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STORIA DELL’ARTE MEDIOEVALE

MEDIOEVO = il termine nasce nel Quattrocento con gli Umanisti e indica quel periodo che inizia dopo l’età classica e
si conclude con l’inizio di un’epoca considerata di ‘rinascita’, ovvero l’età moderna (Rinascimento). Il termine deriva
da medium aevum, ossia ‘età di mezzo’ a questi due periodi appena visti.

Secondo la storiografia tradizionale italiana il Medioevo ha come data di inizio il 476 d.C., la data della caduta
dell’impero romano d’Occidente. Sulla data di fine gli storici prendono in considerazione il 1492, data della scoperta
dell’America da parte di Cristoforo Colombo, ma anche il 1453, data della caduta dell’impero romano d’Oriente per
mano dei Turchi.

Il Medioevo è un’età di ben dieci secoli e dunque si è soliti suddividerlo in periodi (riguardano il contesto storico ma
anche le fasi dell’arte del periodo):

1. PERIODO TARDO ANTICO O PALEOCRISTIANO: fase che inizia nel 313 con l’Editto di Milano ad opera di
Costantino e si conclude con l’ascesa dei Longobardi in Italia nel 568.

2. ALTO MEDIOEVO: fase che va dal VI secolo all’anno Mille.

3. MEDIOEVO CENTRALE: fase che comprende i secoli XI, XII e XIII.

4. BASSO MEDIOEVO: fase che va dal XIII al XV secolo.

TARDA ANTICHITÀ E AVVENTO DEL CRISTIANESIMO


Iniziamo ad entrare in una nuova concezione di moralità, regalità e soprattutto una nuova concezione di arte, con
una figura importante di imperatore in questo momento, ovvero Costantino (312 – 337).
Ricordiamo che prima di lui vi era Diocleziano e dunque l’impero romano si basava su una forma di governo che
prevedeva la tetrarchia, ovvero il potere in mano a quattro persone: la reggenza spettava a due sovrani che regnano
col titolo di “Augusto” (Diocleziano e Massimiano) e poi due sovrani col titolo di “Cesare” (Galerio e Costanzo Cloro).

302 – 305 > persecuzioni contro i cristiani da parte di Diocleziano.

306 > Costantino viene incoronato imperatore a York e l’impero si amplia ulteriormente.

312 > Battaglia di Ponte Milvio: Costantino sconfigge Massenzio e diviene unico imperatore.

313 > Editto di Milano: il Cristianesimo viene riconosciuto > cambia la visione della regalità e moralità e dunque
assistiamo ad un repentino cambiamento per quanto riguarda il linguaggio artistico.

330 > Costantino lascia Roma e fonda Costantinopoli a Bisanzio.

337 > muore Costantino.


COSTANTINO: MONUMENTI PUBBLICI
L’imperatore è promotore di edifici pubblici che noi vediamo ancora oggi:

ARCO DI COSTANTINO, ROMA, 312 – 315.


È un monumento voluto dal Senato e dal popolo per
celebrare la vittoria contro Massenzio e dunque il
momento in cui l’imperatore prende il potere.
Si trova nell’area limitrofa al Colosseo.
Questo è il primo monumento da cui dobbiamo partire
a parlare di una nuova arte che irrompe
profondamente con la tradizione classica ed è l’uso del
reimpiego che cambia totalmente la funzione di
determinati oggetti: abbiamo decorazioni che
provengono da età diverse; i tondi sono di età
adrianea, le statue sono dell’epoca di Traiano e i rilievi in cima appartengono all’età di Marco Aurelio. In tutte queste
rappresentazioni vi è reimpiegato il volto di Costantino.
I fregi in prossimità e vicino agli archi sono di Costantino. Se noi mettiamo a confronto i tondi con i fregi del nuovo
imperatore ci accorgiamo che vi è un netto contrasto di linguaggi: nelle raffigurazioni di Adriano/Costantino vediamo
figure tridimensionali, pacate nei panneggi e nei gesti e quindi vi è maggior naturalismo; nei fregi costantiniani
abbiamo figure bidimensionali, semplici, sproporzionate, plastiche.
Un linguaggio ancora più ambiguo lo vediamo grazie ad una ricostruzione di una rivista, Marlowe del 2006, dove
vediamo come in origine vi era la statua del Sol Invictus.
Prima di continuare a parlare del monumento, vediamo come nel corso del medioevo l’uso del reimpiego si
manifesta sotto forma di differenti tipologie:
1. Di tipo ANTIQUARIO: la selezione e il riuso di statue antiche nell’ottica di un apparato estetico
2. Di tipo IDEOLOGICO: il recupero all’interno di un quadro ideologico – celebrativo
3. Di tipo ECONOMICO: esigenza di risparmio sui costi di reperimento del materiale che verrà reimpiegato
Tornando all’arco: noi qui vediamo un reimpiego ideologico-celebrativo e lo possiamo notare nei rilievi di Marco
Aurelio (“Partenza dell’imperatore” e “Arrivo imperatore”) > ora, come in altre rappresentazioni, vi è il volto di
Costantino; è l’esigenza del nuovo imperatore di inserirsi in un’epoca non sua; lui vuole dimostrare in tutto e per
tutto la sua potenza e che questa sia equiparabile a quella dei suoi predecessori.

Come si è arrivati ad una rottura con l’antico? Vediamo diverse interpretazioni:


- Matrice Rinascimentale: la superiorità dell’arte classica e dunque il medioevo viene visto come
trasgressione agli schemi formali classici.
- Berenson: indisponibilità a Roma di maestranze specializzate e dunque il medioevo ha un linguaggio
decadente.
- Riegl: l’arte classica è raffinata e parla all’aristocrazia più colta, i rilievi ex novo parlano al popolo.

KITZINGER: ASCESA DEL LINGUAGGIO SUB-ANTICO > un linguaggio semplice che troviamo già nei secoli
precedenti nelle provincie dell’impero; un linguaggio che irrompe profondamente nell’arte classica. L’arte
provinciale o sub-antica presenta uno stile classico e anticlassico; l’emergere di questa nuovo stile/linguaggio
porta ad una nuova sensibilità, ovvero una semplicità immediata.

ALTRI INTERVENTI DI COSTANTINO:


Abbiamo la BASILICA NOVA, monumento che viene iniziato da Massenzio nel 308 e poi completato da Costantino.
All’interno vi era una statua di Massenzio in trono monumentale sull’abside. Ed è un monumento destinato a
incontri diplomatici.
Vediamo poi il TEMPIO DI ROMOLO che verrà convertito in CHIESA DEI SS COSMA E DAMIANO.
E ancora viene restaurato il CIRCO MASSIMO.

Basilica Nova SS Cosma e Damiano


ARCHITETTURA CRISTIANA A ROMA
Prima di Costantino non vi era un’architettura monumentale volta ad accogliere i fedeli, ma vi erano i templi
destinati alla componente pagana. Tutto cambia con l’Editto di Milano nel 313: una scelta politico-religiosa > le prime
grandi basiliche sono due: una appena fuori le mura e una al di sopra di una necropoli fuori le mura.
I primi monumenti cristiani sono marginalizzati dalla città in quanto siamo ancora in un momento in cui il
Cristianesimo è una religione clandestina: Roma si divide in pagani e cristiani.

BASILICA DI SAN GIOVANNI IN LATERANO, 324


Prima cattedrale di Roma.
Le colonne sorreggono l’architrave.
800m di lunghezza.
Edificio volto ad accogliere i fedeli ed è monumentale.

BASILICA DI SAN PIETRO


Si trova al di sopra di una necropoli > sorge sopra le ceneri del
martire Pietro.
Lungo colonnato che corre verso l’abside.
Decorazioni con candelabri, oggetti in oro, per conferire
un’esperienza sensoriale al fedele.

BASILICA DI SAN PAOLO


La troviamo appena fuori le mura.
Viene distrutta dopo l’incendio del 1823.
Siamo nel IV secolo e sono Pietro e Paolo i due pilastri del
nuovo culto del Cristianesimo > creazione di basiliche gemelle
per la conversione.
ICONOGRAFIA CRISTIANA
Le prime immagini di Cristo non le troviamo in questi nuovi edifici cristiani monumentali, le troviamo nelle
catacombe, luoghi per i rifugiati cristiani perseguitati: siamo ancora agli inizi di questo nuovo culto e concezione in
ambito artistico e le prime immagini più diffuse sono quella del pesce e ΙΧθҮΣ = Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore.
Queste prime immagini sono simboliche e dovute ad una matrice giudaico-orientale del cristianesimo > forte
aniconismo.
L’arte cristiana si colloca tra simbolismo e narrazione: il simbolo è atto a cogliere una realtà metafisica > l’immagine
dell’agnello sacrificale simboleggia il sacrificio di Dio.
Tra le varie immagini cristiane troviamo quella del Buon Pastore: comunica pace, serenità e, come tutte queste
prime immagini, sono precristiane e vengono ora cristianizzate. Il Buon Pastore si rifà da un lato alla parabola della
pecorella smarrita e dall’altro richiama il Vangelo di Giovanni (idea della salvezza del fedele).
Altro soggetto diffuso è il Cristo fra gli apostoli > abbiamo questo cristo giovane ed imberbe circondato da apostoli e
discepoli; un cristo che spesso tiene un rotolo in mano come simbolo di messaggio cristiano e di salvezza; è un
soggetto che va a sostituire le vecchie immagini degli imperatori in quanto si presenta in trono monumentale come
un sovrano e compie il classico gesto dell’imperatore; tuttavia, in questo momento viene interpretato come
benedizione (alla latina). È inoltre un cristo docente, filosofo tra i filosofi.
Sono temi che, come abbiamo detto in precedenza, si trovano inizialmente nelle catacombe; è un tema che troviamo
nelle Catacombe di Priscilla o in quelle in Via Latina a Roma.
Vediamo come il linguaggio sub-antico viene assorbito nell’iconografia cristiana: siamo dunque durante la fase
PALEOCRISTIANA.

Va detto che la prima immagine monumentale di un tema cristiano la troviamo nella Basilica di Santa Pudenziana a
Roma: siamo nel 390, verso la fine dell’Editto di Milano, un periodo di pace e stabilità che sembra concludersi
quando nel 410 i Visigoti di Alarico I saccheggiano Roma > esperienza indelebile traumatica.
BASILICA DI SANTA PUDENZIANA = il committente è probabilmente un pontefice con un finanziamento di altri
pontefici e lo vediamo data la complessità dell’opera.
L’abside > vi è una notevole complessità e densità di dettagli. Abbiamo un Cristo in trono come un sovrano
monumentale; vi sono i SS Pietro e
Paolo riconoscibili dai loro attributi.
Vediamo sullo sfondo i simboli dei
quattro evangelisti. Le due donne che
stanno incoronando i due martiri,
nonché i pilastri del Cristianesimo, sono
di difficile interpretazione in un primo
momento ma se guardiamo ad
un’iscrizione musiva del 422-32 capiamo
che sono delle allegorie: una è la Chiesa
dei Gentili e l’altra quella dei Giudei;
rispettivamente la convertitrice dei
pagani e la convertitrice dei fedeli
cristiani.
Cristo si presenta come una figura regale
tra gli apostoli; vediamo ora lo sfondo: è la Gerusalemme celeste in quanto vediamo un cielo con nubi rossastre che
simboleggia la seconda venuta di Cristo > chiaro messaggio di salvezza; Cristo scenderà giudicando l’uomo. E infine
vediamo la croce gemmata che campeggia sullo sfondo > trionfo divino.
Sotto a quest’abside troviamo, in asse, la cattedra del pontefice > lui come vicario di Dio sceso in terra.
Nel corso del Medioevo vedremo diverse tipologie del soggetto di cristo, diversi modelli quali: lui che sostituisce le
immagini degli antichi imperatori; Cristo trionfante nell’ingresso a Gerusalemme; Cristo che richiama i modelli di
divinità classiche quali Giove o Apollo.
Vediamo sempre questo stile semplice, generico, bidimensionale, astratto.

SARCOFAGO DI GIUNIO BASSO, 359, ROMA


È paleocristiano.
Monumentale.
Vi sono scene tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento.
L’scrizione ci dice chi è il committente e la data dell’opera:
viene abbattuta l’interpretazione di Berenson; ci sono
maestranze specializzate a Roma.
Le scene sono intervallate da ben dodici colonne che
richiamano l’architettura classica: vediamo scene quali la
cattura di Cristo, Adamo ed Eva, Cristo al Tempio, Ingresso a
Gerusalemme. Interessante l’immagine al centro del
sarcofago di Cristo che consegna le leggi a Pietro e Paolo >
vediamo un chiaro messaggio cristiano e probabilmente di propaganda di questa nuova arte e del nuovo culto: Cristo
giovane schiaccia la personificazione del Cielo (figura barbata) = la nuova religione schiaccia l’antico culto pagano.
Il numero di colonne nella composizione non è casuale > 12 sono gli apostoli che sono i pilastri che sostengono la
Chiesa.

Un altro esempio di reimpiego lo vediamo in due valve che in origine costituivano un dittico: DITTICO DEI SIMMACI E
DEI NICOMACHI > Simmaci e Nicomachi sono due importanti
famiglie che vogliono sopprimere gli altari cristiani. Queste due
valve sono doni in occasioni matrimoniali e servono per prendere
appunti > sul retro vi è un’apertura dove veniva fatta colare la cera.
Le valve sono state rinvenute in un reliquiario francese e poi
riadoperate nell’Abbazia Montier en Der in Francia = REIMPIEGO
ANTIQUARIO.

Inoltre, vedremo nella Basilica di Santa Sabina (422-32), sulla porta lignea, la prima immagine di Cristo in croce
accanto a due ladroni > un particolare momento per il Cristianesimo. Prima del V secolo la morte in croce viene vista
come una morte umiliante per la potenza che era Roma.
DALLA COMMITTENZA IMPERIALE A QUELLA PAPALE

Durante l’età paleocristiana nasce, in ambito architettonico, il modello del Battistero e del Mausoleo e il motivo a
pianta centrale. Siamo anche durante un periodo in cui ci si avvicina alla committenza papale.

MAUSOLEO DI SANTA COSTANZA, 350 ca


Costanza è la figlia di Costantino.
È un luogo monumentale di sepoltura a pianta centrale.
Presenta un deambulatorio.
Ambiente centrale coperto da una cupola.
Ingresso è sulla navatella della Basilica.
La pianta è rotonda con nicchie coperte da mosaici così
come la cupola. La rotonda al centro è separata da un
deambulatorio.
Le colonne sono di reimpiego all’interno; al centro vi è il
sarcofago di Costanza > un monumento che presenta
decorazioni vibranti e taglienti e che ricordano il periodo
tardo antico. Le volte a botte presentano mosaici con temi
classici: scene di vendemmia.
Infine, il sarcofago è illuminato in maniera grandiosa data l’apertura monumentale delle finestre sulla cupola.

BATTISTERO LATERANENSE
Iniziato con Costantino nel 313 e viene ultimato da
papa Sisto III tra il 432 e il 440.
L’ingresso è di età moderna > in origine era
chiaramente monumentale.
La cupola è sorretta da colonne che formano un
enorme anello dove al centro, internamente, vi è lo
spazio battesimale.
Pianta ottagonale = ottavo giorno Cristo risorge >
chiaro messaggio cristiano.

SANTO STEFANO ROTONDO, 467 – 468


Rara pianta a forma di croce greca
Edificio monumentale con decorazione di mosaici
Si pensa ad una commissione imperiale: forse l’imperatore
Antemio
CHIESA DEI SS COSMA E DAMIANO (ex Tempio di Romolo)
Sull’abside e arco absidale abbiamo mosaici che si
datano tra il 526 e il 530 > sopra vediamo quattro
angeli e sul culmine di questa abside, all’interno di un
tondo al centro, vediamo un agnello sopra l’etimasia (il
trono vuoto che simboleggia il sacrificio di Cristo):
questo trono è gemmato così come la croce di Cristo
che campeggia sullo sfondo > è la decorazione del
Regno dei Cieli. I simboli dei quattro evangelisti
all’estremità degli angeli.
Nel catino absidale abbiamo un mosaico ricco di
contenuti > il tema centrale rimane la seconda venuta
di Cristo (Parusia); in basso vediamo un ambiente
paradisiaco con la personificazione del fiume Giordano; abbiamo poi Pietro e Paolo che abbracciano i SS Cosma e
Damiano; all’estrema sinistra abbiamo papa Felice IV con il modellino della chiesa; dunque, è lui il committente
dell’edificio; all’estrema destra vi è San Teodoro. Felice IV è posto al di sotto della Fenice in quanto è il primo ad
accedere al Regno dei Cieli. Vi è la figura di San Teodoro che non è un santo titolare in quanto siamo durante la fine
del Regno di Teodorico: un periodo di pace e stabilità politica a Ravenna ed è grazie a lui che questo monumento
diventa chiesa.
Lo stile è chiaramente paleocristiano: abbiamo una costruzione solida delle figure che si muovono nello spazio e vi è
un risentimento dell’antico.
La luce che illumina i mosaici = eternità.

395 > muore Teodosio e l’impero si divide in due: Oriente e Occidente

401 > Visigoti in Italia (Pianura Padana)

402 > Onorio sposta la capitale da Milano (lo era dal 286) a Ravenna: la nuova capitale è in una posizione strategica e
in buona concordanza con Costantinopoli.

