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Adynaton (dal greco "cosa impossibile") La formulazione di un'ipotesi o di una situazione impossibile il cui avverarsi e

subordinato a un altro fatto ritenuto irrealizzabile. Ad es.: <S'i fosse foco, arderei 'l mondo> (Cecco Angiolieri).
Aferesi Caduta di una sillaba all'inizio di una parola. Ad es.: verno per " inverno"
Allegoria Figura retorica tramite la quale il riferimento a immagini complesse o narrazioni richiama un significato più
nascosto, allusivo e profondo (in genere un'entità astratta come un vizio, una virtù, un evento ecc.). A differenza della
‣ metafora, l’allegoria richiede un'interpretazione alla quale si può giungere solo conoscendo il contesto culturale del
testo: il significato infatti non è deducibile da un immediato processo intuitivo. Per quanto complessa, T'allegoria è
sempre costruita razionalmente e pertanto è decifrabile una volta compreso il criterio con cui è stata formata. Ad es.:
nella Divina commedia le tre fiere che ricacciano Dante nella selva oscura sono un'allegoria; inoltre, il senso allegorico
può anche
essere "'trovato" dai lettori a dispetto delle intenzioni dell'autore: la IV egloga di Virgilio fu interpretata come
un'allegoria della venuta di Cristo.
Allitterazione Figura retorica che consiste nella ripetizione di una lettera o di un gruppo di lettere in una o più parole
successive. Ad es.: < Il pietoso pastor pianse al suo pianto> (Tasso, Gerusalemme liberata VII).
Anacoluto Costrutto in cui la seconda parte di una frase non è connessa alla prima in modo sintatticamente corretto.
Ad es.: < Quelli che muoiono, bisogna pregare Iddio per loro>> (Manzoni, Promessi sposi XXXVI)
Anacronia Sfasatura nella successione temporale dei fatti (>analessi, >prolessi).
Anacrùsi Aggiunta di una O due sillabe fuori battuta, all’inizio di un verso o di una sua parte, eccedente la normale
misura metrica.
Anadiplòsi Figura retorica che consiste nella ripresa all’inizio di frase o di verso, della parola conclusiva della frase o
del verso precedente al fine di dare maggior efficacia all'espressione. Ad es.: <Ma passavam la selva tuttavia, /'la selva,
dico, di spiriti spessi> ([fIV 65-66).
Anafora Ripetizione di una o più parole all'inizio di versi frasi successive. Ad es.: <Per me si va ne la città dolente, / per
me si va ne l'etterno dolore, per me si va tra la perduta gente> ([fIII 1-3).
Analessi (anche ‣ flashback) In narratologia, interruzione del normale corso cronologico di un racconto per narrare
eventi passati. È l'opposto della >prolessi.
Analogia Procedimento stilistico che istituisce un rapporto di somiglianza fra oggetti o idee semanticamente lontani. È
diventato un procedimento tipico delle tendenze poetiche moderne in cui la soppressione degli espliciti legami
comparativi ("come", "così" ecc.) dà luogo a immagini molto ardite e sintetiche. Ad es.: <Le mani del pastore erano un
vetro levigato da fioca febbre> (Ungaretti).
Anàstrofe (o inversione) Figura retorica che consiste nel disporre parole contigue in un ordine inverso a quello
abituale. È affine all’‣ iperbato. Ad es.: < 0 anime affannate, /venite a noi parlar> (IfV 80-81); <Allor che all’opre
femminili intenta / sedevi> (Leopardi, a Silvia vv. 10-11).
Anfibologia Espressione che può prestarsi una doppia interpretazione a causa della sua ambiguità a livello fonetico,
semantico o sintattico. Ad es.: “Ho visto mangiare un gatto”. Può essere sfruttata per ottenere effetti comici come nei
casi di frate Cipolla (Boccaccio, Decameron) o. fra’ Timoteo (Machiavelli, La mandragola).
Antifrasi Figura retorica che lascia intendere che chi parla afferma l’opposto di ciò che dice. Ad es.: <una bella giornata
davvero!>> (detto quando sta piovendo); < Dipinte in queste rive/ son dell’umana gente / le magnifiche sorti e
progressive> (Leopardi, La ginestra).
