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MEDIOEVO = il termine nasce nel Quattrocento con gli Umanisti e indica quel periodo che inizia dopo l’età classica e
si conclude con l’inizio di un’epoca considerata di ‘rinascita’, ovvero l’età moderna (Rinascimento). Il termine deriva
da medium aevum, ossia ‘età di mezzo’ a questi due periodi appena visti.
Secondo la storiografia tradizionale italiana il Medioevo ha come data di inizio il 476 d.C., la data della caduta
dell’impero romano d’Occidente. Sulla data di fine gli storici prendono in considerazione il 1492, data della scoperta
dell’America da parte di Cristoforo Colombo, ma anche il 1453, data della caduta dell’impero romano d’Oriente per
mano dei Turchi.
Il Medioevo è un’età di ben dieci secoli e dunque si è soliti suddividerlo in periodi (riguardano il contesto storico ma
anche le fasi dell’arte del periodo):
1. PERIODO TARDO ANTICO O PALEOCRISTIANO: fase che inizia nel 313 con l’Editto di Milano ad opera di
Costantino e si conclude con l’ascesa dei Longobardi in Italia nel 568.
306 > Costantino viene incoronato imperatore a York e l’impero si amplia ulteriormente.
312 > Battaglia di Ponte Milvio: Costantino sconfigge Massenzio e diviene unico imperatore.
313 > Editto di Milano: il Cristianesimo viene riconosciuto > cambia la visione della regalità e moralità e dunque
assistiamo ad un repentino cambiamento per quanto riguarda il linguaggio artistico.
KITZINGER: ASCESA DEL LINGUAGGIO SUB-ANTICO > un linguaggio semplice che troviamo già nei secoli
precedenti nelle provincie dell’impero; un linguaggio che irrompe profondamente nell’arte classica. L’arte
provinciale o sub-antica presenta uno stile classico e anticlassico; l’emergere di questa nuovo stile/linguaggio
porta ad una nuova sensibilità, ovvero una semplicità immediata.
Va detto che la prima immagine monumentale di un tema cristiano la troviamo nella Basilica di Santa Pudenziana a
Roma: siamo nel 390, verso la fine dell’Editto di Milano, un periodo di pace e stabilità che sembra concludersi
quando nel 410 i Visigoti di Alarico I saccheggiano Roma > esperienza indelebile traumatica.
BASILICA DI SANTA PUDENZIANA = il committente è probabilmente un pontefice con un finanziamento di altri
pontefici e lo vediamo data la complessità dell’opera.
L’abside > vi è una notevole complessità e densità di dettagli. Abbiamo un Cristo in trono come un sovrano
monumentale; vi sono i SS Pietro e
Paolo riconoscibili dai loro attributi.
Vediamo sullo sfondo i simboli dei
quattro evangelisti. Le due donne che
stanno incoronando i due martiri,
nonché i pilastri del Cristianesimo, sono
di difficile interpretazione in un primo
momento ma se guardiamo ad
un’iscrizione musiva del 422-32 capiamo
che sono delle allegorie: una è la Chiesa
dei Gentili e l’altra quella dei Giudei;
rispettivamente la convertitrice dei
pagani e la convertitrice dei fedeli
cristiani.
Cristo si presenta come una figura regale
tra gli apostoli; vediamo ora lo sfondo: è la Gerusalemme celeste in quanto vediamo un cielo con nubi rossastre che
simboleggia la seconda venuta di Cristo > chiaro messaggio di salvezza; Cristo scenderà giudicando l’uomo. E infine
vediamo la croce gemmata che campeggia sullo sfondo > trionfo divino.
Sotto a quest’abside troviamo, in asse, la cattedra del pontefice > lui come vicario di Dio sceso in terra.
Nel corso del Medioevo vedremo diverse tipologie del soggetto di cristo, diversi modelli quali: lui che sostituisce le
immagini degli antichi imperatori; Cristo trionfante nell’ingresso a Gerusalemme; Cristo che richiama i modelli di
divinità classiche quali Giove o Apollo.
Vediamo sempre questo stile semplice, generico, bidimensionale, astratto.
Un altro esempio di reimpiego lo vediamo in due valve che in origine costituivano un dittico: DITTICO DEI SIMMACI E
DEI NICOMACHI > Simmaci e Nicomachi sono due importanti
famiglie che vogliono sopprimere gli altari cristiani. Queste due
valve sono doni in occasioni matrimoniali e servono per prendere
appunti > sul retro vi è un’apertura dove veniva fatta colare la cera.
Le valve sono state rinvenute in un reliquiario francese e poi
riadoperate nell’Abbazia Montier en Der in Francia = REIMPIEGO
ANTIQUARIO.
Inoltre, vedremo nella Basilica di Santa Sabina (422-32), sulla porta lignea, la prima immagine di Cristo in croce
accanto a due ladroni > un particolare momento per il Cristianesimo. Prima del V secolo la morte in croce viene vista
come una morte umiliante per la potenza che era Roma.
DALLA COMMITTENZA IMPERIALE A QUELLA PAPALE
Durante l’età paleocristiana nasce, in ambito architettonico, il modello del Battistero e del Mausoleo e il motivo a
pianta centrale. Siamo anche durante un periodo in cui ci si avvicina alla committenza papale.
BATTISTERO LATERANENSE
Iniziato con Costantino nel 313 e viene ultimato da
papa Sisto III tra il 432 e il 440.
L’ingresso è di età moderna > in origine era
chiaramente monumentale.
La cupola è sorretta da colonne che formano un
enorme anello dove al centro, internamente, vi è lo
spazio battesimale.
Pianta ottagonale = ottavo giorno Cristo risorge >
chiaro messaggio cristiano.
402 > Onorio sposta la capitale da Milano (lo era dal 286) a Ravenna: la nuova capitale è in una posizione strategica e
in buona concordanza con Costantinopoli.
IL REGNO DI TEODORICO
476 > caduta dell’impero romano d’Occidente con Odoacre che depone l’ultimo imperatore Romolo Augustolo
493 > Teodorico sconfigge Odoacre e inizia così il Regno Ostrogoto in Italia. > Teodorico regna in Italia con il titolo di
Augusto e avvia una politica di tolleranza e collaborazione con i romani.