410 > Sacco di Roma ad opera di Alarico I = FINE ROMA PAGANA.

MAUSOLEO DI GALLA PLACIDIA, RAVENNA, 425-450


Galla Placidia è la figlia di Teodosio e sorella di Onorio; diviene sovrana reggente
dal 423 fino al 450 > periodo fertile dell’arte a Ravenna.
L’edificio è decorato con mosaici sulla volta.
Abbiamo un grande transetto su un umile ingresso.
L’interno è decorato da pannelli marmorei con Pietro e Paolo che stanno
gesticolando e al di sotto appare San Lorenzo che tiene in spalle una croce come
attributo e all’estrema sinistra vi è una libreria che tiene dei rotoli > chiaro
messaggio cristiano. La volta è blu cobalto dove campeggia la croce di Cristo >
simbolo del trionfo. Lo sfondo è campito di
stelle dove troviamo i simboli dei quattro
evangelisti.
Lunetta del Buon Pastore > tema cristiano
in un ambiente paesaggistico bucolico campestre.
BATTISTERO DEGLI ORTODOSSI O NEONIANO, 450 – 475
Ottagonale
Non abbiamo l’articolazione con grandi colonne
Archeggiature sono sorrette da colonnine
Sulla cupola vediamo Pietro e Paolo che guidano il corteo degli apostoli;
nell’oculo centrale abbiamo il battesimo di Cristo con Giovanni Battista e
la colomba. In basso a questi vediamo la personificazione del fiume
Giordano.

IL REGNO DI TEODORICO

455 > sacco di Roma ad opera di Genserico

476 > caduta dell’impero romano d’Occidente con Odoacre che depone l’ultimo imperatore Romolo Augustolo

493 > Teodorico sconfigge Odoacre e inizia così il Regno Ostrogoto in Italia. > Teodorico regna in Italia con il titolo di
Augusto e avvia una politica di tolleranza e collaborazione con i romani.

BATTISTERO DEGLI ARIANI, 480 – 520


Grande somiglianza al Battistero Neoniano.
Vi sono i consueti Pietro e Paolo che recano la corona e convergono verso l’etimasia; siamo in un contesto
paradisiaco dove vediamo il corteo degli apostoli. Vi è anche il battesimo di Cristo.
Teodorico è attento al recupero dell’antico.
BASILICA DI SANT’APPOLLINARE NUOVO
Ex Basilica di San Salvatore.
Edificio interamente ricoperto da mosaici nella decorazione.
Entrando vediamo che nelle due pareti laterali vi è il ciclo della
vita di Gesù e appena sotto vi sono da un lato santi maschili e
dall’altro santi femminili (vengono aggiunti col Regno di
Giustiniano). Interessante notare i due mosaici che si guardano:
il Palatium di Teodorico, dove vediamo figure all’interno di
un’architettura classica, e il Porto di Classe, dove si vede il porto
fortificato > simbolo della potenza di Ravenna.

GUERRE GRECO-GOTICHE E L’ARTE BIZANTINA A RAVENNA

526 > Teodorico muore e il nipote Atalarico è l’erede; con Teodato abbiamo una politica germanica forte di dominio

535 > Giustiniano dichiara guerra

540 > Giustiniano conquista Ravenna e in seguito riconquista l’Italia

CHIESA DI SAN VITALE


Viene consacrata nel 547: iniziata con
Vescovo Ecclesio e terminata con
Massimiano.
Pianta ottagonale con deambulatorio e le
absidi li troviamo all’estremità dell’ingresso
monumentale.
Il grande atrio non è in asse con l’edificio >
dinamicità.
Sull’abside troviamo un Cristo giovane con
una veste scura che contrasta lo sfondo oro.
Sullo sfondo abbiamo le nuvole rossastre che
simboleggiano la seconda venuta di Cristo.
Gli angeli svolgono le stesse funzioni di Pietro e Paolo in quanto proteggono da un lato San Vitale con la corona e
dall’altro lato Ecclesio con il modellino della Chiesa. Al centro di questi vi è Cristo con il rotolo che simboleggia la
promessa di salvezza. La cornice decorativa gemmata e la bordatura rossa sono tipiche decorazioni del Regno di
Cristo. Al di sopra di questo monumentale mosaico, in asse con Gesù, troviamo il monogramma su un tondo di Gesù.
Sulle pareti laterali del presbiterio abbiamo una scena relativa al sacrificio di Isacco > vi sono Sara e Abramo che
credono con la fede che avranno un figlio e che lo chiameranno Isacco; vediamo infatti la trinità con gli angeli e poi la
mano di Dio che sbuca dal cielo ad impedire il sacrificio.
Su altre pareti troviamo da un lato il corteo di Giustiniano > inquadratura all’antica; Massimiano riconoscibile per
l’iscrizione e il monogramma di Cristo sullo scudo. Dall’altra parte vediamo il Corte di Teodora > lei attorniata dal
classico corteo ci appare all’interno di una struttura architettonica classica e sembra piuttosto essere una statua
all’interno di un tabernacolo. E vi è un parallelismo con la cristianità: i magi recano i doni a Gesù bambino (vedi
ricamo della veste di Teodora) così come l’imperatrice dona oggetti regali.

SANT’APPOLLINARE IN CLASSE
Viene consacrata nel 549 da Massimiano.
Sul mosaico absidale abbiamo Sant’Apollinare in un contesto
pastorale con le pecore intorno. Vediamo la croce gemmata che
campeggia sullo sfondo: vediamo simbolicamente la crocifissione di
Cristo; le tre pecore sono i protagonisti della trasfigurazione di
cristo > Giacomo, Giovanni, Pietro.

ROMA BIZANTINA: VI SECOLO


Siamo tra il VI e il VII secolo ed è Roma un altro importante centro bizantino artistico – culturale dopo Ravenna.

BASILICA DI SAN LORENZO, 579-90


Per il martire Lorenzo.
Sull’arco absidale abbiamo cristo su un globo > idea di Signore del Mondo; Pietro e Paolo; a destra Santo Stefano e a
sinistra Pelagio con il modellino della chiesa.

BASILICA DI SANTA MARIA ANTIQUA


Si trova in prossimità del Palatino: si pensa ad un edificio come sede imperiale.
La pianta ci presenta un edificio a tre navate brevi; ai lati del presbiterio luoghi per contenere oggetti liturgici o
luoghi che fungono da sacrestia.
Troviamo numerosi affreschi cristiani > vanno dal VI fino al IX secolo > PARETE PALINSESTO  una parete che viene
affrescata per molte volte con affreschi che vanno dal VI al IX secolo; sul III
strato abbiamo una Vergine monumentale in trono con il bambino
affiancata da un angelo: solito di queste scene vi era un altro angelo alla
sinistra della donna. Sappiamo datare l’affresco al VI secolo in quanto
abbiamo un valido confronto con il Corteo di Teodora (552 ca).
proseguendo vediamo il IV strato dove abbiamo un’Annunciazione:
abbiamo delle immagini ellenistiche quasi pompeiane; infatti, l’angelo
monumentale presenta tratti del volto pacati, dolci, solenni. Siamo intorno
al VII secolo. E infine guardiamo al V strato dove vi sono i SS Basilio e
Crisostomo: siamo durante il VII dato che ai piedi dei due santi vi è la
rappresentazione del Concilio Lateranense.
In altri pannelli abbiamo altri affreschi: Salomone con i maccabei > lo stile
risente dell’antico e vi è quasi una tecnica impressionista per la stesura del
colore. I volumi sono ben definiti da lumeggiature e ombreggiature.
Abbiamo poi un’icona muraria di Santa Barbara > stile paleocristiano.
Nel grande arco vediamo un monumentale Cristo in Croce che trionfa sulla
morte con gli angeli che acclamano il trionfo divino.
Vediamo poi la Cappella di Teodato > immagine di Cristo in Croce trionfante che è diverso di quello di Santa Caterina
> nel corso del Medioevo la spiritualità cambia, diventa più umana e non più trionfante sulla morte.
Ora troviamo immagini sempre più evanescenti, sempre più icone.

LE ICONE: vediamo sempre San Luca, in varie realizzazioni, che dipinge la Vergine su apporti mobili > è il
santo che dedica ampio respiro nei suoi vangeli alla Vergine.
Le icone sono immagini di Cristo e/o della Vergine su appoggi mobili su tele o su tavole. Vengono portate in
processioni n quanto siamo in un periodo di saccheggi, guerre, ecc.… e dunque vi è la necessità di materializzare il
santo in queste processioni.
Le icone non sono mai firmate > fatte da sole.

PANTHEON > convertito in Chiesa di Santa Maria ad Martyres: qui l’icona di Santa Maria.
ONDATE MIGRATORIE IN EUROPA: LONGOBARDI
Nel 568 in Italia arrivano i Longobardi guidati da Alboino. Sono popoli che provengono dalle regioni danubiane –
caucasiche.
Le prime ondate migratorie interessano i passi alpini dell’odierno Friuli.
Ricordiamo che già con Giustiniano, con le guerre greco-gotiche, si aveva cercato di annettere la parte occidentale
all’impero bizantino.
Ora con i Longobardi la situazione politica dell’Italia si complica.
Ravenna e la sua area rimangono nell’orizzonte bizantino fino al 751.

Nel mondo tardo antico e paleocristiano alcune novità espressive nascono e maturano all’interno del mondo
romano. Tuttavia, nel mondo longobardo il linguaggio che emerge è frutto di incontro e scontro con la componente
romana.

FIBULA ANIMALISTICA AD ARCO, VII SECOLO


Forma ad arco decorata con forme cilindriche.
Ciò che si intreccia sono parti animali > caratteristico dell’arte longobarda.
Idea dell’eroe riprodotto con parti animali.

FIBULA A DISCO, VI – VII SECOLO


Abbiamo tre dischi concentrici.
Vi sono alveoli di forme diverse.
Motivi ad intreccio che si intervallano alla composizione di disco.
Decorazione con pasta vitrea e gemme preziose > tecnica usata per le fibule.
Palese lo stampo bizantino unito ad un linguaggio longobardo.

Al Museo archeologico di Cividale vediamo come venivano usati questi oggetti attraverso la ricostruzione di sagome.
Questo ci permette di capire il rango sociale e l’importanza di queste persone > ciò lo vediamo nei corredi funerari
longobardi.

LAMINA DI AGILULFO, 591 – 616


È un frontale di elmo.
Agilulfo al centro in trono che si presenta come una sorta di
sovrano-pontefice in quanto porta il copricapo tipico di un
vescovo e vari attributi riconducibili alla chiesa e all’impero.
L’imperatore longobardo tiene la spada, oggetto del potere
politico longobardo; scudi ed elmi. Vi sono anche figure alate che
vanno a sostituire le antiche vittorie alate > l’artista è attento a
richiamare l’antico. Le due torri all’estremità hanno un chiaro significato > possiamo capire che tipo di architettura
aveva il Regno Longobardo.
Abbiamo l’assorbimento di un linguaggio romano bizantino.

COPERTA DI EVANGELARIO DI TEODOLINDA, VII SECOLO


È particolarmente raffinata.
Dono di Teodolinda all’ex Chiesa di Giovanni Battista, oggi Museo di Monza.
Forte simmetria nella decorazione.
Ricorda molto un reliquiario per via della croce > idea di proteggere la
parola degli evangelisti.
CROCE DI GISULFO, 611 ca
Lavorata a sbalzo.
Spesso troviamo la testa di Cristo sulla superfice di queste croci.
Trovata in una tomba.
Pasta vitrea e gemme preziose alludono all’eternità come vediamo nei mosaici in età
paleocristiana.

Vediamo vari centri longobardi dove vediamo alcune opere architettoniche:

PAVIA:
CHIESA DI SANT’EUSEBIO > interessante notare il capitello a piramide tronca che ricorda la Ravenna bizantina;
maggior preziosismo per la pasta vitrea.

MONASTERO DI SAN MICHELE, VIII SECOLO > qui vediamo i Plutei, ovvero decorazioni che vanno a costituire
recinzioni a creare uno spazio per i sacerdoti. Questi verranno
abbattuti durante la Controriforma. Su questi plutei abbiamo
una combinazione con temi cristiani.

BRESCIA:
LASTRA CON PAVONE DA SAN SALVATORE, VIII SECOLO > vediamo un motivo ad intreccio che può alludere alla
laboriosità umana, oppure essere visto in funzione apotropaica, o
ancora può simboleggiare l’immagine del labirinto, ovvero il
percorso che deve fare l’anima del fedele per raggiungere Dio.
Questa lastra probabilmente decorava un ambone.
CIVIDALE DEL FRIULI:
antica città romana scelta come primo ducato longobardo nel 568.

ALTARE DI RATCHIS, CIVIDALE, 737 – 774


È rettangolare.
Probabilmente stava all’interno di un tegurio.
Nel lato rivolto verso l’osservatore vi è un Cristo in
mandorla con vari angeli che la sorreggono e altri
angeli che sostengono Cristo che ci appaiono come dei
serafini. Non vi sono spazi vuoti: è come se l’artista
avesse paura di lasciare anche un singolo spazio libero.
Cristo benedice alla greca.
In origine era un’opera colorata.
Nei lati brevi abbiamo da un lato una Visitazione e
dall’altro l’Adorazione dei Magi: in entrambe le
raffigurazioni, così come per tutta la raffigurazione dell’altare, le figure sono bidimensionali, semplici, totalmente
sproporzionate e i volti sono generici e anche una totale frontalità; per esempio nella Visitazione l’attenzione ricade
sull’abbraccio piuttosto che nella composizione e realizzazione; nell’Adorazione dei Magi abbiamo la Vergine con il
bambino raffigurati con proporzioni maggiori rispetto a Giuseppe in quanto lui non svolge un compito importante
nella scena e l’angelo che guida i magi è monumentale.
Sul retro vi è un ambiente destinato a contenere le reliquie.

FONTE BATTESIMALE DI CALLISTO, 737 – 756


La struttura va ad inquadrare la vasca battesimale > è una vasca ad
immersione e quindi destinata alla gente adulta.
L’iscrizione ci parla del materiale utilizzato e della funzione del monumento.
Sul Tegurio abbiamo scene di animali con cornice a fiori; sul Pluteo vi è l’albero
della vita con una raffigurazione suddivisa in registri e altri richiami cristiani.

MONASTERO DI SANTA MARIA IN VALLE


Pieno di mosaici e affreschi sulla lunetta.
Sulla controfacciata vi sono donne che accerchiano una porta arcata: le sante coronate
recano corone; abbiamo una lavorazione fluida e morbida; gli affreschi sono bidimensionali
con una composizione a tutto tondo.
L’ETÀ CAROLINGIA
720 – 742 > Liutprando, re longobardo, invade i territori del corridoio bizantino

749 – 755 > Astolfo, re longobardo, invade Ravenna e i territori della Chiesa. Papa Stefano II caccia i Longobardi con
l’aiuto di Pipino il Breve.

Nel 751 si impadronisce del trono dei Merovingi


Nel 754 Papa Stefano II lo consacra a San Denis e lo nomina Patricius Romanorum > DONAZIONE DI
COSTANTINO > falso storico elaborato dalla cancelleria pontificia.

In seguito, l’ultimo re longobardo Desiderio è costretto ad operazioni diplomatiche: fa sposare la figlia Ermengarda
con Carlomanno, figlio di Pipino il Breve.

774 > fine del Regno Longobardo in Italia grazie a Carlo Magno che annette i territori longobardi.

800 > Carlo Magno viene incoronato imperatore da Papa Leone III.

L’EUROPA DURANTE IL REGNO CAROLINGIO (771 – 812)

 REGNO FRANCO > Atlantico – Pirenei; Elba – Danubio; Italia Settentrionale; Germania – Francia
 PAPATO > Lazio; Toscana; Ravenna; Marche
 LONGOBARDI > Spoleto e Benevento
 BIZANTINI > Sicilia; Sardegna; Calabria e Puglia
 ARABI > nord-sud della Spagna
 ANGLOSASSONI > Bretagna e Inghilterra

Il Regno Carolingio è molto vasto. Giusto parlare di rinascenza carolingia in questo periodo dell’arte in quanto Carlo
Magno è molto attento al mondo antico: per dare omogeneità al vasto impero guarda dunque al modello romano,
per farlo bisogna:

- Entourage culturale, cosmopolita e di alto livello con Paolo Diacono, Eginardo e altri.
- Monetizzazione unica ispirata a quella imperiale.
- Istituzione della Schola Palatina ad Aquisgrana (sede imperiale) e di numerose scholae che confluiscono in
varie chiese e monasteri.
- Riduzione delle varie grafie ad un’unica tipologia: minuscola carolina.
- Recupero della cultura antica religiosa e laica attraverso la trascrizione in scriptoria monastici.