Antonimia Figura retorica che consiste nel contrapporre parole di senso contrario o in qualche modo opposte. Ad es.:
< Pace non trovo e non ho da far guerra, E teme e spero, et ardo e son un ghiaccio> (Petrarca, Canzoniere 134).
Antonomàsia Sostituzione del nome proprio di una persona o di una cosa con un appellativo che ne indichi un
elemento caratterizzante e lo identifichi in modo inequivocabile. Ad es.: Ghibellin fuggiasco per indicare Dante, l’eroe
dei due mondi” per Garibaldi. Può anche indicare il trasferimento del nome di un personaggio proverbiale a chi
dimostra di avere le sue stesse qualità. Ad es.: un “Ercole” per indicare una persona di gran forza, un *Don Giovanni*
per un conquistatore di donne.
Antropomorfismo Tendenza ad assegnare caratteristiche umane (dall’aspetto all’intelligenza ai sentimenti) ad animali,
cose e figure immaginarie.
Apocope Caduta di una vocale o di una sillaba al termine d’una parola. Ad es.: fior per “fiore”, san per “santo”.
Apostrofe (o allocuzione) Consiste nel rivolgersi direttamente a una persona (o cosa personificata) diversa
dall’interlocutore cui il messaggio è indirizzato. Ad es.: < Ahi serva Italia, di dolore ostello> (Pg VI176).
Asindeto Forma di coordinazione realizzata accostando parole o proposizioni senza l’uso di congiunzioni coordinanti.
Ad es.: < Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, / le cortesie, l’audaci imprese io canto> (Ariosto, incipit dell’Orlando
furioso).
Assimilazione Fenomeno per cui, nell’evoluzione storica di una parola, due fonemi vicini tendono a diventare simili o
uguali. Ad es.: il passaggio da noctem a notte (dal nesso consonantico ct al raddoppiamento della dentale tt).
Assonanza Rima imperfetta in cui si ripetono le vocali a cominciare da quella accenta, mentre differiscono le
consonanti. All’opposto della consonanza. Ad es.: amòre: sòle; agòsto : conòsco.
Campo semantico Insieme delle parole i cui significati rimandano a uno stesso concetto-base.
Cesura Pausa del ritmo, on sempre corrispondente a una pausa sintattica, fra due emistichi di un verso.
Chiasmo Figura retorica che consiste nel contrapporre due espressioni concettualmente affini in modo però che i
termini della seconda siano disposti nell’ordine inverso a quelli della prima così da interrompere il parallelismo
sintattico (da ABAB a ABBA). Ad es.: < Ovidio è il terzo, e l’ultimo Lucano> (IfIV 90); <Siena mi fé, disfecemi Maremma>
(Pg V 134).
Chiave (o concatenatio) In una >Stanza di canzone, al verso che collega il primo gruppo di versi (fronte) col secondo
(sirma) mediante una rima identica all’ultima della fronte. Solitamente è connesso alla sirma dal punto di vista
sintattico.
Climax (o gradazione) Enumerazione di termini dal significato via via sempre più intenso. Ad es.: <la terra ansante,
livida, in sussulto; / il cielo ingombro, tragico, disfatto> (Pascoli, Il lampo). Se l’intensità è invece decrescente si parla di
anticlimax. Ad es.: <E mi dicono, Dormi! / mi cantano, Dormi! Sussurrano, / Dormi! Bisbigliano, Dormi!> (Pascoli, La
mia sera).
Collazione Confronto sistematico dei testimoni di un testo, allo scopo di fornirne l’edizione critica oppure di
individuarne le fasi di composizione
Concordanze Repertori alfabetici di tutte le parole usate da un autore in una o più opere, con indicazione dei passi in
cui esse ricorrono.
Connotazione Indica il significato secondario, aggiuntivo, che una Parola ha in aggiunta al suo significato base
(>denotazione). Consiste quindi nelle sfumature di ordine soggettivo (valore affettivo, allusivo ecc.) che
accompagnano l’uso di una parola e che si aggiungono ai suoi tratti significativi permanenti. Ad es.: le parole mamma
e madre indicano lo stesso soggetto, ma il primo termine ha una sfumatura affettiva maggiore rispetto al secondo.
