Clemente di Alessandria (150-215 d.C. ca.) rivestì un ruolo particolarmente
significativo nel mescolare elementi greci ed elementi biblici ai fini dello sviluppo di una visione cosmologica cristiana. Nel quinto capitolo degli Stromata1 egli trae, dalla descrizione dei paramenti e delle vesti indossate dai sommi sacerdoti, l’incipit per un’ampia digressione cosmologica: le pietre preziose che ornano le loro stoffe corrispondono in maniera metaforica ai sette cieli planetari, ai sette giorni della creazione ed ai sette doni dello Spirito Santo; analogamente descrive la processione dei dodici segni dello zodiaco ed il susseguirsi dei mesi, estendendo l’allegoria numerologica sino ai dodici patriarchi, profeti ed apostoli. Continuando a percorrere l’orlo della veste sacerdotale, Clemente ricorda le trecentosessanta campanelle sospese, paragonate ai giorni dell’anno accettabile del Signore, che proclama e risuona la stupenda manifestazione del Salvatore2. Altra metafora cosmica avanzata dallo scritto clementino è espressa dal corpo: Dio è come se fosse collocato nella regione della testa, mentre coloro che per Divina Provvidenza sono posti sui pianeti sono rappresentati sul torace e sulle spalle e pertanto, tornando all’allegoria della veste dei sacerdoti, le dodici pietre, disposte in quattro file sul loro petto descrivono simbolicamente il cerchio dello zodiaco, e le quattro stagioni dell'anno. Nel corpo, riporta ancora Clemente, il seno è la sede del cuore e dell’anima ed all’interno dell’intero organismo - paragonato appunto al cosmo - alcuni occupano la parte superiore, altri la parte inferiore. Il linguaggio simbolico, di cui è ricca la trattazione di Clemente, viene sistematizzato nella sua opera e convalidato quale strumento di significazione visibile dell’invisibile. Il simbolo esplica, come immagine sacra, una funzione trascendente ed oracolare. L’esegesi biblica operata da Clemente è rivolta all’individuazione di tali segni, con particolare sensibilità verso il simbolismo cosmico che egli rintraccia nelle parole dei profeti, così come nella natura del creato. Pertanto il fuoco e la luce sono simboli manifesti di Dio; il Sole simboleggia Cristo; il mondo intero è un libro illustrato dalle immagini della divinità3. Riferendosi ai misteri del sacerdozio ebraico ed egizio, ai quali dedicò un intero capitolo4, Clemente approfondì ulteriormente il linguaggio simbolico proprio dell’iniziazione sacerdotale, il cui significato occulto rimase sconosciuto alle masse. Nonostante tale occultamento, le verità pulsanti e vive nella forma del simbolo attuano una rivelazione cifrata, nelle forme dell’arte. A proposito dei possibili risvolti 1 Clemente di Alessandria, Gli Stromati, Ed. Paoline, Milano 2006. 2 Clemente di Alessandria, Gli Stromati, V, 6 Ed. Paoline, Milano 2006, pp. 517-525. 3 Gerhart B. Ladner, Il Simbolismo Paleocristiano, Milano 2008, p. 95. 4 Clemente di Alessandria, Gli Stromati, V, 7 Ed. Paoline, Milano 2006, pp. 526-527. artistici connessi al linguaggio simbolico, Clemente compilò un ampio excursus sul significato dei simboli cosmici nell’arte egizia5. La modalità di interpretazione simbolica, conclude, è utile per molti scopi: sostiene la teologia, serve alla pietà, alla manifestazione dell’intelligenza, alla pratica della sintesi e della saggezza. Persuaso che la natura degli elementi contenga la rivelazione di Dio, Clemente menziona anche l’accordo “che dal cielo raggiunge la terra”6, metafora della penetrazione divina attraverso i piani cosmici. Analogamente, passando attraverso i sette pianeti che compiono le loro rivoluzioni verso sud, lo splendore solare dal centro di tutti i pianeti (tale Clemente riteneva che fosse la sua posizione astronomica) dispensa una sorta di musica divina a quelli che stanno sopra ed a quelli che stanno sotto. Il Signore é posto al di sopra di tutto, al di sopra anche del mondo del pensiero: eternità immobile Dio si trova ascendendo sopra ogni nome che è conosciuto dal suono. Nel libro degli Stromata è proposta la descrizione di un cosmo che procede tra l’alto e il basso, tra il centro ed il suo irraggiamento, che non esclude al divino di assumere forma, simbolica, nella regione dei sensi. Sulla città di Alessandria, vibrante scenario della sua altissima scuola filosofica e teologica, nell’anno 202 si abbatterono le persecuzioni volute da Settimio Severo contro i Cristiani. Clemente fu costretto a fuggire, abbandonando la scuola di teologia cristiana della quale era rettore.
5 Ibidem. 6 Clemente di Alessandria, Gli Stromati, V, 7 Ed. Paoline, Milano 2006, pp. 518.
Lonardo Andrea - La Scelta Del 25 Dicembre Per Celebrare Il Natale Cristiano_ Dal Dies Natalis Del Sol Invictus, Espressione Del Culto Solare Di Emesa (e Del Dio Mitra), Alla Celebrazione Del Cristo