Un esempio di rimando all’arte classica lo vediamo nelle monete > DENARO ARGENTEO DI CARLO MAGNO: sul recto
l’effige dell’imperatore e sul verso Cristiana Religio.
Nel frattempo, a Roma il papato fa propaganda architettonica:

PATRIARCHIO LATERANENSE
In particolare, vediamo la sala del concilio dove vi sono varie absidi laterali; è un monumento rettangolare con sale
per incontri diplomatici o sale di rappresentanza.
Vediamo che siamo in un momento in cui i pontefici fanno propaganda architettonica per dare un chiaro messaggio
> il loro potere è importante tanto quanto quello bizantino.
Triclinio di Papa Leone III > l’abside viene ricostruito; abbiamo Cristo che dà il messaggio di missione religiosa ai
cristiani, i suoi discepoli. Attraverso una
ricostruzione in un acquerello di XVII secolo
sappiamo che cosa vi fosse raffigurato
nell’abside: vi è San Pietro in trono
monumentale che sta affidando il ruolo di
Vescovo a Leone III e dall’altro sta affidando il
ruolo di re a Carlo Magno > sappiamo datare
l’opera originaria in quanto Carlo Magno non sta
ricevendo il titolo di Imperatore e dunque la
raffigurazione è databile prima del’800.
Questa è chiaramente una visione papale del
potere.

COMPLESSO RESIDENZIALE DI CARLO MAGNO, AQUISGRANA


Abbiamo qui vari edifici monumentali di impronta romana e alcuni che si presentano come delle capanne: abbiamo
un’architettura che da un lato recupera l’antico e dall’altro presenta un registro germanico.
LA CAPPELLA PALATINA> è a pianta centrale. Il modello è quello della Chiesa di San Vitale a Ravenna: lievemente
ottagonale all’interno e la luce che risalta i grandi mosaici.
L’edificio è pieno di marmi e colonne di spoglio (Roma e
Ravenna). I parapetti in bronzo con lavorazione all’antica con
forme geometriche oppure motivi a palma; anche la pigna in
bronzo richiama alla Roma antica > vedi Basilica di San Pietro.
Troviamo testimonianze tardo antiche romane anche nella porta
in bronzo con protoni leonine (ricordano la lupa capitolina);
anche la statua equestre di un sovrano carolingio ricorda il
mondo romano (Marco Aurelio).

LORSCH, COMPLESSO ABBAZIALE, GERMANIA, 770 – 790


Ingresso è monumentale.
Nei capitelli è presente il richiamo all’antico; il fregio è circa classico che
richiama l’Arco di Settimio Severo > i motivi antichi vengono ripresi per poi
creare un qualche cosa di nuovo.
Grande somiglianza all’ingresso della Basilica di San Pietro.
In questo periodo vi sono varie illustrazioni di Vangeli quali: quello di Vienna di IX secolo dove vediamo tratti
bizantini con questo modello ellenistico sia nel paesaggio che nel soggetto e ciò conferisce luminosità e densità;
abbiamo poi i Vangeli di Ebbone a Reims dove vediamo che cade la struttura ellenistica solida con linea dinamica e
figure instabili con resa veloce della materia pittorica.

L’impero carolingio ci presenta mosaici che noi oggi troviamo anche se disgregati: vediamo il Cristo in mandorla nella
cupola della Cappella Palatina; testimonianza dell’arca dell’alleanza a Saint – German De Pres; Pasquale I a San
Prassede.
Se noi poniamo queste absidi musivi a confronto ci accorgiamo come il modello paleocristiano o comunque
l’iconografia cristiana venga ripresa addirittura verso la fine del regno Carolingio; è un modello che si richiama nel
tempo in quanto siamo durante l’iconoclastia e dunque tutto ciò viene in risposta a questo momento storico
delicato.

SS Cosma e Damiano, 526 – 30 San Prassede, 817 – 18


Santa Cecilia, 818 – 19

L’ICONOCLASTIA
Gli imperatori bizantini mettono al bando le immagini sacre con conseguenze distruzione delle immagini a Bisanzio.
La prima fase va dal 726 al 787; una seconda fase va dall’814 all’843.
Le ragioni sono associate ai profondi conflitti che intercorrono tra Stato e Chiesa; lotta per il primato tra la Chiesa di
Roma e quella di Bisanzio.
Nel 723 il Califfo Yazid II ordina la distruzione delle immagini; da qui si ha la prima dottrina sulle immagini.
Siamo soprattutto in un periodo storico in cui la figura del Vescovo svolge un ruolo di guida politica. Vediamo
un’opera che ci racconta l’autorità vescovile:

ALTARE DI SANT’AMBOGIO
È in oro e ben conservato; sopra a questo monumento vi sono le reliquie del Santo.
Sono ben due metri di lunghezza.
Abbiamo una realizzazione a sbalzo con gemme preziose.
Ricorda l’altare di Rachis.
La fronte è tripartita con una croce greca al centro > vediamo
l’immagine del Redentore; immagini a gruppi di tre che convergono
verso la croce. Sui pannelli laterali abbiamo scene della vita di Cristo da
leggersi da sinistra verso destra e dall’alto verso il basso > vi è un Cristo
in trono monumentale con motivi a stelle che incorniciano la scena;
abbiamo la scena del Miracolo di Cana con edifici ben costruiti a dare il
senso di profondità e Cristo allineato alla porta dell’edificio ci dà un
chiaro messaggio cristiano. Sul retro dell’altare vi è meno uso dell’oro
con scene della vita di Sant’Ambrogio; motivo dell’incorniciatura con gli
arcangeli al di sopra, mentre sotto vi è Sant’Ambrogio che affida il ruolo
di vescovo ad Angilberto, il quale dà il modellino dell’altare al Santo.
Un’altra scena mostra il Santo che sta benedicendo Volvinio, l’artista di
questa opera > abbiamo la prima firma di un artista nel Medioevo. Su
un altro pannello abbiamo il battesimo di sant’Ambrogio con
compostezza, dinamicità, solidità che in altre scene non abbiamo visto. Vi è poi la scena relativa alla fuga da Milano
da parte di Ambrogio dove vediamo grande dinamicità > la mano di Dio che risucchia il Santo.
Abbiamo, dunque, stili diversi in questo altare in quanto l’artista aveva con sé un’equipe.

CATTEDRA DI SAN PIETRO, ROMA


Manufatto ligneo con alcune parti in avorio.
Non è un’opera cristiana in quanto non presenta scene legate al mito
cristiano.
Lo schienale ha perso i due registri per i quali era composto.
Gli anelli ai lati servono per trasportare la cattedra > tra il XII e il XIII secolo si
credeva fosse la cattedra dove aveva predicato San Pietro, ossia in Antiochia e
Roma. Dunque, l’altare è un oggetto di venerazione.
Sulla parte frontale abbiamo le fatiche di Ercole > chiaro modello per un
sovrano – simbolo autorità papale.
CASTELSEPRIO
Siamo nei dintorni di Varese.
L’edificio contiene numerosi affreschi.
La pianta ci presenta absidi con pronao e l’aula rettangolare che
termina con un’abside.
Gli affreschi si estendono sulla zona dell’abside e arco absidale > ciclo
di Cristo tratto da vangeli apocrifi e canonici su tre registri:

1. Annunciazione
2. Visitazione
3. Sogno di Giuseppe
4. Prova delle acque amare
5. Viaggio a Betlemme

1. Annuncio ai pastori
2. Natività
3. Adorazione dei magi
4. Cristo al Tempio

1. Velari

Tutti questi affreschi sono di notevole qualità > vediamo per esempio la Prova delle Acque amare – episodio in cui la
Vergine deve bere acqua santa per verificare il suo adulterio –
dove le figure sono sinuose con una linea decisa, i colori sono
ridotti a cinque; vi è inoltre un’atmosfera soffusa, quasi onirica.
Stessa cosa la vediamo nell’Annunciazione con forte
espressività. Cogliamo anche il senso di stanchezza, dolore,
sofferenza nella Natività, in particolare nell’episodio in cui
vediamo l’ancella dalla mano secca.
In Ingresso a Gerusalemme vediamo figure che proiettano le
ombre sul terreno; atmosfera onirica che coinvolge; figure esili
con pochi toni cromatici.
L’ETÀ OTTONIANA
Dalla disgregazione dell’impero Carolingio nascono alcuni regni corrispondenti all’attuale Francia, Germania –
Svizzera, Italia Settentrionale.
Nel X secolo nell’area tedesca si impone la dinastia dei Sassoni (poi Ottoni) con Liudolfo di Sassonia e Ottone I, il
figlio.
L’arte ottoniana la vediamo subito nell’AVORIO ‘OTTO IMPERATOR’ del 980 > vediamo Cristo in trono tra la Vergine e
San Maurizio; ai piedi abbiamo Teofano con il marito Ottone II e il figlio Ottone
III. Dunque, analizzata l’opera, possiamo dire che è una sorta di propaganda
artistico – politica degli Ottoni > il loro potere viene dato da parte dell’autorità
divina.

SAN MICHELE, HANDENSHEIM, 1010 – 1033


Edificio a tre navate.
Pronao molto alzato con scale a chiocci > WESTWERK.
La navata centrale si divide dalle navate laterali grazie a colonne che si alternano a pilastri.
La committenza è di Berward: committente di gran parte dell’architettura in Germania.
All’interno dell’edificio vediamo il Candelabro del committente e la
Porta in bronzo.
Il Candelabro può essere messo a confronto con la Colonna Traiana
ma qui abbiamo scene del trionfo di Cristo sulla morte con figure che
emergono a rilievo e sono spesso immagini solenni ed espressive
(vedi immagine di Cristo). La Porta in bronzo ricorda quelle tardo-
antiche; sono 5cm di altezza; i battenti presentano scene del Vecchio
e del Nuovo Testamento: vediamo la tecnica dello stiacciato con la
scena di Adamo ed Eva che presenta espressioni nuove >
naturalezza; le teste diventano statue; simmetricità e senso realistico di movimento sobrio e pacato.
Rilievi leggeri li vediamo nell’Annunciazione > forte dialogo tra i protagonisti.
MILANO: Verso la fine del X secolo il Ciborio di Sant’Ambrogio riceve nuove decorazioni > sul lato rivolto verso
i fedeli abbiamo Cristo fra Pietro e Paolo: Cristo in trono
che dà le chiavi a Pietro e le leggi a Paolo > traditio
clavis/traditio legis > a Pietro come guardiano dei Cieli e
Paolo che gli viene comunicato il messaggio cristiano >
questa è l’immagine della Chiesa che viene costruita su
questi due martiri.

ABBAZIA DI REICHENAU, SALTERIO DI EGBERTO, 980 ca


Vescovo Egberto riconoscibile per l’iscrizione. Alla sinistra abbiamo il copista del Vescovo che dona un libro al
Vescovo stesso. Notevole utilizzo di oro con grosse campiture e forme ondeggianti. L’incorniciatura presenta forme
all’antica.
In questo edificio troviamo il Codex Egberti > un libro di brani evangelici relativi alle messe; la decorazione ci appare
come un lavoro di oreficeria.
Abbiamo anche l’Evangelario di Liuthar > al
centro una figura imperiale che viene
incoronata dalla mano di Dio: sappiamo che
è l’imperatore in quanto nella mano sinistra
reca come attributo un globo sormontato da
una croce > Ottone III.
Nel corso dell’arte Ottoniana vedremo in particolar modo un dono da parte di Egberto alla cattedrale di Treviri, il
Registrum Gregorii > una raccolta di epistole di Gregorio Magno: vediamo per prima cosa un umile monaco che
scrive sotto dettatura; vediamo poi il papa Gregorio Magno che è monumentale in trono e seduto sul suo scrittorio >
Gregorio Magno è riconoscibile in quanto vi è la colomba e la corona di autorità imperiale che fluttua sopra di lui.
Abbiamo colori densi con effetto pastello. Inoltre, l’architettura è ben strutturata e ricorda l’architettura dell’Italia
Settentrionale.

Vi sono altri monumenti quali San Vincenzo che nell’abside raffigura un Cristo in mandorla con arcangeli Gabriele e
Michele e scene relative al martirio di San Vincenzo. Abbiamo anche esempi di pittura rupestre a Lecce, la Chiesa di
Santa Caterina > committenze legate al culto dei morti. Ancora nel X e XI sec. siamo in una sfera bizantina di
quest’arte.

XI XII E XIII SECOLO: IL ROMANICO


Il termine è stato coniato per la prima volta per indicare l’architettura e la produzione artistica dei secoli XI e XIII in
Europa.
Nel corso del XIV secolo il termine, coniato da studiosi francesi, intende istituire un parallelo tra l’arte di questi secoli
e le lingue neolatine e/o romanze, eredi della tradizione romana: una sorta di confronto tra il volgare linguistico e
volgare figurativo.
L’arte di questo periodo è molto varia.

Esempi di architettura romanica possono essere la Cattedrale di Spira oppure quella di Durham.

In Lombardia e in Val Padana, il Romanico si afferma precocemente e in modo particolare grazie alla posizione
geografica che consente stretti rapporti con l’Europa centro – settentrionale.

ITALIA SETTENTRIONALE

CHIESA DI SANT’AMBROGIO, MILANO, 1088 – 1099


La pianta ci presenta un quadriportico rettangolare con volte a crociera che troviamo anche internamente alla
basilica. La navata centrale è scandita da campate (tre cupole) con navatelle da sei campate.
La monumentale facciata è allungata e di conseguenza anche l’atrio; modello tipico della Roma paleocristiana.
Su tutto il quadriportico abbiamo un arco a tutto sesto ripetuto; la facciata è a capanna.
La presenza dei campanili è simbolica > siamo in un periodo in cui il campanile svolgeva un ruolo politico ma anche
religioso.
L’interno è tipico del romanico lombardo > enormi decorazioni scultoree su portali e lunette; grandi volte a crociera
con nervature e pilastri compositi; motivo dell’archeggiatura ceca; campate a doppie arcate.

SAN MICHELE, PAVIA, XII SECOLO


Ha subito vari restauri.
Monumentale facciata a capanna con un impianto centrale basilicale a tre navate.
L’interno coperto da volte a crociera.
La facciata è tripartita > ingressi strombati.
Cupole con aperture bifore sul primo registro.
Altro esempio di romanico lombardo.
BASILICA DI SAN MARCO, VENEZIA, 1063 – 1094
Esterno rimaneggiato (del Duecento) > in origine era senza
marmi. Qui vediamo i Tetrarchi che vengono reimpiegati nella
facciata: siamo durante la quarta crociata, nel 1204, durante la
“cosiddetta crociata deviata su Costantinopoli”; in parte sono i
mercanti che portano oggetti come questi per ornare la Basilica.
È il movimento di questi oggetti bizantini – islamici che
determinano spesso le costruzioni di questi edifici.
È una basilica monumentale.
Tuttavia, il Doge, committente della basilica, decide di costruirne
una prima del 1204: la prima basilica viene costruita per
conservare le reliquie di San Marco tra l’828 e l’829; nell’827 le
reliquie vengono portate via agli arabi per paura di perderle e anche perché ricordiamo che il quel periodo Venezia
stava nell’area influenzata da Grado e dall’altra parte vi era Aquileia che vantava di essere stata evangelizzata da San
Marco ed era appoggiata dai Carolingi > titolo patriarcale. Con la figura del Doge Venezia diventa indipendente e San
Teodoro viene rimpiazzato da San Marco. Venezia da quel momento si inizia a contendere il primato con Aquileia.
La pianta della basilica ricorda molto quella di Santi Apostoli di Giustiniano; la Basilica di Venezia ha il presbiterio
tipico occidentale.
L’interno è interamente decorato da mosaici.
La cupola dell’ascensione > databile 1170 – 1180; i modelli sono quelli ravennati > Cristo pantocratore su un pliteo
stellato con tematiche bizantine ma vi è notevole realismo.
Cristo è in una dimensione celeste con l’oculo della cupola
che si apre verso il cielo; gli angeli alati celebrano
l’ascensione di Cristo; vediamo poi una Vergine orante tra
due angeli che ha il compito di catturare l’attenzione del
fedele verso Cristo; abbiamo poi Pietro e Paolo che guidano il
corteo di apostoli. Gran uso di linee marcate e lumeggiature
chiare; i volumi sono costruiti e vi è grande movimento.

BASILICA PATRIACALE, AQUILEIA, 1031


Facciata a salienti.
Finestre bifore con oculo monumentale.
Vi è un monumentale transetto che si concentra sulla zona presbiteriale.
Gli archi li possiamo associare ad uno stile successivo, il Gotico.
Sulla cripta abbiamo numerosi affreschi > decorazioni con velari, finto marmo: vedi il martirio dei SS di Aquileia; in
Deposizione di Cristo vediamo figure molto semplificate così come lo
sfondo; non vi è più una Vergine che trionfa sulla morte ma è più
umana, è sofferente. Vi sono forti richiami alle icone. C’è grande
pathos con la mano della Vergine che tocca la ferita di Cristo e il
sangue che sgorga. Accanto troviamo San Pietro e San Giovanni che
sbuca con le mani portate al volto. Abbiamo sentimenti di dolore,
sofferenza, e il pianto che diventa simbolico a partire da questo
momento.
Lungo l’ingresso troviamo la Consacrazione di Ermagora > richiama i modelli paleocristiani come allusione ad
un’epoca lontana. Opera che è una sorta di manifesto del primato di Aquileia contro Venezia.