Consonanza Sorta di rima in cui si ripetono le consonanti a cominciare dalla vocale accentata, mentre differiscono le
vocali. All’ opposto della assonanza. Ad es.: vento: canto; pàsso: fossa.
Contrasto Componimento poetico che rappresenta il dibattito o il dialogo tra due personaggi o due entità allegoriche.
Ad es.: appartiene al primo caso Rosa fresca aulentissima di Cielo d’Alcamo, al secondo Disputa della rosa con la viola
di Bonvesin de la Riva.
Coppia sinonimica (dittologia sinonimica) Coppia di parole dal significato analogo in cui l’una va a rafforzare il
significato dell’altra. Ad es.: <passi tardi e lenti> (Petrarca, Canzoniere XXXV); <soperba e altiera> (Boiardo, Orlando
innamorato), ma anche in espressioni tipiche del parlato come pieno zeppo.
Correlativo oggettivo Concetto poetico formulato dal poeta T.S. Eliot all’inizio del Novecento. Consiste in un oggetto,
un evento, una situazione che evocano immediatamente nel lettore un’emozione, un pensiero, uno stato d’animo
senza necessitare di alcun commento da parte del poeta.
Cronòtopo Il termine, introdotto nella critica letteraria dal critico russo Michail Bachtin, indica la sintesi delle categorie
spazio-temporali entro cui è collocata una narrazione: le scelte di spazio e di tempo si influenzano in modo reciproco
nella costruzione di un racconto.
Cursus Nella prosa antica e medievale, la >clausola che chiude in modo armonioso il periodo. A seconda della
disposizione degli accenti nelle ultime due parole della frase, consentiva di accelerare o rallentare il discorso (era di tre
tipi fondamentali: planus, tardus, velox).
Deittico Elemento linguistico che indica la collocazione spazio-temporale di un enunciato, decodificabile con esattezza
solo grazie al contesto. Ad es.: i pronomi personali (io, tu Ecc.) e dimostrativi (questo, quello); gli avverbi di luogo (qua,
Iì) e di tempo (ora, domani).
Denotazione Indica il significato primario, il valore informativo base, di una parola (per il significato secondario
‣connotazione). Ad es.: mamma e madre hanno una medesima denotazione ma una diversa connotazione.
Deverbale Sostantivo ricavato da un verbo. Ad es.: lavoratore da “lavorare”.
Dialèfe In metrica >iato tra due vocali consecutive, la prima alla fine di una parola, la seconda all’inizio della parola che
segue. Le due vocali appartengono quindi a due sillabe diverse. È opposta alla sinalefe e solitamente si ha quando
l’accento cade su una (o entrambe) le vocali contigue. Ad es.: <restato m’era, non mutò aspetto> ([fX 74).
Dieresi In metrica iato tra due vocali consecutive appartenenti alla stessa parola. Le due vocali appartengono quindi a
due sillabe diverse. Ê opposta alla >sineresi. Ad es.: <Dolce color d’oriental zaffiro>>
Ellissi Omissione di un elemento della frase che resta sottinteso. Ad es.: <A buon intenditor, poche parole> dove il
verbo “bastano” è sottinteso; < Questo io a lui; ed elli a me> (Pd VIII 94) con ellissi del verbo “dire”.
Enclisi Fenomeno linguistico per cui una particella atona e monosillabica si appoggia, fondendosi, alla parola
precedente. Ad es.: scrivimi, sentilo, guardami.
Endiadi Figura retorica che consiste nell’esprimere, mediante una coppia di sostantivi, un concetto che invece sarebbe
solitamente espresso con un sostantivo e un aggettivo o con un sostantivo e un complemento di specificazione. In
certi casi è simile alla > coppia sinonimica. Ad es.: < O eletti di Dio, li cui soffriri / e giustizia e speranza fa men duri>,
dove ciò che solleva le anime dalle sofferenze è la “speranza di giustizia” (Pg XIX 76-77).