526 > Teodorico muore e il nipote Atalarico è l’erede; con Teodato abbiamo una politica germanica forte di dominio
SANT’APPOLLINARE IN CLASSE
Viene consacrata nel 549 da Massimiano.
Sul mosaico absidale abbiamo Sant’Apollinare in un contesto
pastorale con le pecore intorno. Vediamo la croce gemmata che
campeggia sullo sfondo: vediamo simbolicamente la crocifissione di
Cristo; le tre pecore sono i protagonisti della trasfigurazione di
cristo > Giacomo, Giovanni, Pietro.
LE ICONE: vediamo sempre San Luca, in varie realizzazioni, che dipinge la Vergine su apporti mobili > è il
santo che dedica ampio respiro nei suoi vangeli alla Vergine.
Le icone sono immagini di Cristo e/o della Vergine su appoggi mobili su tele o su tavole. Vengono portate in
processioni n quanto siamo in un periodo di saccheggi, guerre, ecc.… e dunque vi è la necessità di materializzare il
santo in queste processioni.
Le icone non sono mai firmate > fatte da sole.
PANTHEON > convertito in Chiesa di Santa Maria ad Martyres: qui l’icona di Santa Maria.
ONDATE MIGRATORIE IN EUROPA: LONGOBARDI
Nel 568 in Italia arrivano i Longobardi guidati da Alboino. Sono popoli che provengono dalle regioni danubiane –
caucasiche.
Le prime ondate migratorie interessano i passi alpini dell’odierno Friuli.
Ricordiamo che già con Giustiniano, con le guerre greco-gotiche, si aveva cercato di annettere la parte occidentale
all’impero bizantino.
Ora con i Longobardi la situazione politica dell’Italia si complica.
Ravenna e la sua area rimangono nell’orizzonte bizantino fino al 751.
Nel mondo tardo antico e paleocristiano alcune novità espressive nascono e maturano all’interno del mondo
romano. Tuttavia, nel mondo longobardo il linguaggio che emerge è frutto di incontro e scontro con la componente
romana.
Al Museo archeologico di Cividale vediamo come venivano usati questi oggetti attraverso la ricostruzione di sagome.
Questo ci permette di capire il rango sociale e l’importanza di queste persone > ciò lo vediamo nei corredi funerari
longobardi.
PAVIA:
CHIESA DI SANT’EUSEBIO > interessante notare il capitello a piramide tronca che ricorda la Ravenna bizantina;
maggior preziosismo per la pasta vitrea.
MONASTERO DI SAN MICHELE, VIII SECOLO > qui vediamo i Plutei, ovvero decorazioni che vanno a costituire
recinzioni a creare uno spazio per i sacerdoti. Questi verranno
abbattuti durante la Controriforma. Su questi plutei abbiamo
una combinazione con temi cristiani.
BRESCIA:
LASTRA CON PAVONE DA SAN SALVATORE, VIII SECOLO > vediamo un motivo ad intreccio che può alludere alla
laboriosità umana, oppure essere visto in funzione apotropaica, o
ancora può simboleggiare l’immagine del labirinto, ovvero il
percorso che deve fare l’anima del fedele per raggiungere Dio.
Questa lastra probabilmente decorava un ambone.
CIVIDALE DEL FRIULI:
antica città romana scelta come primo ducato longobardo nel 568.
749 – 755 > Astolfo, re longobardo, invade Ravenna e i territori della Chiesa. Papa Stefano II caccia i Longobardi con
l’aiuto di Pipino il Breve.
In seguito, l’ultimo re longobardo Desiderio è costretto ad operazioni diplomatiche: fa sposare la figlia Ermengarda
con Carlomanno, figlio di Pipino il Breve.
774 > fine del Regno Longobardo in Italia grazie a Carlo Magno che annette i territori longobardi.
800 > Carlo Magno viene incoronato imperatore da Papa Leone III.
REGNO FRANCO > Atlantico – Pirenei; Elba – Danubio; Italia Settentrionale; Germania – Francia
PAPATO > Lazio; Toscana; Ravenna; Marche
LONGOBARDI > Spoleto e Benevento
BIZANTINI > Sicilia; Sardegna; Calabria e Puglia
ARABI > nord-sud della Spagna
ANGLOSASSONI > Bretagna e Inghilterra
Il Regno Carolingio è molto vasto. Giusto parlare di rinascenza carolingia in questo periodo dell’arte in quanto Carlo
Magno è molto attento al mondo antico: per dare omogeneità al vasto impero guarda dunque al modello romano,
per farlo bisogna:
- Entourage culturale, cosmopolita e di alto livello con Paolo Diacono, Eginardo e altri.
- Monetizzazione unica ispirata a quella imperiale.
- Istituzione della Schola Palatina ad Aquisgrana (sede imperiale) e di numerose scholae che confluiscono in
varie chiese e monasteri.
- Riduzione delle varie grafie ad un’unica tipologia: minuscola carolina.
- Recupero della cultura antica religiosa e laica attraverso la trascrizione in scriptoria monastici.
Un esempio di rimando all’arte classica lo vediamo nelle monete > DENARO ARGENTEO DI CARLO MAGNO: sul recto
l’effige dell’imperatore e sul verso Cristiana Religio.
Nel frattempo, a Roma il papato fa propaganda architettonica:
PATRIARCHIO LATERANENSE
In particolare, vediamo la sala del concilio dove vi sono varie absidi laterali; è un monumento rettangolare con sale
per incontri diplomatici o sale di rappresentanza.
Vediamo che siamo in un momento in cui i pontefici fanno propaganda architettonica per dare un chiaro messaggio
> il loro potere è importante tanto quanto quello bizantino.
Triclinio di Papa Leone III > l’abside viene ricostruito; abbiamo Cristo che dà il messaggio di missione religiosa ai
cristiani, i suoi discepoli. Attraverso una
ricostruzione in un acquerello di XVII secolo
sappiamo che cosa vi fosse raffigurato
nell’abside: vi è San Pietro in trono
monumentale che sta affidando il ruolo di
Vescovo a Leone III e dall’altro sta affidando il
ruolo di re a Carlo Magno > sappiamo datare
l’opera originaria in quanto Carlo Magno non sta
ricevendo il titolo di Imperatore e dunque la
raffigurazione è databile prima del’800.
