri da parte del pubblico stesso19 (v. 1114 βιβλίον τ' χων καστος µανθά-
νει τ¦ δεξιά) modifica profondamente le modalità di fruizione dell’opera. La
vera novità del libro non è tanto la lettura, quanto piuttosto la rilettura. Se
la lettura lineare simula di fatto la cognizione di una performance orale, la
rilettura permette invece di spezzare la sequenzialità connaturata alla rice-
zione del messaggio verbale. Forme specifiche della rilettura non sequenziale
sono l’iterazione (l’αâθις...λέγε visto sopra) e il salto all’interno di una stessa
opera o di opere differenti alla ricerca di loci paralleli, meccanismo che viene
abilmente impiegato in questa commedia.
1.1.2 La dilogı́a
La prima forma di ripetizione accusata da Euripide nei confronti di Eschilo
si sviluppa sul piano del significato e riguarda il cumulo di espressioni si-
18
Si veda De Carli (1971).
19
Tuttavia non vi è accordo da parte degli studiosi sulla reale natura e consistenza del
βιβλίον: si veda il commento di Del Corno (2000, ad loc.).
1.1 Excursus: Le figure di ripetizione in Aristofane critico di Eschilo 19
nonimiche20 . Cosı̀, quando ai vv. 1152s. Eschilo recita dal prologo delle
Coefore:
δς ταÙτÕν ¹µν επεν Ð σοφÕς Ασχύλος. [...] ¼κειν δ ταÙτόν στι τù
κατέρχοµαι.
Van Leeuwen tiene a precisare come la dilogı́a non sia certo una peculiarità
di Eschilo, dato gli impieghi, specialmente con verbi di percezione, da parte di
Omero, di Aristofane, di Euripide stesso: Phoen. 919 οÙκ κλυον οÙκ ½κουσα,
Hippol. 362 ¥ιες κλυες, Troad. 1303 κλύετε µάθετε, 1325 µάθετ' κλύετε,
Andr. 1227 λεύσσετ' ¢θρήσατε, Ion 1446 ¢ύσω βοάσω, Bacch. 617 οÜτ' θιγεν
οÜθ' ¼ψατο, Cycl. 210 τί φατε τί λέγετε etc.
Per quanto riguarda κλύω, lo Chantraine ci segnala che le verbe n’est
employé que chez Hom. et les poètes, éliminé de l’attique par ¢κούω, ¢κροάο-
µαι. L’eliminazione di κλύω comporta il fatto che, nella lingua d’uso, ¢κούω
assuma anche tutte le accezioni del verbo soppiantato, per quanto nella lin-
gua poetica possa continuare ad essere mantenuta l’opposizione semantica.
Non stupisce allora che sia Euripide, paladino in questa commedia del lessico
corrente, ad accusare Eschilo di dilogı́a, nonostante nella realtà dei fatti egli
stesso impieghi abbondantemente questo stilema. Demetr. Eloc. 103 dice:
κα γ¦ρ ν διλογίαις γίνεται µέγεθος. Questo µέγεθος, come rileva Rader-
macher (1967), nell’economia delle Rane deve essere attribuito allo stile di
Eschilo. D’altro canto, la dilogı́a basata sullo svuotamento dell’opposizione
semantica fra i due termini sinonimi può fare percepire una imprecisione,
messa in rilievo da Theon Prog. 80.25 Spengel, trattando della σαφήνεια:
φυλακτέον δ ... κα τÕ δς τ¦ αÙτ¦ λέγειν· οÙδν γ¦ρ Âττον τîν ¥λλων κα τοà-
το συγχε τ¾ν διάνοιαν. Che Eschilo sia σοφός e non σαφής, essendo questa
invece la caratteristica di Euripide, viene detto più volte nel corso della com-
media. Euripide contro Eschilo: v. 927 σαφς δ' ¨ν επεν οÙδ ν, v. 1122
(espunto da Bergk) ¢σαφ¾ς γ¦ρ Ãν ν τÍ φράσει τîν πραγµάτων. Dioniso par-
lando rispettivamente di Eschilo e di Euripide21 : v. 1434 Ð µν σοφîς γ¦ρ
επεν, Ð δ' τερος σαφîς. Dioniso contro Eschilo: v. 1445 ¢µαθέστερόν [scil.
¢µαθία = non σοφία] πως επ κα σαφέστερον. E, non ultimo, questo stesso
passo, dove Euripide dice ironicamente: v. 1154 δς ταÙτÕν ¹µν επεν Ð σοφÕς
21
Ma l’attribuzione è controversa: si veda Hurst (1971), il quale rileva che la struttura
Ð µέν ... Ð δέ ... in Aristofane assume prevalentemente la forma A B B’ A’ in rapporto ai
rispettivi antecedenti.
22 1. Introduzione
Dal punto di vista del significato, si è molto insistito sul quasi sicuro
doppio senso sessuale suggerito dalla forma di questo vasetto, doppio senso
potenziato dagli oggetti menzionati al v. 1203, κJδάριον22 (pelliccetta) e
θυλάκιον (borsina), che completerebbero l’allusione anatomica innescata dalla
boccetta del ληκύθιον. La menzione di questi oggetti d’uso comune sarebbe
introdotta per criticare l’apertura al quotidiano della poetica euripidea.
Dal punto di vista metrico questo emistichio introduce un tribraco al
quarto piede, e Stanford (1958, ad loc.) ci ricorda che Eschilo is fonder
of tribrachs than Aeschylus. Del resto, anche κJδάριον e θυλάκιον darebbero
lo stesso effetto e Harrison, citato da Dover (1993), osserva che il v. 1203
22
Si veda Penella (1973).
1.1 Excursus: Le figure di ripetizione in Aristofane critico di Eschilo 23
può bene parodiare l’alto grado di solutiones presenti nelle parti recitate
delle ultime opere di Euripide. Stanford fa notare invece come la pausa dopo
il quinto semipiede non sia in alcun modo peculiare, ma su questo punto
importante si tornerà fra breve.
Per finire, dal punto di vista sintattico Rau23 schematizza la struttura
stereotipata dei frammenti di prologhi euripidei in questo modo: Name eines
Heroen oder Gottes im Nomitativ - Abstammung - Partizip - Prädikat.
Partendo da tutti questi elementi, si può avanzare un’ipotesi d’interpre-
tazione molto più focalizzata sulla tecnica compositiva di Eschilo di quanto
si possa scorgere in apparenza. In primo luogo, si è visto come l’accusa di
ripetitività, a più livelli, riguarda sempre e soltanto Eschilo. È Eschilo infat-
ti, non Euripide, che per tutta la commedia è accusato di ripetere sempre le
stesse cose. D’altronde, Eschilo accusa il rivale dell’esatto contrario, cioè di
strutturare il verso in modo da poterci far stare di tutto (κJδάριον, ληκύθιον,
θυλάκιον), quindi non sempre la medesima cosa, a costo anche di forzare la
struttura metrica con solutiones ardite. Euripide anzi aveva scommesso (vv.
1178):
κ¥ν που δς επω ταÙτόν, À στοιβ¾ν δVς
νοàσαν ξω τοà λόγου, κατάπτυσον.
ξει προσάψαι λήκυθον (οÙχ ξει προσάψαι λήκυθον è iterato al v. 1231). Dal
punto di vista del significato, Dover rileva la polisemia di ¢πώλεσεν, nel senso
di perdere: “smarrire” e nel senso di perdere: “mandare in rovina, distrug-
gere, rompere, guastare”. Benché i commenti e le traduzioni convergano per
lo più verso l’accezione di “perse” (smarrı̀) la boccetta, in realtà in più di
uno dei sei prologhi tentati da Euripide il senso di “distrusse la boccetta”
sarebbe compatibile con il contesto o con gli equivoci innescati. D’altronde,
l’accezione di ¢πώλεσεν come guastare ben giocherebbe con il διαφθερî del
v. 1200 (che apre il motivo) e con l’ ¢πολες del v. 1245, che contiene una
bella epanadiplosi poliptotica e chiude il motivo. Nell’accezione di distrugge-
re, guastare, per lo più, troviamo questa forma di ¢πόλλυµι nelle tragedie di
Eschilo, dove si trova nella quasi totalità dei casi localizzata in fine di verso
e nei Persiani ha anche uno sviluppo nel tipo formulare improprio: sost. al
gen. + ¢πώλεσεν al v. 475 (βαρβάρων ¢πώλεσεν) e al v. 733 (συµµάχων ¢πώ-
λεσεν). Riassumendo questa interpretazione: Eschilo, per guastare i prologhi
di Euripide, accusandolo di aprire il verso alla più totale varietà (πάντα),
incastonerebbe un termine del sermo humilis caro al rivale in una formula
localizzata, con una abilità che gli è propria e gli è riconosciuta, applicando
una forma di tessitura che ha tutti i caratteri della composizione orale (non
si deve dimenticare che nella finzione scenica Eschilo si arroga la capacità
di mettere il lecizio in qualunque contesto dato all’improvviso, nella perfor-
mance del momento). Caratteristica della tecnica compositiva di Euripide
si rivelerebbe invece la capacità di adattare ad uno schema sintattico fisso,
astratto, la varietà lessicale di prologhi completamente differenti fra di loro
per contenuti.
A corroborare l’ipotesi che Eschilo usi i propri strumenti espressivi per at-
taccare l’avversario vale l’osservazione di Steinrück secondo cui anche la strut-
tura metrica che prevede la cesura pentemimere è tipica, semmai, del giambo
dei giambografi e di Eschilo mentre Euripide e la commedia sperimentano
nuove soluzioni. Lo studioso conclude dicendo:
Mentre gli scolii e gran parte degli studiosi moderni, fra cui Kock (1898),
van Leeuwen (1896), Stanford (1958), Dover (1993), non commentano
neppure il v. 1250, Radermacher (1967) rileva giustamente: Euripides
bezeichnet wieder das ταÙτÕ ποιεν als Hauptfehler des Äschylus auch in die-
sem Falle. Tuttavia, per quanto detto al paragrafo precedente su ληκύθιον
¢πώλεσεν, non si può condividere qui la prospettiva di Del Corno (2000,
ad loc.):
γ¦ρ αÙτοà πάντα τ¦ µέλη ξυντεµî, e poi recita una serie di versi (vv. 1264-
1277) da differenti canti eschilei, dove viene ripetuto per ben cinque volte il
verso formulare ¾ κόπον οÙ πελάθεις π' ¢ρωγάν; Ai vv. 1254-5 il coro parla
di πολÝ πλεστα [...] µέλη ma purtroppo, dato il numero esiguo di opere in
nostro possesso ci è impossibile valutare la dimensione reale del fenomeno di
riuso fra tragedie differenti26 .
La critica mossa alla ripetitività verbale si estende anche alla melodia dei
canti. Ai vv. 1285-95 è adesso un divertente τοφλαττοθρατ τοφλαττοθρατ27
ad essere ripetuto per ben cinque volte. Di nuovo Eschilo replica accusando
Euripide dell’esatto contrario, cioè di eccessiva varietà (vv. 1301-3):
26
Si rimanda al già citato articolo di Pickering (2000a).
27
Si veda Garcı́a Novo (1999), che analizza la struttura fonica di questa onomatopea,
confrontandola con le numerose onomatopee di animali nelle commedie di Aristofane.
28
Si adotta qui la terminologia di Lausberg (1990, §616), per indicare la figura /...xx.../
o la figura /xx .../
1.1 Excursus: Le figure di ripetizione in Aristofane critico di Eschilo 27
I vv. 1427-1432 vedono contrapporsi nel modo più netto i due stili. Comincia
Euripide:
λθωσι – 1001 ΧΟ. µ©λλον µ©λλον – (1039 ΑΙ. ¢λλ' ¥λλους) – (1044 ΑΙ. οÙδ'
οδ' οÙδες) – 1046 ΕΥ. πολλ¾ πολλοà – 1050 ΑΙ. γενναίας κα γενναίων – 1053
ΑΙ. ¢λλ' Ôντ'· ¢λλ' – 1156 ∆Ι. ¼κω ... κατέρχοµαι / 1157 ¼κω ... κατέρχοµαι –
1082 ΑΙ. οÙ ζÁν τÕ ζÁν; – 1173 ΑΙ. κλύειν ¢κοàσαι ... / 1174 ΕΥ. κλύειν ¢κοàσαι
– 1208-1245 (8x) ΑΙ. ... ληκύθιον ¢πώλεσεν – 1265-1275 (5x) EY. ¾ κόπον
οÙ πελάθεις π’ ¢ρωγάν; / ... / ¾ κόπον οÙ πελάθεις π’ ¢ρωγάν; / etc. –
1286-95 ΕΥ. (5x) τοφλαττοθρατ τοφλαττοθρατ – 1338 AI. φόνια φόνια – 1352
ΑΙ. ¢νέπτατ' ¢νέπτατ' – 1354 ΑΙ. ¥χέ ¥χεα – 1354 ΑΙ. δάκρυα δάκρυά – 1355
βαλον βαλον – (1371 ΧΟ. τερον αâ τέρας) – 1377 ΧΟ. αÙτÕν αÙτ¦ – 1393
∆Ι. µέθεσθε µέθεσθε – 1403 ΑΙ. φ' ¤ρµατος γ¦ρ ¤ρµα κα νεκρù νεκρός – 1431
ΑΙ. ... ν πόλει τρέφειν / 1432 ... 'ν πόλει τρέφειν – (1433 ∆Ι. ν¾ τÕν ∆ία τÕν
σωτÁρα) – 1443 ΑΙ. ¥πιστα πίσθ' – 1444 ΑΙ. πίστ' ¥πιστα – 1445 ΕΥ. τούτοις
... / 1146 τούτοισι – 1452 ∆Ι. ... Κηφισοφîν / 1453 EY. ... Κηφισοφîν – 1463
ΑΙ. ... τîν πολεµίων / 1464 ... τîν πολεµίων – 1487 ΧΟ. π' ¢γαθJ ... / π'
¢γαθJ – 1526 ΠΛ. τούτου τοàτον – 1530 ΧΟ. ¢γαθîν αγαθ¦ς
1.1.8 Conclusioni
In conclusione, si è visto come in questa commedia vi siano alcuni attacchi
espliciti allo stile di Eschilo, propenso ad usare veri e propri versi formulari in
canti differenti e si è cercato di vedere come la tecnica compositiva per formule
fisse sembri una peculiarità riconosciuta ad Eschilo, non ad Euripide, al quale
sembra si attribuisca invece una predilezione per altre forme di ripetitività,
come la palillogı́a e l’uso di schemi metrici e sintattici stereotipati. L’antitesi
attraverso la composizione con ¢- privativo o con negazione sembra infine un
tratto comune ad entrambi.
32 1. Introduzione
Capitolo 2
2.1 Introduzione
1
Aspetti teorici di rilievo sono stati affrontati da Froger (1968), da Mordenti
(2001) e da Buzzetti (1999), che ragiona sull’adeguatezza dei linguaggi di markup per
rappresentare testi con varianti. Si vedano anche Bozzi et al. (1986) e Bozzi (1993).
33
34 2. Marcatura degli apparati critici e dei repertori di congetture
il risultato sarebbe:
1 <text>
2 <body>
3 <!-- ... -->
4 <div n="persae" type="tragedy">
5 <l n="300">βωµο δ' ¥ιστοι, δαιµόνων θ' δρύµατα</>
6 <l>πρόρριζα φύρδην ξανέστραπται βάθρων.</l>
7 <l>τοιγ¦ρ κακîς δράσαντες οÙκ λάσσονα</l>
8 <l>πάσχουσι, τ¦ δ µέλλουσι, κοÙδέπω κακîν</l>
9 <l n="301">κρηπς Ûπεστιν, ¢λλ' τ' κπιδύεται.</l>
10
11 <!-- ... -->
12
13 <app loc="persae 300">
14 <rdg wit="recc.">δαιµόνων θ'</rdg>
15 <rdg wit="M">δαιµόνων</rdg>
16 </app>
17 <app loc="persae 301">
18 <rdg wit="Schuetz">κπιδύεται</rdg>
19 <rdg wit="M">κπαιδεύεται</rdg>
20 </app>
13 </l>
14
15 <!-- ... -->
16
17 <app from="300.0" to="300.1">
18 <rdg wit="recc.">δαιµόνων θ'</rdg>
19 <rdg wit="M">δαιµόνων</rdg>
20 </app>
21 <app from="301.0" to="301.1">
22 <rdg wit="Schuetz">κπιδύεται</rdg>
23 <rdg wit="M">κπαιδεύεται</rdg>
24 </app>
431 κελαιν¾ νÝξ τόδ' Ôµµ' olim CGHaupt. Ôρφν' ¢φείλετο Volckmar, οµ'
¢φελέ νιν Heimsoeth, ¤ρµ' ¢φείλετο Oberdick (mallem ¤ρµ' ºπείγετο).
¢φείλκετο Pauw, ¢φίκετο Blomf., φαίνετο Wiel.
repertorio di Dawe:
239 δι¦ χερÕς (seu χερîν) σφισν πρέπει B (excepto χερîν, iam Wel-
lauer) δι¦ χερÕς λαος Weil (iam Enger) κέρως pro χερîν Broadhead
e la relativa marcatura:
1 <itm id="50096">239
2 <g id="5185" h="1138/1" name="1138/1">
3 <w>δι¦</w>
4 <w>χερÕς</w>
5 (<g id="5186" h="1138/2" cntxt="1138/1" lev="1">
6 <unproc>seu</unproc>
7 <w p="1139">χερîν</w>
8 <r val="Blay."/>
9 </g>)
10 <w p="1140">σφισν</w>
11 <w>πρέπει</w>
12 <r val="Blay.">B</r>
13 </g>
14 (<g id="5187" h="1138/3" cntxt="1138/1">
15 <pr>excepto</pr>
16 <w p="1139">χερîν</w>, <unproc>iam</unproc>
17 <r>Wellauer</r>
18 </g>)
19 <g id="5188" h="1138/4">
20 <w>δι¦</w>
21 <w>χερÕς</w>
22 <w>λαος</w>
23 <r>Weil</r> (<unproc>iam</unproc> <r>Enger</r>)
24 </g>
25 <g id="5189" h="1139/1">
26 <w>κέρως</w>
27 <pr>pro χερîν</pr>
28 <r>Broadhead</r>
29 </g>
30 </itm>
Come si vede, la congettura δι¦ χερîν σφισν πρέπει è indicata quale al-
ternativa dello stesso B(laydes) alla congettura δι¦ χερÕς σφισν πρέπει. L’at-
tributo cntxt è segno che la congettura presa in esame ha valore nel contesto
di un’altra congettura.
6
Tutte le specifiche del W3C sono consultabili sul sito ufficiale all’indirizzo:
<http://www.w3c.org>.
7
Il marcatore <anchor /> visto sopra è un esempio di milestone, in quanto rappresenta
una posizione puntuale nel testo senza racchiudere nel corpo del marcatore una porzione
di testo.
2.4 Elaborazione dei documenti marcati 45
si vede che δι¦ e πρέπει non hanno motivo di essere registrate come parole
che devono figurare nell’indice alfabetico delle forme appartenenti alle con-
getture proposte da Blaydes. Merita attenzione, invece, χερÕς, dal momento
che tale forma figura sı̀ quale componente della congettura di Blaydes, ma
in realtà appartiene alla paradosi, contro χερον, che è congettura di Elmsley
accolta da Murray, come si evince dagli apparati critici di Marray e di West
presi in esame e marcati per il presente lavoro. In questo caso, la notizia
nell’indice alfabetico delle forme presenti nei repertori di congetture ha il
seguente aspetto:
dopo la marcatura:
1 <itm id="30035" v="50">50.
2 <g id="2733" h="200/1">
3 <w p="200">σοàνται</w>
4 <r val="Blomf.">Blomfield</r>
5 </g>.
6 <g id="2734" h="204/1">
7 <w p="204">πελάτης</w>
8 <r>Weil</r>
9 </g>.
10 </itm>
autori diversi, senza un’opportuna segnalazione da parte dei curatori dei re-
pertori. Si interviene quindi manualmente per marcare nel database quali
informazioni escludere dalla redazione degli indici e delle concordanze.
2.5 Conclusioni
Il processo di markup prevede un’analisi accurata delle strutture presenti nel
testo, in modo tale da stabilire il giusto equilibrio fra le fasi di marcatura
manuale e le fasi di marcatura automatica. Le strategie in atto sono sempre
volte a individuare quali informazioni sia realmente necessario aggiungere al
testo e quali informazioni invece non siano già implicite nella struttura forma-
le del testo, e quindi rendano possibile un markup automatico che si occupi
semplicemente di esplicitarle. Gran parte del markup infatti è ridondante
rispetto alle informazioni già contenute nel testo, ma tuttavia funzionale agli
scopi per il quale viene utilizzato. Per esempio, marcare una parola gre-
ca con un tag specifico, benché sia funzionale all’applicazione di un parser
9
Si veda, per una panoramica su questa tecnologia, il sito:
<http://xml.apache.org/fop>.
2.5 Conclusioni 49
1 <g>
2 <w val="">...</w>
3 <w val="">...</w>
4 <w val="">...</w>
5 <op>delet</op>
6 <r>...</r>
7 </g>
Sintassi
3.1 Introduzione
L’obiettivo principale di questo tipo di analisi nell’ ambito della presente
ricerca è la possibilità di confrontare strutture sintattiche simili o identiche
presenti nel testo, di misurare il grado di complessità di un periodo, il numero
di occorrenze di un determinato sintagma, etc.