Enjambement (o inarcatura) Procedimento stilistico che consiste nel porre due parole concettualmente unite tra la
fine di un verso e l’inizio del verso successivo, così che il senso logico si prolunghi oltre la pausa ritmica. Ad es.:
<interminati / spazi di là da quella, e sovrumani / silenzi> (Leopardi, L’infinito).
Enumerazione Figura retorica che consiste in una rapida rassegna di sostantivi elencati sotto forma di ‣asindeto O -
polisindeto. Ad es.: <e mangia e beve e dorme e veste panni> (IfXXXIII 141).
Epanadiplòsi (o inquadramento) Figura retorica che consiste nell’iniziare e terminare un verso o una frase con la
stessa parola. In alcuni casi, la presenza di un > chiasmo determina una epanadiplosi. Ad es.: <dov’ero? Le campane /
mi dissero dov’ero> (Pascoli, Patria).
Epanalèssi (o geminatio) Figura retorica che consiste nel raddoppiamento di una parola o di un’espressione all’inizio,
al centro o alla fine di una frase o di un verso. Ad es.:<Io dubitava e dicea “Dille, dille!”>
Epifonema Sentenza o esclamazione che conclude enfaticamente un discorso. Ad es.: <è funesto a che nasce il di
natale> (Leopardi, Canto notturno di un pastore errante v. 143)
Epifora (o epistrofe) Figura retorica che consiste nella ripetizione delle stesse parole alla fine di più versi o di più parti
di un periodo. Ad es.: la ripetizione del nome di “Cristo” che Dante non fa mai rimare con altre parole <si come de
l’agricola che Cristo/elesse a l’orto suo per aiutarlo. / Ben parve messo e famigliar di Cristo: / ché ‘1 primo amor che ‘n
lui fu manifesto, / fu al primo consiglio che diè Cristo> (Pd XI1 7 1-75).
Epitesi Aggiunta di uno o più fonemi alla fine di una parola. In poesia è usata con fini metrici o eufonici. Ad es.: <che la
sembianza non si mutò più> (Pd XXVII 39); Ellera abbarbicata mai non fue (/fXXV 58).
Epiteto Sostantivo, aggettivo o locuzione che accompagna un nome proprio per qualificarlo o anche soltanto scopo
esornativo. Ad es.: Guglielmo il Conquistatore: Achille Pie veloce.
Esegesi Interpretazione critica di un testo.
Eufemismo Figura retorica che consiste nel sostituire parole ed espressioni troppo crude o realistiche con altre di tono
attenuato, di solito per scrupolo religioso, morale, riguardi sociali o altro. Ad es.: andarsene o passare a miglior vita per
“morire”.
Excursus (o digressione) Divagazione dal tema principale di un discorso o di una narrazione, con l’inserimento di temi
secondari, più o meno marginali rispetto all’argomento generale.
Fabula La successione logico-temporale degli avvenimenti che costituiscono i contenuti di un testo narrativo e che lo
scrittore presenta al lettore in uno specifico >intrecciò.
Figura etimologica Accostamento di due parole che hanno in comune lo stesso etimo. Ad es.: <in tutt’alte faccende
affaccendato> (Giusti, Sant’Ambrogio).
Flusso di coscienza Tecnica narrativa caratteristica del romanzo del Novecento, dall’inglese stream of consciousness,
indica una libera associazione di pensieri, riflessioni, elementi inconsci, associazioni d’idee, si traduce liberamente
nella scrittura, senza la tradizionale mediazione logica, formale e sintattica che opera lo scrittore. E per molti aspetti
simile al > monologo interiore.
Fonema La più piccola unità di suono che, da sola o con altre, ha la capacità di formare le parole di una lingua e al
mutare della quale si genera una variazione de significato. Non sempre a una singola lettera corrisponde un fonema.
Ad es.: il suono formato dalle due lettere gl nella parola “famiglia”
Fonosimbolismo Espediente stilistico-retorico tramite il quale parte della comunicazione avviene in via evocativa
tramite il suono delle parole. Una figura retorica che sfrutta il fonosimbolismo è l’onomatopea.