Questa è chiaramente una visione papale del
potere.
L’impero carolingio ci presenta mosaici che noi oggi troviamo anche se disgregati: vediamo il Cristo in mandorla nella
cupola della Cappella Palatina; testimonianza dell’arca dell’alleanza a Saint – German De Pres; Pasquale I a San
Prassede.
Se noi poniamo queste absidi musivi a confronto ci accorgiamo come il modello paleocristiano o comunque
l’iconografia cristiana venga ripresa addirittura verso la fine del regno Carolingio; è un modello che si richiama nel
tempo in quanto siamo durante l’iconoclastia e dunque tutto ciò viene in risposta a questo momento storico
delicato.
L’ICONOCLASTIA
Gli imperatori bizantini mettono al bando le immagini sacre con conseguenze distruzione delle immagini a Bisanzio.
La prima fase va dal 726 al 787; una seconda fase va dall’814 all’843.
Le ragioni sono associate ai profondi conflitti che intercorrono tra Stato e Chiesa; lotta per il primato tra la Chiesa di
Roma e quella di Bisanzio.
Nel 723 il Califfo Yazid II ordina la distruzione delle immagini; da qui si ha la prima dottrina sulle immagini.
Siamo soprattutto in un periodo storico in cui la figura del Vescovo svolge un ruolo di guida politica. Vediamo
un’opera che ci racconta l’autorità vescovile:
ALTARE DI SANT’AMBOGIO
È in oro e ben conservato; sopra a questo monumento vi sono le reliquie del Santo.
Sono ben due metri di lunghezza.
Abbiamo una realizzazione a sbalzo con gemme preziose.
Ricorda l’altare di Rachis.
La fronte è tripartita con una croce greca al centro > vediamo
l’immagine del Redentore; immagini a gruppi di tre che convergono
verso la croce. Sui pannelli laterali abbiamo scene della vita di Cristo da
leggersi da sinistra verso destra e dall’alto verso il basso > vi è un Cristo
in trono monumentale con motivi a stelle che incorniciano la scena;
abbiamo la scena del Miracolo di Cana con edifici ben costruiti a dare il
senso di profondità e Cristo allineato alla porta dell’edificio ci dà un
chiaro messaggio cristiano. Sul retro dell’altare vi è meno uso dell’oro
con scene della vita di Sant’Ambrogio; motivo dell’incorniciatura con gli
arcangeli al di sopra, mentre sotto vi è Sant’Ambrogio che affida il ruolo
di vescovo ad Angilberto, il quale dà il modellino dell’altare al Santo.
Un’altra scena mostra il Santo che sta benedicendo Volvinio, l’artista di
questa opera > abbiamo la prima firma di un artista nel Medioevo. Su
un altro pannello abbiamo il battesimo di sant’Ambrogio con
compostezza, dinamicità, solidità che in altre scene non abbiamo visto. Vi è poi la scena relativa alla fuga da Milano
da parte di Ambrogio dove vediamo grande dinamicità > la mano di Dio che risucchia il Santo.
Abbiamo, dunque, stili diversi in questo altare in quanto l’artista aveva con sé un’equipe.
1. Annunciazione
2. Visitazione
3. Sogno di Giuseppe
4. Prova delle acque amare
5. Viaggio a Betlemme
1. Annuncio ai pastori
2. Natività
3. Adorazione dei magi
4. Cristo al Tempio
1. Velari
Tutti questi affreschi sono di notevole qualità > vediamo per esempio la Prova delle Acque amare – episodio in cui la
Vergine deve bere acqua santa per verificare il suo adulterio –
dove le figure sono sinuose con una linea decisa, i colori sono
ridotti a cinque; vi è inoltre un’atmosfera soffusa, quasi onirica.
Stessa cosa la vediamo nell’Annunciazione con forte
espressività. Cogliamo anche il senso di stanchezza, dolore,
sofferenza nella Natività, in particolare nell’episodio in cui
vediamo l’ancella dalla mano secca.
In Ingresso a Gerusalemme vediamo figure che proiettano le
ombre sul terreno; atmosfera onirica che coinvolge; figure esili
con pochi toni cromatici.
L’ETÀ OTTONIANA
Dalla disgregazione dell’impero Carolingio nascono alcuni regni corrispondenti all’attuale Francia, Germania –
Svizzera, Italia Settentrionale.
Nel X secolo nell’area tedesca si impone la dinastia dei Sassoni (poi Ottoni) con Liudolfo di Sassonia e Ottone I, il
figlio.
L’arte ottoniana la vediamo subito nell’AVORIO ‘OTTO IMPERATOR’ del 980 > vediamo Cristo in trono tra la Vergine e
San Maurizio; ai piedi abbiamo Teofano con il marito Ottone II e il figlio Ottone
III. Dunque, analizzata l’opera, possiamo dire che è una sorta di propaganda
artistico – politica degli Ottoni > il loro potere viene dato da parte dell’autorità
divina.
Vi sono altri monumenti quali San Vincenzo che nell’abside raffigura un Cristo in mandorla con arcangeli Gabriele e
Michele e scene relative al martirio di San Vincenzo. Abbiamo anche esempi di pittura rupestre a Lecce, la Chiesa di
Santa Caterina > committenze legate al culto dei morti. Ancora nel X e XI sec. siamo in una sfera bizantina di
quest’arte.
Esempi di architettura romanica possono essere la Cattedrale di Spira oppure quella di Durham.
In Lombardia e in Val Padana, il Romanico si afferma precocemente e in modo particolare grazie alla posizione
geografica che consente stretti rapporti con l’Europa centro – settentrionale.
ITALIA SETTENTRIONALE
ITALIA CENTRALE
Torre Campanaria > i primi quattro ordini sono databili tra il 1173 e il 1178. Il quinto, il sesto e il settimo ordine sono
degli anni Sessanta del Duecento. La cella campanaria è del 1360-1370. La pendenza è
dovuta al terreno sabbioso e argilloso con una notevole quantità d’acqua sotto. La cella
campanaria è decentrata per conferire maggiore stabilità all’edificio interno. Vi è influenza
ravennate-bizantina sul primo registro.