Come si vedrà, la ricerca attuale nel campo dell’analisi sintattica con me-
todologie informatiche ha portato alla creazione di strumenti che hanno come
obiettivo la descrizione di strutture sintattiche e non la creazione di repertori
di interpretazioni sintattiche storicamente determinate. Tuttavia, in ambito
filologico è impossibile ignorare il fatto che differenti lezioni possono influi-
re sulla sintassi del periodo a cui appartengono e che una medesima lezione
può essere stata oggetto di differenti interpretazioni sintattiche, registrate in
commentari e studi specifici. Per il presente studio, non essendo stato possi-
bile procedere in modo sistematico ed esaustivo alla registrazione di tutte le
interpretazioni alternative documentate, si è preferito procedere in due dif-
ferenti direzioni. In primo luogo, si è condotta l’analisi sull’intero testo dei
Persiani secondo l’edizione di Murray, concependo la descrizione sintattica
come interpretazione accolta, le cui scelte sono giustificate dalla consultazio-
ne sistematica di Kühner - Gerth (1898), Schwyzer (1990), Adrados
53
54 3. Sintassi
1
Poiché il lavoro di Matino era sprovvisto di indice dei luoghi citati, è stato necessa-
rio redigerlo. Si è pensato di allegarlo, integrandolo con le informazioni degli indici già
esistenti di Kühner - Gerth (1898) e Schwyzer (1990), nell’App. C per una rapida
consultazione.
2
<http://acl.ldc.upenn.edu>
3
<http://www.acm.org>
3.1 Introduzione 55
6
Nel Minimalist Program. Chomsky rivede le sue teorie precedenti e, anziché affi-
dare l’interpretazione sintattica al dualismo di struttura superficiale e struttura profon-
da, preferisce concentrarsi su due livelli: A-C (articulatory-perceptual ) e C-I (conceptual-
intentional ). Al di là della nomenclatura, sembra assumere ora ruolo centrale, nel pensiero
del linguista americano, la dicotomia saussuriana fra significante e significato. Chomsky
(1995, p. 169): “[Universal Grammar] must specify the interface levels (A-P, C-I), the
elements that constitute these levels, and the computations by which they are construc-
ted. A particularly simple design for language would take the (conceptually necessary)
interface levels to be the only levels. That assumption will be part of the ’minimalist’
program I would like to explore here” .
58 3. Sintassi
7
Per una introduzione, si vedano Bresnan (1982), Bresnan (2001), Dalrymple
(1999. 1-37) e, per il francese, Abeillé (1993).
60 3. Sintassi
te, ricostruire l’albero sintattico. Si è detto che una parola può avere un
unico reggente, ma esistono delle eccezioni, contemplate da Tesnière stes-
so e messe in evidenza da Évrard, rappresentate dalle congiunzioni e dai
pronomi relativi, che necessitano, secondo il metodo di Évrard, di un rad-
doppiamento dovuto alla loro doppia funzione. Sembra opportuno riportare
le considerazioni di Évrard sull’opportunità di questo raddoppiamento, (p.
116), anche perché costituisce un punto di differenza importante rispetto al
modello adottato nella presente ricerca:
10
Si veda Longobardi (1991. 53-73).
3.2 La linguistica dei corpora 65
11
Esempio evidente di questo vizio è la grammatica di Port Royal la quale, nella tensione
fra interpretazione della struttura logica e descrizione della realtà linguistica, è portata a
sacrificare la seconda.
66 3. Sintassi
NP
N
N NP
3.2.1 Treebanks
13
Si veda, per il sistema di codifica adottato, Francis e Kučera (1964).
14
Il termine è usato in linguistica computazionale con un significato simile a quello di
lessia.
15
Ad esempio l’International Corpus of English (ICE ), il Lundon-Lund Corpus (LLC )
il Lancaster-Oslo/Bergen Corpus (LOB 16 ), etc.
17
<http://www.cis.upenn.edu/ treebank>.
3.2 La linguistica dei corpora 69
certo interesse perché riguardano aspetti sia pratici che teorici del processo
di marcatura. Secondo gli autori dell’articolo, le ragioni della superiorità del
metodo semiautomatico sono speed, consistency e accuracy. Mentre la velo-
cità di esecuzione, quando non sia modificata sensibilmente di alcuni ordini
grandezza, è un fattore che interessa più la politica dei programmi nazionali
di ricerca, la consistenza e l’accuratezza hanno delle ripercussioni a livello
epistemologico di grande portata (pp. 318-318):
Nel seguito dell’articolo gli autori fanno rilevare che risultati del tutto
simili si ottengono anche per il processo di annotazione delle strutture sin-
tattiche. Come si vede, i tre parametri di velocità, coerenza e accuratezza
aumentano di circa il doppio fra il sistema di annotazione manuale e il siste-
ma di annotazione semiautomatico. Tuttavia, la distinzione fra consistency
e accuracy nasconde un insidioso richiamo al principio di autorità, che è bene
prendere in esame. Dal punto di vista logico, la coerenza indica l’assenza di
18
PARTS è il software per l’assegnazione automatica delle parti del discorso.
70 3. Sintassi
plicato al greco, seguendo le linee guida del Penn format II esposte in Bies
et al. (1995), il sintagma Pers. 580-1 πενθε (δ') ¥νδρα δόµος στερη-|θείς
verrebbe rappresentato nel modo seguente20 :
S
(S (VP πενθε /VB VP NP-SBJ
(NP ¥νδρα/NN))
(NP-SBJ δόµος/NN NP
στερηθείς/VBN|JJ))
πενθε ¥νδρα δόµος στερηθείς
essere impiegato quindi nei casi in cui sia in atto il fenomeno della traslazio-
ne, cioè quel meccanismo studiato approfonditamente da Tesnière, tanto da
costituire un tema portante della sua grammatica strutturale, secondo cui
un lessema appartenente ad una parte del discorso viene impiegato con la
funzione di un’altra parte del discorso: l’aggettivo sostantivato è, come si è
visto sopra al paragrafo 3.1.5, un esempio di questo meccanismo in atto.
2) Per quanto concerne l’analisi dei costituenti, è previsto un marcatore
speciale per i costituenti di categoria sconosciuta o incerta. Questo tipo di
indicazione è utile soprattutto durante il processo automatico di assegnazione
dei tags e durante la fase di controllo da parte di un gruppo di operatori
che lavorano in modo indipendente. Tuttavia, durante la fase di revisione
finale, quando i responsabili del progetto hanno la possibilità di intervenire
congiuntamente sull’intero corpus per verificarne la coerenza, il numero di
componenti marcati in questo modo deve essere ridotto al minimo, se non
proprio scomparire del tutto.
3) Anche il punto di connessione di un componente all’albero sintattico
è esposto ad ambiguità. Per rendere conto della equivocità delle interpre-
tazioni è stato quindi predisposto il meccanismo del pseudo-attachment, che
permette di annotare un riferimento ad un componente già connesso all’albe-
ro sintattico, connettendolo in un punto diverso del medesimo albero. Mentre
le ambiguità trattate nei due punti precedenti possono essere ridotte in fase di
revisione dei materiali annotati, soprattutto in base al contesto, l’artificio del
pseudo-attachment ha lo scopo di rendere ragione di permanent predictable
ambiguities 22 , che si verificano quando più di un costituente di livello gerar-
chico superiore è candidato alla reggenza di un solo costituente subordinato,
ma il contesto non permette di sciogliere l’ambiguità.
Vi sono anche tre casi in cui si fa ricorso allo pseudo-attachment in contesti
non ambigui, e cioè: quando vi siano costituenti condivisi ¢πÕ κοινοà, quando
le parti di un costituente siano discontinue rispetto all’ordine della frase e
quando una intera frase sia dislocata rispetto all’ordine atteso. Poiché questo
22
Si veda Marcus et al. (1993, p. 326).
74 3. Sintassi
si basa su grafi che consentono accavallamenti fra gli archi (crossing edges)
e, in casi relativamente poco frequenti, archi secondari (secondary edges).
Poiché i sencodary edges connettono i nodi creando dei cicli, le strutture
che li contengono contravvengono alla definizione stessa di albero, ma non a
quella più generale di grafo.
Le ragioni sono sia di ordine pratico che di ordine teorico. Dal punto
di vista pratico, la gestione di un numero elevato di tracce e altri elementi
vuoti rallenta la fase di annotazione ed è esposta al pericolo di incoerenza fra
gli operatori. Dal punto di vista teorico “a uniform representation of local
and non-local dependencies makes the structure more transparent25 ”. Secon-
do i curatori la redazione di qualsiasi treebank deve rispondere ai seguenti
requisiti:
1) i fenomeni grammaticali devono essere descritti, non spiegati o inter-
pretati;
2) le annotazioni devono essere influenzate il meno possibile da conside-
razioni specifiche di una particolare teoria;
3) lo schema di codifica deve offrire dei mezzi di rappresentazione di tutti i
fenomeni che occorrono nel testo, senza rigidità aprioristiche (questo principio
è detto data-driveness proprio perché il modello deve adeguarsi alla natura
dei dati, evitando che la descrizione dei dati sia forzata per adeguarsi al
modello).
4) si deve tendere ad una separazione chiara fra i diversi livelli di anno-
tazione (esposti nei tre punti seguenti);
5) le categorie sintattiche vengono codificate a livello dei nodi del grafo
sintattico;
6) le funzioni grammaticali vengono annotate come etichette degli archi
del grafo sintattico;
7) le POS vengono associate a livello delle relative parole.
L’impiego di modelli che prevedano la codifica di tracce ed altri elementi
nulli è, come si è visto, un ulteriore requisito dei più autorevoli treebanks
25
Skut et al. (1997, p. 89).
76 3. Sintassi
PP
NP PP
oa dm sb hd
np
nk nk nk
cap
cj cd cj
prn ptc art adj ccd adj sub vrb
A.m.pl - N.m.sg N.m.sg - N.m.sg N.m.sg aor.ind.act.3p.sg
gestire basi di dati relative alla maggior parte delle lingue antiche e moder-
ne. Il TIGER-XML format inoltre prevede la presenza nel treebank stesso di
una intestazione dove siano dichiarati i tipi di attributo da associare ai nodi
analizzati e l’elenco dei possibili valori che tali attributi possono assumere.
In questo modo viene garantita la possibilità di estendere la base di dati con
nuove tipologie di attributi non previste dai primi ideatori del formato (ad
esempio, può essere aggiunta la struttura metrica di ciascuna parola contenu-
ta nella base di dati, previa dichiarazione di questo attributo nell’intestazione
della base di dati stessa). Un esempio dovrebbe chiarire meglio quanto detto:
1 <?xml version="1.0" encoding="UTF-8" standalone="no"?>
2 <corpus id="Aeschyli Persae">
3 <head>
4 <meta>
5 <format>TIGER(Greek) format, version 1</format>
6 </meta>
7 <annotation>
8 <feature name="word" domain="T"/>
9 <feature name="lemma" domain="T"/>
10 <feature name="pos" domain="T">
11 <!--aggettivo-->
12 <value name="adj"/>
13 <!--avverbio-->
14 <value name="adv"/>
15 [...]
16 </feature>
17 <feature name="morph" domain="T">
18 <!--indeclinabile-->
19 <value name="-"/>
20 <!--accusativo, femminile, plurale-->
21 <value name="A.f.pl"/>
22 [...]
23 </feature>
24 <feature name="cat" domain="NT">
25 <!--sintagma nominale-->
26 <value name="np"/>
27 <!--sintagma preposizionale-->
28 <value name="pp"/>
29 [...]
30 </feature>
31 <edgelabel>
32 <!--testa del sintagma-->
33 <value name="hd"/>
34 <!--funzione grammaticale di soggetto-->
35 <value name="sb"/>
36 [...]
37 </edgelabel>
38 <secedgelabel>
39 <!--testa del sintagma (congiunto da arco secondario)-->
40 <value name="hd"/>
41 <!--funzione grammaticale di soggetto (congiunto da arco secondario)-->
42 <value name="sb"/>
43 [...]
82 3. Sintassi
44 </secedgelabel>
45 </annotation>
46 </head>
47 <body>
48 [...]
49 [...]
50 [...]
51 </body>
52 </corpus>
Le righe 3-46 contengono l’intestazione del treebank, con il nome del for-
mato adottato (r. 5) e la dichiarazione dei tipi di attributo usati nella banca
dati (rr. 7-46). I tipi di attributo sono ripartiti in due differenti domini, a
seconda che interessino nodi terminali (domain=“T”) oppure non terminali
(domain=“NT”) del grafo sintattico da annotare. Ciascun nodo terminale è
associato alla forma flessa (word ) e alla voce di dizionario relativa a tale forma
(lemma). Mentre questi due attributi riguardanti il lessico possono assumere
qualsiasi tipo di valore, tanto l’indicazione delle parti del discorso (pos) quan-
to la stringa che esprime le sequenze dei tratti morfologici (morph) associati
alla forma flessa possono invece assumere soltanto i valori dichiarati rispet-
tivamente alle righe 11-15 e 18-22. I nodi non terminali, che rappresentano
i costituenti sintattici composti da due o più nodi terminali, sono associati
all’attributo cat che indica la categoria di appartenenza del sintagma stesso:
nominale, preposizionale, etc. (rr. 26-29). Le funzioni grammaticali, come si
è detto, non sono attributi dei nodi del grafo sintattico bensı̀ degli archi che
congiungono i differenti nodi. I valori che le etichette degli archi principali
e secondari possono assumere sono esemplificati rispettivamente alle righe
32-36 e 39-43 del listato.
All’intestazione segue il corpo della banca dati, come si può vedere nel
seguente esempio, che costituisce l’annotazione in TIGER-XML format di
Pers. 33-34, e quindi rappresenta gli stessi dati del grafo di Fig. 3.5:
1 <?xml version="1.0" encoding="UTF-8" standalone="no"?>
2 <corpus id="Persae">
3 <head>
4 [...]
5 </head>
6 <body>
7 [...]
8 <!-- vv. 33-34, dalla 135a alla 142a parola del testo-->
3.2 La linguistica dei corpora 83
9 <s id="s135">
10 <graph root="x135_1">
11 <terminals>
12 <t id="x135" word="¥λλους" lemma="¥λλος" pos="prn" morph="A.m.pl"/>
13 <t id="x136" word="δ'" lemma="δέ" pos="ptc" morph="-"/>
14 <t id="x137" word="Ð" lemma="Ð" pos="art" morph="N.m.sg"/>
15 <t id="x138" word="µέγας" lemma="µέγας" pos="adj" morph="N.m.sg"/>
16 <t id="x139" word="κα" lemma="καί" pos="ccd" morph="-"/>
17 <t id="x140" word="πολυθρέµµων" lemma="πολυθρέµµων" pos="adj" morph="N.m.sg"/>
18 <t id="x141" word="Νελος" lemma="Νελος" pos="sub" morph="N.m.sg"/>
19 <t id="x142" word="πεµψεν" lemma="πέµπω" pos="vrb" morph="aor.ind.act.3p.sg"/>
20 </terminals>
21 <nonterminals>
22 <nt id="x135_1" cat="s" >
23 <edge label="oa" idref="x135"/>
24 <edge label="dm" idref="x136"/>
25 <edge label="sb" idref="x135_2"/>
26 <edge label="hd" idref="x142"/>
27 </nt>
28 <nt id="x135_2" cat="np" >
29 <edge label="nk" idref="x137"/>
30 <edge label="nk" idref="x135_3"/>
31 <edge label="nk" idref="x141"/>
32 </nt>
33 <nt id="x135_3" cat="cap" >
34 <edge label="cj" idref="x138"/>
35 <edge label="cd" idref="x139"/>
36 <edge label="cj" idref="x140"/>
37 </nt>
38 </nonterminals>
39 </graph>
40 </s>
41 [...]
42 </body>
43 </corpus>
Per estrarre le informazioni contenute nelle basi di dati, filtrandole in base alle
proprie esigenze, sono necessari dei meccanismi di interrogazione che siano
adeguati alla struttura della base stessa. Nell’ambito dei database relazionali,
ad esempio, il linguaggio di interrogazione SQL33 permette di ricercare i dati
strutturati in tabelle fra di loro collegate, fornendo i comandi per stabilire
a quali colonne delle tabelle limitare la ricerca, quali legami fra le tabelle
prendere in considerazione, etc.
Data la specifica struttura ad albero (o ad albero generalizzato) dei tree-
banks, è necessario che i linguaggi di interrogazione che insistono su di essi
forniscano i meccanismi appropriati per descrivere ciascuna relazione fra le
parti di tale struttura, devono quindi mettere a disposizione i comandi per
identificare i rapporti di dominanza e di prossimità fra i nodi, etc. Dopo un
breve cenno a tgrep, si passerà a descrivere i costrutti principali del TIGER-
Search query language, con particolare attenzione alle caratteristiche che lo
32
Il significato delle sigle impiegate nel listato sarà chiarito nei seguenti paragrafi.
33
Acronimo di Structured Query Language.
3.2 La linguistica dei corpora 85
rendono adatto ad essere usato per condurre le analisi sul testo che costituisce
il nostro oggetto di studio.
tgrep
tgrep è uno degli strumenti più diffusi per l’interrogazione di alberi sintattici,
in quanto è nato per estrarre le informazioni dalle basi di dati che adottano
sistemi di annotazione conformi al modello proposto dal Treebank Penn Pro-
ject. Il linguaggio di interrogazione utilizzato da tgrep permette di esprimere
i rapporti di dominanza e di antecedenza fra i nodi degli alberi sintattici. Uno
dei punti di forza di tgreep è la possibilità di formulare la stringa d’interro-
gazione facendo uso di regular expressions, come si può vedere nell’esempio
seguente:
S < /^[PN]P/
34
Per la discussione si rimanda a Lezius (2002. 39-40).
35
Le parole contrassegnate da asterisco rappresentano le lezioni non appartenenti alla
paradosi. In questo caso βλέπει φάος, con inversione rispetto a φάος βλέπει dei codici, è
ricostruito sulla base di sch. Ar. Ra. 1028 e accolto da numerosi editori, fra cui Murray,
su cui si basa il nostro treebank.. Si condivide tuttavia il giudizio di Belloni ad loc. sulla
non necessità di tale inversione
3.2 La linguistica dei corpora 87
CS
CJ CD CD CJ
SB
SB JU HD
NP S
NK NK HD OA
Coppie attributo-valore
barra rovescia. Si osservi inoltre che la prima e la quarta stringa fanno rife-
rimento ad un singolo nodo terminale del grafo (rispettivamente il primo e il
quarto), mentre la seconda e la terza fanno riferimento a più nodi terminali
(rispettivamente il secondo e il quinto da un lato e il primo e il terzo dall’al-
tro). In casi come questi ultimi, il grafo viene suddiviso in tanti sottografi
quanti sono i nodi individuati dalla stringa di interrogazione. Dal pannello di
visualizzazione dei risultati di TIGERSearch è possibile scorrere i sottografi,
evidenziando in successione ciascun nodo pertinente.
Si veda ora un esempio di stringa di interrogazione che individua il primo
nodo non terminale del grafo, il quale esprime il sintagma nominale Ξέρξης
αÙτός:
[cat="NP"]
e un esempio che individua in due distinti sottografi i sintagmi Ξέρξης αÙτός
ζÍ, da un lato e βλέπει φάος, dall’altro:
[cat="S"]
Nei casi visti sino ad ora il valore degli attributi è stato espresso mediante
sequenze di caratteri racchiuse tra virgolette, per indicare che il valore degli
attributi individuati nella base di dati deve coincidere esattamente con il valo-
re degli attributi espressi nella stringa di interrogazione. Per eseguire ricerche
più espressive, è possibile ricorrere invece all’uso delle regular expressions, le
quali devono essere racchiuse, come di consueto, fra barre:
[word=/.*βλέ[πφψ].*/
Nel caso specifico, l’impiego della regular expression ottiene lo stesso
risultato di:
[lemma="\[βλέπω\]"]
identificando, nel treebank relativo al testo dei Persiani, le seguenti occor-
renze: Pers. 261 βλέπω, 299 βλέπει, 802 βλέψαντα.
Per finire, il valore di un attributo può essere espresso tramite una varia-
bile: si veda il paragrafo 3.2.7.
3.2 La linguistica dei corpora 89
Relazioni di dominanza
[cat="CS"] >@l #x
[cat="CS"] >@r #x
individuano, nel consueto grafo di esempio, rispettivamente il primo nodo
terminale a sinistra (left corner ) dominato dal nodo CS, cioè Ξέρξης e l’ultimo
nodo terminale a destra (right corner ), cioè φάος.
Gli operatori >~ e >~L sono usati per individuare gli archi secondari,
rispettivamente con o senza indicazione della funzione sintattica. In mo-
do controintuitivo il verso di queste due relazioni è opposto al verso della
dominanza diretta e quindi
#x >~ [cat="S"] oppure #x >~SB [cat="S"]
hanno il seguente significato: “individuare un nodo #x dipendente da un
nodo di categoria S per mezzo di un arco secondario”. Il secondo caso diffe-
risce dal primo per il fatto di specificare la funzione sintattica ricoperta dal
nodo a sinistra dell’operatore nei confronti del nodo alla sua destra. Nell’e-
sempio specifico entrambe le stringhe di interrogazione individuerebbero il
costituente Ξέρξης αÙτός.
Relazioni di precedenza
Variabili
verrebbero escluse le seguenti occorrenze: Pers. 256 ¥νί' ¥νια, 974 ë ώ,
990 ¥λαστ' ¥λαστα, 1004 ¾ ή, ë ώ, 1005 ë ώ, 1046 ρεσσ' ρεσσε, 1057
¥πριγδ' ¥πριγδα, 1063 ¥πριγδ' ¥πριγδα, 1070 ë ώ, 1072 να ναί, 1074 ë
ώ, 1076 º¾ ºή, º¾ ºή. Per ottenere la lista completa dei casi di anadiplosi
si deve quindi riformulare la stringa di interrogazione in questo modo (per
l’uso dell’operatore booleano & si veda il paragrafo seguente):
[lemma=#x & pos=#y & morph=#z] .
[lemma=#x & pos=#y & morph=#z]
In questo caso il lemma, la pos e la sequenza dei tratti morfologici de-
vono essere identici, mentre l’attributo word può subire le variazioni dovute
all’elisione o al diverso accento in contesto.
Per finire, una variabile può essere associata all’identità di un nodo. La
stringa di interrogazione:
#x:[cat="S"] > #y & #x > #z
esprime il fatto che la variabile #x identifica un nodo di categoria S, il quale
domina sia sul nodo #y che sul nodo #z. Poiché le due occorrenze di #x
identificano lo stesso nodo e non due nodi differenti con le medesime carat-
teristiche, l’espressione appena vista implica che fra i nodi #y e #z valga la
relazione:
#y $ #z
mentre l’espressione
[#x:cat="S"] > #y & [#x] > #z
non lo implica, in quanto questa ultima espressione non identifica un medesi-
mo nodo ma nodi con le medesime caratteristiche, che solo accidentalmente
possono essere lo stesso nodo.