Hapax legòmenon (dal greco “detto una sola volta”) Indica una parola che compare in un’unica attestazione in
un’opera o in tutto il ‣ corpus di un autore.
Hysteron pròteron (dal greco ultimo come primo*) Figura retorica per cui l’ordine delle parole è invertito rispetto alla
logica temporale o ai nessi causa-effetto. Ad es.: <La ‘ve ogne ben si termina e s’inizia> (Pd VIll 87); < Anche il pranzo
venne consumato in fretta e servito alla mezza> (Palazzeschi, Le sorelle Materassi).
Iato Fenomeno per cui due vocali contigue non formano dittongo e fanno parte di sillabe distinte. Ad es.: pa-ese. Sono
casi di iato la ‣dieresi e la dialefe
Intreccio La successione degli eventi così come sono presentati dall’autore e non necessariamente seguendo l’ordine
logico-temporale (come la ‣ fabula).
Ipallage Figura retorica che consiste nell’attribuire un aggettivo a un sostantivo diverso da quello cui propriamente,
nella stessa frase, dovrebbe unirsi. Ad es.: <sorgon così tuc dive/ membra dall’egro talamo> (Foscolo, All’amica
risanata), dove egro è riferito al “talamo”, cioè al letto, anziché alle “membra”.
Ipèrbato Figura retorica che consiste nel collocare le parole in ordine inverso rispetto al consueto; diversamente dalla
> anastrofe, che riguarda la disposizione delle parole di un sintagma, l’iperbato consiste nell’inserire in un sintagma
elementi della frase da esso logicamente dipendenti. Ad es.: <e ‘l vago lume oltra misura ardea / di quei begli occhi>
(Petrarca, Erano i capei d’oro).
Iperbole Figura retorica che consiste nell’esagerare un concetto, un’azione o una qualità oltre i limiti del verosimile,
per eccesso o per difetto. Ad es.: <risplende più che sol vostra figura (Cavalcanti, Avete in voi li fiori e la verdura); è
anche molto usata nel parlato “è un secolo che lo aspetto!”
Ipotassi Costruzione del periodo fondata sulla subordinazione di una o più proposizioni alla principale. È il contrario
della ‣paratassi.
Ipotipòsi Figura retorica che consiste nella descrizione viva e immediata di una persona, un oggetto o una situazione,
sia attraverso similitudini concrete sia con viva immediatezza e forza rappresentativa. Ad es.: <Ella non ci dicea alcuna
cosa, / ma lasciavane gir, solo sguardando / a guisa di leon quando si posa>
Iterazione Ripetizione di una o più parole all’interno di un discorso. A seconda della modalità con cui ciò avviene si
hanno > anafora, >anadiplosi, ‣epanalessi, >epifora.
Leitmotiv (dal tedesco “motivo guida”) Il tema, il motivo dominante e ricorrente di un’opera.
Litote Figura retorica che consiste nell’affermare un concetto negando il suo contrario. Ad es.: < Don Abbondio (il
lettore se n’è già avveduto) non era nato con un cuor di leone>, Per dire che era un vile (Manzoni, Promessi sposi).
Comune anche nel linguaggio parlato: “non è un’aquila” per dire “è uno stupido”, “non brilla per puntualità” per dire
“spesso in ritardo”.
Locus amoenus ‣ Topos letterario che consiste nella descrizione di un ideale luogo naturale dove l’uomo vive in
armonia con la natura e i propri simili.
Metafora Figura retorica che consiste nella sostituzione di una parola con un’altra che abbia almeno una caratteristica
in comune con la parola sostituita. È paragonabile a una similitudine abbreviata, cioè senza elementi che
renderebbero esplicito il paragone. Ad es.: “quell’atleta è un fulmine” cioè “è simile a un fulmine per velocità”; “Tu fior
de la mia pianta / percossa e inaridita” (Carducci, Pianto Antico) dove fior e pianta sono metafore per “figlio” e
“padre”.
Metanarrativo Aggettivo riferito ai procedimenti con cui l'autore di un'opera narrativa interrompe la finzione per
parlare dell'attività stessa del narrare o per spiegare le proprie scelte narrative; cioè, in altri termini, quando la
narrativa rifletta su sé stessa.