DUOMO DI MODENA, 1099


La solidità dell’edificio è il riflesso della solidità della fede.
È opera di Lanfranco.
Abbiamo dei cibori sulle colonnine che vanno così a sostituire un avamporto.
Archeggiature ceche e loggiati con capitelli lievemente scolpiti.
Monumentali navate e grande area presbiteriale per la deposizione di San
Geminiano.
Architettura armoniosa nel complesso.
Presso l’abside abbiamo l’epigrafe con due santi che proteggono essa >
simbolo di immortalità.
Rilievo facciata Wiligelmo > scene della Genesi: episodi in cui Caino e Abele
offrono dei doni al redentore in trono; ispirazione ai modelli romani antichi.
DUOMO DI FERRARA, LUNETTA DEL PORTALE, 1135
Vengono qui depositate le reliquie di San Giorgio.
Attorno al portale principale abbiamo una decorazione scultorea:
San Giorgio raffigurato come un cavaliere dell’epoca con spada e
lancia.
Sul lato del Duomo abbiamo gli statuti della città > siamo durante
l’età dei Comuni.
L’artista è Nicolò.

CHIESA DI SAN ZENO, VERONA, XII SECOLO


Facciata a salienti dal profilo spezzato.
Archeggiature ceche.
Facciata tipica in marmo bianco.
Viene ripresa la tradizione paleocristiana.
Attorno al portale e la lunetta abbiamo delle scene con policromia; scene
vita di Cristo nel portale e nella lunetta San Zeno che benedice le milizie
cittadine > tema di benedizione e protezione.

ITALIA CENTRALE

CAMPO DEI MIRACOLI, PISA


Vediamo tutta una serie di edifici costruiti in età
diverse: il Duomo; il Battistero; la Torre Campanaria.
Duomo > la pianta è a forma di croce latina. Il
transetto è monumentale. La cupola ha una forma
ellittica con terminazione globulare: forte richiamo al
mondo islamico. Il Duomo di Pisa celebra la potenza
militare navale della città, la quale è una delle grandi
potenze marinare. Vediamo anche che il braccio
longitudinale dell’edificio inizialmente era breve e poi
viene allungato; i bracci del transetto si chiudono con
abside. La facciata presenta l’iscrizione che contiene
la consacrazione del Duomo. Dobbiamo dire poi che
l’edificio viene costruito a partire dall’abside. I vari registri sono intervallati da quattro loggiati. Anche la facciata
verrà allungata (come possiamo vedere dalla colorazione diversa del marmo). Al vertice dell’abside vediamo una
statua in bronzo di un grifone > è un bottino di guerra che viene reimpiegato > simbolo di vittoria e di estrema
bellezza. L’edificio ci presenta ben cinque navate e le colonne sorreggono le archeggiature. Vediamo poi il matroneo
a loggiato che è tipico del romanico dell’Italia settentrionale. La pianta è paleocristiana e la bicromia è del toscano
romanico. Varie iscrizioni sui pennacchi ci mostrano decorazioni che seguono modelli tardo antichi e paleocristiani >
vediamo qui il nome del restauratore della facciata, Rainaldo. Infine, vediamo le porte in bronzo > opera di Bonanno
Pisano. Sono sul portale del Duomo. Sulle formelle superiori abbiamo Gesù e la Vergine in trono; sulle formelle
inferiori abbiamo apostoli che si alternano a palmette. È presente anche l’Annuncio ai pastori, i quali hanno un
copricapo orientale e stanno di fronte a due angeli: sono al di sopra di una grotta a semicerchi dove all’interno vi è la
scena relativa alla Natività > modelli bizantini/paleocristiani > la capacità dell’artista di combinare due scene in
un’unica rappresentazione.
Battistero > l’artista è Diotisalvi (1152). Ha una pianta semicircolare. La cupola centrale è sorretta da pilastri. Appare
come un edificio Gotico nella parte superiore.

Torre Campanaria > i primi quattro ordini sono databili tra il 1173 e il 1178. Il quinto, il sesto e il settimo ordine sono
degli anni Sessanta del Duecento. La cella campanaria è del 1360-1370. La pendenza è
dovuta al terreno sabbioso e argilloso con una notevole quantità d’acqua sotto. La cella
campanaria è decentrata per conferire maggiore stabilità all’edificio interno. Vi è influenza
ravennate-bizantina sul primo registro.
I modelli di Pisa li troviamo in Sardegna > Santissima Trinità di Saccargia e San Pietro di Sorres. Questo perché Pisa
aveva stretti rapporti con la Sardegna.

BATTISTERO DI SAN GIOVANNI, FIRENZE


Pianta tipica del Battistero. Vengono utilizzati il marmo di Carrara e il marmo
serpentino verde di Prato. Tutta la composizione e decorazione esterna da un
effetto ordinato. Per quanto riguarda l’interno segue il modello del Pantheon;
abbiamo lastre in marmo bianco/marmo verde come incorniciatura; il pavimento
ci mostra un rosone monumentale che si divide in un rosone centrale e uno più
esterno a fare da cornice: uso della bicromia con marmo bianco e marmo scuro e
la decorazione a trafori ricorda quella di Ravenna.

Altri esempi possono essere la chiesa di San Miniato al Monte, sempre a Firenze, oppure Sant’Andrea a Empoli.

SANTA MARIA IN TRASTEVERE, ROMA, 1140


Siamo praticamente dopo il periodo della lotta per le investiture.
La facciata presenta un ornamento a timpano. L’interno è
decorato da marmi di spoglio con colonne e capitelli che
provengono dalle Terme di Caracalla: tutto ciò si lega ad
Innocenzo II. Sull’abside abbiamo modelli paleocristiani e
carolingi > tuttavia qui abbiamo una Vergine in trono con Cristo
mentre viene incoronata. La vergine ha la stessa posa delle icone;
all’estrema sinistra abbiamo papa Innocenzo II con il modellino
della chiesa e la mano di Dio che incorona Cristo in trono; al di
sotto vi sono le pecorelle che vanno verso l’agnus dei.

SAN CLEMENTE, ROMA, 1120 ca


Sul mosaico absidale vi sono modelli ancora paleocristiani; figure di
uomini di chiesa come, per esempio, monaci; vediamo qui la prima
crocifissione in un mosaico a Roma; la mano di Dio che incorona
Cristo in croce. Sulla Basilica inferiore abbiamo la geografia di San
Clemente > la scena relativa al suo martirio.
Gli affreschi di San Clemente presentano diversi registri nella
rappresentazione, diversi registri stilistici per comunicare diversi
messaggi.

MIRABILIA URBIS ROMAE, 1145 ca


È una fonte attribuita a Benedetto Canonico di San Pietro ed è un documento che si suddivide in tre parti:
- Elenco di strutture pubbliche organizzate per categorie > poti, palazzi, archi….
- Leggende e racconti associati a diversi e importanti monumenti
- Lista di edifici antichi in ordine topografico > dal Vaticano al Trastevere

NARRACIO DE MIRABILUS URBIS ROMAE


Altra fonte importante
Attribuita a magister Gregorio > non è dunque di produzione romana ma sicuramente inglese
Ci parla del Sarcofago di Adriano per la sepoltura di Innocenzo II (1143) > è il pontefice che fa una grande mostra di
materiale reimpiegato dalle Terme di Caracalla.
È uno scritto sotto forma di epistole ad amici in patria. Magister Gregorio è molto interessato al mondo antico: ci
descrive uno Spinario in bronzo > nudità imbarazzante e non eroica; un soggetto che si toglie la spina dal piede viene
ridicolizzato. Vediamo altre opere come la Venere che si copre il pube e il petto. Descrizione anche di figure eroiche
nel Pantheon > nudità eroica.

BADIA DI SANT’ANGELA, SIENA, post 1118


Abbiamo un edificio con deambulatorio in un ambiente estremamente bello naturalistico. La pianta dell’edificio è
tipica del romanico transalpino (in Francia) > rarità i Italia. I materiali utilizzati provengono dalla Terrasanta. L’interno
presenta un matroneo tipico del romanico lombardo; sulla basilica vediamo un’iscrizione che ci permette di capire la
data dell’edificio. Anche sul portale principale abbiamo un’iscrizione: il promotore e amministratore del cantiere è
Azzo dei Porcari. Nel secondo capitello della navata abbiamo San Daniele nella fossa dei leoni > opera molto vivace
con questi leoni che stanno azzannando San Daniele > l’artista è Maestro di Cabestany.

ITALIA MERIDIONALE:

CHIESA DI MONTECASSINO
Abate Desiderio fonda questa chiesa. Il fondatore acquista marmi antichi da Roma per costruire l’edificio > impresa
importante in quanto vengono fatti venire vari mosaicisti per decorare la chiesa > testimonianza è la Cronica di
Leone III.
In una realizzazione vediamo Desiderio con il nimbo quadrato che reca un codice a San Benedetto, il santo fondatore
dell’edificio > rappresentazione manifesto di questa grande impresa edilizia. In basso a questi vediamo varie chiese
che dipendono dal Monastero.
La pianta, realizzata da San Gallo il Giovane, databile al XVI secolo, presenta una recinzione presbiteriale in marmo,
vari altari nella zona presbiteriale, due colonne che sostengono l’arco absidale e due altari in questi ambienti absidali
> sono delle aggiunte da parte di San Gallo.
Infine, il pavimento prende modelli da Costantinopoli.

CHIESA ABBAZIALE DI SANT’ANGELO IN FORMIS, 1072 – 1087


“in Formis” in quanto passano le arcate degli acquedotti romani.
La chiesa si inserisce sul perimetro dell’antico Tempio di Diana Tifatina.
La scelta di questa tipologia di edificio come un richiamo all’età paleocristiana, alle prime immagini di Cristo, alla
semplicità, lo si fa con un’ideologia politica-spirituale/religiosa.
Nell’abside abbiamo scene del Vecchio e Nuovo Testamento: Cristo su un trono gemmato; lo sfondo è azzurro
marino; San Michele (a lui è dedicata la Chiesa) è vestito all’antica; Desiderio con il modellino della chiesa.
Anche le colonne sono decorate da affreschi.
Sulla controfacciata abbiamo una rappresentazione di Cristo in trono che indica il Congresso del Tribunale al
momento del Giudizio; sopra abbiamo gli angeli che suonano le trombe e annunciano la fine dei tempi; vediamo altri
angeli che accolgono i fedeli in paradiso e dall’altro cacciano i dannati.

BASILICA DI SAN NICOLA, BARI


Nel 1071 i Normanni di Roberto il Guiscardo conquistano Bari.
Nel 1087 arrivano le reliquie di San Nicola in un momento in cui il Vescovo non era a Bari e perciò vengono date a
Vescovo Elia.
L’edificio ha una facciata a spioventi.
Archeggiature ceche ad incorniciare la composizione della facciata.
All’interno vi sono tutta una serie di matronei e delle arcate che fungono da diaframma;
è conservata la cattedra di Sant’Elia > abbiamo un’articolazione a trafori con un rilievo molto basso e vari animali
quali leoni, grifoni, aquile; i telamoni sorreggono la cattedra: hanno volti disperati e
provati dallo sforzo immane a sorreggere la cattedra; richiamano i modelli bizantini.

CATTEDRALE DI OTRANTO, 1165


Pavimento musivo > pavimentazione romana antica e bizantina.
Siamo nel periodo della conquista Normanna della Puglia.
Pavimento si lega al re Guglielmo.
Iscrizione con la data all’ingesso del pavimento.
Ricordiamo che quando i Normanni arrivano cercano un’integrazione per la
loro arte > basta guardare l’iscrizione dove vi sono lingue mescolate (cultura
greca + cultura bizantina + cultura araba). Nell’area del transetto,
presbiterio e abside si estende in pavimento.
Nel pavimento abbiamo raffigurato: elefanti all’ingresso dal mondo arabo; vi
sono rami che si estendono formando motivi a cerchio; scene dal Vecchio e
Nuovo Testamento; scene tratte da romanzi cavallereschi: scene di
Alessandro Magno, in particolar modo l’ascensione del sovrano con i due
grifoni che lo portano nei cieli. Abbiamo poi sene tratte dallo Zodiaco: sono
scene di fatica, di lavoro; scena relativa alla celebrazione di re Guglielmo.
Interessante la figura dell’Atlante.

Abbiamo in questa cattedrale un manufatto: Codex Exultet > raffigurato il Vescovo con un’aureola quadrata con il
pastorale e seduto su una cattedra; il Vescovo, assieme ad un diacono, sta su un pulpito. In questa scena spicca il
candelabro con il cero pasquale che ricorda il Candelabro di Bernward: celebra la resurrezione del Signore. L’interna
struttura architettonica sullo sfondo si va a connotare come una monumentale chiesa dov’è resa la suddivisione in
navate. Sopra a questa miniatura abbiamo un’iscrizione.

Guardiamo un altro manufatto (XIII secolo) > momento della cerimonia con un gran uso dell’oro nella decorazione e
composizione. Al di sopra di questa raffigurazione abbiamo una figura femminile che sta allattando un animale
selvatico ed un cervo: non è altro che una sorta di personificazione della Terra, la quale viene benedetta dalla mano
di Dio (come vediamo sullo sfondo la mano di Dio che sbuca dal cielo) > tema della resurrezione, del trionfo della
Terra.
IL “ROMANICO” IN SICILIA

Abbiamo una straordinaria commistione di elementi eterogenei con marmi bizantini e islamici, simbolo di
dominazioni politiche e contatti.

Dal VI fino agli inizi del IX secolo abbiamo l’Impero Bizantino.

826 > conquista islamica.

1061 > inizio conquista Normanna.

SAN GIOVANNI DEGLI EREMITI, PALERMO, 1130 ca


Vi è un rimando all’architettura araba.
Dimostra come vi erano maestranze presenti nel territorio già da prima.

LA CUBA
Edificio che recupera l’architettura Normanna per le archeggiature ceche e l’interno è influenzato dalla cultura araba.
Monumento per Guglielmo II.

LA ZISA
Edificio presenta archeggiature ceche a registri; di influenza araba; interno mescola mosaici bizantini e arabi.

LA CAPPELLA PALATINA
Viene consacrata nel 1140.
Abbiamo colonne di spoglio così come anche i capitelli.
È la cappella del sovrano ed è ricchissima nella
decorazione dei mosaici > vi sono maestranze bizantine.
La pianta è basilicale e la pianta centrale è di influenza
bizantina. Il pavimento è in opus sectile. Abbiamo poi il
soffitto a muquarnas > pienamente decorato con motivi
legati alle delizie del sovrano; nell’abside vediamo il
Cristo Pantocrator benedicente alla greca: un Cristo
creatore di tutte le cose; un’immagine monumentale e
quasi trasfigurata dalla luce; un Cristo autoritario. A
circondare Cristo abbiamo un’iscrizione che mescola
latino e greco > dall’iscrizione capiamo che questo è un Cristo onnipotente, un Cristo che è padre e Figlio in un’unica
persona.
Nel presbiterio > Ingresso di Cristo a Gerusalemme: sono immagini che celebrano l’umile onnipotenza di Cristo, il
quale viene celebrato come un sovrano. Questi mosaici presentano un’elevata qualità con integrazione di linguaggi
arabi e bizantini.

DUOMO DI CEFALU’, 1131


Viene fondato da Ruggero I.
Presenta un’architettura Normanna per le torri nella facciata; le
archeggiature provengono dal mondo arabo; le arcate interne sono del
mondo romano; la parete in fondo presenta mosaici e nell’abside il Cristo
pantocratore come modello tipico di un sovrano > rispecchia i sovrani
Normanni.
DUOMO DI MONREALE, XII SECOLO
Sulla navata e controfacciata: scene del Vecchio
T.
Sul transetto: scene del Nuovo T.
Fondato come mausoleo dinastico da Guglielmo
II.
Sforzo decorativo importante > motivi
archeggiature ceche all’esterno; archi ogivali con
colonnine con motivi decorativi arabi.
Nell’abside abbiamo un Cristo pantocratore con
l’uso di lumeggiature d’oro tipico dell’arte
islamica.
Porta in bronzo di Bonanno Pisano > databile al
1186. Densità di dettagli e decorazioni raffinate.
Siamo in una dimensione spaziale-temporale. Realizzazione di una parte dell’edificio ad opera di un altro artista:
significa che in questo periodo del Medioevo abbiamo un importante movimento artistico-culturale e avviene così lo
sviluppo delle officine.
Interessante notare anche il Chiostro del Duomo > composto da ben 228 colonnine. Mescolanza di scultori locali,
transalpini e dell’Italia settentrionale.

BENEDETTO ANTÈLAMI
Uno tra i più importanti scultori “italiani” della seconda metà del XII secolo.

DEPOSIZIONE, CATTEDRALE DI PARMA, 1178


Abbiamo un Cristo in croce: la croce è in legno, un
simbolo di tortura. A contornare la scena abbiamo
motivi a rami che si intrecciano, quali girali e pita-morfi.
Accanto a Cristo vi sono da un lato figure positive: la
Vergine, San Giovanni Evangelista, le pie donne; ai piedi
di Cristo vi è una figura che regge su una mano un
vessillo e sull’altra la coppa per il sangue di Cristo;
vediamo poi una figura che bacia il costato di Cristo e
che lo toglie dalla croce/l’altra figura con la scala > sono Giuseppe e Nicodemo. Le figure dall’altro lato sono quelle
negative: in basso i soldati si dividono le vesti di Cristo, poi vediamo le figure più vicine a lui che sono un centurione,
il quale ha ferito Gesù con la lancia; sopra Cristo l’allegoria della Sinagoga (l’altra è la Chiesa, dalla parte delle figure
positive). In questa composizione vi sono forti richiami al mondo antico: vediamo la raffigurazione del Sole e della
Luna. Per questo ci troviamo di fronte ad un artista che recupera un certo classicismo. Vediamo poi come la croce
dove sta Cristo fa da spartiacque; i personaggi assumono posizioni analoghe tra loro; deriva un grande equilibrio e
ordine; l’attenzione ricade sul Cristo in croce.
L’opera può assumere senz’altro un significato politico-religioso > siamo nel momento in cui il potere del pontefice
trionfa su Federico Barbarossa.