Espressioni booleane
[pos=(!"sub")]
la stringa di ricerca individua tutti i nodi terminali che non rappresentino
sostantivi; vengono cioè individuati tutti i nodi che abbiano nell’attributo
indicato un valore differente rispetto a quello sottoposto a negazione. I nodi
individuati devono necessariamente possedere l’attributo indicato: in questo
caso pos è un attributo proprio dei nodi terminali, e quindi verranno indi-
viduati soltanto nodi terminali con valori differenti dal valore negato. Al
contrario nel caso seguente:
[!(pos="sub")]
dove la negazione interessa la coppia attributo-valore, i nodi individuati pos-
sono essere sia terminali che non terminali, quindi indipendentemente dal
fatto di possedere o meno l’attributo pos. L’unica condizione perché un
nodo sia selezionato è di non essere un nodo terminale che rappresenti un
sostantivo.
Il segno di negazione può essere anteposto anche agli operatori di rela-
zione, per escludere dalla ricerca i nodi fra i quali la relazione sussiste. Ciò
implica che vengano individuate tutte le altre possibili relazioni ad esclusione
di quella negata: questa operazione acquista senso quindi soltanto in espres-
sioni complesse, dove si voglia restringere il campo dei risultati individuati
dalla prima parte dell’espressione, come nel seguente esempio:
#x:[cat="np"] . #y:[cat="np"] & #x !>* #y
Il primo membro della congiunzione individua due sintagmi nominali con-
tigui. Tuttavia si è visto che la relazione di precedenza fra nodi non terminali
viene verificata sui rispettivi nodi terminali più a sinistra dominati dai nodi
non terminali in oggetto. Ciò implica che il secondo sintagma individuato
possa essere un costituente del primo sintagma39 ; se si desidera invece che i
due sintagmi non abbiano rapporti di dipendenza sintattica fra di loro40 , è
39
Il genitivo di specificazione è l’esempio più chiaro di un sintagma nominale dipendente
da un altro sintagma nominale. La relazione di precedenza individua il sostantivo reggente
e il genitivo di specificazione che lo segue.
40
È il caso ad esempio del soggetto seguito immediatamente dal complemento oggetto
o viceversa.
3.2 La linguistica dei corpora 97
Predicati
sb hd oa
np
nk ag
np
nk nk
sub sub vrb sub sub
N.m.pl A.f.sg prs.ind.act.3p.pl G.f.sg G.f.sg
Figura 3.7: Grafo sintattico di una frase con verbo transitivo e crossing edge
(Pers. 347)
3.2 La linguistica dei corpora 101
Coppie attributo-valore
= coppia attributo-valore [pos="sub"]
!= negazione di coppia [pos != "sub"]
attributo-valore
Relazioni di dominanza
>L dominanza diretta con [cat="NP"] >nk [cat="np"]
indicazione della fun-
zione grammaticale
> dominanza diretta [cat="NP"] > [pos="sub"]
>* dominanza generica [cat="NP"] >* [pos="sub"]
>n dominanza a distanza [cat="NP"] >2 [pos="sub"]
n
>m,n dominanza a distanza [cat="NP"] >2,3 [pos="sub"]
compresa fra m ed n
>@l posizione all’estrema [cat="NP"] >@l [word="Ξέρξης"]
sinistra (left corner )
del nodo terminale
dominato
>@r posizione all’estrema [cat="NP"] >@r [word="φάος"]
destra (right corner )
del nodo terminale
dominato
$ nodi fratelli (siblings), [word="βλέπει"] $[word="φάος"]
cioè dominati da un
medesimo nodo
$.* nodi fratelli, dove il [word="βλέπει"]
primo precede il secon- $.* [word="φάος"]
do
102 3. Sintassi
Relazioni di precedenza
. precedenza diretta [pos="sub"] . [pos="vrb"]
.* precedenza [pos="sub"] .* [pos="vrb"]
.n precedenza a distanza [pos="sub"] .2 [pos="vrb"]
n
.m,n precedenza a distanza [pos="sub"] .2,4 [pos="vrb"]
compresa fra m ed n
3.2 La linguistica dei corpora 103
Variabili
[f=#v] variabile per il valore di [pos=#x:("sub" | "adj")] .
un attributo [pos=#x]
[#x] variabile per la descri- [#x:(pos="sub")] .* [#x]
zione di un attributo
#n variabile per l’identifi- #n:[cat="NP"] & #n > [pos="sub"]
cazione di un nodo
Espressioni booleane
() parentesi [pos=(!("sub"|"adj"))]
! negazione di valori [pos=(!"sub")]
negazione di vincoli [!(pos="sub")]
& congiunzione di valori [pos=(!"sub" & !"adj")]
congiunzione di vincoli [pos="sub" & word="φάος"]
congiunzione di descri- #n1>#n2 & #n3 . #n2
zioni
| disgiunzione di valori [pos=("sub" | "adj")]
disgiunzione di vincoli [pos="prn" | word="Ξέρξης"]
disgiunzione di descri- #n1>#n2 | #n1>#n3
zioni
Predicati
root() radice del grafo root(#n)
arity( , ) valenza di un nodo arity(#n, 2)
arity( , ,) arity(#n, 2, 4)
tokenarity( , ) numero di nodi termi- tokenarity(#n,5)
nali dominati
tokenarity( , , ) tokenarity(#n,5,8)
continous( ) nodi terminali contigui continuous(#n)
discontinuos( ) nodi terminali non con- discontinuous(#n)
tigui
104 3. Sintassi
Nel presente lavoro, pur tenendo conto delle indicazioni di Rigo, si è pre-
ferito adottare criteri linguistici più restrittivi, con il risultato di avere la
possibilità di segmentare periodi costituiti da lunghe sequenze di coordinate
in periodi più brevi. In effetti, basta confrontare i primi quindici versi dei
Persiani nelle edizioni di Murray, Page e West per avere l’ennesima confer-
ma di come la suddivisione in periodi sia affidata alla sensibilità dell’editore
moderno: se il primo pone il punto fermo ai versi 7 e 11, gli altri due rispon-
dono con il punto in alto nei medesimi luoghi; se Murray e West concordano
sul punto fermo al verso 15, Page pone una virgola, considerando quasi la
totalità degli anapesti iniziali come una lunga sequenza di coordinate che si
arresta soltanto al verso 58.
Nel presente lavoro, la suddivisione in periodi si basa sulla indipendenza
sintattica di ciascun segmento di testo. Quando un periodo presenti in posi-
zione iniziale un connettivo come γάρ o δέ45 oppure una congiunzione come
45
In effetti, per Denniston (1966, p. l), δέ rappresenta il connettivo preferenziale fra
periodi sintattici: “There is a certain tendency, I think, to use δέ, rather than καί, for
connecting sentences”.
106 3. Sintassi
Articolo art A
Sostantivo sub B
Nome proprio pnm (B)
Aggettivo adj C
Numerale num D
Pronome prn E
Verbo vrb F
Avverbio adv G
Preposizione prp H
Cong. coord. ccd I
Cong. subord. csb J
Interiezione int K
Particella ptc L
Vox nihili vxn X
46
In questa direzione si è mosso infatti il Perseus Project.
3.4 Descrizione dei marcatori 109
Nel modello proposto dal TIGER Project il sintagma nominale ha una rap-
presentazione molto semplice, come accennato sopra, per essere meno inter-
pretativa possibile. Cosı̀, tanto i sostantivi e i pronomi, quanto gli aggettivi
e l’eventuale articolo appartenenti al sintagma ricoprono tutti la funzione
grammaticale marcata con NK (Nominal Kernel ). Tale funzione generica
sussume in sé quindi anche le funzioni di attributo e di apposizione. Del re-
sto, l’individuazione dell’attributo può essere dedotta dalla seguente stringa
di interrogazione:
#np:[cat="NP"] >NK [pos="adj"] | #np >NK [cat=("AP" | "CAP")]
poiché soltanto l’aggettivo (adj ), il sintagma aggettivale (AP) o la coordi-
110 3. Sintassi
NP
NK NK NK NK
NP
NK NK NK NK
NP
DA NK
NP
NK NK
NP
NK NK ML
PP
AC NK NK
JU HD SB
NP
AG NK
NP
NK NK RC
SB OA HD
NP
NK NK NK
!
" #$ &
'(
!
" #% &
'(
adj ptc vrb pnm sub prn adj adj vrb sub
G.m.pl - prs.ind.med.3p.sg G.m.pl N.m.sg N.m.pl A.n.sg A.n.sg prs.ind.act.3p.pl A.n.sg
JU NG HD SB
NP
NK
RC
MO_TM OA SB HD
NP
NK AG_PART
!"
ccd adv vrb prn adv pnm adj vrb
- - aor.ind.act.3p.pl A.m.pl - N.m.sg G.m.pl aor.ind.act.3p.sg
JU NG HD SB
MO_TM OA SB HD
NP
NK AG_PART
!"
ccd adv vrb prn adv pnm adj vrb
- - aor.ind.act.3p.pl A.m.pl - N.m.sg G.m.pl aor.ind.act.3p.sg
PP
AC NK
AVP NP
NG HD AG NK
adv prp sub prn
- - G.m.pl G.m.sg
AP
MO HD
AVP
NG HD
adv adv adj
- - A.n.pl
NP
NK NK
VP
NK HD MW_TO
PP
NK AC NK
MO JU SVP SB HD MO_CTM
NP
NK NK
adv ccd prp pnm vrb art adj
- - - N.f.sg aor.ind.act.3p.sg A.n.sg A.n.sg
HD MO SB
VP
HD OA
NP
NK NK
50
Si ricordi che per la rappresentazione di proposizioni introdotte da pronomi relativi
indefiniti valgone le stesse considerazioni fatte sopra riguardo alle proposizioni relative con
dimostrativo sottinteso.
118 3. Sintassi
sul fatto possibile della proposizione soggiacente (e.g. «ρα (κλύει µου)). Tut-
tavia, nel modello qui adottato nel costituente di categoria S collassano i
differenti livelli appena visti e quindi tanto i modificatori della predicazione
quanto i modificatori della proposizione e dell’enunciato dipendono diret-
tamente da S. Un modificatore generico viene assegnato tanto ad avverbi
quanto a proposizioni circostanziali in cui non sia opportuno cercare la na-
tura esatta della funzione grammaticale, come nel caso di certi impieghi del
participio congiunto. L’arco che lega il modificatore a S è marcato con MO.
Se invece la natura del modificatore, per ragioni sintattiche o semantiche,
è determinabile con sicurezza, allora vengono assegnati i marcatori appro-
priati. Alcuni di questi possono essere assegnati tanto a sintagmi nominali
quanto a costituenti di categoria VP o S, come i seguenti: stato in luogo (ML),
moto a luogo (MW_TO), moto per luogo (MW_ACRS), moto da luogo (MW_FROM),
tempo determinato (MO_TM), tempo continuato (MO_CTM), causa (MO_CAUS),
fine o scopo (MO_FIN), modo o maniera (MO_MOD), mezzo o strumento (MI),
compagnia o unione (MC), abbondanza (MO_ABUND), privazione (MO_PRIV),
comparazione (CC), limitazione (MO_LIM). Altri invece possono congiungere
soltanto costituenti di categoria VP o S, corrispondenti alla proposizione ipo-
tetica (MO_HYP), concessiva (MO_CONC) o consecutiva (MO_CONS). Qualora sia
possibile identificare due o più funzioni concomitanti, è possibile combinare
i marcatori: MO_TM_CAUS indica una circostanza di tempo e contestualmente
di causa.
CS
CJ CJ
S S
HD
JU PD JU PD MO HD MO_HYP
NP S
AG NK CP MO NG SB MO_TM HD OD
NP NP NP
NK AG AG NK NK NK
HD VO INTJ
NP
NK NK NK
HD MO_ABUND SB
NP CNP
NK NK CJ CD CJ
VP NP NP
MO HD AG NK NK NK NK
! #
$
" #
$
vrb sub adv vrb pnm sub adj ptc sub sub
prs.ind.act.3p.pl G.m.pl - prf.prt.med.G.m.pl G.f.sg N.f.pl N.m.sg - N.m.sg N.m.sg
coordinazione di forme finite del verbo, ma soltanto dei nodi S di cui tali
forme costituiscono le teste. Per questa ragione, in Fig. 3.6, non è stata
raffigurata la coordinazione delle due forme verbali ζÍ e βλέπει, più vicina
forse alla realtà linguistica, data la posizione di τε ... κα. Tuttavia, in quel
caso si avrebbe avuto un solo nodo S con una testa costituita da un nodo
CVP, caso non ammesso per convenzione. In terzo luogo, i sintagmi coordinati
appartenenti al nodo Cx devono assolvere, singolarmente o congiuntamente,
la medesima funzione sintattica nei confronti del nodo superiore da cui Cx
dipende. In caso contrario, sono i nodi superiori a dover essere coordina-
ti, congiungendo con archi secondari gli elementi sottintesi. Un esempio in
italiano dovrebbe chiarire il concetto. Si consideri l’enunciato: “arrivo da
casa e con molta fretta”. Poiché “da casa” esprime il moto da luogo e “con
molta fretta” il modo, si postula che ad essere coordinati non siano i due
complementi, bensı̀ le due frasi: “arrivo da casa e (arrivo) con molta fretta”,
la seconda delle quali sottintende il verbo della prima, da rappresentare nel
grafo tramite un arco secondario.
Diverso è il caso in cui sintagmi appartenenti a categorie grammatica-
li diverse siano coordinati per assolvere la medesima funzione sintattica54 .
Per questa evenienza, il sistema di annotazione proposto dal TIGERProject
prevede la categoria generica CO, che può avere per congiunti un aggettivo
e un sintagma nominale, come in Pers. 8-9 τù βασιλείJ — κα πολυχρύσου
στρατι©ς, un aggettivo e un sintagma preposizionale, come in 76 πεζονόµοις
κ τε θαλάσσας55 , etc. Si veda Fig. 3.22 per un’esempio di coordinazione fra
un sintagma avverbiale e un sintagma nominale in dativo.
54
Per alcune considerazioni di carattere generale sull’inconcinnitas si veda Adrados
(1992. 27-28) e, per un repertorio limitato alla prosa attica, Ottervik (1943), ivi citato.
55
Questa è la lezione della paradosi, accolta da West. Murray, e di conseguenza il
nostro treebank, accoglie invece la congettura di Stadtmüller πεζονόµον τ' κ τε θαλάσσας.
Nel primo caso il sintagma è da intendere come attributo del seguente Ñχυροσι (χυροσι
in Murray, che segue Mt κ), per contro nel secondo caso è da intendere come attributo del
precedente ποιµανόριον.
3.4 Descrizione dei marcatori 123
CO
CJ CD CJ
AVP NP
NG HD NK NK
adv adv ccd adj sub
- - - D.f.sg D.f.sg
AC PP adpositional case
marker
AG AP, AVP, NP, PP, genitive attribute
S
AG_DEN NP genitivo di denomina-
zione
AG_OG AP, NP, VP genitivo oggettivo
AG_ORIG NP genitivo di origine
AG_PART NP, PP, S genitivo partitivo
AG_SB NP genitivo soggettivo
ANACOL S nominativus pendens e
altri casi di anacoluto
APP NP, S, VP apposition
CC AP, NP, S, VP comparative
complement
CD CAP, CAVP, CNP, coordinating
CO, CPP, CS, CVP, conjunction
NP, S
CJ CAP, CAVP, CNP, conjunction
CO, CPP, CS, CVP,
NP, S
CM NP, VP comparative
conjunction
CP NP, S, VP complementizer
124 3. Sintassi
3.5 INTEX
Dopo aver illustrato i dettagli del sistema di notazione adottato, derivato in
toto dal TIGER-XML format, tranne per alcuni aggiustamenti dovuti alle pe-
culiarità della sintassi del greco, sembra opportuno, per completezza, parlare
brevemente di un sistema di analisi linguistica abbastanza diffuso e conosciu-
to nei paesi francofoni. INTEX 56 è un text processor con funzioni di parser
morfosintattico e di text retrieval. A partire da dizionari e regole grammati-
cali predefinite, il sistema è in grado di ricondurre a lemma le forme flesse e di
identificare automaticamente patterns morfosintattici all’interno di corpora
estesi. In caso di ambiguità, lo scioglimento avviene attraverso il meccani-
smo dei dizionari specifici, impostati dall’utente per testi settoriali, oppure
in base alle local grammars, cioè ad un insieme di regole morfosintattiche per
cui una forma ambigua (che può essere ad esempio sia sostantivo che verbo)
viene sciolta in base alle forme non ambigue del contesto (ad esempio, se pre-
ceduta da pronome personale, può essere soltanto verbo e non sostantivo). Se
questi meccanismi non sono applicabili, allora l’ambiguità deve essere sciolta
manualmente.
Come sistema di text retrieval, INTEX è in grado di creare indici, con-
cordanze e di individuare le forme che rispondo ad una particolare stringa di
interrogazione, rappresentando i risultati per mezzo di grafi che illustrino le
strutture sintattiche. Per le sue caratteristiche, INTEX è un utile strumen-
56
Silberztein (2004), il manuale di INTEX, si trova al sito
<http://msh.univ-fcomte.fr/intex>, da cui si può scaricare il programma stesso
e materiali correlati. INTEX, la cui architettura è illustrata in Silberztein (1993), è
oggetto del numero monografico RISSH 36 del 2000. Per una visione d’insieme delle
caratteristiche, si può consultare Silberztein (1994).
3.6 Dall’interesse linguistico all’interesse filologico 127
57
Un punto di forza di INTEX è la possibilità di considerare come unità lessicale tanto
singole parole quanto parole composte e frozen expressions.
58
Anche se il programma principale funziona soltanto sotto Windows, tuttavia è dove-
roso segnalare che alcuni tools di sviluppo sono implementati sia per Windows che per
Unix.
59
Questo formato permette di rappresentare la grafica vettoriale seguendo la sintassi
dell’XML. Per questo motivo i grafici che rappresentano gli alberi sintattici sono facilmente
manipolabili non solo con programmi di grafica ma anche con un semplice editor di testo.
Il TIGER Project usa appunto svg come formato di esportazione dei grafici.
128 3. Sintassi
file esterno nel quale sono associate, seguendo le norme TEI60 , sigle per i
riferimenti incrociati a notizie bibliografiche complete:
1 <corpus id="...">
2 <head>
3 <meta>
4 <format> ... </format>
5 <bib href="bib.xml"/>
6 </meta>
7 </head>
8 [...]
La nostra proposta prevede che gli elementi <s id="..."> ... </s>
possano essere seguiti da nuovi elementi <sa id="..." ref="..."> ... </sa>
che contengono, per cosı̀ dire, le relative “notizie d’apparato”. Il nuovo ele-
mento ha un proprio identificatore univoco e un riferimento a uno o più
elementi <s/> oppure <sa/>61 . L’elemento <sa/> può contenere o un sem-
plice riferimento bibliografico per i nodi terminali e non terminali dell’ele-
mento <s/> o <sa/> su cui insiste, oppure riferimenti bibliografici relativi
a propri nodi terminali e non terminali, alternativi a quelli dell’elemento di
60
Si veda <http://www.tei-c.org/P4X/CO.html#COBI>.
61
L’attributo ref è di tipo IDREFS, quindi valori multipli sono separati da spazio bianco:
si veda, per le specifiche, <http://www.w3c.org/TR/REC-xml#idref>.
3.6 Dall’interesse linguistico all’interesse filologico 129
63
Il riferimento segue le specifiche di XPointer, come si è visto sopra.
3.6 Dall’interesse linguistico all’interesse filologico 131
28 <t>
29 <secedge ref="..." op="drop" />
30 </t>
31 <!-- trasposizione di nodo terminale -->
32 <t id="..." ref="..." op="drop" to="..." />
33 <t id="..." ref="..." offset=".1" from="..."/>
34 </terminals>
35 <nonterminals>
36 <!-- sostituzione di nodo non terminale e relativi archi uscenti-->
37 <nt id="..." ref="..." cat="...">
38 <edge label="..." idref="..." />
39 <secedge label="..." idref="..." />
40 </nt>
41 <!-- sostituzione di archi-->
42 <nt>
43 <edge ref="..." label="..." idref="..." />
44 <secedge ref="..." label="..." idref="..." />
45 </nt>
46 <!-- aggiunta di nodo non terminale -->
47 <nt id="..." cat="...">
48 <edge label="..." idref="..." />
49 <edge label="..." idref="..." />
50 </nt>
51 <!-- soppressione di nodo non terminale e di tutti gli archi uscenti -->
52 <nt ref="..." op="drop" />
53 <!-- soppressione di arco principale e secondario in nodo non terminale -->
54 <nt>
55 <edge ref="..." op="drop" />
56 <secedge ref="..." op="drop" />
57 </nt>
58 </nonterminals>
59 </graph>
60 </sa>
61 [...]
