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La

SCUOLA
SICILIANA

LA NASCITA DELLA POESIA


ITALIANA
La prima scuola poetica in Italia
La scuola poetica siciliana, sorta
attorno al 1230 negli ambienti che
gravitavano attorno all'imperatore e re
di Sicilia Federico II di Svevia,
produsse la prima lirica in volgare
italiano. La sua attività durò circa un
trentennio e si concluse con la fine,
nella battaglia di Benevento (1266), di
Manfredi, figlio di Federico e quindi
con lo sgretolamento dell'ambiente di
raffinata cultura che era stato tanto
propizio al sorgere della scuola stessa.
IL CONTESTO STORICO - CULTURALE

Durante la prima metà del sec. XIII il regno di Sicilia comprendeva tutta l'Italia
meridionale e godeva di un periodo di particolare equilibrio politico-amministrativo e
prosperità economica per merito di Federico II. Iniziative politiche e culturali
significative furono la fondazione dell'università di Napoli (1224) e le Costituzioni
Melfitane (1231), in cui veniva ribadita l'autorità del sovrano rispetto ai potentati
feudali. Nella sua corte a Palermo si raccolsero le figure più rappresentative dell'epoca e
si svilupparono numerosi interessi culturali: venne dato un notevole impulso alle
conoscenze tecnico-scientifiche e agli studi di magia (per opera principalmente di
Michele Scoto), alla letteratura filosofica araba, alla letteratura greco-bizantina, alla
poesia tedesca (soprattutto alla lirica cortese d'amore del Minnesang) e alla poesia
provenzale in lingua d'oc. Proprio da questa tradizione ebbe origine la "scuola
siciliana", come fu definita da Dante nel De vulgari eloquentia.
Tematiche
Forme poetiche
• Dominante in assoluto nei poeti siciliani la tematica d'amore (cos'è amore,
come si manifesta, quali sono i suoi effetti), come omaggio "feudale" verso la
donna amata, con la quale il poeta cerca di stabilire una comunicazione
attraverso immagini e segnali che essa sola sa cogliere.
• Le forme tipiche di questa poesia sono la canzone, modellata sulla canso
provenzale: la canzonetta, costituita da strofe di versi brevi, viene impiegata
per testi più narrativi, come invocazioni d'amore, lamenti per l'amata lontana,
manifestazioni della propria gioia e del proprio dolore; il sonetto è creazione
autonoma e specifica della scuola ed è diventato il componimento lirico breve
per eccellenza della poesia italiana.
• La produzione poetica della scuola siciliana è pervenuta attraverso codici del
Quattrocento e del Cinquecento, non riproduceva la lingua popolare, ma si
basava su un lessico che si ispira ai modelli latini e provenzali.
FEDERICO II di Svevia

La figura di Federico II di Svevia è una delle più


affascinanti della storia medievale.
Personalità forte e poliedrica, capace di parlare sei
lingue, cultore delle arti e della poesia, poeta egli stesso,
promotore di ideali di pace e tolleranza, fondatore di
università e di istituzioni culturali, grande condottiero e
diplomatico, venne chiamato da molti suoi
contemporanei “stupor mundi”.
Elementi
biografici