BATTISTERO DI PARMA
L’iscrizione ci dà l’informazione sull’inizio dei lavori > 1196
L’esterno presenta una pianta ottagonale. Abbiamo tre portali e arcate
cieche sul livello basso, mentre sul livello superiore abbiamo quattro
piani di loggette. Interessante notare il potale della Vergine > vi sono
colonnine grandi e colonne grandi che sorreggono vari tipi di archi; gli
stipiti sono decorati dai dodici figli di Giacobbe e dall’altro lato
decorazioni con i dodici figli di Jesse. Sull’architrave abbiamo scene
relative al Battista: Battesimo di Cristo, una scena molto intima;
banchetto di Erode; martirio del Battista. Sulla lunetta del portale vi è la
Vergine in trono; a destra abbiamo l’adorazione dei magi; a sinistra
l’Annuncio a Giuseppe.
Il battistero viene realizzato con i cittadini, il clero, il Vescovo, l’artista stesso > committenza corale.
Sull’archivolto abbiamo immagini di profeti che siedono su rami e reggono immagini di apostoli.
Portale occidentale > il tema è quello della redenzione. Vi sono opere di misericordia sullo stipite sinistro; parabola
della vigna e le età della vita sullo stipite destro: tema del lavoro, dello scorrere
del tempo. Sulla parte superiore abbiamo angeli che con le trombe annunciano il
Giudizio; vi è poi il Cristo in trono: compie da un lato un gesto di misericordia e
dall’altro un gesto di giudizio.

Portale meridionale > forse l’ingresso per bambini e padrini. Abbiamo


un archivolto all’antica con motivi vegetali decorativi; in semi-lunette
abbiamo raffigurato da un lato figure su delle bighe (il Giorno) e
dall’altro le stesse figure che simboleggiano la Notte > idea dello
scorrere del tempo. Al centro di questa raffigurazione abbiamo un drago
minaccioso nei confronti di un fanciullo su un albero > fanciullo ignaro
dei pericoli, delle tentazioni del peccato; oppure simboleggia il fatto che
lui è dedito al piacere; o è un’allusione al Battesimo  vedi leggenda di
Barlaam.
All’interno dell’edificio vi è il CICLO DEI MESI > decorano gli interno del Battistero > figure semplici che si ispirano ai
modelli antichi; momenti di vita agricola; segni dello Zodiaco: si legano al tema dello scorrere del tempo.

Cupola del Battistero > affreschi databili alla metà del XIII secolo; la cupola è composta da vele che si intervallano a
scene di apostoli, simboli di evangelisti, Cristo in trono tra la Vergine e il
Battista, storie di Abramo. Qui vi è una mescolanza di aree culturali
diverse: decorazioni bizantine. Le varie figure sono inserite in nicchie
rettangolari; figure di scorcio che danno l’idea del movimento.

SCULTURE DI SALOMONE E REGINA DI SABA


Conservati al Museo Diocesano di Parma.
Forte dialogo tra i due.
Simbolo di giustizia.
Modellate all’antica.

L’ARCHITETTURA GOTICA
Il termine “gotico” indica l’arte del XIII e del XIV secolo. Tuttavia, è un termine privo di significato storico o
riferimento reale alla popolazione nordica dei Goti.
La parola viene coniata durante il Rinascimento e vuole significare genericamente ‘barbaro’ o ‘selvaggio’ e dunque
distruttore della tradizione artistica classica.
Il Gotico si sviluppa a nord delle Alpi e dunque rimane un’arte tipica di quelle zone anche nella più tarda cultura
ottocentesca.

Le caratteristiche del Gotico:

- Facciata a due torri


- Rosone in facciata
- Portali strombati
- Vetrate fondamentali per il ruolo della luce
- Verticalismo con l’uso dell’arco a tutto sesto acuto
- Volte a crociera
- Contrafforti esterni
- Coro a cappelle radiali per uno spazio più dinamico e vibrante

SAINT DENIS
Chiesa abbaziale destinata al mausoleo dei re di Francia.
La facciata ed il coro vengono ricostruiti tra il 1140 e il 1144 al tempo dell’abate Sugger.
Estetica importante della luce.
Valorizzazione dei materiali.
La pianta dell’edificio > dinamicità.
La luce come manifestazione di Dio e un mezzo per elevarsi verso Dio > simbolo
dell’ascesa spirituale.

NOTRE DAME
I portali sono strombati e riccamente decorati.
Il rosone è monumentale.
Le finestre presentano aperture monumentali con la luce che gioca un ruolo simbolico
importante religioso-spirituale.
Il portale centrale è di alto livello decorativo e realizzativo > tema dell’incoronazione della
Vergine; tema della Dormitio Virgis; tema delle statue a colonna: vanno proprio a
connotarsi come colonne.
Sul retro dell’edificio abbiamo archi rampanti e contrafforti che diventano archi.

CATTEDRALE DI REIMS, LASTRA TOMBALE


Dove vediamo l’architetto al centro in un trono monumentale, in questa nicchia a baldacchino
> Hugues Libergier.

NOTRE DAME DE CHARTRES


Portali strombati molto sviluppati.
All’interno vi è un notevole verticalismo con volte a crociera acute.
SAINTE CHAPELLE
Viene consacrata nel 1248.
Iniziata nel 1246.
Commissionata da Luigi IX come cappella palatina e
monumentale reliquiario per custodire la corona di spine, un
frammento della croce e altre reliquie della Passione di Cristo:
tutte acquisite a Costantinopoli.
Sulla cappella inferiore abbiamo un monumentale verticalismo
e un enorme tabernacolo per le reliquie.
La luce divina penetra dalle vetrate > il tutto va a connotarsi
come un’opera pittorica.

L’ARCHITETTURA CISTERCENSE
È una variante del Gotico. Ricordiamo che i Cistercensi sono un ordine che viene riformato dai Benedettini e che
nasce nel corso del IX secolo a Citeaux in Borgogna, al fine di riportare la regola di San Benedetto.
Tra i nomi più importanti ricordiamo Roberto di Molesme, fondatore dell’abbazia di Citeaux, la quale verrà affiancata
da quattro nuove abbazie: La Ferte; Pointigny; Claivraux; Morimoud. Altro personaggio importante dell’architettura
cistercense è Bernardo di Chiaravalle, abate di Claivraux.
Il modello dell’architettura cistercense verrà ripreso in seguito nei secoli XII e XIII.

Le caratteristiche di questa nuova architettura sono:

- Una rigorosa costruzione modulare quadrata.


- Navate laterali a crociera e quelle centrali a semi botte.
- Motivo quadrato per il chiostro, sala capitolare, dormitorio. Vi sono altri ambienti spesso destinati alla
cucina, refettorio.
- Le abbazie cistercensi sorgono in prossimità di aree paludose e dunque fuori la città.
- Si caratterizzano per l’architettura gotica ma con caratteristiche nuove volte a simboleggiare la religione
cristiana.
- No all’arte figurativa all’interno di questi monumenti: considerata come vanità, distrazione e spese inutili.
- Vetrate tipiche gotiche.

ABBAZIA DI FOSSANOVA, FROSINONE, 1208


Pilastri polistili che sorreggono archi monumentali. Abbiamo grandi aperture
sulle finestre: allusione alla luce pure divina che appunto entra e illumina l’intero
edificio. Come vediamo, il resto, cioè l’interno, è scarno, spoglio, privo di
immagini sacre. Canoni di questa ideologia sono l’uso dei marmi semplici.

Un’altra realtà di questo periodo, ma diversa dai cistercensi, se non in opposizione a questi, sono i cosimati: si tratta
di oltre sessanta artisti attivi a Roma e nel Lazio e che spesso ci presentano opere firmate. Questi producevano altari,
cibori, monumenti sepolcrali, iscrizioni (su plutei o pulpiti). Stanno al servizio di una committenza papale e sono
consapevoli della loro capacità nella manifattura. Presentano una grande conoscenza dell’antico: sculture classiche.
Rielaborano l’antico, il paleocristiano. Vediamo, dunque, opere che sono rimaneggiate dall’antico e ‘rinnovate’.

PAVIMENTO DI SAN CLEMENTE, ROMA, 1120 ca


Alcune recinzioni sono della Roma bizantina.
Abbiamo, come possiamo notare interventi interessanti che testimoniano
cambiamenti notevoli di stile.

LASTRA CON STORIE DI ACHILLE


Come vediamo, i cosimati hanno ritagliato questa lastra e la trasformano inserendola in una forma quadrata e
aggiungendo tessere colorate e l’uso del porfido. Hanno usato questo oggetto come pulpito per una chiesa
medievale. Personaggi come Achille ed Ercole diventano simbolo di virtù, simbolo di forza. Dunque, un’operazione di
adattamento partendo dall’antico.

CHIESA DI SAN LORENZO FUORI LE MURA


La vediamo da un’incisione del 1690. L’ambone qui è un latro esempio di rimaneggio e riadopero dall’antico da parte
dei cosimati.

Ancora altri esempi li troviamo nelle navate e capitelli della Chiesa di Pelagio II, oppure nel capitello di Onorio III che
presenta uno stile ionico (questo nella bottega del Vassallo).

CANDELABRO DI SAN PAOLO


La decorazione presuppone l’uso del trapano. Vi sono figure femminili, proto-colonne,
sfingi, leoni. Vi sono scene della passione e il Cristo in mandorla. Grande riferimento
all’arco di Costantino e a sarcofagi paleocristiani. Anche la crocifissione riprende un
modello paleocristiano.

CHIOSTRO BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA


Il committente è un cardinale importante, Pietro da Capua e Giovanni
Caetani.
È un chiostro che San Bernardo (cistercense) avrebbe condannato per
le immagini sacre.
Abbiamo archeggiature levigate, colonnine a spirale e capitelli
compositi.
Vi è una raffinata iscrizione su fondo oro con i nomi dei committenti.
Motivi a cerchi rettangolari uniti ad un motivo di maglie di trasmissione. La modanatura presenta protoni leonine e
vari motivi geometrici al di sotto di queste.
Mosaico dell’agnus dei al di spora dell’iscrizione.
Realizzazioni all’antica di varie colonne.
L’edificio, inoltre, che ci dice la funzione: preghiera, studio.

CHIOSTRO DI SAN GIOVANNI IN LATERANO


Abbiamo sfingi all’ingresso del chiostro.
Solite immagini sacre che i cistercensi avrebbero condannato.
Sfingi che si ispirano a Roma.

ALTARE DI AUGUSTO A SANTA MARIA ARACOELI, ROMA


Nel transetto si trova un sarcofago in porfido, l’altare di Augusto.
Al di sotto abbiamo la fronte della confessione > manufatto molto interessante. Decorazioni con l’uso del trapano e
vari motivi a stelle. Centrale abbiamo un agnus dei: motivi all’antica con intrecci di fogliame.
I capitelli sono all’antica.
Ai lati dell’archivolto abbiamo Augusto che si inginocchia pronto ad accogliere il bambino Gesù (lui con la vergine
dall’altro lato). Inondazione divina decorativa davanti ad Augusto: chiaro messaggio cristiano.

SAN CLEMENTE, ROMA, XII SECOLO


Cattedra semplice. Lastra antica che viene reimpiegata per costituire questa cattedra.

SANTA MARIA IN COSMEDIN, CATTEDRA DI CALLISTO II, 1123


Reimpiego di elementi quali leoni (modelli antichi). Sullo schienale, in prossimità della testa del Vescovo, abbiamo
una monumentale aureola.

CATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA


Decorazione ad affresco con scene legate all’ambito circa scientifico. Abbiamo qui una volta con al centro una piccola
figura di uomo nudo; abbiamo il macrocosmo e il microcosmo: unione dei due, unione dunque dell’universo e
dell’uomo. Vediamo poi raffigurate le stagioni e poi le quattro età dell’uomo. È chiaramente un programma molto
complesso.

CATTEDRALE DI ANAGNI, CRIPTA, 1231


Abbiamo raffigurato il dialogo tra Ippocrate e Galeno. Capiamo il significato di carattere scientifico con la presenza di
varie ampolle grandi e piccole. I due personaggi stanno in trono e sono autorevoli. La presenza di questi
scienziati/filosofi dà l’idea di voler incapsulare la scienza all’interno del Creato: riassumere macrocosmo e
microcosmo nella creazione del tutto.

CICLO DI SILVESTRO E COSTANTINO, CHIESA DEI SS QUATTRO CORONATI


Vediamo Costantino che dona Roma al Vescovo e anche l’intero mondo occidentale. L’imperatore dona al pontefice
il simbolo del potere spirituale: la corona.
Costantino è inferiore al pontefice: si sta quasi inginocchiando.
In un’altra scena abbiamo Costantino che tiene le redini del cavallo del Vescovo: idea di protezione al Vescovo.
Abbiamo chiaramente un messaggio politico in una visione papale.
Sempre in questa chiesa interessante è il ciclo pittorico che è monumentale: ciclo profano, civico, privato.
Aula gotica > databile al 1250. Abbiamo qui un ciclo importante per la qualità pittorica. Abbiamo varie volte a
crociera in questo ambiente monumentale. Lo stile, come vediamo i un dettaglio che raffigura Cristo, è di tradizione
bizantina ma il volto presenta un’espressione accentuata secondo un indirizzo Gotico. La parete dell’aula è circa
danneggiata (vediamo la campata). Nelle cornici vediamo telamoni che sorreggono le volte (cornici antiche
rielaborate). Nel registro inferiore abbiamo figure nude che sorreggono stoffe e che richiamano l’antico. Nella parte
bassa del registro inferiore abbiamo una scena che si svolge da sinistra verso destra: è il ciclo dei mesi; il registro
superiore presenta allusioni e allegorie alle arti liberali (come vediamo da vari strumenti musicali). Grande
raffinatezza (un grande esempio è il mese di maggio). La volta molto danneggiata presenta le personificazioni delle
stagioni; paesaggio miolitico al di sotto con lo zodiaco sopra. Sulla parete ovest della campata sud abbiamo il ciclo
dei mesi da gennaio ad aprile e le arti liberali (geometria e grammatica); nel ciclo dei mesi abbiamo una grandissima
attenzione alla cornice. Sulla campata sud (parete est) abbiamo un altro ciclo dei mesi (da settembre a dicembre); in
una lunetta abbiamo il dio Mitra. In un’altra lunetta troviamo simbologie del Sole e della Luna. Dall’altra parte vi è la
personificazione del Fiume: motivi ricorrenti a Ravenna, nel Battistero degli Ortodossi. Un altro dettaglio ci mostra
una piccola figura che gioca con la cornice: sembra quasi che voglia uscire da questa cornice in un modo scherzoso.
Nella volta della controfacciata abbiamo una scena che ricorda figure antiche; incorniciatura con motivi vegetali.
Nella campata nord abbiamo figure di arcieri che sembrano giocare con i veli (vedi registro inferiore); nel registro
superiore abbiamo archeggiature che racchiudono figure più grandi: sembrano dei militari che però hanno un
manto: sono delle personificazioni di Virtù che hanno sulle spalle il proprio rappresentante e che stanno
schiacciando il vizio opposto (anch’esso con il proprio rappresentante).
Al centro della parete abbiamo Salomone: capiamo la funzione di quest’aula, forse di giustizia dato che Salomone la
rappresenta. La presenza di un certo Stefano Conti da meglio l’idea di una funzione dell’aula legata alla giustizia: lui
ha svolto qui all’epoca funzioni di giustizia con la curia.

FEDERICO II: ARTE FEDERICIANA

Alcune statue ci presentano la concezione del potere di Federico II: lo troviamo scolpito con la toga, autoritario,
tipico di un sovrano romano.
Nel campo specifico dell’arte animò un’intensa stagione che è tra le più fervide del Medioevo, caratterizzata da un
rinnovato interesse per il mondo antico, in particolare la memoria dell’antico impero romano. Inoltre, il sovrano
collezionava gemme antiche e medioevali.
Federico II usa pezzi antichi: promuove un’arte imperiale, dove il termine di riferimento fu Augusto. L’appropriazione
dell’eredità degli imperatori antichi era parte di un programma politico. È un’arte di una corte in quanto tutta la
produzione artistica gravita quasi esclusivamente intorno alla figura dell’imperatore.
Quest’arte presenta differenze rispetto alle riprese di modelli antichi in età carolingia e ottoniana:

 Sicuramente un primo motivo è l’estensione geografica è circoscritta al Mezzogiorno dell’Italia.