πλοàτός γ' ¢µεµφής, ¢µφ δ' Ñφθαλµù φόβος. Estraendo dal nostro treebank i
dati relativi a questo enunciato, si ottiene il seguente frammento di codice
XML:
1 <s id="s646">
2 <graph root="x646_1">
3 <terminals>
4 <t id="x646" word="στι" lemma="[εµί]" pos="vrb" morph="prs.ind.act.3p.sg">
5 <secedge label="HD" idref="x646_3"/>
6 </t>
7 <t id="x647" word="γ¦ρ" lemma="[γάρ]" pos="ccd" morph="-"/>
8 <t id="x648" word="πλοàτός" lemma="[πλοàτος]" pos="sub" morph="N.m.sg"/>
9 <t id="x649" word="γ'" lemma="[γε]" pos="ptc" morph="-"/>
10 <t id="x650" word="¢µεµφής" lemma="[¢µεµφής]" pos="adj" morph="N.m.sg"/>
11 <t id="x651" word="¢µφ" lemma="[¢µφί]" pos="prp" morph="-"/>
12 <t id="x652" word="δ'" lemma="[δέ]" pos="ptc" morph="-"/>
13 <t id="x653" word="Ñφθαλµù*" lemma="[Ñφθαλµός]" pos="sub" morph="D.m.sg"/>
14 <t id="x654" word="φόβος" lemma="[φόβος]" pos="sub" morph="N.m.sg"/>
15 </terminals>
16 <nonterminals>
17 <nt id="x646_1" cat="CS" >
18 <edge label="CJ" idref="x646_2"/>
19 <edge label="CD" idref="x652"/>
20 <edge label="CJ" idref="x646_3"/>
21 </nt>
22 <nt id="x646_2" cat="S" >
23 <edge label="HD" idref="x646"/>
24 <edge label="JU" idref="x647"/>
25 <edge label="SB" idref="x648"/>
26 <edge label="DM" idref="x649"/>
27 <edge label="PD" idref="x650"/>
28 </nt>
29 <nt id="x646_3" cat="S" >
30 <edge label="MO_ARG" idref="x646_4"/>
31 <edge label="SB" idref="654"/>
32 </nt>
33 <nt id="x646_4" cat="PP" >
34 <edge label="AC" idref="x651"/>
35 <edge label="NK" idref="x653"/>
36 </nt>
37 </nonterminals>
38 </graph>
39 </s>
CS
CJ CD CJ
S
HD
MO_ARG SB
S PP
HD JU SB DM PD AC NK
11 </nt>
12 </nonterminals>
13 </graph>
14 </sa>
CS CS
CJ CD CJ CJ CD CJ
S S
ML SB MO_CAUS_FIN SB
... PP ... PP
AC NK AC NK
3.7 Conclusioni
Sembra opportuno chiudere il capitolo citando un passo scritto recentemente
dai responsabili del Perseus Project (Crane - Wulfman (2003)), dove
vengono illustrate con chiarezza le motivazioni per cui si dovrebbe distogliere
l’interesse per la perenne revisione manuale, anche se assistita dal computer,
di strumenti tradizionali come i lessici cartacei e concentrare gli sforzi nella
136 3. Sintassi
How valuable such a new lexicon would be in five to ten years, howe-
ver, is not clear. Scholars already read source texts in digital libraries
that provide a variety of lexical tools, such as automatically genera-
ted links from inflected forms to dictionary entries, morphologically
sophisticated searching and analysis tools, and other resources that
reduce scholarly dependence upon lexica. We do not know how a new
lexicon might aid students learning to read the language, as most stu-
dent problems center on the relatively simple tasks of finding proper
definitions and understanding syntax. Thus while a new lexicon would
clearly constitute an advance, the field might have been far better ser-
ved had it spent its costly time and labor on building a treebank: a
database of annotated parsers of the most heavily read texts in the
corpus65 . A treebank would provide students for the first time with
consistent syntactic information about millions of words, potentially a
far great advance than improved lexicon entries. The treebank would
also provide a training set for context-free grammars that could be run
65
Nel testo originale gli autori rimandano in nota ad alcuni articoli relativi al Penn
Treebank, lasciandoci pensare che sia proprio quello il sistema di annotazione delle strutture
sintattiche che intenderebbero applicare.
3.7 Conclusioni 137
66
Non si deve dimenticare che l’induzione di regole sintattiche è proprio uno degli
obiettivi principali dell’annotazione manuale dei treebanks: si veda la sezione dedicata
all’argomento in Abeillé (2003), 331-397.
138 3. Sintassi
Capitolo 4
Semantica
4.1 Introduzione
Gli obiettivi dell’analisi semantica nell’ambito della presente ricerca sono
molteplici: in primo luogo ci si propone di studiare la distribuzione del les-
sico in rapporto al piano del contenuto e non solo al piano dell’espressione,
prendendo in considerazione la polisemia e la sinonimia, nonché i rapporti
attivi sul piano paradigmatico dell’iperonimia e dell’iponimia, dell’olonimia e
della meronimia. In secondo luogo, sul piano sintagmatico, interessa studiare
la cooccorrenza di tratti semantici per valutare l’articolazione delle isotopie
presenti nel testo. In terzo luogo si cerca di valutare il rapporto fra sintassi
e semantica, per esaminare coerenze e incoerenze fra struttura e contenuto
espresso.
In generale, si può condividere la critica di Martı́nez Hernández
(1997, p. 25)1 , che valuta il rapporto fra studi classici e moderne teo-
1
Oltre a questo prezioso sguardo d’insieme sugli studi di semantica del greco antico, è
necessario ricordare, a cura dello stesso studioso (Martı́nez Hernández (2000)), la pub-
blicazione degli atti del Congresso internazionale di semantica, tenutosi presso l’Università
di Laguna nel 1997 in occasione del centenario dell’ Essai de sémantique di M. Bréal. In-
sieme a studi di semantica delle lingue moderne, una sezione è interamente dedicata al
greco.
139
140 4. Semantica
aspetti viene visto sempre più come discreto e non come continuo.
Impiego il termine “discreto” nel senso che ha in matematica: quan-
tità “discreta” cioè che si compone di parti separate. Il pensiero, che
fino a ieri ci appariva come qualcosa di fluido, evocava in noi imma-
gini lineari come un fiume che scorre o un filo che si sdipana, oppure
immagini gassose, come una specie di nuvola, tant’è vero che veniva
spesso chiamato “lo spirito”, – oggi tendiamo a vederlo come una serie
di stati discontinui [...]
Tuttavia Calvino invita a vedere questo processo che porta dal continuo al
discontinuo non come una riduzione, un impoverimento del primo rispet-
to al secondo. Il discontinuo, anzi, permette di organizzare e descrivere la
complessità del continuo.
Nel passo successivo l’autore sembra propendere per un modello dove la fini-
tezza e la discontinuità non si applicano soltanto a livello interpretativo ma
sono insite nella struttura stessa della realtà:
10
Si veda Fabbri - Marrone (2000b, p. 242).
11
Gli autori rilevano le analogie fra la categoria massimale di Brøndal e l’esagono logico
di Blanché, tuttavia osservano che il termine che sussume i contrari in Blanché non com-
porta contraddizione, essendo definito come A oppure B (il ciclotimico è eccitato oppure
depresso) mentre in Brøndal il termine complesso comporta contraddizione, essendo defini-
to come A ed anche B. È necessario ovviamente distinguere fra coppie di contrari e coppie
di complementari: nella coppia di contrari B è definito come non A, e quindi la formula
A e B comporta contraddizione logica. Nella coppia di complementari B è incompatibile
con A, ma non è definito in termini di negazione di A. La loro congiunzione, A e B, non
corporta quindi, dal punto di vista della logica formale, contraddizione.
12
Greimas (1995, p. 24).
13
Si veda Rastier et al. (1994. 31-34).
4.2 La semantica strutturale 145
forte della speculazione linguistica della seconda metà del secolo scorso, può
essere di grande stimolo negli studi filologici. L’autore (e la sua scuola), che
si è occupato del rapporto della semantica strutturalista con l’informatica23
e, più nello specifico, del rapporto (anche conflittuale) con l’Intelligenza arti-
ficiale di impostazione cognitivista24 , attraverso l’accettazione nel quadro in-
terpretativo generale della nozione di norma (come intesa da Coseriu), mette
in guardia il linguista informatico dalla creazione di modelli troppo sempli-
cistici. Come si è appena visto, la tentazione più pericolosa è ritenere che le
sole informazioni di carattere linguistico immanenti ai testi di un corpus re-
datto su edizioni di riferimento siano sufficienti a ricostruire l’uso e il sistema
funzionale. La comprensione della norma, che filtra il grammaticalmente
possibile dando ragione dell’indicibile perché impensabile non coinvol-
ge soltanto la competenza linguistica, ma anche l’orizzonte etico-religioso, le
conoscenze scientifiche (come nell’esempio sulla natura ondulatoria e corpu-
scolare della luce), il diritto, etc.: in una parola la civilisation 25 della società
che la produce.
Secondo Rastier, quindi, la descrizione semantica di un testo che tenga
conto soltanto dei tratti inerenti, pertinenti al sistema funzionale della lan-
gue, è senza dubbio insufficiente. Una descrizione adeguata deve compren-
dere anche tratti semantici afferenti, la cui afferenza risponda a una norma
socialmente determinata e, per finire, tratti semantici idiolettali.
23
Si veda Rastier et al. (1994).
24
Rastier (2001).
25
Si veda Rastier (1996, p. 63).
4.2 La semantica strutturale 149
interpretativa di Rastier e dei suoi seguaci, che noi adottiamo nel presente
lavoro26 .
Il morfema è il segno linguistico minimo, il quale può appartenere ad una
o più classi aperte, in uno stato sincronico dato, assumendo il nome di les-
sema, oppure a una o più classi chiuse, assumendo il nome di grammema. Il
morfema può essere tanto libero quanto legato: nel primo caso corrisponde a
una unità lessicale, a una voce di vocabolario, nel secondo caso si trova sta-
bilmente in composizione con altri morfemi. Per questo un grammema può
rappresentare tanto una parte funzionale del discorso, come le preposizioni
e le congiunzioni, quanto un preverbio o una desinenza. La precisazione,
nella definizione, di stato sincronico, dipende dal fatto che, in prospettiva
diacronica, un lessema può andare ad assumere stabilmente la funzione di
grammema: è il caso ad esempio di avverbi che si sono stabilizzati in fun-
zione di preposizioni improprie. Data la definizione, i lessemi possono invece
trovarsi soltanto, liberi o in composizione con altri lessemi o grammemi, in
unità appartenenti alle classi aperte dei sostantivi, aggettivi, verbi e avver-
bi. Un raggruppamento stabile di morfemi costituente una unità funzionale
assume il nome di lessia. Ciascuna forma flessa o indeclinabile riconducibile
a una voce di dizionario rappresenta una di queste unità, ma il concetto di
lessia non risponde alla definizione di parola (per il testo scritto) come rag-
gruppamento di grafemi separati da spazi bianchi. La lessia, in quanto unità
funzionale, può essera costituita da più parole: la locuzione avverbiale ne è
un esempio.
In quanto segno, il morfema è dotato di un significante, di cui per defi-
26
Queste precisazioni potrebbero sembrare superflue, visto che sono facilmente reperibili
consultando i glossari in appendice alle opere citate di Rastier oppure nei glossari presenti
sul sito curato dall’autore: <http://www.revue-texto.net> (dove si trova, fra l’altro,
una ricca bibliografia di semantica testuale). Tuttavia si è deciso di riportare, commentan-
do, i termini del glossario per evitare fraintendimenti dovuti all’uso dei medesimi termini
da parte di autori diversi: un esempio fra tutti, l’uso nella Sintassi generale di Martinet
del termine monema al posto di morfema e di morfema al posto di grammema.
150 4. Semantica
suo valore è soltanto operativo. Per finire, il numero dei semi è stabilito dal
numero di opposizioni che essi devono determinare fra sememi e poiché la
combinatoria di questi ultimi non è libera, anche quella dei semi non lo può
essere e quindi il loro numero non è direttamente funzione del numero di semi
che vanno a differenziare. Rastier30 afferma che l’esistenza di strutture para-
digmatiche del lessico impedisce tuttavia che il numero dei semi sia troppo
grande, poiché i sememi non sono interdefiniti tutti insieme (ma all’interno di
paradigmi semantici), e impedisce anche che tale numero sia troppo piccolo,
proprio perché la combinatoria dei sememi non è libera.
Il lessico può essere strutturato, a livello di sistema, di norma e di uso, in
paradigmi semantici attraverso il riconoscimento, all’interno dei sememi, di
semi generici, che determinano l’appartenenza del semema a una medesima
classe e di semi specifici, che lo differenziano dagli altri membri della classe.
L’insieme dei semi generici prende il nome di classema, mentre l’insieme dei
semi specifici prende il nome di semantema. Classema e semantema costitui-
scono quindi due sottoinsiemi dell’insieme non ordinato di semi che forma il
semema. Mentre i tratti specifici appartenenti al semantema non sono orga-
nizzabili in strutture intermedie, i tratti generici possono essere organizzati su
tre diversi ordini di grandezza; si vengono quindi ad avere semi macrogenerici,
mesogenerici e microgenerici. La loro esistenza è data nel sistema funzionale
della lingua, mentre la loro attualizzazione o virtualizzazione, come si vedrà
in seguito, ha luogo in contesto.
La dimensione
Il dominio
πολύγοµφον Óδισµα
ζυγÕν ¢µφιβαλëν αÙχένι πόντου.
4.2 La semantica strutturale 155
35
In Erodoto il termine è usato parlando del Bosforo (Hdt. 4.85), del Danubio (Hdt.
4.89), etc. Come termine geografico indica anche “istmo” (Hdt. 1.72, 6.37) o “passo
montano” (Hdt. 7.223).
36
Fra i molti esempi, Hdt. 1.206.
37
Si veda, per questa distinzione, Rastier (1996, p. 49 n. 18).
38
Si veda Schank - Abelson (1977).
39
Un esempio di applicazione esplicita nell’ambito degli studi omerici è il volume
della Minchin (2001). Tuttavia il concetto di script trova un parallelo indipendente
nell’impostazione di Pavese (1968), che vede il suo compimento in Pavese (1997).
156 4. Semantica
troviamo una mistura di miele e latte42 , vino ed acqua, più uno spar-
gimento di farina. Come ricorda Belloni, nel suo commentario ad loc., le
offerte di Atossa trovano parziali riscontri in altri luoghi dell’epica e della
tragedia, con variazioni rispetto al prototipo funzionali al contesto. In Ψ 220
Achille versa il vino per l’ombra di Patroclo43 ; Oreste depone sulla tomba di
40
L’espressione è esplicitamente mutuata, da parte dei cognitivisti, dalle Ricerche
filosofiche di Wittgenstein.
41
Propriamente λαίας καρπÕς, ma la metonimia del frutto per il suo prodotto ci è
confermata ad esempio da Γ 246, dove καρπÕν ¢ρούρης è apposizione di ονον.
42
Per il fatto che µελικρήτJ sia da intendere come una mistura con latte, si veda Ebeling
(1885), s.v. In Eur. Or. 115 il secondo componente è detto in modo esplicito: µελίκρατα
γάλακτος, tuttavia in altri contesti il termine può indicare una mistura con acqua: e.g.
Hp. Aph. 5.41.
43
Belloni cita anche Ψ 170, dove l’eroe appresta µέλιτος κα ¢λείφατος ¢µφιφορÁας, tut-
4.2 La semantica strutturale 157
Agamennone latte, fiori e una ciocca di capelli in Soph. El. 894-6; Ifigenia
dedica a Oreste latte, vino e miele in Eur. IT 157-66; Ermione destina a
Clitemnestra miele misto a latte e vino in Eur. Or. 114-16; Edipo offre
acqua e miele escludendo esplicitamente il vino in Soph. OC 481, cosı̀ come
il vino è escluso in Eum. 107. Come si vede, latte e miele rappresentano i
prototipi di queste offerte mentre la ciocca di capelli tradisce la sua atipicità,
funzionale al motivo dell’agnizione. Si è visto dunque che la prima parte dello
script, la libagione, nei Persiani è tutta greca (con l’ampliamento di olio e
fiori, comunque possibile), e questo permette di mettere ancor più in risalto
l’unicità della seconda parte, dove, dopo l’invocazione alle divinità ctonie ci
si rivolge, con le forme dell’inno, a un mortale. Nota Citti44 :
Il tassema
i sememi sono organizzati in classi minimali dette tassemi, le quali, per de-
finizione, non ammettono intersezioni reciproche. È all’interno del tassema
che i sememi si interdefiniscono: i semi microgenerici comuni stabiliscono
il criterio di appartenenza alla classe stessa, mentre i semi specifici li di-
stinguono e li identificano gli uni rispetto agli altri. La nozione di tassema
permette di uscire dall’impasse todoroviana secondo cui, dato che il signi-
ficato è determinato all’interno di un sistema di opposizioni, allora devono
essere stabiliti tanti tratti differenziali quante sono le combinazioni possibili
fra tutti i sememi della lingua. Poiché si interdefiniscono all’interno del tas-
sema, il numero di tratti sufficienti a differenziarli, e quindi il numero di semi
specifici appartenenti al semantema, è relativamente ridotto. L’opposizione
dei termini all’interno di un tassema può acquistare un valore emblematico,
o per metafora, o per metonimia. Un esempio del primo caso è rappresentato
dal tassema dei rapaci nel racconto di Atossa, dove aveva visto l’ αετÕν del
v. 205, che per maestosità rappresenta il Persiano, sopraffatto dal κίρκον
del v. 207. Un esempio del secondo è rappresentato dal tassema delle armi,
che rappresentano metonimicamente il possessore attraverso l’arma caratte-
rizzante: 147-149 τόξου (ρàµα) dei Persiani contro λόγχης (σχÝς) dei Greci.
È da notare che il tassema ha valore en langue, tuttavia la sua esistenza
può essere provata soltanto en discours: il processo interpretativo, che ca-
ratterizza la semantica di Rastier, può partire soltanto dal realizzato verso il
realizzabile, e non viceversa, come propone il paradigma generativo. Il tas-
sema quindi non si costruisce a priori, non è un universale di metodo come il
noema, ma si individua attraverso lo studio di corpora. Sono in particolare
gli enunciati storicamente attestati che contengono disgiunzioni (e.g. Pers.
248 σθλÕν À κακόν), congiunzioni (e.g. Ag. 5 χεµα κα θέρος) o altri sintagmi
in cui sia riconoscibile una struttura logica forte che permetta di identificare
i tassemi (rispettivamente, per gli esempi visti, di //giudizio di valore// e di
//partizione dell’anno//).
The Greeks tended to think in terms of three, rather than four, seasons
(cf. Diod. Sic. 1.26.546 , LSJ s.v. Ñπώρα, N.J. Richardson’s n. on
Hom. Hymn Dem. 399ff.).
siano presenti nel contesto: da un lato infatti i semi inerenti possono essere
virtualizzati fino ad essere neutralizzati, dall’altro i semi afferenti possono
essere attualizzati fino a diventare tratti salienti. Quando l’afferenza sia so-
cialmente codificata e rientri quindi nella norma, essa dà origine ad accezioni
diverse di uno stesso significato: in Pers. 133-4
4.2.3 L’isotopia
Il concetto di isotopia assume un ruolo centrale nella semantica di scuola
francese, in quanto riguarda i meccanismi di selezione dall’asse paradigmatico
degli elementi da comporre sull’asse sintagmatico. Nel discorso, l’isotopia49
esprime la ripetizione di tratti semantici generici che permette di interpre-
tare correttamente un messaggio, accettando uno o più sensi plausibili ad
esclusione di tutti gli altri. Già il solo accordo di genere e numero istituisce
un’isotopia minimale. Ma un’isotopia può estendersi per un intero testo: co-
me è stato più volte rilevato, i Persiani sono costruiti sull’isotopia /grande
quantità/.
Prendiamo ora l’esempio stesso di Greimas, dato che trova un curioso
parallelo in uno dei vari tentativi di emendare il nostro testo eschileo. Si
considerino quindi le frasi: le chien aboie e le commissaire aboie. Se-
condo Greimas, a seconda dei contesti, aboie deve essere scomposto in
tratti semantici differenti: il primo in /cri/ + /animal/, il secondo in /cri/
49
Si veda Greimas (1995, p. 53).
162 4. Semantica
50
Secondo la teoria di Rastier, il tratto /humain/ in aboie si può intendere come affe-
rente, indotto dal contesto stesso; l’attualizzazione di tale tratto implica la neutralizzazione
del tratto /animal/.
51
Si veda Dawe (1965, ad loc.), Chantraine (1999, s.v. βαΰζω), citando Mazon
(1950), precisa la costruzione sintattica e la valenza semantica del verbo: complément à
l’acc. [...], cet accusatif désignant la personne dont l’arrivée fait gronder un chien ou une
personne.
52
Questi i vv. 10-13 nell’edizione di West:
Per l’intelligenza del passo e per le differenti interpretazioni che ne sono state date, si
rimanda a Belloni, ad loc. Qui basti ricordare che, a partire dagli scoli stessi, la critica
si è divisa fra chi considera come soggetto di βαΰζει il θυµός del v. 11, considerando π©σα
– οχωκε una parentetica, e chi al contrario considera come soggetto di βαΰζει π©σα σχÝς
'Ασιατογεν¾ς, coordinando le due frasi contigue. Sia in un caso che nell’altro, la congettura
di Rogers può essere intesa come predicativo del soggetto: come un cane.
53
Dell’argomento si occupa soprattutto Groupe µ (1990).
4.2 La semantica strutturale 163
58
La tavola di contingenza completa si può consultare in Martı́nez Hernández (1997.
173-4).
59
Non sono mutualmente esclusivi in Tab. 4.1 perché questa tavola di contingenza non
distingue le singole occorrenze dei lessemi ma rappresenta invece la somma logica dei tratti
manifestati in ciascuna occorrenza
166 4. Semantica
... fisico moral general por he- por ausencia por ... implicando ...
rida o o muerte de aconte- arrepenti-
enferme- ser querido cimiento miento
dad
... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
πάθος ... + + + + ... ...
πάθη ... + ... ...
πάθηµα ... + + + + + ... ...
πένθος ... + + + ... + ...
... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...
60
Nonostante Adrados e il suo gruppo, come testimoniano Adrados et al. (1977)
e Adrados (2000), stiano curando la redazione del dizionario Griego-Español avendo
presente i principi della semantica strutturale, tuttavia non è stato messo in opera alcun
inventario dei tratti semantici distintivi.
4.2 La semantica strutturale 167
4.3 WordNet(s)
È chiaro che la redazione di dizionari e ancor più di repertori di sinonimi e
contrari prevede l’organizzazione delle voci in base ad una ontologia impli-
cita. Tuttavia si può riconoscere a WordNet65 il merito di essere il primo
64
Si veda Lakoff (1980)
65
Fellbaum (1998b) illustra l’architettura di WordNet e i dettagli implementati-
vi. Il progetto è stato sviluppato presso il Princeton University’s Cognitive Scien-
ce Laboratory sotto la direzione di G. Miller. Il sito di riferimento del progetto è:
<http://www.cogsci.princeton.edu/w̃n>, da cui è possibile scaricare il software, trova-
re i riferimenti a progetti correlati, consultare la documentazione e gli aggiornamenti
4.3 WordNet(s) 169
it reduces the size of the files that lexicographers must work with and makes it possible
to assign the writing and editing of different files to different people.