Nipote di Federico Barbarossa, figlio dell'imperatore Enrico IV e della


normanna Costanza d'Altavilla, Federico II era destinato ad unire le sorti
dell'impero a quelle del regno normanno nel sud Italia. Rimasto orfano a soli
quattro anni Federico venne posto sotto la tutela di papa Innocenzo III, che lo
educava con l'ambizione di farne, una volta adulto, un fedele alleato della
Chiesa.
Federico II
 Divenuto maggiorenne Federico venne incornato re di Sicilia nel 1210.
IMPERATORE
 Ottenuto il titolo di re di Germania nel 1215, Federico tornò in Italia
dove, nel 1220, venne nominato imperatore.
 Ridusse il potere dei baroni, del clero, delle città e delle minoranze arabe
 Creò un forte esercito mercenario
 Nel 1224 fondò l'Università di Napoli dove venivano insegnate le
scienze giuridiche
 A Salerno fondò nel 1231 la celebre Scuola di Medicina, dove istituì, per
la prima volta in Europa, la cattedra di anatomia
 Per la profonda ammirazione che provava per la civiltà araba, Federico II
venne scomunicato nel 1227 dal nuovo papa Gregorio IX
 Nel 1231 con le Costituzioni di Melfi, compì il suo progetto politico di
trasformare il Regno di Sicilia in Stato
 Federico II morì improvvisamente il 13 dicembre 1250 e con lui
tramontò anche l'idea di dar vita ad un impero universale che raccogliesse
l'eredità dell'impero romano e di quello di Carlo Magno
LA CORTE
FEDERICIA
Intorno alla sua corte, poi,
radunò sapienti provenienti sia
dal mondo cristiano, che da
quello arabo e ebraico, facendo
di Palermo un luogo di incontro
di civiltà differenti. Il suo amore
per le lettere, infine, diede
Il Castel del Monte è stato costruito intorno al 1240 su di un alto impulso alla formazione della
colle vicino ad Andria, La costruzione è a pianta ottagonale con otto prima scuola letteraria comparsa
torri di forma anch’esse ottagonali. Dà la sensazione di essere in un in Italia nel medioevo: la scuola
labirinto quasi magico; anche il cortile centrale è di forma
ottagonale e tutto questo richiama l’otto, un numero che ha una poetica siciliana.
grande valenza simbolica e che, disposto orizzontalmente, in
matematica sta ad indicare l’infinito.
LA SCUOLA SICILIANA
 La poesia lirica fiorisce in Italia alla corte di Federico II di Svevia
 La sua corte, si concentra soprattutto in Sicilia che diventa il centro culturale e
politico dell’Impero
 Fin da subito Federico, uomo di vivace intelligenza e raffinatissima
formazione, incoraggia la laicità, la ricerca scientifica e la commistione tra
culture diverse, spinge a sostenere lo sviluppo di forme liriche in volgare,
ispirate alla tradizione dei trovatori provenzali
 Nasce così la Scuola siciliana, che conosce il suo periodo di massimo
splendore fra il 1230 e il 1250, e che influenza anche i poeti successivi, fino
agli stilnovisti
 Rispetto al modello provenzale cambia la figura del poeta che è un borghese
che esercita funzioni amministrative e giuridiche a corte, e che si dedica alla
poesia solo per piacere
 L’amore cantato è un amore più astratto che dà spunto a una serie di riflessioni
sui perché e sugli effetti del sentimento amoroso.
 La tematica principale è l’introspezione psicologica del poeta
Le strutture metriche della poesia siciliana

• La canzone, che è la forma più elevata e illustre di poesia lirica ed è composta di


endecasillabi spesso alternati a settenari
• La canzonetta, che avendo una struttura narrativa si presta ad argomenti meno
elevati e fa uso costante di versi più brevi e vivaci
• Il sonetto, usato per la prima volta dal padre dei Siciliani, Giacomo Da Lentini, e
composto da quattordici versi sempre endecasillabi. Il sonetto tratta argomenti
diversi: discorsivi, filosofici, morali, scherzosi e, naturalmente, amorosi
I poeti della prima Scuola poetica dell’Italia

 Lo stesso re Federico II e i suoi due figli Enzo e Manfredi si dedicarono


alla poesia
 Il poeta sicuramente più significativo fu Jacopo da Lentini (circa 1210 -
circa 1260), riconosciuto da Dante (Purgatorio, canto XXIV) come
fondatore della scuola siciliana e al quale è probabilmente attribuita
l'invenzione del sonetto. Scrisse uno dei più cospicui canzonieri
dell'epoca, composto da circa 30 poesie. I temi più frequenti della sua
lirica sono la contemplazione della bellezza, la creazione nel cuore di
un'immagine della donna, verso la quale si indirizza il suo amore, il dono
di sé fatto dall'innamorato all'amata
 Eternato da Dante nell'Inferno (canto XIII) fu Pier della Vigna (circa
1190-1249), di Capua, strettissimo collaboratore di Federico II, caduto
poi in disgrazia e morto suicida
JACOPO DA LENTINI