I modelli di Pisa li troviamo in Sardegna > Santissima Trinità di Saccargia e San Pietro di Sorres. Questo perché Pisa
aveva stretti rapporti con la Sardegna.
Altri esempi possono essere la chiesa di San Miniato al Monte, sempre a Firenze, oppure Sant’Andrea a Empoli.
ITALIA MERIDIONALE:
CHIESA DI MONTECASSINO
Abate Desiderio fonda questa chiesa. Il fondatore acquista marmi antichi da Roma per costruire l’edificio > impresa
importante in quanto vengono fatti venire vari mosaicisti per decorare la chiesa > testimonianza è la Cronica di
Leone III.
In una realizzazione vediamo Desiderio con il nimbo quadrato che reca un codice a San Benedetto, il santo fondatore
dell’edificio > rappresentazione manifesto di questa grande impresa edilizia. In basso a questi vediamo varie chiese
che dipendono dal Monastero.
La pianta, realizzata da San Gallo il Giovane, databile al XVI secolo, presenta una recinzione presbiteriale in marmo,
vari altari nella zona presbiteriale, due colonne che sostengono l’arco absidale e due altari in questi ambienti absidali
> sono delle aggiunte da parte di San Gallo.
Infine, il pavimento prende modelli da Costantinopoli.
Abbiamo in questa cattedrale un manufatto: Codex Exultet > raffigurato il Vescovo con un’aureola quadrata con il
pastorale e seduto su una cattedra; il Vescovo, assieme ad un diacono, sta su un pulpito. In questa scena spicca il
candelabro con il cero pasquale che ricorda il Candelabro di Bernward: celebra la resurrezione del Signore. L’interna
struttura architettonica sullo sfondo si va a connotare come una monumentale chiesa dov’è resa la suddivisione in
navate. Sopra a questa miniatura abbiamo un’iscrizione.
Guardiamo un altro manufatto (XIII secolo) > momento della cerimonia con un gran uso dell’oro nella decorazione e
composizione. Al di sopra di questa raffigurazione abbiamo una figura femminile che sta allattando un animale
selvatico ed un cervo: non è altro che una sorta di personificazione della Terra, la quale viene benedetta dalla mano
di Dio (come vediamo sullo sfondo la mano di Dio che sbuca dal cielo) > tema della resurrezione, del trionfo della
Terra.
IL “ROMANICO” IN SICILIA
Abbiamo una straordinaria commistione di elementi eterogenei con marmi bizantini e islamici, simbolo di
dominazioni politiche e contatti.
LA CUBA
Edificio che recupera l’architettura Normanna per le archeggiature ceche e l’interno è influenzato dalla cultura araba.
Monumento per Guglielmo II.
LA ZISA
Edificio presenta archeggiature ceche a registri; di influenza araba; interno mescola mosaici bizantini e arabi.
LA CAPPELLA PALATINA
Viene consacrata nel 1140.
Abbiamo colonne di spoglio così come anche i capitelli.
È la cappella del sovrano ed è ricchissima nella
decorazione dei mosaici > vi sono maestranze bizantine.
La pianta è basilicale e la pianta centrale è di influenza
bizantina. Il pavimento è in opus sectile. Abbiamo poi il
soffitto a muquarnas > pienamente decorato con motivi
legati alle delizie del sovrano; nell’abside vediamo il
Cristo Pantocrator benedicente alla greca: un Cristo
creatore di tutte le cose; un’immagine monumentale e
quasi trasfigurata dalla luce; un Cristo autoritario. A
circondare Cristo abbiamo un’iscrizione che mescola
latino e greco > dall’iscrizione capiamo che questo è un Cristo onnipotente, un Cristo che è padre e Figlio in un’unica
persona.
Nel presbiterio > Ingresso di Cristo a Gerusalemme: sono immagini che celebrano l’umile onnipotenza di Cristo, il
quale viene celebrato come un sovrano. Questi mosaici presentano un’elevata qualità con integrazione di linguaggi
arabi e bizantini.
BENEDETTO ANTÈLAMI
Uno tra i più importanti scultori “italiani” della seconda metà del XII secolo.
BATTISTERO DI PARMA
L’iscrizione ci dà l’informazione sull’inizio dei lavori > 1196
L’esterno presenta una pianta ottagonale. Abbiamo tre portali e arcate
cieche sul livello basso, mentre sul livello superiore abbiamo quattro
piani di loggette. Interessante notare il potale della Vergine > vi sono
colonnine grandi e colonne grandi che sorreggono vari tipi di archi; gli
stipiti sono decorati dai dodici figli di Giacobbe e dall’altro lato
decorazioni con i dodici figli di Jesse. Sull’architrave abbiamo scene
relative al Battista: Battesimo di Cristo, una scena molto intima;
banchetto di Erode; martirio del Battista. Sulla lunetta del portale vi è la
Vergine in trono; a destra abbiamo l’adorazione dei magi; a sinistra
l’Annuncio a Giuseppe.
Il battistero viene realizzato con i cittadini, il clero, il Vescovo, l’artista stesso > committenza corale.
Sull’archivolto abbiamo immagini di profeti che siedono su rami e reggono immagini di apostoli.
Portale occidentale > il tema è quello della redenzione. Vi sono opere di misericordia sullo stipite sinistro; parabola
della vigna e le età della vita sullo stipite destro: tema del lavoro, dello scorrere
del tempo. Sulla parte superiore abbiamo angeli che con le trombe annunciano il
Giudizio; vi è poi il Cristo in trono: compie da un lato un gesto di misericordia e
dall’altro un gesto di giudizio.
Cupola del Battistero > affreschi databili alla metà del XIII secolo; la cupola è composta da vele che si intervallano a
scene di apostoli, simboli di evangelisti, Cristo in trono tra la Vergine e il
Battista, storie di Abramo. Qui vi è una mescolanza di aree culturali
diverse: decorazioni bizantine. Le varie figure sono inserite in nicchie
rettangolari; figure di scorcio che danno l’idea del movimento.
