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Sarcofago con orante e scene bibliche – IV secolo Sarcofago con filosofo, orante, Giona e Buon Pastore – 260-280
Il sarcofago rappresenta ai lati episodi della vita del profeta Giona ed una scena battesimale preceduta dal Buon Pastore, sulla lastra frontale, un
orante ed un filosofo. Queste due figure, di origina pagana, sono interpretate dalla critica quali personificazioni delle principali virtù stoiche, a
Filantropia e la Pietà.
L’Orante è, in un primo tempo, simbolo della preghiera e della salvezza; successivamente tale figura acquisterà m,maggiore rilievo in quanto non
sarà solo la personificazione di un concetto (es. la salvezza) ma il simbolo dell’anima del defunto del quale, talora riproduce le sembianze.
Nel dettaglio si può notare che il volto dell’orante è appena abbozzato in attesa di essere rifinito con le sembianze del defunto.
Starna e fruttiera – II sec. – Basilica di S. Sebastiano Uccelli – prima metà del III sec. – Catacomba di Pretestato
Inizialmente nelle loro opere i Cristiani si rifanno stilisticamente al naturalismo ed al decorativismo di origine greco – romana. Se confrontiamo
l’affresco degli Uccelli delle Catacombe di Pretestato con la Starna e fruttiera notiamo come la scelta del tema, i soggetti rappresentati e i dettagli
naturalistici confermano la matrice romana delle opere cristiane. All’interno di questa similitudine, però, si possono cogliere delle differenze
stilistiche. L’affresco cristiano mostra un tratto pittorico più rapido e schemi compositivi più rigidi.
Questa rapidità disegnativa è molto evidente nella Samaritana in San Callisto. Se confrontata con gli Uccelli della Catacomba di Pretestato si può
notare come il tratto pittorico sia schizzato, quasi “impressionistico”. Con questo termine (che si riferisce alla corrente pittorica francese della fine ‘800,
denominata Impressionismo) si intende una stesura pittorica veloce ed abbreviata, ottenuta con pennellate rapide e senza i passaggi di tonalità
intermedie di colore. Con questa tecnica la forma viene “suggerita” più che descritta dettagliatamente e ciò avviene, dal punto di vista esecutivo, con
la sostituzione del disegno accurato con le macchie di colore e il tratto veloce.
Cena eucaristico – seconda metà III secolo – Sarcofago di Baebia Hertofila -Roma
Nei sarcofagi del III e IV secolo notiamo il progressivo passaggio dai modi della “narrazione”, assunti dallo stile “continuo” dei rilievi romani, e dalla
“condensazione” di più episodi in un unico contesto, alla “presentazione” dei singoli episodi.
Un chiaro esempio della sintesi dei diversi episodi del Vecchio Testamento in una unica superficie è il sarcofago del Museo Laterano. Gli episodi, in
sequenza, sono : il peccato originale, il miracolo del vino, ecc- Importante è però l’applicazione di un processo di semplificazione compositiva in
quanto l’immagine del Cristo è ripetuta tre volte in positure quasi identiche. Le figure sono inoltre costrette in uno spazio compresso e gli elementi
naturalistici sono quasi del tutto scomparsi, mentre le figure si sovrappongono le une alle altre.
Sarcofago – IV secolo - Roma Sarcofago di Giunio Basso – seconda metà del IV secolo - Roma
L’impaginazione di questo sarcofago è molto diversa i quella della fronte del sarcofago di Giunio Basso, che una iscrizione del 399 dedica ad un
ex console romano convertitosi al cristianesimo. Alla narrazione continua del primo sarcofago si oppone lo schema rigoroso del secondo che
separa, per mezzo di colonnine, le scene del Vecchio e del Nuovo Testamento.
Il bassorilievo ha un a fattura molto raffinata e presenta nessi con la classicità sia nella partizione ritmata dello spazio, scandita dagli elementi
architettonici, sia nella resa volumetrica delle figure.
Sarcofago – IV secolo - Roma
Intorno al IV secolo il processo di sfaldamento formale della tecnica “impressionista” giunge a piena maturazione. Nel Mosè che percuote la
roccia si nota come sia ancora mantenuta la scioltezza della positura, ma sul volto del profeta il colore viene steso a macchie chiare
contrapposte a tocchi più scuri. Il tratto abbreviato tende a spostare l’attenzione dalla “descrizione” dei dati fisionomici all’”espressione” del
personaggio, come nel caso analogo del sarcofago di Baebia Hertofila. Elementi simili li possiamo ritrovare nella Guarigione dell’emorroissa,
in cui i volti perdono l’evidenza dei contorni e i personaggi appaiono isolati sullo sfondo, privo di elementi naturalistici (ancora presenti, invece
nel “Mosè che percuote la rioccia”.
Mosè che percuote laroccia – IV secolo Guarigione dell’emorroissa – fine del III secolo
Se confrontiamo la figura dell’Orante del Cimitero Maggiore (fine III secolo) con quella della Catacomba dei Giordani di età costantiniana
(metà IV secolo) notiamo che la seconda ha acquistato maggiore ieraticità rispetto alla prima, grazie alla posizione frontale ed alla
accentuazione dei grandi occhi. Dall’uso di abiti più nobili si coglie come il messaggio cristiano sia penetrato nelle classi più abbienti.
Per contro le pitture dell’Ipogeo di Trebio Giusto, alludendo all’attività di costruttore e di amministratore del defunto, dimostrano come la
fede cristiana si sia propagata anche nei ceti sociali medi.
Busto di Cristo
fino IV sec.- inizio V sec.
Catacomba di Commodilla, Roma
A volte anche le sculture si appropriano dei modi “pittorici” che tendono a ridurre la tridimensionalità. Lo si ritrova con evidenza nella
“Scena di vendemmia” del Sarcofago di San Lorenzo fuori le Mura (IV secolo). L’immagine raffigura putti alati con tralci e grappoli
d’uva. Si nota come il rilievo sia sostanzialmente schiacciato e il tratto che definisce le figure sia lineare, determinato da una forte
Sarcofago del Buon Pastore – seconda metà del IV secolo - San Lorenzo, Roma
Caratteristiche simili le possiamo trovare nel sarcofago del Buon Pastore dei Musei vaticani (metà IV secolo) che ripropone il tema
della vendemmia desunto dalla tradizione funeraria pagana. La figura del Buon Pastore è ripetuta tre volte, quasi a voler scandire
ritmicamente la superficie scolpita, e gli effetti pittorici sono ottenuti con un abile uso del trapano che tende ad accentuare i
contrasto chiaroscurali.
L’arte cristiana, però, pur recuperando elementi e caratteri della tradizione ellenistico – romana e orientale, non rimane
passivamente appiattita su di essi ma, attraverso essi, determinerà un linguaggio nuovo fondato principalmente sulla maggiore
schematicità sulla essenzialità della composizione. Questo linguaggio sarà elaborato e portato a compimento dall’arte bizantina
MAUSOLEO DI Santa COSTANZA
Cristo in trono fra gli Apostoli – fina IV secolo – Santa Prudenziana, Roma