 I sovrani carolingi promuovono una cultura imbevuta di contenuti religiosi; il richiamo all’antico di Federico II
ha un carattere laico. Il patronato artistico di Federico II in direzione della chiesa e religiosità è inesistente.
 In relazione con l’antico nell’età carolingia si producevano esiti formali sensibilmente diversi rispetto ai
modelli di cui si coglieva solo l’idea; Federico II richiama totalmente l’antico.
AUGUSTALE DI FEDERICO II > opera che richiama in tutto e per tutto l’antico, la Roma imperiale. Sul verso vi è
l’immagine dell’aquila e sul recto abbiamo Federico II uguale agli imperatori antichi.

MINIATURA DAL DE ARTE VENANDI CUM AVIBUS > tema della caccia, con vari uccelli.

Il cardine del nuovo assetto politico sono i CASTELLI: troviamo ben 225 castelli e palazzi reali con un programma
costruttivo imponente. Abbiamo l’ispirazione dell’oriente bizantino e islamico e in parte abbiamo riprese di edifici
anglonormanni. Tra le varie caratteristiche di questi castelli: apparecchiatura squadrata; monumentalità; finestre che
sono oculi; criteri geometrici; torri difensive; forte simmetria; cortile interno; pianta del quadrilatero rettangolare.

CASTEL DEL MONTE, ANDRIA (PUGLIA)


Committenze legate all’ordine cistercense.
Edificio che si erge su una collina immersa nella natura.
Motivo dell’ottagono sia all’esterno che nel cortile interno.
Portale realizzato con motivi antichi.
Un edificio singolare nel complesso che avrebbe svolte funzioni di tipo residenziale, di caccia oppure una funzione
astrologica.
Capitelli, finestre bifore: dal gotico.
All’interno abbiamo una testa di un satiro: modelli antichi sicuramente con motivi gotici.

Di quest’arte possiamo parlare anche del RITRATTO: abbiamo spesso volti carichi di realismo espressivo. Modelli che
seguono quelli imperiali romani; modelli anche classici. Vediamo per esempio la testa di Lanuvio con l’idealismo di
Costantino e realismo augusteo. Vediamo anche la statua in trono di Federico II: significato palesemente politico.

NICOLA PISANO

La bottega dei Pisano è sicuramente importante ed interessante per questa innovazione scultorea del periodo. In
particolare, vediamo Nicola Pisano, il quale si è formato nell’Italia meridionale, nell’arte di Federico II ed è questa
una forte testimonianza del suo grande interesse per l’antico.
Ricordiamo che negli anni Venti e Quaranta del Duecento abbiamo due importanti cantieri che dominano: quello dei
Cistercensi e quello di Federico II. Abbiamo una serie di confronti fra Italia settentrionale, la Toscana, e l’Italia
meridionale.

PULPITO DEL BATTISTERO DI PISA


Abbiamo qui una firma: consapevolezza della capacità dell’artista che viene qui
espressa.
Parlando del pulpito, parliamo certamente di microarchitettura: gli scultori in questo
periodo sono alle prese con componenti diversi di ordine liturgico.
Questo è un esempio molto alto di pulpito in quanto questi non svolgono solo una
funzione di lettura del sermone o atti religiosi da parte del fedele, ma, soprattutto
nel 1200 e 1300, i pulpiti svolgevano funzioni di tipo politico, per esempio
raccogliere le assemblee comunali.
Il pulpito qui mostrato è esagonale con colonne su basi semplici; al centro una
colonna che poggia su telamoni; vediamo, inoltre, che nel primo livello vi sono
archeggiature trilobe con figure angolari; specchiature con gruppi di colonnine che
fanno quasi da cornici con marmi di colore diverso.
Il battistero di Pisa Viene rinnovato in questo periodo da Pisano (vediamo il secondo registro). L’artista realizza 60
piccole archeggiature sormontate da 30 cuspidi gattonate con pinnacoli: aggiornamento gotico.
Rinnovamenti interni: il pulpito: è in posizione preminente; il programma delle specchiature prevede una natività,
un’adorazione dei magi, la presentazione al Tempio, la Crocifissione, il Giudizio Universale, che sono temi chiave
della storia del cristianesimo. Nelle archeggiature del pulpito abbiamo immagini di apostoli e profeti; San Giovanni
Battista e San Michele; negli angoli tra i pennacchi abbiamo le Virtù: Fortezza e Carità. La Fortezza è resa tramite
un’immagine all’antica con Ercole: rimando importante all’antico; la Carità viene rappresentata da una matrona
romana all’antica: non abbiamo una staticità come vediamo in Ercole, ma vi è più morbidezza e un’espressività
maggiore.
Scena natività sul pulpito: abbiamo forte plasticismo e figure monumentali: la Vergine è monumentale al centro
come una matrona romana; le figure si impongono con forte senso di autoritas e sono tridimensionali, creando
contrasti chiaroscurali che vanno a giocare con le espressioni che sono sobrie e pacate. Sempre qui vi sono altre
scene quali la Lavanda, l’Annunciazione e l’Annuncio ai pastori: figure monumentali e una combinazione di ben tre
scene in un’unica rappresentazione. Per il resto, i panneggi, le barbe, le vesti sono rese con il trapano.
Scena adorazione sul pulpito: non abbiamo una commistione di scene; le figure sono quasi schiacciate dalla cornice;
la Vergine è scomposta in trono: i modelli antichi sono modellati nelle linee in chiave gotica. Ancora più palese l’uso
del trapano. Le pieghe delle vesti sono triangolari e ridondanti: accentuano la monumentalità delle figure. Vi è una
maggiore espressione sentimentale, ancora con modelli classicheggianti. Le figure sembrano emergere dalla cornice.

Il modello che Nicola Pisano ha studiato per il recupero nelle sue opere dell’antico si trova nel Camposanto di Pisa
con il mito di Fedra e Ippolito: un sarcofago che, come altri nel Medioevo, viene reimpiegato per la sepoltura di
nobili: vediamo come il nudo maschile, le proporzioni e quant’altro, sono ispirati a questi modelli che Pisano porta in
area toscana.

SCENA GIUDIZIO UNIVERSALE, PULPITO DI PISA


L’artista gioca con l’antico in modo sostanziale. Pisano lavora alla
resa del busto, muscoli, torace.
Il modello narrativo: le figure sono su spinte verso raffigurazioni
del demonio. Abbiamo immagini di putti che giocano con
maschere all’antica (motivo ricorrente nell’arte antica), che qui
alludono al demone pronto a divorare il dannato. Vediamo poi
Cristo in trono con il busto scoperto, l’aureola cruci segnata,
affiancato da una sorta di mandorla e dai quattro simboli degli
evangelisti (tetramorfo). Abbiamo un maggior affollamento di
figure difficilmente riconoscibili.

PULPITO DUOMO DI SIENA


È un’impresa familiare (non è sorprendente se guardiamo ai
cosimati): il figlio Giovanni, Lapo e Arnolfo di Cambio.
Si distingue da quello del Battistero di Pisa in quanto notiamo
sicuramente cambiamenti importanti: la componente
architettonica scompare in quanto la scultura è predominante.
L’effetto che ne consegue è quello di portare l’occhio
dell’osservatore a fare un giro completo dell’intero monumento.
Le statue angolari danno gran senso di densità e complessità. Il
pulpito sta su un’enorme base con colonne semplici; ha una
pianta ottagonale.
Scena adorazione dei magi: composizione molto diversa. Nella madonna è meno palese l’allusione alla matrona
romana antica. Abbiamo un carattere profondamente classico che si perde: le figure si fanno più minute e più
staccate dal fondo, sono più dinamiche e i volti sono molto espressivi e intensi. Il rapporto della vergine con il
bambino è cambiato: quattro piani di profondità: energia, vitalità, dinamicità della scena.
Crocifissione: volti ancora espressivi. La croce diventa ad Y circa. Abbiamo sicuramente un modello gotico: i piedi
inchiodati con un unico chiodo. Motivo che troviamo per la prima volta qui nella nostra penisola. È un cristo
drammaticamente inchiodato in croce. Il suo corpo si abbandona alla morte. Enorme drammaticità. Abbiamo un
enorme movimento centrifugo che porta le figure ad allontanarsi da Cristo. Vi è anche una forte inclinazione.

FONTANA MAGGIORE DI PERUGIA


Costituita da due vasche concentriche: la vasca inferiore è a 25 facce scolpite e
divise da colonnine; la vasca superiore ha 12 specchiature marmoree con statuette
sugli stipiti a metà di ciascun lato: ben 24 statuette. Le varie lastre sono scolpite a
basso rilievo con un programma: in basso abbiamo il ciclo dei mesi, le arti liberali,
scene del Vecchio Testamento, storia di Roma con Romolo; in alto abbiamo le
personificazioni dei fiumi e delle città, figure mitologiche, quali fondatori di
Perugia, varie personalità religiose, quali Pietro, Paolo e Lorenzo, vari santi e
personaggi biblici. Si tratta quindi di una storia che viene narrata tramite questo imponente monumento.

DUOMO DI ORVIETO
È il primo esempio di Gotico italiano, progettato da
Maitani all’inizio del Trecento.
Interno del duomo: pilastri a colonne con apparato
bicromo e archeggiature: richiama il modello della
basilica romana e non il gotico tradizionale.
Una versione romana gotica.

È questo il periodo in cui dobbiamo parlare dell’architettura degli ordini mendicanti. Gli ordini mendicanti sono
quello francescano, domenicano, le clarisse e gli agostiniani. I più importanti sono i Francescani e Domenicani: ideali
di castità, umiltà, povertà.
Troviamo dei conventi che all’inizio Francescani e Domenicani non hanno. Nel 1226, gradualmente, si ha
un’affermazione di confratelli e nascono edifici veri e propri per quest’ultimi.
Il gotico d’oltralpe si fonde con consuetudini architettoniche monastiche: impianto molto semplice all’interno.

CHIESA DI SANTA CROCE


Chiaro esempio.
Nell’attuale transetto vi erano altre chiese legate a Santa Croce.
Abbiamo archeggiature acute, capriate lignee, cappelle rettilinee lungo in transetto ed enormi finestre gotiche.

BASILICA DI SAN FRANCESCO D’ASSISI, 1228


Esempio di Gotico italiano per quanto riguarda l’architettura.
L’edificio si compone di un piano inferiore ed un piano
superiore; edificio concepito su un colle ad Assisi, in un punto
alto della città.
Le reliquie del santo arrivano nel 1230 e vengono depositate
nella chiesa inferiore.
La basilica verrà consacrata nel 1253.
Accesso su entrambe le chiese: superiore e inferiore.
Abbiamo una facciata tipica del Romanico ma con elementi tipici
del Gotico. Vi è una notevole commistione di aree italiane,
tedesche, francesi, sia nella costruzione che nell’intera composizione di stili.
L’intera basilica ha una sola navata dove, più tardi, verranno aperte delle cappelle decorate da Simone Martini.
Inoltre, la basilica ha campate con volte a crociera che sono sorrette da grandi torri semicircolari. La basilica inferiore
presenta un’aula unica con affreschi che raccontano le storie di San Francesco; affreschi che continuano nella basilica
superiore, con modelli anche gotici. La basilica inferiore ci mostra delle tavole d’altare; qui troviamo anche
decorazioni trecentesche ad affreschi. Sulla tavola vediamo San Francesco al centro monumentale con una croce in
mano e sull’altra mano un testo aperto: intorno al santo abbiamo scene che sono simboliche a fare da cornice: scene
di miracoli di San Francesco: troviamo queste immagini nelle icone bizantine: si guarda a questi modelli in quanto
San Francesco è un santo nuovo e quindi si guarda ad una tradizione già consolidata. Negli anni Sessanta e Settanta
del Duecento il santo scompare da queste raffigurazioni in quanto orma il culto francescano era consolidato.
Dunque, abbiamo un santo diverso ora, quasi speciale: si tende a raffigurare l’unicità di Francesco.
Tavole di san Francesco stanno nell’altare maggiore della basilica inferiore. Nelle tavole di Bonaventura Berlinghieri
abbiamo raffigurato le stigmate del santo: lui come Gesù fatto in persona.

GIOVANNI PISANO

È il figlio di Nicola Pisano e lo troviamo nella committenza del pulpito di Siena e nelle firme della Fontana di Perugia;
negli anni Sessanta e Ottanta è autore di un aggiornamento gotico con figure a mezzo busto nelle ghimberghe del
Battistero di Pisa.

MADONNA CON IL BAMBINO, 1275


Grande attenzione al dialogo tra e figure: dialogo molto intenso. Espressività molto accentuata, così come i
sentimenti > la vergine è il bambino sono protagonisti di un forte dialogo.
A Notre Dame de Chartres, abbiamo una Natività: quest’ultima inaugura le serie delle madonne di Giovanni Pisano e
sono imperniate sul tema del gioco degli sguardi fra la madre e il figlio.
Grande naturalezza, realismo, con la Madonna coinvolta in un rapporto intimo con il proprio bambino.

PARTE INFERIORE DELLA FACCIATA DEL DUOMO DI SIENA, 1284-97


Il programma è caratterizzato da storie della salvezza con sibille e profeti del mondo religioso, per poi arrivare a
Cristo e la Vergine. La gestualità, come possiamo osservare, è molto accentuata, con figure che si contorcono; forte
dinamismo tramite queste contrapposizioni; movimento quasi manierista > lo possiamo meglio osservare in un
particolare che vede raffigurati Maria di Mosè e Profeta: sono modelli di derivazione gotica ma con maggiore
sinuosità, raffinatezza e non abbiamo forme taglienti o triangolari come abbiamo visto in Nicola Pisano; vi sono
anche volti diversi: movimenti sinuosi della barba per esempio.

PUPLITO DI SANT’ANDREA, PISTOIA 1301


Abbiamo archeggiature che sorreggono l’ambone: sono archi spezzati; colonnine
che poggiano su figure più alzate: non è un basamento uniforme; le colonnine si
adattano a basi diverse. Il verticalismo è dato dall’assottigliarsi delle colonne.
Troviamo figure angolari più dinamiche, e molto più grandi: lo vediamo in un
particolare scultoreo > Sibilla angolare > vi è palesemente una contrapposizione del
modello classico e del monumentale espressionismo, da un dialogo molto forte.
Come vediamo, la parte superiore è contrapposta al busto della figura = forte
dinamismo.
Vi sono cinque pannelli: Natività, Adorazione Magi, Strage degli Innocenti,
Crocifissione, Giudizio Universale.
Natività: notevole trasformazione della resa: le figure sono molto sporgenti e si
nota molto di più il fondo. Abbiamo un dialogo molto intenso. La madonna che da
un lato dialoga anche fisicamente con il bambino, e dall’altro appare come una
figura spezzata: forte dinamismo. La dinamicità è resa tramite il contrapposto di
gambe e la parte del torace e testa. Al di sotto abbiamo due ancelle che versano la
lavanda per il bambino: convergono quasi a formare degli archi. La diminuzione del
numero delle figure porta ad una notevole comparsa della superfice liscia e aumenta il fatto che queste figure sono
più aggettanti.
Crocifissione: abbiamo ancora di più un Cristo sofferente in croce; maggior tensione del torace di Gesù in croce. Il
corpo di Cristo è molto più scarno: le ossa e i muscoli sono resi ancora di più. Nel complesso abbiamo un’opera
molto dinamica e drammatica: la Vergine è disarticolata, quasi slogata, per esprimere tutta la sua sofferenza, il
proprio pathos.

PULPITO DUOMO DI PISA, 1311


forma circolare; mensale con volute come archeggiature. Vi sono immagini di virtù, arti
liberali, filosofi: un programma molto denso e complesso. Densa espressività.
Fortezza e Temperanza: un particolare scultoreo delle virtù: figure molto più scarnite
rispetto ai modelli classici, abbiamo anche maggiore espressività data dallo sguardo
incavato e rivolto verso l’alto. Questo comunica un modello molto più spirituale.
Strage degli innocenti: Erode in trono che ordina la strage: il sovrano è sbilanciato in trono
con il braccio teso ad ordinare il massacro; nella parte inferiore abbiamo tutto un groviglio
di scene con forte tensione drammatica > guardiamo ad un particolare che raffigura la
mamma con il proprio bambino: la figura è disarticolata. Enorme slancio drammatico.

MADONNA CON IL BAMBINO, PADOVA, CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI, 1312


Esempi francesi vengono ripresi: dialogo enorme delle figure, un dialogo meno convenzionale,
con maggiore intensità.

MONUMENTO FUNEBRE DI MARGHERITA DI LUSSEMBURGO


Angeli portano in cielo la moglie di Enrico IV.
Opera che rende monumentale l’ascesa al cielo: in maniera potente l’angelo prende la donna; si coglie il senso di
pesantezza e forte intensità espressiva.