L’ARCHITETTURA GOTICA
Il termine “gotico” indica l’arte del XIII e del XIV secolo. Tuttavia, è un termine privo di significato storico o
riferimento reale alla popolazione nordica dei Goti.
La parola viene coniata durante il Rinascimento e vuole significare genericamente ‘barbaro’ o ‘selvaggio’ e dunque
distruttore della tradizione artistica classica.
Il Gotico si sviluppa a nord delle Alpi e dunque rimane un’arte tipica di quelle zone anche nella più tarda cultura
ottocentesca.
SAINT DENIS
Chiesa abbaziale destinata al mausoleo dei re di Francia.
La facciata ed il coro vengono ricostruiti tra il 1140 e il 1144 al tempo dell’abate Sugger.
Estetica importante della luce.
Valorizzazione dei materiali.
La pianta dell’edificio > dinamicità.
La luce come manifestazione di Dio e un mezzo per elevarsi verso Dio > simbolo
dell’ascesa spirituale.
NOTRE DAME
I portali sono strombati e riccamente decorati.
Il rosone è monumentale.
Le finestre presentano aperture monumentali con la luce che gioca un ruolo simbolico
importante religioso-spirituale.
Il portale centrale è di alto livello decorativo e realizzativo > tema dell’incoronazione della
Vergine; tema della Dormitio Virgis; tema delle statue a colonna: vanno proprio a
connotarsi come colonne.
Sul retro dell’edificio abbiamo archi rampanti e contrafforti che diventano archi.
L’ARCHITETTURA CISTERCENSE
È una variante del Gotico. Ricordiamo che i Cistercensi sono un ordine che viene riformato dai Benedettini e che
nasce nel corso del IX secolo a Citeaux in Borgogna, al fine di riportare la regola di San Benedetto.
Tra i nomi più importanti ricordiamo Roberto di Molesme, fondatore dell’abbazia di Citeaux, la quale verrà affiancata
da quattro nuove abbazie: La Ferte; Pointigny; Claivraux; Morimoud. Altro personaggio importante dell’architettura
cistercense è Bernardo di Chiaravalle, abate di Claivraux.
Il modello dell’architettura cistercense verrà ripreso in seguito nei secoli XII e XIII.
Un’altra realtà di questo periodo, ma diversa dai cistercensi, se non in opposizione a questi, sono i cosimati: si tratta
di oltre sessanta artisti attivi a Roma e nel Lazio e che spesso ci presentano opere firmate. Questi producevano altari,
cibori, monumenti sepolcrali, iscrizioni (su plutei o pulpiti). Stanno al servizio di una committenza papale e sono
consapevoli della loro capacità nella manifattura. Presentano una grande conoscenza dell’antico: sculture classiche.
Rielaborano l’antico, il paleocristiano. Vediamo, dunque, opere che sono rimaneggiate dall’antico e ‘rinnovate’.
Ancora altri esempi li troviamo nelle navate e capitelli della Chiesa di Pelagio II, oppure nel capitello di Onorio III che
presenta uno stile ionico (questo nella bottega del Vassallo).
Alcune statue ci presentano la concezione del potere di Federico II: lo troviamo scolpito con la toga, autoritario,
tipico di un sovrano romano.
Nel campo specifico dell’arte animò un’intensa stagione che è tra le più fervide del Medioevo, caratterizzata da un
rinnovato interesse per il mondo antico, in particolare la memoria dell’antico impero romano. Inoltre, il sovrano
collezionava gemme antiche e medioevali.
Federico II usa pezzi antichi: promuove un’arte imperiale, dove il termine di riferimento fu Augusto. L’appropriazione
dell’eredità degli imperatori antichi era parte di un programma politico. È un’arte di una corte in quanto tutta la
produzione artistica gravita quasi esclusivamente intorno alla figura dell’imperatore.
Quest’arte presenta differenze rispetto alle riprese di modelli antichi in età carolingia e ottoniana:
MINIATURA DAL DE ARTE VENANDI CUM AVIBUS > tema della caccia, con vari uccelli.
Il cardine del nuovo assetto politico sono i CASTELLI: troviamo ben 225 castelli e palazzi reali con un programma
costruttivo imponente. Abbiamo l’ispirazione dell’oriente bizantino e islamico e in parte abbiamo riprese di edifici
anglonormanni. Tra le varie caratteristiche di questi castelli: apparecchiatura squadrata; monumentalità; finestre che
sono oculi; criteri geometrici; torri difensive; forte simmetria; cortile interno; pianta del quadrilatero rettangolare.
Di quest’arte possiamo parlare anche del RITRATTO: abbiamo spesso volti carichi di realismo espressivo. Modelli che
seguono quelli imperiali romani; modelli anche classici. Vediamo per esempio la testa di Lanuvio con l’idealismo di
Costantino e realismo augusteo. Vediamo anche la statua in trono di Federico II: significato palesemente politico.
NICOLA PISANO
La bottega dei Pisano è sicuramente importante ed interessante per questa innovazione scultorea del periodo. In
particolare, vediamo Nicola Pisano, il quale si è formato nell’Italia meridionale, nell’arte di Federico II ed è questa
una forte testimonianza del suo grande interesse per l’antico.
Ricordiamo che negli anni Venti e Quaranta del Duecento abbiamo due importanti cantieri che dominano: quello dei
Cistercensi e quello di Federico II. Abbiamo una serie di confronti fra Italia settentrionale, la Toscana, e l’Italia
meridionale.
Il modello che Nicola Pisano ha studiato per il recupero nelle sue opere dell’antico si trova nel Camposanto di Pisa
con il mito di Fedra e Ippolito: un sarcofago che, come altri nel Medioevo, viene reimpiegato per la sepoltura di
nobili: vediamo come il nudo maschile, le proporzioni e quant’altro, sono ispirati a questi modelli che Pisano porta in
area toscana.
DUOMO DI ORVIETO
È il primo esempio di Gotico italiano, progettato da
Maitani all’inizio del Trecento.
Interno del duomo: pilastri a colonne con apparato
bicromo e archeggiature: richiama il modello della
basilica romana e non il gotico tradizionale.
Una versione romana gotica.