Metapoetico Aggettivo che fa riferimento alla riflessione del poeta sull'attività poetica stessa.
Metaromanzo Romanzo che riflette sull’operazione stessa dello scrivere romanzi. Se una notte d'inverno un
viaggiatore di Italo Calvino (1970) è un esempio di metaromanzo.
Metateatro Testo in cui la finzione drammaturgica è interrotta per parlare dell'attività teatrale stessa o per spiegare i
meccanismi di un'invenzione scenica. Esempi di procedimento metateatrale si trovano nell' Amleto di Shakespeare (in
cui viene messo in atto l'artificio di inserire all’interno dell’opera, come parte integrante della vicenda, la messinscena
di uno spettacolo); oppure in Sei personaggi in cerca d'autore di Luigi Pirandello (1921), per il "teatro nel teatro”.
Metàtesi Spostamento di fonemi all'interno di una parola. Ad es.: fisolofo per “filosofo".
Metonìmia Figura retorica che consiste nella sostituzione di un termine con un altro che sia in un rapporto di
contiguità con il primo. Questo rapporto può essere: 1) la causa per l'effetto (e viceversa); 2) la materia per l'oggetto;
3) il contenente per il contenuto; 4) il concreto per l'astratto (e viceversa) ecc. Ad es.: 1) "vivere del proprio lavoro"
invece che "del denaro guadagnato con il proprio lavoro"; 2) <fende/ con tanta fretta il suttil legn l’onde> (Ariosto,
Orlando furioso) dove il "legno" indica la ""barca"; 3) <dal ribollir de
tini> (Carducci, San Martino) dove non sono i tini a ribollire ma il mosto in essi contenuto; 4) "sto studiando Dante"
invece delle "opere scritte da Dante".
Mimesi Secondo la concezione estetica classica, fondamento della creazione artistica in quanto imitazione della realtà
e della natura. In senso moderno le forme stilistiche e letterarie, come il dialogo o la scrittura drammatica, volte a dare
l'impressione e l'illusione della realtà. In questo senso si oppone a ‣diegesi.
Neologismo Parola introdotta di recente nella lingua, oppure nuova accezione di un vocabolo già esistente.
Nominale (stile nominale) Particolare organizzazione del periodo in cui gli elementi nominali (sostantivi, aggettivi ecc.)
prevalgono su quelli verbali. Ad es.: è spesso usato nei titoli dei giornali "Maltempo su tutta la penisola".
Onomatopea Figura d'imitazione volta a imitare un suono (chicchiricchi) o che evochi attraverso i propri suoni ciò che
la parola stessa significa (gorgogliare o bisbigliare). Ad es.: <Nei campi / ce un breve gre gre di ranelle> (Pascoli, La mia
sera).
Ossimoro Figura retorica che consiste nell'accostamento di due parole che esprimono concetti contrari. Ade es.:
<provida sventura> (Manzoni, Adelchi); <dolce affanno> (Petrarca, Benedetto sia '| giorno); <Sentia nell'inno la
dolcezza amara> (Giusti, Sant'Ambrogio).
Paraipotassi Costruzione sintattica in cui si combinano ‣>ipotassi e ‣paratassi. Si ha quindi un periodo in cui la
proposizione principale si coordina mediante congiunzione ("e", "così", "ma ecc.) a una proposizione subordinata
(retta da un participio, un gerundio, una congiunzione come "se", "quando", "poiché" ecc.). Ad es.: < S'io dissi falso, e
tu falsasti il conio> (IfXXX 116); <E finita la canzone, e'1 maestro disse> Decameron).
Parallelismo Il disporre in modo simmetrico parole, concetti, strutture sintattico-grammaticali. Sono casi particolari di
parallelismo il ‣ chiasmo, l'>anafora, il >polisindeto, I'>epanalessi ecc.
Paratassi Costruzione del periodo fondata sull’accostamento di proposizioni principali, articolate per coordinazione. È
il contrario dell'> ipotassi.