LA PITTURA NELLA SECONDA METÀ DEL DUECENTO


SANCTA SANCTORUM, PATRIARCHIO LATERANENSE
L’edificio ci presenta una pianta quadrata sormontata da un’altra pianata a forma rettangolare. Si presenta come una
cappella di modeste dimensioni. Abbiamo un edificio suddiviso in
due parti dalla presenza di colonne in porfido e ben allineate. Il
pavimento è a quincux e ricorda quello della cappella Palatina a
Palermo: marmi molto pregiati.
Nella cappella abbiamo affreschi che verranno aggiornati più
avanti: nel tardo Cinquecento: nelle semi-lunette nella parte
orientale abbiamo il pontefice Nicola III tra Pietro e Paolo e
dall’altra parte vi è Cristo che sta ricevendo l’offerta. Abbiamo
cornici decorative analoghe a quelle che troviamo nell’aula gotica
dei SS Quattro Coronati. Abbiamo figure monumentali e ben
costruite; Cristo in trono ricorda modelli cosmateschi ed è
monumentale e ben costruito. Per quel che riguarda i volti delle
figure, abbiamo modelli bizantini volti ad intensificare le espressioni che qui vengono addolciti e ammorbiditi:
l’artista è capace di recuperare modelli bizantini e di cambiarli in un linguaggio nuovo: il Cristo presenta un
naturalismo che è trasfigurato dalla spiritualità. Per esempio, il volto del pontefice presenta un ritratto idealizzato
ma che comunica forte umanità: lo stilema bizantino è recuperato e reso molto più morbido: il viso è scavato da
sapienti pennellate con l’incarnato che sembra quasi cadere.
In altre semi-lunette dell’edificio abbiamo diversi martiri: quello di Sant’Agnese, quello di Pietro e Paolo e quello dei
SS Stefano e Lorenzo.
Motivi marmorei decorativi sapientemente dipinti. Sulla cupola abbiamo, tra le vele, i simboli dei quattro evangelisti.

SAN GIOVANNI IN LATERANO, MOSAICO ABSIDALE (restauro del 1883-84)


La parte alta del mosaico absidale raffigura un avvenimento
simbolico: il momento in cui appare Cristo nel momento della
costruzione dell’edificio sotto Costantino; epoca di Papa Silvestro.
Al di sotto abbiamo un’altra scena: una croce al centro; la scena
del battesimo di Cristo; i due san Giovanni; SS Pietro e Paolo;
Nicola IV inginocchiato. Abbiamo anche santi recenti, quali San
Francesco.
Nell’intero edificio è presente la tradizione gotica: volta a crociera
e possibili vetrate istoriate. Abbiamo una commistione di
elementi di tradizione romana cosmatesca, come il pavimento, le
specchiature, le varie pitture, e la commistione di elementi gotici,
come la finta archeggiatura cieca con archetti trilobi e figure di
santi su di essi. Fusione tra gotico e romano.

SANTA MARIA MAGGIORE, ROMA, ABSIDE, 1290-95


Abbiamo mosaici nuovi di Jacopo Toriti: un programma
molto raffinato con il modello del Cristo in trono. Nella
mandorla al centro abbiamo raffigurato l’incoronazione
della Vergine: la Vergine e il Cristo sono monumentali; le
vesti presentano colori cangianti. La figura della vergine
allude all’antica matrona romana, mentre la figura di Cristo
è ben definita, profilata e di scorcio. Mosaico che sembra
quasi un’opera pittorica. In basso abbiamo la dormizione
della vergine: lei sopra un catafalco e il Cristo al centro
inquadrato in una sorta di porta per risorgerla; ad
inquadrare Cristo è una finestra virtuale.
Tra questi motivi decorativi a girale troviamo vari tipi di uccelli che campeggiano in questo paesaggio.

CHIESA DI SANTA CECILIA IN SANTA MARIA IN TRASTEVERE


Qui troviamo un altro importante pittore, autore dell’affresco del Giudizio, ovvero Pietro Cavallini. Nell’opera
abbiamo un Cristo monumentale e naturalistico e anche molto sofferente ed è affiancato da angeli che sono serafini
e cherubini. Abbiamo da una parte la scena degli ammessi al regno dei Cieli e dall’altra i dannati che vengono
scacciati: entrambe le scene affiancano la raffigurazione di angeli con le trombe. La scena di Cristo è affiancata da
due pannelli che raffigurano apostoli in trono: queste figure sono molto caratterizzate; i panneggi costruiti tramite
lumeggiature e quindi sono morbidi e lanosi: grande consistenza materica.
Cavallini è autore anche delle storie della vergine che troviamo nel catino absidale dell’edificio: in particolar modo
guardiamo la scena della natività: vivacità anche nei dialoghi; grande naturalismo.

Nel corso del XIII secolo abbiamo anche la produzione di crocifissi mobili, su due modelli:

1. Christus triumphas > cristo trionfante sulla morte, con occhi aperti e non sofferente. Un esempio è quello
della Basilica di Santa Chiara ad Assisi: sulla croce scene relative alla passione di Cristo.

2. Christus patiens > cristo che patisce sulla croce, è sofferente, con la testa che quasi gli sprofonda sul torace.
Noi guardiamo all’esempio di Bologna di Giunta Pisano: le figure sui pannelli della croce sono assenti e
vengono sostituite da un motivo geometrico ornamentale.

CIMABUE

CROCE DIPINTA DI CIMABUE


Unica opera documentata dell’artista per la chiesa di Santa Croce a Firenze.
Ai lati del crocifisso abbiamo l’immagine della Vergine e di San Giuseppe.
Novità: i colori dimessi, opachi e cupi, rendono il corpo di Cristo molto più sofferto e
pieno di lividi. Il forte senso di pathos e il volto ma anche l’intera composizione
enormemente drammatica ricorda il linguaggio di Giovanni Pisano.

Altra opera documentata dell’artista è la Crocifissione nella Basilica inferiore di Assisi, nel transetto sinistro. Opera
databile al 1280 ca.
Cimabue lavora presso la basilica inferiore nel transetto. La scena
della Crocifissione si duplica.
Come possiamo notare l’effetto è quello del negativo fotografico:
questo avviene in quanto Cimabue crea dei colori nuovi, diversi da
quelli usati nella tradizione pittorica del periodo: l’artista qui
impiega un materiale metallico per realizzare colori più luminosi e
duraturi, con il piombo che si è ossidato diventando scuro. Di
conseguenza l’opera col tempo si è disgregata.
Il soggetto dell’opera è chiaro: sotto al Cristo monumentale in croce
abbiamo San Francesco che si sta inginocchiando per raccogliere il
sangue di Cristo. Abbiamo un santo moderno all’interno della
tradizionale iconografia della vita di Cristo, che si rivela ora una
forte presenza. La figura di Cristo in croce è estremamente caratterizzata anche dal punto di vista pittorico: è una
figura che domina prepotentemente la scena ed è circondato da angeli. Alcuni di questi angeli raccolgono il sangue
di Cristo; abbiamo una marcata spiritualità; altri angeli acclamano quasi in modo trionfante il Cristo sulla croce.
Dunque, abbiamo una grande tensione emotiva in quanto abbiamo diversi sentimenti che si mescolano assieme.
La figura che si lancia verso Gesù è Maddalena, in maniera molto drammatica. Dietro a Maddalena vi sono Maria e
San Giuseppe: i due non sono più staccati, uno da un lato, l’altro dall’altro, ma sono uniti in un momento intimo: il
Cristo affida San Giovanni a Maria come un figlio. Diventa sempre più importante il contatto fisico.

Nell’area del presbiterio della Basilica di San Francesco ad Assisi, nella volta della
Basilica superiore, Cimabue realizza un affresco: LA VOLTA DEGLI EVANGELISTI
(1277-80): siamo all’epoca di Nicola III; abbiamo l’immagine di San Marco
Evangelista con la regione da lui evangelizzata, Ytalia. Non è però l’Italia, ma Roma in
quanto vediamo una serie di architetture di edifici palesemente riconoscibili, quali il
Pantheon, Castel sant’Angelo, Basilica di San Pietro. Abbiamo una raffigurazione
compendiaria dell’Italia attraverso la città di Roma.

GIOTTO

Nella facciata della Basilica superiore, nella navata che corre verso l’abside, abbiamo un programma di affreschi
molto complesso: le scene del Vecchio e del Nuovo Testamento, nella parte alta della navata (Nuovo Testamento da
un lato e Vecchio Testamento dall’altro); storie della vita di San Francesco che corrono lungo la controfacciata e
proseguono nell’altra navata (parte bassa navata). Le varie volte sono decorate a cielo stellato.
Nella navata destra abbiamo scene della Genesi attribuite a Jacopo Toriti; si prosegue poi con le storie di Isacco e
Esaù, che affiancano le finestre della terza campata a partire dall’abside.
SCENE DEL MAESTRO DI ISACCO: siamo sulla terza campata dal presbiterio. Sono scene tratte dal Vecchio
Testamento. Sono delle scene inquadrate
all’interno di cornici che si intervallano a
colonnine fittizie scolpite, le quali vanno a
sorreggere l’architrave con il motivo a
cassettoni. Dunque, le varie scene sono
separate da motivi di incorniciatura
architettonici. Abbiamo qui le scene relative alla
primogenitura del figlio di Isacco: vediamo
innanzitutto il momento in cui il figlio Giacobbe
si reca dal padre e riceve la benedizione al
posto di chi realmente doveva riceverla, ovvero il fratello Esaù. Isacco, cieco, scambia Giacobbe per Esaù. Nella scena
seguente vediamo che Isacco respinge Esaù e Giacobbe (con l’aureola) sta fuggendo dall’abitazione (tra l’altro ben
costruita architettonicamente a livello pittorico). Vediamo che vengono dedicate ben due scene a questo episodio.
L’artista ci presenta delle novità: l’ambiente interno è ben costruito, solido, abitato realisticamente; abbiamo figure
solide che si muovono in uno spazio solido. Anche la profondità e ben costruita. Abbiamo una luce molto forte che
ricade sulle figure. Non abbiamo una illuminazione bizantina.
Ma chi è questo artista? Qui troviamo un linguaggio che non è presente che in questo periodo troviamo in Jacopo
Toriti nelle scene della Genesi (sempre della stessa basilica). L’ipotesi più plausibile è che si tratti di Giotto, in un
periodo di esordio pittorico.
Altro interrogativo di questo affresco è: perché Giacobbe ha l’aureola in una scena di inganno? E perché proprio
realizzare questo episodio tra tanti? Giacobbe è il fondatore del Regno di Israele così come San Francesco è
fondatore del movimento francescano; Esaù, invece, secondo l’ideale francescano, viene visto come il
rappresentante di tutti i vizi.
Altro parallelismo lo vediamo in altre scene di questo programma complesso
di affreschi: lo vediamo in ‘Approvazione della regola francescana’, nella
basilica superiore: così come Isacco benedice Giacobbe. In questo affresco
abbiamo ancora un grande spazio solido abitabile: la zona superiore del
complesso architettonico che va ad inquadrare le varie figure è costruita in
modo che le archeggiature laterali convergano verso quelle centrali, e questo
da un gran effetto illusionistico di profondità architettonica nonostante tutto
ciò sia architettonicamente impossibile. Abbiamo sacerdoti e cardinali che
stanno affiancando San Francesco; la luce colpisce le figure, e si tratta di una
luce divina. Anche qui i corpi delle figure sono ben costruiti e pesanti. Spazio
abitabile ancora più complesso.

Nella basilica superiore abbiamo altre scene attribuite a Giotto:

SCENA DI SAN FRANCESCO CHE RINUNCIA AI BENI PATERNALI:


il santo si spoglia delle proprie vesti e di fronte a lui il padre Bernardone che è
sbalordito da questo gesto folle, e per questo lo sta attaccando come si vede
dalla posizione del corpo, dall’espressione arrabbiata. Dall’altra parte abbiamo
il vescovo che sta coprendo il santo; in basso a sinistra vi sono dei bambini che
hanno dei sassi in mano pronti per tirarli a San Francesco in quanto pensano
sia un pazzo.
Come possiamo osservare, vi è un forte dialogo tra Dio (che sbuca con la mano
in cielo) e il santo: è un dialogo intenso, intimo, sottolineato dalla gestualità,
dagli sguardi, ma anche dalla mancanza di architettura al centro della
composizione: abbiamo per questo una scena che si divide in due parti. Il
vescovo che copre il santo come segno di protezione: chiaro senso di
accoglienza degli ideali francescani da parte della chiesa. Da notare
sicuramente di che colore è vestito il padre del santo Francesco: è vestito di
giallo: chiara allusione alla meschinità, alle cose terrene (Giuda in varie
realizzazioni con Cristo è vestito di giallo).

SCENA DELL’OMAGGIO DI UN UOMO SEMPLICE:


non è una rappresentazione fotografica come sembra; qui Giotto è interessato a
comunicare il chiaro messaggio francescano con una rappresentazione realistica.
SCENA MIRACOLO DELLA FONTE:
figure ben costruite stavolta su uno spazio all’aperto, in un contesto roccioso. L’artista è in
grado di realizzare su diversi livelli e di disporre le varie figure su questi livelli.

SCENA PRESEPE DI GRECCIO:


è l’episodio in cui san Francesco decise di istituire un presepe vivente. Siamo in
un ambiente interno, quello dell’altare maggiore, nella zona del presbiterio,
della basilica di San Francesco. La scena si svolge dal lato opposto del transetto,
e dall’altra parte vi è la chiesa dei laici. Grande costruzione dell’ambiente
architettonico e della resa prospettica solida, così come lo sono le varie figure.
Abbiamo un forte dialogo fisico tra i personaggi.
Giotto dimostro grande familiarità con i crocifissi tanto da saper sapientemente
riprodurne uno da dietro.

IL TRECENTO

STIMMATE, LOUVRE, 1300-1305


Giotto ha un rapporto privilegiato con francescani anche se non era un frate come
Jacopo Toriti. Testimonianze di questo rapporto è questa tavola. Caratteristica di
queste tavole: San Francesco raffigurato al centro, con le stimmate, circondato da
scene relative ai suoi miracoli.
Questa è una tavola unica: il santo tradizionale scompare e così la tradizione bizantina.
Vediamo san Francesco che riceve le stimmate da Cristo. Abbiamo san Francesco in un
momento unico, caratterizzante, ovvero il momento in cui riceve le stimmate. Il Cristo
raffigurato è un Cristo serafino che imprime le ferite al santo (sulle mani, sui piedi, sul
costato).
La tecnica utilizzata è tempera su tavola.
Questo episodio unico diventa il centro della composizione. Nella zona inferiore
abbiamo episodi della vita del santo, in particolare le tre fasi della vita di San
Francesco: l’approvazione della regola francescana, al centro; la predica agli uccelli; la
visione di papa Innocenzo III: il sogno di un frate che sorreggeva il Laterano, ovvero
Francesco come pilastro della chiesa di Roma.
Abbiamo una commistione di stili differenti in quanto, probabilmente, Giotto era qui in una fase matura della sua
carriera e quindi era ormai a capo di una sua bottega e quindi aveva un’equipe di allievi che lo aiutavano.

CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI, PADOVA


Tra il 1303 e il 1305 Giotto lavora alla decorazione della Cappella dell’edificio.
Programma figurativo: sulle controfacciate scene del Giudizio Finale: in questa
scena abbiamo un sovrano su una mandorla circondato da angeli e gli apostoli
che sono disposti su due schiere; accanto le immagini della punizione dei
dannati che vengono inondati da fuoco; dall’altro lato abbiamo immagini di
fedeli accolti al regno dei Cieli. Abbiamo l’immagine di Enrico Scrovegni che reca
il modellino dell’edificio alla Vergine. Abbiamo tratti caratteristici importanti
della pittura di Giotto: figure solide che si muovono in spazi solidi; spazi
architettonici ben costruiti; prospettiva solida costruita; intensità espressiva.
Inoltre, abbiamo una grande attenzione a disporre le figure nello spazio, anche
una grande attenzione al movimento delle singole figure.

Nel complesso la cappella presenta forte asimmetria: da un lato abbiamo pareti unite, dall’altro abbiamo pareti che
si intervallano a finestre. Le scene superiori sulle pareti presentano scene della vita di Cristo; le scene inferiori sulle
pareti presentano scene della passione di Cristo.
La parete della cappella: specchiature a finto marmo che si alternano a immagini che raffigurano vizi e virtù: viene
raffigurata l’Invidia.
Nell’arco absidale dell’edificio abbiamo un’Annunciazione.
Scena Gioachino e Anna alla Porta Aurea: scena che si trova sulla parte superiore della Cappella; abbiamo qui una
tendenza ad accentuare i sentimenti, come vediamo nei due personaggi che si
stanno baciando; è una scena di bacio molto appassionata, intima, quasi
sensuale. La Porta Aurea presenta grande costruzione architettonica e di
conseguenza da grande profondità. Vi è quasi una sorta di narrazione con le
figure che dialogano tra loro.

Scena del bacio di Giuda: una scena che va messa a confronto con la stessa di Duccio di Buoninsegna; nell’opera di
Duccio vediamo Cristo catturato dai soldati, gli apostoli che scappano e
abbandonano Cristo e San Pietro che recide l’orecchio al sommo sacerdote:
abbiamo una scena che si divide in tre momenti diversi, in tre gruppi diversi;
Cristo che dialoga con Pietro. Il discorso è diverso per il dipinto di Giotto:
Cristo qui non sta cercando Pietro, non sta dialogando con lui; abbiamo una
scena molto più concentrata; abbiamo una figura di Cristo dignitosa che sta
dialogando prepotentemente con la figura quasi scimmiesca e animalesca di
Giuda; qui l’ambiente naturalistico è assente; Cristo centrale come perno
della composizione.
Scena del compianto del Cristo morto: episodio scelto da Giotto per dar forma all’espressione dei sentimenti, del
dolore che segna la vita di Cristo. Abbiamo una sofferenza del tutto accentuata, un
forte pathos, dato dalla Vergine (con la veste blu); poi vediamo la Maddalena con la
veste rossa e altre donne che si uniscono in questo tragico momento di sofferenza. Le
varie figure di spalle coinvolgono l’osservatore. Anche gli angeli sono
prepotentemente espressivi: motivo già riscontrato con Cimabue. Questi angeli
presentano un totale espressività che prima non c’era: prima troviamo immagini di
angeli assorti in una dimensione più spirituale e quindi inespressivi.
Scena annunciazione nell’arco absidale: sulla sommità abbiamo un Cristo in trono circondato da angeli; l’immagine
di Cristo è la stessa che troviamo nelle icone: un’immagine mobile inserita su affreschi.