È questo il periodo in cui dobbiamo parlare dell’architettura degli ordini mendicanti. Gli ordini mendicanti sono
quello francescano, domenicano, le clarisse e gli agostiniani. I più importanti sono i Francescani e Domenicani: ideali
di castità, umiltà, povertà.
Troviamo dei conventi che all’inizio Francescani e Domenicani non hanno. Nel 1226, gradualmente, si ha
un’affermazione di confratelli e nascono edifici veri e propri per quest’ultimi.
Il gotico d’oltralpe si fonde con consuetudini architettoniche monastiche: impianto molto semplice all’interno.
GIOVANNI PISANO
È il figlio di Nicola Pisano e lo troviamo nella committenza del pulpito di Siena e nelle firme della Fontana di Perugia;
negli anni Sessanta e Ottanta è autore di un aggiornamento gotico con figure a mezzo busto nelle ghimberghe del
Battistero di Pisa.
Nel corso del XIII secolo abbiamo anche la produzione di crocifissi mobili, su due modelli:
1. Christus triumphas > cristo trionfante sulla morte, con occhi aperti e non sofferente. Un esempio è quello
della Basilica di Santa Chiara ad Assisi: sulla croce scene relative alla passione di Cristo.
2. Christus patiens > cristo che patisce sulla croce, è sofferente, con la testa che quasi gli sprofonda sul torace.
Noi guardiamo all’esempio di Bologna di Giunta Pisano: le figure sui pannelli della croce sono assenti e
vengono sostituite da un motivo geometrico ornamentale.
CIMABUE
Altra opera documentata dell’artista è la Crocifissione nella Basilica inferiore di Assisi, nel transetto sinistro. Opera
databile al 1280 ca.
Cimabue lavora presso la basilica inferiore nel transetto. La scena
della Crocifissione si duplica.
Come possiamo notare l’effetto è quello del negativo fotografico:
questo avviene in quanto Cimabue crea dei colori nuovi, diversi da
quelli usati nella tradizione pittorica del periodo: l’artista qui
impiega un materiale metallico per realizzare colori più luminosi e
duraturi, con il piombo che si è ossidato diventando scuro. Di
conseguenza l’opera col tempo si è disgregata.
Il soggetto dell’opera è chiaro: sotto al Cristo monumentale in croce
abbiamo San Francesco che si sta inginocchiando per raccogliere il
sangue di Cristo. Abbiamo un santo moderno all’interno della
tradizionale iconografia della vita di Cristo, che si rivela ora una
forte presenza. La figura di Cristo in croce è estremamente caratterizzata anche dal punto di vista pittorico: è una
figura che domina prepotentemente la scena ed è circondato da angeli. Alcuni di questi angeli raccolgono il sangue
di Cristo; abbiamo una marcata spiritualità; altri angeli acclamano quasi in modo trionfante il Cristo sulla croce.
Dunque, abbiamo una grande tensione emotiva in quanto abbiamo diversi sentimenti che si mescolano assieme.
La figura che si lancia verso Gesù è Maddalena, in maniera molto drammatica. Dietro a Maddalena vi sono Maria e
San Giuseppe: i due non sono più staccati, uno da un lato, l’altro dall’altro, ma sono uniti in un momento intimo: il
Cristo affida San Giovanni a Maria come un figlio. Diventa sempre più importante il contatto fisico.
Nell’area del presbiterio della Basilica di San Francesco ad Assisi, nella volta della
Basilica superiore, Cimabue realizza un affresco: LA VOLTA DEGLI EVANGELISTI
(1277-80): siamo all’epoca di Nicola III; abbiamo l’immagine di San Marco
Evangelista con la regione da lui evangelizzata, Ytalia. Non è però l’Italia, ma Roma in
quanto vediamo una serie di architetture di edifici palesemente riconoscibili, quali il
Pantheon, Castel sant’Angelo, Basilica di San Pietro. Abbiamo una raffigurazione
compendiaria dell’Italia attraverso la città di Roma.
GIOTTO
Nella facciata della Basilica superiore, nella navata che corre verso l’abside, abbiamo un programma di affreschi
molto complesso: le scene del Vecchio e del Nuovo Testamento, nella parte alta della navata (Nuovo Testamento da
un lato e Vecchio Testamento dall’altro); storie della vita di San Francesco che corrono lungo la controfacciata e
proseguono nell’altra navata (parte bassa navata). Le varie volte sono decorate a cielo stellato.
Nella navata destra abbiamo scene della Genesi attribuite a Jacopo Toriti; si prosegue poi con le storie di Isacco e
Esaù, che affiancano le finestre della terza campata a partire dall’abside.
SCENE DEL MAESTRO DI ISACCO: siamo sulla terza campata dal presbiterio. Sono scene tratte dal Vecchio
Testamento. Sono delle scene inquadrate
all’interno di cornici che si intervallano a
colonnine fittizie scolpite, le quali vanno a
sorreggere l’architrave con il motivo a
cassettoni. Dunque, le varie scene sono
separate da motivi di incorniciatura
architettonici. Abbiamo qui le scene relative alla
primogenitura del figlio di Isacco: vediamo
innanzitutto il momento in cui il figlio Giacobbe
si reca dal padre e riceve la benedizione al
posto di chi realmente doveva riceverla, ovvero il fratello Esaù. Isacco, cieco, scambia Giacobbe per Esaù. Nella scena
seguente vediamo che Isacco respinge Esaù e Giacobbe (con l’aureola) sta fuggendo dall’abitazione (tra l’altro ben
costruita architettonicamente a livello pittorico). Vediamo che vengono dedicate ben due scene a questo episodio.
L’artista ci presenta delle novità: l’ambiente interno è ben costruito, solido, abitato realisticamente; abbiamo figure
solide che si muovono in uno spazio solido. Anche la profondità e ben costruita. Abbiamo una luce molto forte che
ricade sulle figure. Non abbiamo una illuminazione bizantina.
Ma chi è questo artista? Qui troviamo un linguaggio che non è presente che in questo periodo troviamo in Jacopo
Toriti nelle scene della Genesi (sempre della stessa basilica). L’ipotesi più plausibile è che si tratti di Giotto, in un
periodo di esordio pittorico.