172 4. Semantica
Il Sostantivo
Per i sostantivi i nomi dei files in cui sono ripartiti i synsets rappresentavano,
nello stato di progettazione iniziale di WordNet, anche i nodi gerarchicamente
più alti della tassonomia alla quale appartiene ciascun synset, e per questo
erano detti unique beginners:
Tuttavia i responsabili si sono accorti ben presto che era opportuno rag-
gruppare alcuni di questi presunti unique beginners, considerandoli come
istanze di concetti più generali.
Cosı̀, ad animal (fauna), person (human being) e plant (flora) è stato
assegnato l’iperonimo organism; body è stato considerato iponimo di natu-
ral object, cosı̀ come food di substance. A loro volta natural object, substance
e artifact sono diventati iponimi di object. Come nodo terminale di questa
gerarchia di nomi concreti, che raggruppa organism e object, è stato assegnato
l’iperonimo entity. Sono state poi raggruppate sotto l’iperonimo abstraction
le seguenti sottocategorie: attribute quantity (amount) relation (con l’iponi-
mo communication) e time. Infine, sono state subordinate gerarchicamente
a psychological feature le categorie: cognition (knowledge), feeling (emotion)
71
Fellbaum (1998b, ibidem).
4.3 WordNet(s) 173
animal
organism person
plant
entity
artifact
substance food
attribute
quantity
abstraction
relation communication
time
cognition
motive
phenomenon process
activity
event
group
location
possession
shape
state
Figura 4.1: Top Ontology: Unique beginners e nomi dei files usati per
organizzare la struttura gerarchica dei sostantivi.
174 4. Semantica
Sense #1:
{horse, Equus caballus}: solid-hoofed herbivorous quadruped dome-
sicated since prehistoric times.
Sense #2:
{horse}: a padded gymnastic apparatus on legs.
Sense #3:
{cavalry, horse cavalry, horse}: troops trained to fight on horseback;
“500 horse led the attack”.
Sense #4:
{sawhorse, horse, sawbuck, buck}: a framework for holding wood that
is being sawed.
Sense #5:
{knight, horse}: a chessman in the shape of a horse’s head; can move
two squares horizontally and one vertically (or vice versa).
{horse, Equus caballus} < {equine, equid} < {odd-toed ungulate, pe-
rissodactyl, perissodactyl mammal} < {ungulate, hoofed mammal}
< {placental, placental mammal, eutherian, eutherian mammal} <
{mammal} < {vertebrate, craniate} < {chordate} < {animal, ani-
mate being, beast, brute, creature, fauna} < {organism, being} <
{living thing, animate thing} < {object, physical object} < {entity}
72
Il verbo to horse è glossato in WordNet con provide with a horse or horses
4.3 WordNet(s) 175
mentre, tralasciando per brevità gli altri sensi, la gerarchia degli iperonimi
del senso #3 è la seguente:
All’interno di una stessa zona della materia (in danese meningszone) sol-
tanto la forma linguistica, indipendente dalla materia e avente con essa un
rapporto arbitrario, è in grado di ritagliare diverse sostanze del contenuto:
come è noto gli esempi hjelmsleviani riguardano la differente ripartizione del
continuum delle sfumature del colore verde in gallese e in danese oppure del
continuum della temporalità nella differente organizzazione dei tempi verbali
nelle divese lingue, etc. Nel paradigma cognitivista invece la concettualiz-
zazione è dichiarata come indipendente dalla lingua che la esprime. Ma fa
notare Rastier in Sémantique et recherches cognitives:
Mais les concepts définis par ces réseaux [scil. réseaux sémantiques]
sont tout simplement des contenus linguistiques, et on ne doit pas
assimiler sens et connaissance sans s’interroger sur leur rapport.
Les rapports entre sens et connaissance dérivent du postulat que la
connaissance est une répresentation symbolique du réel74 .
Rastier qui ha in mente reti semantiche dove ciascun nodo che rappresenta
un concetto è etichettato con un singolo vocabolo in una lingua determinata,
come ad esempio horse per etichettare il nodo che rappresenta il concetto di
cavallo. La separazione fra vocaboli e synsets in parte supera questa critica,
anche se il nodo associato al synset è comunque descritto tramite la lista
dei vocaboli e dalla glossa ad esso associati, espressi per forza di cose in una
lingua data. Ma il punto che qui più ci interessa è la natura dei legami fra i
synsets:
Certains admettent que l’ensemble des liens définit le sens des concepts
(cf. Sabah, 1984, p. 48175 ). Cependant, les liens sémantiques en
question ne sont pas dépendants d’une langue déterminée ; par exam-
ple, le lien is-a (sorte de) exprime la relation entre un esemble et ses
éléments (qui n’est propre à aucune langue en particulier).
74
Rastier (2001, p. 36).
75
Si fa riferimento a Sabah, Différentes notions de synonymies liées à la compréhension
automatique du language, Les Modes de Raisonnement, Actes du second colloque de
l’A.R.C., pp. 477-504.
4.3 WordNet(s) 177
Les liens relèvent donc du niveau conceptuel et leur existence est pu-
rement métalinguistique. C’est pourquoi d’ailleurs ils paraissent se
traduire ou se transposer parfaitement d’une langue à l’autre, à la
différence des étiquettes des noeuds76 .
78
In Soph. Tr. 550s.
πόσις e ¢νήρ sono esplicitamente distinti. Dunque, la ragione per cui si è scelta la
descrizione di “significant other” è il fatto che nella nostra tragedia non vi sono né contesti
dove sia tematizzata la distinzione /legame legittimo/ vs /legame illegittimo/ né contesti
che permettano di stabilire in modo inequivocabile che tutti i termini più generici (¢νήρ,
¥κοιτις, γυνή) sono impiegati nel senso restrittivo di /legame legittimo/.
79
Il motivo tradizionale si trova ad esempio in PV 857 κίρκοι πελειîν οÙ µακρ¦ν λελειµ-
µένοι e in Supp. 223-4 æς πελειάδων / ζεσθε κίρκων τîν еοπτέρων φόβJ, come figura in
entrambi i passi dei cugini egiziani contro le Danaidi.
180 4. Semantica
(#)*#+#,!*"&"-
!"#$%& &$'
Altri tipi di relazione meno prototipici sono quindi ricondotti alla prima:
x is a part of y. In modo simile a WordNet, dove la maggior parte dei mero-
nimi/olonimi sono concentrati, nella Top Ontology, all’interno delle categorie
noun.body, noun.artifact e noun.quantity81 , anche nel nostro lavoro la
80
Si veda G.A. Miller in Fellbaum (1998b, p. 37-41).
81
Per quanto riguarda la categoria noun.quantity, WordNet contempla i rapporti di
olonimia/meronimia fra le unità di misura e le sottounità.
4.3 WordNet(s) 181
In WordNet i nomi astratti che indicano degli attributi, come size, color,
etc. sono posti in relazione con gli aggettivi che rappresentano i valori di tali
attributi, come ad esempio large, big, small e little per il primo e red, green,
blue, etc. per il secondo. Nel nostro lavoro ci si è attenuti per lo più ad un
criterio di legame etimologico, mettendo in relazione termini astratti come
µέγεθος, κάλλος, τάχος rispettivamente con gli aggettivi µέγας, καλός, ταχύς
e i loro rispettivi eventuali antonimi.
Il Verbo
84
Si fa riferimento alle note considerazioni sull’argomento, relativamente all’epica
omerica, da parte di Snell (1955).
85
Si vedano tuttavia i problemi sollevati dall’analisi di kill come cause to die in
Fodor (1970).
184 4. Semantica
L’aggettivo e l’avverbio
Gli aggettivi non sono organizzati in una struttura gerarchica come quella di
sostantivi e verbi, ma sono suddivisi soltanto in due grandi categorie: rela-
zionali e non relazionali, fra i quali quelli detti descrittivi. Sono considerati
relazionali (pertainyms) gli aggettivi derivati da un sostantivo x che possono
essere trasformati nell’espressione: “relativo, pertinente a x ”, oppure in un
genitivo di specificazione. È il caso di βασίλειος (Pers. 8, 66, etc.) rispetto
a βασιλεύς (5, 24, etc.), di δεσπόσυνος (587) rispetto a δεσπότης (169, 666,
1049) di τοξικός (460) rispetto a τόξον (147, 278), etc.
I descriptive adjectives86 sono considerati valori di un attributo: cosı̀,
come si è visto sopra, µέγας è un valore dell’attributo µέγεθος. Quando non
sia presente nel testo alcun vocabolo da associare al nodo della rete semantica
che rappresenta l’attributo corretto, il nodo viene descritto in lingua inglese:
ad esempio ¢γαθός e κακός, in senso non morale, sono valori dell’attributo
quality.
Il rapporto privilegiato fra aggettivi è la relazione di antinomia, che per-
mette di strutturarli in coppie di contrari e che, per ciascun polo della coppia,
permette di organizzare una rosa di aggettivi di significato simile ma privi di
un antonimo diretto.
test è portata ad associare per antonimia heavy a light e non ad airy, oppure
light ad heavy, non a ponderous. Benché l’associazione sia lessicale, tuttavia
un aggettivo polisemico può avere più di un antonimo diretto, in base al
senso: light infatti si oppone ad heavy come valore dell’attributo weight, ma
a dark come valore dell’attributo lightness.
Il fatto che all’antonimia sia riconosciuta una natura prevalentemente les-
sicale e non concettuale rende l’identificazione dei contrari possibile anche in
assenza di parlanti nativi da sottoporre a test che richiedano la loro compe-
tence linguistica: è possibile infatti costituire le coppie di contrari a partire
dalle performances, in particolare da basi di dati testuali. È stato dimostrato
infatti da Justeson - Katz (1991a) che le stesse coppie di antonimi formate
dai parlanti nativi durante i test sono rilevate tramite procedure di statistica
testuale. Si vede infatti che la frequenza della cooccorrenza di antonimi in
un corpus sincronico di testi è maggiore ai valori attesi se la cooccorrenza
fosse casuale. Questo fornisce quindi un criterio oggettivo per procedere al-
l’associazione degli antonimi: è l’analisi dei loci paralleli in cui gli antonimi
sono congiunti o disgiunti che giustifica la loro costituzione in coppie lessicali
di opposti.
La tradizione filosofica del resto ci ha abituati a riconoscere coppie di
opposti lessicalmente stabili. Per fare un esempio fra i molti, basti prendere
Arist. Met. 1089b:
παàρος e Ñλίγος sono concorrenti nel loro rapporto di antonimia nei confronti
di πολύς.
Vediamo l’uso eschileo dell’uno e dell’altro aggettivo, integrando con al-
cune considerazioni sugli altri tragici, per dimostrare quanto appena detto.
Ñλίγος occorre in Pers. 330 e Sept. 762, παàρος occorre invece in Pers. 800,
Ag. 832, Fr. 25e e Fr. 99 Radt, ma a noi interessano soltanto i luoghi in cui
uno dei due aggettivi è in opposizione a πολύς.
L’occorrenza di Ñλίγος in Pers. 330 contrappone la moltitudine dei mali
presenti al piccolo numero di quelli annunciati dal messo: πολλîν παρόντων δ'
Ñλίγ' ¢παγγέλλω κακά. Cosı̀ almeno nell’edizione di West, ma altri editori, fra
cui Wecklein (e Murray) omettono, in accordo con i codici MD, il δ'. Senza la
particella anche παàρ' sarebbe compatibile con il contesto metrico e semantico
e infatti Wecklein osserva, nella sua Appendix : fort(asse) παàρ': proposta
interessante, perché difficilior rispetto a Ñλίγ', per il fatto che troverebbe
un parallelo in Pers. 800 anche nell’allitterazione di π, e per il fatto che
troverebbe altri paralleli anche nel Fr. 99 Radt τ¦ πολλ¦ κενα δι¦ παύρων
λέγω. oppure nel verso sofocleo di Electr. 688 Χêπως µν ν πολλοσι παàρά
σοι λέγω. Sofocle del resto predilige παυρός anche in Aj. 1022: πολλο µν
χθροί, παàρα δ'çφελήσιµα.
Ma l’idea di Wecklein purtroppo non è sostenuta da varianti testuali e
quindi è bene accogliere il tradito Ñλίγ', che d’altro canto dà anche maggiore
vivacità al ritmo del verso.
In Pers. 800-2 alle richieste del coro se tutto l’esercito abbia attraversato
l’Ellesponto, Dario risponde:
nel frammento papiraceo Fr. 18 Austin Ñλίγοι γ¦ρ σθλο κρείσσονες πολλîν
κακîν e nel Fr. 46 Austin Ñλίγους παινî µ©λλον À πολλοÝς κακούς, ma in
Heracl. 327 preferisce l’altro aggettivo: παύρων µετ' ¥λλων· να γ¦ρ ν πολλος
σως.
Riassumendo il quadro, si può dire che è preferibile considerare, in Tra-
gedia, entrambi i sinonimi παàρος e Ñλίγος come antonimi diretti di πολύς.
Per finire, un breve cenno all’organizzazione degli avverbi, che in Word-
Net, come gli aggettivi, non sono organizzati in una tassonomia. L’unico tipo
di relazione è stabilito a livello di vocabolo e non di synset con l’aggettivo
da cui l’avverbio deriva.
4.3.2 EuroWordNet
87
EuroWordNet è un progetto finanziato dalla Comunità Europea dal
1996 al 1999. Documentazione e materiali si trovano al seguente indirizzo:
<http://www.illc.uva.nl/EuroWordNet>.
88
Tutti i materiali di WordNet sono distribuiti come open source. È possibile modifi-
care ed estendere come progetti indipendenti tanto la base di dati quanto il software di
interrogazione.
188 4. Semantica
Le entità del primo ordine sono classificate in base all’origine, alla forma,
alla composizione e alla funzione. Come si può osservare:
91
Lyons (1977, p. 442-443).
92
Rodrı́guez et al. (1998, p. 66).
190 4. Semantica
Per quanto riguarda la forma delle entità del primo ordine, si distingue
fra masse di sostanze amorfe, ripartite in base allo stato della materia (solido,
liquido e gassoso) e oggetti dotati di una forma determinata.
Il quarto tratto pertinente alle entità del primo ordine riguarda la funzio-
ne. L’elenco delle funzioni stabilite in EuroWordNet è dato nella tabella di
seguito.
swarm
animal group
biological group
group, grouping
division
army unit
military unit, military force, military group, force
unit, social unit
organization, organisation
social group
group, grouping
192 4. Semantica
Per finire, i componenti di una situazione, come si può vedere nella tabella
seguente, ricordano da vicino gli unique beginners di WordNet e permetto di
categorizzare in modo simile le entità di secondo livello.
Le entità di terzo livello, le quali non sono né percepibili con i sensi (come
le entità fisiche) né hanno luogo nello spazio e nel tempo (come gli eventi),
sono costituite da un piccolo numero di termini astratti come faith, belief,
idea, etc.
4.3.3 MultiWordNet
Sviluppato in seno alla TCC Division - Cognitive and Communication Tech-
nologies dell’ITC-irst di Trento, MultiWordNet94 propone un altro modello
di adattamento della struttura di WordNet in ambito multilinguistico. In
EuroWordNet l’individuazione dei rapporti di iperonimia a livello microge-
nerico erano affidati ai diversi progetti nazionali, per giustificare il fatto che
se una lingua manca di un iperonimo (lexical gap) è una forzatura mante-
nere la struttura gerarchica di un’altra lingua. In MultiWordNet invece si
è preferito colmare queste lacune lessicali nelle varie lingue attraverso del-
le perifrasi, che del resto si trovano comunemente nei dizionari bilingui per
tradurre i vocaboli che trovano una corrispondenza precisa. L’introduzione,
accanto ai synsets, di una struttura detta phraset, permette di allineare l’or-
ganizzazione della rete di WordNet alla rete concettuale di MultiWordNet,
appoggiandosi all’ipotesi che la struttura concettuale è indipendente dalla
lingua che la esprime: le relazioni fra i nodi concettuali rimangono le stesse
e cosı̀ synsets e phrasets di lingue differenti possono afferire ai medesimi no-
di. Riprendendo la terminologia di Hjelmslev, i nodi della rete concettuale
individuano zone della materia del contenuto alle quali si fa riferimento, in
lingue diverse, o per mezzo di unità lessicali o tramite perifrasi che colmino
la lacuna lessicale con la migliore approssimazione possibile.
Ad esempio la lingua inglese distingue fra i termini anatomici finger e
toe, che hanno per iperonimo il vocabolo digit. L’italiano, privo di questa
distinzione, nel tradurre, fuore contesto, toe con dito estende indebitamente
il significato all’iperonimo digit. La frase dito del piede colma la lacuna les-
sicale dell’italiano ed ha la medesima estensione del vocabolo da tradurre. È
possibile quindi mantenere la medesima rete di relazioni fra dito della mano,
dito del piede e dito, nonostante in italiano i concetti corrispondenti non
94
I materiali e la documentazione si trovano all’indirizzo:
<http://multiwordnet.itc.it/english/home.php>.
MultiWordNet si basa sull’organizzazione di WordNet 1.6 ed è possibile interrogare la base
di dati online.
196 4. Semantica
siano lessicalizzati.
Altro punto di forza di MultiWordNet è la disambiguazione dei termini
polisemici ricorrendo alla nozione di dominio (caratteristica presente anche
negli altri progetti esaminati, ma non utilizzata con la stessa sistematicità).
Ad esempio le cinque differenti accezioni del vocabolo horse sono ripartite
nei seguenti domini: zoology per il cavallo come animale, athletics per la
cavallina, military per la cavalleria, chess per il cavallo degli scacchi. Soltanto
a horse nel senso di cavalletto per segare la legna non è stato attribuito ancora
alcun dominio.
1 [...]
2 <wn:WordObject rdf:about="&wn;ππος" />
3 [...]
4
95
Il sito di riferimento per le specifiche del linguaggio è:
<http://www.w3.org/TR/owl-ref/>.
96
Materiali e documentazione si trovano la sito:
<http://taurus.unine.ch/knowler/wordnet.html>
WordNet.OWL si basa su WordNet 1.7.1
4.4 WordNet ed XML 197
segue poi la lista dei nodi della rete semantica, che sono caratterizzati
soltanto dalla categoria grammaticale, nel nostro caso noun, e da un numero
progressivo che costituisce l’identificatore univoco del nodo:
1 [...]
2 <wn:Noun rdf:about="&wn;102036647" />
3 [...]
4 <wn:Noun rdf:about="&wn;102036680" />
5 [...]
4.5 Conclusioni
Sembra opportuno concludere il capitolo con le parole della Fellbaum, una
delle principali responsabili di WordNet, relative all’uso di questo strumento
ai fini dell’analisi stilistica:
life, which is referred to by the first author by the word prime. Thus,
the two authors’ styles may be distinguished by virtue of the way in
which they use the polysemous noun flower to denote different entities.
A semantic concordance therefore allows a more subtle analysis of
authors’ style and usage of words than an analysis that relies only in
the use of word forms regardless of their meanings.97
Elaborati
5.1 Introduzione
In questo capitolo si vedranno alcuni impieghi della base di dati, con lo scopo
di illustrare l’applicazione dello strumento, senza focalizzarci sulla valutazio-
ne dei risultati. Questo limite è dovuto al fatto che le marcature sono state
eseguite su una singola tragedia al fine di affrontare i problemi di codifica dei
dati e di implementazione dei programmi per elaborarli. Si possono quindi
dimostrare le potenzialità oggettive dello strumento, ma la valutazione siste-
matica dei risultati richiede che sia portata a termine la marcatura dei diversi
livelli di analisi su più opere, in modo tale da verificare, con criteri omogenei,
come si comporti un certo fenomeno linguistico o stilistico rispetto ai diversi
contesti. È questo il motivo per cui nel presente lavoro si sono evitate inda-
gini statistiche, ritenendo più prudente attendere l’arricchimento del corpus
della base di dati con le marcature delle strutture metriche, sintattiche e
semantiche di un numero adeguato di opere.
L’architettura del sistema si basa su algoritmi di combinazione, che per-
mettono di far eseguire alla macchina un numero molto elevato di confronti
fra ciascuna unità posta sotto esame e tutte le altre unità. Il vantaggio
ottenuto rispetto alle corrispondenti procedure manuali non è soltanto quan-
titativo, ma anche qualitativo. Infatti la rapidità che caratterizza la ricerca di
201
202 5. Elaborati
patterns assistita dal calcolatore non si apprezza tanto nei tempi di risposta,
quanto nel processo di impostazione dei parametri - valutazione dei risultati
provvisori - reimpostazione dei parametri - valutazione del risultato finale.
5.2 Allitterazione
Secondo Fehling (1969, p. 78) gli studiosi avrebbero frainteso la successione
casuale di due o più parole con la medesima lettera iniziale, considerandola
erroneamente die Kunstform der Alliteration. Egli fa notare come sia ne-
cessario considerare il fenomeno in termini di scarto rispetto ai valori attesi:
cosı̀, senza entrare nei dettagli degli indici di connessione, osserva che im
Griechischen fängt etwa jedes fünfte Wort mit π an. Das ergibt rein statisti-
sch alle 25 Wörter eine zweifache, alle 125 Wörter eine dreifache Alliteration
mit π. Inoltre non è possibile prendere in considerazione meccanicamente
l’iniziale di coppie di parole, senza valutare l’appartenza alla loro categoria
grammaticale e i possibili legami sintattici e semantici fra di esse: ad esem-
pio, l’allitterazione di τ ha un significato diverso se si verifica fra l’articolo1 e
un sostantivo oppure fra un nome e l’epiteto. Propende quindi per escludere
il valore stilistico di questa figura di ripetizione, ma non porta dati statistici
a sostegno della sua tesi.