Giotto opera anche a Roma: le opere più famose sono la Navicella e il Polittico Stefaneschi.
Il POLITTICO STEFANESCHI (1313-20): commissionato dal cardinale Stefaneschi. Il programma prevede un Cristo su
un trono cosmatesco-gotico con ai lati la scena relativa alla decollazione
di Paolo e dall’altro lato la scena relativa al martirio di Pietro. Sul lato
Versus Populum abbiamo il cardinale monumentale in trono al centro e
san Pietro trionfante; modelli di arredo cosmatesco; grandissima
raffinatezza compositiva.

BASILICA DI SANTA CROCE, CAPPELLA BARDI, FIRENZE


La cappella è dedicata a san Francesco con immagini relative agli episodi della sua vita. Vediamo la scena relativa
alle esequie e verifica delle stimmate: scena potente ed efficacie, sempre all’interno di questo spazio chiuso ben
costruito, abitabile e prospetticamente valido. Vediamo qui raffigurata l’incredulità di san Tommaso.

DUCCIO DI BUONINSEGNA

Artista che nel 1275 viene chiamato a Firenze e quindi partiamo con opere realizzate nell’area toscana.

VETRATA DELLA VERGINE, DUOMO DI SIENA, 1290


Abbiamo una committenza comunale in quanto è dedicata alla
Vergine, patrono di Siena.
Siamo durante il periodo in cui Giovanni Pisano attua il suo
rinnovamento.
Le dimensioni dell’opera sono di 560cm
Il soggetto dell’opera è il tema della dormizione della Vergine e
dell’incoronazione della Vergine; ai lati del motivo centrale
dell’opera abbiamo il tetramorfo con i simboli dei quattro
evangelisti.
Grande resa prospettica nel complesso e questo testimonia il
contatto dell’artista con Giotto.

MAESTA’, FRONTE, 1308-11


La zona centrale presenta la vergine in trono: abbiamo un’immagine
molto più statica, legata alla tradizione bizantina. La vergine è meno
cubica e molto stilizzata; cade la costruzione solida dei corpi.
Sulla faccia posteriore abbiamo scene della passione di Cristo con il tema
della Crocifissione che troviamo a partire dall’età paleocristiana.
CRIPTA DUOMO DI SIENA, DEPOSIZIONE, 1275
abbiamo qui un ambiente che presenta sulle pareti scene del Vecchio e del
Nuovo Testamento; grande e raffinata colorazione di pilastri, capitelli,
colonne.
All’interno della cripta del Duomo di Siena abbiamo la scena della
Deposizione: notiamo un risentire dell’arte bizantina anche per quanto
riguarda l’iconografia; le lumeggiature sono bizantine ma con colori nitidi.
In questo contesto inseriamo Duccio di Buoninsegna e introduciamo
Simone Martini.

SIMONE MARTINI

PALAZZO PUBBLICO DI SIENA, 1297-1310


Abbiamo una facciata curvilinea; l’interno presenta decorazioni che vanno dal 1300 sino a tutto il 1400 con affreschi
che presentano committenze in ambito civile. Il palazzo è la sede del Governo dei Nove: questi erano delle
personalità importanti che si occupavano dell’amministrazione giuridica, o comunque politica, della città di Siena.
In particolar modo vediamo la cosiddetta SALA DEL
MAPPAMONDO: qui notiamo un affresco monumentale di
Simone Martini (1315). L’affresco è la Maestà. Il soggetto
rappresentato è la Vergine in trono monumentale con il bambino
e figure di santi e angeli che la circondano; come possiamo
osservare la Vergine si identifica come la governante della città di
Siena (lo dimostra il fatto che essa sia raffigurata anche nel sigillo
della città); a testimoniare il carattere prettamente laico e dunque
civile dell’affresco è la presenza del baldacchino con sopra lo
stemma della città che inquadra la vergine in trono. L’opera di
Martini presenta delle innovazioni rispetto alla Maestà di Duccio:
in primo luogo l’opera di Duccio presenta una Vergine
riconducibile alle icone bizantine, mentre qui abbiamo una
Vergine regina, simile ad una donna aristocratica ed è questa un’opera multi-materica in quanto l’artista inserisce
gemme lavorate e materiali preziosi (come vediamo nella spilla sul manto dov’è incastonato il cristallo di rocca,
allusivo alla trasparenza; lo vediamo anche nel bambino, il quale regge un cartiglio); altra novità è che la scena qui è
all’aperto all’interno di un baldacchino; abbiamo anche novità sullo stile delle figure: le mani, per esempio, sono
affusolate e allungate, molto articolate anche le figure, linee sinuose, figure ben costruite e questo testimonia come
Martini abbiamo studiato le opere Gotiche. Anche il trono dove sta la Vergine è nuovo: abbiamo vari motivi
geometrici, cuspidi e pinnacoli che si aprono sullo sfondo; un trono che richiama un reliquiario. Nel complesso
abbiamo un’artista, quale Simone Martini, estremamente raffinato nei singoli dettagli, che lavora quasi come un
orafo. Il messaggio dell’opera è chiaro dal cartiglio che regge il bambino: loro si rivolgono al Consiglio dei Nove;
chiaro messaggio politico, civile, di giustizia.
Sulle incorniciature abbiamo varie raffigurazioni: al di sopra, centrale, il Cristo Pantocrator, e al di sotto abbiamo il
sigillo con la personificazione di Vecchio e Nuovo Testamento, oppure la
personificazione di Chiesa/Sinagoga. Il tema civico dell’opera è un’idea che troviamo
già nell’arte di Federico II (chiaramente in modo diverso).

Simone Martini è una figura di punta di inizio Trecento, tant’è che viene chiamato ad
Assisi per lavorare nella Basilica inferiore. La prima cappella a sinistra, dipinta da
Martini, è dedicata a San Martino.
Vediamo qui la SCENA DELL’INVESTITURA A CAVALIERE DI SAN MARTINO: opera che si
data 1314-1317; l’investitura avveniva solitamente in un contesto pubblico attraverso
vari cerimoniali. Abbiamo San Martino con le mani giunte e rivolte verso il cielo, quasi
a cercare il dialogo con Dio, ed è questo un modello che si ricerca negli affreschi di San Francesco. Il committente
dell’opera è il cardinale Gentile Portino da Montefiore, colui il quale vedeva il santo Martino come uno dei suoi
protettori. In seguito, Martini andrà in Francia a lavorare in quanto il patronato della cappella passerà in mano agli
Angiò.

PALAZZO PUBBLICO, SALA DEI NOVE, SIENA, GUIDORICCIO E LA PRESA DI MONTEMASSI (1328-30)
altra opera di Martini a Siena, sempre nella Sala dei Nove, che
presenta materiali reimpiegati al suo interno.
Sulla sinistra abbiamo la città di Montemassi, che viene
pesantemente ritoccata, mentre a destra abbiamo una
realizzazione che è sicuramente attribuita all’artista e che ci
presenta vari accampamenti, la balzana, durante la presa di
Montemassi. Non è un’opera che presenta i senesi nell’atto di conquistare la città ma è un’opera volta a celebrare
Guidoriccio, al centro, monumentale.

Simone martini è attivo anche a Napoli con la realizzazione di opere minori, ancora una
volta al servizio della città. In particolare, vediamo un’opera di ben 3metri e che è
importante soprattutto per analizzare l’iconografia e lo stile di Martini: innanzitutto
abbiamo incorniciature ben rifatte e raffinate, con insegne araldiche, motivi del giglio; il
soggetto monumentale dell’opera e San Ludovico di Tolosa nell’atto di incoronare
Roberto d’Angiò: è un santo, come vediamo dalla veste, che apparteneva all’ordine
francescano. L’opera è di poco successiva al 1317. Il santo in trono viene a sua volta
incoronato da angeli: incorona dunque Roberto d’Angiò con la corona terrena e
simultaneamente viene incoronato con la corona del Regno dei Cieli. Il motivo
dell’incorniciatura ritorna anche sulla mitra del santo e nel suo manto. Sull’enorme spilla
abbiamo lo stemma del regno angioino unito a quello del regno di Gerusalemme.
Abbiamo linee sinuose del volto, linee interamente gotiche. Nei vari attributi del santo,
quali la mitra, il pastorale, il manto, abbiamo un lavoro raffinato di oreficeria. Dunque,
estrema raffinatezza che troviamo nell’arte senese. Al di sotto dell’intera raffigurazione monumentale abbiamo la
geografia di san Ludovico: abbiamo una serie di edifici architettonicamente abitabili, ben solidi e costruiti, che
ricordano molto l’arte di Giotto.

Simone Martini lavora per l’altare di Sant’Ansano nel Duomo di Siena,


realizzando, con Lippo Memmi, un polittico: qui vediamo
l’Annunciazione dei Santi Ansano e Giulitta (1333): vi troviamo un
angelo gotico con linee sinuose, flessuose, che si connette con la
Vergine tramite l’uso della parola scritta (con Martini ciò va ad
arricchire ulteriormente l’opera). Il pavimento è reso tramite marmi
venati e molto pregiati. La vergine è in trono con queste mani
allungate. Abbiamo figure palesemente gotiche.
Infine, l’artista verrà chiamato anche al di fuori della nostra penisola, alla corte papale avignonese: ricordiamo che
dal 1309 la sede papale si sposta ad Avignone, durante la Cattività Avignonese.
Dopo il 1335 il poeta Petrarca commissiona a Simone Martini l’Allegoria delle
opere di Virgilio: una miniatura che si trova all’interno di un codice di Petrarca,
ovvero una sorta di raccolta delle opere di Virgilio: codice che verrà restituito
all’autore dopo essergli stato rubato, nel 1338, anno in cui Martini realizza questa
miniatura. Qui abbiamo un’allegoria delle Bucoliche a sinistra, assieme all’Eneide;
Virgilio semi sdraiato con la penna in mano; al di sotto le Georgiche.

PIETRO E AMBROGIO LORENZETTI

BASILICA INFERIORE, TRANSETTO SINISTRO, DEPOSIZIONE DALLA CROCE, ASSISI, 1315-20


La basilica inferiore, in particolar modo il braccio sinistro del
transetto, viene decorata da un altro importante artista del primo
Trecento, Pietro Lorenzetti. L’affresco, la Deposizione dalla croce,
ritrae Cristo del tutto abbandonato alla morte in croce: il corpo di
Cristo è livido e questo accentua ancor di più la drammaticità;
abbiamo una croce in legno che domina l’intera scena; vi è inoltre
un gran gioco di diagonali a partire dal corpo di Cristo in croce;
vediamo poi la Vergine che bacia Cristo e la Maddalena che bacia i
piedi di Cristo. Abbiamo una serie di figure che affiancano cristo
sulla croce. Rispetto all’affresco sulla cripta di Siena abbiamo delle
novità: le figure qui si fanno giottesche con volumi ben costruiti,
solidi; la figura di Cristo è allungata e quindi risente del Gotico
senese. Anche la volumetria e la plasticità sono tratti caratteristici della pittura di Lorenzetti. Inoltre, abbiamo anche
il richiamo alla drammaticità che vediamo a partire da Nicola e poi Giovanni Pisano.

BASILICA INFERIORE, TRANSETTO SINISTRO, ULTIMA CENA, ASSISI


L’artista qui è sempre Pietro Lorenzetti. L’affresco presenta
un’ultima cena in un ambiente semiaperto. Le varie figure si
dispongono su vari marmi, ben costruiti, solidi, pregiati. L’interno
del baldacchino dov’è inquadrata l’ultima cena presenta
un’ambiente architettonico abitabile, solido, decorato in maniera
raffinata. La novità in tal caso è la presenza di due ambienti
combinati: quello dove si svolge l’ultima cena e quello in cui
abbiamo la cucina. L’artista studia attentamente il linguaggio
pittorico-architettonico di Giotto per la resa degli ambienti, ma
anche per la costruzione solida dei corpi delle figure.
Una differenza tra questo affresco e quello visto prima sta nell’ambiente: la scena della Crocifissione di Pietro
Lorenzetti si svolge in un ambiente spoglio, qui abbiamo una scena affollata, piena. Due scene diverse nella stessa
basilica ad Assisi in quanto la prima seguiva la corrente francescana che si basava sulla povertà, sugli ideali di Cristo;
qui abbiamo un affresco per quella corrente francescana che ricercava una vita più agiata.

PALAZZO PUBBLICO, SALA DEI NOVE, ALLEGORIA DEL BUON GOVERNO, 1337-39, SIENA
Abbiamo, in questo monumentale trono
allungato, la personificazione del Buon
Governo con lo scettro in mano e il sigillo
della città di Siena nell’altra mano: siamo
di fronte ad una persona che comunica
solidità, maturità; attorno al Buon Governo
abbiamo delle iniziali, ovvero C.S.C.V.
(Comune di Siena Città della Vergine). Ai
piedi del Buon Governo abbiamo due putti
che vengono allattati dalla lupa:
associazione con la città di Roma come la
città da cui è discesa la città di Siena: dunque, abbiamo un richiamarsi alla discendenza romana della città di Siena. In
alto a sinistra abbiamo la Fides che abbraccia la croce; al di sopra della testa, in asse, del Buon Governo, abbiamo la
Caritas vestita di rosso in quanto è allusivo al fervore; infine, a destra abbiamo la Spes, cioè la speranza. Ad
affiancare il Buon Governo abbiamo altre personificazioni di virtù, quali la Magnanimità e la Prudenza. In basso a
destra abbiamo i cavalieri, cioè la milizia della città di Siena, nonché i cavalieri che hanno catturato i rei, cioè i nemici;
a sinistra abbiamo gli abitanti di Siena. All’estremità sinistra di questo monumentale trono allungato abbiamo la
personificazione della Pace: lei è rilassata a conferire il messaggio proprio della pace, un messaggio che è
chiaramente civile e politico: la pace è essenziale alla costruzione di un buon Governo. Inoltre, la Pace è raffigurata
con rami di ulivo e richiama l’antico.
Al di fuori del monumentale trono abbiamo un’altra personificazione della Giustizia: è al centro su un grande trono
con una grande bilancia dove sui piatti abbiamo a sinistra la giustizia distributiva, con un angelo vestito di rosso,
mentre a destra abbiamo la giustizia commutativa: l’angelo della giustizia distributiva sta punendo con una sorta di
decollazione i rei, i nemici; l’angelo della giustizia commutativa sta promuovendo i giusti.
Al di sotto, in asse, vediamo la personificazione della Concordia: lei a garantire l’uguaglianza dei cittadini che sono
qui, come possiamo vedere, aggrappati da una corda, che viene tenuta dalla Concordia: di conseguenza i cittadini
convergono verso il Buon Governo. La presenza della corda non è casuale, ma, come del resto tutti questi affreschi,
può assumere un significato civile e politico: in tal caso la presenza della corda la dobbiamo ad una ‘falsa’ etimologia
del termine Concordia  dal latino Cum = con e Corda = cuore; in questo caso è cumcordae = con la corda.
sulla grande parete lunga abbiamo raffigurati gli
effetti del buon Governo: abbiamo una città che
cresce, che si costruisce attraverso mercati,
botteghe, scambi commerciali, figure di studenti
che studiano, vari personaggi all’opera, poi anche
figure femminili che giocano: il tutto a comunicare
lo svago, e ciò che si respira e recepisce in una città
florida. Al di là delle mura, come possiamo osservare, abbiamo gli effetti che ha il buon Governo sul contado:
abbiamo attività di caccia, coltura, varie attività contadine, con la presenza di alberi, campi colti. Al di sopra di tutto
ciò abbiamo la personificazione della Sicurezza tramite modelli all’antica del trionfo: immagine solida, costruita, ma
al contempo con linee sinuose che sono tipiche di Simone Martini; abbiamo anche la commistione di elementi
giotteschi. La personificazione della Sicurezza tiene in mano un cartiglio con l’iscrizione in volgare, esplicativo di ciò
che vuole comunicare questa personificazione: lei ha tolto la possibilità ai rei di governare (lo cogliamo meglio anche
perché nell’altra mano tiene una miniatura di un nemico impiccato).
abbiamo anche un affresco che raffigura l’allegoria del cattivo Governo,
con gli effetti che ha questo sulla città: furti, rapine, omicidi.
È la Tirannide a impersonificare il Cattivo governo: una figura
demoniaca con le corna che poggia sul caprone, anch’esso simbolo del
demonio; abbiamo la Superbia, Avarizia e Vanagloria che si
contrappongono alle personificazioni che abbiamo visto nel Buon
Governo; ai lati vi sono anche la Crudeltà, il Tradimento, la Frode e il
Furore. Gli effetti del cattivo governo sono il contado bruciato, colori scuri nell’intera scena, la carestia, la totale
perdita di ogni componente vitale, devastazioni.

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