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Universidad de Margarita

Alma Mater del Caribe


Decanato de Humanidades, Artes y Educación
Historia Italiana I – M01

Scuola Siciliana
Professoressa: Studente:

Rita Castorino Dalia Moya C.I.

26.087.476

El Valle, Marzo 2021

La Scuola Siciliana
La poesia lirica prevalse alla corte di Federico II di Svevia, che fu fatto imperatore nel
1220 e morì nel 1250. Anche se la corte era in tournée, la sua corte era concentrata
principalmente in Sicilia, quindi divenne un'esperienza culturale e politica allo stesso tempo.
Il centro dell'impero.
Federico fu un intellettuale vivace e molto sofisticato fin dai suoi primi giorni,
incoraggiò il laicismo, la ricerca scientifica e l'integrazione delle diverse culture, e mostrò
anche una speciale tendenza verso la poesia, che lo spinse a sostenere lo sviluppo della forma
lirica del linguaggio. Ispirato ai costumi nazionali della Provenza. Inoltre, lui stesso è un
poeta vernacolare.
Nacque così la Scuola Siciliana, che conobbe il suo periodo più glorioso tra il 1230 e
il 1250 e che influenzò anche i poeti successivi fino agli Stilnovisti, tanto che molti di loro si
definivano siciliani, pur essendo attivi nel centro. Regione o nord Italia.
Rispetto al modello provenzale, la prima cosa che cambia è la figura del poeta, che
non è più un individuo associato alla classe povera e aristocratica, ma nella maggior parte dei
casi la borghesia che esercita il potere amministrativo e politico. Funzioni amministrative.
Assumere la responsabilità legale nei tribunali e impegnarsi nella creazione di poesia per
l'intrattenimento. Naturalmente, queste differenze politiche e sociali comportano anche
variazioni tematiche: la realtà della corte di Federico II è tutt'altro che feudale, il che significa
che l'amore che ancora aleggia nel cuore dei testi non è più quello tra vassalli e dame. Ma un
amore più astratto, che mette da parte la realtà e il presente, consegnando più donne contorte,
la natura, e una serie di riflessioni sulle cause e gli effetti di questo amore.
L'anno 1230 segna l'inizio della "Scuola Siciliana" e l'inizio di una letteratura che mostra già
caratteristiche più uniformi. La sua importanza risiede più nella sua lingua (la creazione del
primo italiano standard) che nel suo soggetto: una canzone d'amore che imita in parte la
poesia provenzale, importata in Italia meridionale dai Normanni e dagli Svevi dalla corte del
re siciliano Federico II Hohenstaufen (1198-1250). Questa poesia differisce dal suo
equivalente francese per il trattamento riservato alle donne, più platonico che erotico, una
caratteristica che sarà poi sviluppata dal dolce stil nuovo alla fine del XIII secolo a Bologna e
Firenze. Il solito repertorio di temi cavallereschi stranieri è adattato alla fonetica locale,
creando così nuove parole in italiano. I suffissi francesi su -ière e -ce generano centinaia di
nuove parole italiane che terminano in -iera e -za (per esempio riv-iera e costan-za), termini
che saranno adottati da Dante e dai suoi contemporanei, e saranno mantenuti dalle future
generazioni di scrittori in italiano.
La struttura della poesia siciliana
Fondamentalmente, ci sono tre strutture di misura che rappresentano la produzione delle
scuole siciliane:
La canzone
Questo canto è la forma più alta e prominente della poesia lirica, consiste di sillabe
vocali e di solito si alterna con la settantina.
La canzonetta
Ha una struttura narrativa, quindi il suo tema è meno avvincente e si usano
costantemente linee più brevi e vivaci.
Il sonetto
Fu il primo sonetto usato dal padre siciliano Giacomo Da Lentini e consiste di 14
versi, sempre scomponibili. I sonetti trattano diversi temi: la parola, la filosofia, la morale, gli
scherzi e, naturalmente, l'amore.
L'importanza
L'importanza di questa scuola sta più nella sua lingua (creando il primo italiano standard) che
nel suo soggetto: una canzone d'amore che imita parzialmente la poesia provenzale, introdotta
nell'Italia meridionale dai Normanni e dai Suevi di corte. Sicilia Federico II Hohenstaufen
(1198-1250). Il repertorio idiomatico sul tema dei cavalieri stranieri fu adattato alla pronuncia
locale, creando nuove parole italiane. I suffissi francesi su -ière e -ce generano centinaia di
nuove parole italiane che terminano in -iera e -za (come riv-iera e costan-za), Dante Alighieri
e i suoi contemporanei. discendenti sono conservati.

Rappresentante
Alla scuola siciliana appartengono Pier della Vigna (da Capua, citato da Dante nel canto XIII
dell'Inferno), Inghilfredi, Guido e Odo delle Colonne, Jacopo d'Aquino, Ruggieri Pugliese,
Giacomo da Lentini, Arrigo Testa e Stefano Protonotaro (da Messina, a cui si deve l'unica
composizione conservata in lingua originale siciliana).

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