Contrapponendosi esplicitamente a Fehling, Pogliani (1994) sostiene
che l’allitterazione, almeno in Eschilo, abbia valore espressivo. Tuttavia
anche in questo caso non vengono portati dati d’insieme, ma una collezio-
ne di luoghi suggestivi, orientati a dimostrare la tesi. Prendiamo un caso
paradigmatico, che ci permette di fare alcune considerazioni:
1
Oniga (1994) si è occupato del problema per l’allitterazione in Plauto e Terenzio,
utilizzando liste di stopwords (pronomi, congiunzioni, preposizioni, etc.).
2
Qui l’autrice cita J. Defradas, Le rôle de l’allitération dans la poésie grecque, REA 60,
1958, pp. 36-49 e, per le diverse accezioni di ¥τη cita Fraenkel (1950I, p. 545).
5.2 Allitterazione 203
In primo luogo α è la lettera iniziale più frequente, sia sul piano paradig-
matico (grazie ai numerosi composti con ¢- privativo, i preverbi ¢νά-, ¢ντί-
etc.) sia sul piano sintagmatico3 . Con questi esempi quindi non viene smen-
tita l’osservazione di Fehling. In secondo luogo, secondo le stime di Rigo
(1999), ci sono altre 36 occorrenze di ¥τη nel corpus eschileo redatto sull’e-
dizione di Murray più altre 5 occorrenze di Ατη, di cui l’autrice dell’articolo
non parla e infine, fatto per noi più importante, almeno due luoghi citati
sono oggetto di ricostruzione congetturale, dato che Pers. 93 è congettura
di Hermann per ¢ρκύστατα della tradizione4 e in Cho. 404 ¥την viene a tro-
varsi in sequenza con (π)άγουσαν (π)΄ ¥τV soltanto se si elimina dal testo,
con Ludwig5 , l’τέραν della tradizione che crea una sequenza di parole che
iniziano con ε tale da oscurare l’allitterazione in α: ¥την τέραν πάγουσαν
π' ¥τV.
Il contributo di Garvie (2002) sposta l’attenzione dall’allitterazione pro-
priamente detta a più ampie consonanze, in particolare tramite la ripetizione
delle occlusive e, consapevole delle critiche mosse da Fehling, ritiene che il
fenomeno assuma rilevanza quando vi sia una particolare insistenza della ri-
petizione del suono, quando cioè si vengano a creare dei clusters, come in
Pers. 132-39: πόθJ πίµπλαται δακρύµασιν· Περσίδες δ' ¢βροπενθες ... πόθJ
.. ¢ποπεµψαµένα λείπεται, dove non prende in considerazione soltanto l’al-
litterazione fra il secondo membro di una parola composta con l’iniziale di
3
Garvie (2002) fa rilevare che nel ςορπυσ eschileo la lettera iniziale mediamente più
frequente è α, seguita da ε e π; nei Persiani la lettera iniziale più frequente è π (con più
di 650 occorrenze) seguita da ε ed α, con quasi 590 occorrenze. Diamo cifre volutamente
approssimative perché sono previste leggere oscillazioni in base a differenti scelte testuali.
4
¢ρκύστατα crea notevoli difficoltà metriche, chiudendo una sequenza di ionici a minore
con una sequenza dattilica. Per la descrizione dettagliata dei problemi testuali legati a
questa mosodo si rimanda a Belloni (1994).
5
Si veda l’apparato di West.
204 5. Elaborati
1 <etym>
2 <lmm val="¡βροπενθής" parts="¡βρο-πενθής" />
3 <part n="1" from="¡βρός" pos="A"/>
4 <part n="2" from="πένθος" pos="N" type="nomen actionis">
5 <link href="πάσχω" pos="V"/>
6 </part>
7 </etym>
Questo per quanto riguarda i lemmi, nelle forme flesse invece vengono
separati con trattino l’aumento e il raddoppiamento. Altro accorgimento
adottato è l’attribuzione, sull’esempio di Broadhead (1960), di un asteri-
sco a tutte le lezioni congetturali accolte nel testo, in modo da visualizzare
subito i luoghi interessati da interventi, prima di verificare la notizia completa
nell’apparato.
Nella tabella seguente si trova la lista delle allitterazioni, ripartite per
lettera iniziale, seguite dall’indicazione di allitterazioni in senso stretto (let-
tera iniziale ripetuta fra parole contigue, ad esclusione dei casi di poliptoto
e geminazione), poliptoti e geminationes ed infine il numero complessivo di
5.2 Αλλιττεραζιονε 205
Α
25 allitt., 11 gem. su 461 lessemi in Α (60 allitt. in senso ampio)
anap.: 21 'Αµίστρης (ºδ') 'Αρτα-φρένης – 40-41 ¢νάριθµοι. ¡βροδιαίτων (a.)
– 44 'Αρκτεύς (τ') ¢γαθός, – 51-52 ¥κµονες (κα) ¢κοντιστα – 68-70 ¢µείψας
'Αθαµαντίδος (a.) – 72 ¢µφιβαλëν αÙχένι (a.) – +73 πολυ-άνδρου (δ') 'Ασίας
– 98 ¥ρκυας* Ατα*, (a.) – 121 ¢ντίδουπον °σεται*, (a.) – 130 ¢µφί-ζευκτον
ξ-αµείψας – 136-137 φιλ-άνορι (τÕν) αχµήεντα – 256 ¥νι' ¥νια (g.) – 533
µεγαλ-αύχων (κα) πολυ-άνδρων – 594-595 ¢λκ©ς. αµαχθεσα (a.) – +595
αµαχθεσα (δ') ¥ρουραν – 595-596 ¥ρουραν* Ααντος (a.) – 636 παν-αίολ'
αανÁ – 649 'ΑιδωνεÝς (δ') ¢να-ποµπÕς – 649 ¢ναποµπÕς ¢νίει, (a.) – +649-
650 ¢νίει, 'Αιδωνεύς, (a.) – 672 αα αα· (g.) – +680 ¥ναες ¥ναες. (g.) –
855 ¢κάκας ¥µαχος (a.) – +861-862 ¢πόνους ¢παθες (a.) – 873 ¥νακτος ¥ιον,
(a.) – 885-886 συν-άπτουσ' Ανδρος – +886 Ανδρος ¢γχιγείτων. (a.) – 928
αα* αα (g.) – 928-929 ¢λκ©ς, 'Ασία* (a.) – 930 ανîς ανîς (g.) – lyr.:
952 Αρης τερ-αλκ¾ς – 960-961 'Αγαβάτας* 'Αγαβάτανα* (a.) – 990 ¥λαστ'
¥λαστα (g.) – 994 'Αρίων* (τ') 'Αγχάρην, – 995-996 'Αρσάκην ππι-άνακτας,
– 998 αχµ©ς ¢κόρεστον. (a.) – 1025-1026 φυγ-αίχµας ¥γαν* – +1026 ¥γαν*
¥ρειος*· (a.) – 1039 αα αα, (g.) – 1055 ¢νία*, ¢νία*. (g.) – 1057 ¥πριγδ'
¥πριγδα (g.) – 1061 ¢νία, ¢νία. (g.) – 1063 ¥πριγδ' ¥πριγδα (g.) – tetr.: 217
ατοà (τîνδ') ¢πο-τροπ¾ν – 730 ¥στυ (π©ν) κεν-ανδρίαν – trim.: 254 ¢νάγκη
(π©ν) ¢να-πτύξαι – 308 'Αρσάµης (τε) κ-¢ργήστης – 311-312 Αγυπτίου /
'Αρκτεύς, (a.) – +312 'Αρκτεύς, 'Αδεύης, (a.) – 318 Αραβος, 'Αρτάβης (a.)
– 320 Αµιστρις 'Αµφιστρεύς (a.) – 349-350 ¢σφαλές. / ¢ρχ¾ (a.) – 389-390
¤µα / ¢ντηλάλαξε (a.) – 432 τοσουτ-άριθµον ¢νθρώπων – +469 παρ-αγγείλας
¥φαρ – 493 ¢φ-ικόµεσθ' (π') 'Αξιοà – 602 αν* ¥νεµον* (a.) – 763 ¥νδρα
206 5. Elaborati
Β
3 allitt., 1 polipt., 1 gem. su 112 lessemi in Β (9 allitt. in senso ampio)
anap.: 24 βασιλÁς βασιλέως (p.) – 151-152 βασιλέως, βασίλεια (a.) – 572 βαρÝ
(δ') ¢µ-βόασον – 574-575 δυσ-βάυκτον βο©τιν – 634-635 βασιλεÝς βάρβαρα (a.)
– lyr.: 991 βο´ βο´ (g.) – 1022-1023 βελέεσσιν. βαιά (a.) – trim.: +318
'Αρτά-βης (τε) Βάκτριος, – 802 βλέψαντα συµ-βαίνει
Γ
2 allitt. su 96 lessemi in Γ (4 allitt. in senso ampio)
anap.: 80 χρυσο-γόνου γενε©ς – lyr.: 932 γέννv γ´ (a.) – tetr.: 704 εÙ-γενς
γύναι, – 736 γέφυραν γαν* (a.)
∆
8 allitt., 1 polipt., 4 gem. su 202 lessemi in ∆ (18 allitt. in senso ampio)
anap.: 82 δέργµα δράκοντος, (a.) – +103-105 πυργο-δαΐκτους δι-έπειν – 280-
281 δαΐοις* δυσαιανÁ* (a.) – 539 διαµυδαλέους δάκρυσι (a.) – 586-587 δασµο-
φοροàσιν δεσποσύνοισιν (a.) – 666 δέσποτα δεσποτ©ν* (p.) – 675 δυνάστα,
δυνάστα, (g.) – 676 δίδυµα δς* (a.) – lyr.: 941-942 πάν-δυρτον* δύσ-θροον –
1007 δια-πρέπον (οον) δέ-δορκεν – 1010 δύv δύv (g.) – 1038 δίαινε δίαινε (g.)
– 1040 ¢ντί-δουπά (µοι.) δόσιν – 1039 δύα δύα. (g.) – trim.: 181 -δοξάτην
(µοι) δύο – 194-195 δίφρου / διασπαράσσει*, (a.) – 515 δυσπόνητε δαµον, (a.)
– 620-621 δαίµονα / ∆αρεον (a.)
Ε
31 allitt., 4 gem. su 429 lessemi in Ε (47 allitt. in senso ampio)
anap.: 43 κατ-έχουσιν θνος, – 89 χυρος ρκεσιν (a.) – +89 ρκεσιν εργειν
(a.) – 108 -µαθον (δ') εÙρυ-πόροιο – 289 κτισαν εÙνδας (a.) – 627 εÜφρονας
εναι (a.) – 853-854 πεκύρσαµεν, εâθ' (a.) – 900 `Ελλάνων κράτυνε (a.) –
lyr.: 977 , , (g.) – 985 λιπες λιπες· (g.) – 1000 ταφον ταφον, (g.)
– 1006 -θεσθ'* ¥-ελπτον – 1046 ρεσσ' ρεσσε (g.) – tetr.: 174 πος (µήτ')
ργον – 221-222 εÙφρόνην, / σθλά (a.) – 714 επεν πος. (a.) – 722 ζευξεν
Ελλης (a.) – trim.: 179 ναργς εδόµην (a.) – 193 εχεν εÜαρκτον (a.) –
319 κε κατ-έ-φθιτο. – 349 ρκος στν (a.) – 356 λθëν λεξε (a.) – 395-
396 πέφλεγεν. / εÙθÝς (a.) – 396-397 ξυν-εµ-βολÍ / -παισαν – 409 µβολÁς
`Ελληνικ¾ (a.) – 425-426 ρειπίων / παιον, (a.) – +426 παιον, ρράχιζον· (a.)
– 430 κ-πλήσαιµί (σοι.) εâ – 438 τ' χθίων (a.) – 452 εÙχείρωτον `Ελλήνων
(a.) – 453 Øπ-εκ-σóζοιεν ν-αλίων – 466 δραν (γ¦ρ) εχε – 466 εχε (παντÕς)
εÙ-αγÁ – 490 δέξαντ'· νθα (a.) – 518 µφαν¾ς νυπνίων, (a.) – 606 κπληξις
5.2 Allitterazione 207
κφοβε (a.) – 759 ργον στν (a.) – +759 στν ξειργασµένον (a.) – 761
ξεκείνωσ'* µπεσόν*, (a.) – 769 -θηκε (π©σιν) ερήνην – 772 εÜφρων φυ.
(a.) – 776 κτεινεν σθλÕς (a.) – 783-784 πιστολάς· / εâ (a.) – 815 Ûπ-εστιν
(¢λλ') τ' – 815 τ' κπιδύεται*. (a.) – 821 ξανθοàσ' κάρπωσεν (a.) – 828
πεστιν, εÜθυνος (a.)
Η
2 gem. su 109 lessemi in Η (7 allitt. in senso ampio)
lyr.: 1075 º¾ ºή, (g.) – 1076 º¾ ºή, (g.) – trim.: 341-342 Ãν / (ïν) Ãγε –
422-423 ºρέσσετο / (Óσαιπερ) Ãσαν – 429-430 ½µατα / στοιχ-ηγοροίην, – 681
¼λικές (θ') ¼βης – 841 ¹δον¾ν (καθ') ¹µέραν,
Θ
2 allitt. su 110 lessemi in Θ (2 allitt. in senso ampio)
tetr.: 216 θαρσύνειν. θεοÝς (a.) – trim.: 204 θέλουσα θàσαι (a.)
Ι
3 allitt., 8 gem. su 86 lessemi in Ι (11 allitt. in senso ampio)
anap.: 658 θι, κοà· (a.) – 907 ë ë, (g.) – lyr.: 940-941 αχάν. ετ' (a.) –
974 ë ώ (g.) – 1004 ¾ ή, (g.) – +1004 ή, ë (a.) – +1004 ë ώ. (g.) –
+1004-1005 ώ. ë (g.) – +1005 ë ώ, (g.) – 1070 ë ώ (g.) – 1074 ë ώ,
(g.)
Κ
8 allitt., 2 polipt., 1 gem. su 212 lessemi in Κ (14 allitt. in senso ampio)
anap.: 256 κακ¦ νεό-κοτα – 537-538 καλύπτρας κατερεικόµεναι (a.) – 891
Κνίδον Κυπρίας (a.) – lyr.: 947 κλάγξω κλάγξω (p.) – 986 κακ¦ πρό-κακα
– 1041 κακ¦ν κακîν (p.) – +1041 κακîν κακος. (p.) – tetr.: 248 κακÕν
κλύειν. (a.) – 757 κλύων κακîν (a.) – trim.: 190 κατεχε κ¢πράυνεν, (a.) –
427 κωκύµασιν κατεχε (a.) – 599-600 κλύδων κακîν (a.) – 814-815 κακîν /
κρηπς (a.) – 827 κολαστ¾ς (τîν) Øπερ-κόµπων
Λ
97 lessemi in Λ (5 allitt. in senso ampio)
anap.: 63 ¥-λοχοί (θ') ¹µερο-λεγδÕν – 592 λέ-λυται (γ¦ρ) λαÕς – 702 λέξας
δύσ-λεκτα – trim.: 513 κ-λείπω λέγων – 770 Λυδîν (δ) λαÕν
Μ
5 allitt., 1 gem., su 170 lessemi in Μ (10 allitt. in senso ampio)
anap.: 114-93 µηχανας δολό-µητιν – 698 µή (τι) µακιστÁρα – 698 µακιστÁρα
208 5. Elaborati
µàθον (a.) – lyr.: 980 µυρία µυρία (g.) – 1052 µέλαινα (δ') ¢µ-µεµείξεται,
– tetr.: 163 µ¾ µέγας (a.) – trim.: 183-184 µολεν, / µεγέθει (a.) – 314
Μάταλλος µυριόνταρχος (a.) – 435 µηδέπω µεσοàν (a.) – 760 µέγιστον ¢εί-
µνηστον,
Ν
1 gem., su 120 lessemi in Ν (3 allitt. in senso ampio)
anap.: 680 ν©ες ¥-ναες – lyr.: 1010 νέv νέv (g.) – trim.: 408 ναàς (ν) νη
Ο
4 allitt., 2 gem., su 182 lessemi in Ο (10 allitt. in senso ampio)
anap.: 54-55 π-όχους (κα) τοξ-ουλκù – lyr.: 1001 οÙκ Ôπιθεν* (a.) – 1016
οÙκ Ôλωλεν, (a.) – 1018 Ðρî Ðρî. (g.) – 1067 οο οο. (g.) – tetr.: 162
οÙ-δαµîς (µαυτÁς) οâσ' – trim.: 198 Óπως Ðρ´ (a.) – +330 παρ-όντων Ñλίγ'
– 426 οµωγ¾ (δ') еοà – 481 οâρον οÙκ (a.)
Π
49 allitt., 2 polipt., 2 gem., su 560 lessemi in Π (94 allitt. in senso ampio)
anap.: 53 πολύχρυσος πάµµεικτον (a.) – 72-73 πόντου. πολυάνδρου (a.) –
83 πολύ-χειρ (κα) πολυ-ναύτης, – 102-103 Πέρσαις πολέµους (a.) – +103
πολέµους πυργοδαΐκτους (a.) – 110 πολιαινοµένας πνεύµατι (a.) – 113-114
πείσµασι λαο-πόροις – 95-96 ποδ πηδήµατος (a.) – +96 πηδήµατος εÙ-πετέος
– 97 ποτι-σαίνουσα (τÕ) πρîτον – 97 πρîτον παράγει (a.) – 118-119 πόλις
πύθηται, (a.) – 125 πέπλοις πέσV (a.) – 133-134 πόθJ πίµπλαται (a.) – 135
Περσίδες (δ') ¡βρο-πενθες – 135-136 ¡βρο-πενθες* (κάστα) πόθJ – 143-144
προσήκει, πîς (a.) – +144 πîς (¥ρα) πράσσει – 152-153 προσ-πίτνω (κα)
προσ-φθόγγοις – 288 πολλ¦ς Περσίδων (a.) – 623 πρέσβος Πέρσαις, (a.) –
645-646 οÜ-πω Περσς – 850 παιδ πειράσοµαι. (a.) – 861 πολέµων ¢-πόνους
– +862 ¢-παθες πάλιν – 864 πόλεις πόρον (a.) – 875 πόρον πλατÝν (a.) –
891-892 πόλεις, Πάφον (a.) – 906 πλαγασι ποντίαισιν. (a.) – lyr.: 940
πέµψω πέµψω, (g.) – +940 πέµψω, πολύδακρυν (a.) – 944-945 πάν-δυρτον*
ζα-παθέα* – 955-956 κ-πεύθου ποà – 1013-1014 Περσ©ν. πîς (a.) – 1031
παπα παπα. (g.) – +1031-1032 παπα (κα) πλέον – 1032 πλέον (À) παπα –
tetr.: 224 πρευµενîς παρÇνεσα· (a.) – 235 πάρ-εστιν (αÙτος) ¢νδρο-πλήθεια
– 247 ΠερσικÕν πρέπει (a.) – 714 δια-πε-πόρθηται (τ¦) Περσîν – 714 Περσîν
πράγµαθ', (a.) – 718-719 πλάκα. / πεζÕς (a.) – 723 ξ-έ-πραξεν (éστε) Βόσ-
πορον – 734 πολλîν (µέτα) πîς – 748 περιβαλëν πολλ¾ν (a.) – 751 πολÝς
πλούτου (a.) – +751 πλούτου πόνος (a.) – trim.: 182 πέπλοισι Περσικος (a.)
– 184 κ-πρεπεστάτα πολύ, – 197 πας (κα) πατ¾ρ – 197 πατ¾ρ παρίσταται
(a.) – 202 πηγÁς (σÝν) θυη-πόλJ – 211 πας (µÕς) πράξας – 250 πολÝς
5.2 Allitterazione 209
πλούτου (a.) – 254 ¢να-πτύξαι πάθος, – +254-255 πάθος, / Πέρσαι· (a.) – 294
¢να-πτύξας πάθος – 316 πυρσ¾ν* ζα-πληθÁ – 322 πένθος παρασχών, (a.) – 323
πεντήκοντα πεντάκις (a.) – 327 πλεστον πόνον (a.) – 330 πολλîν παρόντων
(a.) – 352 πας (µός,) πλήθει – 368-367 πέριξ / κ-πλους – 382 πάν-νυχοι
(δ¾) διά-πλοον – 443 πίστιν (ν) πρώτοις – 469 πεζù παραγγείλας (a.) –
473 Πέρσας· πικρ¦ν (a.) – +473 πικρ¦ν (δ) πας – 476 ¢ντί-ποινα πας –
+476 πας (µÕς) πράξειν – 477 πλÁθος πηµάτων (a.) – 501 περ´ κρυσταλλο-
πÁγα – +501 κρυσταλλο-πÁγα (δι¦) πόρον· – 509 πολλù πόνJ, (a.) – 511-512
πόλιν / Περσîν, (a.) – +512 Περσîν, ποθοàσαν (a.) – 527-528 πεπραγµένοις
/ πιστοσι (a.) – +528 πιστοσι πιστ¦ (p.) – 530 παρ-ηγορετε (κα) προ-
πέµπετ' – 609 παιδÕς πατρ (a.) – +609 πατρ πρευµενες (a.) – 613 παρθένου
πηγÁς (a.) – 615 ποτόν, παλαι©ς (a.) – 618 πλεκτά, παµφόρου (a.) – 681
πιστ¦ πιστîν (p.) – 682 πόλις πονε (a.) – +682 πονε πόνον· (a.) – 780
πολλ¦ (σÝν) πολλù – 781 προσέβαλον πόλει. (a.) – 792-793 πέλει. / πîς (a.)
– 800 παàροί (γε) πολλîν, – 843 πολλ¦ (κα) παρ-όντα
Σ
7 allitt. su 200 lessemi in Σ (12 allitt. in senso ampio)
anap.: 25 σοàνται, στρατι©ς (a.) – 571 στέµβονται· στένε (a.) – 866-867
συθείς (οαι) Στρυµονίου – 892-895 Σόλους, Σαλαµνά (a.) – lyr.: 965 Σαλα-
µινιάσι*, στυφελοà (a.) – tetr.: 158 µεθ-έ-στηκε στρατù. – 235-236 στρατοà
/ (κα) στρατÕς – 715 σκηπτός (À) στάσις – trim.: 177 στείλας στρατÕν (a.)