Paronomàsia (o bisticcio o annominazione) Figura retorica che consiste nell'accostamento di due parole dal suono
simile ma semanticamente diverse. Ad es.: <ch'i' fui per ritornar più volte vòlto> (IfI 36); <disserra / la porta, e porta
inaspettata guerra> (Tasso, Gerusalemme liberata).
Perifrasi Figura retorica che consiste nell'utilizzare un giro di parole in sostituzione di un singolo termine. Ad es.: < del
bel paese là dove '1 sì suona > per indicare l'Italia (IfXXX 80); <chiniam la fronte al Massimo Fattor> (Manzoni, 1 cinque
maggio) per indicare Dio; l'Ospite furtiva / che ci affranca dal Tempo e dallo Spazio> (Gozzano, La signorina Felicita)
per indicare la morte.
Personificazione (o prosopopea, o ipostasi) Figura retorica mediante la quale si dà voce a persone defunte o si fanno
parlare animali o cose inanimate o astratte. Ad es.: <Pel campo errando va Morte crudele> (Ariosto, Orlando furioso);
< Piangi, che ben hai donde, Italia mia> (Leopardi, All'Italia); <Da la torre di piazza roche per l'aere le ore / gemon>
(Carducci, Nevicata).
Pleonasmo Elemento linguistico superfluo, formato dall'aggiunta di una o più parole inutili dal punto di vista
grammaticale o concettuale. È frequente nel linguaggio familiare e talvolta è un vero e proprio errore. Ad es.: "a me mi
piace o *entrare dentro" sono pleonasmi. <Io il mare l'ho sempre immaginato come un cielo sereno visto dietro
dell'acqua> (Pavese, Feria d'agosto); <A me mi par di si: potete domandare nel primo paese che troverete andando a
diritta> (Manzoni, Promessi sposi).
Poliptoto Figura retorica che consiste nel riprendere una parola più volte in un periodo, mutando caso o genere o
numero. Ad es.: < Cred'io ch'ei credette ch'io credesse> (fXII1 25).
Polisemia La compresenza di due o più significati all’interno di una parola, di una frase, di un testo intero. Ad es.:
macchina per "automobile" oppure "congegno meccanico", la Commedia di Dante che ha diversi livelli di lettura
(allegorico, letterale ecc.).
Polisindeto Forma di coordinazione realizzata mediante congiunzioni coordinanti. Ad es.: <E mangia e beve e dorme e
veste panni> (IfXXXIII 141); <o selva o campo o stagno o rio /o valle o monte O piano O terra mare>> (Ariosto, Orlando
furioso).
Prolessi Anticipazione di un elemento del discorso rispetto alla normale costruzione sintattica. In narratologia,
interruzione del normale corso cronologico di un racconto per narrare eventi futuri. È l’opposto dell’>analessi. Ad es.:
< guarda la mia virtù s’ell’è possente> (If II 11); <la morte è quello / che di cotanta speme oggi m’avanza>> (Leopardi,
Le Ricordanze).
Protasi Parte iniziale di un poema in cui l’autore espone l’argomento e l’opera.
Reticenza Figura retorica che consiste nel troncare un discorso lasciando per intendere ciò che non viene detto
(talvolta più di quanto non si dica). Ad es.: < Ho de’ riscontri, -continuava, - ho de’ contrassegni…> (Manzoni, Promessi
sposi).
Ritmo In un verso l’alternarsi, secondo determinati schemi, di sillabe atone e accentate (metrica accentuativa) o di
sillabe lunghe e brevi (metrica quantitativa). Il termine indica anche componimenti poetici medievali in -lasse
monorime (Ritmo cassinese, Ritmo di Sant’Alessio).
Ritornello (o refrain) Verso o gruppo di versi che, in alcuni generi poetici, vengono ripetuti regolarmente prima o dopo
ciascuna strofa.
Significante / Significato Il significante e l’elemento formale, fonico o grafico, che costituisce una data parola, il
significato è il concetto al quale l’espressione fonica rimanda. Significante e significato insieme costituiscono il segno.
Simbolo Oggetto o altra cosa concreta che sintetizza ed evoca una realtà più vasta o un’entità astratta. Ad es.: il sole
come simbolo di Dio, la bilancia come simbolo della giustizia.