Altro interrogativo di questo affresco è: perché Giacobbe ha l’aureola in una scena di inganno? E perché proprio
realizzare questo episodio tra tanti? Giacobbe è il fondatore del Regno di Israele così come San Francesco è
fondatore del movimento francescano; Esaù, invece, secondo l’ideale francescano, viene visto come il
rappresentante di tutti i vizi.
Altro parallelismo lo vediamo in altre scene di questo programma complesso
di affreschi: lo vediamo in ‘Approvazione della regola francescana’, nella
basilica superiore: così come Isacco benedice Giacobbe. In questo affresco
abbiamo ancora un grande spazio solido abitabile: la zona superiore del
complesso architettonico che va ad inquadrare le varie figure è costruita in
modo che le archeggiature laterali convergano verso quelle centrali, e questo
da un gran effetto illusionistico di profondità architettonica nonostante tutto
ciò sia architettonicamente impossibile. Abbiamo sacerdoti e cardinali che
stanno affiancando San Francesco; la luce colpisce le figure, e si tratta di una
luce divina. Anche qui i corpi delle figure sono ben costruiti e pesanti. Spazio
abitabile ancora più complesso.
IL TRECENTO
Nel complesso la cappella presenta forte asimmetria: da un lato abbiamo pareti unite, dall’altro abbiamo pareti che
si intervallano a finestre. Le scene superiori sulle pareti presentano scene della vita di Cristo; le scene inferiori sulle
pareti presentano scene della passione di Cristo.
La parete della cappella: specchiature a finto marmo che si alternano a immagini che raffigurano vizi e virtù: viene
raffigurata l’Invidia.
Nell’arco absidale dell’edificio abbiamo un’Annunciazione.
Scena Gioachino e Anna alla Porta Aurea: scena che si trova sulla parte superiore della Cappella; abbiamo qui una
tendenza ad accentuare i sentimenti, come vediamo nei due personaggi che si
stanno baciando; è una scena di bacio molto appassionata, intima, quasi
sensuale. La Porta Aurea presenta grande costruzione architettonica e di
conseguenza da grande profondità. Vi è quasi una sorta di narrazione con le
figure che dialogano tra loro.
Scena del bacio di Giuda: una scena che va messa a confronto con la stessa di Duccio di Buoninsegna; nell’opera di
Duccio vediamo Cristo catturato dai soldati, gli apostoli che scappano e
abbandonano Cristo e San Pietro che recide l’orecchio al sommo sacerdote:
abbiamo una scena che si divide in tre momenti diversi, in tre gruppi diversi;
Cristo che dialoga con Pietro. Il discorso è diverso per il dipinto di Giotto:
Cristo qui non sta cercando Pietro, non sta dialogando con lui; abbiamo una
scena molto più concentrata; abbiamo una figura di Cristo dignitosa che sta
dialogando prepotentemente con la figura quasi scimmiesca e animalesca di
Giuda; qui l’ambiente naturalistico è assente; Cristo centrale come perno
della composizione.
Scena del compianto del Cristo morto: episodio scelto da Giotto per dar forma all’espressione dei sentimenti, del
dolore che segna la vita di Cristo. Abbiamo una sofferenza del tutto accentuata, un
forte pathos, dato dalla Vergine (con la veste blu); poi vediamo la Maddalena con la
veste rossa e altre donne che si uniscono in questo tragico momento di sofferenza. Le
varie figure di spalle coinvolgono l’osservatore. Anche gli angeli sono
prepotentemente espressivi: motivo già riscontrato con Cimabue. Questi angeli
presentano un totale espressività che prima non c’era: prima troviamo immagini di
angeli assorti in una dimensione più spirituale e quindi inespressivi.
Scena annunciazione nell’arco absidale: sulla sommità abbiamo un Cristo in trono circondato da angeli; l’immagine
di Cristo è la stessa che troviamo nelle icone: un’immagine mobile inserita su affreschi.
Giotto opera anche a Roma: le opere più famose sono la Navicella e il Polittico Stefaneschi.
Il POLITTICO STEFANESCHI (1313-20): commissionato dal cardinale Stefaneschi. Il programma prevede un Cristo su
un trono cosmatesco-gotico con ai lati la scena relativa alla decollazione
di Paolo e dall’altro lato la scena relativa al martirio di Pietro. Sul lato
Versus Populum abbiamo il cardinale monumentale in trono al centro e
san Pietro trionfante; modelli di arredo cosmatesco; grandissima
raffinatezza compositiva.
DUCCIO DI BUONINSEGNA
Artista che nel 1275 viene chiamato a Firenze e quindi partiamo con opere realizzate nell’area toscana.
SIMONE MARTINI
Simone Martini è una figura di punta di inizio Trecento, tant’è che viene chiamato ad
Assisi per lavorare nella Basilica inferiore. La prima cappella a sinistra, dipinta da
Martini, è dedicata a San Martino.
Vediamo qui la SCENA DELL’INVESTITURA A CAVALIERE DI SAN MARTINO: opera che si
data 1314-1317; l’investitura avveniva solitamente in un contesto pubblico attraverso
vari cerimoniali. Abbiamo San Martino con le mani giunte e rivolte verso il cielo, quasi
a cercare il dialogo con Dio, ed è questo un modello che si ricerca negli affreschi di San Francesco. Il committente
dell’opera è il cardinale Gentile Portino da Montefiore, colui il quale vedeva il santo Martino come uno dei suoi
protettori. In seguito, Martini andrà in Francia a lavorare in quanto il patronato della cappella passerà in mano agli
Angiò.
PALAZZO PUBBLICO, SALA DEI NOVE, SIENA, GUIDORICCIO E LA PRESA DI MONTEMASSI (1328-30)
altra opera di Martini a Siena, sempre nella Sala dei Nove, che
presenta materiali reimpiegati al suo interno.
Sulla sinistra abbiamo la città di Montemassi, che viene
pesantemente ritoccata, mentre a destra abbiamo una
realizzazione che è sicuramente attribuita all’artista e che ci
presenta vari accampamenti, la balzana, durante la presa di
Montemassi. Non è un’opera che presenta i senesi nell’atto di conquistare la città ma è un’opera volta a celebrare
Guidoriccio, al centro, monumentale.