– +322 παρα-σχών Σεισάµης – 439 συµφορ¦ν στρατù (a.) – 835-836 σώµατι
/ στηµορραγοàσι (a.)
Τ
1 allitt., su 120 lessemi in Τ (4 allitt. in senso ampio)
anap.: 47 τρίρρυµα τέλη, (a.) – tetr.: 217 ¢πο-τροπ¾ν τελεν, – trim.: 380
τάξις (δ) τάξιν – 763-764 µηλο-τρόφου / ταγεν,
Φ
1 allitt., su 137 lessemi in Φ (6 allitt. in senso ampio)
lyr.: 935-936 πρόσ-φθογγον* κακο-φάτιδα – trim.: 206 Φοίβου· φόβJ (a.) –
+206 φόβJ (δ') ¥-φθογγος – 362-363 φθόνον / (π©σιν) προ-φωνε – 439 φÊς
(τήνδε) συµ-φορ¦ν – +606 κ-φοβε φρένας.
Χ
1 allitt., su 73 lessemi in Χ (2 allitt. in senso ampio)
anap.: 543-544 ¡βρο-χίτωνας χλιδανÁς – tetr.: 219 χρ¾ χο¦ς (a.)
210 5. Elaborati
Ω
1 allitt., 2 gem., su 73 lessemi in Ω (3 allitt. in senso ampio)
anap.: 911 æς çµοφρόνως (a.) – lyr.: 985 í í (g.) – +985 í í (g.)
Dal quadro appena visto si conferma che i tre gruppi di allitterazioni
(in senso stretto) in α, ε e π sono legati al fatto che queste lettere sono
le lettere iniziali a più alta frequenza. Vogliamo invece fermare l’attenzione
sull’allitterazione (con inserzione di particella) a bassa frequenza che interessa
λ, in particolare su λέλυται γ¦ρ λαÕς. Si consideri l’intera antistrofe ai vv.
591-97:
Qui si vede che l’allitterazione rientra nel contesto più ampio del cluster
della lettera λ, in un punto della tragedia dove il valore fonosimbolico della
liquida ben si accorda con il concetto espresso.
5.4 Localizzazione
La collocazione preferenziale di parole in determinate sedi metriche6 fornisce
un utile strumento per lo studio dell’usus.
Diamo di seguito le tabelle che mostrano quali siano le sedi preferenziali di
parole con frequenza superiore a 5 occorrenze (il parametro si può impostare
dinamicamente, qui interessa dare soltanto un esempio del funzionamento del
programma).
Nella prima colonna compare il lemma, nella seconda colonna il numero
totale di occorrenze, nella terza colonna il numero di occorrenze in una de-
terminata sede metrica, nella quarta colonna sono registrati i luoghi e nella
quinta colonna è indicata la sede metrica, secondo il seguente schema: il pri-
mo numero indica il piede, il secondo numero indica rispettivamente il primo
oppure il secondo semipiede, infine il terzo numero indica, in caso di solutio
della lunga, la prima o la seconda breve.
6
Per una panoramica generale sull’argomento si veda Schein (1977). Come il feno-
meno si manifesti in Eschilo è oggetto di studio da parte di C. Bordigoni, il cui articolo
sull’argomento comparirà su Lexis 23, 2005.
5.4 Localizzazione 227
Trimetri
Sost.
¥ναξ 5 1 787 ¥ναξ 211-221
2 383 ¥νακτες 443 ¥νακτι 211-311
1 762 ¥ναξ 411-421
1 378 ¥ναξ 611-621
¢νήρ 11 2 349 ¢νδρîν 355 ¢ν¾ρ 111-121
1 763 ¥νδρα 121-211
1 777 ¢νδράσιν 121-221
1 362 ¢νδρÕς 221-311
2 327 ¢ν¾ρ 378 ¢ν¾ρ 411-421
4 212 ¢νήρ 324 ¢νήρ 375 ¢ν¾ρ 611-621
768 ¢νήρ
γαα 6 1 499 γααν 221-311
4 187 γααν 387 γααν 492 γααν 321-411
511 γααν
1 618 γαίας 511-521
γÁ 9 3 249 γÁς 809 γÁν 817 γÍ 121-121
1 523 γÍ 221-221
2 178 γÁν 792 γÁ 311-311
3 319 γÁς 488 γÁς 839 γÁς 321-321
δαίµων 10 1 845 δαµον 121-211
3 345 δαίµων 472 δαµον 601 221-311
δαίµων
1 515 δαµον 321-411
1 811 δαιµόνων 321-421
1 354 δαίµων 511-521
3 203 δαίµοσιν 620 δαίµονα 825 521-621
δαίµονα
θεός 16 3 294 θεîν 347 θεο 772 θεÕς 111-121
1 522 θεος 211-221
1 404 θεîν 321-321
1 373 θεîν 411-421
228 5. Elaborati
Tetrametri
Sost.
γÁ 5 1 220 γÍ 111-111
1 173 γÁς 311-311
2 222 γÁς 736 γαν* 511-511
1 229 γÁς 711-711
∆αρεος 6 2 160 ∆αρείου 244 ∆αρείου 211-311
1 713 ∆αρε' 221-311
2 164 ∆αρεος 221 ∆αρεον 221-321
1 156 ∆αρείου 611-711
θεός 10 1 157 θεοà 111-111
1 749 θεîν 221-311
1 216 θεοÝς 321-411
1 229 θεοσι 321-421
1 157 θεοà 511-511
1 711 θεÕς 521-611
1 742 θεÕς 611-612
1 164 θεîν 621-711
2 741 θεούς 746 θεοà 721-811
πας 6 1 744 πας 111-111
1 227 παιδ 111-121
1 751 παδ' 211-211
1 717 παίδων 411-421
1 233 πας 421-421
1 739 παδ' 711-711
στρατός 10 1 236 στρατÕς 121-211
2 721 στρατÕς 728 στρατÕς 221-311
7 158 στρατù 235 στρατοà 244 721-811
στρατόν 716 στρατός 728 στρα-
τόν 731 στρατοà 748 στρατù
Agg. (agg. sost.)
κακός 8 1 743 κακîν 121-211
1 753 κακος 221-311
236 5. Elaborati
7
Si veda in particolare Greenberg et al. (1995).
8
Dik (1997a, p. 37).
238 5. Elaborati
(strutturati)
56 τÕ µαχαιροφόρον τ' θνος – 65 Ð περσέπτολις (½δη) βασίλειος στρατÕς – 91-91
Ð Περσîν στρατÕς ¢λκίφρων τε λαός – 126-127 π©ς γ¦ρ ππηλάτας κα πεδοστι-
β¾ς λεëς – 255 στρατÕς (γ¦ρ π©ς Ôλωλε) βαρβάρων – 278 π©ς (δ' ¢πώλλυτο)
στρατÕς – 380 τάξις – 384 `Ελλήνων στρατÕς – 399 τÕ δεξιÕν ... κέρας – 413
πλÁθος (ν στενù) νεîν – 482 στρατÕς δ' Ð λοιπÕς – 501 στρατός – 593 λαÕς –
716 π©ς (κατέφθαρται) στρατός – 720 διπλοàν µέτωπον – 721 στρατÕς τοσό-
σδε – 728 ναυτικÕς στρατÕς – 729 λαÕς π©ς – 732 Βακτρίων δ' (ρρει) πανώλης
δÁµος – 789 ΠερσικÕς λεώς – 791 στράτευµα – 798 π©ν στράτευµα βαρβάρων
– 796 Ð µείνας νàν ν `Ελλάδος τόποις στρατÕς – 1013 γένος τÕ Περσ©ν – 1025
'Ιάνων λαÕς (non strutturati)
41 ¡βροδιαίτων δ' (πεται) Λυδîν Ôχλος – 123 γυναικοπληθ¾ς Óµιλος – 235 τις
(πάρεστιν αÙτος) ¢νδροπλήθεια στρατοà – 400 Ð π©ς στόλος – 432 πλÁθος το-
σουτάριθµον ¢νθρώπων – 668 νεολαία (γ¦ρ ½δη κατ¦) π©σ' (astr. per il concr.)
– 818 θνες νεκρîν – 956 φίλων ¥λλος Ôχλος – 334 ναîν* πόσον δ¾ πλÁθος Ãν
`Ελληνίδων
Catacresi metaforiche di natura vegetale
59 τοιόνδ' ¥νθος Περσίδος αας – 252 τÕ Περσîν δ' ¥νθος
Toponimi (frequentemente personificati)
33-34 Ð µέγας κα πολυθρέµµων Νελος – 43-45 ... χα* πολύχρυσοι Σάρδεις –
52-53 Βαβυλëν δ' ¹ πολύχρυσος – 61 π©σα χθëν 'ΑσιÁτις – 234 π©σα (γ¦ρ
γένοιτ' ¨ν) `Ελλ¦ς – 548 πρόπασα (µν στένει) γα' 'Ασς* – 730 Σούσων µν
¥στυ – 475 Μαραθëν – 487 ΣπερχειÕς – 646 Περσς α' – 805 'ΑσωπÕς (·οας
¥ρδει) φίλον πίασµα Βοιωτîν χθονί – 929 'Ασία* δ χθών –
Termini cosmografici e partizioni temporali
357 µελαίνης νυκτÕς (ξεται) κνέφας – 364 φλέγων ¢κτσιν ¼λιος – 365 κνέφας
– 377 φέγγος ¹λίου – 378 νÝξ – 384 νÝξ – 386 λευκόπωλος ¹µέρα – 504 φλέγων
γ¦ρ αÙγας λαµπρÕς ¹λίου κύκλος – 667 Στυγία (γ¦ρ) τις (π') ¢χλÝς
Termini geografici
238 ¢ργύρου πηγή τις (αÙτος στι) θησαυρÕς χθονός – 273 Σαλαµνος ¢κτα π©ς
τε πρόσχωρος τόπος – 419 θάλασσα – 421 ¢κτα (δ) (νεκρîν) χοιράδες – 433
5.5 Categorie semantiche del soggetto 241
κακîν δ¾ πέλαγος (ρρωγεν) µέγα (metaf.) – 447 νÁσός τις ... βαιά δύσορµος
ναυσίν – 488 γÁς 'Αχαιίδος πέδον κα Θεσσαλîν πόλεις* – 595 αµαχθεσα δ'
¥ρουραν* Ααντος περικλύστα ν©σος – 599 κλύδων κακîν – 743 κακîν (οικε)
πηγ¾ (metaf.) – 792 αÙτ¾ γ¦ρ ¹ γÁ (personif.) – 880 ν©σοί
Città
118-119 πόλις (πύθηται) µέγ' ¥στυ Σουσίδος – 120 τÕ Κισσίων πόλισµ' – 348
'Αθηνîν (στ' ¢πόρθητος) πόλις – 682 πόλις – 730 Σούσων µν ¥στυ
Sedi dell’anima, dell’affettività, della sensibilità, etc.
11 θυµÕς – 115 µελαγχίτων φρ¾ν – 767 φρένες
Corpo e parti del corpo
274-275 φίλων πολύδονα* σώµαθ'* ¡λιβαφÁ* κατθανόντα – 428 κελαινÁς νυκτÕς
Ôµµ' (metaf.) – 591 γλîσσα (sinedd.) – 991 Ãτορ
Libagioni e offerte
616 τÁς τ' αν ν φύλλοισι θαλλούσης βίον ξανθÁς λαίας καρπÕς εÙώδης (πάρα)
¥νθη τε πλεκτά παµφόρου γαίας τέκνα – 816-17 πέλανος αµατοσφαγ¾ς πρÕς γÍ
Πλαταιîν ∆ωρίδος λόγχης Ûπο
Manufatti
133 λέκτρα – 594 ζυγÕν ¢λκ©ς (metaf.)
(vesti)
835 λακίδες (¢µφ σώµατι στηµορραγοàσι) ποικίλων σθηµάτων (nomen rei
actae)
(costruzioni architettoniche, parti strutturali, sculture, etc.)
349 ρκος (metaf.) –579 δόµος στερηθείς (meton.) – 811 βωµο δ' ¥ιστοι
δαιµόνων θ' δρύµατα – 814 κακîν κρηπς (metaf.)
(contesto di guerra)
278 τόξα – 239 τοξουλκÕς αχµ¾ – 240 γχη σταδαα κα φεράσπιδες σαγαί –
269 τ¦ πολλ¦ βέλεα παµµιγÁ – 395 σάλπιγξ – 460 τοξικÁς τ' ¥πο θώµιγγος ο
προσπίτνοντες
(nave e sue parti)
408 ναàς – 417 `Ελληνικαί (τε) νÁες – 409 `Ελληνικ¾ ναàς – 419 σκάφη νεîν
242 5. Elaborati
– 422 π©σα ναàς – 561 ν©ες – 561 ν©ες – 559 еόπτεροι κυανώπιδες ν©ες – 677
π©σαι (γ´ τ´δ' ξέφθινται) τρίσκαλµοι – 680 ν©ες
Termini pertinenti alla comunicazione verbale oppure emissioni sonore
prive di finalità comunicativa
390 νησιώτιδος πέτρας ºχώ – 406 Περσίδος γλώσσης ·όθος – 343 λόγος – 426
οµωγ¾ δ' еοà κωκύµασιν – 521 φάτις صîν – 738 λόγος – 605 κέλαδος οÙ
παιώνιος
Vita
262 Óδε γέ τις αëν – 708 Ð µάσσων βίοτος
Forze
12 π©σα (γ¦ρ) σχÝς 'Ασιατογεν¾ς – ...δορικράνου λόγχης σχÝς – 174 δύναµις –
589 βασιλεία (γ¦ρ διόλωλεν) σχύς – 901 ¢κάµατον δ (παρÁν) σθένος ¢νδρîν
τευχηστήρων παµµείκτων τ' πικούρων – 913 µîν γυίων ·ώµη – 1035 σθένος
Felicità e ricchezza
163 µέγας Πλοàτος – 168 πλοàτός – 237 πλοàτος – 251 πολÝς Ôλβος – 842
πλοàτος Timore (rispetto), etc.
168 φόβος – 391 φόβος – 703 δέος παλαιÕν
Dolore
254 π©ν ¢ναπτύξαι πάθος – 751 πολÝς πλούτου πόνος οصÕς – 706 ¢νθρώπεια
... πήµατ' – 845 πόλλ' (σέρχεται) κακîν* ¥λγη
Preoccupazione, dubbio, angoscia, etc.
161 φροντίς – 165 µέριµν' ¥φραστός
Circostanze negative
291 ¼δε συµφορά – 436 τοιάδ' (π' αÙτος Ãλθε) συµφορ¦ πάθους – 715 λοιµοà
τις (Ãλθε) σκηπτός – 738 στάσις – 846 ¼δε συµφορ¦ – 1044 ¤δε συµφορά
Hýbris, errore, malattia mentale
675 τάδε ... περισσ¦* δίδυµα δς* γοέδν'* ¡µάρτια – 750 νόσος φρενîν – 821
Ûβρις
Valutazioni, bene e male, etc.
526 τι (δ¾) λùον – 531 τι ... κακόν – 435 κακόν – 218 τ¦ δ' ¢γάθ' – 228 τ¦
χρηστά
5.5 Categorie semantiche del soggetto 243
Nomina actionis e nomina rei actae o più in generale nomi astratti che
non rientrano nelle categorie precedenti
125 λακίς – 147 τόξου ·àµα ... – 172 πάντα (γ¦ρ) τ¦ κέδν'... βουλεύµατα –
247 τοàδε γ¦ρ δράµηµα φωτÕς – 350 ¢ρχ¾ δ ναυσ συµβολÁς – 405 ¢γών – 407
¢κµή – 412 ·εàµα Περσικοà στρατοà – 414 – ¢ρωγ¾ (δ') οÜτις – 606 τοία κακîν
κπληξις – 714 τ¦ Περσîν πράγµαθ' – 735 τις σωτηρία – 739 χρησµîν πρ©ξις
– 759 ργον (στν ξειργασµένον) µέγιστον ¢είµνηστον ... – 861 νόστοι δ' κ
πολέµων – 1052 µέλαινα (δ' ¢µµεµείξεται*) ο* στονόεσσα πλαγά
244 5. Elaborati
Capitolo 6
245
246 6. Commentario a luoghi scelti
essi non sono altro se non una spiegazione dell’attrib. ¢κροπενθες: gli
scoliasti hanno inteso il componente ¢κρο- nel senso di πιµόνως ’pervi-
cacemente, continuamente’, hanno cioè tradotto ¢κροπενθες con ’con-
tinuamente piangenti’ ed hanno aggiunto alla traduzione il commento:
æς δοκεν ¡βρύνεσθαι π τù πενθεν, ’sı̀ da sembrare di compiacersi del
piangere’; ¡βρύνεσθαι è soltanto un commento, anzi, se si vuole, un
fine commento, ma non altro, non certo un’implicita testimonianza
dell’esistenza di una lezione ¡βροπενθες.
primo. Dawe (1963, p. 130), che sostiene senza riserve la genuinità di ¡βρο-
πενθες, parlando di Y, unica testimonianza manoscritta, dice tuttavia che
writing β for κ is a very natural visual error in a pure minuscule script e
ritiene perfectly possible che la variante di Y sia un errore meccanico ta-
le da riprodurre casualmente la lezione attestata dallo scolio, e secondo lui
genuina. Accettare questa ipotesi, del tutto plausibile, significa però togliere
autorità alla testimonianza di Y e dover tener conto soltanto degli scoli, i
più antichi dei quali facevano riferimento ad edizioni in maiuscola. Anche in
questo caso Dawe, nella nota al passo citato, viene in soccorso:
felici, figli degli dei beati, nutriti di sapienza, tanto da essere a loro più
confacente un passo leggiadro piuttosto di un indolente incedere. Ancora
più chiaro Med. 1164 ¡βρÕν βαίνουσα, detto di Creusa che ha ricevuto in
dono il peplo fatale. Ai vv. 1155-66 il suo entusiasmo e i suoi gesti sono
descritti in modo puntuale: alla vista del dono è disposta ad accettare tutte
le condizioni del marito, poi prende il peplo, si mette la corona d’oro tra i
riccioli e s’aggiusta la chioma allo specchio, sorride, poi ai vv. 1163-66:
6.1 Pers. 114-139 e 532-547 251
4
Lo Pseudo-Zonaras, s.v. ¡βραβαίνων scrive: θρυπτόµενος· κολακευόµενος, κενος Ôντως
¡βραβαίνων δόκει χων τ¦ς Ñφρàς ØπερVρµένας ¥νω. Un modo di camminare, quindi, proprio
di chi si compiace di se stesso.
5
Si veda LSJ, s.v.
252 6. Commentario a luoghi scelti
33.81 ¡βρ–ης `Υµέναιος 42.126 ¡βρ–J κούρV 42.243 ¡βρ–ου 'Ενδυµίωνος 48.148
¡βρ–ου κούρης 48.356 ¡βρ–J ΚυθερείV) e in un luogo soltanto, per altro for-
temente corrotto, denota le alture ricoperte di vegetazione: 15.47 ¡βρ–ων
κορύµβων. Al contrario il composto con ¢κρο-, nelle sue tre occorrenze, non
è mai riferito a persone: 11.502 ¢κρ–οισι κορύµβοις 15.112 ¢κρ–ου φοίνικος
12.56 ¢κρ–ους φοίνικας. Si vede quindi che lo stesso tipo di albero detto ¡βρο-
κόµης in Euripide si trova ad essere ¢κρόκοµος in Nonno, mentre all’interno
dello stesso poema i κόρυµβα possono essere caratterizzati ora dall’uno, ora
dall’altro epiteto.
In Pindaro (P. 8.89 ¡βρότατος πι) il termine astratto indica la condizione
della freschezza giovanile, mentre in Euripide (Bacch. 968-970) si assiste ad
un gioco fra ¡βρότης e τρυφή. L’interpretazione forse è soggettiva, ma sembra
di scorgere una gradazione di significato fra il semplice farsi portare e il farsi
portare ν χερσί.
∆Ι. Φερόµενος ¼ξεις ... ΠΕ. `Αβρότητ' µ¾ν λέγεις.
'Εν χερσ µητρός. ΠΕ. Κα τρυφ©ν µ' ¢ναγκάσεις.
Τρυφάς γε τοιάσδ'. ΠΕ. 'Αξίων µν ¤πτοµαι.
d’établir un lien entre la qualité du lieu quitté, qui vaut par son prix,
et Troie, où est chanté l’hymne “en l’honneur de l’épousée” [...]
come l’apparato di Page non attribuisca τιµας soltanto ad una nota marginale di un codice
ma ad almeno altri due testimoni della tradizione manoscritta (in West la varia lectio è
attribuita alla famiglia δ, costituita dai codici ADW).
8
Si veda Judet de La Combe (1982, I, p. 34).
6.1 Pers. 114-139 e 532-547 255
Al medio (Aesch. Ag. 1205, Soph. OC 1339, Eur. IA 858) assume invece
il significato di superbire9 , compiacersi, darsi delle arie, derivato dal senso
originario di vivere in modo raffinato.
Per Lombardo (1983, p. 1079), che dedica un ampio studio al signifi-
cato del termine in epoca arcaica (ma solo rapidi cenni all’epoca classica), il
mutamento semantico di ¡βρός sarebbe avvenuto dopo le guerre persiane:
Cf. in particolare A., Pers., 41; 135; 541 sq.; 1073; A., 690; 918 sq.;
e poi anche Pl., Alc. I, 122b; X., Cyr., VIII, 8, 15 sq.; Antiphan., fr.
91 Kock
Tuttavia a noi sembra che l’analisi dei contesti, in particolare per quanto
riguarda i Persiani, faccia trasparire piuttosto una situazione di incertezza
semantica, dove la connotazione morale negativa sta forse emergendo e sop-
piantando i valori positivi del termine, ma non ha ancora completamente
neutralizzato l’antica accezione di “florido, rigoglioso”, etc.
9
Si veda Italie (1964, s.v.)
256 6. Commentario a luoghi scelti
τρυφάω Supp. 214, Ion 1376, Bacch. 969, IA 1303; ντρυφάω fr. 362.24, fr.