Similitudine Figura retorica che consiste nel paragonare cose, persone o fatti in modo diretto ed esplicito utilizzando
avverbi e vari connettivi (“come”, “tale… quale”, “cosi “, “sembra” ecc.). Ad es.: <Tu sei come la rondine / che torna in
primavera> (Saba, A mia moglie).
Sinalèfe In metrica, il computo come una sola sillaba di due vocali consecutive, la prima alla fine di una parola, la
seconda all’inizio della parola che segue. Le due vocali appartengono quindi alla stessa sillaba. È opposta alla ‣dialefe
e di norma è obbligatoria se entrambe le vocali sono atone. Ad es.: < Movesi il vecchierel canuto e bianco> (Petrarca).
Sincope Caduta di una vocale all’interno di una parola. Ad es.: spirto per “spirito”.
Sinèddoche Figura retorica che consiste nella sostituzione di un termine con un altro che sia in un rapporto di
contiguità con il primo. A differenza della ‣ metonimia (c’è chi la considera una variante di questa) si ha quando la
relazione fra i termini implica un rapporto di quantità e di estensione. 1) La parte per il tutto (e viceversa); 2) il
singolare per il plurale (e viceversa); 3) la specie per il genere (e viceversa). Ad es.: 1) “una vela solcava il mare” per
indicare “una barca solcava il mare” oppure “ho imbiancato casa” per dire “ho imbiancato le pareti di casa”; 2)
<l’inclito verso di colui che l’acque>> (Foscolo, A Zacinto) dove “verso” indica i versi (dell’Odissea); 3) “il felino” per
dire “il gatto” o “i mortali” per dire “gli uomini”.
Sinèresi In metrica, il computo come una sola sillaba di due vocali consecutive appartenenti alla stessa parola. È
opposta alla ‣dieresi. Ad es.: <Questi parea che contra me Venisse>> (IfI 46).
Sinestesìa Particolare forma di ‣ metafora che consiste nell’associare due termini che fanno riferimento a sfere
sensoriali diverse. Ad es.: <Io venni in loco dogne luce muto> (f V 28); <là, voci di tenebra azzurra>.
Spannung (ted. “tensione”) Termine che in narratologia indica il momento culminante di una narrazione.
Straniamento Procedimento con cui lo scrittore, attraverso un uso inconsueto del linguaggio o la rappresentazione
insolita di una realtà nota, produce nel lettore uno sconvolgimento della percezione abituale, rivelando così aspetti
insoliti della realtà e inducendo a riflettere criticamente su di essa.
Strofa (o strofe o stanza) All’interno di una poesia è l’insieme ricorrente di versi uguali per metro e schema di rime. A
seconda del numero di versi prende il nome di ‣distico, >terzina, >quartina, >sestina, bottava. Ad es.: n sonetto è
formato da quattro strofe: due quartine e due terzine.
Tmesi Divisione di una parola composta in due parti distinte di cui una alla fine di un verso e l’altra al principio del
verso successivo. Ad es.: <Io mi ritrovo a piangere infinita-/ mente con te> (Pascoli, Colloquio).
Topos (plur. Tòpoi) In greco “luogo” ovvero “luogo comune”. Il termine indica un motivo stereotipato e ricorrente in
un autore in una tradizione (tuttavia i topoi più diffusi attraversano più epoche, culture e letterature).
Traslato (o Tropo) Espressione o parola il cui significato risulti “deviato”, “spostato” da quello letterale. Sono dunque
traslati le figure retoriche come la ‣metafora, la ‣ perifrasi, la metonimia ecc.
Variatio (o variazione) Artificio retorico che consiste nel ripetere lo stesso concetto usando espressioni verbali, termini
e costrutti sempre diversi.
Zeugma Figura retorica che consiste nel far dipendere da un unico predicato due o più parole o enunciati dei quali uno
solo è logicamente adatto. Ad es.: < parlare e lagrimar vedrai insieme> (IfXXXIII 9) dove vedrai si adatta solo a lagrimar
e non a parlare.

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