Simone martini è attivo anche a Napoli con la realizzazione di opere minori, ancora una
volta al servizio della città. In particolare, vediamo un’opera di ben 3metri e che è
importante soprattutto per analizzare l’iconografia e lo stile di Martini: innanzitutto
abbiamo incorniciature ben rifatte e raffinate, con insegne araldiche, motivi del giglio; il
soggetto monumentale dell’opera e San Ludovico di Tolosa nell’atto di incoronare
Roberto d’Angiò: è un santo, come vediamo dalla veste, che apparteneva all’ordine
francescano. L’opera è di poco successiva al 1317. Il santo in trono viene a sua volta
incoronato da angeli: incorona dunque Roberto d’Angiò con la corona terrena e
simultaneamente viene incoronato con la corona del Regno dei Cieli. Il motivo
dell’incorniciatura ritorna anche sulla mitra del santo e nel suo manto. Sull’enorme spilla
abbiamo lo stemma del regno angioino unito a quello del regno di Gerusalemme.
Abbiamo linee sinuose del volto, linee interamente gotiche. Nei vari attributi del santo,
quali la mitra, il pastorale, il manto, abbiamo un lavoro raffinato di oreficeria. Dunque,
estrema raffinatezza che troviamo nell’arte senese. Al di sotto dell’intera raffigurazione monumentale abbiamo la
geografia di san Ludovico: abbiamo una serie di edifici architettonicamente abitabili, ben solidi e costruiti, che
ricordano molto l’arte di Giotto.
PALAZZO PUBBLICO, SALA DEI NOVE, ALLEGORIA DEL BUON GOVERNO, 1337-39, SIENA
Abbiamo, in questo monumentale trono
allungato, la personificazione del Buon
Governo con lo scettro in mano e il sigillo
della città di Siena nell’altra mano: siamo
di fronte ad una persona che comunica
solidità, maturità; attorno al Buon Governo
abbiamo delle iniziali, ovvero C.S.C.V.
(Comune di Siena Città della Vergine). Ai
piedi del Buon Governo abbiamo due putti
che vengono allattati dalla lupa:
associazione con la città di Roma come la
città da cui è discesa la città di Siena: dunque, abbiamo un richiamarsi alla discendenza romana della città di Siena. In
alto a sinistra abbiamo la Fides che abbraccia la croce; al di sopra della testa, in asse, del Buon Governo, abbiamo la
Caritas vestita di rosso in quanto è allusivo al fervore; infine, a destra abbiamo la Spes, cioè la speranza. Ad
affiancare il Buon Governo abbiamo altre personificazioni di virtù, quali la Magnanimità e la Prudenza. In basso a
destra abbiamo i cavalieri, cioè la milizia della città di Siena, nonché i cavalieri che hanno catturato i rei, cioè i nemici;
a sinistra abbiamo gli abitanti di Siena. All’estremità sinistra di questo monumentale trono allungato abbiamo la
personificazione della Pace: lei è rilassata a conferire il messaggio proprio della pace, un messaggio che è
chiaramente civile e politico: la pace è essenziale alla costruzione di un buon Governo. Inoltre, la Pace è raffigurata
con rami di ulivo e richiama l’antico.
Al di fuori del monumentale trono abbiamo un’altra personificazione della Giustizia: è al centro su un grande trono
con una grande bilancia dove sui piatti abbiamo a sinistra la giustizia distributiva, con un angelo vestito di rosso,
mentre a destra abbiamo la giustizia commutativa: l’angelo della giustizia distributiva sta punendo con una sorta di
decollazione i rei, i nemici; l’angelo della giustizia commutativa sta promuovendo i giusti.
Al di sotto, in asse, vediamo la personificazione della Concordia: lei a garantire l’uguaglianza dei cittadini che sono
qui, come possiamo vedere, aggrappati da una corda, che viene tenuta dalla Concordia: di conseguenza i cittadini
convergono verso il Buon Governo. La presenza della corda non è casuale, ma, come del resto tutti questi affreschi,
può assumere un significato civile e politico: in tal caso la presenza della corda la dobbiamo ad una ‘falsa’ etimologia
del termine Concordia dal latino Cum = con e Corda = cuore; in questo caso è cumcordae = con la corda.
sulla grande parete lunga abbiamo raffigurati gli
effetti del buon Governo: abbiamo una città che
cresce, che si costruisce attraverso mercati,
botteghe, scambi commerciali, figure di studenti
che studiano, vari personaggi all’opera, poi anche
figure femminili che giocano: il tutto a comunicare
lo svago, e ciò che si respira e recepisce in una città
florida. Al di là delle mura, come possiamo osservare, abbiamo gli effetti che ha il buon Governo sul contado:
abbiamo attività di caccia, coltura, varie attività contadine, con la presenza di alberi, campi colti. Al di sopra di tutto
ciò abbiamo la personificazione della Sicurezza tramite modelli all’antica del trionfo: immagine solida, costruita, ma
al contempo con linee sinuose che sono tipiche di Simone Martini; abbiamo anche la commistione di elementi
giotteschi. La personificazione della Sicurezza tiene in mano un cartiglio con l’iscrizione in volgare, esplicativo di ciò
che vuole comunicare questa personificazione: lei ha tolto la possibilità ai rei di governare (lo cogliamo meglio anche
perché nell’altra mano tiene una miniatura di un nemico impiccato).
abbiamo anche un affresco che raffigura l’allegoria del cattivo Governo,
con gli effetti che ha questo sulla città: furti, rapine, omicidi.
È la Tirannide a impersonificare il Cattivo governo: una figura
demoniaca con le corna che poggia sul caprone, anch’esso simbolo del
demonio; abbiamo la Superbia, Avarizia e Vanagloria che si
contrappongono alle personificazioni che abbiamo visto nel Buon
Governo; ai lati vi sono anche la Crudeltà, il Tradimento, la Frode e il
Furore. Gli effetti del cattivo governo sono il contado bruciato, colori scuri nell’intera scena, la carestia, la totale
perdita di ogni componente vitale, devastazioni.