53.24 De Gruyter, Cycl. 588; τρυφερός Bacch. 150; τρύφηµα IA 1050.
Degno di nota è IA 1303-4:
ε δ'αâ θέλεις ες πλούτους ¢ποβλέψαι κα τρυφ¦ς κα σθÁτας µατίων θ'
λξεις κα µύρων ¢λοιφ¦ς κα θεραπόντων πλήθους ¢κολουθίας τήν τε ¥λλην
¡βρότητα τ¾ν Περσîν, ασχυνθείης ¨ν π σεαυτù, ασθόµενος Óσον αÙτîν
λλείπεις.
Viene introdotta cosı̀ la figura della donna che si profonde in alti lamenti,
da sola, nella notte, rimpiangendo lo sposo che si è macchiato di Ûβρις. La
somiglianza con i nostri passi dei Persiani tuttavia si ferma qui, dato che in
Eschilo il modulo è moltiplicato per un numero indefinito di volte ed esteso
a tutta la città, dove ciascuna donna rimane anonima e piange un uomo
altrettanto privo di nome.
Scelta ancora più felice, se si considera che il γόος si può esprimere sı̀ nella
dimensione personale (e in questa forma caratterizza la figura di Penelope),
6.1 Pers. 114-139 e 532-547 261
ma trova il suo naturale sviluppo nella dimensione pubblica, dove può assu-
mere il senso generico di lamento oppure il significato specifico del lamento
funebre, omaggio per il morto (Ψ 9, ω 19 Ö γ¦ρ γέρας στ θανόντων)15 e for-
temente codificato, tanto da essere iniziato, ma sarebbe meglio dire intonato,
da un membro di spicco della collettività, maschile o femminile, e seguito da
tutti gli altri, solitamente raggruppati anch’essi secondo il sesso. Si viene ad
avere quindi lo schema formulare: τοσι/τÍσι(ν) [...] + Nom. + [...] (ξ)Áρχε
γόοιο, che vede protagonisti rispettivamente Θέτις (Σ 51), il Πηλεΐδης (Σ 316,
Ψ 17), `Εκάβη (X 430, Ω 747), 'Ανδροµάχη (Ω 723) e per finire `Ελένη (Ω
761), che intona il lamento τριτάτη, dopo Andromaca ed Ecuba.
Come viene iniziato volontariamente, cosı̀ il γόος può essere fatto cessare
sotto il controllo della volontà, se almeno cosı̀ si può interpretare l’afferma-
zione di Menelao δ 102-3 ¥λλοτε µέν τε γόJ φρένα τέρποµαι, ¥λλοτε δ' αÜτε /
παύοµαι. Inoltre si può chiedere di smettere il pianto, pur senza averne ri-
mosso la causa, ma per pure ragioni di opportunità: ad esempio per prestare
ascolto, come in τ 268, oppure per non farsi sentire, come in φ 228. Natural-
mente l’arresto del pianto può essere inteso anche come rimozione della sua
causa, ad esempio in Ρ 38, dove il figlio di Pantoo dice che, se fosse in grado
di uccidere Menelao, γόου κατάπαυµα γενοίµην, oppure in δ 800, dove Atena
manda il fantasma di Iftime affinché faccia cessare (παύσειε) il lamento di
Penelope lenendo l’afflizione del suo animo attraverso l’annuncio del ritorno
di Telemaco.
A differenza del πένθος, che sopraggiunge come una forza agente e au-
tonoma, il γόος, o meglio il desiderio del γόος, viene spesso indotto da una
persona ad un’altra persona oppure ad una collettività: con il verso formula-
re Ως φάτο, τù δ' ¥ρα πατρÕς Øφ' µερον êρσε γόοιο Priamo spinge Achille al
lamento in Ω 507 mentre la stessa formula è riferita a Menelao nei confronti
di Telemaco in δ 113. Ιn τ 249 e in ψ 231, invece, il verso formulare Ως
φάτο, τÍ/τù δ' τι µ©λλον Øφ' µερον êρσε γόοιο chiude la mozione degli affetti
15
In Ψ 9 in realtà si dice: Πάτροκλον κλαίωµεν· Ö γ¦ρ γέρας κτλ., tuttavia il v. 10 continua
con αÙτ¦ρ πεί κ' Ñλοοο τεταρπώµεσθα γόοιο, rendendo lecito l’accostamento a ω 19.
262 6. Commentario a luoghi scelti
16
Sul significato di ¢ρητός si veda Giordano (1998), dove viene ricostruito il senso di
lamento che maledice, che chiama vendetta. Il confronto con Cho. 315-331, dove si
parla di γόος νδικος (v. 330) attesterebbe l’esistenza della prassi di invocare la vendetta
nel lamento funebre per un morto ucciso.
6.1 Pers. 114-139 e 532-547 263
Hartung accoglie nel testo della propria edizione la congettura κα δα-
20
κρύροοι, con la nota: Besserung nach dem Schol. . Il testo dello scolio
20
È da rilevare che la congettura non è menzionata nei repertori e Wecklein attribuisce ad
Hartung κα δακρύγοοι. Del resto, si è visto sopra come sia naturale e largamente attestata
l’associazione di lacrime e γόος, di lacrime e πένθος, tanto da dare origine ad alcune formule.
Zakas propone addirittura di emendare ¢κροπενθες del v. 140 con δακρυπενθες, preferendo
un accostamento di concetti più tradizionale rispetto a composizioni audaci.
266 6. Commentario a luoghi scelti
Tous les exemples que nous avons passé en revue supposent une ac-
tion de la crainte dans le corps. Elle se manifeste dans le coeur, le
diaphragme, le foie, les entrailles.
Cosı̀, per esprimere l’idea che il coro teme di ricevere l’informazione che
l’esercito è perduto, la costruzione sintattica assume una struttura di grande
efficacia stilistica. Il soggetto logico si trova nel caso obliquo (µοι), il soggetto
sintattico è la φρήν rivestita metaforicamente a lutto (µελαγχίτων); il verbum
timendi è espresso da un nomen actionis che regge la completiva, il cui
soggetto ancora una volta non è il coro, ma un suo olonimo, cioè la città nel
suo complesso. Τοàδε, retto da πύθηται, è epanalettico rispetto al genitivo
esclamativo22 (vv. 114-119):
22
Matino (1998, p. 55), che cita questo passo, scrive:
268 6. Commentario a luoghi scelti
.
6.1 Pers. 114-139 e 532-547 269
6.1.6 Conclusioni
Il quadro che ci si è delineato ci porta a dire che non ci si dovrebbe limi-
tare ad interpretare ¡βροπενθες in base ad ¡βρογοοί o in relazione agli altri
23
Per enallage, dato che l’epiteto dovrebbe essere di στρατι¦ν, anche non accettando,
in quanto non sufficientemente motivata, la congettura di Wecklein al v. 9 per il tradito
πολυχρύσου στρατι©ς.
6.2 vv. 598-602 271
termini composti con ¡βρο- presenti nella tragedia. Se è vero che il termi-
ne ha modificato il suo significato dopo le guerre persiane, tuttavia solo i
contesti non ambigui possono accertare se il cambiamento è stato rapido e
netto, oppure lento e graduale. Abbiamo cercato di dimostrare che i contesti
della nostra tragedia possono lasciare aperta la possibilità che ¡βρός, fra i
molteplici significati, conservi ancora quello di florido, lussureggiante, ab-
bondante, come risultato di una metafora vegetale, e che ¡βροπενθες non
significhi altro che le donne πενθοàσι γόοις ¢κορεστοτάτοις.
Del resto, se si studiano i composti di ¢κρο-, ci si accorge che i contesti
in cui sono impiegati lasciano aperta un’altra ambiguità, in quanto ¢κρο-
conferisce generalmente il significato di “superficialmente” e non di “estre-
mamente”, anche se lo Stephanus, il LSJ e il Diccionario Griego-Español,
sempre molto attento ai problemi di semantica, differiscono nelle interpre-
tazioni. In fondo, questa più che la conclusione era il punto di partenza di
Paley, nel suo commento ad loc.:
The MSS. and edd. give ¢κροπενθες. This ought to mean, ’grieving
from the depths of the heart,’ but in Ag. 778 and Eur. Hec. 242,
οδ', οÙ γ¦ρ ¥κρας καρδίας ψαυσέ µου, the sense is clearly the reverse,
’the mere surface of the heart.’ So Hippol. 255, µ¾ πρÕς ¥κρον µύελον
ψυχÁς. Yet in Bacch. 203, δι' ¥κρων φρενîν has the same force as
τοξότης ¥κρος, Ag. 611, viz. that of height and superiority. Blomfield
quotes Ñργ¾ν ¥κρος, Herod. i. 73, which contains the same idea. I have
admitted the correction which I formerly proposed without noticing
at the time that the Schol. must have so read, æς δοκεν ¡βρύνεσθαι π
τÕ (λ. τù) πενθεν. Compare α ¡βρόγοοι Περσίδες inf. 543. On β and
κ confused see Suppl. 541.
Come si può avere πιστήµη della buona e della cattiva sorte, se ci si trova
immersi nella sola condizione negativa? Come si può, dal solo lato della
privazione, avere nozione della presenza? La domanda, che sembra voler
stringere nella morsa sillogistica la verità poetica, ha avuto invece fortuna, a
giudicare dalle molteplici risposte. In particolare:
6.2 vv. 598-602 273
Quomodo enim ii, qui κακîν tantum µποροι aut µπειροι sunt, dein-
de dicantur intelligere, eos qui secundis rebus utantur, eandem sor-
tem sibi sperare? [...] Vitam vero hominum saepe cum navigatione
comparari, notius est, quam ut moneri debeat. Quodsi βίον legamus,
sententia pulcherrime finitur, absque ulla translationis inconsequentia
[...]
Ceteri, cum Scholiasta, µπορος, quae quidem vox, quando in hoc sensu
ponitur, cum genitivo non construitur, namque in Eurip. Hippol. 964.
µπορον βίου est mercatricem vitae. Sed non est dubium quin verum
sit µπειρος, [...]
bei der Lesart der besten Handschriften κακîν - µπορος würde je-
der Grieche an einen malorum mercator denken und niemals auf den
Gedanken kommen, daß Aischylos hier die Vorstellung navigans ca-
lamitatibus habe ausdrücken wollen; ohne Zweifel ist also µπειρος
vorzuziehn, vgl. z.B. Soph. Ant. 1191 κακîν γ¦ρ οÙκ ¥πειρος οâσ'
¢κούσοµαι, O.K. 751 οÙ γάµων µπειρος [...]
eine auch bei Sophokles (fr. 412 D.) vorkommende Form für µπορος.
Äschylos wählte diese Form, weil er im 5. Fusse dem Spondeus den
Jambus vorzog.
26
Sul significato di πόρος nel Prometeo si veda Citti (1974).
276 6. Commentario a luoghi scelti
Bisogna tener conto tuttavia che Weil aveva proposto interventi molto
pesanti a questo passo, come si può vedere già dalla sua precedente edizione
dei Persiani, Weil (1867):
[...] πίσταται κακîν µν æς ÓτJ κλύδων
καινîν πέλθV, πάντα δειµαίνειν φιλε·
Óταν δ' Ð δαίµων εÙροÁ [...]
le tour δαίµονα τύχης est assez inhabituel, mais on trouve dans Pindare
τύχV δαίµονος (Ol., VIII, 67).
e l’ipotesi acquista ancora più forza per West, che accoglie nel testo δάµαρ
e porta a sostegno anche un luogo parallelo:
del termine nei poemi epici sono infatti le seguenti: Ξ 503 ¹ Προµάχοιο δάµαρ,
δ 126 Πολύβοιο δάµαρ, Γ 122 'Αντηνορίδαο δάµαρτι υ 290, ω 125 'ΟδυσσÁος
δ¾ν οχοµένοιο δάµαρτα. Nel Prometeo il v. 834 ¹ ∆ιÕς κλειν¾ δάµαρ ci offre lo
stesso tipo di costruzione, al contrario del v. 767 Η πρÕς δάµαρτος ξανίστα-
ται θρόνων· e del v. 560 ¥γαγες `Ησιόναν πιθëν δάµαρτα κοινόλεκτρον, dove
κοινόλεκτρον può ricordare il nostro τîν µîν λέκτρων ... ξύννοµ', per quanto
la circostanza descritta sia piuttosto diversa. Ma questi motivi sono troppo
deboli per determinare la scelta della variante, tanto più che, se ci si estende
agli altri autori di teatro, troviamo un parallelo sia alla iunctura con il ter-
mine più elevato: εÙγεν¾ς δάµαρ di Euripide (Hipp. 26), che tuttavia usa il
termine con una frequenza tale da non permettere confronti con gli altri due
tragici29 , sia alla iunctura con il termine meno elevato: εÙγεν¾ς γυνή di So-
ph. El. 257, il quale tuttavia non è semanticamente pertinente con il nostro
passo, dato che la diversa condizione di Elettra elimina la polisemia di γυνή,
valida invece per Atossa. In Ar. Thesm. 330 troviamo εÙγενες γυνακες,
che in questo caso è invece carico di tutta la vis polemica delle donne riunite
in assemblea. È bene quindi cercare altri elementi a favore delle rispettive
varianti.
Il codice I (Athous 'Ιβήρων 209) è un codice del XIII/XIV secolo investi-
gato per la prima volta da Dawe, sulla scorta del quale West esprime il suo
giudizio dicendo:
Est autem proximus post M bonitate. Sunt quae solus servavit (Pers.
704. Prom. 502. 716. cf. ad Sept. 565. 804. 915. 923), sunt quae
solus praeter M (Sept. 86. 308. cf. ad Prom. 903), quocum etiam
errores quosdam communes habet; scholiaque vetera interdum plenius
quam M reddit, cum in ceteris desint.
Tuttavia dei tre presunti luoghi che dovrebbero preservare le lezioni ge-
nuine, uno è il nostro sotto esame e gli altri due sono interventi minimi,
rispettivamente τε in luogo di δέ, sanabile per congettura, e πρόσπλατοι in
29
Una ricerca rapida sul TLG dà oltre un centinaio di occorrenze in Euripide contro le
4 di Eschilo e le 9 di Sofocle.
6.3 Pers. 704 281
luogo di πρόσπλαστοι degli altri codici, che potrebbe anche essere un “felice
errore” di copiatura. Dal medesimo ipoarchetipo di I provengono altri due
codici del XV secolo, uno dei quali, Ba, è privo del testo dei Persiani, mentre
l’altro è siglato con ∆ (Mosqu. gr. 508). Su questi codici il giudizio di West
è severo:
Ba∆ ipsos raro laudo, quoniam una eorum utilitas est ut e concordia
IBa∆ vel IBa vel I∆ lectiones hyparchetypi a reciperemus.
E del resto ∆ nel nostro caso non ci è di aiuto, visto che reca γυνή come
tutti gli altri codici e non ci fornisce quindi elementi meccanici per stabilire
se δάµαρ si trovasse nell’ipoarchetipo. Un’ipotesi plausibile è che comunque
δάµαρ non si trovasse nel corpo del testo dell’ipoarchetipo, dato che in quel
caso ∆ in tutta probabilità lo avrebbe copiato. Non è escluso invece che si
trovasse forse a margine o in interlinea come varia lectio nell’ipoarchetipo.
Sulla qualità di δάµαρ il giudizio di Dawe è perentorio:
Non sorprende infatti che, tanto negli scholia vetera quanto nei recentiora,
nei tre luoghi citati del Prometeo sia proprio γυνή a glossare δάµαρ, cosı̀
come γυνή viene usato nella spiegazione etimologica da parte di Triclinio del
282 6. Commentario a luoghi scelti
Ici, c’est plutôt noble femme que noble épouse, qui ferait double emploi
avec ξύννοµε [...] Le roi, comme on voit, est roi et aussi époux. La
reine est reine et mère, mais à peu près pas épouse.
284 6. Commentario a luoghi scelti
Appendice A
Α *A *A \u0391 Β *B *B \u0392
'Α *)A # *A \u1F08 Γ *G *C \u0393
`Α *(A *# *A \u1F09 ∆ *D *D \u0394
ΑÄ *A| , *A \u1FBC Ε *E *E \u0395
Α *)/A . *A \u1F0C 'Ε *)E # *E \u1F18
Α *)\A / *A \u1F0A `Ε *(E *# *E \u1F19
Α *)=A P *A \u1F0E Ε *)/E . *E \u1F1C
Α *(/A *. *A \u1F0D Ε *)\E / *E \u1F1A
Α *(\A */ *A \u1F0B Ε *(/E *. *E \u1F1D
Α *(=A *P *A \u1F0F Ε *(\E */ *E \u1F1B
'ΑÄ *)A| #, *A \u1F88 Ζ *Z *F \u0396
`ΑÄ *(A| *#, *A \u1F89 Η *H *G \u0397
Α Ä *)/A| ., *A \u1F8C 'Η *)H # *G \u1F28
Α Ä *)\A| /, *A \u1F8A `Η *(H *# *G \u1F29
Α Ä *)=A| P, *A \u1F8E ΗÄ *H| , *G \u1FCC
Α Ä *(/A| *., *A \u1F8D Η *)/H . *G \u1F2C
Α Ä *(\A| */, *A \u1F8B Η *)\H / *G \u1F2A
Α Ä *(=A| *P *A \u1F8F Η *)=H P *G \u1F2E
285
286 A. Codifica dei caratteri greci
α A A \u03B1 ζ Z F \u03B6
ά A/ $A \u1F71 η H G \u03B7
¦ A\ *$A \u1F70 ή H/ $G \u1F75
© A= @A \u1FB6 ¾ H\ *$G \u1F74
¢ A) #A \u1F00 Á H= @G \u1FC6
¡ A( *#A \u1F01 º H) #G \u1F20
v A| ,A \u1FB3 ¹ H( *#G \u1F21
¥ A)/ .A \u1F04 ½ H)/ .G \u1F24
¨ A)\ /A \u1F02 À H)\ /G \u1F22
« A)= PA \u1F06 Ã H)= PG \u1F26
¤ A(/ *.A \u1F05 ¼ H(/ *.G \u1F25
§ A(\ */A \u1F03 ¿ H(\ */G \u1F23
ª A(= *PA \u1F07 Â H(= *PG \u1F27
A)| #,A \u1F80 Æ H)| #,G \u1F90
¬ A(| *#,A \u1F81 Å H(| *#,G \u1F91
® A/| $,A \u1FB4 Ç H/| $,G \u1FC4
± A\| *$,A \u1FB2 Ê H\| *$,G \u1FC2
´ A=| @,A \u1FB7 Í H=| @,G \u1FC7
° A)/| .,A \u1F84 É H)/| .,G \u1F94
³ A)\| /,A \u1F82 Ì H)\| /,G \u1F92
¶ A)=| P,A \u1F86 Ï H)=| P,G \u1F96
¯ A(/| *.,A \u1F85 È H(/| *.,G \u1F95
² A(\| */,A \u1F83 Ë H(\| */,G \u1F93
µ A(=| *PA \u1F87 Î H(=| *PG \u1F97
β B B \u03B2 θ Q H \u03B8
γ G C \u03B3 ι I I \u03B9
δ D D \u03B4 ί I/ $I \u1F77
ε E E \u03B5 I\ *$I \u1F76
έ E/ $E \u1F73 I= @I \u1FD6
E\ *$E \u1F72 I) #I \u1F30
E) #E \u1F10 I( *#I \u1F31
E( *#E \u1F11 ϊ I+ *@I \u03CA
E)/ .E \u1F14 ΐ I/+ *@$I \u1FD3
E)\ /E \u1F12 I\+ *@*$I \u1FD2
E(/ *.E \u1F15 ^ϊ I=+ *@@I \u1FD7
E(\ */E \u1F13 I)/ .I \u1F34
288 A. Codifica dei caratteri greci
Regular expressions
Nelle tabelle seguenti sono riportati i comandi principali per realizzare strin-
ghe di interrogazione testuale usando le regular expressions. Si veda il Cap.
3.1 per vedere casi complessi di applicazione. In questa appendice sono
esemplificati soltanto i costrutti di più largo uso in filologia computazionale.
Caratteri
x Il carattere x /κ/ trova il carattere κ al-
l’interno di una sequenza di
caratteri
\\ La barra rovescia
\uhhhh Il carattere rappresentato in verb+/0̆391/+ corrisponde ad
Unicode dal valore esadecima- alpha maiuscolo
le 0xhhhh
\t Il carattere di tabulazione
(\u000A)
\n Il carattere di interruzione di
linea (\u000D)
\r Il carattere di ritorno carrello
(\u000C)
Blocchi Unicode
\p{InGreek} Un carattere compreso nel /\p{InGreek}/ individua un
blocco Unicode dell’alfabeto carattere greco1
greco (Si veda l’Appendice A)
\P{InGreek} Qualsiasi carattere, tranne i
caratteri compresi nel blocco
Unicode dell’alfabeto greco
289
290 B. Regular expressions
Classi di caratteri
[abc] a, b oppure c (classe di /[αεηιουω]/ Individua le vo-
caratteri) cali
[^abc] Qualunque carattere tranne a, /[αεηιουω]/ Individua le con-
b oppure c (negazione) sonanti
[a-zA-Z] I caratteri compresi fra a e /[α-δ]/ Un carattere compre-
z e fra A e Z, estremi inclusi so fra α e δ.
(intervallo di caratteri)
[a-d[m-p]] Da a a d oppure da m a p
(unione)
[a-z&&[def]] d, e oppure f (intersezione)
[a-z&&[^bc]] Da a a z, tranne b e c
(sottrazione)
[a-z&&[^m-p]] Da a a z, escludendo i carat-
teri compresi nell’intervallo da
m a p (sottrazione rispetto ad
intervalli di caratteri)
293
294 C. Indice dei luoghi citati nelle grammatiche di riferimento
305
306 BIBLIOGRAFIA
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inquiery 1, 1970, 429–438.
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P. Mazon, Sur deux passages d’Eschyle et sur une formule d’Homère, REG
63, 1950, 11–19.
S.L. Schein, The iambic trimeter in Aeschylus and Sophocles, Leiden, E.J.
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