Noto in Toscana come il notaro, tanto da figurare con questo nome anche nella Divina Commedia
di Dante, Jacopo Da Lentini (detto anche Giacomo) fu funzionario imperiale fra il 1233 e il 1241. A
questo periodo risale anche la sua produzione poetica, di cui sono giunti fino a noi 38
componimenti tra canzoni, canzonette e sonetti. Proprio del sonetto egli fu l’inventore, oltre a
essere considerato il caposcuola dei Siciliani.
Le sue liriche, soprattutto sul piano delle immagini, si distinguono per la presenza di analogie che
rimandando al mondo sociale, naturale e vegetale e che rispecchiano perfettamente l’interesse della
Scuola siciliana, e della corte di Federico II, nei confronti degli aspetti scientifici e naturalistici
attraverso i quali è possibile leggere la realtà. Il tema principale è quello della meditazione
amorosa, di elevato contenuto spirituale, teorico e, come vedremo tra poco, religioso.
Jacopo Da Lentini ha lasciato il più ricco
Canzoniere che si conosca tra quelli dei
JACOPO DA LENTINI poeti della corte sveva. Le sue rime rivelano
un gusto artificiosamente letterario,
modellato sullo stile provenzale. Diede
dunque il via a una poesia in siciliano colto.
La lirica che narra le gesta amorose dei
cavalieri, tipiche della canzon cortese, venne
IL analizzata da Jacopo secondo un punto di
CANZONIERE vista totalmente nuovo, moderno:
psicologico e sentimentale. Il linguaggio
utilizzato era una sorta di provenzale misto a
latino e volgare, epurato dei termini meno
aulici.
Amore è uno desio che ven da’
Jacopo da Lentini core

AMOR E’ UNO DESIO CHE VIEN DA per abondanza di gran


piacimento;
CORE e li occhi in prima generan
l’amore
e lo core li dà nutricamento.

JJacopo da Lentini in questo famosissimo Ben è alcuna fiata om amatore


sonetto sostiene che l’amore per nascere ha senza vedere so ’namoramento,
bisogno della sensibilità fisica, in particolare ma quell’amor che stringe con
visiva, nel senso che si innamora di un furore
oggetto (la donna) che ha colpito i nostri da la vista de li occhi ha
occhi per la sua attraente bellezza; in un nascimento:
secondo momento avverrà il passaggio dagli
occhi (esperienza visiva) al cuore ché li occhi rapresentan a lo core
(interiorizzazione del sentimento) d’onni cosa che veden bono e rio
com’è formata naturale]mente;

e lo cor, che di zo è concepitore,


AMOR E’ UNO DESIO CHE VIEN DA CORE
COMMENTO

Questo sonetto fa parte di una tenzone (una discussione in versi: scambio di poesie
o di strofe alternate, tra due o più poeti, per confrontarsi su un argomento specifico)
con Jacopo Mostacci (con il sonetto Solicitando un poco meo savere) e Pier della
Vigna (il suo sonetto s’intitola Però ch’amore non si pò vedere).
Il tema affrontato è la natura dell’amore. L’amore per Jacopo da Lentini nasce dal
cuore, il quale riceve però lo stimolo dagli occhi che gli inviano l’immagine di ciò
che vedono. Quindi il sentimento amoroso è, in base alla filosofia aristotelica, un
fatto accidentale provocato dalla vista della bellezza della donna. L’ipotesi che si
possa provare amore senza aver visto l’oggetto che lo suscita, tipica della poesia
occitanica e sostenuta dal trovatore Jaufrè Rudel, seppure sia possibile, non porta
secondo il poeta ad un vero e forte sentimento amoroso.
I contenuti del sonetto celebrano l’amore in generale, non legato alla propria
esperienza personale, con argomenti perfettamente in linea con le teorie della lirica
cortese dei poeti provenzali, precursori della Scuola Siciliana.

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